Battito d'Ali che solleva la Polvere

A differenza di Akane, quel giorno Hayato era di ottimo umore. Dopo aver incontrato Teardrop, aveva lasciato perdere il problema del lavandino otturato per un po' ma alla fine aveva dovuto necessariamente scontrarsi contro la dura e scomoda realtà: doveva per forza sistemare il danno. E, se ve lo state chiedendo, no, Hayato non aveva ancora chiamato un idraulico ed era convinto di poter risolvere la situazione continuando a ricercare il famoso sturalavandino.
Acquistato l'oggetto nei pressi di Edogawa, il giovane aveva deciso di lasciarsi trasportare dalla bella giornata e dalla fresca brezza primaverile, cosicché si addentrò in uno dei tanti parchi del quartiere, noto proprio per la bellezza delle sue struttura naturali.
«Che bella giornata!»
Disse tra sé e sé, respirando a pieni polmoni. Solitamente Hayato preferiva le giornate nuvolose a quelle soleggiate, così come le giornate fredde a quelle calde. Tuttavia, l'inverno stava ormai per volgere al suo termine e la brezza che si respirava era particolarmente piacevole: insomma, di certo non si trattava dell'infernale caldo estivo.
Mentre passeggiava sul sentiero principale, costeggiato su entrambe le parti da due brillanti e fresche distese verdi, il giovane udì una voce starnazzante, alquanto infastidita e nervosa. Si voltò quindi in direzione di una ragazza che sembrava intenzionata a fare un picnic o almeno... Beh, sì, o almeno questo era ciò che sembrò all'inizio. Sì, perché anziché utilizzare i cestini per mangiare, la studentessa ne lanciò uno proprio verso di lui, sebbene a qualche metro di distanza. Da questo, poi, sbucò una ciotola contenete del riso al curry.
«Oh, no...»
Sussurrò Hayato, stringendo le labbra. Chissà che cos'era stato a far imbestialire Akane in quel modo... Avrebbe dovuto lasciar perdere? Oppure doveva quantomeno riportarle il cestino? In realtà il criminale non aveva granché da fare, quindi intrattenersi un po' con quella ragazzina non sarebbe stato poi un'idea così cattiva, chissà che non ne avesse potuto ricavare qualcosa di interessante.
Si piegò quindi per recuperare il cestino da terra, per poi dirigersi a passo deciso verso la mutante. A tal proposito, da lontano il giovane non aveva potuto apprezzare appieno le caratteristiche che contraddistinguevano la studentessa ma, una volta avvicinatosi abbastanza a lei, fu in grado di accertarsi che questa fosse una vera e propria mutante, con delle caratteristiche rettiliane non troppo dissimili da quelle di un drago.
«Ciao!»
Esordì, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso che dava tutta l'idea di essere sincero.
«Scusa se ti disturbo, ecco, volevo riportarti questo. Purtroppo non sono riuscito a recuperare il riso, ormai era tutto sparso sui ciottoli.»
Continuò, con fare falsamente impacciato, avvicinando alla ragazza il cestino che aveva lanciato in aria poco prima.
«Complimenti, comunque, hai delle ali davvero stupende~»
Aggiunse, probabilmente in quel modo si sarebbe guadagnato più facilmente simpatia da parte della ragazzina. Cosa aveva da ricavarne? Nulla. Non aveva intenzione di attaccarla, non era affatto nelle sue corde iniziare uno scontro senza un motivo preciso e valido (totalmente privo di senso, tra l'altro, dato il contesto), desiderava semplicemente passare un po' di tempo.
«Posso permettermi di chiederti se va tutto bene? Io, mh, vedi, ho sentito che urlavi e... Sì, pensavo per l'appunto che ti fosse accaduto qualcosa.»
Concluse, quindi. A quel punto avrebbe atteso che l'altra gli rispondesse (se lo avesse desiderato), scrutandola con uno sguardo tranquillo, rilassato, quasi sincero.

Okay, forse sarebbe stato meglio che Hayato si fosse fatto gli affari propri, quella mattina.
