Sussurri nel Corteo Nero: Tocho

Il giorno della Manifestazione che aveva spezzato il Giappone in due era finalmente giunto. Il Corteo "Razzista" (a detta dei più critici del Movimento Anti-Mutant che aveva appena deciso di uscire allo scoperto), che era stato autorizzato dal Governatore di Tokyo, stava per riempire le strade del centro della città, diffondendo forse l'odio come un veleno proprio dal suo centro pulsante.
Erano le nove di mattina, e il corteo sarebbe iniziato solamente alle dieci. La Pro-Hero Whisper aveva messo la sua agenzia in prima fila: specializzati nel gestire situazioni critiche, ad esempio situazioni con ostaggi, erano probabilmente la forza più adatta a gestire una situazione del genere. Come se l'intera città fosse sotto assedio dal Movimento, e tutti gli abitanti ne fossero gli ostaggi.
Il Governatore, di tutt'altro avviso, aveva accettato la Manifestazione con la convinzione che i manifestanti non avrebbero compiuto atti violenti. Le opinioni erano estremamente discordanti anche su questo fatto: c'era chi tacciava il Governatore stesso di appartenere alle file razziste e chi, invece, ne lodava la mossa diplomatica nel concedere uno sfogo pubblico ad un malessere che, se contenuto, non poteva che crescere in un modo peggiore, scoppiando allora sì in violenza pura.
E proprio per questo, considerando sì la situazione come una sorta di crisi ma al contempo non trovandovi alcun rischio intrinseco (forse sottovalutandola), il Governatore aveva proposto di poterla utilizzare come "lezione sul campo" per alcuni studenti della UA. Ironicamente il Presi-King, nonostante il suo aspetto leonino, aveva accettato senza indugio. Anzi, vuoi per casualità o vuoi per il puro sadismo di un educatore vecchio stampo, metà dei ragazzi da lui scelti tra le decine di richieste volontarie che erano giunte erano proprio mutant. Le sottoscrizioni erano ovviamente volontarie visto che, pur non rappresentando secondo il Governo di Tokyo "un pericolo", il contenuto della Manifestazione era comunque altamente politico e poteva certamente avere un impatto non da poco sulla psiche degli studenti.
Benvenuti! - le strade erano ancora mezze vuote e i giovani aspiranti eroi si trovavano vicino al Parco di Ueno, di fronte all'edificio sede di Providence. A parlare era proprio la giovane eroina Whisper, a capo dell'operazione. Camminava freneticamente su e giù davanti ad una folla di circa trenta persone composta dai suoi dipendenti, alcuni tirocinanti della sua associazione e ovviamente i ragazzi della UA. Questi erano un gruppo decisamente assortito: due di loro avevano la licenza, uno era uno studente del secondo anno e un altro un tirocinante sotto Endeavor prestato all'operazione, seguiva un altro ragazzo di seconda e ben tre giovani ragazzi che frequentavano il primo anno.
Il lavoro di oggi... potrà essere estremamente facile o estremamente difficile. - disse l'eroina francese con una nota di accento straniero, sottolineando quasi l'ovvio. Dietro di lei erano parcheggiati un paio di camion dalle porte aperte, da cui spuntavano numerose casse aperte. Leticia mosse la mano destra verso una di esse e tirò fuori un piccolo dispositivo di colore bianco che aveva tutta l'aria di essere un auricolare.
Ognuno di voi sarà dotato di uno di questi. - iniziò a spiegare l'eroina, mostrando l'aggeggio a tutti con un flebile sorriso sul volto - Questi dispositivi auricolari sono già sincronizzati per formare delle "squadre". Il pulsante superiore permette di comunicare con la propria squadra mentre quello inferiore di riferire a tutti gli altri dispositivi. - proseguì a spiegare, per poi scostare la bionda chioma con la mano sinistra ed inforcare la trasmittente nell'orecchio destro.
Mark e Tanaka... - proseguì, cercando di distinguere il loro volto, che aveva visto solo per foto, tra la folla - Voi seguirete Heroar. - aggiunse quindi la donna, fermando la sua frenetica camminata avanti e indietro - Shinso e Rossi, voi invece starete con Wild. E con questo abbiamo finito gli studenti. - fece un paio di secondi di pausa - Wild e Heroar sono in possesso di una Licenza, pertanto seguite i loro ordini. Ricordate che non potete utilizzare l'unicità senza la loro autorizzazione... - aggiunse quindi, cercando di scorgere il leoncino tra la folla essendo tra i due il più riconoscibile - E voi ricordate che qualsiasi loro azione dopo il vostro "OK" è di vostra diretta responsabilità. - concluse, facendo un cenno ai suoi collaboratori - Spero non ce ne sia bisogno, ma se doveste fare uso dell'unicità, se possibile, avvisatemi prima.
