ADD Kataj Ogawa

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    ADD KATAJ OGAWA

    La notte di Halloween era come sempre una festa piuttosto sentita, soprattutto fra i giovani, ansiosi di potersi divertire in maniera forse un po' diversa dal solito, magari celando giocosamente (o meno giocosamente) la loro identità senza doversi preoccupare di dover dare spiegazioni. Non che fosse una festa esclusiva dei giovani, chiaro, ma era inevitabile che i più festaioli fossero loro, e proprio loro erano il target dell'evento organizzato a Shinagawa, all'interno di un moderno locale di nome Lacrime di Shinagawa. Di per sé non era troppo diversa da una normale festa, musica e alcolici perlopiù, ma ovviamente i clienti erano tutti in costume: dai più tradizionali come mummie e vampiri a cose come gli eroi più in voga al momento fino ad arrivare addirittura a veri e propri cosplay più complessi.
    Anche un certo giovane di nome Kataj Ogawa avrebbe partecipato a quella festa, in un modo o nell'altro: i modi di accedervi erano molteplici per un ragazzo come lui.
    Avrebbe ovviamente potuto prendere parte ai festeggiamenti, l'ingresso costava poco più di una decina di yen, ed in tal caso ovviamente avrebbe dovuto presentarsi in costume - requisito necessario per passare dalla porta d'ingresso, e quella era la via più scontata seppur probabilmente anche la più divertente ed appagante.
    Ma non era l'unica: il locale aveva programmato un evento in grande stile ed aveva pertanto offerto tramite una serie di candidature online la possibilità di lavorare per quella singola serata come camerieri per dare una mano allo staff che altrimenti se la sarebbe vista brutta. C'era anche un'altra posizione libera che un ragazzo alto e prestante (per gli standard giapponesi) come Kataj avrebbe potuto occupare, ossia quella del buttafuori, altra figura istituita solo in occasione di quella festa - non si trattava di un locale che ne avesse bisogno normalmente.
    Nel caso avesse deciso di presentarsi come cameriere avrebbe dunque dovuto indossare qualcosa di nero, possibilmente una camicia e dei pantaloni eleganti, e gli avrebbero fornito in loco una traversa color bordeaux da metterci sopra. Se invece avesse deciso di applicarsi per la posizione di buttafuori, sarebbe stato d'obbligo il completo elegante nero con tanto di cravatta.
    Come cliente, sarebbe stato libero di muoversi all'interno della sala da ballo come meglio credeva, vi erano ovviamente ampi spazi - sebbene pieni di gente che ballava - ma anche tavolini e divanetti: l'ingresso aveva un drink gratuito quindi il giovane poteva sistemarsi dove preferiva e consumarlo oppure semplicemente mettersi a ballare, avrebbe incontrato sicuramente qualcuno o qualcuna disposti a ballare con lui.
    Come cameriere, non avrebbe avuto molto tempo per fare nulla che non fosse fare su e giù dai tavoli al bancone per portare drink e stuzzichini: avrebbe anche avuto accesso al piccolo office posto dietro il bancone, dove vi erano bottiglie varie ed eventuali, tovaglioli, posate e qualsiasi altra cosa in esubero o scomoda da tenere sul bancone principale.
    Ovviamente, da buttafuori, avrebbe invece dovuto sistemarsi all'esterno, poco spostato a sinistra rispetto all'ingresso, affiancato da un collega di simile stazza dal lato opposto: il suo lavoro sarebbe stato piuttosto semplice, bastava controllare i biglietti dei clienti, esibiti in forma cartacea o virtuale ma comunque muniti di un QR che doveva scannerizzare con un piccolo dispositivo grigio rettangolare di cui era stato dotato dagli organizzatori.
    Qualsiasi delle tre strade avesse scelto il giovane Kataj, quella era destinata a diventare una serata memorabile, sebbene lui ancora non a nvesse motivo di sospettare nulla.




    CITAZIONE
    Ciao Blood Dragon , benvenuto nel tuo add!
    Il tuo primo post è interamente libero e anzi, ti invito a scrivere tutto quanto ritieni necessario per dare una caratterizzazione precisa al tuo personaggio: descrivere le sue giornate, la sua routine, i suoi pensieri, quello che ti pare, sino ad arrivare alla ragione che lo ha condotto proprio quella sera, proprio a quella festa. Ti chiedo solamente due cose: non portare avanti per conto tuo elle sub-trame troppo elaborate e non introdurre troppi png di comodo - oltre ovviamente alle persone con cui il tuo personaggio interagisce abitualmente.
    Ricordo inoltre che è obbligatorio utilizzare un layout per i post: puoi utilizzarne uno di quelli messi a disposizione dallo staff in questa discussione, oppure puoi usarne uno tuo ma deve rispettare i canoni del regolamento.
    Come avrai notato nel post di apertura ho voluto darti la possibilità di scegliere uno fra tre possibili path che porteranno ovviamente l'add a svolgersi in maniera diversa. Non che esista una scelta giusta o una sbagliata, ovviamente forse, ma ti chiedo nel caso non fosse chiaro di rendere palese ed esplicito dove e cosa sta facendo lì alla festa il buon Ogawa.
    Detto ciò, ti auguro nuovamente buon divertimento e ti invito a contattarmi in privato per qualunque cosa! :sparks:
     
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    Kataj Ogawa
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    Narrato «Parlato» ~Pensato~

    «... mi stai ascoltando o parlo come sempre al muro!»

    Venne bruscamente risvegliato dalle parole del padre. Girò gli occhi guardandolo con sguardo assente, come se un grande punto interrogativo si fosse disegnato dai suoi lineamenti. Aveva seguito solo a sprazzi le parole di Kokei, una retorica ripetuta da tempo durante la quale metteva il cervello in pausa. Questo colorava il volto del padre facendolo diventare paonazzo. Non era un buon segno quel rossore, sorrise a simulare interesse e coinvolgimento.
    Kataj era tornato a casa con una valutazione che sfiorava la sufficienza in algebra, e puntualmente il padre spulciò il test, sviscerando ogni più piccolo errore, criticando il figlio per la sua incostanza e la svogliatezza. Era veramente avvilente vedere i magri risultati scolastici del figlio nella maggior parte delle materie, ma in quel caso specifico toccava il suo orgoglio da contabile, se poteva esisterne uno.

    «Solo gli sciocchi non conoscono l'algebra! Pensa a me e tua madre, se non dovessimo conoscerla come potremmo permetterti di avere tutto questo?!»

    La vena sulla fronte del padre cominciò a gonfiarsi. Il suo volto assunse un colorito sempre più vicino ad un pomodoro maturo. Capitava spesso quando si agitava, complice la pressione alta. Vedendo il padre perdere le staffe, Kataj immaginava che all'improvviso cominciasse a bollire come una teiera. Gli occhiali spessi si sarebbero appannati dal calore e infine avrebbe sbuffato fumo dalle orecchie nel momento di massima rabbia. Tutto questo diveniva ancora più comico, osservando Kokei mantenere un'espressione composta, senza esplodere in azioni plateali o utilizzare il turpiloquio.
    La compostezza veniva anche prima dell'orgoglio.

    «Stupido figlio mio! Vuoi finire a fare lavori come il magazziniere, lo spazzino o … il cameriere?!»

    Ecco, quello era il momento giusto. La sua ampia pelata pareva splendere di luce propria, tronfio della sua realizzazione lavorativa e convinto più di ogni altra cosa di essere nel giusto. Guardava il giovane con aria severa, ma allo stesso tempo una profonda vena di rassegnazione solcava il suo volto, incapace di comprendere i pensieri di quel figlio, già troppo lontano per poterlo raggiungere. Ma come il vetro più resistente, che può sopportare ore e ore di sole o pioggia battente, non può nulla se viene lanciato un sasso con il preciso intento di creparne la superficie e farlo cadere, anche Koekei aveva la sua fragilità.

    «L'algebra aiuta anche per la pressione? Non mi sembra ...»

    La crepa si allargò vertiginosamente. La frase sprezzante, accompagnata da un sorriso altrettanto irriverente, zittì la stanza per dei lunghissimi istanti. Suo padre sarebbe restato sbigottito dal comportamento del figlio, cominciando a “bollire” senza dire nulla, decretando una sospensione delle ostilità. Kataj sapeva di poter tornare ad immergersi nei suoi pensieri sicuro che il padre si sarebbe allontanato spazientito per sfogare la sua rabbia in urla soffocate e borbottii.
    Ma così non fu, non quella volta.
    Senza che se ne accorgesse, un movimento repentino della mano destra di Kokei lo raggiunse sino alla guancia. Uno schiaffo a mano tesa, particolarmente forte, colpì in pieno volto Kataj, che non poté fare altro che che incassare. Non ebbe nemmeno tempo di stupirsi di un gesto tanto ardito del padre, non era da lui perdere il controllo a tal punto da reagire violentemente ad un'ennesima subordinazione del giovane. In quello schiaffo c'era più della semplice frustrazione, in quel gesto Kokei, ammetteva la sconfitta come padre ma ancora prima come uomo, ligio alla sua visione del mondo lineare e sobria, aveva ceduto all'ira. Questo solitamente avrebbe divertito Kataj, provocarlo e vederlo fremere con fermezza lo faceva sentire scioccamente più grande di lui, ma quello schiaffo lo sorprese. Non fu il dolore, ne l'umiliazione, ma il contatto che più di ogni altra cosa lasciò sbigottito il giovane. Negli anni il padre per evitare di rimane appiccicato al giovane per via della sua Unicità non lo voleva toccare, ma quello schiaffo mostrava come la sua frustrazione andasse oltre. Per Kataj fu uno dei pochi contatti con il padre, e questo lo emozionò da un lato, ma comunque rimase confuso per via del tipo di avvicinamento.
    La testa di Kataj tonfò sul tavolo, la mano del padre non restò appiccicata al figlio, non ne ebbe tempo, soltanto un rumore sordo nelle orecchie del giovane risuonò. Sguardo confuso ed un solo pensiero.

    ~È questo l'amore paterno?~


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    31 Ottobre
    Tokyo (JPN)

    TOC TOC. Un lieve rumore sembrò scuotere il suo sonno. Kataj si agitava nel letto ma non sembrava in preda ad incubi, seppur le giunture contratte mostravano un sonno inquieto. Dalla sua pelle, la sostanza che chiamava Gummy cominciò a grondare lentamente come sudore, cominciando a spargersi sulle lenzuola appiccicandosi.
    TOC TOC. Il suono si intensificò, era più distinto, ma ancora il giovane non era del tutto sveglio. Quel suono lontano nella sua testa, pareva farla rotolare a terra seppur potesse percepire il letto sotto di lui. Poco a poco cominciava a sentire il suo corpo, faticava a muoverlo come se fosse costretto a letto, ma non riusciva a comprenderne il motivo. O meglio ancora non se lo chiedeva.
    TOC TOC! Kataj comprese l'origine del suono. La porta di camera sua era percossa con vigore, sembrava quasi che stessero per sfondarla. Chi poteva essere? Domanda sciocca, solo una persona poteva essere.

    «Si...?»

    Esordi con voce ancora dormiente Kataj. Cominciava a mettere a fuoco la realtà staccandosi da quel sogno in cui era sprofondato. Gettò un'occhiata circolare alla stanza, ancora si doveva abituare alla sua nuova sistemazione e ogni risveglio era una brutta sorpresa.

    «Domani è il primo del mese … grunt ...ricordati che devi pagare l'affitto»

    Una rauca voce sgradevole arrivò da dietro la porta, aggressiva ed annoiata come quella di un secondino nel braccio della morte. Il padrone di quella baracca era un omuncolo incrociato con un porco. Letteralmente. Quel suo grugno sporgente che grufolava avido quando tormentava Kataj per l'affitto, lo avrebbe volentieri schiacciato al muro sino a romperlo. Una stanza che pareva una cella di clausura, con una branda singola in cui il giovane stava appena, un angolo con un fornello improvvisato e un armadio che fungeva anche da dispensa e dal quale un'asse fuoriusciva a simulare un piccolo tavolo appena sufficiente per poter mangiare. La stanza era inserita in un appartamento di Minato, vicino al porto, non era l'unico inquilino di quel locale, erano presenti altre quattro stanze e un bagno in comune, forse la parte peggiore della situazione. Ad ogni ora si poteva sentire un brulicare di persone muoversi per i corridoi, come scarafaggi. Conosceva soltanto di vista gli altri abitanti, un po' perché tutti svolgevano lavori improvvisati e a svariate ore del giorno e della notte, ma soprattutto perché nessuno era veramente interessato al buon vicinato. Chiunque vivesse in quelle bettole, usava la stanza solo per avere un posto coperto in cui dormire e tenere le proprie cose. Come faceva lui insomma.
    Da quando aveva lasciato la casa dei suoi genitori, con i pochi soldi racimolati poteva permettersi ben poco oltre a quella stalla. Si era buttato in svariati lavori: da portuale a giornata, a fattorino per le più disparate consegne, lavori dove racimolavi qualche Yen solo se fatti tutti contemporaneamente. Non poteva aspirare a molto di più, non aveva alcun titolo di studio e non se ne pentiva, ma le giornate passate come un mezzo randagio non erano sicuramente ciò a cui aspirava.

    ~È andata così~

    Sospirò, ricordando che infondo lui aveva abbracciato il baratro, nessuno lo aveva spinto.
    Quella sera avrebbe lavorato in un locale di Shinagawa tramite un agenzia di lavoro online. Non chiedevano molte informazioni, bastava candidarsi e presentarsi in orario a lavoro, in particolare per quella serata di Hallowen, i posti di lavoro come camerieri dei vari locali inzaccherati di ragnatele in naylon e cosparsi d'ossa in plastilina erano molto richiesti. Che ironia, si ritrovava proprio a fare il cameriere. Nella sua mente si delineavano sempre più i contorni del sogno notturno. La scena, ormai lontana nel tempo, di suo padre che lo richiamava per la sua svogliatezza additandolo come un futuro stolto cameriere finendo per colpirlo al volto. Kataj sorrise amaro, infondo il suo vecchio ci aveva visto lontano, forse più di lui.
    Scansò quell'amarezza e con una contrazione addominale cercò di alzarsi dal letto. Non riuscì a muoversi. Con gli occhi ancora abituati al buio, percorse il suo corpo per capirne il problema, ma temeva di aver già compreso. Sentiva Gummy che aderiva alle lenzuola e che lo appiccicava al letto. Nella notte aveva avuto secrezioni di quella sostanza appiccicosa, colpa dell'agitazione di quel maledetto sogno, e ci sarebbe voluto un po' di tempo per scollarsi di dosso tutta la biancheria da letto. Inconvenienti quotidiani, soprattutto da quando si era trasferito e ancora cercava la sua “pace interiore”.
    A fianco del letto poggiato a terra vibrò il suo cellulare, d'istinto cercò di raggiungerlo con la mano ma in un primo tentativo fu bloccato. Non ci volle molto però a liberarsi la mano, cominciava a capire come controllare il comportamento pestifero di Gummy. Riuscì a brandire il cellulare e se lo portò davanti agli occhi. La retro illuminazione lo infastidì un poco, ma il nome comparso sullo schermo lo fece sorridere, stavolta dolcemente.

