et domus sua cuique est tutissimum refugium

Single Quest (OM.)

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    "Ce privilège d'être partout chez soi n'appartient qu'aux rois, aux filles et aux voleurs"



    SPOILER (click to view)
    È una single quest un po’ originale. Da subito come cornice per il mio pg lo ho fatto risiedere in una villa abbandonata e man mano nella mia testa l’edificio ha preso forma. Alex si ispira ai classici vampiri aristocratici dei film e vorrebbe farla diventare la sua reggia sebbene ora vessi in condizioni pietose Per rendere l’idea è una situazione simile a quella della casa di Tyler in “fight club”. Quindi in questa sq vi farò fare un piccolo tour dell’edificio. Ora l'ho scritta un po' di getto in una pausa dallo studio ma di sicuro farò una versione 2.0 molto più dettagliata, stay tuned.Detto ciò enjoy.


    L’abitazione si affaccia su una strada secondaria, che interseca perpendicolarmente il viale principale. Un grande cancello arrugginito chiude un cortile rettangolare che separa la recinzione dal portone d’ingresso. Ora è marcio ed il lucchetto è stato forzato, un tempo però svolgeva quotidianamente il proprio compito, proteggendo l’abitazione da terzi indesiderati. Le recinzioni, originariamente dorate e sormontate da ornamenti appuntiti, hanno perso quasi interamente la verniciatura e ormai di acuminato non mostrano proprio più nulla. Gran parte del lato destro non c’è più e quello che rimane del sinistro è stato divelto, probabilmente da qualche ubriaco in auto che ci è andato a sbandare contro. Superato il cancello, un sentiero in terra battuta scorre nel cortile in ghiaia, quello probabilmente è sempre stato così, non era nulla che il tempo avrebbe potuto cambiare. Cinque gradini di pietra con ai margini due piani ospitanti due telamoni sorreggenti la trave sottostante ad una replica di un timpano classico, conducono alla porta principale. Il portone a due battenti è in legno, praticamente del tutto marcio. I cardini erano saltati, forse buttati giù dalle forze dell’ordine. All’arrivo di Alex il pipistrello trovò un gran fiocco a bande nere e gialle con cui il suo regalo era stato impacchettato. Voci dicevano che nella casa si fosse consumato un omicidio, altri che fu semplicemente abbandonata. Il cartello “vendesi” piantato nell’aiuola esterna invece dava ad intuire che gli ex proprietari si fossero rassegnati. Ormai vivere in quel quartiere era diventato insostenibile per una famiglia altolocata. Distante dal centro della città era in una zona calda fra zona urbana e bassifondi. Questi negli anni avevano guadagnato terreno, mangiando e consumando tutto quello che incontravano. I reietti si erano riprodotti, proliferando come piccoli parassiti fastidiosi. Drake schiaccia sotto il suo stivale una blatta. L’insetto emette un rumore croccante, poi molliccio. Alzando la suola una bava collosa e filante pende dalla suola. Alzando lo sguardo si nota la parete scrostata. Tre piani un tempo maestosi lo fissano, con quelle finestre timpanate in stile neoclassico che paiono occhi. Di vetri se ne erano salvati due, di imposte cinque, forse sei. La stragrande maggioranza erano chiuse da assi inchiodati dall’interno. Non era un dettaglio fondamentale per il pipistrello, a lui il buio non dispiaceva affatto.

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    Dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l’inquilino.
    (Victor Hugo)


    All’ingresso si trova un ampio atrio circolare. Al centro di esso pende un imponente lampadario di cristallo. Di pietre ovviamente non ne sono rimaste più, sono tutte state trafugate. Due corridoi si diramano dalla stanza: il primo, a destra, conduce ad una lunga e stretta stanza, occupata nella sua interezza da un tavolo quasi chilometrico. Non ci sono più sedie però. Quasi tutte hanno infatti almeno una gamba rotta e quelle che si sono salvate si possono contare sulle dita della mano di un monco. Il lungo tavolo in legno è ancora “vivo”, passando la mano sul levigato piano increspato solo dai nodi del mogano lo si può sentire comunicare tutta la sua resistenza. Era un tavolo forte. Il soffitto è decorato da un affresco un po’ bizzarro che richiamava vagamente l’ultima cena. Non solo Drake lo trovava fastidioso e fuori luogo, oltre ad essere ormai scolorito e a pezzi; di tanto in tanto piovevano calcinacci, dritti in mezzo alla tavola. Da una porticina della salasi accede poi alla cucina. Una lunga serie di fornelli grassi se ne stanno li a non funzionare. Come avrebbero potuto senza gas? Nemmeno la cappa soprastante funziona. Anche la corrente è stata tagliata. Alex progettava di attaccarsi alla rete pubblica deviando un traliccio dell’alta tensione. Doveva solo capire come fare senza essere folgorato. L’acqua c’era. Aprendo il rubinetto una sostanza fra il beige e il marrone scorreva dalle tubature. Dopo un po’ iniziava anche a schiarirsi, tuttavia non mi sentirei di consigliare a nessuno di berla. Un gigantesco frigorifero ospita sacchetti di ghiaccio usati per tenere al fresco le scorte di sangue di Alex. Le sacche, rubate da un’ambulanza, sono tutte ordinatamente contrassegnate da un’etichetta. Data e fonte di provenienza sono scritte in pennarello indelebile nero. Il pavimento in piastrelle bianche è appiccicoso e a tratti scivoloso. Solo nelle zone in cui la polvere ha aderito al grasso formando una raccapricciante moquette si riesce a camminare senza perdere l’equilibrio. L’unica finestra della stanza che avrebbe dato sull’esterno era stata murata.

