Picnic under the Moonlight

Role Estiva [sloth bonus] Amachi & Darius

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    Narrato-Pensato-Parlato



    Non era stato facile, tra i vari lavori per conto dell'agenzia che lo aveva impegnato mentalmente e fisicamente molto più di quanto potesse credere, creandogli qualche problema con le interazioni interpersonali. Ma per fortuna, nulla di non rimediabile grazie a qualche parola assennata, delle scuse e ovviamente una buona quantità di cibo, tutti ottimi elementi per potersi riconciliare e progredire in quella che riteneva una parte importante della propria vita, un'ottima distrazione da quella routine che spesso lo avvolgeva completamente. Era riuscito a scrivere ad Amachi, dopo la brutta uscita che aveva fatto via messaggio, trovando collaborazione e complicità, trovando il coraggio di invitarla fuori per una delle festività più importanti dell'anno: il Festival delle Stelle.
    In quel giorno, nonostante il colore dei suoi capelli e i tratti non completamente orientali, passava quasi inosservato o quantomeno la gente sembrava molto più interessata a divertirsi e godersi la festa, più che prestare attenzione ad un giovane in abiti tradizionali, dalle tonalità chiare, mentre i lunghi capelli per comodità erano stati raccolti in un'alta coda dietro la testa, tenuti fermi da un nastro in tonalità con l'abito stesso. L'unica cosa che forse poteva far attirare l'attenzione in direzione del neo-ProHero, era il cestino da picnic che si stava portando dietro, tenendolo per le maniche che ondeggiavano appena ad ogni suo movimento, lungo le strade che erano state addobbate con le tipiche lanterne di carta pronte ad essere accese, in maniera trasversale alla strada invece c'erano molti bigliettini colorati con delle scritte a mano sopra che andavano a fare richiami alla leggenda che ha inspirato gran parte della festa e probabilmente molti film e opere, oltre che ad essere alla base di molte relazioni e di nuovi amori.
    Visto che si sarebbe movimentata una bella massa di persone per la festa, ha deciso di muoversi per tempo per poter raggiungere il luogo dell'appuntamento, un piccolo gazebo che si trova ad una ventina di metri dalla spiaggia, in modo da essere ben visibile non appena la mutant si sarebbe presentata. Gli occhi violacei si muovevano sul circondario, alternandosi su i volti della gente contenta che passeggiava sottobraccio o mano nella mano, passando poi in direzione della zona della spiaggia che permetteva di avere poi una buona visuale sullo spettacolo pirotecnico che si sarebbe svolto in serata, cercando di adocchiare qualche punto che poteva essere di maggiore interesse per fermarsi in modo da avere una buona visuale e dare il clima giusto alla serata. Erano le sei, quindi aveva un pò di tempo per potersi fare un'idea chiara della zona e della situazione, quel difetto che non lo faceva mai rilassare, nemmeno in quei momenti in cui tutti intorno a lui non facevano altro che divertirsi ed essere felici, cercava nonostante tutto di sorvegliarli per assicurarsi che continuassero a stare così. La mano si andò poi ad infilare all'interno del cestino, sollevano quanto bastava il coperchio in vimini, per tirare fuori il cellulare, così da poterne controllare lo schermo, nel caso ci fossero messaggi o chiamate, dopotutto gli imprevisti potevano accadere anche durante un appuntamento, anche se in quel momento sperava vivamente il contrario con tutto se stesso. ...Speriamo che le possano piacere... Si ritrova a borbottare tra se e se, abbassando lo sguardo in direzione del cestino e al suo contenuto, risistemandolo poi sul braccio mentre con l'altra mano andava a rimettere anche il proprio cellulare al suo interno.

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    ► Equipaggiamento 1: Lorem ipsum.
    ► Effetto:Lorem ipsum.
    ► Peso: [2]

    ► Equipaggiamento 2: Lorem ipsum.
    ► Danno: Lorem ipsum.
    ► Peso: [1]

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    Due giorni prima...

    Pioveva. Si, prima del festival dell’estate aveva messo pioggia per tutto il giorno… Da una parte era un bene, perché avrebbe un minimo rinfrescato l’aria in quella città così afosa ed umida. Il clima era insopportabile in questo periodo, faceva troppo caldo e spesso la gente si doveva rifugiare nei centri commerciali alla ricerca dell’aria condizionata.
    Ma quello che era più piacevole in un giorno di pioggia era proprio l’odore che sprigionava. Se avevi la fortuna di abitare in una zona non troppo urbanizzata, magari vicino un parco o nella periferia dove era più facile trovare delle zone pseudo campagnole. Amachi adorava quel profumo che veniva rilasciato da quei giorni così grigi e tristi,per lei era un momento di pura calma, dove la testa era libera dai pensieri e c’era solo pace in lei. Proprio in quel giorno aveva deciso di farsi largo tra le vie di Tokyo, precisamente in un piccolo centro commerciale più spostato sulla zona esterna al cuore della metropoli, magari avrebbe trovato un po’ meno caos all’interno della struttura. La ragazza era vestita con un semplice pantalone di una tuta leggera color nero, scarpe da ginnastica bianche e nere ed in fine una maglia a maniche corte di cotone color blu notte. Con se aveva il suo zainetto portato sulle spalle e stringeva nella mano destra il suo ombrellino verde che era ancora umido di pioggia. La mutant si aggirava nell’ampio corridoio del piccolo centro commerciale ed osservava con attenzione le varie vetrine illuminate e splendenti che mostravano le loro merci migliori ed all’ultima moda: abiti, gioielli, accessori, casalinghi e molte altre cose. La mano destra, quella libera, passò per un momento tra le ciocche corte ed ispide dei capelli neri e li smosse per renderli meno appiattiti sulla propria testa per colpa dell’umidità che aveva comunque sprigionato la pioggia. Ad un certo punto gli occhi neri e gialli della donna lemure si piantarono proprio su una vetrina di abbigliamento, ma la cosa che la fece trasalire, facendole pure scattare la lunga coda ad anelli a fendere l’aria alle sue spalle, fu proprio quel manichino di una donna ed un uomo -privi di volto- che indossavano due abiti tradizionali che venivano usati nei festival giapponesi, come quello che ormai era alle porte: il festival dell’estate. Proprio qualche giorno fa si era accordata con Darius per poter andare insieme a farsi una serata sulla spiaggia, tra tramezzini e qualcosa da bere, mentre si guardavano i fuochi artificiali insieme… Sarebbe stato carino che andassero entrambi vestiti in maniera tradizionale, anche se aveva qualche dubbio lei che le balenava nella testa. Rimase imbambolata davanti alla vetrina, con la testa che ogni tanto si muoveva e puntava lo sguardo verso l’alto, all’altezza del torace del manichino, fino a discendere ai piedi di esso. Ammirava quel capo, un kimono femminile bellissimo, almeno per i suoi gusti. Magari era anche sbagliato il tessuto usato, il modo in cui era cucito, era una cosa pensata per attirare il turista ignorante… Un po’ come lo era lei dato che non era originaria del luogo. Inghiottì un noccioli di saliva e le orecchie scattarono appena verso l’alto, mentre mormorò:
    «Al diavolo, facciamo questa pazzia!»
    Si fece coraggio e cominciò a camminare verso il grande ingresso del negozio di abiti, proprio quello che aveva esposto quel kimono in vetrina ed aveva ipnotizzato la giovane studentessa. Lì sparì e chissà quanto pagò per quel capo…