    Buona festa dei fantasmi ghost1 Fratellone <3

    31 Ottobre
    Tokyo (JPN) _ Shinagawa

    «Lacrima di Shinagawa...»

    Lesse ad alta voce dallo schermo del telefono. Alzò gli occhi verso l'insegna luminosa, era nel posto giusto. L'annuncio di lavoro prevedeva un vestiario scuro, non troppo formale, per questo optò per un paio di pantaloni abbinati ad una camicia entrambi neri. Non era solito vestirsi in quel modo, sentiva tirare la camicia ad ogni movimento. Era riuscito anche a dare un ordine al cespuglio cremisi che aveva in testa, dando una parvenza di compostezza, e facendolo sentire un po' fuori luogo. L'alternativa era di fare il buttafuori, cosa che non attirava particolarmente Kataj. Vestirsi completamente elegante e restare in vetrina all'ingresso significava interagire con i vari ospiti di quel locale, cosa che voleva evitare più del necessario. Era lì soltanto per lavorare, il resto non contava.
    Arrivò al locale prima che la movida cominciasse, come da richiesta. Senza troppe cerimonie gli venne dato un grembiule bordeaux e venne istruito sulle mansioni.
    Il suo compito era prendere le ordinazioni dai vari tavoli e consegnarle al barman che si trovava dietro un bancone, successivamente servire ai tavoli man mano gli venivano assegnati dal barman, in base all'ordine di prenotazione. Una semplice quest di consegna. Il locale era piuttosto ampio e colmo di tavoli che via via cominciarono a riempirsi, in poco tempo si cominciò a correre sempre di più per poter seguire il ritmo delle ordinazioni. Nonostante qualche indecisione iniziale, una volta imparato lo schema dei tavoli e come raggiungerli divenne semplice muoversi in quella che stava diventano una fiumana di persone.
    Il tutto era reso ancor più bizzarro dai vari clienti mascherati che incontrava servendo i vari tavoli. Aveva smesso di contare i cosplay di Endeavor e le sexy streghette/vampire nella sala. L'eterogenità dei vari travestimenti era molto vasta, alcuni si erano impegnati appena, volendo semplicemente partecipare ad festa a pochi Yen in un quartiere alla moda di Tokyo, mentre altri sembrava aspettassero soltanto quella notte per sfoggiare il loro estro. Ecco, questi ultimi erano invidiati da Kataj. Nonostante la realtà, questi individui riuscivano con la propria fantasia ad impersonare qualunque identità desiderassero. E anche se per la maggior parte, si trattava semplicemente di un gioco, per Kataj tale capacità serviva a superare una paura, impersonando qualcuno che potesse sconfiggerla, pur rimanendo se stessi. Non avendo paura di cercare il coraggio lontano da quello che realmente erano, ma soltanto da quello che sentivano di essere.
    Il locale era ormai pieno, il ronzare delle persone riempiva le stanze, rotto da qualche acuto musicale. Mentre portava l'ennesima prenotazione, un pensiero attraversò dolce la mente di Kataj. Un flash di poche ore prima, un messaggio da suo sorella.

    ~Akura si sarebbe divertita~


    | VIGILANTES | #Livello 1 | Età 17 |
    | Energia: 050 | Frz: 010 | Qui: 010 | Agi: 005 |
    | Pes Tras: 0/4 | Scheda | Cronologia |


    TECNICHE & EQUIPAGGIAMENTO [Click!]
    • Status: Illeso.
    • Tecniche usate: //
    • Equipaggiamento usato: //

    • Lista tecniche:
    Gummy Wire [Livello 1]
    La caratteristica più fastidiosa di Gummy è quella di essere appiccicoso. Ciò ha influenzato molto la vita di Kataj soprattutto i rapporti sociali non sono mai stati facilitati da Gummy. Pochi (nessuno) avevano piacere anche solo sfiorare il giovane in certe situazioni, era inevitabile ritrovarsi appiccicato a Gummy. Come un chewing gum sotto la scarpa, anche se ci si allontanava, un filamento di quella poltiglia rosa riconduceva a Kataj. Proprio per questo tramite il tocco, il ragazzo riesce a “legarsi” appiccicando Gummy. Il filamento potrà essere teso sino ad una distanza massimma concessa, dopo di che si romperà automaticamento. Oltre a questo, facendo fede alla seconda particolarità di Gummy, può scuotere il filo che lo lega al suo avversario o ad un oggetto attirandolo a se o semplicemente strattonandolo nella direzione che preferisce. Tale legame si scontra sia con la forza che del Quirk avversario, perchè entrambe possono rompere il legame.
    Costo: 10
    Danno/Effetto/Distanza: Lieve/Blocco/2 metri

    Gummy Shield [Livello 1]
    La natura della sostanza emessa da Kataj, la rende perfetta da modellare nei modi più fantasiosi. Il primo passo per poter comprendere come plasmare Gummy è proprio quello di immergere le mani nella sostanza, chiudere i pugni per sentirne la consistenza, qllungarla sino al limite delle braccia, per poi comprimerla facendola trasbordare tra le dita. Proprio in questo modo, Kataj accumula Gummy in grandi quantità su di una parte del corpo e modellandola riesce a creare una membrana elastica. Questa è particolarmente efficace contro attacchi contundenti, mentre risulta più debole contro i danni taglienti e perforanti. tali caratteristiche si applicano su danni normali o con l'utilizzo del Quirk. Scontrandosi infatti contro Gummy la loro potenza viene attutita fino ad annullarsi, a seconda della della forza impressa nell'attacco incassato.
    Costo: 15
    Danno/Effetto: Lieve/Difensiva

    Gummy Bullet [Livello 1]
    Scollarsi Gummy è difficile ma non impossibile. In particolar modo per Kataj, che nonostante lo personifichi per poter maledire qualcuno, sa perfettamente che è tutto frutto della sua volontà. Per questo si sforzò di capire come poter staccare del suo corpo la gomma, in principio con movimenti violenti dettati dalla rabbia, vide che poteva scagliare Gummy come fosse un proiettile. Imparò a creare una piccola sfera allungata, simile ad una supposta. Facendola passare tra le dita e utilizzando Gummy come fionda, riesce a scagliare il proiettile rosa con la stessa velocità di un colpo di pistola. Il suo danno sarà prevalentemente contundente, ma potrebbe diventare perforante se dovesse colpire un materiale poco resistente.
    Costo: 15
    Danno/Effetto/Distanza: Lieve/Tecnica a distanza/2 metri

    • Lista equipaggiamento:
    //

    |Code © only for MHA GDR|

    CITAZIONE
    Ciao ddraig, grazie per l'apertura dell'addestramento!
    Per quanto riguarda il layout del post, ho chiesto la possibilità di utilizzare questo schema a Ryuko. Ti chiedo soltanto di dirmi se i colori non sono troppo spacca-cornee. In caso lo siano, provvederò a renderli più sobri.
    Ho citato tutte le tecniche e l'equip (cioè nulla) nel primo post, se possibile dal secondo riporterò soltanto lo status del pg e le eventuali tecniche che utilizzerò.
    Buon divetimento :frog:
     
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    Kataj, come prevedibile in una serata come quella, si ritrovò a fare su e giù freneticamente assieme ai suoi colleghi, altri quattro camerieri, che portavano avanti e indietro le miscele preparate dai due barman. Inevitabilmente, ad un certo punto della serata, qualcosa doveva pur terminare: in questo caso si trattava dei tovaglioli, e fu mandato proprio Kataj a recuperarne tre o quattro pacchi dal piccolo stanzino posto dietro il bancone del bar, leggermente spostato sulla sinistra. Dettero una chiave al giovane, ma questi avvicinandosi alla porta l'avrebbe trovata già aperta e, recandosi al suo interno, avrebbe potuto scorgere in penombra un'alta figura femminile, e forse avrebbe anche potuto riconoscerla: era una delle sue colleghe, una cameriera, e visto che era presente al piccolo briefing pre-apertura Kataj poteva tranquillamente dedurre che fosse una di quelle persone chiamate solo per quella sera, come lui. Era una donna che probabilmente doveva avere intorno ai trent'anni, molto alta, almeno otto-dieci centimetri più di Kataj stesso (e non sembrava portare tacchi importanti), vestita con pantaloni eleganti neri ed una camicia nera, esattamente come il giovane dai capelli rossi. Il ragazzo, se ci aveva fatto caso, l'aveva vista iniziare il turno con i capelli raccolti, ma ora li teneva sciolti in un caschetto abbastanza lungo con una frangia che le ricadeva sulla fronte disordinatamente ed un ciuffo più lungo sul lato destro del viso. Erano di un bizzarro color grigio-verdastro molto scuro, mentre i suoi occhi erano scarlatti. Era posata con la schiena al muro e sembrava intenta a mandare un messaggio sul suo telefono cellulare, e quando Kataj entrò lei alzò lo sguardo di scatto con aria sorpresa ed accigliata: appurato che era un suo collega tornò ad abbassare lo sguardo senza degnarlo di una parola.
    Il magazzino era piuttosto stretto quindi il roscio le sarebbe dovuto passare praticamente davanti per prendere i pacchi di salviette, che si trovavano dentro uno scatolone debitamente etichettato su uno scaffale vicino il quadro elettrico.
    Presi i tovaglioli, salvo digressioni, probabilmente prima o poi il giovane avrebbe tentato di uscire dallo stanzino e tornare nel locale a lavorare prima che il barman lo venisse a prendere per le orecchie: sarebbe stato in quel momento che la donna avrebbe parlato per la prima volta.
    -Aspetta.- Aveva una voce profonda, sebbene dall'impronta decisamente femminile, ed un tono serio. Avrebbe fermato Kataj e lo avrebbe superato, aprendo uno spiraglio della porta del magazzino e spiando in sala. -... Si stanno muovendo.- Mormorò, a bassa voce, mordendosi un labbro. I suoi occhi rossi furono per la prima volta posati direttamente sul giovane. -Meglio se resti qui.- La donna non avrebbe impedito al giovane di andarsene qualora avesse voluto farlo a tutti i costi, si sarebbe di nuovo allontanata dalla porta ed avrebbe iniziato a sbottonarsi la camicia ed i pantaloni, rivelando che sotto indossava una tuta gommosa nera dall'aria rinforzata. Indossò poi dei guanti corazzati neri con le nocche rosse che sembravano dotati di un qualche meccanismo particolare non meglio identificato.
    Se il giovane avesse sbirciato fuori dalla fessura della porta avrebbe fatto fatica a rendersi conto di cosa stava succedendo: c'erano semplicemente troppe persone in maschera che si muovevano a ritmo di musica. Ma se gli fosse cascato l'occhio sulle porte di uscita avrebbe notato che vi erano due individui vestiti con un completo nero elegante ed una grossa testa di zucca incavata, che sembravano essersi messi a trafficare con la maniglia. Forse gli era capitato di servirgli da bere prima, forse no o forse non se li ricordava, ma erano un gruppetto di sei persone tutte vestite uguali, che a quanto pare ora si erano disperse per il locale.
    -Mettiti in un angolino e cerca di stare nascosto.- Gli avrebbe intimato la donna, se lo avesse trovato ancora lì dentro terminato il cambio look, tornando poi a spiare all'interno del locale tramite lo spiraglio della porta tenuta semiaperta.
    Possibile che stesse davvero succedendo qualcosa?


    Waitress? | Age Unknown | Affiliation Unknown | Code © | Art

    CITAZIONE
    Nulla da dire riguardo i colori, il codice mi piace, e ovviamente avevo linkato quella pagina ma qualsiasi codice indicato dalla somma Ryuko è utilizzabile. Per quanto riguarda tecniche e status, va bene :zizi:
    Il post mi è piaciuto molto e non ho nulla da segnalare, proseguiamo pure.
     
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    Narrato «Parlato» ~Pensato~

    La serata sembrava andare nel migliore dei modi. Aveva preso un bel ritmo, riusciva ad allinearsi, benissimo ai suoi tre colleghi e al barman, senza nemmeno parlarsi per la maggior parte del tempo. Aveva memorizzato la maggior parte dei tavoli grazie alla numerazione, sarebbe stato impossibile ricordarsi di tutte quelle maschere per orientarsi. Quella sera si sentiva particolarmente carico e voleva dare il massimo, sperava infatti che a fine serata la sua celerità e le sue attenzioni, facessero una buona impressione al proprietario o almeno all'agenzia. Nonostante trovasse terribilmente noioso quel lavoro, ne apprezzava il basso profilo, l'interazione basilare e, soprattutto, gli permetteva di aver il miglior guadagno e restando al coperto mentre lavorava.
    Quel pensiero lo fece sentire sciocco: si sentì terribilmente simile al padre.
    Continuava il suo andirivieni che sembrava diventare sempre più fitto. Non faceva tempo a posare una comanda che il barman cominciava a sbraitare che c'erano troppi ordini inserviti. Kataj prese fiato e alzò il capo per controllare la sala, si accorse che soltanto due camerieri oltre a lui stavano portando ordinazioni. Forse il quarto si era preso un attimo di pausa, proprio nella fase più intensa, ovviamente.
    Accortosi della scarsità di tovaglioli, si diresse nella piccola dispensa poco dietro al bancone sulla sinistra, un'angusta stanza semibuia dov'erano stipate le forniture. Gli era stata consegnata una chiave per poter entrare e rifornirsi. Si erano raccomandati di chiudere la porta, ogni volta, per evitare spiacevoli intrusioni, ma Kataj la trovò aperta. Sorrise e in cuor suo perdonò l'errore, quella serata frenetica metteva tutti di fretta. Entrò nella stanza e i suoi occhi furono subito attirati da una luce trasparente. La schermo del cellulare illuminava appena i lineamenti di una figura, poggiata sulla parete libera della stanza, intenta ad osservare il dispositivo. Ci vollero qualche istanti prima che Kataj si abituasse alla luce soffusa della stanza, la figura di una donna alta fece subito capire al giovane di chi si trattava.
    La collega mancante in sala.
    Difficile non notare quell'altezza, che superava di un bel po' la già elevata statura di Kataj Slanciata ed elegante nell'abito completamente nero, notò soltanto in quel momento la singolarità dei suoi capelli, che li facevano somigliare ad una fitta boscaglia confusa.

    «Ehi ...»

    Disse con voce tremante Kataj, come se temesse di disturbare, voleva evitare reazioni strane e spaventate dalla donna nel caso non si fosse accorta di lui. Lei alzò gli occhi con sguardo dardeggiante, come se fosse sorpresa della presenza del giovane, l'iride scarlatta colpì i ragazzo facendolo esitare. Uno sguardo così penetrante lo mise sulla difensiva. Probabilmente era impegnata in una qualche conversazione poco divertente, qualche lite di cuore suppose Kataj, e la presenza del rosso l'aveva stizzita. Kataj alzò le mani per giustificarsi e discolparsi da quell'interruzione.

