Breath

SQ - Fuyuko Tanaka

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    Fuyuko Tanaka
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    Exp: 720
    Livello: 4
    Fazione: Heroes
    Forza: 025
    Quirk: 130
    Agilità: 120

    Peso Trasportabile: [0]

    Narrato - Parlato - Pensato - Eisuke

    Respira.

    Bloccata nei suoi pensieri stava dimenticando di vivere, scivolando in un oblio di rimorso, rabbia e biasimo. Sentiva ogni fibra del suo corpo tremare, vibrare sotto quel dolore non solo fisico. Perché quell’ematoma alla schiena si sarebbe ben presto riassorbito o i graffi non avrebbero marchiato la sua nivea pelle a lungo. La straordinaria capacità del corpo era quello di rimarginare ed adattarsi alle ferite. Se appoggiare un arto a terra risultava troppo doloroso bastava caricare di più l’altro, se la pancia continuava ad essere dolente bastava rannicchiarsi nel letto e passare la nottata. Se si veniva feriti prima o poi quel dolore sarebbe scomparso e le cicatrici si sarebbero levigate con il tempo.

    Esistevano però ferite che non sarebbero mai andate via. Un affondo che faceva risalire la bile dallo stomaco e rendeva il sapore della vittoria amaro. Non c’era nulla da gioire. Nemmeno quando vide quell’uomo svanire dalla sua vista con solide manette ai polsi. Era forse questo il prezzo della giustizia? Quello che aveva dovuto sopportare in silenzio suo fratello, che portava senza mai lamentarsi. Perché per lui quella strada era davvero la sintesi di una vita, non il capriccio di un’inetta che desiderava seguire le orme di qualcun altro.

    S’irrigidì al minimo contatto. Opponendo all’inizio resistenza e sentendosi ancora prigioniera di catene ben più pesanti di quelle di Hisoka. Era vittima di sé stessa e questo non sarebbe mai cambiato. Ne aveva avuto la conferma quella sera, quando una semplice passeggiata serale si era tramutata in una lotta per la vita. Non poteva perdonarselo. Non poteva assolutamente.

    - Tesoro. Tesoro… mi senti? -

    - C...Chi? -

    - Sono qui. Non devi più aver paura. -

    - Chi? -

    - Sono io. Sono papà! -

    Poi il buio.




    Respira.

    Ancora quella voce che le ricordava di vivere. Quando ispirò profondamente sentì le narici irritate da un pungente odore di disinfettanti. Sembrava l’infermeria di Miss. Plague doveva aveva trascorso fin troppo tempo a rintanarsi, nella speranza di nascondersi dalle sue stesse paure. Forse era così riluttante ad affrontare le sessioni d’allenamento pomeridiane per il rischio di fallire. Non voleva più sentirsi come un fallimento. Né per se stessa e né per gli altri. Eppure i ricordi di quella sera le rendevano le notti agitate.

    Rigida in quel letto sentì i muscoli finalmente rilassarsi ed il corpo sollevato dalla stanchezza e dal dolore fisico. La calda mano di qualcuno che la stringeva. Era umidiccia, ampia ed avvolgente. Qualcuno aveva vegliato su di lei per l’intera notte. Quando riapri gli occhi si ritrovò un uomo dalle ampie spalle, i primi segni di vecchiaia alle tempie ingrigite e la divisa che gli calzava a pennello come il primo giorno che lo aveva visto. Suo padre era lì. Il suo vero eroe.

    Provò a chiamarlo e si rese conto di avere la gola secca. Emise solo un gemito, un timido miagolio che divenne acuto quando si rese conto che la ferita alla schiena non si era completamente rimarginata. Indossava una vestaglia bianca e delle bende le coprivano il torace. Le braccia erano state già medicate con cerotti e lozioni per far riassorbire il trauma. Riuscì a trovare la forza di stringere la mano al padre, non perché si sentisse morire in quel letto ma per la paura di essere colpita dall’ira paterna. Temeva di averlo deluso.

    - Otosan… [Papà…] -

    L’uomo sollevò il viso dal comodino, dove aveva lasciato distintivo e uno smartphone che continuava a vibrare invano. Non c’era traccia di biasimo o ira sul volto dell’uomo. Il poliziotto di Tokyo non aveva lasciato mai la mano di sua figlia. Per quanto la vita li aveva portati ad allontanarsi e discutere l’uomo non aveva mai dimenticato la sua famiglia.