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    Fu la sera dell’appuntamento e l’emozione era davvero palpabile. Due giorni fa era brutto tempo, ma oggi era stata una giornata soleggiata e la sera si prospettava priva di nuvole. Ormai la gente era in strada e si stava radunando per seguire lo stesso esempio di Amachi e Darius, cioè andare a farsi un pic nic sulla spiaggia in attesa dei fuochi d’artificio. Non erano gli unici ad aver avuto questa deliziosa idea.
    La zona in questione era stata allestita a festa, sembrava di essere su un’altra strada, dove c’era solo colori, gioia e voglia di festeggiare quel festival estivo. La gente era felice, chiacchierava, si radunava per andare a bere o mangiare qualcosa, ma anche passare le prossime ore tra le bancarelle per prendere qualcosa come ricordino di quell’evento. Proprio tra la gente c’era una figura minuta che si aggirava per poter raggiungere una zona ben precisa, un gazebo.. Si stava trattando di Amachi, la lemure mutant che faceva notare la sua presenza grazie a quella vaporosa e lunga coda ad anelli nera e bianca che ondeggiava alta alle sue spalle. Gli occhi della ragazza guizzavano a destra e sinistra, mentre si faceva largo tra la gente e serpeggiava tra gruppetti fermi a parlare, oppure persone che erano lente a camminare. Proprio dopo pochi metri che continuò il suo percorso, ecco che sbucò su una parte più ampia e meno affollata, dove finalmente si mostrò agli occhi dei presenti nella piccola piazzola, come Darius che la stava aspettando al Gazebo. Una lunga cascata di capelli lisci neri le incorniciava il volto dai lineamenti femminili ma leggermente duri, con quegli occhi dalle sclera nere e le iridi gialle che erano stati truccati con un filo di mascara e ombretto scuro. Sui capelli -che erano una Parrucca di buona fattura- aveva una frangia ben tagliata a coprirle la fronte, mentre sulla parte destra aveva un fermaglio che aveva sopra dei fiori colorati di viola e con qualche fogliolina verde che puntava da sotto i grossi petali. Il corpo era coperto da un kimono dalle rifiniture nere, ma con un tessuto colorato -quasi arcobaleno nelle sfumature con sopra ricami e stampe di fiori tipici del Giappone, questi erano solo i contorni neri dato che il tessuto stesso riempiva di colore i loro petali. La parte bassa, sulle gambe, era color pece, mentre alla vita aveva una fasciatura color viola. Ai piedi aveva delle ballerine, stonavano un po’, ma c’era un motivo: non sapeva ben camminare sulle calzature di legno tipiche giapponesi.
    Al polso destro aveva un sacchettino agganciato da un nastro di raso nero, sembrava una specie di pochette versione sacchettino di velluto per non stonare troppo dal suo abbigliamento, mentre nel palmo stringeva una busta di plastica contenente due bibite e qualche bicchiere usa e getta. Le maniche ampie e lunghe le coprivano fino a metà delle mani, infatti si notavano poco quelle mani scure e ruvide. La ragazza si guardava intorno, mentre le orecchie pellicciose erano tenute leggermente inclinate verso l’alto per udire magari la voce del suo amico Darius. Non servì di sentirlo richiamare il nome di lei, infatti in pochi attimi scorse la figura del Pro-Hero nei pressi del punto designato del loro incontro. Amachi sorrise con dolcezza e timidamente calò lo sguardo per una manciata di secondi, per poi rialzarlo su di lui e portò la mano sinistra a scostare una ciocca di capelli della parrucca per posarli dietro il padiglione auricolare del medesimo lato. Sfarfallò le ciglia lunghe e nere, mentre incominciò ad avvicinarsi. Il cuore le iniziò a battere forte, sentì una sensazione di formicolio alle gambe, mentre il sorriso si allargò a mostrare la sua candida dentatura, di cui i canini sono leggermente più pronunciati del normale. Lui era bello come al solito, ma in quelle vesti così eleganti e tradizionali lo rendevano ancora più regale ed affascinante. Aveva quel volto spesso serio, preoccupato, ma cercò lei da subito di farlo sciogliere con quel suo sorridere. Era senza fiato, sentì il cuore battere con ferocia nel petto, quella figura lì in piedi era proprio lo studente della UA divenuto Eroe, che l’aveva sempre trattata con i guanti e fatta sentire sempre bene.. A suo agio..
    Ora che si era avvicinata, lui poteva scorgere le labbra di lei che erano state toccate appena da un po’ di lucidalabbra, mentre sulle palpebre aveva un’ombretto leggermente scuro, come un’ombra lieve posata sulla pelliccia, ma che mostrava dei brillantini che le facevano brillare di più il viso. Si strinse nelle spalle e guardò in direzione del volto del ragazzo, sollevando appena il mento data la loro differenza di altezza. Era felice, si leggeva sul suo visino e nei suoi occhi che brillavano debolmente sotto le luci delle lanterne colorate:
    «Scusami se ho fatto tardi, non ho neanche pensato di usare il telefono, in mezzo a questa calca rischiavo di farti sentire solo confusione… Eheheh!»
    Si scusò preventivamente, anche se in realtà era in orario e non aveva fatto così tanto ritardo.
    Era una serata calda, l’estate a Tokyo si faceva ben sentire, infatti Amachi colse la palla al balzo e guardò verso la bustina delle bibite che aveva portato, ancora fresche:
    «Fa caldo vero? Spero siano ancora fredde così ci rinfreschiamo anche noi.»
    Cercò di guardare in direzione del viso di lui, di nuovo, per poi fare spallucce e guardare intorno a loro:
    «Dove andiamo?»
    Lasciò carta bianca a lui, poteva scegliere dove potevano andare a farsi il loro pic nic. Arricciò il nasino nero e percepì un flebile odore nell’aria, quello di cibo. Forse non era il cestino del ragazzo che emanava quelle fragranze, ma lei cercò di cogliere l’occasione per sdrammatizzare un po’ e rompere il ghiaccio…E l’ansia!
    «Sento un odorino di mangiare buono, buono… Ti sei impegnato? Ehehe..»
    E fece una piccola smorfia divertita, una linguaccia innocente strizzando appena gli occhi.

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    Doveva aspettare li, perchè l'essere in anticipo ed evitare che eventuali contrattempi strada facendo possano portarlo ad arrivare in ritardo, quindi decise di sfruttare quel tempo per darsi una sistemata agli abiti che non era particolarmente abituato a portare, ma aveva avuto modo di studiare come non affogarsi con le maniche dell'abito stesso. Come lui c'erano molte altre persone in abiti tradizionali, che sembravano decisamente più a suo agio rispetto a lui, che più volte era stato costretto a cambiare la mano con cui reggeva il cestino, mentre le iridi violacee si muovevano ancora in modo alternato sulle persone che passavano vicino al punto dove si era dato appuntamento con la lemure. Fortunatamente il tempo sembrò passare piuttosto velocemente e da li a qualche attimo notò una figura familiare muoversi nella sua direzione, simultaneamente le sue labbra si distesero in un ampio sorriso, il braccio destro si sollevò lasciando che la manica scivolasse verso il gomito, agitandosi per poter segnalare la propria posizione all'altra nel caso non lo avesse notato.
    Gli servirono alcuni attimi in cui la ragazza si avvicinò per accorgersi che c'era qualcosa di diverso nell'altra e non riuscì a trattenere un'espressione di sorpresa e piacere nel vedere l'altra non solo truccata in modo squisitamente piacevole, ma poi c'erano anche quei capelli che erano decisamente più lunghi di quanto ricordasse. Per questo si soffermò su questi per qualche attimo Le sono cresciuti davvero un sacco i capelli si ritrovò a pensare, mentre forse lo sguardo rimase per qualche attimo di troppo sulla capigliatura di lei, finendo per lo scuotersi da quello stato di stupore e poter quindi salutare l'altra come si doveva Non preoccuparti, non c'è bisogno di scusarsi per un pò di ritardo....E poi Si prese qualche secondo di pausa, in cui gli occhi andarono ad osservare l'altra da capo a piedi e viceversa prima di continuare a parlare ...Se il risultato è questo, ogni secondo passato ad aspettare è ben accetto Confessò andando a provare a chiudere le distanze con lei, sporgendosi in avanti con il busto ruotando appena il volto in modo portarlo sulla sinistra di quello di lei e provare a poggiare le labbra sulla sua guancia, per completare il saluto, prima di ritornare in posizione ed ascoltare le parole annuendo di conseguenza. Si andò a guardare attorno per qualche attimo e quindi assottigliò lo sguardo in direzione della spiaggia dove c'era già gente che passeggiava o aveva preso posto per passare la sua giornata La zona vicino all'acqua penso sia quella più affollata...Ma ho visto una collinetta di sabbia che mi sembrava abbastanza vuota, da li si possono vedere i fuochi d'artificio Non che non si potessero vedere da un qualsiasi altro punto ma probabilmente li si sarebbe potuta avere una visuale migliore. Abbassò poi lo sguardo verso la borsa che la giovane si stava portando dietro Saranno sicuramente utili a togliere la sete...Vuoi una mano a portarle? Si offrì di portare anche la borsa di lei, allungando la mano libera nella sua direzione nel caso fosse della stessa idea.
    Una volta ascoltata la risposta della ragazza, che fosse positiva o negativa, si sarebbe mosso in direzione della spiaggia assicurandosi che l'altra si stesse muovendo con lui Bacon, frittata e maionese Disse sornione, così come si erano scritti via messaggio qualche tempo prima E poi ci sono quelli con pollo, pomodoro ed insalata...Spero che siano venuti bene...Non sai quante volte mi sono tagliato le dita per affettare tutta questa roba Disse ironicamente, ridacchiando ed annuendo alla sua linguaccia, assicurandosi di rimanere di fianco a lei durante quella passeggiata nella sabbia, ancora calda sotto il sole pomeridiano, ma non tanto da infastidire anzi da risultare quasi piacevole.
    Mi ha fatto piacere che tu abbia accettato il mio invito...E di nuovo scusa per quei messaggi, Si ritrovò a sospirare, scuotendo il capo un paio di volte, ma per fortuna i capelli erano tenuti fermi da dei fermagli e solo un ciuffo gli si andò a parare davanti al volto, oscurandolo in parte, mentre con il braccio destro sfiorò il braccio di lei, tanta era la vicinanza che lui sta cercando di tenere tra di loro.