    «Prendo i tovaglioli e me ne vado»

    Subito abbassò gli occhi e si diresse spedito verso lo scaffale.
    La donna non disse nulla, tornò con lo sguardo sul dispositivo, Kataj sentiva ancora il rovente sguardo sulla pelle, bruciato da quell'occhiata fiammeggiante che lo avevano colpito. La scaffalatura stava proprio difronte a lei quindi dovette soffermarsi avendola alle spalle. Fortunatamente la stanza era ben organizzata, con scatoloni etichettati che avrebbero reso ancora più rapido quel rifornimento. Superò la donna senza voltarsi, il limpido cielo nella mente del giovane fu attraversato soltanto da una nuvola passeggera, anche se questa lo incupì più del normale. Arrivò sino alla fine del mobile, in prossimità del quadro elettrico e li cominciò a scorrere gli scatoloni per trovare i tanto agognati tovaglioli. Era solito ripetere ad alta ciò che leggeva mentre era concentrato a cercare, senza preoccuparsi troppo dei presenti, ma in quel frangente soltanto un lieve sussulto di labbra lo accompagnava in quello scorrere scatoloni. Trovò rapidamente i tovaglioli e mosse velocemente il passo per uscire.
    La voce della donna lo trattenne con la voce. Fu proprio il tono profondo e serio a farlo esitare, si mosse davanti a lui sino ad arrivare alla porta, con delicatezza la scostò per avere più visuale.

    Cosa si sta muovendo? ~ Non ebbe tempo di rispondersi che la donna si rivolse direttamente a Kataj. Ora potè vederla meglio nel suo fisico statuario sovrastato da quel crine indomabile. Una slanciata figura nera, dai contorni fumosi ma allo stesso tempo tanto ingombrante in quello sgabuzzino. Nuovamente sentì i roventi occhi scarlatti su di lui, stavolta con ancora più forza, mentre lo invitava -con tono freddo ma gentile- a restare nella stanza.
    Una situazione surreale, paragonabile a quella di un fumetto o di un film. Le domande riguardo a tutte quelle affermazioni sarebbero state innumerevoli, tanto che d'istinto Kataj sarebbe uscito dallo stanzino volendo sbarazzarsi di quelle parole che sembravano folli e magari deridendole pure. Per imitazione della donna, si soffermò sulla soglia e sbirciò dalla stessa fessura. La serata era nel suo pieno fasto, da quell'angolazione poteva soltanto vedere svariate persone in maschera in un gigantesco miscuglio, nulla che non stesse osservando da tutta la sera.

    Cosa succede? ~ Avrebbe chiesto con impeto, con aria terribilmente saccente. Non c'era nulla la fuori se non il semplice caos che ci si poteva aspettare in serate come quella. Ma anche qui restò senza parole a quello che vide. Mentre lui cercava di vedere, la donna dietro di lui cambiava aspetto. Sotto il completo per lavorare al locale, indossava una sorta di muta nera che ne avvolgeva il corpo mettendo in mostra le sue prorompenti forme per intero. Li per lì poteva sembrare un semplice travestimento, che avrebbe potuto far pensare che la ragazza volesse semplicemente partecipare alla festa, ma la tuta che indossava era placcata da materiale a sua volta nero, poco appariscente per essere un vestito da festeggiamento. Ma più di tutti fu la coppia di guanti neri dalle sfumature scarlatte ad allontanare quella speranza. Calzarono le mani della donna come parte del suo corpo, sulle nocche scarlatte erano collegati alcuni dispositivi alquanto strani e che non riconosceva come una accessorio popolare tra i vari cosplay. Avevano una forma molto più militare.
    Fu proprio incrociando nuovamente la figura della donna che Kataj comprese che qualunque cosa stesse per succedere, era già iniziata. Qualsiasi fosse stata la sua scelta, quella situazione si sarebbe evoluta in un modo che sconvolgeva in parte l'obbiettivo della sua serata. Pensò ad una rapina inizialmente, unico motivo plausibile che trovò alla presenza di quella donna, ma restava l'incognita di quei loro che si muovevano.

    Chi sei? ~ Fu l'ultima domanda che morì in gola a Kataj, che ormai vedeva la donna pronta all'azione. Era completamente diversa da come la ricordava la prima volta, all'inizio della serata, irriconoscibile. Quel trasformismo che tanto lo intrigava, allo stesso tempo lo spaventava, attirandolo comunque verso il suo voler comprendere la situazione, piuttosto di subirla. Quell'essere – cominciava a vederla in modo oltreumano- che trasformatosi aveva assunto un aurea ancora più grande di prima, poteva aver in mente infinite strategie con infiniti esiti, ma sicuramente per perseguire tali scopi doveva celare la sua identità, indice che poteva essere soltanto una cosa: qualcuno pronto ad infrangere la legge.
    Fu però l'ultima frase della donna a far scegliere le parole a Kataj. Quell'ultimo avviso di stare al riparo, di nascondersi, di mettersi in un angolo e aspettare. Il tono era duro, marziale, ma allo stesso tempo sembrava quello di qualcuno che non aveva interesse a creare situazioni spiacevoli. Allora perchè era li? Per risolverla?

    «Non so che sta succedendo, ma non posso ignorare questi tuoi avvertimenti»

    Si mosse mettendosi tra la donna e lo spiraglio di luce della sala, gli occhi del ragazzo stavano premendo sulla donna. Lo sguardo serio era solcato da uno strano taglio quasi divertito. Era tensione, nulla di più.

    «Ho bisogno dello stipendio della serata, qualunque sia la mia mansione»

    Lasciò che gli eventi lo guidassero. Non c'era tempo di capire, ma proprio per l'assurda situazione creatasi in quei pochi istanti che lo convinse a non ignorare la situazione che si stava creando, pur non sapendone nulla. Nascondersi gli avrebbe fatto perdere anche quel poco che poteva guadagnare, ma allo stesso tempo lo avrebbe tenuto lontano dalla possibilità di essere qualcosa di diverso da quello che era attualmente. Nel bene o nel male,ovviamente. Kataj aveva reagito d'impulso, facendosi trascinare dall'atmosfera ma prendendo una decisione, quella di agire, perchè poco aveva da perdere. Il come gli era ancora oscuro e soprattutto, davanti a quella che era una perfetta estranea pronta ad agire in chissà quale modo, non aveva un'idea chiara di cosa sarebbe successo. Ma il suo corpo, la sua mente e le sue parole dicevano che non si sarebbe tirato indietro.
    Soltanto sul finale, con sguardo che s'incupì lievemente, le sue labbra si mossero lentamente nella penombra espletando l'unico quesito tra i tanti che Kataj si poteva porre. L'unico che poteva indirizzare quello che sarebbe stato il suo operato.

    «Sei buona o cattiva?»

    Qualcosa stava succedendo e lui ci sarebbe stato.

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    Lo sguardo della donna era penetrante e severo, ma in fondo lei non ne era pienamente cosciente ed una parte dii lei fu portata a chiedersi cosa aveva fatto di male a quel tipo per metterlo così in soggezione. D'altro canto, era relativamente consapevole di avere semplicemente uno sguardo un po' truce, e non aveva mai pensato di doverlo correggere in alcun modo, non ritenendolo un suo problema se gli altri si spaventavano per così poco.
    Il giovane ascoltò infine l'ammonimento della donna quando lei gli disse di aspettare: se fissava con tanta insistenza il cellulare era anche perché aveva piazzato un piccolo sensore sotto il tavolo dei tizi con la testa di zucca che la informava in base alla respirazione quante persone c'erano nelle immediate vicinanze. Avendoli visti allontanarsi sul piccolo schermo dello smartphone, aveva quindi i intuito che potenzialmente stesse per succedere qualcosa: sapeva che erano lì per combinare qualche guaio, era riuscita a scovarli ed aveva scoperto che si erano organizzati da settimane per colpire ad Halloween, e dunque aveva deciso di intercettarli direttamente lì.
    Il suo sguardo saettò per prima cosa sulle porte di uscita e lì notò i due che le stavano sbarrando, dunque capì che era il momento di passare all'azione ed iniziò a liberarsi di quegli scomodi vestiti eleganti.
    Notò che il giovane stava sbirciando fuori a sua volta, forse per capire cosa stesse succedendo, cosa che le fece buona impressione: sembrava un tipo serio, calmo e perspicace, pareva si fosse immediatamente fatto un'idea della gravità della situazione ed aveva giustamente provato a farsi un'idea.
    -I tizi con la testa di zucca. Quelli al tavolo ventidue. Hanno qualcosa in mente, non so cosa di preciso ma non sarà bello.- Mormorò, a mezza voce, la donna dal caschetto scuro, allacciandosi la fibbia di un guanto ed aprendo e chiudendo la mano per farlo aderire bene.
    Il giovane Ogawa parve tentennare davanti al secondo ammonimento della donna in nero, ma dopo qualche istante trovò di nuovo la voce per parlare. Con tono teso, asserì di non poter ignorare gli avvertimenti della donna, poi però sembrò ritrattare riflettendo che se la serata fosse finita in tragedia non avrebbe avuto la sua paga. Lei sbuffò leggermente, poteva comprendere e rispettare i problemi della classe meno abbiente di Tokyo e di come un singolo stipendio di una singola serata potesse significare cibo o digiuno, ma semplicemente non aveva tempo di preoccuparsene in quel momento: stava per succedere qualcosa di brutto e lei poteva preoccuparsi solo di quello. Se il giovane voleva poteva provare a chiedere ai tizi con la testa di zucca un rimborso spese.
    La donna aprì bocca per dirgli che non era affar suo, ma il giovane le fece una domanda che la spiazzò: era buona o cattiva? Non tanto per la domanda in sé, ma quanto perché aveva avuto l'impressione che in base alla sua risposta quel ragazzo l'avrebbe aiutata od ostacolata. Era disposto a tanto per tirare la busta paga a fine serata? No, non poteva essere solo quello, perché la donna aveva l'impressione che il giovane non stesse aspettando altro che gli capitasse qualcosa del genere. Forse aveva qualcosa da provare a qualcuno, forse frustrazioni da sfogare, chissà, ma la donna non aveva certo intenzione di fargli da balia. In ogni caso, meritava quantomeno una risposta.
    -Noi facciamo molto male ai cattivi.- Fece una pausa, ovviamente se faceva ciò che faceva era perché lo riteneva giusto, ma non era così cieca da pensare che la sua potesse essere una verità universale. -Non sono sicura che questo ci renda i buoni, ma per me va bene così.- Concluse, scrollando poi le spalle. -Qualcuno deve fare il lavoro sporco, in fondo.- Al contrario di molti altri, la donna vedeva il vigilantismo e l'eroismo professionale come due mansioni complementari, gli uni estendevano il proprio dominio dove gli altri non potevano arrivare. -Perché me lo chiedi? Non ti starai facendo strane idee...- Lo freddò, lasciando intendere che non avrebbe approvato iniziative individuali da parte sua, ma lasciandogli comunque modo di rispondere, attendendo le sue parole con le braccia incrociate.


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    Kataj Ogawa
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    Tavolo 22.
    Per un lungo istante Kataj ripercorse mentalmente i corridoi tra i tavoli arrivando sino a quel numero. Un gruppo di sei vestiti eleganti con una zucca intagliata che faceva da maschera, soltanto ora Kataj percepì sospetto. Effettivamente era un po' strano che fossero vestiti allo stesso modo, come fossero un gruppo o una banda. Si sentì stupido ad non aver notato quel dettaglio.
    Fu istintivo spiare dallo spiraglio della porta ancora per qualche istante, ora sapeva cosa cercare. Il suo sguardo corse su tutta la folla, sfogliandola come un dizionario, solo quando arrivò alle porte d'ingresso notò che due dei sei stavano armeggiando. Notò che stavano sbarrando le porte, chiudendo di fatto le uscite principali con tutta quella gente all'interno che sembrava trasbordare dalla sala. Non riuscì ad individuare i restanti quattro, la folla danzante rendeva difficile trovarli, forse si erano posizionati sulle uscite d'emergenza, non visibili dallo sgabuzzino.

    Dove diavolo sono finiti?~ Trasalì Kataj. Maledì nuovamente la sua mancanza d'intuito, ma era troppo tardi per crucciarsi, tutto stava per cominciare. Quella che fino a pochi istanti fa sembrava una sceneggiatura, si era trasformata velocemente in realtà che presto avrebbe toccato con mano, o almeno così si aspettava. Troppe erano le coincidenze per credere che fosse tutta soggezione, stringeva ancora tra i denti la speranza che fosse tutta una farsa. Si schiaffeggiò la guancia destra forse anche con troppa veemenza.
    Era tutto dannatamente vero.
    La richiesta di Ogawa fu ancora più importante. Non era sicuro della sua formulazione adeguata in quel momento, pensandoci se fosse stata una criminale avrebbe sicuramente mentito. La tensione era dipinta sul volto del ragazzo, mentre il suo sguardo tornava sulla donna, sentì sotto i suoi vestiti Gummy che cominciò ad uscire dalla pelle, come fosse sudore. La sostanza di un rosa caramella, aderì ai suoi vestiti creando quella sensazione spiacevole della maglietta appiccicata al corpo. Lo sentì scivolare lungo i capelli, il che avrebbe “acconciato” il giovane con delle sottili extension gommose rosa. Non diede peso alla cosa, non in quel momento. Era abituato ad evitare che nei momenti di tensione, Gummy cominciasse a prodursi diventando fastidioso e imbarazzante, ma nel buio di quello sgabuzzino sentiva di non doversi vergognare del suo appiccicume.
    La donna sembrò sorpresa di una domanda così anomala, ma la sua risposta fu distesa e naturale, senza alcuna esitazione. Il ragionamento era semplice: non perseguendo le vie legali non poteva dire di essere dalla parte del giusto, ma allo stesso tempo aveva definito Loro i cattivi. Sospirò sentendosi sollevato da quella risposta, nonostante non potesse sondarne la veridicità, voleva illudersi di aver almeno quella speranza.
    Fu l'ultima parte della risposta che lo ispirò particolarmente, soprattutto per la pragmatica fatalità con cui la donna si espresse, per niente afflitta dal suo destino. Aveva ben idea della situazione in cui si trovava e del ruolo che avrebbe avuto in quella serata. Che fosse per alti ideali, ricchezza o più semplicemente perché lo riteneva la cosa giusta, lei era pronta ad entrare in azione. Progressivamente, quello sguardo serio e austero aveva assunto una veste solenne. La posizione della donna era su di un fragile cornicione, lei stessa diceva di fare il lavoro sporco ma lo esponeva come un suo dovere. Quel piglio calmo la tensione che leggermente grondava dalle tempie e sulla schiena del rosso.

