Pronti con la prova costume per il riscaldamento globale

Role estiva [slot bonus] || Hayato & Shion

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    Shion Fujihara
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    Bancarelle, profumo di cibo, lanterne di carta, giochi per grandi e piccini, il vociare allegro dei presenti: era impossibile non essere catturati dall'atmosfera festosa che investiva la baia di Tokyo in occasione del Tanabata e Shion, ovviamente, non faceva eccezione.
    Il sole aveva cominciato a tramontare tingendo di rosso il cielo e il mare, mentre il caldo continuava a scaldare il terreno. Vestito con una vistosa camicia hawaiana bianca a fiori colorati – gli stessi che gli sbocciavano tra i capelli raccolti in una voluminosa treccia –, un costume scuro e un paio di infradito lilla, completava il suo perfetto outfit estivo con un paio di occhiali da sole dalle lenti a specchio.
    «Dovrebbe essere questo il posto.»
    Borbottò a mezza voce fermandosi di fronte a un capannone non troppo distante dalla fiera, guardandosi attorno, per poi annuire con aria soddisfatta notando i volantini che pubblicizzavano il motivo per cui era lì: in occasione dell'arrivo dell'estate era stato organizzato un paintball a coppie che non prevedeva l'uso di scomode tute o pistole, quanto di gavettoni pieni di acqua colorata e vernice.
    Come scritto sui vari cartelloni che tappezzavano la zona le regole illustrate erano semplici: ognuna delle cinque coppie aveva a disposizione venti gavettoni sgonfi contenenti della vernice atossica in polvere – un colore diverso per ogni squadra in modo da distinguerle – che si sarebbe mescolata all'acqua, una volta riempiti, colorando chi o cosa veniva colpito. Chi esauriva tutte le munizioni doveva momentaneamente uscire dal campo di gioco, il capannone che aveva di fronte organizzato per l'occasione con muretti, ostacoli e luoghi in cui tendere imboscate agli avversari, e oltre al non essere colpiti dagli altri, parte della difficoltà stava nel non far scoppiare i gavettoni durante gli spostamenti o al momento del riempimento tramite le due fontanelle poste ai due lati opposti della struttura.
    Alla fine del tempo prestabilito o una volta esauriti tutti i palloncini a disposizione, i giudici avrebbero contato le macchie colorate sui vestiti o sulla pelle dei partecipanti, decretando chi aveva fatto più morti e stabilendo così la squadra vincitrice.
    Inutile dire che il fioraio aveva adorato l'idea ed era corso a iscriversi online, pregustando l'idea di conoscere il compagno di squadra (che sperava fosse simpatico, onestamente), di mangiare e in particolar modo bere a schifo una volta finito e soprattutto di vincere.
    Già, per una volta voleva arrivare primo e non gli importava solo di divertirsi perché in palio, oltre a un buono per ricevere del cibo e dell'alcol gratis alla fiera, c'era un bellissimo e fantasticissimo salvagente gigante a forma di unicorno che lui desiderava come se non ci fosse un domani.
    E poco importa se poteva comprarlo altrove, lui voleva proprio quello.
    «Buongiorno, questa è la ricevuta della mia iscrizione online» Una volta avvicinatosi all'addetto alle iscrizioni, estrasse il cellulare da una pochette di plastica impermeabile che teneva a sua volta all'interno di una sacca nera con delle decorazioni dorate coordinata al costume, mostrandogli ciò che serviva per procedere «Se non ho letto male il compagno di squadra verrà estratto a sorte, no?»
    Una volta ricevuta risposta affermativa, estrasse una pallina numerata da una scatola.
    «Oh, il numero cinque.»
    Non era ancora stato assegnato ad altri, doveva solo attendere che qualcuno pescasse l'altro numero identico presente.

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    Hayato Ono
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    Hayato, si sa, non era mai stato un grande fan dell'estate. Il caldo, il sudore, la sensazione di essere appiccicoso, tutti elementi che lo portavano ogni qualvolta ad arrivare ad una semplice ma incisa affermazione: l'inverno è la stagione migliore.
    Al tempo stesso, però, il biondino non poteva di certo rintanarsi nel proprio appartamento finché non sarebbe giunta la stagione fredda: essendo una persona assai dinamica, oltre che intraprendente, Hayato aveva tanta voglia di mettersi a fare qualcosa, qualsiasi cosa potesse occupargli del tempo e permettergli di conoscere nuove persone. Chissà - tanto per cambiare - anche fare amicizia!
    Essendo abbastanza impedito nei rapporti umani, Hayato pensò che per riuscire ad interagire con qualcuno sarebbe stato carino e simpatico sfruttare uno dei tipici giochi che si facevano in estate: il paintball. Paintball con gavettoni, per l'esattezza, il ché era assolutamente positivo, dal momento che l'ultima cosa che desiderava Hayato era infilarsi in una di quelle tute infernali all'interno delle quali - col caldo - dalla propria epidermide sarebbero di certo cresciute diverse specie fungine. Quella mattina, in particolare, indossava una camicia di lino bianco (sbottonando i primi tre bottoni dal collo in giù), un pantaloncino cargo di colore blu e delle scarpe del medesimo colore della camicia, quindi bianche.
    Avanzò finché non arrivò di fronte ad un grande capannone in prossimità della spiaggia, dove si svolgeva la fiera. Fece il suo ingresso all'interno della struttura e mostrò alla receptionist la propria prenotazione, cosicché nel giro di pochi secondi gli venne assegnato un numero. Nel frattempo, Hayato non poté fare a meno di notare che erano stati esposti i premi per chi avrebbe vinto e, fra questi, c'era un enorme salvagente a forma di unicorno. Non che lo volesse ardentemente così come lo desiderava Shion, ma pensò comunque che fosse molto carino. A tal proposito, era davvero un peccato che Shion lo bramasse come se non ci fosse un domani, perché Hayato era abbastanza imbranato e, sinceramente, in un gioco come quello probabilmente sarebbe stato veramente veramente scarso. Se il ragazzo avesse voluto quel salvagente, probabilmente avrebbe dovuto faticare un bel po'.
    Non fece in tempo a pensare ad altro che venne subito distratto dal fatto che qualcuno, vicino a lui, aveva appena detto ad alta voce di avere il proprio stesso numero.
    «Ohw, numero cinque? Anche io!»
    Esclamò, piegando le labbra in un luminoso sorriso, prima di rendersi conto di chi avesse avanti effettivamente: si trattava di un ragazzo. Dovevano avere all'incirca la stessa età e la primissima cosa che lo colpì fu la sua lunga chioma, perfettamente curata.
    «Wow, hai dei capelli veramente bellissimi! Prima avevo pensato anch'io di farmeli crescere così tanto però poi alla fine ho capito che non mi stavano tanto bene e---»
    Forse è meglio chiudere la bocca per un attimo, Hayato.
    «No, okay, scusami. Hai dei bei capelli, comunque.»
    Asserì, dopo aver scosso il capo con fare un po' imbarazzato. Talvolta aveva un po' di difficoltà a gestire la sua logorrea, doveva auto-imporsi di star zitto. Molte persone, probabilmente, avrebbero potuto pensare che quello fosse un tentativo di provarci: chissà se Shion avesse pensato male.
    «In ogni caso... credo che siamo in squadra insieme! Tu hai mai giocato? Io penso di non essere portato molto per questo genere di cose, ma ho deciso comunque di iscrivermi per svagarmi un po'~ anzi, probabilmente sto messo molto peggio di quello che credo, però in fin dei conti siamo qui per divertirci, no?»
    Aggiunse, in tono spensierato e dolce. Probabilmente, dopo quell'affermazione, Shion avrebbe volentieri piantato le mani attorno al collo del biondo, minacciandolo di morte se non si fosse impegnato abbastanza da poter portarsi a casa la vincita. Chissà se il proprio compagno d'avventura se la cavasse meglio di lui (non che ci volesse poi così tanto).