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    La coda lentamente ondeggiava alle sue spalle, segno che era serena e tranquilla in quella calda serata all’insegna dei festeggiamenti e di fare qualcosa in compagnia. Amachi si avvicinò a Darius e così, dopo averlo salutato e mostrato la borsina di plastica contenente le bevande, andò a sorridere timidamente sulle labbra nere. Gli occhi erano piantati sul viso roseo dell’eroe, anche se certi attimi calava l’attenzione da lui per l’imbarazzo.
    Erano al loro appuntamento, un pic nic che poteva essere visto come una normale uscita tra amici, ma ci sono molti pensieri che viaggiavano su altre tipologie di uscite, come se fosse un’inizio per qualcosa di più importante. Scrollò la testa per scacciare quella possibilità, non poteva stare imbarazzata e pietrificata per quell’idea che potrebbe essere anche sbagliata.
    Per un momento si sentì osservata intensamente sulla testa, forse aveva fuori posto quel fermaglio floreale che le decorava la testa? Oppure c’era altro? Inizialmente la lemure si guardò intorno spostando solo gli occhi, poi si strinse nelle spalle e sorrise con una faccia colma di imbarazzo e disorientamento:
    «C’è qualcosa che non va?»
    Domandò inizialmente, mentre la mano libera -che teneva al polso solo la piccola pochette di tessuto fatta a sacchettina- si alzò e posò dietro la nuca. Ci vollero alcuni secondi prima che le orecchie si alzassero di qualche grado, mentre il volto mutò in un’espressione più sorpresa. L’arto poco fa sollevato si abbassò quasi di colpo, mentre la coda saettò nell’aria alle sue spalle:
    «Oh!! Forse hai notato i capelli? Beh…E’ una parrucca…Ma è bella! Guarda che bell’effetto che fa. Mhmhmh»
    Ridacchiò con un leggero mugolio, mentre coprì gli occhi per una manciata di secondi dietro alle palpebre.
    Quello che la fece tornare a fissare l’eroe, fu proprio il commento che le veniva portato alla sua minuta figura di mutant. Un risultato come? Bello? Brutto? Lei si incominciò ad inpanicare, andando a percepire sulla pelle -sotto la pelliccia corta e grigiastra- un senso di brivido che la fecero irrigidire. Proprio in quel momento in cui la sua mente era distratta, non si accorse che l’altro si era avvicinato, tant’è che se ne rese conto solamente quando aveva il suo volto vicino al proprio. Il fiato le mancò per diversi istanti in cui lui era lì così vicino a lei, il cuore incominciò a galoppare nel petto, mentre gli occhi si sbarrarono a guardare avanti a se, fissando il vuoto. Quella sensazione fu così strana, bella, un gesto così piccolo e semplice che aveva lasciato senza fiato e possibilità di movimento la stessa mutant. Le mani si strinsero in due pugni, mentre le labbra dell’altro si posarono sulla guancia ricoperta da quella pelliccia che non faceva intravedere la sua pelle. Proprio quando sentì il suo tocco le venne spontaneo rilasciare l’aria che aveva accumulato nei polmoni, sospirando profondamente ed andando a calare a metà le palpebre. Si sentì sciogliere dentro, come lava bollente che cominciò a calare lungo i suoi arti e busto.
    «…!!»
    Se fosse stato possibile le sarebbe spuntato un rossore sulle guance che avrebbe fatto invidia ad un pomodoro! Per sua fortuna aveva la pelliccia a coprirle quell’effetto dovuto alla vergogna ed imbarazzo. Sfarfallò le ciglia quando sentì il suo commento su dove andare, forse era tornata con i piedi per terra proprio in quel momento e balbettò:
    «O-oh, certo! Ti seguo allora sulla collinetta. No, tranquillo porto io queste bottiglie.»
    Cercò di tenere vicino la gamba quella borsa di plastica con dentro le bibite fresche. Incominciarono così a camminare, ma dopo neanche due metri, Amachi si fermò e chinò per un momento. Si sfilò così le scarpe e rimanendo a piedi nudi, prese nella mano libera quello che indossava ai piedi e riprese poi la passeggiata sulla sabbia. Si, era piacevole camminare sulla spiaggia, anche se i granelli tra la pelliccia non erano il massimo, ma poteva ben sopportare. Come per le mani, anche i piedi risultavano neri e tozzi, dalla pelle ruvida ed era palese anche solo a vederla.
    Quando avanzava verso la zona dove avrebbero fatto il pic nic, lei percepì quel suo sfiorare del braccio sul proprio, forse era involontaria come movenza, ma per lei era un contatto lieve che la faceva rabbrividire -positivamente si intente.
    Sospirò ed annuì, cercò di risultare il più calma possibile e serena, anche se trapelava quella sua tensione che ormai la stava incominciando a stritolare da dentro:
    «Mmmh, solo a sentirne gli ingredienti mi viene una gran fame! Sai come viziarmi, Darius.» Breve pausa, mentre roteò gli occhi in direzione della battigia, imbarazzata: «Comunque… Hai un bellissimo Abito. Ti sta molto bene, lo sai?»
    Ricambiò a scoppio ritardato il complimento che l’altro aveva rivolto a lei, mentre la mutant si mordicchiò il labbro inferiore per qualche attimo. Incominciarono a salire la collinetta, mentre gli occhi cercavano di puntare avanti a se, anche se con la coda dell’occhio osservava appena il ragazzo dai capelli candidi come la neve.
    Per un momento si strinse nelle spalle al suo commento sui messaggi, come se con quel gesto volesse dire che non importa essere dispiaciuti, che era acqua passata:
    «Beh, forse ci siamo intesi male. Io forse sono un po’ rozza nelle risposte e mi dispiace. Comunque è tutto risolto, no? Siamo qui insieme, quindi è una buona cosa. Ah…! Prima che me ne dimentichi.»
    E così dicendo, fermando i suoi passi in cima alla collinetta di sabbia dove avrebbero allestito il loro punto pic nic, avrebbe rivolto la sua figura frontalmente a lui. Poggiò così ai propri piedi la borsa delle bibite, per poi cercare con la stessa mano -ora libera- qualcosa nella piccola sacca di tessuto legata al polso opposto. Ci vollero alcuni secondi, poi avrebbe estratto una chiavetta usb semplice color bianco, con tappino rosso, ponendo questa davanti a lui, tenuta nel palmo della mano scura aperta. Era palesemente un gesto di chi regala qualcosa a qualcuno e lei lo stava facendo proprio con l’eroe. La voce era tesa, tremava appena, come se temesse di dire quelle cose e di dare all’altro quel regalo:
    «La playlist.. Qui dentro ci sono tutte le mie registrazioni e gli utlimi due audio sono le mie figuracce per farti ridere un po’. Spero possano esserti di compagnia durante gli allenamenti. Ah, non ascoltarle a lavoro… Non vorrei che il burbero fiammiferaio te la facesse fondere in un raptus di rabbia.»
    Intendeva ovviamente “Endy” il capo dell’agenzia per cui stava lavorando Darius, il super eroe number one.
    La coda oscillava sinuosa nell’aria, anche se in certi momenti sembrava frustare con forza l’aria alle sue spalle. Era agitata? Si, abbastanza!

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    Erano passati solo pochi attimi, ma dalle parole e dagli atteggiamenti di Amachi, capì che era stato scoperto, che il suo fissare probabilmente non era stato opportuno in una situazione come quella. Gli occhi violacei iniziarono a vagare a destra e sinistra, sfiorando solamente la figura dell'altra e quindi allargando appena le braccia, imponendo così un'oscillazione al cestino che si portava dietro andando poi a dischiudere le labbra per balbettare un N-no...Non c'è nulla che non va... Ma quando la sua mano andò a posarsi su quella parrucca venendo accompagnato dalle stesse parole della giovane mutant, finì per abbozzare una piccola risata imbarazzata e si ritrovò ad annuire un paio di volte, facendo oscillare un paio di ciocche di capelli che si erano liberate alla sua acconciatura Beh diciamo che con i capelli lunghi non stai affatto male... Le disse cercando di farle un sorriso più rilassato, ma poco dopo andò a scuotere il capo in senso di diniego Non che tu non stia bene con i capelli corti...Mi ha solo preso un pò di sorpresa...Scusa se sono stato troppo indiscreto Andò quindi a fare un mezzo inchino di scuse, spostando il busto in avanti, stando attento a non muovere troppo le braccia per non far cadere o agitare la roba che aveva nel cestino da pic-nic che aveva preparato per quella giornata.
    Dopo quello scambio di momenti di imbarazzo, al saluto, al bacio sulla guancia di lei, non riuscì a non notare il leggero irrigidirsi di lei, ma avendoci fatto un pò il callo a quel genere di situazioni, non disse nulla cercando però di scambiare un'occhiata di intesa con la mutant per poter procedere con la loro passeggiata in direzione della collinetta, fermandosi quando l'altra andò a togliere le scarpe per godersi il tepore della sabbia che stava continuando ad accumulare calore dai raggi solari. Passo dopo passo si stanno avvicinando sempre di più al punto prestabilito, mantenendo la stessa distanza di prima dalla ragazza, con le loro braccia che continuavano a sfiorarsi di tanto in tanto e quando accade si voltò verso di lei sorridendole e annuendo un paio di volte Spero siano venuti bene da poter soddisfare il tuo palato...Se sarà così, magari avrò modo di invitarti da me per mangiarne ancora Le disse ridacchiando e poi tornando a guardare in avanti al suo complimento sull'abito Grazie mille...Mi sono fatto consigliare dal negozio dove l'ho preso...Altrimenti sarei finito qui vestito da sceriffo come successo al Salem Sbuffò una mezza risata a quella battuta, girando un pò il volto in direzione della ragazza per cercane lo sguardo mentre si apprestano a raggiungere la zona prestabilita. Una volta giunti in cima, si ritrovò di fronte alla ragazza e approfittando del fatto che erano arrivati, andò a poggiare il cestino a terra sentendo quello che l'altra aveva da dargli Si...L'importante è che siamo qui...E anche io sono stato poco delicato in quel frangente. Nel rialzarsi e rialzare lo sguardo in direzione della lemure, la vide andare a rovistare nella piccola sacca e al vedere la chiavetta usb, inarcò un sopracciglio non capendo ancora dove la ragazza volesse andare a parare, ma solo quando se la vide porgere in accompagnamento alle parole di Amachi, capì di cosa si trattasse. Guardò la chiavetta, poi il volto della lemure, poi di nuovo la chiavetta e iniziò ad allungare le mani verso quella di lei, occhi che vennero coperti da un velo di lucentezza Grazie... Sussurrò in un primo momento e poi cercò di accorciare ancora di più le distanze con lei, fino a poggiare le mani su i fianchi di lei, serrando la presa ma non per farle male e provò a sollevarla da terra e facendo qualche passo andò a compire un paio di giravolte nell'aria, spinto da un boost di contentezza e felicità che non riuscì a contenere. Dopo un paio di giravolte, andò a poggiarla nuovamente a terra o per meglio dire sulla sabbia, cercando di sistemarle il vestito che aveva sicuramente smosso. M-mi sono fatto prendere dalla contentezza... Ammette, abbassando lo sguardo per qualche attimo e provò a prendere la chiavetta che gli era stata posta La custodirò come mio tesoro più prezioso... Le assicura, chinandosi nuovamente per avvicinarsi al cestino, dando per qualche attimo le spalle alla ragazza, ma tirando fuori un telo da pic-nic di un tessuto leggero e aprendolo iniziò a stenderlo sulla sabbia e riponendo poi accuratamente la chiavetta all'interno dello stesso. Si rimise di nuovo in posizione eretta e frontale alla ragazza, ora un pò più titubante nei movimenti, ma come aveva fatto lei, allunga la mano con il palmo aperto e rivolto verso l'alto per invitarla a raggiungerlo su quel pezzo di stoffa Non ho nessun regalo con me...Rimedierò il prima possibile Le dice sorridendo con la mano ancora tesa, pronto ad andarsi a sedere con lei non appena accettato l'invito.

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    Abilità Quirk:

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    ► Effetto: Lorem ipsum.

