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.AFFILIAZIONE UNDYNEUndyne, la ragazza squalo, era in Giappone ormai da più di dieci anni. Trasferitasi nell'arcipelago nipponico con la prospettiva di iscriversi alla prestigiosa scuola per eroi di Tokyo, aveva presto cambiato idea sul proprio futuro e sull'intero ruolo degli eroi nella società. L'idea della ragazza era in un certo senso antiquata, nel senso che era particolarmente affine a quei movimenti che alla nascita della società dei quirk aveva proprio portato alla nascita degli eroi: il vigilantismo. Molti vedevano infatti la necessità della licenza per l'utilizzo del quirk come una riduzione delle libertà naturali dell'uomo. Questa, a grandi linee, sembrava essere anche l'idea dell'americana in Giappone.
Il vigilantismo, per quanto modificato e regolamentato nel corso della storia, aveva comunque lasciato una sua forte impronta identitaria, e anche oggi esistevano persone che forse non amavano di per sé chiamarsi "vigilanti", ma svolgevano certamente il ruolo che tali svolgevano ai tempi. A Tokyo i più noti erano l'antica 12th Division, era considerato tale il nuovo gruppo chiamato "Mutant Task Force" dai media che aveva agito durante la Manifestazione Anti-Mutant e, soprattutto, la leggendaria PHANTOM. Ricercati dalla polizia, disprezzati da molti eroi, a volte acclamati dal popolo: questo erano i vigilanti nell'ormai quasi concluso 2021.CITAZIONESalve WhiteVenom , benvenuto all'affiliazione per Undyne. Dato che nel tuo bg non c'è scritto molto a riguardo, fai un semplice post introduttivo per il pg essendo il suo primo post, vorrei in particolare ti concentrassi appunto sul rapporto tra U. e il vigilantismo, e se per caso ha cercato di sua spontanea volontà tali movimento ogni tanto o finora è rimasta solo un'idea astratta nella sua mente.
Per dubbi o domande sai già dove contattarmi.. -
.Undyne
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.AFFILIAZIONE UNDYNELa situazione di Undyne, nonostante si trovasse in Giappone da una decina d'anni, non era certamente tra le migliori. Inizialmente abituata a vivere alla giornata, poi sfruttata da qualche pescatore, lavoro in nero col quale aveva comprato la sua "casa" un capanno da pesca in disuso che aveva praticamente trasformato nella sua dimora.
Tsukiji, negli ultimi tempi, non se l'era passata proprio bene: era stato teatro degli scontri tra Deep Void e Eden's Rose che avevano portato alla vittoria della prima fazione con la morte del capo della seconda, Madame de Steal. "Blank", il fondatore di Deep Void, non sembrava avere di per sé intenti puramente malvagi, ma perseguiva solamente la via più comoda per arricchirsi. Spesso però i suoi misteriosi "uomini in nero" sfilavano tra le vie della Tsukiji notturna come leggende avvistate dai passanti. Secondariamente, per quanto mai identificata, si trovava qui anche una sorta di base gestionale della cellula terroristica Aogiri. Tra una cosa e l'altra insomma, pur non essendo certamente martoriato dalla piaga della criminalità, il quartiere era uno di quelli di Tokyo dove la criminalità era più concentrata, assieme alla zona a luci rosse di Kabuki-cho.
Negli ultimi anni, tra l'altro, i pescatori non se la passavano neanche troppo bene: tra le nuove regole etiche in difesa dell'ambiente e l'idea di spostare il mercato del pesce in un'altra zona di Tokyo la prospettiva non era delle più rosee. Raramente persone d'alta cultura e in grado di reinventarsi, il loro futuro era continuamente in bilico tra le incertezze.CITAZIONEVorrei una descrizione della giornata tipo di Undyne, del capanno e tutto il resto. Puoi fermarti dove preferisci e partiamo da lì!. -
.Undyne
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.AFFILIAZIONE UNDYNEEra tardo pomeriggio ormai. Vista la stagione, il Sole tendeva a iniziare a rintanarsi molto presto, e anche quando restava alto in cielo non faceva arrivare più di tanto calore sull'arcipelago giapponese. Come ferito da una lama tagliente, l'orizzonte era tinto d'un rosso intenso e sembrava sanguinare nel vasto mare che si apriva allo sguardo all'altezza del porto. Di lì a poco avrebbe fatto buio.