    Edited by OM. - 31/5/2018, 16:18
     
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    Ti ricordi dell’atrio, quello con il lampadario? Bene se da li svolti a sinistra, invece che a destra, raggiungi un corridoio. Tre porte messe in fila una accanto all’altra, separate da un vaso di piante morte. La prima è lo studio, ricco di libri polverosi, collocati dietro ad una scrivania. La stanza è quella che ha subito meno atti di vandalismo in assoluto. Probabilmente il magnetico fascino della cultura metteva a disagio ogni teppista, tossico o senzatetto. Fatto sta che lo studio è quasi perfettamente inviolato, non per nulla è una delle poche porte ancora in piedi. L’ambiente adiacente è un soggiorno. Contiene un divano polveroso e coperto da toppe ed una lampada rotta. Agli angoli è possibile notare un’artistica composizione di siringhe usate e lacci emostatici di qualche ospite che è passato per un saluto. Il soffitto è letteralmente bucato. Un buco dal diametro di trenta centimetri apre un’inusuale finestra sulla cabila armadio soprastante. Passi dal buco, e sei in una stanza molto buia. Api la porta cigolante ed entra un fascio di luce. Ora puoi vedere calzamaglie, vecchi vestiti di lusso mangiati dalle termiti. Parrucche e stivali riposano in pesanti bauli. Alcuni sono chiusi a chiave ma potresti facilmente aprirli facendoli rotolare giù dalle scale. Avresti potuto usare anche quelle per raggiungere il primo piano. Lunghe scale di marmo con un corrimano su entrambi i lati si biforcano in due gradinate più strette che conducono alla doppia sezione della zona notte. Da un lato le camere da letto, quella padronale e due per gli ospiti; dall’altra parte la cabina, in cui ti trovi ora ed il bagno. Di bagno ce n’è uno anche di sotto, ti ricordi la terza porta? Quella in cui non siamo stati. Non ti ci ho portato per la puzza incredibile. Quell’odore rancido di fogna che farebbe desiderare a chiunque di essere nato senza naso. Il gabinetto si era intasato e quando piove tutta l’acqua delle condotte fognarie risale e fuoriesce. Dove stai andando? No, non da quella parte, saliamo, torniamo al piano superiore. E levati quella parrucca usata che ti prendi i pidocchi. Una scala a chiocciola porta al terzo piano a soppalco. Nella parte inferiore una stanza principale è connesse a quattro più piccole. Dei molti quadri o arazzi che una volta coprivano la parete ora sono rimasti o le cornici o le tele, mai entrambi. Nei piccoli ambienti si trovano talvolta un tavolo, credenze, poltrone scucite. È un gran caos e non si riesci più a capire quale fosse la funzione originaria delle varie stanze. Non andar per di là! Quella che si affaccia sul cortile posteriore è inagibile. Le solette in cannette sono completamente marcite per le infiltrazioni d’acqua e c’è il rischio che con il tuo peso ceda il pavimento, facendoti piombare un una delle stanze degli ospiti. Sono quasi le sei del mattino, sta per sorgere il sole. Lascia in pace Drake, ha bisogno di riposo. Domani sarà una lunga giornata per lui. Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole. (G. V.). Quando si sveglia gli dirò di chiamarti. Tu passa domani notte, ancora non hai visto la torre, il tetto e il cortiletto sul retro. Alex sta facendo gran lavori per cercare di riportare in vita la tenuta. Un giorno avrà la sua casata. Ti sei mai chiesto cosa sognano i pipistrelli, appesi al buio a testa in giù durante il giorno? Ecco cosa sogna Drake. Pulirà il quartiere da quelle merde di cane: dai tossici, i barboni, i teppisti. Seguaci si uniranno a lui, la reggia allora sarà splendida, il quartier generale dei sogni. Sarà il capo, leader indiscusso e rispettato. Ma ora è nulla, uno zero. Uno di quei pesci brutti che metti nell’acquario per mangiare le porcherie che si attaccano al fondo. Un pezzo di melma che sporca i sassi. Per questo doveva rimboccarsi le maniche, questo lo spingeva a lottare. Mi sembrava di essere stato chiaro, vai via o no?
     
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