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    Shion Fujihara
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    Non aveva avuto il tempo di guardarsi attorno studiando gli avversari già presenti – al momento l'unica completa era la squadra 2, composta da un ragazzone palestrato ed un tipo gracile – che una voce sembrò rispondere al suo commento espresso ad alta voce più per l'abitudine di parlare alle piante in negozio da solo: si trovò così di fronte il suo compagno di gioco, un ragazzo che poteva avere circa la sua età e decisamente di bell'aspetto.
    Si aprì in un sorriso sornione, le premesse erano ottime, poteva rivelarsi una collaborazione proficua su più fronti.
    Poi il tipo aprì bocca.
    Shion rimase immobile con il sorriso stampato in faccia solo perché il suo cervello non riuscì ad elaborare alcuna altra reazione, sentendosi investito da quell'autentico fiume di parole.
    «Ti ringrazio per i complimenti.»
    Si passò una mano tra i capelli con fare vanesio, sinceramente soddisfatto di quelle (troppe) parole che cantavano le sue lodi. Se c'era un modo per guadagnarsi la simpatia del fioraio, Hayato aveva appena fatto centro poiché teneva tanto, pure troppo, al proprio aspetto fisico e in particolare alla cura di quella chioma candida e chilometrica.
    Lo squadrò ancora, sì, era decisamente un bel ragazzo, poi tutte quelle parole erano un tentativo di impressionarlo? Perché bastava essere onesti con lui per ottenere ciò che si desiderava e--
    "Anzi, probabilmente sto messo molto peggio di quello che credo, però in fin dei conti siamo qui per divertirci, no?"
    Oh no.
    Nonono, non ci siamo.
    L'espressione benevola sul volto di Shion sparì all'improvviso, sostituita da un cipiglio truce.
    Quelle parole proprio non gli piacevano.
    «Apprezzo molto che tu ti metta in gioco con l'obiettivo di passare un momento spensierato, ma non è così che funziona» Gli si avvicinò di qualche passo, invadendo appieno quell'immaginario spazio personale che circonda gli individui «Perché io sono qui per vincere, capito? Nulla fermerà i miei programmi di passare la serata con il culo a mollo, galleggiando su quella dannata ciambella nella baia di Tokyo, bevendo una birra ghiacciata e guardando i fuochi d'artificio dal mare.»
    Sostenne il suo sguardo come per sottolineare per bene che nulla si sarebbe messo tra lui e quell'obiettivo di fondamentale importanza che si era prefissato per il Tanabata.
    «Quindi, se non sei qui per vincere, chiedi di cambiare squadra o vedi di non ostacolarmi.»
    Lo squadrò ancora per qualche secondo, poi la sua espressione di ammorbidì.
    «Oppure, se la mia idea ti piace, vedi di essere utile che non te ne pentirai.»
    Avanti, quale persona sana di mente avrebbe detto di no ad un piano così glorioso? C'erano in palio un salvagente-unicorno ed un buono per il cibo a testa, erano una motivazione più che valida per chiunque.

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    Hayato Ono
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    Se da un lato Hayato pareva fregarsene poco della vincita, dall’altro lato - com’era abbastanza prevedibile - si ritrovò una persona che invece la pensava ben diversamente.
    Shion non gliele mandò di certo a dire e gli rispose a tono, lievemente stizzito ma al tempo stesso per nulla volgare.
    Nonostante il ragazzo dai candidi capelli bianchi lo stesse quasi minacciando, Hayato non poté fare a meno di pensare che fosse adorabile. Doveva tenerci davvero tanto a quel salvagente per parlargli così e, proprio per questo motivo, l’avrebbe aiutato. Che motivo avrebbe avuto per non impegnarsi? Tra l’altro, guardandolo meglio, quel salvagente era davvero grazioso. Shion doveva avere dei motivi validi per volerlo ed era certo che quell’oggetto sarebbe stato indispensabile affinché potesse passare la sua serata da sogno. E chissà, poi, se il suo compagno di squadra l’avrebbe invitato: in fin dei conti conveniva anche a lui, conoscere persone era sempre un buon motivo per sforzarsi un po’.
    «Hai ragione!»
    Esclamò, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso dolce. Se Hayato aveva preso quella sfida come un gioco, Shion gli aveva velocemente fatto cambiato idea.
    «Non chiederò di cambiare squadra, non preoccuparti! Farò in modo che tu possa accaparrarti quel premio, non temere~»
    Spiegò, in tono gentile ma al tempo stesso determinato.
    Da lì a qualche istante dopo, un altoparlante annunciò che le coppie avrebbero potuto iniziare a dirigersi verso alcune porte che li avrebbero condotti al ‘campo di battaglia’.
    «Ah, già si inizia?»
    Si guardò un po’ attorno, notando che le diverse coppie si stavano tutte mobilitando verso l’ingresso. Una volta nei loro paraggi non restò quasi più nessuno, Hayato avrebbe ripreso a proferir parola, stavolta con un tono di voce assai più basso.
    «Conosci qualche modo per imbrogliare~?»
    Domandò, con fare gentile e radioso, per nulla imbarazzato. Erano davvero pochi i giochi cui Hayato prendeva parte senza sfruttare qualche subdolo meccanismo per guadagnare la vittoria. Avete presente quelle persone che, durante una partita, impegnano le proprie energie per pensare in tutti i modi a vincere nella maniera più veloce, disonesta e semplice possibile, piuttosto che impegnarsi a capire come ottenere la vincita? Ecco, Hayato era proprio una di quelle. Insomma, che noia ingegnarsi a capire quali mosse fare, prevedere quelle dell’avversario e bla, bla, bla. Chissà se Shion era del suo stesso pensiero oppure no.
    «Cioè, se conosci qualche trucchetto potremmo sfruttarlo~ lo vuoi quel salvagente, giusto?»
    Domandò, tentando di soffocare una risatina ponendo una mano davanti la bocca, come se ciò che avesse appena detto fosse qualcosa di assolutamente scontato.
    Non sapeva quanto fosse onesta la persona che aveva davanti: quella proposta avrebbe facilmente potuto far innervosire chiunque fosse dotato di un certo senso della moralità. Era una domanda abbastanza rischiosa, sì, ma d’altro canto Shion sarebbe dovuto essere il suo compagno di squadra in ogni caso, quindi perché non fare un tentativo?
    A prescindere dalla risposta di Shion, comunque, da lì a poco entrambi i Villains avrebbero dovuto incamminarsi verso la sala designata.