Undyne aveva deciso di uscire da casa sua - se casa poteva chiamarsi - e farsi un giro nel gelido clima invernale per calmare i propri bollenti spiriti. Inutile probabilmente dirlo, ma in quel periodo il porto e la spiaggia di Tokyo che si apriva poco più in là non erano certamente le parti più visitate della città.
L'atmosfera era spettrale e con quella profonda ferita nel cielo sembrava di trovarsi in un quadro di Edvard Munch, tanto che ci si sarebbe potuti aspettare di sentire un orribile urlo squarciare l'aria da un momento all'altro. Tra i vari capannoni presenti al porto non c'era nessuno, le barche ormeggiate ondulavano impercettibilmente per la calma piatta che aveva contagiato persino quel mare tanto scuro vicino alla riva da sembrare quasi petrolio.
La calma, però, non sembrava destinata a durare. Camminando tra gli ormeggi, Undyne avrebbe ad un certo punto sentito delle voci tra i capannoni. Prima rumori indistinti, poi forse più chiari. Parlavano sottovoce, ma alcune parole - nel perdere la calma - risultavano più chiare. "Non voglio questa roba", "Non è colpa mia", "Chiama il tuo fornitore o ti ammazzo". Scene simili, scene evidentemente di spaccio, erano anche abbastanza comuni all'altezza del porto. Purtroppo anche molti insospettabili, nell'arcipelago, facevano uso di droga per mantenere alte le proprie prestazioni lavorative: era una delle croci del sistema altamente competitivo e stacanovista del mondo del lavoro giapponese. Lo "spacciatore" aveva vestiti di colore marrone, logori e anche sporchi in alcuni punti. Le mani segnate dal lavoro, era probabilmente uno dei tanti pescatori costretti alla criminalità pur di reinventarsi. L'altro uomo era invece distinto, vestito elegante e un cappello nero in testa. Le sue minacce sembravano semplicemente tali, destinate solo a spaventare l'altro e magari ottenere una dose in più. Questo, almeno, finché non tirò fuori un coltello dall'interno della giacca.
Undyne avrebbe probabilmente potuto assistere alla scena nascosta tra le numerose lamiere in metallo degli instabili capannoni da pesca, ma era proprio lì la scelta: sarebbe rimasta ad osservare, avrebbe agito o se ne sarebbe semplicemente andata come se non fossero affari suoi, ignorando il tutto?. -
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[ Undyne
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.AFFILIAZIONE UNDYNENon... Non posso... - disse il pescatore dai vestiti rovinati, allontanandosi alla vista del coltello e, indietreggiando, arrivando praticamente a toccare il muro alle sue spalle - A-ascolta amico, io non posso farci nulla, non ho contatti e... - si fermò, perché nonostante le poche informazioni in suo possesso non era sicuro di cosa potesse dire o meno. Era in una brutta situazione, con un cliente in piedi davanti a lui con un coltello a minacciarlo. Ciononostante, pensava, a rivelare questa o quella informazione di troppo avrebbe probabilmente fatto una fine peggiore. D'altro canto si era cacciato in qualcosa di più grande di lui, decisamente più grande di lui. Tra la perdita del lavoro e il divorzio però non gli rimaneva nulla, praticamente solo la sua barca nella quale si era ritrovato a vivere. Purtroppo il governo giapponese non era gentilissimo coi senzatetto.
Aveva quindi accettato la proposta dei suoi misteriosi datori di lavoro, pensando che lo spaccio non doveva poi essere così male. A conti fatti, anche se la polizia l'avesse beccato e arrestato, stare in prigione non sarebbe potuto essere poi tanto peggio che dormire in barca e doversi inventare qualcosa ogni giorno pur di mangiare. Se invece fosse riuscito a farla franca, la paga era buona e non avrebbe potuto che migliorare la sua condizione, quindi conveniva rischiare in ogni caso.
L'uomo di fronte a lui, quello dal vestito elegante, si mosse veloce. Come fuoriuscendo dalla sua manica una sorta di strano liquido nero molto viscoso si attorcigliò orribile attorno al coltello che teneva stretto in mano, trasformandola in una sorta di katana dal colore nero come la notte. In una semplice mossa recise il collo dello spacciatore, causando un copioso schizzo di sangue sul muro alle sue spalle. La carcassa già esanime dell'uomo, dopo il taglio quasi chirurgico, si accasciò a terra.