    Ogawa prese la sua decisione proprio in quel momento.
    La donna lo aveva convinto della bontà delle sue azioni e per questo l'avrebbe aiutata. Poteva sembrare strano, soprattutto perché in realtà lei non aveva fatto nulla per coinvolgerlo, anzi. Kataj sapeva bene che non avrebbe accettato azioni sconsiderate o prese di posizioni troppo decise e, forse, lo avrebbe nuovamente invitato a restare in disparte. Lei era stata soltanto un trampolino per qualcosa che già all'interno di Ogawa si agitava, sopito e forse anche costipato per la depressione che chiamava grigiume della quotidianità. Nonostante la maturazione da poco raggiunta con l'indipendenza della sua famiglia -seppur davvero esigua- sentiva che davanti a lui c'era nuovamente una gradino da salire.
    Finita la risposta la donna stranì, forse percependo il rinnovato spirito del giovanotto oppure per aver notato Gummy colare dalla testa di Kataj. Fu chiara nel suo intendere.

    «Nessuna strana idea, voglio solo aiutarti»

    Nuovamente un sorriso solcò il suo volta, stavolta meno nervoso del precedente ma più risoluto.

    «Anche perché dovrò chiedere un rimborso a quelle teste di zucca»

    Le labbra si tesero ancor di più come a voler ridere, ma non uscì alcun suono. Oltre al fatto che era una pessima battuta, la situazione non era delle migliori per l'umorismo.
    A suo parere la cosa più complicata era raggiungere i malintenzionati senza che loro potessero accorgersene. Oltre al mare di folla, che poteva ostacolare, temeva che la presenza della ragazza in quelle vesti potesse mettere in allarme prima del tempo i sei individui. Le reazioni potevano essere molteplici, nessuno dei due sapeva con esattezza cosa sarebbe successo, soprattutto Kataj. Infine c'era il problema più grande, probabilmente sollevato soltanto da Ogawa, ovvero il ruolo che avrebbe avuto all'interno di tutta l'operazione. Non poteva sicuramente agire nel mezzo della folla allo stato attuale. Non voleva essere riconoscibile nel caso si fosse esposto facendo qualcosa d'illegale, che in quel mare di maschere che lui fosse l'unico volto originale era ironico, dato che si era sempre sentito comparsa di ogni situazione.
    Tasto la sua traversa bordeux, era di stoffa abbastanza leggera da poterla strappare e coprirsi il volto, ma un guizzo di memoria gli indicò una soluzione. Quando era entrato per recuperare dei tovaglioli, aveva notando che vicino agli scatoloni c'era un quadro elettrico. Ipotizzò che fosse legato alle luci della sala e questo gli permetteva di mettere al buio il locale. Ottima mossa per spiazzare gli avversari che si sarebbero trovati al buio, e ideale copertura per i loro spostamenti all'interno della sala. Non fu così ingenuo da dimenticare l'altra faccia della medaglia, anche loro sarebbero stati al buio. L'unica soluzione a tale problema era la conoscenza del luogo, Kataj aveva memorizzato come una filastrocca la posizione dei tavoli e i loro numeri durante tutto il servizio per essere più veloce.

    «Vicino allo scaffale c'è un quadro elettrico, potrebbe essere quello delle luci in sala»

    Allungò il braccio e l'indice sinistro ad indicare l'insieme di levette e bottoni che controllavano le luci.

    «Potremmo spegnere tutto e cercare di liberare la porta sbarrata, così che la gente abbia modo di uscire prima che succeda qualcosa di brutto»

    Più esponeva il suo piano più trovava falle in tutta quella strategia che stava escogitando, ma soffocò i dubbi e continuò.

    «Quando farà buio tutti rimarranno immobili per capire cosa succede, e in quel momento potremmo muoverci indisturbati. Ricordandoci la disposizione dei tavoli e sapendo la posizione di due di loro dovremmo avere un vantaggio»

    Lo sguardo ora tornò rivolto alla donna, i due piccoli occhi color ocra avevano cambiato espressione, pur tradendo una buona dose di tensione.

    «Se poi in quella tuta hai qualche aggeggio che ti fa vedere al buio sarebbe d'aiuto»

    Veniva difficile sorridere in quella situazione, ma nella mente di Kataj vi era qualcosa di estremamente divertente e nuovo. Senza nemmeno conoscere chi aveva davanti, si era esposto tantissimo dando per scontato che la donna accettasse la sua collaborazione senza alcun compromesso. Rise dentro di se, immaginandosi narcotizzato in un angolo di quel ripostiglio, mentre lei faceva il suo mestiere.
    Seppur non lo avesse ancora del tutto chiaro, Kataj si trovava davanti a ciò che veniva chiamato Vigilante: una figura borderline della società degli Eroi che camminava sul filo della legalità. Non aveva mai approfondito l'argomento, quelle figure che spaziavano dal criminale efferato all'eroe onirico -secondo la gente- erano un qualcosa che seppur esistente, spesso si voleva ignorare perché difficile capire quale fosse la loro parte. L'opinione pubblica non amava chi non si schierava nettamente, e nemmeno lui era entusiasmato da quelle figure che sfidavano le leggi. Ma in quel momento l'impostazione della donna lo aveva galvanizzato a tal punto che tralasciò per un momento il suo pregiudizio comprendendo che era l'unico modo per risolvere la situazione.

    «Decidiamo in fretta, avranno notato la nostra assenza»


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    Nessuna strana idea, voleva solo aiutarla: il che era esattamente il tipo di strana idea che avrebbe preoccupato di più la donna. Se avesse voluto provare a fermarla per qualsiasi motivo ci avrebbe messo pochi istanti a neutralizzarlo, ma aiutarla? Certo, poteva sempre neutralizzarlo comunque per buona misura e lasciarlo in un angolino a riprendersi mentre faceva quello che considerava il suo lavoro. Ma andava contro i suoi principi agire in quel modo: non era stato proprio perché lei stessa non riusciva ad accontentarsi del semplice "fa' ciò che ti viene detto" che aveva lasciato la polizia? Se quel tipo voleva una chance di fare qualcosa, a suo rischio e pericolo, era più che libero di farlo.
    Ciò non significava certo che lei volesse farsi carico di un novellino così alla leggera, c'era occasione e occasione in cui fare pratica, un borseggio era diverso da una squadra di teste di zucca che prendono in ostaggio un intero locale.
    -Se quelli ti ammazzano non potrai chiedere nessun rimborso. Forse dovresti lasciar fare a chi ha già un po' di esperienza.- Non si destabilizzò più di tanto ad iniziare a vedere quel liquido viscoso e appiccicoso dai capelli del ragazzo, indovinando che dovesse trattarsi del suo Quirk: che si stesse preparando per combattere o che fosse un effetto collaterale, questo la donna non lo sapeva. Gli ricordò un po' l'Unicità di quella motociclista che produceva chewing-gum.
    Il giovane si dilungò poi in una spiegazione abbastanza dettagliata di come avrebbero potuto usare il quadro elettrico per lasciare la sala al buio ed orientarsi a memoria, e mentre lo faceva avrebbe potuto osservare distintamente il sopracciglio sinistro della donna sollevarsi con aria scettica.
    -Sì, per questo sono chiusa qui dentro da un'ora. Il quadro elettrico.- Lo indicò con un cenno del capo. -E visto che il piano era mio, sì, avevo portato un visore notturno. Anche perché puoi sicuramente ricordarti le posizioni dei tavoli ma non quelli delle persone che ballano e si muovono.- Fece notare la donna. Lo estrasse da una tasca posteriore, sembravano un paio di occhiali aderenti grigi con elastico dalla futuristica lente rossa, rigirandoseli nella mano. -Uno solo.- Mormorò, tombale. -Ma non possiamo agire subito. Dobbiamo prima capire che cosa hanno in mente. E su questo non transigo, quindi farai meglio a startene buono, non permetterò che un atto sconsiderato mandi in fumo settimane di indagine.- Il sottotesto era chiaro, se Kataj avesse deciso di agire di testa sua si sarebbe automaticamente qualificato come bersaglio.
    Seguì qualche minuto di calma, la donna non avrebbe parlato e Kataj non l'avesse interpellata.
    Poi, un urlo soffocato si levò dal bancone del bar: uno dei due barman era improvvisamente seduto a terra con la schiena posata al mobile degli alcolici, che si reggeva il trapezio destro, evidentemente ferito abbastanza in profondità vista l'entità della macchia rossa che si spandeva sulla camicia bianca. Qualche primo urletto si levò dal pubblico, ma la maggior parte delle persone nemmeno se ne accorse. A quel punto alcuni bicchieri ed alcune bottiglie poste sul bancone del bar si rovesciarono e caddero a terra frantumandosi in mille pezzi con un suono cristallino che attirò altre attenzioni: a causare il disastro era stato uno degli uomini con la testa di zucca, salito sulla superficie di granito con i suoi anfibietti neri che un po' stonavano col completo elegante.
    -Buonasera a tutti!- Esclamò, con voce palesemente amplificata, mentre la musica si fermava (forse qualcuno aveva dirottato gli altoparlanti del locale su un suo eventuale microfono?). -Ho il piacere di informarvi che il resto della festa si svolgerà sotto la supervisione di Deep Void.- Sentenziò, con fare pomposo, tirando in ballo un nome piuttosto pericoloso: una delle organizzazioni di criminalità organizzata più potenti e temute di Tokyo. La donna dagli occhi scarlatti, che ancora sbirciava dallo spiraglio della porta (eventualmente accompagnata dal giovane a cui avrebbe fatto spazio), strinse con forza un pugno al sentire quel nome, facendosi scrocchiare le nocche. -Tutte le uscite sono state bloccate e le comunicazioni con l'esterno sono state interrotte, liberissimi di controllare i vostri dispositivi.- Chiunque avesse provato a controllare il proprio cellulare in quel momento avrebbe potuto constatare che non c'era nessun servizio, né telefonia né internet. -Ora! Chiederei la vostra collaborazione per proseguire questa felice serata in compagnia senza spargimenti di sangue. Vi chiedo di mettervi tutti in ginocchio con le mani incrociate dietro la nuca, e di consegnare tutto ciò che avete ai miei colleghi che passeranno fra poco a riscattare! Mentre parlava, agitava un grosso machete sporco di sangue, forse quello utilizzato per arrecare quella ferita al barista.
    -Ma chi vi credete di essere, io...- Sbottò un uomo, facendo qualche passo verso il bancone. L'uomo con la testa di zucca che pareva essere il leader del gruppetto non lo degnò nemmeno di una risposta, schioccò le dita indicando la direzione dell'attaccante e questo sembrò immediatamente essere colpito in petto da una grossa lama invisibile che gli squarciò la camicia e gli provocò un vistoso taglio trasversale che lo fece boccheggiare e fermò immediatamente la sua avanzata.
    -Non mi piace ripetermi. Cerchiamo di collaborare cosicché io non debba chiamare tutti i miei colleghi di Deep Void, va bene?- Domandò, celando la poco sottile minaccia di chiamare rinforzi dietro un tono apparentemente accondiscendente. Intimidita da quella brutale dimostrazione, la maggior parte delle persone iniziò ad ubbidire mettendosi in ginocchio ed alzando le mani, in attesa del proprio turno di avere le tasche svuotate. Era il secondo ferito in pochi minuti, la situazione si faceva pesante: l'ormai ex-cameriera si rivolse a Kataj con una certa urgenza nel tono.
    -D'accordo, accetto il tuo aiuto. Non so se sia un Quirk o un qualche equipaggiamento, ma qualcuno sta disturbando le comunicazioni. Due teste-di-zucca sono alla porta, due stanno girando per ripulire la gente dei loro valori ed uno è lo showman: ne manca uno, sarà sicuramente lui l'addetto al disturbo. Trovalo e neutralizzalo. Se riesci, ripristina anche le comunicazioni. Sarà nascosto da qualche parte: senza contare questo stanzino non dovrebbero esserci molti altri nascondigli. Potrebbe essersi chiuso in bagno.- La donna, poi, sospirò allungando il visore notturno al ragazzo. -Tieni questo. Io me la cavo. Dovrei avere un'alternativa nel mantello.- Premendo un piccolo tasto romboidale poco sotto il colletto della tuta, esso si illuminò di un tenue fucsia ed un lungo mantello nero sembrò materializzarsi come se fosse digitale sulle spalle della donna, sino a coprirla interamente fino alle caviglie. Aveva un cappuccio, che lei sollevò, rivelando che vi era innestata una sorta di mezza maschera che copriva metà del viso della donna ed aveva un unico, grande occhio luminoso dello stesso fucsia della luce sul torso.
    -Non... fare niente per cui non ti senti pronto.- Fu l'ultimo, enigmatico avvertimento della donna dagli occhi scarlatti, prima che la sua mano facesse scattare l'interruttore generale della corrente: il tempo di mettersi gli occhiali a visione notturna e Kataj si sarebbe ritrovato nello stanzino vuoto, senza nemmeno averla vista uscire. L'equipaggiamento, comunque, gli dava una visione perfetta di ogni cosa, anche se ovviamente vista in tonalità di rosso a causa delle lenti.
    Più che sufficiente per entrare in azione, comunque.


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    Hello hello,
    si entra nel vivo dell'add: se vuoi dirigerti ai bagni hai carta bianca nel decidere dove li troverai. Sei ovviamente libero di fare altrimenti.
    Sempre a disposizione via PM per qualsiasi cosa :neko:
     
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    La convinzione di Ogawa non smosse di molto la donna. Nonostante lui fosse pienamente conscio di quello che stava per andare ad affrontare, la ragazza non mancò di ricordargli qual era la realtà. Rischiava seriamente di farsi ammazzare -questo lo comprendeva- ma ciò che forse ancora non concepiva, per l'entusiasmo, era quanto fosse inesperto e, di conseguenza, l'innalzamento delle possibilità che tutto finisse male o peggio malissimo. Tante le variabili in gioco, troppe quelle che Kataj non avrebbe mai potuto calcolare. Ma proprio per questo il Rosso aveva deciso di buttarsi, una buona dose di genuina quanto pericolosa incoscienza di quello che stava per affrontare lo avrebbe guidato.
    Il siparietto sfiorò la comicità, manco si fossero accordati.
    Mentre Kataj spiegava il piano proprio da lui brevettato, il sopracciglio della donna s'incarnò progressivamente fino a dargli uno sguardo arcigno e spazientito.
    Trovarla in uno sgabuzzino buio proprio dove si trovava il quadro elettrico dell'illuminazione, forse, poteva essere un segnale che già lei aveva pensato di agire in quel modo. Non mancò di ricordarglielo facendolo sentire terribilmente stupido e mostrando l'attrezzatura adatta all'occasione.
    Da un comparto del costume prese un paio di occhiali molto particolari, indossabili tramite un elastico da porre sulla nuca, simili ad un visore da realtà aumentata e fatti da due lenti rosse incastrate in una montatura massiccia di colore grigio. A Kataj ricordarono uno degli accessori fantascientifici dei vecchi film di spionaggio. Il loro stesso impiego era straordinario: erano visori notturni. Rimase affascinato da tale oggetto, ulteriore prova che chi aveva davanti non era una semplice cosplayer, ma il suo entusiasmo fu subito troncato. Ovviamente ne aveva portato soltanto uno per se. Il giovane ne fu dispiaciuto, ma non volle protestare vedendola come una reazione infantile. Allo stesso tempo però, la donna cominciò a parlare della sua operazione dandogli dettagli della situazione, seppur intimandogli di non fare sciocchezze anzi, di non fare proprio nulla in quel momento. Il tono marziale spense ogni tipo d'insistenza di Kataj, comprese rapidamente che andar contro a quell'ultimo avvertimento poteva farlo finire veramente narcotizzato in un angolo. Questa apertura da parte della sconosciuta stuzzicò non poco la curiosità del ragazzo, soprattutto quando parlò di indagini. Le domande si moltiplicavano più si addentrava in quella faccenda, ma la prima, forse la più scontata, era chi fosse quella donna.

