Battito d'Ali che solleva la Polvere

Minuto dopo minuto, la situazione si faceva sempre più intima e personale, come se Hayato e Akane si conoscessero già da tanto tempo. Eppure, nonostante Akane fosse a disagio, dall'altro lato il biondino era più che altro confuso, leggermente sbigottito, semplicemente perché non si sarebbe aspettato una reazione simile da parte dell'aspirante eroina.
«Akane, Akane, adesso calmati.»
Cercò di bloccare - sempre in tono cauto e gentile - quel flusso di parole che pareva infrangersi contro Hayato come un fiume. Scosse leggermente il capo, come per far capire all'altra che si stesse sbagliando.
«Non mi stai assolutamente mettendo a disagio, e non hai alcun motivo per scusarti. Se hai deciso di sfogarti così, in questo momento, è perché ne avevi necessità impellente e non hai fatto altro che seguire semplicemente il tuo istinto. Chi potrebbe mai fartene una colpa?»
Per mettere Hayato in difficoltà ci voleva ben altro, solitamente era lui che si ritrovava ad incastrare le persone in situazioni imbarazzanti senza farsene alcun problema.
Le parole della mutante lo avvolsero come in un vortice e, più e più volte, Hayato non poté fare a meno di pensare che, sotto certi aspetti, fossero abbastanza simili. Entrambi indossavano una maschera per nascondere le proprie debolezze, entrambi desideravano diventare più forti per non farsi schiacciare dal Mondo e per sentirsi liberi. La differenza, tuttavia, era ben più che evidente: se la ragazza aveva intrapreso la strada per diventare un'eroina, dall'altro lato Hayato aveva intrapreso quella per diventare il peggiore dei criminali. Le influenze che aveva ricevuto Akane, durante la sua vita, dovevano certamente esser stato ben più positive rispetto a quelle che avevano brutalmente mutato Hayato, probabilmente soprattutto grazie alla presenza di suo zio (zio che, da come parlava, sembrava aver sempre creduto in lei).
Lasciò che Akane parlasse per tutto il tempo che decise di prendersi, scrutandola con espressione curiosa ma al tempo stesso attenta.
«Hai degli ideali molto forti e interessanti, Akane~»
Le rispose, pochi istanti dopo che la mutante finisse di spiegargli il proprio punto di vista con tutta quella foga.
«Se desideri un mondo libero, e che di conseguenza possa rendere libera anche te, allora credo che tu non debba fare altro che continuare a seguire la strada che hai deciso di percorrere. Che sia sensata o meno, o che sia originale o meno, se può aiutarti a realizzare i tuoi ideali allora devi perseguirla e non devi mai arrenderti, per nessun motivo. Non devi per forza adeguarti in tutto e per tutto a ciò a cui ti stai dedicando: al contrario, puoi farlo tuo e strumentalizzarlo per esaudire i tuoi desideri.»
Spiegò, cercando di esser stato chiaro. Tra i pensieri di Hayato, l'idea che Akane potesse essere un'aspirante eroina si faceva sempre più concreta, ma non aveva i contenuti sufficienti affinché potesse affermarlo con certezza. Al tempo stesso, preferì non chiederglielo.
«Io?»
Domandò, retorico, quando Akane si riferì direttamente a lui. Ebbe un attimo di confusione: fino a quel momento avevano parlato principalmente della mutante e non era pronto ad una domanda personale.
«Sì, certo. Tempo fa ho deciso di non permettere a niente e a nessuno di calpestare ulteriormente ciò in cui credevo e ora sono molto soddisfatto~»
Rispose, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso dolce. Non si dilungò molto, in quel momento preferiva non dire troppo su di sé.
«Ti ha fatto piacere sfogarti? Mentre parlavi ho avuto la costante sensazione che avessi un bisogno tremendo di sputare fuori dalla bocca quelle parole.»

Hayato non poté fare a meno di sentirsi entusiasta nel sentir parlare l'aspirante eroina con così tanta convinzione, dopo i dubbi che aveva mostrato nutrire dentro di sé qualche minuto prima. Sembrava essersi ristabilita e autoconvinta di ciò che era giusto fare per se stessa, prima che per gli altri. La recluta era, probabilmente, tra le persone più adatte per consigliare di essere egoisti, di tanto in tanto, ma aveva cercato di comunicare il massaggio tra le righe, senza essere così diretto da dare modo ad Akane di pensare che fosse una sorta di infame.
Gli sorse spontaneo piegare le labbra in un ennesimo sorriso, quando Akane gli confessò di non avere nessun amico.
«Sinceramente? Nemmeno io ho molti amici.»
Rispose, sfumando la frase con una risatina, come per far intendere all'altra che non fosse poi qualcosa di tanto grave.
«Anche se ogni tanto penso che mi farebbe piacere averne qualcuno. Sarebbe tutto più divertente, no?»