La materia nera sparì, rivelando nuovamente il piccolo coltellino che era in origine. L'uomo lo infilò nuovamente nel vestito, per poi aggiustarsi il cappello e iniziare a camminare nella direzione opposta ad Undyne.
Un altro buco nell'acqua... Mi chiedo per quanto ancora dovremo continuare così. - borbottò tra sé e sé, sparendo dietro a uno dei capanni adiacenti. Se la giovane ragazza squalo non fosse intervenuta o non avesse provato a seguirlo sarebbe probabilmente scomparso veramente nel giro di qualche secondo.. -
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[ Undyne
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.AFFILIAZIONE UNDYNEAffacciatasi dai capannoni, Undyne avrebbe potuto vedere l'uomo camminare in tutta tranquillità. In particolare, al momento stava dando qualche pacca con la mano destra sulla giacca del vestito nero, probabilmente per assicurarsi che il sangue dell'uomo non lo avesse tinto di rosso. Stava ancora seguendo la costa, ma era evidente che volesse semplicemente trovare la prima rampa di scale in pietra possibile per risalire all'altezza della strada e indirizzarsi verso chissà dove. Dopo solo qualche passo, la figura in nero mosse le braccia verso il petto. Era ovviamente impossibile vederlo con precisione dalle sue spalle, ma da ciò che stava accadendo era deducibile che stesse portando la mano sinistra a sollevare leggermente la giacca all'altezza del petto e l'altra mano a rovistare in una tasca interna da cui, dopo una manciata di secondi, tirò fuori un telefono. Digitato un numero, lo portò all'orecchio. La zona del porto era praticamente desolata e non si sentiva un granché se non il rumore delle pochissime onde che di tanto in tanto si infrangevano sulla sabbia e qualche gabbiano stanco che strillava probabilmente imprecando contro il freddo. Per questo motivo, a parte qualche clacson da lontano che ogni tanto fendeva l'aria con un colpo secco, le parole dell'uomo erano tutto sommato comprensibili e chiare.
Signorina Seiko. - esordì - Sì, un altro buco nell'acqua, purtroppo. - aggiunse quindi dopo un paio di secondi - Sì, precisamente. Ci vorrebbe un po' di pulizia, vi mando la posizio— - ad un certo punto, le sue parole si interruppero di scatto - Aspettate un attimo, vi richiamo. - concluse frettolosamente, fermandosi in mezzo alle varie baracche che costellavano la zona del porto. Si voltò di scatto, osservando alle sue spalle coi suoi penetranti occhi neri. Cosa avrebbe visto voltandosi?. -
.Undyne
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.Tehe. ~ - gracchiò una voce vicina a Undyne, ma certamente non la sua ammesso che non avesse d'improvviso perso la capacità di controllarla. In cima a una delle tante baracche dei pescatori si stagliava - pur bassa - una figura le cui capacità di inseguimento erano certamente più fini di quelle della donna-pesce se neppure si era accorta della sua presenza. Era una ragazzina molto giovane e indossava una chiara uniforme scolastica alla marinara di colore blu scuro a righe bianche. La ragazza aveva dei grossi occhioni viola, lo stesso colore dei corti capelli che pendevano ai lati del suo viso. Il segno particolare che era impossibile non notare erano però quelle due protrusioni simili a corna che dalla fronte salivano verso il cielo, donandole qualche centimetro in più in altezza (ammesso che andassero considerate per eventuali permessi di salire sulle montagne russe). Le sue sottili gambe rosee erano nude nonostante la temperatura, coperte solo dalle classiche calze di lana blu scuro sino a poco sotto il ginocchio, i piedi avvolti in dei mocassini marroni anche se in quel preciso istante, vista la sua posizione sopraelevata, erano pressoché impossibili da scorgere.
Non pensavo che mi avresti sentita, anche perché probabilmente non l'hai fatto. - disse lanciando uno sguardo verso la posizione di Undyne, per poi raggiungere terra con un salto. Era plausibile che fosse ben al corrente della sua presenza vista l'agevolazione fornita dalla posizione - In ogni caso, non puoi immaginare la mia sorpresa allo scoprire che dietro gli omicidi al porto si celavano i misteriosi signori in nero di Deep Void! - aggiunse, portando le mani verso le proprie natiche, sotto la gonna, estraendo due grossi pugnali - Purtroppo non possiamo più lasciarvi liberi di giocare. ♥
Dette quelle parole, la ragazzina lanciò uno dei due coltelli verso l'uomo, il quale lo schivò senza troppi problemi scattando verso di lei. Purtroppo per lui, però, la ragazzina non aveva una pessima mira: faceva invece tutto parte del suo piano. Come per magia - ma più presumibilmente per effetto di un'unicità - il coltello si fermò nella sua traiettoria alle spalle dell'uomo, voltandosi e tornando a grossa velocità verso la ragazza. L'arma perforò l'uomo direttamente al cuore.