    Una poliziotta? ~ Forse.
    Un'investigatrice privata? ~ Ancora più probabile.

    I poliziotti solitamente collaboravano con gli Hero e non la vedeva in nessuna delle due categorie. Allo stesso modo faticava a vedere la donna come una semplice dipendente di qualche agenzia investigativa o simili.
    Ci furono alcuni minuti di silenzio in cui avrebbe voluto saperne di più. Una curiosità quasi nevrotica gli serpeggiava nella mente, come se avere ancora più dettagli lo avrebbe aiutato in ciò che mancava. Ogni domanda moriva in gola al Rosso. Le viscere sembravano aggrovigliarsi, la bocca si seccava legando i denti, sentiva ardere la gola come se respirasse solo con la bocca da ore e ogni morbosa curiosità finiva per diventare un semplice boccheggiare come le carpe.
    Odiava le attese, ma ancora di più soffriva quel momento di stallo con la donna.
    Si fece spazio vicino a lei per spiare dalla porta in sala, attendendo che qualcosa accadesse.

    Fecero il loro ingresso le teste di zucca, in un modo molto più brutale di quello che aveva previsto. Quando vide il barman accasciarsi a terra con una spalla inzuppata di sangue, per istinto si portò la mano nello stesso punto dove il machete aveva colpito. Sentì il dolore come se fosse suo, ma si mantenne lucido per continuare a seguire attentamente lo show. La folla percepì l'accaduto in una veloce escalation, quando uno della banda usò il bancone come pulpito la musica s'interruppe e anche i più lontani dalla scena volsero lo sguardo verso di lui. Fu in quel momento che la voce reboante riempì tutto il locale arrivando da ogni angolo della sala e portando il silenzio ovunque. Una voce sicuramente camuffata e dal tono pesantemente deviato.
    Deep Void. Un nome conosciuto, criminali della peggior risma che comprendevano nelle loro spire tutta la zona che dava sul porto, centro di spostamento di molteplici merci e persone di tutti i generi. Più di una volta lavorando al mercato del pesce aveva assistito ad alcune scene che dimostravano il loro dominio. La riscossione di "favori" era all'ordine del giorno, nulla di troppo eclatante se visto da fuori, considerando che nessuno dei portuali si sarebbe opposto a loro.
    Mal tollerava quell'empio comportamento che faceva della violenza un'arma intimidatoria, si poteva esser criminosi anche senza terrorizzare e ferire le vittime. Questo comportamento prepotente logorava quella che era la quiete pubblica, la sicurezza di ogni persona che si trovava in quel locale in un giorno di festa. Non colpevolizzava l'intento di voler rapinare, nella visione molto fatalista di Ogawa ognuno aveva il suo ruolo e proprio per questo chi volgeva al crimine sceglieva di utilizzare la via dell'illegalità. Ma il loro far terrorismo era di gran lunga l'azione che Kataj considerava più criminosa e vile, perché colpiva chi era più debole.
    Vi fu qualcuno che provò a protestare, un uomo cercò di avvicinarsi al bancone visibilmente contrariato da quello che stava accadendo. Riuscì a fare solo pochi passi, improvvisamente uno squarcio sul suo petto si aprì facendo schizzare sangue copiosamente e arrestando bruscamente la sua avanzata. Il Rosso non riuscì a comprendere cosa fosse successo, intuì che nell'accaduto centrasse quello che poco prima stava parlando. La sua mano era diretta verso l'uomo ferito, mentre con il testone continuava ad osservare la gente in sala senza volgere lo sguardo alla vittima. Il tono divenne leggermente più teso, invitò tutti a collaborare senza ostilità, minacciando ripercussioni e nuovamente usando il nome della sua organizzazione come vessillo di paura. Fu questo ulteriore atto di forza a convincere i presenti, i quali seguirono le indicazioni e s'inginocchiarono arrendendosi al proprio destino.
    La donna si voltò verso Kataj, lo sguardo era tornato quello con cui l'aveva incrociata la prima volta. Il momento era vicino.
    Accettò l'aiuto del giovane e con tono urgente espose il piano: trovare e neutralizzare il membro mancante dei Deep Void e ristabilire le comunicazioni. Aveva notato la donna controllare il cellulare quando il testa di zucca aveva parlato dei dispositivi disattivati, da lì probabilmente aveva dedotto che fosse proprio l'unico membro che non erano riusciti ad individuare ad esserne la causa.

    Esistono Quirk che possono fare questo? ~ La donna proseguì ipotizzando che il loro obbiettivo fosse nascosto, individuando nel bagno un possibile luogo dove poter disturbare e fare da regista alle comunicazioni durante l'attacco.
    Un brivido percorse la schiena di Kataj, non aveva mai cacciato un uomo e con il buio che di li a poco avrebbe avvolto tutto il locale sarebbe stato ancora più complicato. Senza contare che oltre a trovarlo avrebbe dovuto fermare il suo operato, senza realmente sapere quali fossero le sue capacità. Ripensò alle parole della donna di poco prima, la posizione degli altri nella sala era impossibile da prevedere e la sua esperienza non era adeguata. Sentì nuovamente dolore al deltoide come prima, non ci teneva ad essere colpito da un machete ma restò saldo, doveva intervenire. Fu proprio in quel momento che la sua parte infantile gioì nel vedere la donna allungargli il visore notturno. Per un solo istante ogni preoccupazione e tensione fu sostituita da un bambinesco giubilo per lo strumento che gli veniva consegnato. Lo strinse subito tra le mani, incredulo per la concessione e nuovamente la sua voce si spense stavolta per la meraviglia. Subito li indossò, in cuor suo non aspettava altro. Si sentiva immerso in uno di quei videogames dove il protagonista era una spia o un agente futuristico.
    Non ebbe nemmeno calato gli occhiali che la donna gli parlò per l'ultima volta, prima del buio. Fece appena in tempo ad alzare gli occhi per vederla nuovamente “trasformarsi". Il mantello ne copriva il capo lasciando libero il volto nella parte inferiore, in piena fronte un obbiettivo simile a quello di una telecamera fungeva da occhi. Quell'aggeggio poteva vederti il sangue scorrere, vedere al buio era il minimo, avrebbe pensato elettrizzato Kataj, ma l'atmosfera cambiò bruscamente e un sottile gelo calò nello stanzino. Era il momento di entrare in azione e Ogawa avrebbe dato il massimo per aiutare la sconosciuta, pur non avendo una motivazione precisa, ma semplicemente aggrappandosi a quell'onda di eventi che si susseguivano.
    Le ultime parole della donna lo incuriosirono e sorpresero. Il tono restò marziale ma allo stesso tempo notò uno spiraglio benevolo e maestro, vago quanto bastava per mettere in moto il cervello del giovane. Kataj chiuse gli occhi.

    Per cosa sono pronto?~ La luce si spense. Per la terza volta non era riuscito ad esprimersi e quando riaprì gli occhi la donna si era volatilizzata lasciandolo solo nello sgabuzzino. In un secondo quell'ingombrante presenza era evaporata e ora sentiva nitidamente la stanza più grande e silenziosa. Il cuore tornò a battere in modo normale, fece un respiro profondo e puntò lo sguardo sulla porta mormorando qualcosa.

    «Tu cerca di non morire»

    Senza indugiare oltre spalancò la porta ed entrò nella sala. Era stupefacente come riuscisse a vedere bene tutto, in quella tinta rossastra, l'ambiente era percepibile come se le luci fossero accese. Il brusio nella sala si sarebbe fatto più forte, il buio aveva preso alla sprovvista tutti compresi gli ostaggi che, con il favore delle tenebre, avrebbero potuto compiere gesti folli. Kataj avrebbe cercato di dirigersi verso il bagno, quasi opposto alla sua posizione tenendo un passo piuttosto svelto prima che la situazione degenerasse. Era da evitare l'attenzione del nemico sul bancone, quello che per il momento percepiva come il più pericoloso viste le sue presunte abilità. I potevano essere equipaggiati e addestrati a reagire in una situazione come quella e per questo starne alla larga era preferibile. Dopo l'attacco di prima Kataj si era convinto che, anche con tutta la buona volontà, non avrebbe mai potuto affrontarne nemmeno uno di loro a viso aperto. La cosa infatti che più lo preoccupava era proprio neutralizzare il suo obbiettivo, combattere contro di loro poteva diventare molto pericoloso.
    Rispolverare il suo Taido Jutsu poteva essere una soluzione.
    Avrebbe cercato di attraversare la sala muovendosi vicino ai muri e sperando di non trovare troppi ostacoli. Doveva fare in fretta e trovare la fonte dell'interruzione delle comunicazioni sfruttando al meglio l'effetto sorpresa del blackout. Spostandosi all'interno della sala, avrebbe anche cercato di controllare se vicino alla console da cui arrivava la musica ci fossero movimenti strani. Quando prima aveva sentito parlare il capo di quella combriccola, la sua voce aveva sostituito completamente la musica arrivando a tutti gli angoli del locale. Nonostante si stesse dirigendo verso il bagno, con lo sguardo avrebbe tenuto sott'occhio la zona del DJ, pensando che anche li si sarebbe potuto nascondere il complice. Se fosse riuscito ad attraversare il locale sarebbe riuscito ad avere la visuale da un'altra prospettiva, potendo vedere se qualcuno armeggiava vicino ai comandi.
    Se fosse riuscito ad arrivare di fronte alla porta, prima di provare ad entrare, avrebbe spaziato con lo sguardo sulla sala così da avere un ultimo sguardo sulla situazione. Era possibile che quell'imprevisto attirasse altre teste da zucca dove si trovava il loro complice nascosto, dando indizio degli spostamenti dei nemici e possibilità di scoprire se l'intuizione del bagno era giusta.
    Avrebbe appoggiato la mano alla porta cercando di entrare nella stanza.

    Spero che tu abbia davvero un piano ~
    Kataj si morse il labbro inferiore. Certo che aveva un vero piano la donna, e questo comprendeva che lui portasse a termine il suo compito.
    Qualunque fossero i suoi limiti.

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    Pareva decisamente un ragazzo di poche parole quel Kataj Ogawa, che aveva deciso di assistere una sconosciuta di cui non conosceva né nome né identità nello sgominare quello che sembrava a metà fra un atto di terrorismo, una rapina ed un sequestro. Si sarebbe avventurato nel buio con in mente il suo nuovo obbiettivo, dopo aver solamente raccomandato alla donna - seppure ormai assente - di non morire. Ma forse non era di lei che doveva preoccuparsi, dopotutto.
    Muoversi nel buio non era semplice come sembrava, gli occhialini aiutavano ma era comunque una visione viziata dell'ambiente e bisognava fare molta attenzione per non incespicare, specie visto e considerato che col buio alcune persone avevano iniziato a farsi prendere dal panico e tentare di scappare qua e là, sebbene le uscite fossero presidiate. Qualcun altro venne colpito, ma anche le teste-di-zucca erano decisamente confuse da quello che stava succedendo. La voce ormai non più amplificata (confermando che si era impadronito dell'audio del locale) di quello che pareva essere il leader del gruppo risuonò nuovamente nel buio, sovrastando il panico generale e le urla soffocate.
    -Che cazzo succede adesso!? Chi è stato!? Trovatelo e fatelo a pezzi!!- Abbaiò ai suoi sottoposti, scendendo dal bancone e posandosi ad esso nel buio.
    Kataj sarebbe stato più o meno libero di aggirarsi nel buio indisturbato, le zucche avrebbero fortunatamente evitato la sua zona, avrebbe dovuto solo fare attenzione a non sbattere contro qualche persona in fuga o rannicchiata a terra. Il giovane cercò con lo sguardo la console da DJ e la trovò, elevata di un paio di gradini rispetto alla pista da ballo: da essa scendevano alcuni fili che sembravano continuare nel buio, ma per un non addetto ai lavori era veramente impossibile capire se fossero semplicemente i fili che la console normalmente aveva o se erano stati messi lì da qualcuno in maniera posticcia, ed in ogni caso da quella distanza era impossibile seguirli, in quanto svanivano nel buio avvicinandosi ad uno degli angoli.
    Sarebbe stato quindi liberissimo di indagare, ma anche di proseguire per il bagno: sarebbe arrivato dinanzi alla porta verde metallica praticamente indisturbato e sondandola l'avrebbe trovata socchiusa, non ché fosse un elemento particolarmente sospetto in sé e per sé, in quanto indicava a malapena che quella sera era stato utilizzato e beh, sarebbe stato sorprendente l'opposto vista la quantità di persone all'interno del posto.
    E se Kataj poteva essere già indeciso fra il recarsi in bagno o l'indagare sulla stazione da DJ, potenzialmente gli si sarebbe presentata un'ulteriore alternativa di lì a poco: un'intensa luce gialla alla sua destra avrebbe forse attirato la sua attenzione e, se si fosse voltato, avrebbe visto che era emanata da una ragazza di meno di vent'anni che indossava un kimono rosso e bianco ed aveva i capelli biondi agghindati in un'elaborata acconciatura che glieli raccoglieva sulla parte superiore del capo e gli donava una forma simile ad una farfalla: difficile dire da dove venisse il suo costume, ma probabilmente era il personaggio di un qualche videogioco. La luce che produceva era sufficiente ad illuminare sé stessa e le sue immediate vicinanze e sembrava leggermente tremolante, come se fosse più una sorta di aura più che vera e propria luce.
    -Fermatevi subito!- Si fece sentire, con una voce giovanile e squillante, salendo poi su un tavolino ed indicando in direzione di una delle Zucche, a malapena visibile in penombra a pochi metri da lei. -Non posso più far finta di nulla! Avete osato fin troppo, teste-di-zucca!- Da come parlava e come si presentava ci si poteva chiaramente fare un'idea, ma se qualcuno avesse avuto ancora qualche dubbio seguì il vero e proprio annuncio. -Sono un Hero con Licenza Provvisoria e pertanto in pieno diritto di dichiararvi in arresto!- Sbottò infine, chiaramente adirata.
    Seguì un attimo di totale silenzio, a cui poi fece seguito un rumore come di una frusta nel buio: nulla era visibile ad occhio nudo, ma evidentemente l'addestramento altamente specifico della ragazza la portò a capire perfettamente cosa stava succedendo. Pestò con forza uno degli angoli del tavolino di fronte a quello dove si ergeva e questo, testimoniando la forza disumana del colpo, si inclinò, rimbalzò sul pavimento con un tonfo e si sollevò in aria per qualche centimetro: la ragazza lo afferrò e lo scagliò dinanzi a sé con forza. Questo impattò con una sorta di colpo invisibile che lo divise in quattro spicchi precisi, esaurendosi però lì e lasciando la giovane indenne.
    -D'accordo allora...!- Spiccò un balzo in avanti lasciando una sottile scia gialla e scagliandosi verso la fonte dell'attacco. Un'altra frustata risuonò nel buio, seguita da un modesto schizzo di sangue. -Ugh...!- La ragazza sembrava non essersi arrestata o essere ferita troppo gravemente, ma si stava allontanando dal giovane Ogawa ed era tempo che questi prendesse una decisione.
    Cosa avrebbe dovuto fare?