I suoi collaboratori presero quindi le casse dal camion e iniziarono a girare tra la folla di eroi ed aspiranti tali. Ogni cassa conteneva tre auricolari, il numero di membri dei team. A questo punto i ragazzi avrebbero quindi dovuto raggrupparsi per ottenere i dispositivi già sincronizzati. Ci vollero un paio di minuti per terminare il processo, dopodiché Whisper prese nuovamente parola.
Prova? - sussurrò, premendo un tasto sull'auricolare, per testarne il funzionamento. I giovani avrebbero quindi sentito la sua voce nell'orecchio in cui avevano posizionato l'auricolare - Ok, Team Takeguchi... - le trenta persone erano ovviamente divise in dieci Team da tre membri. Ad ognuno di essi venne affidato, in questi cinque minuti, uno dei punti nevralgici del centro città.
Team Wild, voi vi occuperete dell'Incrocio di Shibuya. - disse quindi l'eroina francese dopo qualche minuto - Team Heroar, voi vi occuperete del Tokyo Metropolitan Government Building. - aggiunse. Non vi erano mezzi a disposizione, anche perchè sarebbe stato pericoloso utilizzarne in presenza dei manifestanti, quindi avrebbero dovuto raggiungere le rispettive postazioni a piedi. Avevano poco meno di un'ora di tempo.
Ricordatevi che il vostro compito è solamente quello di tenere in sicurezza la città e i cittadini. Le... - fece un paio di secondi di pausa, abbassando lo sguardo - Lasciate le vostre convinzioni personali fuori da questa storia. Potete andare!
Concluso il discorso, Whisper prese il suo mantello e salì su uno dei camion dai quali erano state tirate fuori le casse. Nel giro di qualche secondo i camion sparirono dalla loro vista e gli studenti rimasero fuori mentre anche il resto della folla di eroi si attivava per dirigersi alla postazione assegnata. Probabilmente gli sarebbe convenuto fare lo stesso prima di fare casini.
Nel loro viaggio verso la postazione, avrebbero certamente potuto vedere numerosi manifestanti. Sul marciapiede, sui mezzi pubblici. Molti di loro indossavano già completamente quel vestito nero con cappuccio a punta che li contraddistingueva, altri invece lo portavano in braccio mostrando fieri il proprio volto. Pian piano, mentre l'orario designato si avvicinava, quella massa nera e indistinta sembrava farsi sempre più densa.
Il luogo che il Team Heroar avrebbe dovuto pattugliare era il Tokyo Metropolitan Government Building, comunemente e più brevemente conosciuto anche come Tocho. La struttura del Palazzo era, in realtà, triplice: quello che spesso veniva considerato il Palazzo vero e proprio era solo uno dei tre edifici che lo componevano. Questo, il più caratteristico, era composto da una torre di 47 piani che si divideva in due strutture più alte a partire dal 33esimo, quello che le univa in una singola struttura, ed era meglio conosciuto come Edificio Metropolitano Principale di Tokyo N.1. Di fronte ad esso una piazza semicircolare, la Tomin Hiroba, lo separava dal Keio Plaza Hotel, uno dei migliori Hotel della città. Proprio in questa piazza si sarebbe probabilmente accumulata la folla manifestante, trovando uno spazio ampio.
Fortunatamente non si trattava di uno dei punti più nevralgici di quella Manifestazione, altrimenti non avrebbero mandato dei giovani aspiranti eroi a pattugliare. Il Palazzo era ovviamente la sede del Governo di Tokyo e, come detto, il Governatore aveva acconsentito alla Manifestazione stessa: il Movimento Anti-Mutant non aveva quindi alcun interesse nell'assaltare il Palazzo ed aggredire il Governo. Con un po' di fortuna sarebbero probabilmente riusciti a terminare quella giornata in tranquillità e tornare a casa. Certo, le loro probabilità diminuivano visto che uno di loro assomigliava ad un leone e l'altro ad un lupo ma... Beh, in ogni caso, per iniziare avrebbero dovuto cercare un posto dove fermarsi una volta raggiunto il luogo. Presa la Linea E dal Parco di Ueno avrebbero raggiunto il Palazzo in poco più di una mezz'oretta e visto che la folla per le strade non era ancora gremita avrebbero certamente trovato un posto dove piazzarsi per la propria pattuglia.