    ► Equipaggiamento 1: Lorem ipsum.
    ► Effetto:Lorem ipsum.
    ► Peso: [2]

    ► Equipaggiamento 2: Lorem ipsum.
    ► Danno: Lorem ipsum.
    ► Peso: [1]

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    Da una parte teneva le scarpette che si era precedentemente levata, nell’altra mano teneva la borsa di plastica contenente le bibite che dovevano bere al pic nic che avevano organizzato Darius e lei.
    Ogni tanto i loro arti superiori, quelli che si affiancavano, si sfioravano, ma Amachi sembrava impassibile…. anche se in realtà dentro di se fremeva dall’imbarazzo e le balenavano mille domande in testa “Forse devo distanziarmi?” oppure “Lo farà di proposito?” ma ogni tanto entrava a gamba tesa nei suoi pensieri la vocetta negativa che ormai aveva preso casa nel suo cervello. Ogni tanto sospirava, come scusa usava il fatto che faceva caldo, anche se in realtà non era così fastidioso.. Ma doveva usare una scusante per quel suo fare, purtroppo non era abituata ad un incontro così con un ragazzo, per di più se si tratta di stare vicini, non avere altra gente che si conosce intorno.. Era davvero imbarazzante e la lemure sicuramente era impacciata in tutto questo!
    La coda oscillava alle sue spalle con movenze sinuose, anche se spesso scattava come a voler fendere l’aria, come se ci fossero insetti a darle fastidio… Ma non era affatto così. Anche quel movimento era scaturito dalle sue sensazioni ed emozioni che la stavano assalendo con prepotenza, infatti era un modo per scaricare quella tensione che via, via la stava facendo sempre di più irrigidire. Spesso i suoi occhi dalle sclera nere e le iridi gialle si fiondavano davanti a se, ogni tanto anche a guardare in direzione del mare, ma non andava quasi mai a guardare l’eroe che la stava affiancando.
    Già… per di più lui era diventato un vero eroe, lei era ancora una studentessa che aveva poca voglia di studiare per diventare una paladina della legge… Anche questo influiva nel suo animo irrequieto. Si umettò le labbra nere, mentre per un momento la testa si mosse per dare un cenno di assenso all’altro e rispondere poco dopo a voce:
    «Non devi preoccuparti Dà, spesso sono un po’ trasformista.. Mi piace variare.»
    In realtà non le piaceva come era al naturale e cercava spesso di nascondersi dietro a quei travestimenti parziali. Già avere dei capelli diversi la faceva sentire protetta ed al sicuro, almeno sembrava quasi una creatura (mutant) più normale e meno scimmiesca… Almeno secondo la sua ottica.
    Sfarfallò le ciglia e per un momento si voltò a guardarlo nel viso, ma quando le loro braccia si sfiorarono lei chinò lo sguardo:
    «Ah, scusa!»
    E d’istinto il braccio venne piegato e la mano, nascosta sotto la manica del Kimono, si andò a posizionare davanti alla bocca, celando così la parte inferiore del volto. Quel contatto, anche se non così diretto, le sembrava troppo invadente e decise quindi di fare appena un mezzo passo più di lato per dare quella leggera distanza in più tra loro, anche se ormai non serviva a molto, dato che dopo qualche metro si erano fermati sulla cunetta di sabbia dove avevano deciso di mettersi a fare il Pic nic.
    Amachi sfoggiò il regalo, la chiavetta contenete le sue registrazioni musicali, ma non si aspettò di certo quella reazione che l’altro aveva avuto. Improvvisamente si sentì avvolgere le mani nelle sue, per poi notare la vicinanza che aumentò tra loro due, fin quando non sentì i suoi arti cingerla ai fianchi e fare leva per tirare su il corpicino della mutant. Amachi si irrigidì e gli occhi si sbarrarono e guardarono sorpresi e spaventati la faccia di Darius. Non aveva avuto nemmeno il tempo di dargli una risposta sui sandwich ed altro, infatti piroettò tra le mani dell’altro, mentre lei istintivamente cercò di posizionare le mani sulle sue spalle per reggersi ed evitare di capitombolare a terra. Sembrava una scena da cartone animato romantico, anche se Darius tra le mani aveva un ciocco di legno invece che una sorridente principessa. Quando quel piccolo attimo di felicità si concluse, Amachi sentì nuovamente i piedi nudi poggiarsi sulla sabbia e lì rimase ferma immobile a guardare l’eroe, mentre le mani chiuse a pugno si andarono a posizionare lungo i fianchi, nascoste sotto le maniche. Inghiottì un nocciolo di saliva, mentre tentò di riprendere il controllo di se e di perdere quella enorme quantità di timidezza che la stava facendo apparire come una statua. Le palpebre sbatterono ripetutamente per diverse volte, poi al commento di lui, lei rispose con voce tremante:
    «M-Mi fa piacere che ti sia piaciuto il regalino.»
    E finalmente mostrò un timido ma dolce sorriso, mentre gli occhi si socchiusero e mostrarono quelle sclera ed iridi particolari leggermente lucide dall’emozione.
    Darius sistemò il telo per poterci mettere su il cestino della cena e le bibite da bere, infatti fu lui a preparare il punto dove avrebbero consumato il loro pasto, sotto un cielo che ormai era dipinto di colori caldi che si mischiavano a quelli più freddi e scuri che annunciavano l’arrivo della notte.
    Guardò in direzione del ragazzo e quando si vide la mano dell’altro tesa verso di se, Amachi per un istante trasalì sorpresa. Con leggera titubanza allungò la propria mano sinistra e cercò di afferrarla per poter poi farsi aiutare a mettersi seduta sul telo. Dato che il suo abito tradizionale era un po’ ingombrante e la rendeva goffa, aveva optato per mettersi seduta in posizione detta a “sirena”, cioè con le gambe piegate e posizionare al lato sinistro del corpo. Le orecchie si sollevarono di qualche grado quando l’altro menzionò di dover ricambiare il regalo, ma la studentessa sollevò lo sguardo su di lui e fece un cenno che negò quel suo pensiero:
    «Ma no, te l’ho fatto perché volevo io.. Non voglio che tu mi faccia un ricambio di doni. Non siamo mica a Natale! Non devi ricambiare, anzi, se vogliamo dirla tutta mi hai già regalato questo splendido Pic nic. Credo che avrai messo tutto te stesso per fare quei sandwich.. è già un meraviglioso regalo verso di me che sono super golosa! »
    Fece l’occhiolino per sdrammatizzare e ridacchiò con timidezza, ponendo le mani davanti alla bocca, non mostrava però gli arti che erano nascosti sotto le maniche ampie del kimono. La coda si posò a terra, precisamente sul telo al proprio lato destro e formò così un semi cerchio per stare più comoda anche con la sua appendice.
    Intanto decise di smorzare quell’aria pesante, aveva davvero bisogno di svagare con la testa o sarebbe morta dall’imbarazzo che le stava traboccando da ogni poro -meglio dire pelo di pelliccia.
    Allungò le mani verso la busta di plastica che conteneva le bottiglie da bere, così cominciò ad estrarre queste e le posizionò quasi al centro del telo per metterle in mostra, così l’altro avrebbe scelto con che cosa rinfrescarsi durante la loro cena.
    Intanto cercò di fare conversazione con lui, doveva spaccarsi quell’iceberg di ghiaccio!
    «Come è andata a lavoro? Hai qualche progetto in ballo?»
    Chiese, mentre ogni tanto gli occhi andavano a guardare il volto dell’altro.


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    Scusa per la grande attesa, ma sono rientrata ieri sera dalle ferie ed ora sono un pochino arrugginita ^^" Spero comunque sia uscito un buon post!
     
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    Aveva notato lo sguardo sbarrato e la rigidità della lemure durante la propria esplosione di gioia per il regalo che la ragazza gli aveva fatto, ma nel momento non aveva avuto modo di farci molto. Solo dopo averla rimessa con i piedi per terra, o per meglio dire sulla sabbia, notando ancora il suo stato di apparente shock per quello che era successo, andò a spostare l'attenzione verso la ragazza Era da un bel pò di tempo che qualcuno non faceva qualcosa del genere per me...Spero di non averti scombussolata troppo... Si lasciò andare ad un mezzo sospiro, prima di tornare a sistemare il telo sulla sabbia in modo che i granelli non potessero finirci sopra e diventare fastidiosi durante il proseguimento della serata e della cena. Durante quel processo lanciava delle occhiate in direzione della ragazza, cercando a sua volta di portare avanti il filo del discorso per evitare che il silenzio aggiungesse altro imbarazzo a quel momento specifico e per questo andò a riprendere uno degli argomenti che stavano trattando precedentemente I capelli lunghi ti donano comunque, potresti farli crescere ed evitare di metterla Riferendosi ovviamente alla parrucca utilizzata dalla giovane ...Alla fine sei un pò come il mio Quirk..Cambiare a seconda della situazione, non è una dote da sottovalutare Sbuffò una risata cercando di andare ad incrociare lo sguardo dell'altra mentre ora tutta la coperta-tovaglia era stata stesa e livellata come la sabbia sotto di essa.
    Quando alla fine Amachi decise di accettare il suo invito e prendergli la mano, cercò di carezzarle il dorso della stessa con il pollice mentre l'accompagnava in quella seduta, mentre il resto delle dita fungevano da supporto per il palmo di lei. Durante quel tragitto, cercò di incrociare lo sguardo di lei Non è un ricambio di doni...Ma perchè davvero lo voglio Le spiegò lasciandole la mano dopo averla fatta accomodare, carezzandole la mano nel movimento, prima che questa raggiunga la sua nuova destinazione, il cestino che si era portato dietro da casa e dal quale aveva già tirato fuori la coperta su cui entrambi stavano in quel momento. Iniziò quindi ad armeggiare con il cestino mentre l'altra stava facendo lo stesso la sua busta In questo periodo non sto facendo molto...L'agenzia è sempre piena di lavori ma nulla di eclatante al momento, ma ci teniamo in movimento con attività come quella fatta all'accademia qualche mese fa Mentre parlava aveva iniziato a tirare fuori i sandwich che aveva preparato e fortunatamente la sua unicità era stata in grado di impedire tagli sulle dita, tipici di magari piccole distrazione. E proprio come aveva fatto lei, li andò a posizionare al centro del telo, in modo che fossero vicino a dove lei aveva posizionato le mani, ed ognuno di essi era stato confezionato singolarmente con due tovaglioli ad avvolgerli, con un ministicker su ognuno a rappresentare una "B" e "C" Quelli con la B e li andò ad indicare con l'indice Sono con il bacon, gli altri invece sono con il pollo Una volta date quelle spiegazioni, si prese qualche attimo per osservare la ragazza che con quell'abito addosso, con quel suo nuovo look suscitava più di un interesse in lui, che finiva spesso e volentieri per guardarla e sorridere. Si scuote, interiormente da quel momento di stasi, sperando di non essere stato troppo inopportuno o invadente, per questo fece un piccolo e finto colpo di tosse e andò a prendere due sandwich, uno per mano, sollevandoli in direzione della ragazza Con quale preferisci iniziare? Provò ad iniziare il discorso a sua volta, facendo ondeggiare una volta quello nella mano destra e una volta quello nella mano sinistra, prima di andare a stringersi nelle spalle e sbuffare una risata O pure tutte e due Le fece un occhiolino veloce in cerca di intesa da parte sua rimanendo in attesa di una sua eventuale scelta.
    In attesa che quella scelta venisse fatta dalla giovane lemure, si andò a guardare brevemente attorno, facendo roteare le iridi violacee sul circondario, come a controllare che non ci fossero casini nelle vicinanze, alla fine i criminali non vanno mai in ferie; ma dopo quel controllo, tornando quindi a guardare in direzione della mutant A te come stanno andando le cose?Come è finito quel provino di cui mi avevi accennato?Il tipo era a posto? Si prese qualche attimo, abbassando lo sguardo e storcendo il naso per qualche attimo Non vorrei che ti capitasse qualche tipo strambo nelle vicinanze o qualche finto agente che ti propone una finta carriera milionaria Solo quando finì di parlare, alzò nuovamente lo sguardo in direzione del volto di lei, attenendo anche quelle sue risposte, fatte probabilmente per assicurarsi che Amachi stesse bene e per interessarsi a quello che le piaceva, buttando giù qualche stereotipo probabilmente in quell'occasione.