     
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    Kataj Ogawa
    la Bionda dalle Ali di Farfalla

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    Narrato «Parlato» ~Pensato~

    Surreale.
    Questo l'aggettivo corretto per definire tutto ciò che succedeva intorno ad Ogawa. Ad ogni passo che muoveva in quella coltre di oscurità, non poteva distogliere il pensiero dall'avventatezza che aveva avuto prendendo quella situazione di petto. Non era così semplice muoversi con il favore delle tenebre, nonostante potesse vedere abbastanza bene, non riuscì a cogliere particolari rilevanti volgendo lo sguardo verso la console. Nessuno in quella direzione sembrava sospetto e la zona non presentava anomalie visibili. Ma come capire chi fosse sospetto? In quella marea di persone vestite da la qualunque, tutti potevano essere parte del gruppo criminale come tutti potevano essere semplici persone li per divertirsi fino a pochi momenti prima. Ad ogni passo che faceva l'ansia delle sue scelte lo attanagliava sempre più, i suoi occhi si muovevano sospettosi su ogni persona che incrociava dirigendosi verso il bagno.

    Non sei un Hero!~ Si ripeteva con forza.
    Finirai ammazzato!~ Continuava ad insistere generando i peggiori scenari nella sua mente.

    Nonostante potesse vedere le varie reazioni nel buio, per la maggior parte spaventate e confuse, davanti ad ogni individuo che schivava per proseguire, non si soffermava temendo una reazione violenta improvvisa. Come preventivato questo imprevisto aveva teso ancor di più l'atmosfera, agitando visibilmente sia i criminali che le vittime. I primi erano nervosi e all'erta, tanto che esercitarono un controllo ancora più stringente sulla folla, colpendo e bloccando a terra con la forza altri ostaggi per tenere in pugno la situazione. Il criminale, che poco prima era salito sul bancone, alzò la voce superando il brusio di paura generale ma stavolta senza che l'audio del locale ne amplificasse il tono. Sbraitò di cercare i responsabile del blackout e di eliminarli, facendo accelerare il passo a Kataj. Dal canto loro, le persone che si trovavano più distanti dalle teste da zucca, cominciarono a muoversi e a cercare vie di fuga in quel mare di oscurità. La situazione poteva degenerare velocemente, sarebbe bastato qualche colpo di testa da parte di qualcuno e tutto poteva trasformarsi in una strage. Il Rosso proseguì verso il bagno, districandosi dai vari ostacoli che si ponevano davanti a lui. Doveva sbrigarsi, prima di venir scoperto.
    Ma proprio perché quella era una situazione surreale, successe nuovamente un evento inatteso.
    Una luce giallastra cominciò ad illuminare una piccola zona a destra del giovane, istintivamente il Rosso si voltò per vedere di cosa si trattava e la visione fu alquanto sorprendente. Una giovanissima ragazza bionda, abbigliata in modo singolare -cosa comune in quella serata- cominciò ad emanare un'aura luminosa dal suo corpo, diventando presto il centro dell'attenzione di tutti. Il suo costume la faceva apparire come una delicata farfalla, ma il suo sguardo e la sua eloquenza trasmisero una forte sensazione di decisione. Kataj si mosse più velocemente per raggiungere la porta del bagno, voleva evitare che la luce potesse illuminarlo e scoprire la sua posizione. Soltanto quando giunse in prossimità della porta si fermò ad osservare la scena.
    La ragazza si erse su di un tavolino e puntò il dito verso uno dei criminali in modo molto scenico. Fu però quando si qualificò che Ogawa trasalì. Era un Hero con licenza provvisoria e quindi, a tutti gli effetti, un tutore della legge. Ciò complicava terribilmente il tutto, perché questo decretava il fatto che tutta la situazione non era più soltanto affar loro, e che, seppur vestita in modo non canonico, la legge era arrivata a quella festa.

    E questa che cazzo fa adesso...~ Sul suo volto si dipinse un'espressione di stupore, ma la sua mente non poté fare a meno di pensare alle conseguenze di quell'azione.

    Palesandosi in quel modo, sicuramente l'attenzione dei criminali sarebbe stata attirata verso di lei. La conferma non tardò ad arrivare, un suono simile ad uno schiocco di frusta riempì il silenzio portato dalla presentazione della Bionda. Sorprendente fu la reazione, rapida e sicuramente disciplinata da addestramento. Sollevando il tavolo, dove fino a poco prima stava in piedi, con un abile colpo di piede e utilizzando una forza sorprendente, lo scagliò verso il nulla. L'azione però non era casuale, infatti, dopo pochi metri di volo, il mobilio trovò qualcosa che lo colpì tanto forte da sezionarlo in quattro spicchi precisi. Kataj non riuscì a comprendere nulla della scena, vedendo solo la conclusione con il tavolo distrutto a terra. Subito dopo la ragazza partì all'attacco, ben visibile grazie alla flebile aura gialla che ne tracciava i movimenti con la sua scia. Si sentì nuovamente il suono di frusta ma stavolta l'Hero venne colpito e dalle sue carni uscì un fiotto di sangue. Questo non la arrestò, infatti la sua avanzata verso la testa di zucca più vicina continuò a piè fermo.
    Una nuova attrice era entrata in scena in quella tragedia con prepotenza. Questo poteva diventare un importante punto di svolta per la situazione che sempre più divampava. Non mise in conto di intervenire in aiuto della Bionda, non sarebbe servito quasi a nulla. La scena a cui aveva assistito aveva sicuramente messo in chiaro quanto il livello di tutte le persone chiamate in causa era superiore a quello del Rosso, riconfermando che uno scontro a viso aperto con quella gente era da escludere a meno che non fosse stato strettamente necessario e lui, avrebbe fatto di tutto per evitarlo. La venuta dell'Hero poteva essere un ottimo diversivo per farlo agire ancor più indisturbato, perché tutti sarebbero stati attirati da quella presenza lucente.
    Restava il nodo sulla disparità di forze in campo. In poco tempo i cinque teste di zucca presenti nella stanza avrebbero potuto convergere su di lei e difficilmente -a meno che si trattasse di un prodigio di Unicità- avrebbe avuto la meglio. Forse nemmeno la donna con cui poco prima si era lasciato nello sgabuzzino sarebbe intervenuta, e sicuramente lui non sarebbe stato d'aiuto in quella situazione viste le forze in campo. Doveva continuare sulla linea decisa inizialmente, era fondamentale ripristinare le comunicazioni con l'esterno per far si che la situazione si risolvesse al meglio.

    Arrivato davanti alla porta verde, vi entrò senza esitare oltre. Non era sicuro che fosse lì il nemico, ma da qualche parte doveva cominciare e nonostante avesse guadagnato un esca, non doveva perdere tempo in pensieri eroici o ripensamenti.
    Non si soffermò troppo a pensare al destino della Bionda, d'altronde il percorso che lei aveva intrapreso era quello dell'eroe e per questo era scontato che dovesse lanciarsi per fermare i malintenzionati. Kataj trovò quel modo ancora più avventato del suo, ma questo non spettava deciderlo a lui. Come per i Villains, gli Hero avevano preso una scelta ben precisa che andava oltre la logica, ma si poggiava su di una propria morale, concetto ancora sfumato nella mente del Rosso. Per questo non si preoccupò di intervenire, lei era ben conscia di quello che aveva avviato palesandosi nel mezzo del buio e aveva sicuramente valutato le conseguenze delle proprie azioni. Faceva tutto parte dell'equilibrio che da sempre regolava il mondo e che si era accentuato quando le Unicità erano state riconosciute e regolamentate. Il Bene e il Male, gli Heros e i Villains, ognuno occupava il proprio posto in commedia ben sapendo -o almeno così pensava Kataj- qual'era il ruolo che avevano deciso d'interpretare. Stava da capire qual'era il ruolo che lui stava interpretando. Lui era Buono o Cattivo?
    Questo risultava scontato visto quello in cui si era lanciato, ma allo stesso momento in quel preciso frangente era superfluo saperlo, o meglio, non aveva ancora fatto nulla che realmente lo inquadrasse in qualche schema. Tutto sarebbe stato deciso dalle azioni di Ogawa e soprattutto dalle conseguenze di esse.
    Lui poteva essere il colpo di scena di tutta quella trama, anche se nell'istante in cui spinse la porta dei bagni, si sentiva più come l'unico stronzo che non era in grado d'interpretare il suo ruolo.

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    Il giovane Ogawa non si lasciò stregare dagli avvenimenti intorno a sé: scartò in fretta l'idea di esplorare la postazione DJ e stabilì che l'eroina sarebbe stata in grado di cavarsela da sola - ritenendo forse di esserle d'ostacolo vedendo a che livelli stava combattendo. No, il giovane aveva la mente fredda ed i piedi saldamente piantati per terra: sapeva che gli era stato assegnato un compito specifico quella sera, un compito importante: era già parte del piano senza che si sforzasse di andare oltre. Poteva fare la sua parte, e sarebbe stato anzi più costruttivo se si fosse dedicato alla sua mansione, fungendo da ingranaggio che permetteva agli altri di continuare a girare.
    Poi, in caso, a lavoro terminato avrebbe potuto pensare se e come aiutare ulteriormente.
    Spinse sulla porta del bagno e questa lo lasciò entrare emettendo un cigolìo - niente che nel mezzo del caos del locale potesse essere riconoscibile in alcun modo. Il bagno era piccolo e puzzava un po', naturalmente, anche se sembrava fondamentalmente pulito. Non c'era molto da vedere, una piccola anticamera divideva il bagno degli uomini da quello delle donne: in quello delle donne non avrebbe trovato assolutamente nulla e nessuno, zona lavandino vuota e nessuno alle toilette. Entrando in quello degli uomini avrebbe invece potuto vedere immediatamente che una delle tre porte che davano alle toilette era chiusa. C'era qualcuno...? Possibile? Sbirciando da sotto non si vedeva assolutamente nulla. Inutile girarci intorno: la porta andava aperta. Da sopra non si poteva sbirciare, le cabine arrivavano al soffitto; gli occhiali non vedevano attraverso gli oggetti né tantomeno Kataj aveva un Quirk che glielo permettesse. L'unica altra alternativa d'azione era annunciarsi ma probabilmente non aveva molto senso dal momento in cui il giovane stava cercando qualcuno che si nascondeva. Sarebbe stato libero di girarci intorno e di esplorare il seppur misero gabinetto, ma prima o poi si sarebbe trovato ad aprire la porta.
    E, beh, qualcuno c'era, ma era davvero chi il ragazzo si aspettava di trovare?
    -Ghh...!- Un gemito soffocato, terrorizzato, di una persona che palesemente stava tentando il possibile per non fare rumore: gli occhi spaventati di un ragazzo sui vent'anni dai capelli neri sparati in ogni direzione si specchiarono in quelli di Kataj: indossava pantaloni neri e camicia bianca aperta fino al terzo bottone ed aveva del trucco nero sotto gli occhi... un costume low-budget, forse? In fondo molta gente era lì solo per divertirsi, per loro il costume era una formalità. In ogni caso, pareva non si stesse divertendo affatto in quel momento, all'entrata di Kataj aveva alzato le braccia come se questi lo stesse minacciando con una pistola. -S-sei... uno di quelli...?- Domandò il giovane, a voce bassa e con gli occhi stralunati. Era rannicchiato sopra la tavolozza del wc, per questo le sue gambe non erano visibili da sotto la porta verde, ma aldilà di quello non c'era molto altro da segnalare. Il ragazzo sarebbe rimasto immobile con le braccia sollevate in totale sottomissione fino a quando Kataj non avesse aperto bocca.



    CITAZIONE
    Per velocizzare un po' la narrazione mi sono permesso di dedurre che Kataj avrebbe provato ad aprire la porta perché mi sembrava l'unica linea di azione possibile. Ovviamente qualora ritenessi che Kataj non lo farebbe, sei liberissimo di ignorare tutto ciò che viene dopo ed agire come credi. Sei ovviamente anche più che libero di descrivere come ritieni opportuno che cosa Kataj fa prima e dopo aver aperto la porta, in caso l'aprisse.
     
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    Kataj Ogawa
    Incontri nell'oscurità

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    Scostò la porta lentamente, il cigolio fastidioso si perse nei rumori dello scontro tra la luminescente Hero e gli zuccotti, riconfermando la bionda un ottimo ed inaspettato diversivo. Temeva comunque qualche tranello preparato ad hoc per proteggere il membro nascosto del gruppo, portandolo ad agire sempre con molta circospezione. La sua immaginazione, forse, correva molto più veloce della realtà, ma l'istinto innato di sopravvivenza del giovane prevaleva sempre, soprattutto in una situazione totalmente nuova. Restando leggermente accovacciato, spiò dapprima l'interno trovandosi davanti l'anticamera del bagno. Un corridoio piccolo e maleodorante, completamente al buio che si biforcava in due porte dividendosi nei due bagni, uno per i maschi e uno per le femmine. Entrato completamente nella stanza, richiuse dietro di se la porta controllando che nessuno avesse notato il suo ingresso e si mosse verso il bagno dei maschi. Aprendo la seconda porta notò subito l'unico bagno chiuso. Poteva essere un caso, oppure la prova che l'obbiettivo era rifugiato dentro. Cercò un modo per sbirciare dentro ma l'unica soluzione era dall'apertura sotto la porta. Non si vedeva nulla e sembrava vuoto, lui non si sarebbe certamente infilato la sotto per spiarci dentro. L'unico modo era aprirla. Nonostante il timore di eventuali trappole, non trovò altra soluzione possibile e il tempo stringeva. Mettendosi a sinistra del battente, allungò il braccio sino alla maniglia e la impugnò. Fissando ancora l'entrata del bagno maschile fece un profondo respiro e aprì la porta spingendola decisa. La porta sbatté seguita da un interminabile attimo di silenzio. Kataj si aspettava ogni cosa, ma sicuramente non quella quiete. Le sue orecchie erano tese a cogliere ogni suono, ma l'unica cosa che sentì fu un gemito soffocato. La sua allerta aumentò, li dentro c'era qualcuno o qualcosa. Sentì dei singhiozzi trattenuti, come se qualcuno piangesse cercando di nascondersi il più possibile. Non era del tutto sicuro di ciò che sentiva, ma più che spaventato era stranito.

    Tutto si sarebbe aspettato tranne d'incontrare un ragazzo sulla ventina che, spaventato a morte, tremava come una foglia all'interno del bagno. Si affacciò alla porta lentamente, spiando gradualmente la figura sino ad averla davanti. Incrociò gli occhi del ragazzo lucidi mentre lo guardavano spaventato, solo in quel momento comprese che probabilmente il visore intimoriva ancora di più il ragazzo tanto che quando vide la figura di Ogawa alzò le mani arrendendosi immediatamente.