La Tomin Hiroba, conosciuta anche come "Citizen's Plaza", era una piccola piazzetta semicircolare sovrastata nell'immediato dalla struttura più maestosa del Tocho e fondamentalmente racchiusa all'interno della sua costruzione dall'altro edificio del Governo di fronte ad esso. Tagliata in due da una strada a doppia corsia, poteva fungere grazie alla sua forma da cassa di risonanza per quella manifestazione. L'interno era ampio, le uscite erano strette: se fosse successo qualcosa lì dentro sarebbe stato decisamente un problema. L'uomo è un animale tanto razionale quanto irrazionale e quando scatta la paura non si fa problemi a calpestare neppure i propri simili a cui un minuto prima aveva sorriso e stretto la mano. Insomma, il concetto di "uscita di sicurezza" era decisamente inesistente in quella situazione.
Giunti a Shinjuku i ragazzi non avrebbero faticato a notare le strade chiuse, forse già dalla sera prima. Posti di blocco della polizia le controllavano un po' per impedire che qualche veicolo rimanesse bloccato nella folla e allo stesso tempo per evitare che qualche pazzo idealista potesse gettarsi sulla folla con un camion. Proprio per questo motivo, anche i servizi pubblici di superficie erano stati sospesi: niente pullman giravano per la città, solamente la linea metropolitana era ancora in funzione lì in centro.
Altrettanto razionale quanto irrazionale è, nell'uomo, il timore verso il diverso che porta necessariamente verso l'odio. Chi ha paura del buio cerca di affrettarsi per accendere la luce e cancellare le tenebre, e così chi ha paura del diverso non aspetta altro che poterlo allontanare od eliminare. Checché se ne dica, quella dello sconosciuto era una delle paure più antiche dell'uomo e che tendeva ad infettare come una malattia anche le società migliori: non è un caso, insomma, che questa si fosse diffusa nella società di massa ai tempi della grande civiltà greca.
Maggiori sono i meriti di un popolo, maggiore è la paura che qualcun altro possa distruggerli, annullarli. E la società dei quirk, così perfettamente calibrata, non poteva che temere lo stesso. I mutant erano in fondo un elemento di disturbo: in quel modello dove era necessario un permesso per utilizzare i doni genetici chiamati "unicità", loro non potevano che sfuggire a questo controllo. E il loro aspetto spesso bestiale o comunque innaturale non poteva che riportare alla mente antiche teorie su come gli uomini che maggiormente assomigliano agli animali sono più naturalmente portati verso il crimine, verso l'odio, verso la malvagità. In momenti di particolare fermento, anche le teorie e le paure ormai considerate estinte non potevano far nulla che tornare con le loro parole tanto retrograde quanto rassicuranti.
La Citizen's Plaza non era una piazza enorme, anzi. Al lato sinistro vi era il Palazzo del Governo propriamente detto e alla destra oltre la carreggiata, un altro edificio accessorio con un piccolo negozio di udon: questo era inevitabilmente chiuso, probabilmente per evitare problemi durante la manifestazione. Chiacchierando, i ragazzi avevano deciso di pattugliare la piazza e di non posizionarsi di fronte al Palazzo. Pian piano la piazzetta iniziava a riempirsi e se all'inizio i membri del Movimento sembravano osservare con odio i due "mutanti" da dietro le loro pesanti maschere nere, più aumentava la gente e più i giovani venivano diluiti nella massa nera, e la loro vista celata ai nuovi arrivati. Gli uomini (e le donne) erano tutti coperti dalle stesse pesanti vesti di colore nero, il volto coperto da un cappuccio che lasciava visibili solo gli occhi similmente a quello di un altro movimento razzista di maggior fama.