Akane, infatti, anziché ringraziarlo per averle riportato il cestino, inveì contro di lui in maniera aggressiva, minacciandolo di sganciargli un pugno. Forse era stato un po’ troppo esplicito nel fare quel commento sulle ali della ragazza, era comprensibile che questa credesse che il giovane volesse provarci con lei, eppure Hayato era sempre stato abituato a conversare in maniera così aperta anche con gli sconosciuti.
«I-Io, veramente...»
Balbettò, sorridendo in maniera evidentemente imbarazzata, ponendo le mani dinanzi a sé e agitandole, quasi volesse disperdere l’ira della ragazza.
Fortunatamente, però, gli eventi presero una piega diversa ed Hayato si ritrovò ad avere a che fare con un’Akane diversa, che probabilmente si era resa conto di aver avuto una reazione esagerata e che—- no, nulla da fare, la ragazza terminò la frase tornando di muovo a minacciarlo, questa volta pensando che volesse provarci con lei.
«P-Posso assicurarti che non erano queste le mie intenzioni, assolutamente! Mi dispiace averti fatto innervosire, ecco, me ne vado subito~»
Continuò, abbastanza in imbarazzo, sforzandosi di continuare a tenere alti gli angoli della bocca. No, in quel caso Hayato non stava fingendo nessuna reazione: era davvero a disagio e non si aspettava assolutamente di poter turbare Akane in quel modo. Ah, forse doveva abbandonarsi ad una considerazione che fino ad allora aveva sempre cercato di ignorare: non era fatto per avere amici.
Dopo essersi scusato, il giovane avrebbe fatto dietro-front ma sarebbe stato prontamente bloccato dalla forte stretta della ragazza che lo avrebbe costretto a restare lì dov’era.
Si voltò, quindi, nuovamente verso di lei, scrutandola con aria interrogativa ed ascoltando ciò che avesse da dirgli. Allo stesso tempo, sul volto di Akane apparve un sorriso dolce, segno del fatto che probabilmente si fosse pentita.
«Oh uhm, va bene, ti ringrazio, se le cose stanno così accetto volentieri~»
Rispose, quindi, quando Akane insistette affinché restasse lì in sua compagnia. In realtà, Hayato era ancora un po’ confuso: non aveva capito bene se si fosse ritrovato di fronte ad una pazza o semplicemente una ragazza la cui giornata non stava procedendo nel migliore dei modi. In ogni caso, comunque, decise di assecondarla, anche perché non aveva ancora mangiato e non gli dispiaceva affatto mettere qualcosa sotto i denti.
«Vorrei però precisare che non aveva nessuna intenzione di provarci con te, ecco. Avevo visto che avevi lanciato il cestino e quindi ho deciso di riportartelo, tutto qui~»
Spiegò, dopo essersi seduto sul prato, grattandosi la nuca con fare imbarazzato, sorridente. La busta contenente lo sturalavandino, invece, era stata sistemata leggermente più distante rispetto alle leccornie (insomma, non era una bella vista mentre si mangiava).
«Sono troppo invadente se ti chiedo cosa ti sia capitato? Magari posso fare qualcosa per migliorare il tuo umore. Se non ti fidi di uno sconosciuto posso comprenderlo perfettamente, non preoccuparti.»
Domandò, per poi accorgersi di essere stato soggetto fino ad allora dello sguardo fisso di Akane su di lui e si accorse del motivo soltanto dopo pochi secondi: non stava mangiando.
«Ah——»
Esclamò, per poi afferrare delicatamente e con incertezza una delle prime pietanze che gli capitò davanti, addentandola dolcemente.
«Ma è buonissima!»
Annunciò, divaricando le palpebre a dismisura e facendo dei cenni d’apprezzamento col capo.
«Hai cucinato tu?»
Chiese, quindi, dopo aver ingoiato il boccone.
Era da tanto tempo che non conversava con qualcuno, chissà che non avesse ricavato dei benefici.

Niente da fare, Hayato non sapeva proprio farci con atteggiamenti così prorompenti e vulcanici come quelli che stava mostrando Akane, quella mattina. La recluta di Aogiri, infatti, con la speranza di poter placare quel fiume in piena, aveva pensato male di chiedere alla ragazza di sfogarsi, così da poterle permette di liberarsi di tutti i sentimenti rancorosi che stava provando nei confronti di suo zio.