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    Shion Fujihara
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    Quando si accorse di essere risultato abbastanza convincente da far cambiare idea al suo reticente compagno di squadra, sul volto di Shion comparve un bel sorriso.
    «Bene, così mi piaci.»
    Fece un inchino come se avesse avuto davanti uno dei suoi clienti del Paradise Lost, incurante di risultare troppo formale.
    «Sono Shion, molto piacere.»
    Quel ragazzo doveva solo dimostrarsi degno della sua fiducia e sarebbe stato ricompensato a dovere, era sempre stato un individuo generoso.
    Sentendo l'annuncio annunciava l'imminente via all'evento, il fioraio si concesse qualche attimo per osservare le altre coppie che avevano cominciato a spostarsi verso il campo di gioco vero e proprio, cercando di cogliere quanti più dettagli possibile.
    "Conosci qualche modo per imbrogliare~?"
    Posò lo sguardo violetto sull'altro, osservandolo intensamente, immobile e silenzioso, tanto che ad un primo impatto si poteva quasi credere che fosse a due passi dal denunciare un simile comportamento allo staff, inorridito da una simile proposta.
    E invece il sorriso si allargò ancora.
    «Ho già detto che mi piaci?»
    Quel ragazzo gli aveva proposto di andare contro le regole con un candore a dir poco disarmante e insomma, come poteva dirgli di no? Mica poteva deluderlo a quel modo, ci sarebbe rimasto male! Senza contare che stava per chiedergli esattamente la stessa cosa, non aveva intenzione di giocare pulito. Al contrario di Hayato non era uno che solitamente amava barare, se la sfida era stimolante gli piaceva metterci tutto se stesso e divertirsi, ma in quel caso... beh, quel salvagente non si vinceva da solo.
    «Ho un Quirk legato alle piante, posso produrle a partire dal mio corpo» I fiori tra i suoi capelli si fecero più grandi, quasi si fossero sentiti tirati in causa da quelle parole «Non farti ingannare dall'aspetto decorativo, esistono tanti vegetali a questo mondo e sono uno a cui non manca la fantasia.»
    Joshua ne sapeva qualcosa.
    «Il regolamento vieta di usare le unicità al fine di fare del male agli altri, ma non c'è scritto che non si possono sfruttare per portare un vantaggio alla propria squadra.»
    Altro che fioraio, dovevi fare l'avvocato del diavolo, Shion.
    «Quindi niente scontri diretti, ma qualche palloncino potrebbe misteriosamente scoppiare o sparire.»
    Lo guardò con aria serafica, era tutto chiaro? Se poi era dotato a sua volta di un Quirk in grado di non scatenare esplosioni, fiammate o inondazioni in quell'ambiente tutto sommato ristretto erano punti bonus.
    Poi erano dettagli, miseri dettagli, che usare la propria unicità fosse illegale, ma questo ed altro per quel dannato salvagente a forma di unicorno.

    Lo staff diede loro i venti gavettoni sgonfi e dopo aver ripetuto le regole le squadre entrarono nel campo di gioco ad intervallo di pochi minuti l'una dall'altra, in modo da consentire a tutti di non ammassarsi all'entrata ed eventualmente elaborare qualche strategia: come prima cosa dovevano avvicinarsi alle fontanelle per caricare le munizioni, magari non tutte assieme o sarebbe stato complesso trasportarle senza rischiare di perderle e poi... dovevano vincere.
    Ecco, semplice.

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    Hayato Ono
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    Scrutò Shion con aria leggermente scombussolata, quando questo gli comunicò il proprio nome con un inchino. Che modo carino e formale di presentarsi: nonostante in Giappone non fosse una rarità, non ne era comunque abituato.
    «Ciao Shion, molto piacere di conoscerti~ io mi chiamo Hayato!»
    Ricambiò, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso dolce e accomodante, per poi piegarsi anch’egli in un leggero inchino.
    Quel ragazzo dai morbidi e lunghi capelli bianchi già gli era simpatico e quella simpatia non poté che accrescersi ulteriormente nel momento in cui si trovò d’accordo con la Recluta circa il fatto di imbrogliare. Ah, che meraviglia! Le probabilità di trovare qualcuno che la pensasse come lui non erano poi così tanto alte: aveva rischiato ma era stato ricompensato bene.
    Restò, quindi, a farfugliare con Shion nel mentre che i concorrenti si movimentavano verso l’ingresso, assicurandosi che nessuno stesse origliando.
    Il compagno di squadra gli spiegò quale fosse il suo Quirk, e il biondino non poté che pensare che un’unicità così elegante si sposava davvero bene con un ragazzo dalle apparenze come Shion. Sì, dalle apparenze perché in fin dei conti non lo conosceva ancora bene.
    «Oh, non lo sottovaluto affatto~»
    Ridacchiò. Sapeva che un Quirk come quello di Shion, con le abilità e le conoscenze adeguate poteva essere estremamente utile.
    «Aw, mi piace tantissimo quest’idea, Shion~»
    Rispose, applaudendo lievemente due o tre volte, per poi far comparire sul viso un sorriso dolce.
    «Le mie abilità invece mi permettono di manipolare la polvere.»
    Spiegò, in maniera abbastanza sintetica, presentandolo come un Quirk banale e abbastanza inutile.
    «Per caso...»
    Martellò lievemente il mento con l’indice della mano destra, mentre il braccio sinistro faceva da supporto al gomito dell’arto controlaterale.
    «Ah, credo che dobbiamo entrare!»
    Esclamò, dopo che la voce meccanico rinnovò l’invito ai partecipanti di raggiungere il campo di gioco.
    Una volta all’interno, i concorrenti avrebbero iniziato a riempire i propri gavettoni presso delle fontanelle che erano state allestite appositamente per l’occasione. Per il resto, poi, era un normale campo di paintball, munito di diversi ostacoli e muri che i giocatori potevano sfruttare per tendere imboscate.
    Mentre i due riempivano i propri gavettoni, Hayato ne approfittò per riagganciarsi al discorso di prima.
    «Prima ti stavo dicendo... sto pensando ad una cosa. Saresti in grado di produrre pollini irritanti? O qualsiasi cosa di molto piccolo e in grado di provocare molto fastidio. Al resto potrei pensarci io~»
    Ridacchiò, ma non sembrava affatto una risata malvagia; al contrario, era perlopiù paragonabile a quella di un bambino che aveva finalmente ottenuto il consenso da parte dei propri genitori di salire su una giostra. Inoltre, per il momento era felice che il suo compagno di giochi fosse proprio una persona come Shion.
    Era un’idea abbastanza sensata, ma di certo non avrebbero potuto applicarla per tutte le squadre: sarebbe risultato senz’altro sospetto. Beh, almeno potevano iniziare a liberarsi già di qualcuno, no?
    «I partecipanti mi sembrano abbastanza ingenui, dubito che ci metteremo molto per toglierceli di mezzo.»
    Ridacchiò, spostando lo sguardo verso i presenti: a parte la loro, c’erano altre quattro squadre ma nessuna di questa sembrava esser formata da individui svegli. Poiché l’apparenza spesso inganna, però, era meglio non abbassare la guardia.
    Tornò poi a guardare Shion, con il suo solito sguardo dolce ma al tempo stesso furbetto: voleva chiaramente trasmettere al proprio compagno di squadra il desiderio di eliminare tutta quella gente mi uccide che per un salvagente di unicorno sembra che siano in guerra, sto male.