Più aumentava la massa, più difficile era muoversi al suo interno. I manifestanti stringevano numerosi cartelli, alcuni tra le mani lasciate nude dai vestiti e altri innastati su pali di legno. I messaggi che i cartelli volevano lanciare andavi da insulti all'oggetto della manifestazione sino a ringraziamenti al Governatore per aver permesso la manifestazione stessa. Ciononostante, la massa nera sembrava voler lasciare ai cartelli e basta la propria voce. Nessuno, infatti, sembrava voler parlare. La piazza si era ormai riempita ed era ricoperta da quella melma nera, ma nessuno apriva bocca. Tutti erano muti, tanto che si riusciva a sentire il rumore dei propri passi. L'atmosfera era decisamente quella di un film dell'orrore come forse quasi ironicamente pensato dagli aspiranti eroi. Una massa che odia ma non parla, probabilmente raccolta lì per mostrare al Governatore l'esito di quella manovra che lui stesso aveva permesso. E che il Governatore fosse d'accordo o meno è difficile dirlo, probabilmente si trattava di un'oculata manovra per dare una valvola di sfogo a quell'odio per evitare che sfociasse in violenza. D'altro canto era passata solo una mezz'oretta dall'inizio della Manifestazione ma i membri del Corteo sembravano totalmente rispettosi e persino silenziosi. Alla fine poteva trattarsi della scelta giusta, forse.
Ehi, ma quello lo conosco. - un brusio si fece spazio tra la folla.
Sì, sì, quello... Quello ha fatto un video... - altre voci si aggiunsero, da ogni parte della piazza.
Un video contro il Governatore, sì, l'ho visto anch'io! - replicò una donna non troppo distante dai ragazzi.
E' qui per attaccare il Palazzo! - gli occhi del Corteo, unica parte visibile dai loro cappucci, erano tutti puntati contro i giovani adesso. Un'intera piazza piena di gente aveva voltato il proprio collo per osservare il gruppetto di aspiranti eroi, e come se non fosse stato abbastanza a fianco a Lion vi era un altro ragazzo dall'aspetto strano, ovvero Drake. Circondati dalla massa nera come una flebile luce nell'oscurità, cosa avrebbero fatto addesso?

La situazione stava precipitando.
Lion, nonostante avesse recepito perfettamente il messaggio dell'eroina francese che invitava i presenti a "lasciare le convinzioni personali" da parte, non sembrava intenzionato a farlo. Che i Manifestanti avessero effettivamente frainteso il suo video o meno, poco importava. Forse quello era semplicemente il lavoro di qualche aizzatore: la massa si fa trascinare dagli eventi molto spesso e lui, rispondendo in quel modo e dando loro dei "razzisti" e degli "stupidi", parlando di "accuse" e vantandosi anche di studiare alla "prestigiosa UA" era probabilmente caduto nella trappola di qualcuno che voleva solo dare ai Manifestanti un motivo per fare casino. Non erano in fondo le questioni "istruzione" e "meritocrazia" esse stesse alla base del "razzismo"? Probabilmente buona parte delle persone riunite in quella piazza erano più che convinte che il posto occupato dal leoncino all'accademia sarebbe stato più utile se occupato da qualcun altro, magari dai loro figli. Altri, invece, erano probabilmente in tutto e per tutto contro l'autorità costruita che quei tre ragazzi cercavano di rappresentare in quel luogo. Insomma, se il suo scopo era provocare il Corteo invece che farlo calmare era certamente riuscito nel suo intento.
Il compagno dalla pelliccia azzurra era certamente stato più ragionevole di lui ma purtroppo per loro le parole dello studente con licenza sembravano aver attirato tutta l'attenzione del corteo, che intanto si stava stringendo attorno ai ragazzi come una gelatina nera pronta ad assorbirli e farli cadere a picco. La ragazza, spaventata e probabilmente a ragione, sembrava del tutto intenzionata ad indietreggiare. Quella che secondo lei poteva sembrare una strategia da vigliacchi era invece probabilmente la cosa giusta da fare: il loro scopo in quel luogo non era in fondo quello di sedare una rivolta, ma di controllare che tutto andasse semplicemente per il verso giusto.
Una mano la afferrò per il polso destro, tirandola leggermente indietro. Era stata una delle figure incappucciate a tirarla a sé e osservando i suoi occhi azzurri, l'unica cosa visibile da dietro il cappuccio, sembrava essere una donna.