Certo, magari le parole di Akane erano dure, così come i suoi toni, ma d'altro canto non doveva essere per niente piacevole essere piantati in asso quando ci si fosse già organizzati e, per di più, diretti al punto di incontro. In fin dei conti era giustificata ad essere così arrabbiata.
Quando l'aspirante eroina, però, fece riferimento al lassativo ed alle tubature, Hayato non poté fare a meno che esplodere in una fragorosa - ma pur sempre contenuta - risata, non potendo non trovare divertente quell'ultima uscita.
«Scusami, scusami! Mi è sembrato un commento un sacco simpatico, quello del lassativo.»
Disse, tentando in tutti i modi di riparare alla risata e di non farsi sganciare un pugno dritto in faccia. Intanto, dato il caos scatenato da Akane, le persone che si trovavano nei pressi avevano deciso di spostarsi, alcuni facendo alcuni segni che facevano ben trasparire il fatto che avessero equivocato il rapporto tra i due. Il biondino, dalla sua, non poteva che trovare quella situazione divertente e per questo motivo si limitò a sorridere, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso.
«In ogni caso.»
Si schiarì un attimo la gola, come per riacquistare una certa serietà.
«Mi dispiace molto per quello che ti è successo, ma fossi in te vedrei il lato positivo! Hai preparato un sacco di leccornie, sicuramente squisite, e sei riuscita ad organizzare tutto da sola, con tanto buono impegno. Che poi questo non sia stato ricambiato dalla compagnia di tuo zio è un altro conto, magari non avrà potuto raggiungerti per questioni serie, no?»
Parlava con fare estremamente calmo, pacato, anche un po' lento, sperando di infondere ad Akane un minimo di tranquillità, talvolta gesticolando le mani. Non gli fregava nulla delle persone che li guardavano a disagio, né tanto meno di una potenziale brutta figura, mere questioni non rientravano tra le preoccupazioni di Hayato; quest'ultimo era perlopiù intenzionato a calmare l'altra per poter conversare meglio.
Mentre il biondo continuava a cibarsi delle squisite pietanze cucinate da Akane, la ragazza parve man mano calmarsi, decidendo di abbassare i toni.
«Non preoccuparti, trovo comprensibile il motivo per cui ti sei innervosita. E non è assolutamente andato nulla sprecato, ciò che hai cucinato è proprio buono buono~»
La rassicurò, accennando ancora una volta un sorriso cordiale e dolce. Akane, ad ogni modo, aveva tutte buone ragioni per pensare che Hayato fosse un po' invadente: insomma, non era proprio comune che uno sconosciuto si avvicinasse così, all'improvviso, e si mette a mangiare insieme a lei. Tuttavia, il biondino sperava di aver assunto il comportamento giusto tale da poter far pensare all'altra che non avesse nessuna brutta intenzione.
A quel punto anche la ragazza decise quindi di iniziare a mangiare, cosicché recupero diverse pietanze da sgranocchiare insieme a lui.
«In realtà, parlando di tubature rotte...»
Esordì la recluta, solo dopo aver buttato giù un boccone. Sollevò, quindi, la busta da cui sbucava il manico della sturalavandini acquistato poco prima.
«Ero andato a comprare una sturalavandino, dato che a casa mia ho qualche problemino idraulico, ecco.»
Disse, cercando di sfumare in fretta il discorso per evitare di parlare di tubature proprio mentre stavano mangiando: non voleva che Akane si disgustasse, ecco.
«Siccome è una bellissima giornata, avevo pensato di passare per questo parco. Non era nei miei piani fermarmi per pranzo, ma comunque non mi dispiace affatto~»
Rispose, divagando per un attimo con lo sguardo verso il cielo azzurro e il prato verde, prima di riportarlo nuovamente sull'aspirante eroina.
«Tu invece come mai hai scelto proprio questo parco? Lo conoscevi già?»