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    Dopo che si era messa seduta sul telo, aiutata dalla mano di Darius che la accompagnò fino a terra, si sistemò appena qualche ciocca di capelli neri ed andò a dire con leggero imbarazzo, sorridendo:
    «Non ti p-preoccupare, Dà. Non sono abituata a questi contatti così…Improvvisi. Beh, mi conosci alla fine. »
    Anche quel suo accarezzare con il pollice la sua mano tozza e ruvida la fece rabbrividire in maniera ovviamente positiva. A lei piaceva Darius, ma da brava ragazza che si sentiva sfigata non ci faceva grossi viaggi mentali sopra.. Era come una divinità che si stava frequentando con un comunissimo e debole umano.
    Fece spallucce e cercò di estrarre le mani dalle maniche del Kimono -che nascose dopo aver preso per mano lui- incominciando a sistemare al centro della tovaglia le bevande che aveva portato. I bicchieri usa e getta li mise lì accanto, mentre poco dopo aprì l’acqua naturale e fresca e cercò di riempire i due bicchieri per far dissetare sia se stessa, sia l’altro.
    Lasciò davanti a lui il contenitore di plastica con l’acqua al suo interno:
    «Bevi, così ti rinfrescherai un po’.»
    Lei ne aveva decisamente bisogno, quel suo gesto di farla piroettare in aria l’aveva fatta divampare da dentro, infatti la timidezza l’aveva fatta improvvisamente sentire tutta un fuoco. Incominciò a bere, mentre lui parlò e tirò fuori i sandwich tanto decantati. Era davvero così bravo come diceva lui? Oppure faceva un gran casino in cucina e non sapeva dosare bene le spezie negli alimenti? Doveva scoprirlo, ma Amachi sembrava fiduciosa e non pensava che l’altro potesse fare confusione in questo.
    Al commento sui capelli, lei fece spallucce, poi si staccò dal bicchiere e posò questo vicino alle due bottiglie, per rispondere con tono quasi del tutto tranquillo -anche se aveva qualche accenno di tensione:
    «Non posso farli crescere lunghi. I miei capelli è meglio tenerli corti, perché sono parecchio ispidi e non si fanno domare facilmente. Per questo preferisco usare le parrucche, alla fine qui a Tokyo ci sono dei grandissimi negozi che hanno molti tipi e svariati colori nelle parrucche!»
    Fece spallucce, c’era abituata ad indossare qualcosa per camuffare le sue brutture che ha acquisito dalla nascita.
    Le scappò una risatina divertita al suo commento sul quirk, dopotutto lei sapeva poco di quel potere che l’altro aveva, infatti sapeva solo grossolanamente che cosa era in grado di fare, ma non lo aveva mai visto all’opera:
    «Allora posso ritenermi fortunata perché ho anche un secondo quirk? Ahahaha, sto scherzando. » fece una piccola pausa «Quindi se io cercassi di graffiarti o di tirarti una coltellata, il tuo corpo reagirebbe immediatamente e la tua unicità ti proteggerebbe? Oppure lo decidi tu quando attivarlo? Sai che non l’ho ancora capito bene…»
    Sfarfallò le ciglia e guardò con i suoi occhi quelli violacei dell’eroe. I suoi lineamenti, la sua pelle chiara, quei capelli che incorniciavano il suo volto e quella perenne espressione di persona rilassata e serena, in pace con se stessa e il mondo che lo circonda. Lei sospirò e quando percepì il cuore batterle forte in petto, decise di abbassare lo sguardo sulle vivande portate da lui. La punta della lunga coda -ora a terra- incominciò a sollevarsi ed abbassarsi ripetutamente, con lentezza, era un piccolo accenno che l’altra si era agitata.
    Nella sua borettina, che aveva deciso di levare dal polso e metterla vicino alle sue gambe, aveva il suo telefono, ora in silenzioso, infatti vibrò appena un paio di volte perché stava annunciando che le era arrivata una notifica da un social network. Non calcolò questo, infatti si stava perdendo un video in diretta che era stato trasmesso da qualcuno che lei non conosceva…Una farfallosa persona, ma non se ne curò. Era la serata di lei e Darius, dovevano godersela! Le notifiche poteva guardarsele anche più tardi!
    Lasciò che il ragazzo spiegasse cosa avesse fatto in questi giorni all’agenzia, infatti ascoltò con interesse e guardò di sfuggita il suo volto per domandare ancora:
    «Ah capisco, quindi l’attività a scuola come è andata? Ho visto che c’era un discreto casino…Soprattutto di ragazze. Fate stragi di cuori tu e il tuo collega, oppure fate insegnamenti su come diventare un eroe? Ehehehe..»
    Se la ridacchiò divertita dopo aver lanciato quella battuta nei confronti dell’amico, ma i suoi occhi dalle sclera nere e le iridi gialle si fiondarono sui fagottini che racchiudevano i sandwich fatti dal ragazzo. Istintivamente Amachi si leccò le labbra scure, pregustava già quello che c’era al suo interno, poi cerò di indicare entrambi con le dita indice e medio della mano destra:
    «Che carino, le hai divise per tipo e mettendoci un riconoscimento! Lo sai che io vorrò mangiare entrambi i tipi, si? Spero che hai fatto qualche sandwich in più. »
    Quella lemure era un pozzo senza fondo, altro che!
    Alla fine si fece più contenuta e decise di iniziare il pasto con il sandwich al bacon. Afferrò dalla mano di lui il fagottino, per poi scartarlo e liberare così la pietanza, venendo poco dopo investita da un profumino niente male. Lei inspirò profondamente ed arricciò il nasino nero, per poi espirare con un gran sorriso stampato sulla sua faccina grigiastra :
    «Che odorino invitante! Sarà decisamente buono.»
    Attese che l’altro imitasse i gesti di lei nel prendere la sua porzione, poi sollevò appena in alto il sandwich come se fosse un calice per brindare a qualcosa, per poi azzannare il soffice pane bianco da tramezzini e la carne all’interno con i vari condimenti. Inizialmente la mutant stava zitta e masticava a bocca chiusa, per poi chiudere le palpebre e mugolare compaciuta per quello che stava assaporando:
    «Mmmmh!! Che buono! Sei davvero un cuoco eccezionale, dovrò assumerti per prepararmi la cena quando torno da scuola!»
    Esclamò contenta dopo aver inghiottito il primo morso.
    Si leggeva nei suoi occhi che era molto felice e soddisfatta di quello che stava mangiando, ma anche perché era lì con lui in attesa dei fuochi d’artificio. Mentre i due mangiavano, tra un boccone e l’altro, conversavano, infatti lui domandò alcune cose alla lemure e così con voce un po’ timida rispose:
    «A dire il vero dopo che ti dissi che avevo intenzione di fare il provino… Beh, non ho fatto nulla. Ero un po’ scossa da quel tizio strano che incontrai diverse sere fa che mi accusò di sprecare la mia vita.. Insomma un drogato sicuro! Tanto li attiro tutti io quelli strambi.» Parlava di Hisoka «Quindi ho avuto un po’ di timore ed ho cercato di mettermi sotto a studiare.. Alla fine il mio futuro sarà quello di fare l’eroe, come hanno programmato i miei genitori. Quindi per il provino non so più se farlo o meno.»
    Addentò l’ultimo morso di tramezzino, mentre ascoltò l’ultima frase che Darius le rivolse. Lei rimase a guardare per un momento il tovagliolino ormai vuoto che aveva sui palmi delle mani, per poi alzare la testa e lo andò a fissare per dargli una risposta, accennò un timido sorriso:
    «Spero di non avere altre sfortune. Ma Castiel è davvero un bravo ragazzo. Io sono un po’ inesperta sui vip del Giappone, ma da quanto ho capito era un cantante pure lui. Un… Idol? Si chiamano così… Vero?» fece una piccola pausa e sospirò: «Sei molto premuroso con me. Spesso ti preoccupi anche per cose di poco conto, ma… Posso dirti che è un gesto da me molto apprezzato. Qui conosco poca gente e siete davvero pochissimi a darmi così tante attenzioni e che volete in un certo senso proteggermi. M-Ma ho paura… Ho paura che io possa essere una distrazione e farvi perdere tempo per darmi una controllata per non finire nei guai. So che sono inesperta, giovane, senza una famiglia su cui appoggiarmi… Ma davvero, non voglio causarti problemi o preoccupazioni. Non stare in pensiero per me, Dà.»
    Le mani scure si strinsero attorno al tovagliolino che racchiudeva il sandwich, mentre gli occhi si puntarono sul viso dell’altro e mostrò un volto che trapelava appena tristezza, come se fosse dispiaciuta per il fatto che lui, o altre persone come l’eroe che aveva davanti, pensassero troppo a lei. Non voleva essere un peso, neanche passare dalla bambina indifesa che non sapeva neanche saltare una pozzanghera. Non voleva pesare su nessuno, soprattutto a persone come Darius che avevano davanti una carriera impegnativa contro i criminali di questo paese. Sorride debolmente sulle labbra, mentre spostò lo sguardo verso il mare, ormai stava diventando notte ed i colori sul pelo dell’acqua erano tra il rosso, l’arancio ed il blu notte.