Per fortuna, non sembrava che Undyne fosse destinata a vedere due omicidi quel giorno. L'uomo in nero infatti non si accasciò a terra né iniziò a spruzzare sangue dalla ferita, ma si sciolse a terra come un gelato in una calda giornata d'estate. Sembrava qualcosa di simile all'unicità di un qualche eroe famoso, perché doveva molto probabilmente trattarsi di una copia o qualcosa di simile. La melma nera in cui l'uomo si era disciolto si raggrumò e iniziò a seguire una direzione in tutta velocità, come se cercasse di ritornare alla sua matrice. Velocemente, la scolaretta prese una piccola boccetta di vetro e vi chiuse dentro quel poco di materia nera che era rimasta sul suo coltello, gravitato nuovamente nelle sue mani. Era plausibile che, visto che quella materia pareva tornare al suo punto d'origine, la ragazza volesse utilizzare quel campione prelevato come una sorta di bussola per trovare l'origine di quegli omicidi.
Quanto a te... - disse al vuoto, pur sapendo benissimo a chi si stesse rivolgendo - Occhio a non ficcare troppo il naso negli angoli bui di questa città, o rischierai di perderlo. - aggiunse, avvicinandosi poi a tutto ciò che era rimasto di quell'uomo in nero al lato del porto: il telefono che stava utilizzando poco prima sembrava l'unico lascito reale della sua esistenza.. -
.Undyne
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.Gli occhi violacei della ragazzina osservavano quella melmosa sostanza nera tentare di divincolarsi all'interno della boccetta di vetro che stringeva tra pollice e indice. Fortunatamente l'Ombra era riuscita a comprendere più o meno l'unicità dell'uomo chiamato Blank studiando quanto accaduto al Teatro Imperiale qualche tempo prima. A meno che l'uomo non avesse la capacità di annullare semplicemente quella materia o perlomeno la tensione verso la sua persona, quel cimelio li avrebbe portati da lui in qualsiasi momento. Prima, però, avrebbe dovuto riportarlo all'uomo per farlo analizzare. La ragazzina si destò dai suoi pensieri sentendo la tizia vicino a lei parlare. Posò gli occhi su di lei prima di mettere quella boccetta nella tasca della giacca da marinaio che si apriva sul petto. Non aveva dei tratti particolari come le sue corna, ma allo stesso tempo sembrava meno simile all'umano medio rispetto a lei: la sua pelle era bluastra, le orecchie a punta e i capelli neri coprivano una cicatrice all'altezza della fronte. Ma, soprattutto, era vecchia. Prima quello strano tizio vestito elegante coi capelli lunghi, ora lei... l'età media del Giappone era spostata verso l'alto ma raramente aveva incontrato persone così anziane in affari loschi a così poca distanza di tempo. Sbuffò, in fondo non era niente su cui valesse la pena riflettere.
La tua faccia. - rispose con semplicità alla domanda della donna, che le chiese cosa la facesse pensare che la tizia bluastra non fosse in grado di difendersi. Forse era un insulto, o forse no. Certo i pesci coi loro occhi vitrei avevano il muso da persone-non-intelligentissime, ma forse non era tutto lì. Switchblade conosceva quasi chiunque in quella città, anche grazie alle minuziose ricerche dell'Ombra. Sapeva che faccia aveva Blank, sapeva che faccia aveva Seiko, il volto di Billie, Karen e Junko non erano certo un mistero per lei, e conosceva anche la lista completa degli eroi che agivano a Tokyo: è necessaria una buona dose di informazioni per permetterti di capire il più in fretta possibile se devi fuggire, anche solo un secondo potrebbe essere fatale. Erano poche le cose che non conosceva, come l'identità del Vigilante in Bianco o quella delle alte cariche di Aogiri, ma sentiva di poter escludere anche loro. In entrambi i casi sarebbero certamente stati più bravi a spiare le persone senza farsi beccare.