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    Shion Fujihara
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    Manipolare la polvere? Curioso, era una capacità interessante e alquanto versatile, soprattutto perché nel concetto di "polvere" rientrava qualsiasi sporcizia più o meno grossolana, no? Ma soprattutto con un Quirk del genere avrebbe risparmiato ore ed ore nella pulizia del negozio, doveva chiedergli se ogni tanto era libero e aveva voglia di guadagnare qualche soldo extra, a patto che non gli portasse via tutta la terra dai vasi.
    Una volta messi da parte i propri crucci riguardo le grandi pulizie, seguì Hayato all'interno del campo da gioco: attorno alle fontanelle vi era una "zona franca" (peccato, altrimenti avrebbero potuto tendere dei fantastici agguati a chi si avvicinava per riempire i gavettoni) e dunque si limitò a riempire cinque palloncini, tenendone uno in mano e posizionando gli altri quattro in una sorta di cestino di viticci e foglie attaccato alla sua pelle all'altezza delle reni, nascosto dalla camicia colorata e dai lunghissimi capelli.
    «Non credo di poterne gestire di più, rischia di essere troppo visibile» Disse in tono quasi di scuse, cercando di capire quanto quella trovata lo limitasse nei movimenti «Poi non vorrei scoppiassero tutti assieme.»
    Era un modo per avere a portata di mano più di una munizione, ma comunque non avevano troppa autonomia.
    Al sentire la proposta di Hayato, che non lasciava presagire nulla di buono, si aprì in un gran sorriso.
    «Sono entrato in contatto con la quasi totalità delle piante di Tokyo» Sì, potete immaginarvelo che va in giro per parchi a toccare e sniffare piante per aumentare il pool genetico legato al proprio Quirk «Posso prepararti uno speciale cocktail di allergeni a granulometria fine.»
    Alla fine doveva essere essere manipolato dall'unicità del biondino, quindi niente roba troppo grossa o non si sarebbe mescolata a dovere alla polvere che l'altro era in grado di sollevare. Gli fece cenno di seguirlo dietro a uno degli ostacoli non troppo distanti da lì – una sorta di muretto alto un metro e mezzo – e una volta sistematosi dietro, i fiori tra i capelli assunsero le sembianze di gigli grandi e colorati, mentre dagli stami di dimensioni superiori al normale cominciava a fioccare a terra una polverina color sabbia.
    «Dammi ancora un attim--» Delle voci che si avvicinavano lo bloccarono sul posto, attento e all'erta come un cane da caccia che ha fiutato la preda «Oh no.»
    L'unica squadra composta da un ragazzo e una ragazza era la numero 1 e il rappresentante del gentil sesso era una mutant polpo.
    Già, oltre ai quattro arti presenti nei normali esseri umani, aveva quattro tentacoli bonus che al di là di eventuali fantasie sconce non adatte al momento, poteva portare a un grosso, grossissimo problema: la fanciulla poteva gestire un totale di sei o più gavettoni in contemporanea.
    Era una dannata macchina da guerra.
    Shion lanciò un'occhiata preoccupata ad Hayato, manco ci fosse stata seriamente la sua vita in ballo, chiedendogli implicitamente che fare: potevano affrontare la squadra nemica in uno scontro diretto, colpire e scappare rendendo però nota la loro posizione, oppure mettere in circolazione il polline che si stava inesorabilmente accumulando sul pavimento, i capelli ed i vestiti del fioraio sperando che uno dei due ne fosse allergico... o perché no bloccare loro momentaneamente la visuale con una nuvola di polline e sporco per poi colpirli con la rapidità di un fulmine (circa) e scappare via alla ricerca delle prede successive.
    In tutto ciò, Hayato poteva essere felice ed orgoglioso di essere stato una prima volta di Shion: il giovane, infatti, in tutta la sua vita non si era mai messo così d'impegno per ottenere qualcosa, impiegando tutta la sua convinzione, passione, capacità di gestire il Quirk e mancanza di fair play.
    Son traguardi, eh.

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    L'idea di Shion di nascondere alcuni palloncini generando dei piccoli rampicanti dietro la schiena, inutile dirlo, si rivelò geniale.
    Hayato piegò le labbra in un sorrisetto, mentre osservava il compagno di squadra depositare le armi all'interno del cestino appena creato. Dal suo canto, però, il biondino riuscì ad avere a disposizione soltanto quattro gavettoni: riempì un po' di meno ogni palloncino, ma almeno così facendo riusciva a tenerne due per ogni mano. Allacciare i palloncini vicino ai pantaloni era rischioso, così come metterseli in tasca: meglio utilizzarne pochi, ma andare sul sicuro.
    «Non preoccuparti, credo che vada benissimo così~»
    Rispose al compagno: nove gavettoni, in tutto, potevano essere sufficienti (se fossero riusciti ad attuare la strategia dei pollini, ovviamente).
    Allergeni a granulometria fine. Musica per le orecchie di Hayato. Se fosse riuscito a disperdere quelle sostanze in modo da non dare nell'occhio, e se queste avessero provocato gli effetti sperati in almeno alcuni dei concorrenti, la vittoria sarebbe praticamente stata nelle loro mani.
    «Ottimo, che meraviglia~ la tua unicità potrebbe essere considerata un'arte, te l'hanno mai detto?»
    Domandò. Non aveva l'obiettivo di leccare il fondoschiena del ragazzo, anzi, credeva veramente che le sue abilità fossero estremamente artistiche.
    Seguì Shion dietro uno degli ostacoli, avendo cura che nessuno gli stesse alle calcagna. Non ci volle molto affinché fosse chiaro il motivo per cui il compagno di squadra l'aveva condotto lì: era arrivato il momento di attuare il piano. Shion iniziò a produrre il cocktail di allergeni che aveva citato prima ma... proprio in quel momento arrivò lei.
    Una mutant.
    Una mutan-polpo.
    L'ultima persona che avrebbero voluto incontrare in circostanze come quelle.
    Scrutò la ragazza, insieme al proprio compagno di squadra, da dietro l'ostacolo presso cui si era recato con Shion.
    «Shion.»
    Chiunque avesse conosciuto Hayato, avrebbe detto che quello non era lui. Il suo sguardo si era improvvisamente fatto più sottile, i suoi occhi erano concentratissimi sul nemico, l'espressione del viso era estremamente tesa ed i suoi soliti lineamenti dolci e gentili erano ormai spariti. In più, il tono di voce si presentava basso e deciso, profondo, in netta contrapposizione con quello che era solito adottare. Non c'era che dire, sembrava un'altra persona.
    «Non c'è altra scelta. Dobbiamo eliminarli
    Da come aveva pronunciato quella frase, sembrava che con 'eliminarli' intendesse 'ucciderli', ed in effetti una parte del biondino stava effettivamente pensando a quello.
    «Quella tizia rappresenta una minaccia troppo grande, dobbiamo sbarazzarcene.»
    Asserì, portando lo sguardo - serissimo e determinato - sul compagno di squadra.
    «Direi di disperdere il polline qui, per terra. Li attireremo facendo un po' di rumore e noi scapperemo via, dietro quell'altro ostacolo. Una volta che saranno arrivati qui, non troveranno nessuno: a distanza, solleverò il polline dal pavimento e poi saranno affari loro.»
    Spiegò cosa avesse in mente, mentre con la coda dell'occhio tornò a scrutare la squadra avversaria, che nel frattempo sembrava agguerrita a stanare qualsiasi degli altri concorrenti.
    «Che cosa ne pensi, ti convince?»
    Chiese. Le idee diaboliche soltanto per il salvagente a forma di unicorno, sì.
    «Ah, ovviamente se intanto troviamo qualcuno da eliminare non sarebbe affatto male~»
    Di colpo, come se non fosse successo nulla, Hayato tornò alla normalità, riprendendo il suo solito brio e la sua solita dolcezza, sollevando gli angoli della bocca. Shion non avrebbe avuto alcun torto nel pensare che la Recluta fosse pazza.
    «Quindi, in ogni caso, teniamo gli occhi aperti ~ potremo comunque incontrare qualcuno mentre ci spostiamo.»
    Disse, annuendo vistosamente alle sue stesse parole, decidendo di chiudere finalmente la bocca e di lasciare che l'altro esprimesse il proprio parere in merito a quelle considerazioni.