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    Alle parole della ragazza andò ad abbozzare un sorriso, finendo per annuire poi con il capo un paio di volte, fortunatamente i capelli tenuti fermi dall'acconciatura non gli finirono davanti al volto Lo so...Ma non mi sono riuscito a regolare Sorrise nuovamente andando a muovere le iridi violacee sul circondario in un rapido giro di controllo, prima di farle tornare sulla figura della lemure avvolto da quello splendido abito tradizionale per potersi focalizzare meglio su di lei e su quanto aveva da dire. Seguiva con attenzione ogni suo movimento, abbassando poi lo sguardo in direzione del bicchiere d'acqua che accettò volentieri, andando a prenderne una sorsata a propria volta Con questo caldo è proprio quello che ci vuole Commentò poggiando il bicchiere di plastica dal proprio lato, sistemandosi poi seduto meglio sul telo, incrociando le gambe, anche se la fisionomia dell'abito non rendeva la cosa particolarmente facile ed infatti più di una volta aveva dovuto aiutarsi anche con le mani per non finire a pancia in aria, in pieno stile tartaruga. Si ritrovò ad assottigliare lo sguardo e storcere le labbra in un piccolo sorriso alle parole della lemure, scuotendo di rimando il capo un paio di volte Non metto in dubbio che qui ce ne siano a bizzeffe di quei negozi...Magari con un pò di esercizio riuscirai a domare anche i tuoi capelli Si strinse nelle spalle sorridendo per quella specie di battuta, finendo per dondolare il capo in segno di assenso alle sue successive domande riguardanti la sua unicità, rimanendo in primo momento in silenzio come a voler cercare le parole giuste per poter esprimere quel concetto. Diciamo che è una cosa che sta succedendo da poco...Ma riguarda principalmente la capacità di difendere il corpo da piccole ferite, quindi se per sbaglio ti scivolasse il coltello da mano cadendomi nella gamba, probabilmente si attiverebbe Non pare convintissimo, forse ancora perchè non certo di come funzioni la cosa al cento per cento, ma cercò di darle una spiegazione quanto più soddisfacente possibile Mentre in missione ho una tuta fatta costruire appositamente per poter replicare vari stimoli esterni per attivare i suoi effetti...E' tutto un pò più complicato ma penso che a grandi linee si possa dire che funziono così Ridacchiò andando andando a finire con le iridi violacee in quelle gialle della ragazza che aveva di fronte, sul suo volto, sulle sue labbra almeno fino a quando lei non andò ad abbassare lo sguardo, facendogli inclinare il capo di lato Mh? Mugugnò un attimo confuso, notando con la coda dell'occhio, proprio la coda dell'altra che si muoveva al limite del suo campo visivo.
    Sbuffò una risata dal naso alla domanda della ragazza e scuotendo il capo e sollevando le braccia e le mani in direzione del cielo come in segno di resa Ehi noi siamo andati li con le migliori intenzioni...E il mio collega penso possa essere definito anche più serioso di me, quindi ti lascio immaginare Le fece un rapido occhiolino prima di riprendere a parlare E il corso penso sia andato bene...Ci sono stati momenti, elettrizzanti...Nel vero senso della parola, ma penso che tutti abbiano apprezzato quel tipo di giornata Disse mentre tirava fuori dal cestino la prima coppia di sandwich che aveva preparato e sentendo le parole della lemure, andò a sbirciare nel cestino che si era tirato dietro e stringendosi nelle spalle Se hai ancora fame, posso sempre offrirti un gelato mentre ti accompagno a casa Sorrise andando a lasciarle il fagotto con quello al bacon quando l'altra espresse la sua preferenza, tenendo per se l'altro ed iniziando a scartarlo a propria volta, rimase a fissare in una trepidante attesa la reazione della ragazza. Bocca leggermente dischiusa, corpo teso, un nodo in gola, il tutto si sciolse però quando arrivarono i complimenti da parte di Amachi e vederla mangiare con così tanto gusto quello che aveva preparato lo fece sospirare di sollievo e sollevando a propria volta il sandwich andò a ricambiare quel brindisi, fatto con gli strumenti più strani del mondo probabilmente. ...Perchè non ti fermi da me a cena una di queste sere dopo la scuola...Così puoi vedermi mentre mi taglio le dita iniziò a ridacchiare ma poco dopo sentendo le parole della ragazza, la sua espressione si andò a modificare, diventare più seria, più concentrata con gli occhi che si fessurizzarono per alcuni attimi. Lasciò il sandwich mangiato a metà sul telo e allungò la mano destra verso il cestino di vimini, andando a pescare il proprio cellulare, sbloccandolo e aprendo l'app del block notes.
    Descrivimelo... Le domandò con una serietà che non aveva mai mostrato alla ragazza Il tuo futuro è tuo Amachi e tuo soltanto...Se vuoi essere un eroe lo fai per coloro che non hanno la possibilità di difendersi da soli e di tutti coloro che hanno bisogno di essere difesi, non solo fisicamente, ma anche mentalmente, non perchè i tuoi lo hanno deciso Rimase quindi con il cellulare in una mano mentre con la gemella cercò di allungarla in direzione della spalla di lei, una presa salda ma non da farla male e nel processo di dirle quelle cose rimase a fissarla negli occhi, ripetendole quel concetto che a più riprese aveva avuto modo di esporre alla ragazza mutant, cercando di metterci come sempre la sua passione all'interno. All'ultima parte del suo discorso gli occhi diventarono lucidi per qualche istante, la mano che aveva appoggiato sulla spalla di lei e facendo leva un pò sulle gambe, andò ad avvicinarsi ancora un pò a lei Non sarai mai un peso per me Amachi... la mano che era sulla spalla si staccò dalla spalla di lei per cercare la sua guancia, in una carezza, per poi provare a farle voltare il viso nella sua direzione in modo che possano trovarsi faccia a faccia, occhi negli occhi, a pochi centimetri dal volto di lei. Lasciò calare il silenzio così come il sole stava calando oltre l'orizzonte, dove i colori caldi stavano lasciando il posto a quelli più freddi. Socchiuse gli occhi e quindi trattenne il fiato e cercò di avvicinare ancora di più il volto a quello di lei, con le labbra nella traiettoria di quelle scure di Amachi.

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    Abilità Quirk:

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    • Equipaggiamento
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    ► Effetto: Lorem ipsum.

    ► Equipaggiamento 1: Lorem ipsum.
    ► Effetto:Lorem ipsum.
    ► Peso: [2]

    ► Equipaggiamento 2: Lorem ipsum.
    ► Danno: Lorem ipsum.
    ► Peso: [1]