Domandò, per poi soffermarsi per qualche secondo sulle caratteristiche fisiche che contraddistinguevano in maniera inequivocabile la ragazza; questa, per metà, doveva essere una sorta di rettile, se non un vero e proprio drago. Non erano occhiate come quelle che lancia un maniaco, quanto più puramente curiose.
«Sono troppo invadente se ti chiedo quali sono le caratteristiche del tuo Quirk? Sei per metà un drago? Sarebbe una cosa assolutamente fighissima~»
Domandò, riprendendo il suo solito sorriso, sperando di non aver toccato un tasto dolente e che Akane non perdesse di nuovo le staffe.
«Tra l'altro non mi sono nemmeno presentato, che maleducato. Mi chiamo Hayato~»
Si presentò, continuando a sorridere, ma senza avanzare alcun tipo di contatto fisico, per evitare che la ragazza potesse fraintendere nuovamente la situazione.

Conversare con Akane non era troppo dissimile dal giocare alla Roulette Russa.
Questo perché, ad ogni giro di parole proferito di Hayato, c'era il serio rischio che finisse per venir colpito dall'ira funesta dell'aspirante eroina, che sembrava cambiare umore di continuo e in maniera repentina, quasi convivesse in lei più di una personalità.
Certo, il biondino di tanto in tanto avrebbe potuto prestare più attenzione rispetto alle parole da usare, ma la sua spontaneità gli rendeva quel lavoro un po' complicato.
Quel turno, comunque, per Hayato non andò tanto bene e alla fine il giovane venne colpito da un potente pugno alla spalla che lo costrinse in un gemito di dolore. Non pareva aver usato chissà quanta forza ma il colpo era stato comunque poderoso, cosicché Akane lasciò trasparire chiaramente il fatto di essere dotata di una forza decisamente fuori dal comune.
«Accidenti, sei proprio forte!»
Esclamò, forzando un sorriso - invano, dato il dolore iniziale - e strofinando la mano contro la spalla dell'arto controlaterale colpito.
Avrebbe dovuto mostrare un po' di sensibilità in più? Desiderava farsi qualche amico, sì, ma forse iniziare da Akane era stata la scelta più complicata, dato il suo carattere: in ogni caso, Hayato non era un tipo da arrendersi facilmente.
«Che adorabile tsundere»
Pensò il biondo, e chissà quale Santo fece sì che quella frase restasse nei propri pensieri. Se l'avesse detta ad alta voce, e Akane l'avesse sentito, probabilmente Hayato si sarebbe guadagnato un biglietto di sola andata per la sezione 'Cimitero'.
Con la questione dello sturalavandino, la mutante parve calmarsi di nuovo e Hayato ne approfittò per ascoltarla pazientemente parlare. Peccato che, ad un certo punto, l'attenzione del ragazzo venne catturata dalle caratteristiche fenotipiche relative al Quirk dell'altra, e... rullo di tamburi, sì, venne scoperto.
«Io--- no, stavo, ecco, sì, stavo soltanto guardando le tue ali---»
Cercò di giustificarsi, gesticolando ininterrottamente, in evidente stato di agitazione. Aveva già rovinato la situazione più e più volte e nulla, stava per farlo di nuovo.
Per fortuna riuscì a spiegarsi meglio e alla fine Akane parve accontentarsi della risposta, così da restare calma (che ansia).
«Strano?»
Ripeté Hayato, udendo le parole della ragazza in relazione al suo aspetto.
«Non mi piace molto questa parola, fosse in te lo definirei perlopiù unico, no? Ad essere strani siamo bravi tutti, ad essere per metà draghi un po' meno.»
Disse, quindi, con affetto, sperando che i propri complimenti venissero colti da Akane senza effetti collaterali.
«Insomma, i draghi sono delle creature fantastiche! E poi non devi demoralizzarti. Magari per ora non riesci a sputare fuoco, ma nulla vieta che quando sarai più grande potrai farlo... credo, ecco.»
Aggiunse, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso.
Dopo un po' i due parvero appianare le piccole divergenze avute fino ad allora e deciso di presentarsi, così da poter prendere più confidenza.