Continuò, in quel caso senza il dubbio se mostrarsi trasparente o meno: pensava davvero che con qualche amico la vita sarebbe stata più divertente. C'era da vedere, però, quale fosse il concetto di amicizia di Hayato. Era possibile, per uno come lui, stabilire un legame di fiducia? Non ci era mai riuscito, fino ad allora. No, aveva sempre voltato le spalle alle persone che riteneva 'amiche' e aveva sempre cercato di approfittarsene. Perché, allora, insistere? Perché continuava a darsi tutte quelle possibilità? Non c'era una risposta concreta a quella domanda; una risposta sarebbe andata contro quella che era la natura di Hayato stesso, che altro non era se non un semplice ragazzo incoerente e disperato, in costante lotta contro se stesso.
«Per quanto riguarda ciò che hai detto, non devi preoccuparti di esserti aperta così tanto con uno sconosciuto. Sai, sono dell'idea che a volte potrebbe essere più semplice aprirsi con qualcuno di cui non si sa nulla, e che non sa nulla di te. Non conoscendoti, ti darà la risposta più oggettiva possibile, senza correre il rischio di sentirti giudicata o altro.»
Disse, per poi vedere la ragazza poggiargli una mano sulla spalla e guardarlo con fare determinato, deciso. Hayato, di risposta, si limitò a ricambiare lo sguardo, ma da parte sua più che determinazione c'era perlopiù sorpresa: chiaramente non si aspettava un gesto simile, soprattutto perché Akane sembrava non volerlo picchiare di nuovo.
L'aspirante eroina gli disse di sentire affinità, di sentirsi compresa, sembrava felice dell'aver trovato qualcuno di simile a lei.
In un primo momento si limitò a scrutarla con aria interrogativa, per un attimo chiedendosi se dovesse sentirsi in colpa, se dovesse sentirsi dispiaciuto di star dando un'idea a quella ragazza che si discostava totalmente da ciò che era realmente (o meglio, da ciò che era diventato). Nonostante ciò, Hayato non ci riuscì proprio a darsi una risposta affermativa. Era così abituato, ormai, a raggirare gli altri, che non si soffermava troppo su ciò che fosse giusto o sbagliato, in quelle situazioni.
E poi, sotto alcuni aspetti, Hayato sentiva davvero di esser vicino ad Akane, tutto sommato.
Sollevò gli angoli della bocca in un sorriso, scacciando l'aria di sorpresa assunta fino ad allora.
«Sono molto contento anch'io, chi l'avrebbe mai detto~»
Rispose, a quel punto, in tono gentile e melodioso, per poi vedere la ragazza darsi da fare per raccogliere gli avanzi del pranzo e porli al giovane con fare cordiale, come se non ci avesse pensato neanche mezzo secondo nel compiere quel gesto così carino.
«Oh--- ma sono tantissimi, non avresti dovuto... però ti ringrazio, sei davvero gentile. Mi sembra davvero assurdo, all'inizio del nostro incontro volevi uccidermi e ora siamo passati a questo. Le prime impressioni sono proprio ingannevoli, a volte.»
Commentò, recuperando delicatamente il contenitore: anche se avesse voluto rifiutarlo, lo sguardo di Akane gli avrebbe suggerito di prenderlo senza fare troppo storie se non avesse voluto un altro pugno.
«Per me siamo già amici! Puoi scrivermi quando vuoi, sarò lieto di risponderti ed ovviamente mi permetterò di fare altrettanto, così potremo presto organizzarci per un altro simpatico incontro~»
Le disse, a quel punto, per poi sistemare il contenitore all'interno della busta che aveva utilizzato per comprare lo sturalavandino (che era nuovo e quindi pulito, specifichiamo (?)) e passare quindi alla parte dei saluti.
«Allora ci sentiamo e vediamo presto, Akane, mi ha fatto tanto piacere conoscerti. E grazie ancora per gli avanzi, credo che ci farò abbondantemente pranzo e cena almeno per i prossimi due giorni!»
Esclamò, ridacchiando.
«Alla prossima, ciao~»
Le passò delicatamente una mano sulla spalla, se questa gliel'avesse permesso, e si sarebbe allontanato verso il sentiero di ciottoli; si sarebbe voltato soltanto un'altra volta verso l'aspirante eroina, allungando un braccio e agitandolo a destra e manca, come per salutarla per l'ultima volta, prima di andar via definitivamente e sparire dietro alcuni alberi.
Sulla via del ritorno, il biondino avrebbe fatto sparire della faccia il sorriso che aveva predominato per tutta la durata del suo incontro con Akane. Al contrario, sul suo volto dominava un'espressione ansiosa, infastidita, nervosa. Si mordeva il labbro inferiore, di tanto in tanto dilatava le narici e stringeva il pugno della mano libera dalla busta.
«Perché fai così?»
Si domandò, mentre un peso sembrò gravargli sul petto facendosi più consistente istante dopo istante.
«Hai perso soltanto tempo stamattina.»
I suoi pensieri continuavano a turbarlo, non facendo altro che aggravare il suo stato d'ansia.
«Avresti fatto meglio a farti i fatti tuoi e continuare a camminare, anziché riportare i piatti a quella ragazza.»
Deglutì due-tre volte, mentre tentava in tutti i modi di liberarsi da quelle congetture.
Scosse il capo più e più volte, cercando di soffermarsi sui particolari che ritrovò sulla via del ritorno: il marciapiede, le finestre, gli alberi, il cielo; qualsiasi cosa potesse distrarlo.
Continuò così finché non arrivò a casa.