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    Aveva davvero un bell’appetito la ragazza, le prelibatezze che erano state preparate dall’eroe americano stavano riscuotendo un discreto successo. La lemure non sapeva come resistere a quella delizia, infatti furono pochi i bocconi che dovette dare al tramezzino per spazzolarselo via. Passò un momento il fazzolettino accartocciato sulla bocca, così che si poteva ripulire dalle bricioline in eccesso che si erano bloccate sulla corta peluria presente sulla sua faccia. Sospirò ed andò a guardare in direzione dell’altro che aveva preso il sandwich che non aveva scelto la giovane studentessa, ma ascoltò quello che il ragazzo aveva da dire. Le sfuggì una leggera risata al commento di lui sul fatto dei suoi capelli che sono oramai una causa persa. Scrollò le spalle ed andò brevemente a guardare il cielo che ormai si faceva buio, per poi puntare di nuovo gli occhi gialli e neri sul volto chiaro dell’interlocutore:
    «Mpfh, dai non dire scemenze. E’ una causa persa. Magari esistessero degli esercizi come per la palestra per allenare i capelli! Ahahaha!!»
    Fece un cenno di negazione con la testa, ma sembrava più che scacciasse quei ridicoli pensieri dalla sua mente per evitare di ridere tutta la sera.
    Si stava divertendo ed anche se aveva un po’ di tensione addosso, Darius riusciva a farla rilassare con quei discorsi così buffi alle volte. Era palese che Amachi si trovasse bene in presenza dell’eroe, ormai c’aveva preso più confidenza ed era meno rigida delle altre volte. In fondo a lei piaceva sia come carattere, sia come aspetto, era una persona che la faceva ogni tanto imbarazzare per colpa della sua bellezza e premurosità (si dice come parola?).. Ma come poteva evitare una cosa simile? Era impossibile! Lui è il ragazzo che tutte le madri vorrebbero vedere al fianco delle loro figlie!! Forse alle volte poteva risultare troppo premuroso ma…Ad Amachi piaceva anche quel suo piccolo difetto, che poi non era così negativa come cosa.
    SI sentiva al sicuro, anche se erano distanti e si messaggiavano, vedere le sue risposte sullo schermo del telefono la facevano rasserenare.
    Dopo diversi attimi la mutant aveva battuto le palpebre per tre o quattro volte, come se si fosse destata dai suoi pensieri e si fosse reimpossessata del suo corpo per poter vedere la figura del ragazzo che si era ben sistemato a sedere sulla coperta. Annuì alla sua spiegazione sul Quirk e su come doveva funzionare, ma le venne spontaneo inarcare il sopracciglio destro e mostrare una faccina leggermente interrogativa. Le orecchie sussultarono appena un paio di volte, per poi tornare ferme e parallele al terreno, mentre gli occhi dalle sclera nere e le iridi gialle si misero a fissare gli occhi violetto del compagno di serata. La sua voce era leggermente dubbiosa, come se le sfuggisse qualcosa di quel discorso:
    «Mmmh, sembra che tu non ne abbia il potere di controllare la sua funzione. Quindi se per sbaglio un bambino ti da un pizzicotto, la tua pelle si trasformerebbe per proteggerti in automatico..»
    Provò a dedurre, per poi fare spallucce e guardare per un momento verso il cestino che aveva portato l’americano stesso. Le venne spontaneo arricciare il naso un paio di volte, mentre inspirava dell’aria per poter sentire se c’era ancora del cibo nel contenitore di vimini, sicuramente se era presente avrebbe ben percepito il suo profumo invitante. In quel momento non si era resa conto che Darius la stesse fissando, la destò infatti il suo mugolio interrogativo. Alzò l’attenzione al suo volto e lo fissò con sorpresa nell’espressione, per poi dire:
    «Elettrizzanti ? In che senso? Qualcuno aveva una unicità che vi ha fatto prendere la scossa?» ridacchiò «Oppure qualche ragazza è balzata letteralmente tra le vostre braccia urlando che siete i loro idoli? »
    Sghignazzò questa volta e portò per un momento la mano destra davanti alla bocca, anche se non l’aveva letteralmente appoggiata sulle labbra. Borbottò con tono divertito e fissò con occhietti furbi l’eroe:
    «Quella scena l’averi voluta vedere volentieri.. Soprattutto tu che sei un gentleman americano!»
    Ammiccò con timidezza, mentre riprese a fare una piccola risata divertita.
    All’offerta del gelato Amachi drizzò appena le orecchie, per poi seguire in quel gesto anche la schiena. Quel dolce e fresco dessert già se lo immaginava. Ma no, doveva fare la brava, sembrava che non mangiasse da una settimana!
    «Ma no, scherzavo. Basta quello che hai fatto tu. Non devi preoccuparti per il gelato, davvero.»
    Fece un sospiro, poi continuò ma irrigidendosi e sbarrando gli occhi :
    «A-A cena? Da te?»
    Era in imbarazzo, subito nella testa le erano apparse immagini che non dovevano esserci, con possibili sbocchi nell’arco della serata che potevano avvenire… Cose soft porno? Cose tristi? Cose brutte? Non lo saprete mai! Ma era palese che Amachi era in piena botta di timidezza. Fissò Darius con sorpresa e la voce per un momento le tremò, ma era tesa e lo poteva ben sentire quell’altro perché era un cambio repentino:
    «P-P-Preferirei evitare a casa tua. N-N-Non vorrei che ti facessero storie quelli della scuola o del lavoro…Non vorrei che pensassero subito male, ecco.»
    Già, lei non riusciva a concepire che potevano le persone apprezzare che due persone stessero insieme, a prescindere se fossero Emitter, Trasformation o Mutant. Lei non era la tipica ragazza carina con cui i ragazzi ci provavano, non voleva mettere in giro voci false su Darius e magari incasinargli la vita. Era premurosa su queste cose e non voleva far sminuire l’immagine di qualcuno a cui lei teneva, come l’eroe in questione.
    Quel discorso però venne quasi interrotto bruscamente. Bastò riportare Hisoka alla luce dei suoi ricordi per far scattare sull’attenti l’ex studente, facendolo subito saettare con la mano a prendere il telefono ed aprire l’app del bloc notes. Quella domanda e quel viso così serio la fecero per un momento irrigidire in tutto il corpo, mentre gli occhi erano piazzati su di lui ed era tra il sorpreso e l’imbarazzato. Aveva ancora quei momenti di timidezza con lui, forse non li avrebbe mai perduti, infatti anche adesso che sembrava leggermente spaventata, in realtà era colta da ancor più imbarazzo. Si sentì afferrare una spalla e lo lasciò fare, mentre le mani si misero una sopra all’altra e poggiate sulle proprie gambe piegate di lato. Lui si avvicinò e lei glie lo concesse, anche se incominciò a percepire delle vampate di caldo che risalivano da sotto le sue vesti tradizionali. Gli occhi le iniziarono appena a brillare quando sentì quella specie di ramanzina mista ad incitamento, dopotutto aveva ragione e più volte gli disse che doveva essere lei padrona del suo destino, non gli altri. Inghiottì un nocciolo di saliva, la situazione si stava facendo ancora più intensa e lo vide sempre più vicino. Percepiva il suo corpo, la sua fragranza che emanava e sentiva sul proprio folto pelo del viso quella carezza data dalle dita della sua mano, poi il suo respiro. Il cuore cominciò a battere frenetico nel petto, mentre le mani scure -nascoste dal kimono- si chiusero in due pugni. Era agitatissima, intirizzita come un’asse di legno…Quasi le mancava il respiro tant’era vicino il ragazzo. Gli occhi non sapevano più cosa fissare, infatti andavano da una parte all’altra, fissavano i suoi occhi , capelli, le sue labbra e…Poi il buio. Amachi chiuse gli occhi e sentì il proprio nasino nero che entrò in contatto, con una lieve carezza, con quello di lui. Fu un attimo e le labbra della lemure si ritrovarono attaccate a quelle del ragazzo. Erano morbide, calde, aveva un tocco così dolce e tenero che lei si sentì sciogliere dentro. Le mani della mutant si alzarono dal loro nascondiglio, mentre nella testa le viaggiavano velocemente mille pensieri “Che devo fare!? Come negli anime? Come nei film?? Come devo fare? Apro la bocca? E la ling..” ma si interruppe, come se avesse spento il cervello di colpo. Forse era entrata in corto circuito, oppure aveva proprio lei stessa deciso di lasciarsi andare e basta! Nel frattempo gli arti superiori si alzarono ed andarono a cercare di aggrapparsi alla veste tradizionale di Darius, precisamente all’altezza del petto. Lo tirò appena a se per far capire che aveva bisogno di quel contatto, di quella presenza al suo fianco. Non voleva lasciarlo, non voleva terminare quel contatto, infatti rimase ad occhi chiusi, con la testa leggermente inclinata verso destra e cercò con lentezza di schiudere le labbra, accompagnando anche quelle di lui a fare lo stesso e restando sigillate alle proprie nere. Cercò subito di rendere più profondo quel gesto, un bacio vero come si diceva da ragazzini alle medie, no? La coda scattò nell’aria ed incominciò a fenderla un paio di volte, mentre la schiena di Amachi si inarcò appena in avanti per potersi protendere anche lei verso l’altro e non lasciare che l’eroe stia in una posizione scomoda ed ingobbito in avanti solo per star vicina alla mutant. Le sue mani tremavano, ma cercarono di rimanere strette alla veste di lui, mentre provò a creare quei movimenti lenti e dolci con la lingua per unirsi a quella di lui in una sorta di danza. Aveva il cuore che le scoppiava in petto, mentre la vocina maligna della sua coscienza era bellamente soffocata da quella sensazione così ardente e forte che si stava sviluppando nel suo animo.
    Era un momento magico…Amachi voleva goderselo ogni secondo e non sembrava voler mollare la presa su Darius.

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    Si ritrovò a stringersi nelle spalle alla risposta che gli diede Amachi, rimanendo con un sorriso stampato sulle labbra Magari su internet si trova qualche parrucchiere che voglia cimentarsi nella difficile missione di sistemare i capelli come piacciono davvero a te, senza usare una parrucca Finì la frase andando ad ammiccare in direzione della lemure, per poi dare un altro morso al sandwich che stava sparendo a sua volta nel suo stomaco, con una velocità forse minore rispetto a quello che aveva scelto la ragazza. La sua attenzione si spostò per alcuni attimi lontano dalla figura di lei, osservando il panorama che li circondava, con ancora quel lento e sporadico via di persone che avevano deciso di passare quella festività sulla spiaggia a loro volta o semplicemente si stavano avviando verso le loro mete finali e facendo alla fine roteare gli occhi in direzione del cielo, li socchiuse per poter inspirare la brezza marina e l'aria fresca che li circondava, rilassandosi come spesso gli capitava di fare quando era in compagnia dell'altra.
    Riportò l'attenzione su Amachi quando lei riprese il discorso sulla sua unicità e quindi poggiando quel poco del tramezzino che gli era avanzato, sul telo, si pulì le mani dalle briciole battendole un paio di volte tra loro e le andò a rispondere Non è che non ho controllo...Semplicemente il mio corpo si protegge dalel cose pericolose...Un pizzicotto da parte di un bambino non mi sembra così mortale o pericoloso, a meno che questo non possa farmi esplodere tramite i pizzicotti, ma anche qui, dovrei prima sopravvivere all'esplosione E per quella sua stessa esposizione sembrò preso nei suoi pensieri e ragionare su quanto detto probabilmente, distraendosi come spesso gli capitava quando si parlava di Unicità. Passarono alcuni attimi, prima di tornare a focalizzare la propria attenzione sulla ragazza e il discorso che stavano portando ridacchiando di rimando alle sue varie punzecchiature e scuotendo il capo andò a risponderle nuovamente Una ragazza di terza capace di utilizzare gli elementi atmosferici mi ha fatto prendere la scossa, diciamo così C'era un sorriso sulle sue labbra, ma un pò più amaro, ma lavò via quell'espressione tornando a parlare Probabilmente alcune di loro avrebbero preferito che ci fossero state altre persone al posto nostro Ci rise su, ma era la verità, dopotutto oltre a quella loro nomea di giovani possibili stelle, non aveva ancora fatto nulla di impressionante. Riprese il sandwich che aveva abbandonato temporaneamente sul telo e riprese a mangiarlo, finendolo in pochi bocconi, usando poi il fazzoletto con cui era avvolto per darsi una ripulita sul viso, eliminando eventuali briciole che si fossero attardate su quella parte del corpo. La vide irrigidirsi e quindi aggrottò le sopracciglia per alcuni attimi ed inclinò il capo di lato per alcuni attimi E che problemi dovrebbero farmi? Era molto confuso da quella risposta della ragazza e si ritrovò a storcere appena il naso Se non ho da lavorare con l'agenzia e non mi chiamano per qualche seminario all'accademia, penso di essere abbastanza libero, nel mio tempo libero di invitare da me chi voglio. Si lasciò andare ad un sospiro e quindi si massaggiò le orbite per alcuni attimi Sempre che tu voglia accettare il mio invito ovviamente... Quella era l'unica cosa che davvero importava in tutto quel discorso che i due avevano fatto fino a quel momento.
    Ma tutti quei discorsi caddero quando cercò di rassicurarla su quello che poteva essere il suo futuro e sul suo potere decisionale, su quello che davvero era importante per lei e poi quel gesto. Voleva incoraggiarla, supportarla e probabilmente aiutarla ad avere una migliore considerazione di se stessa, ma dall'altra parte aveva sempre trovato qualcosa di particolare in lei e con quel mix di pensieri e confusione e altro nella testa, aveva afferrato il coraggio a due mani e si era lanciato. Percepì le labbra di lei contro le proprie, le mani appese ai bordi della propria veste tradizionale e l'altra lasciarsi andare poco a poco, fino a quando non iniziò a muoversi a propria volta. Inclinò il capo dalla parte opposta rispetto a quella di lei, lasciando una mano sulla guancia della ragazza, mentre quella libera si andò a poggiare sul fianco di lei, sopra il suo abito e cercando un minimo di appigliò cercò, come lei stessa stava facendo, di portare la ragazza più vicino a se. Ricambiò quei semplici ma profondi gesti con le labbra, fino a quando non sentì la lingua che cercava la propria ed entrambe si intrecciarono in quello scambio di emozione e liberazione di tutte quelle preoccupazioni o pensieri che potevano avere.
    Mosse il naso per strofinarlo contro quello di lei, a mo di carezza e dopo quei lunghi, lunghissimi momenti di baci appassionati, cercò di staccarsi appena dalle labbra di lei, finendo per poggiare la fronte contro quella dell'altra Possiamo usare questo...Trucchetto...Quando siamo troppo agitati per qualcosa Aveva usato il plurale e aveva cercato di gettare le basi per far procedere quella cosa, che stava iniziando a nascere tra di loro. E ti aspetto per la cena... Disse con più sicurezza e fissandola negli occhi, in attesa di sentire una risposta da parte della ragazza, mentre i suoi occhi dardeggiavano tra quelli della lemure e le sue labbra, prima di tentare di avvicinarsi nuovamente a lei per baciarla di nuovo sulle labbra, una seconda volta e poi una terza. Cercò di sistemarsi sulla coperta meglio e guardando poi le mani di lei aggrappate all'altezza del petto, cercò di sistemarsi meglio e portando entrambe le mani dietro la schiena di lei, cercò di tirarsela addosso, in una specie di abbraccio, allargando anche le gambe per farle spazio e poterla stretta per un pò al petto, massaggiandole la schiena, respirandone il profumo e godendosi il calore del suo corpo.