«Uhm, va bene, in questo caso se non ti dispiace credo che ti chiamerò Akane~»
Ripose, ritenendo fosse il più carino e immediato tra i nomi proposti dalla ragazza.
«Prima se non sbaglio avevi affermato di andare in palestra.»
Commentò, mentre nel frattempo distese un po' le gambe, dato l'intorpidimento che gli dava il perdurare della posizione a gambe incrociate.
«Che tipo di palestra frequenti?»
Domandò, quindi, ancora ignaro del fatto che Akane fosse un'aspirante eroina.
«Te lo chiedo perché quel pugno che mi hai dato prima era davvero... Beh, sì, davvero forte, ecco.»
Divaricò le palpebre per un attimo, come per dare enfasi all'ultima parola enunciata.
«Quella potenza è frutto di un allenamento costante o deriva delle capacità del tuo Quirk?»
Chiese, sperando di non risultare troppo invadente.
«No, perché, nel caso fosse per l'allenamento, sarei interessato a sapere di cosa si tratta!»
Aggiunse, in tono simpatico, per poi scoppiare in una fragorosa risata, come per dirle che avrebbe volentieri sostituito i propri esercizi noiosi a qualcosa di più efficace e divertente, nel caso.

Nonostante la situazione, per un attimo, parve farsi un po' pesante, dopo pochi minuti l'atmosfera virò su un'aria tutt'altro che angusta, tanto che Hayato riuscì addirittura a far ridere la propria interlocutrice, cosicché si potesse sciogliere quel nodo di tensione che li aveva stretti fino a quel momento. Era comunque un traguardo, no?
D'altra parte Akane aveva avuto i suoi buoni motivi per sorridere, dato che Hayato aveva ipotizzato un pensiero pressoché fantasioso.
«Un rutto lanciafiamme.»
Ripeté Hayato, senza poter fare a meno di scoppiare in una fragorosa risatina, nell'udire quella battuta.
«Te l'hanno mai detto che sei proprio simpatica? Non che sia difficile farmi ridere, però le tue battute sono davvero originali.»
Le disse, quindi, mentre la risata precedente ancora sfumava. Non stava mentendo, credeva davvero che il modo di scherzare di Akane fosse divertente: a dirla tutta, anche il solo scontro tra le due personalità che sembravano vivere in lei era simpatico, la rendeva una persona interessante.
«Comunque ho capito cosa volevi dirmi, ma fiamme o meno trovo comunque che il tuo Quirk sia fighissimo così~»
Concluse quel discorso, quindi, per poi far sì che i due si potessero presentare e scambiarsi i rispettivi nomi. Da quel momento in poi la conversazione parve andare tutta in discesa, con Akane che addirittura iniziò a scherzare con lui.
«Non preoccuparti, anche se tu non stessi scherzando non ti sbaglieresti.»
Commentò il biondino, in tono gentile, quando Akane fece riferimento alla sua invadenza in maniera giocosa.
«Nel senso che solitamente sono molto espansivo e le persone, giustamente, possono interpretare male questo mio modo di fare. Sai, non è sempre facile spiegare che non ho nessuna cattiva intenzione.»
Al giorno d'oggi le persone tendono molto di più a ritenere come 'normale' iniziare una conversazione via smartphone che dal vivo, purtroppo è una realtà oggettiva incontrastabile ma anche abbastanza triste. C'era anche da dire, d'altra parte, che spesso gli sconosciuti non avevano buone intenzioni.
Hayato quasi sgranò gli occhi nell'udire l'allenamento quotidiano di Akane. Dovette prendersi qualche secondo, prima di rispondere, periodo durante cui la fissò allucinato.
«Ma è incredibile! Devi essere instancabile per intrattenere un allenamento simile.»
Esclamò.
«Sì, direi proprio che per il volo sia abbastanza impossibile farci qualcosa, ecco. Io invece frequento una normale e noiosa palestra, a volte è scocciante ripetere sempre gli stessi esercizi in un ambiente chiuso, ma ho imparato a farci l'abitudine.»
Rispose, scrollando le spalle con aria rassegnata.