A conti fatti, pensò chinandosi a raccogliere il telefono che l'uomo in nero aveva lasciato cadere, doveva trattarsi di una curiosona o di una persona troppo confidente in sé stessa, uno di quelli che pensano di potersi improvvisare eroi solo perché dotati di unicità e che finivano per farsi calpestare a terra come vermi appena infastidivano il criminale sbagliato. Si aspettava almeno un ringraziamento.
Ew, no! - aggiunse poi corrucciando le sopracciglia in un'espressione disgustata venendo paragonata a Deep Void. Forse però, pensandoci, si sentiva sporca per essere davvero stata qualcosa di simile in passato - Sono solo una studentessa di una scuola per eroi. - spiegò riprendendo una bugia vecchia di qualche giorno - Beh... Stammi bene...? - concluse osservandola con la coda dell'occhio, cercando poi di sbloccare il telefono che aveva appena raccolto: non vi era altro che una schermata nera con l'orario segnato in bianco.. -
.Undyne
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.Quel dialogo, per la giovane ragazzina con le corna violacee, si era praticamente già concluso. Stava spulciando quello smartphone ora, ma al passaggio del suo pollice sullo schermo non era apparso nient'altro che un tastierino numerico che permetteva l'inserimento della password di sblocco. Password che, ovviamente, non sapeva. Era un modus operandi abbastanza assurdo il consegnare un intero smartphone ad un semplice clone di materia scura, ma probabilmente non era che un minuscolo investimento per qualcuno con la ricchezza di Blank, il capo di Deep Void. E dire che esistevano famiglie al mondo che non potevano neppure permetterselo un cellulare.
A conti fatti quella era una prova inutile: tutto ciò che le serviva era quel piccolo cumulo di materia scura che li avrebbe guidati al loro covo, eppure una prova in più non poteva certo guastare. Sapeva benissimo che pur non conoscendo la password, all'Ombra non sarebbero stati necessari altro che pochi attimi per superare la sicurezza e poter gironzolare a piacimento tra il contenuto di quel telefono. Certo è che affidare informazioni vitali ad un clone di bassa lega sarebbe stata certamente una mossa sconsiderata, ed era sicura che Blank non fosse un uomo così stupido.
Deep Void non era una delle bande criminali più pericolose in circolazione, ma diciamo che Rin era stata praticamente messa in castigo dopo quella sera in infermeria dalla signorina Nightingale. L'Ombra le aveva detto che seguire le tracce di Aogiri era troppo pericoloso per una ragazzina e l'aveva invece avviata verso quella pista.
Al di là delle motivazioni, mentre osservava il telefono venne presa praticamente alla sprovvista da quella bizzarra tizia-pesce. Certo che ne aveva di coraggio (o di stupidità) per comportarsi in un modo simile con qualcuno che aveva appena "ucciso" qualcun altro senza pensarci troppo.
Istintivamente il telefono le scivolò di mano, afferrata dalla tizia, ma poco prima di infrangersi a terra si fermò per mezzo secondo in aria e poi tornò solido nel suo palmo come se vi ci fosse legato da un robusto elastico invisibile.
Beh?! - sbottò la ragazzina agitando il braccio nel tentativo di liberarsi - Lo sai quanta gente muore ogni giorno? Se ti sta tanto a cuore denuncialo alla polizia. - aggiunse corrugando le sopracciglia - Tanto neanche gli importerà, era solo un poveraccio. - aggiunse sbuffando.
A lei importava? No, probabilmente no. Aveva visto gente ferita e morta sin da bambina, fondamentalmente era stata cresciuta per uccidere, di certo uno spacciatore morto non le avrebbe cambiato la giornata più del vedere un insetto spiaccicato sul muro.
Di certo non ho intenzione di presentarmi alla prima vecchiaccia che incontro per la strada. - proseguì per rispondere poi all'altra domanda. Di certo la sua unicità non era quella di scansionare l'età altrui, ma tra pubertà e altro era evidente che ci fosse una bella differenza, e l'americana aveva comunque il doppio della sua età. Tra l'altro la sua fisionomia e il colore della sua pelle le ricordavano un po' quella di suo "padre". Non l'ombra, ma l'uomo che l'aveva cresciuta prima - Se non vuoi fare la stessa fine di quel tizio e del clone-in-nero smamma, ti ho detto. - sbuffò nuovamente - In certi sport dopo una certa età non si può più far carriera. - concluse ridacchiandole in faccia.
Certo, questo modo di pensare era valido solo quando non era appena caduta da un palazzo e non aveva bisogno di aiuto, ovviamente..