Beam Katana Chronicles

Nonostante stesse ostentando la sua solita sicurezza, in realtà Hayato non era molto tranquillo.
Aveva ingenuamente iniziato una lotta contro un individuo di cui non sapeva nulla, ignorando il proprio Quirk e atteggiandosi come ad essergli superiore: gli era andato bene che, più o meno, il Vigilante si fosse dimostrato un avversario alla sua altezza. Ciò che però lo rendeva più inquieto risiedeva nell'unicità del suo stesso avversario: una volta aveva trasformato l'arma in una glock, poi in una mitragliatrice... chi diceva che questa non si sarebbe potuta anche trasformare in un cannone, o qualcosa di peggio?
Per quanto fosse sicuro della propria manipolazione della polvere, Hayato stava sfruttando molte tecniche ed iniziava pian piano a stancarsi; al tempo stesso, il biondino non poteva sapere se il nemico riservasse altre spiacevoli sorprese.
Insomma, la lotta doveva finire il prima possibile e la Recluta di Aogiri sperava che, con quell'ultima ondata, Joshua potesse essere spazzato sufficientemente via da poter svenire o approfittarne per andare via.
Quest'ultima opzione delineò il quadro che venne a presentarsi dall'emissione della Powder Wave a qualche istante dopo.
Dopo aver evitato la tecnica - seppur in malo modo - il Vigilante avrebbe approfittato di una strana tecnica che Hayato non riuscì ad inquadrare sin da subito: sembrava che la sua mano si fosse trasformata ancora in un'altra arma, ma per fortuna non sembrava essere molto diversa rispetto a quelle di prima, sebbene avesse un altro aspetto.
Preso di sorpresa, Hayato restò immobile, mentre vedeva Joshua indirizzare l'estremità dell'arma verso un punto in cui il corpo del biondino non rientrava.
Le circostanze divennero chiare soltanto quando il criminale avvertì un suono fastidiosissimo risuonargli nelle orecchie, costringendolo a chiudere gli occhi per diversi istanti e digrignare i denti dal 'dolore'.
Per qualche secondo, ad eccezione di un fischio acuto, non riuscì a sentire nulla, e capì immediatamente che l'obiettivo dell'avversario era stato quello di stordirlo, piuttosto che attaccarlo direttamente.
Quando la Recluta divaricò lentamente le palpebre, non c'era più nessuno nei paraggi.
Rimase da solo, in quel vicolo, accompagnato soltanto da un fortissimo mal di testa.
Scosse lentamente la testa e si alzò, ancora un po' confuso, capendo che in quel momento la cosa più importante era allontanarsi da lì il prima possibile.
Non si separò dalla propria maschera: in quel momento era assai scombussolato e, nonostante la zona sembrasse totalmente isolata, era comunque meglio che il proprio volto restasse coperto.
Si sollevò in piedi e, dopo aver sbandato leggermente per un po', si allontanò rapidamente dal vicolo, sparendo nell'ombra tenebrosa che si innalzava tra quel labirinto di edifici.