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    Shion Fujihara
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    "Ottimo, che meraviglia~ la tua unicità potrebbe essere considerata un'arte, te l'hanno mai detto?"
    Shion si aprì in un sorrisetto compiaciuto, che continuasse pure a fargli i complimenti, non gli importava quanto fossero sinceri, viveva per essere ammirato ed invidiato.
    «Mi è stato detto, sì, ma dopotutto visto chi la utilizza non potrebbe essere altrimenti.»
    Stava parlando con autoironia e aria fintamente convinta?
    Forse.
    La comparsa di un nemico tanto temibile – la donna polpo – portò un profondo cambiamento in Hayato: che fosse quello il suo vero volto dietro la maschera di gentilezza e affabilità? Inutile dire che gli piaceva, gli piace un sacco e se già prima il ragazzo gli era sembrato un tipo interessante, ora si era decisamente guadagnato un posto tra la gente eletta degna della sua attenzione.
    «Assolutamente sì, quei due sono pericolosi, soprattutto lei.»
    Annuì con convinzione sentendo il piano d'azione dell'altro: il ragionamento di Hayato era sensato e poteva portare loro un bel vantaggio impedendo la vista ai nemici, irritando loro le vie respiratorie causando un bell'attacco di tosse (possibilmente abbastanza persistente da costringerli a ritirarsi) o, nella migliore delle ipotesi, una reazione allergica a uno o più tra le millemila tipologie di allergeni presente nel polline polveroso ai loro piedi.
    Si sentiva in colpa per ciò che stavano per fare? Era un gesto potenzialmente pericoloso per gli altri e avrebbe sicuramente rovinato una bella giornata di festa a delle persone che erano lì solo per divertirsi.
    Beh, no.
    Avrebbe vinto quel salvagente a forma di unicorno a tutti i costi, non avrebbe di certo rovinato il proprio divertimento per uno stupido scrupolo di coscienza.
    «E se anziché limitarci a far rumore non cominciassimo a colpirli?» Inizialmente aveva scartato quella opzione, ma con il supporto a distanza di Hayato forse potevano fare qualcosa di più «Nasconditi là dietro, mentre io rimarrò qui.»
    Indicò l'ostacolo poco distante precedentemente individuato dall'altro.
    «Comincerò l'offensiva e quando saranno concentrati su di me, magari rispondendo al fuoco, tu potrai alzare il muro di polline... nessuno si aspetta una cosa del genere, soprattutto se proveniente da una zona che sembra sicura.»
    Sostanzialmente stava proponendo di dividere momentaneamente le forze in modo da colpire gli avversari su due fronti: il primo attacco diretto avrebbe fatto guadagnare loro punti e poi, dopo averli distratti, Hayato avrebbe potuto portare avanti quel piano diabolico senza la paura di essere stanato e colpito.
    Attese una conferma dall'altro e poi, con aria seria e decisa, si concesse un breve respiro.
    «Andiamo.»

    I due si stavano avvicinando e mentre il ragazzo sembrava una persona normalissima, la ragazza polpo aveva un'aria davvero temibile: come previsto stringeva un gavettone per tentacolo, più uno per mano per un totale di sei munizioni e una forza distruttiva a dir poco micidiale.
    Shion rimase immobile, lanciando una rapida occhiata al compagno di squadra poco più indietro, ben nascosto dalla visuale, e poi prese un palloncino per mano.
    Poteva farcela.
    Doveva farcela.
    Era bravo, doveva solo concentrarsi, prendere bene la mira e... SPLAT.
    Il primo gavettone si spiaccicò infelicemente ai piedi della ragazza polpo, sparpagliando ai suoi piedi l'acqua mista a vernice verde.
    «Uh.»
    Aveva appena perso l'effetto sorpresa.
    Un rapido movimento e ne prese un altro dal cestino che aveva sulla schiena, per poi lanciarli a ripetizione direttamente sui piedi della ragazza che nel frattempo si era avvicinata per colpirlo a sua volta.
    Forse doveva metterci un po' più di energia, perché la traiettoria tutto sommato era buona.
    Sentì un gavettone fischiargli vicino all'orecchio e un altro distruggersi ad un paio di metri da lui – il ragazzo era innegabilmente scarso – mentre con una precisione chirurgica la ragazza lo colpì sulla schiena all'altezza delle scapole proprio nel momento in cui si era voltato per correre al riparo.
    «Tutto ma i capelli no!»
    Stronza, avrebbe impiegato ore a togliersi tutto quel colore dai capelli.
    Con una macchia rosa sulla schiena che l'aveva fatto diventare una sorta di bersaglio ambulante, Shion si lanciò dietro a un ostacolo mentre la seconda coppia di gavettoni si andava a schiantare contro il muretto che lo stava proteggendo.
    I nemici si stavano avvicinando al luogo della trappola, era tempo che Hayato si mettesse in azione.