    E questo sarebbe uno di quelle teste-di-zucca?!~ Pensò ironicamente il Rosso, sentendosi deluso di non aver trovato ciò che sperava. Probabilmente con il favore del blackout di prima, il tremante giovane era sgusciato in bagno per trovare rifugio. Se fosse stato dentro sin dall'inizio non avrebbe potuto sapere della situazione fuori e pensare seriamente che fosse un membro dei Deep Void non era l'opzione che andava per la maggiore.
    In un primo momento fu tentato di proseguire ignorando la presenza del ragazzo, infondo era sicuro di aver fatto un buco nell'acqua cercando lì. Ma più si soffermava sul giovane tremante e completamente arreso davanti a lui, più gli tornavano in mente le parole della donna nello sgabuzzino.

    Lui ha deciso di nascondersi ed aspettare~ Sospirò compatendolo un poco. D'altronde chi non possedeva la convinzione di agire, era meglio se restava al riparo attendendo che altri guidassero la loro sorte. Probabilmente quello era il suo destino. Non poté però ignorare lo stato d'animo di chi aveva davanti e quando gli occhi stralunati fissarono il visore di Kataj, sul volto di quest'ultimo si allargò un sorriso disteso, rassicurante delle buone intenzioni che aveva.

    «Sono un amico»

    Ora si trovava davanti alla porta occupandone tutto l'ingresso, flesse leggermente le gambe mettendosi a livello dello sguardo del ragazzo rannicchiato.

    «Sono qui per dare una mano»

    Sperava che quelle parole amichevoli potessero calmare i nervi al ragazzo in bagno. Chinandosi verso di lui lo osservò meglio e ciò che vide confermava nella sua mente che chi aveva davanti difficilmente sarebbe stato una minaccia. Trovò singolare che soltanto lui aveva avuto il coraggio di mettersi in salvo in bagno, ma forse il suo istinti primitivo era più forte di altri. Vestito quasi come un cameriere solo più scomposto, era truccato di nero sotto gli occhi come tanti quella sera, con dei capelli corvini sparati completamente a caso sulla testa che puntavano in tutte le direzioni. Non riusciva a capirne la reale altezza o stazza, rannicchiato com'era sulla tazza del wc sembrava tanto piccolo. Doveva essere anche lui uno squattrinato, che in quella sera aveva deciso di festeggiare piuttosto che lavorare e, vestitosi alla bene e meglio, si era imbarcato in quella serata per trovare un poco di svago. Non era forse la serata che si era aspettato anzi, probabilmente rimpiangeva di non essere restato a casa o comunque da tutt'altra parte.

    «Ti sei messo qui quando è venuto il blackout? Non so cosa sia accaduto, io sto cercando soltanto di capire come uscire da questo buio senza essere colpito da qualcuno...non funziona nemmeno il cellulare! Sai che sta succedendo?»

    Senza dare troppo peso alla situazione, cercò di stemperare tra di loro cercando di capire com'era arrivato nel bagno. Per il momento voleva soltanto che quello si calmasse. Restò comunque a un metro da lui per non spaventarlo, lo vedeva perfettamente in tinta rossa davanti a lui grazie al visore e nel frattempo cominciò a guardarsi attorno per capire se c'era qualche traccia di passaggio altrui. Nonostante tutto gli dicesse che in quel bagno stava perdendo tempo, controllò che non ci fossero fori o cavi nascosti in modo da escludere completamente la stanza dalla sua ricerca e passare oltre.

    «Qui dentro non dovrebbero arrivare i cattivi»

    All'ultima frase seguì nuovamente un sorriso, con una piccola variazione di tono sulla parola cattivi, cercando di conquistare ulteriormente la fiducia del giovane. Il Rosso covava una speranza, seppur molto flebile, che quel ragazzo avesse visto qualcosa di utile magari prima o dopo la sua fuga e che riuscisse a raccontagli qualcosa che ancora non sapeva. Vedeva questa come una possibilità remota, ma la paura in certe situazioni imprimeva nella memoria dettagli che normalmente passerebbero inosservati. Sarebbe restato davanti a quella porta aspettando le risposte del giovane, pronto però a continuare la sua ricerca nel caso si fosse dimostrato poco interessante quell'incontro.
    Fù colto da uno strano torpore caldo quando vide il ragazzo spaventato, una sensazione di empatia e di comprensione dello stato d'animo altrui. Forse, se fosse stato quel giovane ad incontrare la donna nello sgabuzzino, quella serata sarebbe stata molto diversa.

    | VIGILANTES | #Livello 1 | Età 17 |
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    Il ragazzo ascoltò le parole di Kataj senza perdere la sua aria stralunata, fissandolo intensamente come se stesse vedendo un fantasma e senza dare il minimo cenno di tranquillizzarsi.
    -D-dare una mano...?- Non osò chiedere in che senso, ma in fondo non c'erano molti modi di interpretare un'affermazione del genere. Se non era coi "terroristi", il lato a cui voleva dare una mano era l'altro, ergo stava agendo contro le teste-di-zucca. Alle domande del ragazzo dai capelli rossi, il ragazzo parve scuotersi un pochino e calmarsi il giusto che gli serviva per rispondere. -E-ero già qui quando è scoppiato il finimondo. Ho sbirciato un momento, ho sentito l'annuncio, le urla della gente e poi è andata via la luce e mi sono nascosto.- Spiegò, titubante, come se dovesse ancora decidere se fidarsi o meno del giovane. -Non so... niente, mi dispiace. Non ti sono d'aiuto.- Tagliò corto in un mormorìo, abbracciandosi le ginocchia.
    Alla rassicurazione di Kataj sul fatto che non sarebbero arrivati i cattivi lì dentro, il poveraccio ebbe una sorta di risolino isterico, seppure immediatamente silenziato.
    -Lo spero proprio.- Concluse. Sfortunatamente, non sembrava ci fossero molte informazioni che il nostro Vigilante-to-be poteva ricavare da quel disgraziato, pertanto dopo le sue rassicurazioni avrebbe semplicemente congedato il giovane ed avrebbe continuato la sua ricerca di indizi.
    E a dire il vero ne avrebbe trovato uno proprio davanti a sé, appena avesse girato i tacchi e dato le spalle al piccolo stallo: dietro la porta di ingresso al bagno vi era un piccolo fagotto che, per forza di cose essendo nascosto dietro la porta, entrando nel bagno degli uomini gli sarebbe inizialmente sfuggito. Non avrebbe nemmeno dovuto disturbarsi a rimestarlo, grazie ai suoi occhiali a visione notturna gli sarebbe bastato fare letteralmente uno o due passi nella direzione dell'oggetto per capire che si trattava di una grossa testa di zucca con un'espressione maligna incavata, e sopra di essa vi era stata buttata una giacca nera ed una cravatta del medesimo colore.
    A quel punto, non era un'equazione molto difficile da risolvere, purtroppo, ma questo il proprietario di quel costume doveva saperlo fin troppo bene, perché aveva agito nel momento esatto in cui Kataj gli aveva dato le spalle, aveva estratto un coltello da caccia da chissà dove - non che fosse un oggetto particolarmente difficile da nascondere al buio - e lo aveva calato sull'aspirante Vigilante. Si sarebbe conficcato per circa tre centimetri nella parte del trapezio che sovrastava la scapola destra di Kataj, causandogli una ferita dolorosissima e grondante sangue: forse tre centimetri potevano non suonare come molti, ma se si tratta della lama di un coltello che penetra un tessuto muscolare erano più che sufficienti ad essere un problema, e di questo Kataj ne avrebbe avuto la conferma. E da un lato, fu fortunato che fossero stati solo tre centimetri, sarebbe potuta andare molto peggio: d'altro canto se la recita del giovane dai capelli scuri era stata così convincente era prevalentemente dovuto al fatto che non era una recita, o perlomeno non completamente. Era davvero un semplice ragazzo mingherlino terribilmente spaventato dalla situazione, d'altro canto poteva benissimo essere la sua prima ed ultima operazione sul campo, magari era stato spinto da un disperato bisogno di soldi e non aveva mai fatto nulla del genere prima d'ora, magari era stato costretto, c'erano un milione di possibili spiegazioni per cui la paura che provava potesse essere autentica anche se era dalla parte dei malfattori. E infatti se Kataj - com'era probabile a quel punto - si fosse girato, non avrebbe visto traccia di superbia o cattiveria nel volto del suo assalitore, solo la stessa espressione stralunata di poco prima, forse anzi addirittura più spaventata e sorpresa, come se si fosse reso conto di aver decisamente sottovalutato quanta forza servisse per accoltellare una persona - ennesima riprova che non era del mestiere.
    Colto sul fatto, dunque, sarebbe rimasto a fissare Kataj con quel suo sguardo da cerbiatto e un accenno di guardia alzata, il temibile coltello ancora stretto nella sua mano destra, con la lama rivolta verso l'alto.



    CITAZIONE
    A causa dell'attacco a sorpresa, Kataj non ha possibilità di difendersi e subisce [Danno medio] alla spalla destra (più precisamente il trapezio).
    A te la mossa!
     
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    Kataj Ogawa
    Inaspettate situazioni

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    Narrato «Parlato» ~Pensato~

    Le risposte del ragazzo non furono d'aiuto. Sentito il trambusto dal bagno, aveva sbirciato dalla porta rendendosi conto del pericolo che stava dilagando nel locale e, terrorizzato, si era chiuso nella stanza aspettando che tutto finisse. La compassione nei confronti di quel pavido ragazzo era notevolmente aumentata, tanto che Kataj si sentì quasi in difetto ad abbandonarlo per continuare la sua ricerca. Avrebbe voluto consolarlo, comprendeva la sua situazione e in parte ci si immedesimava. Lo stesso risolino isterico, presto soffocato dall'angoscia era il segno che la sua mente in quel momento era molto fragile. Allargando ancor di più il sorriso, il Rosso continuò ad osservare il giovane rannicchiato, sicuramente avrebbe preferito scomparire piuttosto che restare in quel bagno ad attendere la sorte. Ogawa doveva continuare la sua missione anche per lui.

    «Tutto si risolverà, fidati di me»

    Fu quell'ultima frase con la quale si congedò. Dentro di lui sentiva di aver fatto al ragazzo una promessa solenne, forse anche troppo impegnativa rispetto alle capacità che possedeva. Mosso da uno strano senso eroico, impegnandosi in prima persona per dare la possibilità al moro di salvarsi. Non era mai stato un tipo da grandi discorsi motivazionali, ne tanto meno si era mai messo in gioco per altri, soprattutto se sconosciuti. Ma tutta quella surreale situazione spinse il suo spirito e il suo cuore ad andare oltre, motivandosi ulteriormente con l'idea che avrebbe salvato quella vittima degli eventi.

    Lo devo salvare~ Si ripeté, sentiva le sue viscere vorticare per l'adrenalina che ora caricava il suo corpo. Si voltò verso la porta da cui era entrato, pronto a fare tutto ciò che era in suo potere per portare a termine il suo compito. Se prima soltanto le parole della donna ombra -nomignolo che girava nella sua testa dall'incontro nello sgabuzzino- lo avevano investito di un ruolo in tutta quella faccenda, ora quel nuovo carico di motivazione lo avrebbe spinto a muoversi ancora più velocemente e cercare con ancora più foga quel dannato testa-di-zucca che impediva le comunicazioni.
    Mosse il primo passo. Il suo sguardo venne attirato da un particolare che fino a quel momento gli era sfuggito. Ci volle qualche istante per mettere a fuoco quell'agglomerato scuro che fino a prima stava dietro la porta dei servizi maschili.
    Kataj sbiancò.
    Quello che fino a quel momento era un dettaglio che non aveva notato, era l'unica cosa che avrebbe dovuto cogliere immediatamente. Senza troppe difficoltà infatti riconobbe una zucca intagliata con uno sguardo infernale, malamente avvolta da dei vestiti neri praticamente uguali a quelli dei terroristi la fuori. Il suo sguardo si bloccò per un lunghissimo istante davanti alla tremenda rivelazione, gli occhi vuoti e quel ghigno demoniaco della zucca, sembravano deriderlo per la sua stoltezza.
    Non poteva essere un eroe, ma soltanto l'ultimo degli stronzi.
    Tutta la carica che fino a prima lo faceva sentire ad un metro da terra, si spense come una candela nel mezzo di una tempesta, schiacciando -metaforicamente- la sua faccia contro il pavimento.

    «Ma che caz...»

    Esclamò ma nemmeno riuscì a finire la frase. Improvvisamente un freddo glaciale perforò le sue carni a livello della spalla, seguito da un bollente dolore dilagante che prese tutta la zona del trapezio. In un primo momento non riuscì a comprendere cosa fosse successo, sbigottito da ciò che davanti ai suoi occhi lo etichettava come stupido. L'unico pensiero che in quel momento era ben saldo nella sua mente fu che alle sue spalle si trovava proprio il suo obbiettivo. Era stato soltanto un cretino a cadere in una quella trappola e ne pagò le conseguenze. Istintivamente si voltò e indietreggiò, il dolore aumentava ogni secondo di più, tanto che con la mano sinistra andò subito a toccare il punto dove sentiva dolore. Davanti ai suoi occhi quello che aveva titolato come pavido, reggeva con la mano destra un coltellaccio, ora sporco del sangue di Kataj. Soltanto in quel momento, quando il suo cervello si rese conto dell'accaduto esplose il dolore. Indietreggiò ulteriormente e si accasciò a terra, proprio vicino alla zucca che prima lo derideva. Cozzò con la schiena contro il muro e scivolò lungo la parete lasciando una sottile linea di sangue su di essa. Premé sulla ferita utilizzando il muro di quel cesso, spostò la mano e la guardò sporca di sangue.