    - Sei sveglia. Ero preoccupato! -

    - Mi dispiace averti fatto preoccupare. -

    - Come ti senti? -

    - Genki desu. [Sto bene.] -

    - Non pensavo di trovarti… -

    - Dove siamo? -

    - In ospedale. Ti hanno tenuta sotto osservazione per tutta la notte. Non hai riportato ferite gravi ma ho insistito nel portarti qui. -

    Avrebbe tanto voluto scusarsi per le preoccupazioni ed i problemi che stava dando. Probabilmente stava togliendo tempo alle ricerche di suo fratello. Negli ultimi tempi la ricerca di Ryu-kun era diventato motivo d’ossessione per il poliziotto, tanto da trascurare la famiglia fino a sancire la rottura con essa e sua moglie. Cocci di un vaso ormai infranto che provavano ad incastrarsi di nuovo. Il tempo aveva usurato i margini e mutato ogni frammento di quel vaso. Nessuno poteva più ricostruirlo. Quei frammenti non sarebbero mai più tornati al loro posto, un po' come le loro vite.

    - Sei stata brava. -

    Il viso già in lacrime della fanciulla si sollevò per trovare sincerità negli occhi paterni. Aveva sognato quel momento così tante volte che le sembrava impossibile viverlo davvero. C’era qualcosa di sgradevole, irrisolto in quel momento. Forse aveva deluso le sue aspettative? Avrebbe voluto ricevere quelle parole in altre occasioni? In tempi migliori?

    - Brava? -

    - Si… lo sei stata. -

    Non sentiva la gioia che aveva immaginato. Una frase che aveva atteso per così tanto tempo e che non aveva il gusto che aveva sognato. Aveva trascorso così tanto tempo ad inseguirlo ed ora che lo aveva ad un palmo dal naso non sapeva cosa aggiungere. Si limitò solo a singhiozzare ed elaborare la paura di aver perso tutto.

    - Da domani tornerai a casa. Tua madre è fuori di sé… non ha chiuso occhio proprio come me.
    È più sicuro che tu resti con loro. -


    - Per me o per te? -

    Non pensava di riuscire ad infliggere quella stoccata. Se ne pentì ancor prima di aver realizzato ciò che aveva detto.

    - Per tutti. -




    Respira.

    “Andrà tutto bene.”

    Era ciò che ripeteva quando con i bagagli a mano e valigie aveva raccolto tutte le sue cose dai dormitori della Yuuei Academy. Non poteva biasimare la preoccupazione di sua madre e disubbidire alle decisioni di suo padre. Era stato proprio lui ad aiutarla a fare i bagagli e riportarla in auto a casa. Il negozio di fiori, gestito dalla madre, era stranamente chiuso. E ciò non faceva altro che accrescere maggiormente i suoi timori.

    - Perché non posso stare da te? -

    - Lo sai benissimo… tua madre ha bisogno di te. -

    Era vero. Sua madre ferrea nelle decisioni e rigida nel carattere era la donna più fragile che avesse mai conosciuto. Si barricava dietro quei scudi. Per orgoglio non aveva mai lasciato trapelare il suo dolore. Non in presenza dell’uomo che aveva tradito la sua fiducia. Però lei era stata l’unica a vederla crollare, piangere per quella famiglia distrutta in mille cocci. In quei momenti era difficile distinguere bene i ruoli di madre e figlia. Non aveva più importanza. Due donne che si aggrappavano al comune dolore.

    - Perché non resti? -

    - Sai benissimo che devo andare. Mi aspettano in centrale. -

    L’uomo ripose il berretto da poliziotto sulla testa.

    - Osaki ni. [Vado via.] -

    Lo vide andare via, come aveva sempre fatto.




    Respira!
    Andrà tutto bene.


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    • Status
    ► Energia: 300/300
    ► Danni: In recupero dalle ferite.

    • Tecniche
    ---

    • Equipaggiamento
    ► Costume: Lorem ipsum.
    ► Effetto: Lorem ipsum.

    ► Equipaggiamento 1: Lorem ipsum.
    ► Effetto: Lorem ipsum.
    ► Peso: [2]

    ► Equipaggiamento 2: Lorem ipsum.
    ► Danno: Lorem ipsum.
    ► Peso: [1]

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    Molto bella, complimenti. :zizi:

    Fuyuko: +25 exp

    Passo e chiudo!
     
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1 replies since 7/4/2020, 18:14   60 views
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