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    CITAZIONE
    Gavettoni pieni: 2/5
    Gavettoni sgonfi: 5/5
     
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    Hayato Ono
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    Il suggerimento di Shion venne accolto da Hayato senza alcuna obiezione: il piano andava bene anche così, perlomeno il ragazzo dai capelli bianchi avrebbe avuto la possibilità di distrarli a sufficienza. Entrambi, comunque, erano d’accordo su un punto: utilizzare il polline contro la ragazza-polpo. Quella polverina magica rappresentava la loro carta vincente, sì, ed utilizzarla all’inizio non era il massimo: nonostante ciò, con ogni probabilità non c’era un nemico più temibile di quella mutant per cui sarebbe stata la mossa più idonea in circostanze come quelle.
    «Perfetto, per me va benissimo~»
    Rispose, applaudendo silenziosamente.
    «Diamo il via allo spettacolo, allora. Io vado!»
    Asserì, per poi sgattaiolare via dietro un ostacolo che si trovava a circa due metri da Shion.
    Sì nascose per bene e, di tanto in tanto, scrutò il compagno di squadra con attenzione, avendo cura di non esser notato e posando lentamente sul pavimento le ‘armi’.
    Non ci volle molto affinché i due avversari fecero la loro comparsa, cosicché iniziarono ad intrattenere il Villain in una prima sfida. Hayato, d’altro canto, tentò di mantenere la situazione quanto più sotto controllo possibile, scrutando attentamente ogni singolo movimento da parte della mutant e dell’altro ragazzo. Quest’ultimo non era niente di che, anzi, era abbastanza scarso, mentre della ragazza polpo si poteva dire esattamente l’opposto. Per quanto riguardava Shion, invece... beh, diciamo che nemmeno lui era un asso di paintball, ecco.
    La temibile avversaria, infatti, non ci mise granché a colpire Shion diritto alla schiena, cosicché questo per poco non imprecò a causa del coinvolgimento della propria chioma.
    «Come si è permessa di rovinare quei capelli così belli...!»
    Sussurrò Hayato, senza la possibilità che qualcuno potesse sentirlo, mentre stringeva sempre di più la mano destra in un pugno.
    «Adesso vi faccio ved—-»
    Non terminò la frase in tempo che un palloncino gli sfiorò un ciuffo di capelli, mentre il biondino si era prontamente abbassato, riuscendo ad evitarlo.
    Recuperò, quindi, rapidamente un palloncino da terra e lo scagliò con quanta più forza avesse dietro di sé, senza neanche veder prima con che cosa avesse a che fare: fu soltanto dopo qualche secondo che si rese effettivamente conto di aver appena colpito una ragazza diritto sull’addome. Questa, per fortuna, anziché infierire sulla Recluta, scattò via oltre l’ostacolo, decidendo per il momento di ritirarsi.
    Non c’era nemmeno un istante per esultare: aveva perso un po’ di tempo a causa di quell’avversaria e ora doveva necessariamente dedicarsi a quei due il prima possibile: non aveva fatto tanto rumore quindi era probabile che non avesse attirato l’attenzione.
    Fissando la mutant e quello scarsone del compagno, Hayato iniziò ad ondeggiare le dita della mano tra la gamba e lo ostacolo (quindi di nascosto), cosicché il polline che si trovava per terra iniziò a disperdersi nell’aria, diventando invisibile. Soltanto dopo qualche istante, la polverina avrebbe attraversato indisturbata le narici degli avversari, aderendo agli epiteli delle vie respiratorie ed iniziando a svolgere la propria azione allergico/patogena, se questi si fossero dimostrati sensibili.
    Sperava soltanto che funzionasse, così da togliersi di mezzo i due problemi più grandi.
    Non si espose, per il momento, ma decise di limitarsi ad assistere allo spettacolino che stavano per mettere in atto: la sua improvvisa comparsa avrebbe potuto potenzialmente rovinare il piano ideato da sé stesso e da Shion, meglio continua a starsene nascosto lì.
    Quell’unicorno era sempre più vicino ma adesso c’era un’altra cosa di cui preoccuparsi: la meravigliosa chioma di Shion.
    Era ancora perfettamente in ordine oppure era stata rovinata !? aiuto.

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    Shion Fujihara
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    Ben concentrato sui due avversari che aveva davanti, Shion non si rese conto di come Hayato avesse rischiato di essere ferito mortalmente (concedetemi un po' di pathos, su) dal gavettone di una ragazza di un'altra squadra che aveva avuto la (s)fortuna di trovarsi sul loro cammino.
    Gli avrebbe sicuramente fatto i complimenti, era stata un'ottima azione che aveva dimostrato un'invidiabile freddezza d'animo e spirito reattivo.
    In ogni caso, oramai faccia a faccia con la ragazza polpo e il suo scarso compare, la sua vita era nelle mani dell'altro: per fortuna, però, non dovette attendere molto prima di veder letteralmente... scomparire in aria quella polverosa mistura letale che aveva prodotto poco prima. Hayato aveva attivato il proprio Quirk facendo disperdere le particelle che ora solleticavano anche la sua, di gola, portandolo prima ad arricciare il naso con aria infastidita e poi a starnutire un paio di volte.
    Fortunatamente non era allergico al polline o il suo stesso Quirk l'avrebbe letteralmente distrutto, ma non si poteva dire lo stesso della ragazza polpo: forse perché per metà creatura del mare e quindi particolarmente sensibile a quel tipo di allergeni o forse perché l'allergia al polline è tra le più diffuse a livello globale, ma in ogni caso la poverina cominciò a tossire e starnutire senza sosta, accompagnata presto dal suo sfortunato compare.
    Forse l'avevano combinata grossa.
    Forse.
    No dai, non sembrava nulla di così tragico.
    O almeno così sperava.
    Tirando su col naso a sua volta ed odiando un po' quell'idea che era venuta loro – non aveva tenuto in conto che potesse essere coinvolto in prima persona nella controffensiva, quella dannata polvere grattava in gola in maniera insopportabile – sgattaiolò dove si era nascosto Hayato.
    «Ottimo lavoro, socio, credo che i due saranno obbligati a ritirarsi.»
    La povera ragazza stava ancora starnutendo senza sosta, difficilmente sarebbe stata in grado di continuare a giocare.
    «Spero che abbiano un antistaminico da darle, ma un po' se lo merita» Borbottò seccato, passandosi le mani sui capelli imbrattati di colore «Spero che non me li rovini.»
    Un piagnucolio dal tono tragico, mentre cercava di valutare l'entità dei danni.
    «Dobbiamo riempire altri gavettoni e cercare qualche altra squadra, quel salvagente non si vincerà da solo.»
    Non c'era più tempo per lagnarsi (lo avrebbe fatto per sempre, altroché), dovevano continuare a giocare.