«Comunque è tutto buonissimo, complimenti~»
Per tutto il tempo, ovviamente, Hayato aveva sgranocchiato le squisite pietanze di Akane e ne aveva trovata una più buona dell'altra.
«In ogni caso, non vorrei farti perdere troppo tempo. Mi ha fatto piacere fermarmi un po'~»
Era lì da un'ora e né lui né Akane avevano programmato di fermarsi a lungo con uno sconosciuto, probabilmente entrambi avevano entrambi cose da fare (Hayato, in particolare, aveva una sfida impegnativa con uno sturalavandini, non appena tornato a casa).
Naturalmente non avrebbe chiesto ad Akane il numero di telefono, sarebbe stato l'ultimo passo per prendere definitivamente le sembianze di uno stalker.

Hayato era davvero felice nel constatare che, proprio come lui, Akane fosse un gran chiacchierona. Gli piacevano le persone estroverse con cui potesse scambiarsi idee, pensieri, punti di vista, anche se questi fossero diversi dal suo.
E proprio a proposito di ciò che gli stesse dicendo, il biondino non poté fare a meno di pensare che la ragazza si allenasse davvero tanto. A che cosa era dovuto quell'impegno così ferreo? Hayato ci rifletté un po' su, dopodiché decise di dar voce ai suoi pensieri.
«Posso chiederti come mai ti alleni così tanto? Si tratta di un semplice hobby oppure ti eserciti per un obiettivo specifico?»
Akane aveva parlato di 'migliorarsi', quindi c'era una buona possibilità che lo facesse soltanto per una questione puramente personale. Comunque, ad Hayato non sembrava invadente e, perlopiù, erano entrati abbastanza in confidenza, quindi non si fece molti problemi.
Il biondino tornò di nuovo a ridacchiare, quando l'aspirante eroina fece riferimento alla polvere urticante che avrebbe risparmiato a suo zio. Nelle mutande, per giunta.
«Non è andato assolutamente sprecato niente, ho molto apprezzato ogni pietanza E sono felice di aver contribuito a dare una svolta alla tua mattinata, che mi pare di aver capito non si prospettava della più rosee.»
Le rispose, quindi, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso dolce e gentile.
Nonostante Hayato non si fosse azzardato a chiedere un eventuale contatto di Akane, per non ribaltare nuovamente la situazione e far pensare all'altra che si fosse avvicinato lì soltanto con quello scopo, alla fine fu la ragazza a prendere iniziativa ed a fargli capire che su di lui avesse definitivamente cambiato opinione.
Di questo, ovviamente, il nostro giovane criminale non poteva che esserne entusiasta: che si stesse veramente facendo un'amica? La risposta a questa domanda sarebbe arrivata soltanto col tempo, i due avrebbero potuto continuare a sentirsi così come tornare ad essere semplici sconosciuti. Nel frattempo, però, Hayato accettò ben volentieri l'idea di Akane secondo cui non potesse 'andare via e basta'.
Allo stesso tempo, il ragazzo non poté fare a meno di notare che l'altra avesse nuovamente cambiato umore, diventando più... imbarazzata? Sembrava fosse a disagio, come se avesse vergogna nel proferire quelle parole ad Hayato ma al tempo stesso ci fosse qualcosa che la spingeva a sputarle fuori dalla bocca.
«Hai ragione, sono un maleducato ancora più di prima.»
Si affrettò a dire, quindi, grattandosi leggermente la nuca e sorridendo.
«Ti va bene se ci scambiamo i numeri? Per ora credo possiamo tenerci in contatto soltanto tramite quelli.»
Propose, quindi, con fare disinvolto, come se fosse una proposta del tutto normale, sperando di non spiazzare troppo la propria interlocutrice.

Hayato si definiva un buon ascoltatore e un ottimo osservatore, per cui non ebbe alcuna difficoltà nel constatare che Akane ebbe una leggera incertezza nel rispondergli circa la domanda sui propri allenamenti (non che fosse particolarmente difficile capirlo, comunque, dato che la mutante sembrava lasciarsi trasportare dai propri sentimenti senza riuscire ad impedire che questi si riversassero sulle sue espressioni, sui suoi gesti, sui suoi occhi).