Allontanati, tesoro. - le disse sotto voce - Non tutti sono venuti qui per sfilare in santa pace. - aggiunse preoccupata. Forse era proprio questo quello che gli eroi in pelliccia non erano in grado di vedere: anche i Manifestanti, proprio come i Mutant, non erano tutti uguali. C'erano mutant buoni e criminali, c'erano manifestanti guidati solo dall'odio e altri che avevano le loro ragioni. Magari un mutant aveva rapinato il negozio o ucciso loro figlio, magari erano solamente persone deboli che non erano riuscite a risollevarsi in altro modo da un trauma. Allo stesso modo c'erano mutant che godevano nell'uccidere, e manifestanti che godevano nel fare casino. Un uomo alto circa un metro e ottanta, coperto dalla tunica nera e col cappuccio sul volto, si fece spazio tra la folla arrivando di fronte ai due aspiranti eroi dall'aspetto bizzarro. Prese il cartello di un uomo a fianco e, con l'asta, iniziò a spingere leggermente Lion puntandoglielo sulla spalla destra.
Yuuei, eh? - disse l'uomo con voce profonda, punzecchiando il leoncino da circa un metro di distanza - Anche i cani poliziotto puoi addestrarli, ma restano sempre bestie quando gli viene fame. - in un modo o nell'altro Drake non sembrava aver attirato troppa attenzione, probabilmente per il suo modo di porsi tutto sommato corretto. Ma i due erano uno a fianco all'altro mentre la giovane studentessa era stata leggermente tirata a destra da quella donna vestita di nero. A quel punto sarebbe toccato a lei decidere se ritirarsi autonomamente o restare vicina ai suoi compagni.

Lion aveva scelto di adottare un approccio diverso ora. Ma aveva senso farlo? Raccontando la sua storia non avrebbe solo rischiato di sentirsi dire che era giusto che i suoi genitori fossero morti, in una folla così piena d'odio? Probabilmente l'unica scelta sensata era semplicemente non dire nulla. D'altro canto, loro non erano individui in quel momento ma semplici sorveglianti, esecutori dell'ordine pubblico. Sogni e desideri non importavano. Un discorso come quello dell'ex numero uno non avrebbe probabilmente sortito alcun effetto in una situazione simile: non era un gruppo di sostegno a cui raccontare la propria storia, ma una Manifestazione Anti-Mutant. Probabilmente, anzi, molti dei presenti in quella piazza sarebbero rabbrividiti al semplice sentirsi paragonare a quelle bestie con pelo, scaglie, denti affilati che erano i mutant. Fortunatamente per Lion, però, la memoria dei suoi genitori non sarebbe stata infangata dai membri del Corteo quel giorno. Ma solo perchè tutto, di lì a poco, sarebbe inevitabilmente precipitato.
Eh? Io non... - borbottò la donna in compagnia di Fuyuko, facendosi sì trasportare un paio di metri indietro ma senza allontanarsi troppo - Non era quello che... - "intendevo". Così si sarebbe dovuta concludere la frase, sottolineando una semplice realtà: non voleva parlare di alcun tipo di complottismo o attentato, ma solo sottolineare il fatto che - come normale - in una folla così ampia qualcuno venuto solo per creare scompiglio poteva certamente esserci. Qualcuno presentatosi forse neppure per i propri ideali, ma solo per sfruttare l'anonimia di cui quelle cappe nere dotavano per fare casino. Purtroppo, però, qualcuno aveva davvero organizzato qualcosa e le parole della donna si strozzarono nella sua gola. Un rumore fratturò l'aria: era il rumore di uno sparo. Un proiettile colpì in testa l'uomo che col cartello in mano stava infastidendo Lion, per poi rimbalzare e colpire in fronte Drake. Era un proiettile di gomma, generalmente utilizzati per operazioni antisommossa, e aveva comunque perso buona parte della sua energia sul sacchetto che copriva la testa dell'uomo col cartello. Questo cadde a terra apparentemente svenuto mentre Drake, salvo un attimo di tentennamento, se la sarebbe cavata con un livido. Il colpo proveniva da destra. In cima al più basso degli edifici del Tocho era possibile intravedere, nonostante la distanza di una trentina di metri, una figura coperta di nero, stesa sul tetto e con quello che pareva essere un fucile da cecchino in braccio. Pronto a fare nuovamente fuoco, mosse l'arma per mirare.
La donna con cui era Fuyuko si coprì la bocca con la mano destra come la ragazzina poco prima, osservando la scena. Alla destra della studentessa della UA, però, si fece avanti un'altra figura. Vestita di nero come i manifestanti, alta circa quanto lei, stringeva nella mano destra quella che sembrava a tutti gli effetti una granata a forma cilindrica, simile ad una flashbang o ad una granata stordente. I suoi occhi rossi pulsanti, visibili dai buchi del cappuccio, si poggiarono sulla ragazzina. Probabilmente sarebbe esplosa nel giro di qualche secondo.