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    Hayato Ono
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    Bingo.
    La loro strategia aveva colto nel segno, nonostante lo stesso Shion finì per essere vittima del loro stesso piano. Non ci furono grossi problemi, comunque: il ragazzo dalla lunga chioma bianca si dimostrò ben resistente nei confronti del polline e non ne risentì quanto invece la ragazza polpo e il suo compagno di squadra, che iniziarono a tossire all’impazzata. Con ogni probabilità non sarebbero più stati in grado di continuare la partita per cui Hayato e Shion avrebbero avuto poco da temere, da quel momento in avanti.
    Meglio non abbassare la guardia, però. Poco prima, infatti, Hayato aveva avuto la prova che anche le altre squadre potessero riservare qualche spiacevole sorpresina.
    «Non hanno nessuna speranza di riprendersi, abbiamo fatto bene ad uccid— ad eliminarli dal gioco in questo modo~»
    Si corresse subito, nel momento in cui si accorse che già da un po’ si stava calando un po’ troppo nella parte. Accidenti, sfide di quel genere montavano proprio la testa: per un attimo ad Hayato sembrò quasi che fosse in una sorta di trincea, anziché nel capannone dove si svolgeva, essenzialmente, un gioco.
    «Santo cielo, a proposito!»
    Esclamò, posando una mano sulla bocca e ispezionando il compagno di squadra sia avanti che dietro.
    «Come stanno i tuoi capelli!? Perché dici così? Credi che te li abbiano rovinati?»
    Chiese, di continuo, come se si trattasse di una questione di vita o di morte, per poi prestare attenzione a ciò che gli disse Shion e tranquillizzarsi, diventando repentinamente più serio.
    «Ma certo. Non è affatto il momento di distrarci, questo, dobbiamo assolutamente portare a termine la parte restante del gioco. Mettiamocela tutta~»
    Dopo uno sguardo d’intesa con l’altro Villain, Hayato annuì e, insieme, i due si sarebbero messi d’impegno affinché potessero finalmente stringere tra le braccia quel bellissimo salvagente.
    Riuscirono a colpire ripetutamente membri delle altre squadra, ma non furono sempre così fortunati: gli avversari, per quanto fisicamente scarsi, si mostrarono strategici più o meno quanto loro e furono in grado di tendergli agguati, incastrandoli e colpendoli. Altri avversari, poi, vennero colpiti ed eliminati da altre squadre, senza la possibilità che Shion e Hayato potessero anche solo guardarli in faccia.
    Passò circa mezz’ora, poi uno degli altoparlanti decretò la fine dei giochi. Richiamarono i concorrenti all’esterno della sala dove era avvenuta poco prima la guerra di gavettoni; l’unica squadra che non accorse sul posto fu quella della mutant polpo e dell’altro ragazzo.
    Chissà che cosa gli era successo.
    Passati dieci minuti, l’altoparlante risuonò nuovamente, cosicché la voce passò a decretare quelli che sarebbero stati i vincitori.
    Con i capelli bagnati, Hayato lanciò un’occhiata a Shion, deglutendo con forza e guardandolo come si guarda un compagno di guerra prima della sua fine.
    Che scena trash.
    La voce iniziò a comunicare le varie posizioni che si erano aggiudicate le squadre ed i relativi premi che potevano aggiudicarsi. Iniziarono dalla terza squadra, poi la seconda, finché...
    «La prima posizione è occupata dalla squadra numero Cinque, formata da Shion Fujihara e Hayato Ono.»
    Sì! Ce l’avevano fatta!
    Il biondino rivolse all’altro uno sguardo che trasudava un mix di emozioni differenti, tra cui prevalevano stanchezza e gioia. Si portò una mano alla fronte, tirando un profondo sospiro.
    «Abbiamo vinto... abbiamo vinto! Quell’unicorno è nostro, Shion!~»
    Disse, ad alta voce, felicissimo.
    Da lì a poco, qualcuno gli avrebbe consegnato l’ambitissimo premio: naturalmente era sgonfio ed era stato adagiato in una busta di plastica, ma dall’esterno di quest’ultima era stata allegata un’immagine di come sarebbe stato il salvagente da gonfio.
    «Guarda, è bellissimo~ bianco e arcobaleno, assolutamente fantastico!»
    Avvicinò la busta al compagno di squadra, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso dolce.
    «Che ne dici... di andare a provarlo subito? Ti farebbe piacere? Magari davanti ad una bella birra fredda~»
    Domandò, leggermente insicuro. D’altra parte, avevano da sempre concordato che quel salvagente sarebbe stato di Shion, ed Hayato non aveva nessuna intenzione di entrarne in possesso. Al contrario, il suo era un semplice tentativo di passare un altro po’ di tempo con l’altro, che gli era proprio simpatico. Che fosse stato poco discreto a chiederglielo? Che Shion potesse pensare che Hayato lo stesse invitando per un appuntamento?
    The trash must go on.

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    Shion Fujihara
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    Stringere tra le mani un Nobel per la medicina che attestava la sconfitta definitiva dei Nega-Quirk o un assegno multimilionario non gli avrebbe dato la stessa soddisfazione provata del possedere il tanto agognato salvagente a forma di unicorno.
    Forse perché per una volta nella sua vita Shion si era impegnato veramente per ottenere qualcosa – poco importava che fosse un capriccio momentaneo o un oggetto di poco valore – e ora vedere che i suoi sforzi erano stati ricompensati dopo tanto gioco sporco sudore della fronte e sacrificando la sua candida chioma sul campo di battaglia era... beh, una gran bella soddisfazione.
    Le (tante) parole di Hayato lo distolsero dalla propria contemplazione della vita, del senso dell'impegno e della responsabilità, portandolo a posare lo sguardo dall'oggetto ancora sgonfio e imbustato che dopo la premiazione teneva tra le mani al compagno di squadra.
    «Ne abbiamo uno a testa, sarebbe assolutamente immorale separarli prima ancora di averli gonfiati e immersi nell'acqua fetida della baia di Tokyo.»
    Decretò con tono che non ammetteva repliche, accettando di fatto l'invito dell'altro.
    Era rimasto colpito dalla sua splendida persona, vero? Come dargli torto, ogni mattina lo specchio gli mostrava un individuo a dir poco incredibile e per fortuna dell'altro non aveva particolari impegni, quella serata.
    Nulla che non coincidesse con ciò che era stato proposto da Hayato, insomma.
    «Il primo obiettivo della serata è stato raggiunto, in programma ci sono ancora il cibo, trovare un posto nella baia da cui guardare i fuochi d'artificio e magari tornare a casa ubriaco.»
    Era una persona semplice, a modo suo.
    Un distratto saluto con la mano agli altri partecipanti e poi uscì dal luogo del misfatto, dando per scontato che Hayato l'avrebbe seguito.

    Una volta tornati all'aria aperta, vennero accolti dalla folla, dalle luci delle bancarelle che erano state accese col calare della notte e da un assolutamente invitante profumo di cibo. Dopo aver utilizzato così tanto il proprio Quirk, Shion si rese conto di star morendo di fame.
    «Vorrei mangiare tutto» Borbottò senza sapere da che parte cominciare, tentato da ciò che aveva attorno «Voglio, voglio... takoyaki, yakitori e yakisoba per cominciare.»
    Sì, si era legittimamente autorizzati a domandarsi dove metteva tutto quello che mangiava, visto che non pareva ingrassare.
    «Hai qualche preferenza?»
    Rimase un attimo in silenzio, realizzando di non sapere assolutamente nulla dell'altro dal momento che per quanto avessero idee affini per quel che riguardava il raggiungere i propri scopi (se c'è di mezzo un salvagente a forma di unicorno), erano comunque due perfetti sconosciuti.
    «Anche... in generale, dimmi qualcosa su di te.»
    Non chiedeva una biografia dettagliata, ma almeno che cominciassero a conoscersi.