    Come ho fatto a farmi sfregare?~ Un tarlo che ormai divorava il suo cervello, fino a pochi istanti prima si sentiva come uno dei supereroi dei fumetti, pronto a dare la vita per quello che -a parer suo- era una povera anima spaventata. Mentre adesso la tragica verità lo metteva in condizione di essere lui la vittima e il moro il carnefice. Aveva peccato di superbia, e ben gli stava. Per un solo istante aveva dimenticato di essere soltanto un ragazzo sbandato e senza obbiettivo, che per sbaglio vestì i panni dell'eroe, cadendo nella più bieca ingenuità. Forse era quello che provocava il dolore più grande in Kataj. Perché in tutto questo la profonda ferita alla spalla, pur generando un dolore d'intensità che mai aveva provato, non era la cosa che più lo spaventava, anzi. Osservava la sua mano insanguinata e sentiva il trapezio urlare per la ferita ma non lo percepiva come una cosa totalmente negativa, sfiorando per un secondo anche un'insana attrazione verso quella sensazione sul suo corpo.
    Ma fu solo un momento, la realtà fattuale lo richiamò da queste divagazioni.
    Una cosa riuscì a notare nonostante le forti emozioni. Lo sguardo del suo aguzzino non era mutato da prima, assumendo ancora quei tratti stralunati e impauriti. Non era convinto di quello che aveva appena fatto, probabilmente non aveva mai usato un'arma. Da quella posizione un vero assassino avrebbe potuto annichilire completamente Ogawa. Invece il moro era più spaventato di lui e nonostante tenesse l'arma salda nella sua mano, alzando entrambe le braccia come a voler simulare una guardia, era malfermo sulle gambe, segno che non sapeva come continuare quella situazione.
    Kataj sentiva il caldo sangue scorrere lungo la sua schiena, premendo forte contro il muro pensava di riuscire almeno a tamponare un poco quella fuoriuscita. Dalla sua esperienza nel combattimento vedeva che davanti a lui aveva un avversario poco convinto dei suoi mezzi, ma non da sottovalutare vista la condizione di svantaggio del Rosso. Tentare un attacco sarebbe stato sciocco, era completamente in vista del proprio avversario e la spalla dolorante gli rendeva difficili i movimenti con il braccio destro. Avrebbe dovuto giocare di psicologia -spiccia, visto che era più che un improvvisato- per aver una possibilità di cavarsela in quella situazione. Cercando di mantenere uno sguardo il più composto possibile, senza cadere in smorfie di disperato dolore, incrociò gli occhi con il suo avversario. Non riuscì a trattenere una malsana, seppur lieve, risata. Guardando quella situazione, trovava strano che il suo aguzzino fosse molto più intimorito di lui.

    «E ora che si fa?»

    Domandò con sprezzo al moro. Davanti ai suoi occhi aveva soltanto un nemico da eliminare, qualunque fosse il modo migliore per farlo. In quella situazione stava imparando forse una delle prime lezioni per ogni Vigilante: sono gli Heros a salvare gli innocenti, un Vigilante doveva soltanto pensare a punire i criminali.

    «Mi hai proprio fregato prima, complimenti! Io pensavo di poterti aiutare e invece sono io ad aver bisogno di aiuto ora»

    Mentre parlava con tono quasi scherzoso, la sue mani cominciarono a muoversi. La mano destra tentò di scivolare lentamente dietro alla zucca intagliata vicino a lui, l'intento era cercare di prenderla il più saldamente possibile così da aver la possibilità di lanciarla verso il moro cercando di distrarlo. Non sarebbe riuscito a fare grandi movimenti con quel braccio, considerato il dolore al trapezio, ma credeva che stringendo i denti ci sarebbe riuscito.

    «Quello che mi chiedo è, quando i tuoi compari la fuori scopriranno che ti sei chiuso in bagno levandoti pure il travestimento, come reagiranno?»

    Contemporaneamente la sua mano sinistra tentò anch'essa a scivolare dietro la sua schiena. I movimenti erano lenti ma continui, cercando di essere il più naturale possibile. Appena sarebbe stato sicuro che la mano fosse nascosta, Gummy avrebbe fatto la sua comparsa. Tra le dita infatti avrebbe cercato di far fuoriuscire una piccola quantità di quella sostanza rosa che il suo corpo produceva. Nonostante non fosse semplice, avrebbe cercando di accumularne il più possibile tra pollice ed indice, sufficiente per creare ciò che nella sua mente stava progettando.

    «Non mi sembrano molto ragionevoli quelli la fuori, mentre tu mi sembri molto più sveglio. Poco prima di entrare ho visto un Hero cominciare a dar battaglia ad uno dei tuoi compari, suppongo che presto questo posto pullulerà di polizia e Heroes in supporto. Giunti a quel punto non credo che nascondersi in bagno sarà la scelta migliore»

    Era una azzardo il gioco che stava facendo. Non sapeva le reali intenzioni del moro, nonostante vedesse dal suo sguardo la poca convinzione, poteva essere l'ennesima sceneggiata. Ma era l'unica carta che si sentiva di giocare in quel momento, in un modo o nell'altro avrebbe reagito e lui sarebbe stato pronto, qualunque fosse l'atteggiamento del suo avversario. Nel frattempo avrebbe cercato con il pollice e l'indice si appallottolare una piccola quantità di sostanza rosa creando una piccola sfera da usare come proiettile, mentre altro blob appiccicoso avrebbe creato un piccolo laccio elastico per costruire una fionda. La sua tattica infatti sarebbe stata quella di confondere l'avversario con il lancio della zucca, procurandosi il tempo necessario per cercare di alzare il braccio sinistro, mirare e tendendo la "fionda" con la mano destra, già posta davanti dopo il lancio della zucca, scoccare un proiettile rosa indirizzandolo verso la testa del moro. Voleva colpirlo il più forte possibile, così da fargli -sperava- perdere conoscenza o almeno fargli perdere l'equilibrio. Kataj ricordava bene infatti le parole della donna-ombra: doveva cercare il suo obbiettivo, eliminarlo e ripristinare le comunicazioni. Ancora non sapeva cosa bloccasse la trasmissione con l'esterno, ma sicuramente fermare il nemico sarebbe stato un buon inizio per scoprirlo.
    Tutto ciò non venne subito messo in atto dal Rosso, esso infatti avrebbe aspettato la reazione alle sue parole prima di decidere come agire. L'obbiettivo infatti era principalmente dissuaderlo dal continuare a supportare le teste-di-zucca la fuori, magari senza nemmeno colpirlo con la sua offensiva. Sarebbe stato più semplice se il suo charme avesse funzionato e il moro, avesse collaborato sospendendo l'interruzione delle trasmissioni. Ma anche il quel caso, Ogawa avrebbe deciso se cercare di colpirlo oppure continuare con la sceneggiata che aveva cominciato.

    «Pensaci, per quanto ti abbiano promesso per questo lavoro, non è detto che alla fine tu venga retribuito anzi, potrebbe darsi che loro decidano di eliminarti per evitare che ci siano testimoni»

    Ora lo sguardo si fece più duro e serio, i denti si strinsero per il dolore ma anche per dare ancora più pathos a tutto il discorso che stava ordendo.

    «E se le forze dell'ordine faranno irruzione, credo che l'unica ricompensa che potrai ricevere sarà un bel periodo in gattabuia, dove c'è gentaglia molto più pericolosa»

    Enfatizzò il tono nell'ultima parte. La prigione non era sicuramente un traguardo auspicabile per un ragazzino come il moro. Se infatti fosse stato un semplice reclutato per soldi, forse davanti a certe considerazioni si sarebbe arreso e avrebbe collaborato. In caso contrario, se fosse stato un vero criminale, Kataj era pronto a tentare la sua offensiva. C'era ancora una cosa che però il Rosso doveva comunicare al suo avversario, forse la frase più importante. Una lasciapassare.

    «Smetti di appoggiare quei terroristi e vieni con me, troveremo una via d'uscita da tutto questo inferno senza che nessuno scopra cosa sia successo, né polizia né criminali. Lasciamo che se la sbrighino tra di loro, è l'unico modo per guadarci qualcosa»


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    • Status: Danno medio deltoide dx
    • Tecniche usate: Gummy Bullet
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    Gummy Bullet [Livello 1]
    Scollarsi Gummy è difficile ma non impossibile. In particolar modo per Kataj, che nonostante lo personifichi per poter maledire qualcuno, sa perfettamente che è tutto frutto della sua volontà. Per questo si sforzò di capire come poter staccare del suo corpo la gomma, in principio con movimenti violenti dettati dalla rabbia, vide che poteva scagliare Gummy come fosse un proiettile. Imparò a creare una piccola sfera allungata, simile ad una supposta. Facendola passare tra le dita e utilizzando Gummy come fionda, riesce a scagliare il proiettile rosa con la stessa velocità di un colpo di pistola. Il suo danno sarà prevalentemente contundente, ma potrebbe diventare perforante se dovesse colpire un materiale poco resistente.
    Costo: 15
    Danno/Effetto/Distanza: Lieve/Tecnica a distanza/2 metri

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    CITAZIONE
    Pur non volendo usare la tecnica in questo turno, ma avendo spiegato l'eventuale strategia, ho messo la descrizione e ho scalato l'energia non sapendo come comportarmi.
     
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    Il dolore invase rapidamente i sensi di Kataj, seguito dalla sorpresa e lo spavento istintivi, ed infine all'amara realizzazione di essere stato fregato. Si mortificò a lungo, tormentandosi e chiedendosi come aveva potuto cadere in un trucchetto simile, ma la verità era che il giovane dai capelli neri non aveva realmente intenzione di accoltellarlo finché... beh, finché non lo aveva fatto. Era stato un gesto impulsivo, spinto dal terrore, perché se Kataj avesse visto la testa di zucca avrebbe immediatamente capito che il terrorista era lui, ed aveva dichiarato più o meno esplicitamente che avrebbe fatto il possibile per contrastarli. Non gli sarebbe voluto poi molto per rendersi conto di aver lasciato il sospettato numero uno chiuso in uno stallo pubblico, quindi meglio agire d'anticipo e pugnalarlo. Eccetto che non era così facile come sembrava, il corpo di Kataj era tonico, e anche se così non fosse stato non bastava un generico coltello in mano ad un ragazzino terrorizzato a perforare un uomo a morte, soprattutto passando dal trapezio, dietro il quale vi erano anche la scapola e la gabbia toracica da oltrepassare prima di arrivare ad infliggere una ferita potenzialmente mortale.
    Non che quella che era riuscito ad infliggere non fosse dolorosa e certamente gli dava un vantaggio che si sarebbe altrimenti sognato contro quel vigilante improvvisato. La freddezza del giovane dai capelli rossi fu notevole, dopo essere arretrato e barcollato a terra con la schiena posata al muro - lasciando peraltro una macabra traccia cremisi sul muro - fissò il giovane in silenzio per diversi secondi, con aria seria e composta, come se gli stesse implicitamente chiedendo se era soddisfatto di ciò che aveva fatto, concludendo il tutto con una risatina che fece rabbrividire l'altro.
    -Ti sbagli, non ti ho..!- Fregato? Sì interruppe a metà della frase, rendendosi conto che invece sì, era esattamente ciò che era successo: lo aveva convinto di essere innocuo mentre in realtà era uno delle teste-di-zucca e poi lo aveva attaccato alle spalle. Non poteva dire nulla a sua difesa. Notò con la coda dell'occhio la mano di Ogawa posarsi sulla zucca ma non credeva potesse farci chissà cosa, pensò che vi si stette al massimo posando. Alle provocazioni di Ogawa, tuttavia, strinse i pugni con rabbia.
    -N-non mi sto nascondendo!- Sbottò. -Sto... facendo la mia parte.- Abbassò lo sguardo, dubbioso, come se si fosse reso conto di aver parlato troppo con un nemico. Del resto la prospettiva di combattere con quello era orribile e ogni minuto in cui facevano qualsiasi altra cosa gli andava benissimo, quindi inconsciamente accettò di continuare a parlare. -U-un Pro-hero?- Sciocco da parte loro considerare che non potesse essercene nessuno in borghese che aveva semplicemente scelto di partecipare alla festa come cliente, forse. Scosse il capo, cercando di tranquillizzarsi: i suoi amici erano tanti ed erano forti e si erano preparati, erano sicuramente in grado di tener testa ad un solo Pro-hero, specie se non era fra quelli più famosi - perché se lo fosse stato era sicuro che l'altro non l'avrebbe presentato come "uno Hero". Bastava neutralizzarlo lì e subito.
    Quando si parlò di soldi, fu quando la sua presa sul coltello si fece più salda e la sua espressione più ferma. Non c'era garanzia che andasse bene, ovvio, ma se si era ritrovato in una situazione del genere era proprio perché non poteva più farne a meno. Quei soldi gli servivano, e non aveva altra scelta se non essere dove si trovava ora, se non altro in prigione non sarebbe morto di fame ed avrebbe avuto un tetto sotto cui dormire. In quanto all'essere eliminato ne dubitava, erano persone che conosceva e, nei limiti di quanto ci si possa fidare di un criminale, si fidava.
    -Ma tu che diavolo ne sai!? E chi sei per potermi offrire una via di uscita!?- Sbottò quindi, alzando il coltello come a volersi difendere dalle parole di Ogawa. E poi lo aveva appena accoltellato, era ovvio che ce l'aveva con lui! Ironico a dirsi, ma non poteva certamente fidarsi di una persona che aveva appena accoltellato. -Stai lì a terra e non ti muovere, altrimenti sarò costretto... Esordì, lasciando cadere la frase nel vuoto e deglutendo con aria tutto tranne che minacciosa, ma rendendo palese il suo rifiuto alla collaborazione.
    Il rosso avrebbe dunque fatto del suo meglio per "lanciare" la zucca contro il suo legittimo proprietario, ma col braccio in quelle condizioni il meglio che riuscì a fare fu fargliela rotolare addosso: questi sollevò il piede e la fermò istintivamente, calando lo sguardo su di essa per qualche istante chiedendosi perché gliel'avesse lanciata. In qualche modo la distrazione quindi funzionò, ed Ogawa fu libero di fare fuoco con il suo Quirk: il piccolo proiettile rosa si schiantò con forza sulla fronte del nemico mandandogli la testa indietro con lo sguardo rivolto verso l'alto: un bernoccolo iniziò immediatamente a formarsi sul punto colpito, ma sfortunatamente il danno non fu sufficiente a mandare il ragazzino K.O.
    -M-maledetto!- Esclamò, avvicinandosi le mani alle tempie, strizzando gli occhi e sprigionando quella che parve una sorta di onda d'urto dalla fronte. Kataj avrebbe sentito una lieve spinta, dopodiché avrebbe iniziato a fargli terribilmente male la testa, come se qualcuno vi stesse trapanando dentro.
    Nulla che gli rendesse impossibile muoversi, per ora, però poteva sentire chiaramente le membra intorpidirsi di minuto in minuto e il controllare i propri movimenti era sempre più difficile. Se non altro, copriva in maniera abbastanza efficace il lancinante dolore della ferita alla schiena, perlomeno finché non la tirava troppo: tirare cazzotti era ancora fuori discussione.



    CITAZIONE
    Hai fatto bene a scalare, proseguiamo con la fase di combattimento. Le onde emesse dal personaggio nemico causano Stordimento, ma per questioni di bilanciamento l'applicazione dello status non sarà immediata bensì vi sarà un buildup di tre turni, al termine dei quali se Kataj sarà ancora soggetto alle onde mentali del nemico subirà lo status alterato.

    Buildup Stordimento: 1/3
    CITAZIONE
    Stordimento: Questo status è pari alla confusione, e si può subire se colpiti da una tecnica o da un equipaggiamento che lo provoca, sia esso effetto secondario o principale. Funziona una sola volta per role ed ha una durata di un turno. Una persona stordita non può difendersi né attaccare durante il turno dello status.

    CITAZIONE
    Quote separato per dire che ho completamente perso la cognizione dei turni e abbiamo già passato da qualche giro il quinto turno! Arrivati al quinto, da regolamento, ti spetta una piccola ricompensa :zizi:
    Per maggiori informazioni, ti invito a consultare il topic Achievements & Rewards.
     
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19 replies since 3/11/2021, 00:16   520 views
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