Il giovane criminale scoppiò in una breve risatina, quando Akane lo prese in giro con una frecciatina. Era una ragazza curiosa: nonostante i mutamenti di umore, riusciva comunque a mantenere una costante simpatia grazie alle gradevoli battute.
«Capisco. Tuo zio deve volerti davvero bene e, da come ti sei arrabbiata prima, sono certo che gliene vuoi anche tu.»
Rispose, sorridendo, mentre finiva di ingerire la propria porzione.
Per fortuna non ottenne un pugno dritto in faccia quando chiese alla ragazza di scambiarsi i numeri e, alla fine, questa gli cedette il cellulare senza alcun problema, accompagnando il gesto ad una delle sue solite frasi stuzzichevoli.
Il biondino recuperò delicatamente l'apparecchio tecnologico dalle dita dell'altra, per poi estrarre il proprio dalla tasca destra del pantalone, iniziando a premere tasti su entrambi i telefoni.
«Mmmh, ecco fatto! Ho salvato direttamente sia il mio che il tuo numero. Mi sono salvato tra i tuoi contatti come 'Hayato-kun~', spero che non ti dispiaccia. Io invece ti ho salvato come 'Akane-chan~'! Adorabile, non credi?»
Domandò, sollevando gli angoli della bocca in un sorrisetto, ignorando il fatto che, forse, era meglio non utilizzare aggettivi come 'adorabile' con Akane. Quest'ultimo, tra l'altro, non era un nome che amava tenere in rubrica, dato che era lo stesso di sua madre, ma era abbastanza comune a Tokyo e ci aveva ben più che fatto l'abitudine.
«Oh, certo, ti aiuto molto volentieri~»
Disse, per poi aiutare Akane a sistemare piatti e quant'altro fosse stato necessario allo svolgimento di quel piacevole pranzo; pranzo che Hayato aveva volentieri passato in maniera diversa dal solito.
Proprio mentre entrambi si davano le spalle - Akane intenta a sistemare le ultime, Hayato intento a recuperare la busta con lo sturalavandino - il villain sentì qualcosa.
Inizialmente un mormorìo, poi si trasformò in qualcosa di più concreto, in parole, in un vero e proprio discorso.
Si voltò lentamente in direzione di Akane, con in volto un'espressione sorpresa e al tempo stesso ingenua, non troppo dissimile da quella di un bambino curioso. Aggrottò lentamente le sopracciglia e cercò di seguire con quanta più attenzione il discorso dell'aspirante eroina.
Per tutta la durata di quell'incontro Hayato aveva pensato di esagerare, di spingersi oltre con atteggiamenti che potessero essere fraintesi da Akane, e per quel motivo aveva pensato che fosse giusto finire lì quella conversazione, almeno per il momento, per poi risentirsi con l'aspirante eroina dopo che questa avesse elaborato meglio il loro incontro. La mutante, però, sembrava pensarla diversamente, cosicché scelse di aprirsi ad Hayato senza alcun filtro, tornando sul discorso che avevano affrontato poc'anzi circa i propri allenamenti.
Al tempo stesso, nel sentire Akane confidarsi con lui in maniera intima, il biondino non poté fare a meno di lasciarsi avvolgere dai propri pensieri, e una domanda gli sorse spontanea.
Aveva sbagliato?
Aveva sbagliato nel dare confidenza ad Akane? Aveva sbagliato ad avvicinarsi a qualcuno con l'intento di fare amicizia? Aveva sbagliato nel parlare con una sconosciuta come se non fosse un criminale, bensì un ragazzo normale? Era davvero possibile, per un Villain, un membro di una delle organizzazioni criminali più pericolose del Giappone, instaurare un rapporto sincero con un'altra persona che non era implicata in alcun modo in attività legali?
Hayato, diciamocela tutta, si discostava un po' dall'idea di un cattivo che, in quanto tale, doveva comportarsi male in qualsiasi circostanza, approfittando delle persone in ogni momento e poi farsi i complimenti da solo. No, non gliene fregava granché di quelle cose, anzi, per lui era estremamente rilevante tenere separato il lavoro dal resto e, per quanto fosse egoista, cercava sempre di non fondare le proprie azioni sull'illogicità.