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    Hayato Ono
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    Hayato era felicissimo. Non solo aveva vinto quella partita in maniera onesta, ma aveva anche avuto la possibilità di passeggiare per Tokyo in compagnia di Shion, pronti a testare il nuovo e ambitissimo premio.
    Passeggiavano tranquillamente sulla stradina adiacente alla spiaggia, avvolti dalla piacevole atmosfera ricreata dalle bancarelle, dalla brezza marina e dall’odore di ottimo cibo. Qualsiasi cosa lasciava trasudare una sola e semplice parola: estate. Non era un amante della stagione, come già detto, ma un clima del genere era piacevole persino per lui.
    «Awww che bontà, amo tutte queste prelibatezze che hai nominato~ se in più troviamo qualcuno che vende nikuman, sarebbe perfetto!»
    Esclamò, come se non bastasse a tutti ciò che aveva elencato Shion. Quest’ultimo, a proposito, non aveva affatto deluso le sue aspettative: era un tipo simpaticissimo, molto curato e aveva voglia di tornare a casa sbronzo. Quale compagnia migliore poteva chiedere?
    «Oh, in generale, dici?»
    Domandò, lanciando un’occhiatina al suo ex compagno di squadra, piegando le labbra in un sorriso dolce.
    «Hai ragione, non sappiamo assolutamente nulla l’uno dell’altro, dobbiamo proprio rimediare.»
    Asserì, punzecchiandosi il mento con l’indice.
    «Sono un barman e abito a Shinjuku~ mi piacciono un sacco i cocktail, gli animali e cucinare. La mia stagione preferita è l’inverno ma devo dire che stasera si sta proprio benissimo~»
    Rispose, facendo un ottimo sunto di sé.
    «E tu invece, cosa mi racconti di te?»
    Da lì a poco avrebbero finalmente trovato un chioschetto che vendeva birra alla spina. Senza pensarci due volte, Hayato si sarebbe improvvisamente staccato da Shion per comprare due bicchieri pienissimi. Li avrebbe condotti, facendo attenzione, dal ragazzo dalla chioma argentea, per poi cedergliene uno.
    «Questo è offerto da parte mia, non voglio sentire questioni~»
    Disse, facendo l’occhiolino e allungando un braccio. Sarebbe passato, a quel punto, un bellissimo ragazzo alto, moro e abbronzato che si diresse nella direzione opposta rispetto a quella verso cui era girato Hayato. Il biondino non si concentrò molto sul suo fisico, quanto più sul meraviglioso costume che indossava. Lo adocchiò e fissò il fondoschiena del ragazzo mentre questo passava proprio davanti a lui e Shion, nella speranza di poterne vedere la marca: niente da fare, la scritta era così piccola che non riuscì proprio a leggerla per bene.
    «Oh, scusami! Ecco qui~»
    Esclamò, per poi cedere definitivamente a Shion il bicchiere di birra.
    Agli occhi dell’altro, Hayato avrebbe potuto tranquillamente fissare il fondoschiena del tizio e basta - figuriamoci se si potesse pensare che i suoi occhi si fossero fissati in quel preciso punto solo per quel costume.
    «Continuiamo a passeggiare? Sono sicuro che questa serata avrà dei risvolti estremamente piacevoli, non credi anche tu?»
    Una frase fraintendibile, tanto per cambiare.

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    Shion Fujihara
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    Nikuman, ottima scelta, gli piacevano sia quelli ripieni di carne che quelli dolci e avrebbe accompagnato volentieri il suo nuovo amico alla ricerca di quelli dall'aspetto più appetitoso.
    «Affare fatto, aggiungiamoli al menù.»
    Il bello delle fiere era che si potevano mangiare tante piccole cose diverse preparate da persone diverse e comunque tornare a casa pieni e soddisfatti.
    «Oh, un barman» Una scintilla d'interesse sul volto di Shion «Immagino tu abbia modo di conoscere un'infinità di persone diverse con storie diverse.»
    A lui succedeva spesso che qualcuno si fermasse a parlare di sé o delle proprie preoccupazioni, complice la nomea di risolutore di problemi che si era guadagnato grazie ai clienti che avevano trovato uno sfogo nella sua eccentrica figura, ma Hayato... tra l'alcol e la facilità con cui la gente si confida a perfetti estranei, lui doveva conoscere tantissime vicende torbide.
    «Qual è stata la confessione più interessante che ti hanno mai fatto i tuoi clienti? Tradimento? Appropriazione indebita? Oppure si sentono irrimediabilmente soli in una società di comunicazioni rapide?»
    Ora era animato da sincera curiosità, quasi un po' morbosa, ma dopotutto viveva per quelle piccole cose, per le miserie che affliggevano l'umanità.
    "E tu invece, cosa mi racconti di te?"
    Si lisciò distrattamente i capelli, mentre tra essi tornarono a sbocciare dei grossi fiori colorati.
    «Vivo e lavoro a Ginza, sono il proprietario del Paradise Lost, un negozio di fiori e piante rare» Era palesemente orgoglioso di ciò che faceva, nonostante qualcuno tendesse a considerare umile un lavoro come il suo «Sembra quasi scontato, visto il Quirk che possiedo, ma non riesco ad immaginarmi a fare altro... mi piace osservare come cambiano e crescono quei viventi che generalmente vengono considerati immobili ed immutabili, sottovalutati per il solo fatto che sono beh, piante.»
    Poi vista la sua passione per l'alcol e i locali notturni, nonché per la strana fauna che popolava quei luoghi, sarebbe stato interessante fare anche il barman, anche se preferiva essere servito e riverito più che dedicarsi alle necessità degli altri.
    Come per rispettare il proprio ruolo di uomo dell'alcol, Hayato si allontanò un attimo per poi offrirgli un generoso bicchiere di birra: Shion accolse quel gesto con un cenno del capo, bevendo riconoscente un paio di sorsi freschi.
    «La prossima te la pagherò io.»
    Decretò allegro, lasciando intendere come quello non fosse che il primo di una lunga serie che-- lo guardò con un sorrisetto divertito mentre fissava senza alcun pudore il fondoschiena di quel ragazzo tanto prestante che era appena passato davanti a loro.
    (Decisamente non etero.)
    Che poi si raccontasse quello che voleva o si professasse amante del gentil sesso, ma simili comportamenti che sfuggivano alla parte conscia di sé rivelavano molto più di mille parole.
    «Oh sì, sono sicuro anch'io che riusciremo a goderne entrambi.»
    Un sussurro vicino all'orecchio dell'altro come per non far sentire ad altri quel loro piccolo accordo, ma soprattutto per attirare nuovamente l'attenzione su di sé e farla definitivamente distogliere da quell'individuo che aveva osato rubare lo sguardo della sua nuova preda.
    «Proseguiamo pure, sembra che in quel banchetto laggiù vendano i nikuman.»
    Far cadere Hayato nella propria ragnatela era importante – anche se sembrava fare tutto da solo, non avrebbe richiesto chissà quale grande sforzo – ma recuperare le energie spese giocando a paintball anche di più: per il momento il cibo aveva la priorità.
    E lo sanno tutti che si riesce a combinare ben poco a stomaco vuoto.

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