Ad esempio, se Akane fosse stata uno degli obiettivi di Aogiri e se gli fosse stato ordinato di estrapolare eventuali informazioni da lei, Hayato non si sarebbe fatto alcun problema nel sfruttare la propria astuzia per raggirarla e approfittarsi del suo essere ingenua; tuttavia, in circostanze come quelle, tutto ciò non era richiesto e non c'era motivo per cui Hayato dovesse comportarsi male: si era avvicinato all'altra semplicemente per scambiare due chiacchiere, per passare un po' di tempo con qualcuno.
A discapito di ciò, però, c'erano da dire due cose.
La prima era legata all'identità stessa di Hayato: era possibile, per un criminale, stringere un rapporto di amicizia basato sul fatto che, dall'altra parte, ci fosse una totale ignoranza di ciò che fosse realmente il ragazzo, ovvero un fuorilegge? Non si sarebbe mai trattato di un legame sincero, ma pur sempre qualcosa basato sulla falsità.
In secondo luogo, c'era da dire che Hayato, molto spesso, permetteva ai propri sensi di colpa di divorarlo, di non permettergli di vivere serenamente le amicizie: quella parte oscura, malata, gli aveva sempre reso la vita un inferno, e c'era un'alta probabilità che il biondo potesse finire improvvisamente attanagliato nei propri pensieri. Eppure, fino ad allora quei pensieri negativi non si erano affatto presentati.
Perché?
Perché non erano intervenuti?
Perché quella voce non lo stava rimproverando?
Che Akane non rappresentasse una minaccia per la propria persona? Eppure il solo fatto di voler fare amicizia con qualcuno avrebbe dovuto procurargli dei sensi di colpa.
Perché non erano sopraggiunti, in quell'occasione?
Hayato sbatté velocemente le palpebre e,di colpo, si ritrovò una persona fragile che si era improvvisamente confidata con lui. Per aprirsi così tanto con un semi-sconosciuto, Akane probabilmente doveva sentirsi molto sola, oltre che insicura.
Solitamente sapeva come gestire le persone che si confidavano sinceramente con lui, ma quell'occasione era diversa: non aveva nulla da ricavare dall'aspirante eroina, nessuna informazione né tantomeno qualcosa che gli potesse essere utile. Dinanzi a sé c'era soltanto una ragazza che stava, lentamente, abbassando la propria maschera, al contrario di quanto avrebbe fatto lui.
«Non c'è bisogno che ti senta a disagio, Akane~»
Proferì, sforzandosi di mantenere un tono allegro e pimpante, come per mettere a proprio agio l'altra, prima che questa potesse sparire oltre la vegetazione. Se fosse riuscito a fermarla, avrebbe continuato col discorso.
«Il tuo costante bisogno di sentirti forte è giustificato, lo capisco perfettamente. Questo mondo, talvolta, è crudele, ed essere forti e sapergli rispondere allo stesso modo con cui ci tratta risulta spesso giusto, se non necessario.»
Esordì. Hayato poteva davvero comprendere Akane, il discorso che stava facendo rispecchiava in parte anche ciò che aveva vissuto lui.
«Tuttavia, ci sono molti modi per essere forte.»
Continuò.
«Se essere forte per aiutare le persone non ti soddisfa, non c'è niente che ti costringa a continuare nel perseguire quella strada. Scegline un'altra, scegli ciò che ritieni giusto per te stessa e non lasciare che la figura di tuo zio ti affascini a tal punto da non riconoscere quelli che sono i tuoi valori~»
Hayato non sapeva per certo di cosa stesse parlando Akane, perché questa non si stava esprimendo chiaramente di quale fosse la strada che stesse percorrendo. 'Essere forti per aiutare le persone' faceva pensare al biondino diverse cose, tra cui non era per nulla da escludere quella che vedeva Akane nei panni di un'aspirante eroina, eppure il ragazzo decise di non chiederle nulla a riguardo. Se lo avesse desiderato, sarebbe stata la propria interlocutrice a parlargliene.