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    Non c’erano più storie di dolore sui capelli malconci di Amachi, non si trattava più l’argomento lavoro e scuola, non si discuteva su chi importunava chi per le vie della città di Tokyo. Il tempo sembrava essersi fermato e per Amachi era difficile riuscire a capire come si poteva riprendere fiato da una tale emozione che le si stava scatenando nell’anima. Le manine scure erano strette alla veste tradizionale di Darius, tirandolo a se, mentre le sue labbra erano quasi sigillate a quelle del ragazzo e continuavano a scambiarsi quelle effusioni romantiche e tenere. Il cuore stava battendo all’impazzata nel suo minuto petto, mentre sentiva il caldo che iniziava veramente a darle quasi fastidio.
    La coda si alzò dal telo ed incominciò a roteare, creare disegni astratti e sinuosi nell’aria, invisibili a tutti. Le orecchie erano tenute basse, mentre gli occhi non volevano aprirsi, almeno per ora.
    Ogni secondo veniva ben posto nella sua memoria, quello era uno degli eventi più importanti della sua vita, non aveva mai avuto un contatto del genere con qualcuno e per lei erano dei sogni irrealizzabili che si guardava negli anime o nei film la sera prima di andare a dormire. Lui ricambiò quel gesto, poteva ben sentire il suo profumo di magnolia -tipica fragranza che utilizzava nel bagnoschiuma- ma anche quella morbidezza che era scaturita dalla sua pelliccia corta ma folta che le ricopriva il volto.
    Sulla guancia sentiva la presenza della sua mano che con delicatezza l’accarezzava e coccolava, mentre sul fianco si andò a posizionare l’arto arto di lui e lì la lemure ebbe un leggero sussulto del corpo, dovuto alle emozioni che non riusciva a trattenere. Mugolò appena, compiaciuta e con tono basso, mentre lui la strinse sul lato del corpicino, infatti lei si sentì come in parte avvolta da un gesto di protezione. Si sentiva al sicuro, si sentiva finalmente una ragazza come le altre, dove poteva avere anche lei quei momenti dolci ed amorosi con un uomo!
    Si sentì tirare a lui, i loro corpi si avvicinarono ed Amachi quasi gli crollò tra le braccia, poggiando quel peso così misero sul suo busto. I nasi si sfiorarono, le labbra si staccarono e così anche i loro baci appassionati, ma la fronte del ragazzo andò delicatamente a mettersi su quella di lei. La frangia della parrucca venne schiacciata dalla sua pelle rosea, ma lei non ci fece caso, sembrava che tutto il superfluo attorno a lei fosse svanito nel nulla. C’era solo lei e lui. Le palpebre si schiusero appena, così che da una leggera fessura potesse vedere lo sguardo altrui, anche se sfocato. Lei sorrise dolcemente ed aveva quel sentore di timidezza che si percepiva anche dal fatto che era rimasta ammutolita e che il respiro faceva fatica a trovare un equilibrio perfetto per tornare a respirare con tranquillità. Lui la tirò a se ed intanto commentò in un sussurro dolce e divertito quelle semplici parole. Amachi ridacchiò ed annuì con un leggero cenno, mentre percepì ancor di più quel contatto tra di loro. Un brivido caldo la attraversò sulla schiena, mentre la coda sferzò violentemente nell’aria alle sue spalle. La sua schiena era trattenuta dalle mani di lui, mentre lei con le proprie scure, allentarono la presa sulla veste e cercò di farle scivolare dietro al suo collo, ponendo le dita tozze della mano destra a giocherellare con i suoi capelli. Di nuovo si baciarono, le loro labbra erano infuocate da quanto erano calde e la passione stava bruciando letteralmente su quella collinetta di sabbia. La mano prima citata cercò di andare a sciogliere il nastrino che teneva legati i capelli di Darius, così da cercare di liberarli, per poi passare le dita tra le ciocche e giocherellarci con lentezza e delicatezza. Tra un bacio e l’altro sussurrò con voce quasi soffocata dall’emozione:
    «Mi sei sempre piaciuto, Dà…Da quella sera al bar…»
    Confessò, ma quelle poche parole ed il suo sguardo rivolto ai suoi occhi violacei vennero interrotti dai primi fuochi d’artificio che vennero sparati nel cielo ormai buio. La lemure trasalì, era stata colta di sorpresa e quel botti l’avevano scossa dentro-soprattutto per colpa del suo udito. La testa venne sollevata di qualche grado e gli occhi si mossero sul firmamento, dove dei fuochi d’artificio esplodevano e si confondevano con le stelle. Sorrise, quelle scintille e giochi di fuoco si specchiavano nelle sue iridi e sclera tanto erano lucidi i suoi occhi. Aveva una presa salda sull’eroe, non sembrava volerlo mollare di li a poco, ma cercò di restare in quel tenero abbraccio a godersi i fuochi artificiali insieme a lui.
    Sicuramente avrebbero fatto serata insieme, come una coppiettina amorosa, ma poi si sarebbero salutati quando sarebbe stata l’ora di rincasare…Ma sicuramente il giorno dopo si sarebbero sentiti subito…E chissà, forse rivisti.
    Buon Summer festival a tutti quanti.


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    Non c'era un manuale scritto che permetteva di sapere cosa fare in determinate situazioni come quella in cui si trovava in quel momento, non si trattava di pericolosi criminali armati di lanciarazzi e risata folle, ne di ostaggi da salvare dalle grinfie di uno scienziato pazzo. Nulla di tutto quello, che forse sarebbe stato più semplice per lui da gestire. Doveva farsi guidare dall'istinto, dal momento e cercare il giusto bilanciamento tra passione e raziocinio, dosando così i movimenti sul fianco di lei e sulla sua guancia, fermandosi quando percepiva un filo di agitazione in più, per darle tempo di abituarsi o comunque rendersi conto di quello che stava accadendo. Mentre la fissava con la fronte appoggiata contro quella di lei, con la coda dell'occhio vide la coda ad anelli dell'altra agitarsi nell'aria e non riuscì a trattenere un sorriso, con l'odore di magnolia usata dalla ragazza che gli dava quel senso di rilassatezza e lo metteva sempre di più a suo agio.
    Alla risposta positiva di lei, silenziosa ma con un significato così importante che forse nemmeno le parole potevano descrivere, andò ad allargare ancora di più il sorriso sulle sue labbra Guarda che se per invitarti a cena devo sudare di più che quando vicino ad Endeavor... Disse con tono divertito, punzecchiandola in maniera scherzosa, come spesso faceva anche lei, tirando in ballo il proprio capo. Si ritrovò poi ad inspirare con il naso, sia la fresca brezza marina e il profumo di lei, prima di staccarsi appena dalla fronte di lei, sollevando gli occhi al cielo notturno con uno sguardo soddisfatto e sognante. Tornò ad abbassare le iridi violacee sulla ragazza quando sentì le mani di lei dietro il collo e le dita andare a liberare la chioma argentata che andò a cadere come una cascata alle sue spalle, finendo direttamente nella portata delle mani della ragazza, libera di giocarci come più le aggradava, con seguenti conseguenze, come un basso e prolungato sospiro da parte del ragazzo, di sincero apprezzamento. Ascoltò poi quella sua confessione e quindi andò a darle un piccolo bacio sul naso e poi di nuovo, sulle labbra, finendo per andarla a fissare direttamente negli occhi Anche io sono rimasto rapito da quella ragazza e dalle sue eccellenti abilità canore Rispose a sua volta, andando a mordersi il labbro inferiore, nel tentativo di scaricare un pò di tensione.
    Ma i loro discorsi vennero interrotti, o per meglio dire, accompagnati ed incorniciati dal cielo notturno abbellito dai fuochi artificiali che illuminavano quella serata così speciale. Cercò quindi di sistemarsi meglio sul telo che aveva portato, in modo che la ragazza, nonostante si tenesse ancora a lui in maniera così stretta, potesse godersi comodamente lo spettacolo pirotecnico, offrendole il petto per potersi appoggiare con la spalla o con la schiena, mentre le braccia di lui si sarebbe andate a muovere per poter avvolgerla all'altezza della vita, mentre il viso sarebbe rimasto vicino a quello di lei, in modo da poterle donare di tanto in tanto qualche bacio sulla fronte o sulla guancia o sulle orecchie. Quella serata gli sarebbe rimasta impressa nella memoria, a fare probabilmente da contro-altare ad una serie quasi infinita di altri episodi che avevano un significato molto più negativo e che spesso lo trascinavano in un abisso ululante di dolore e tristezza. Una piccola luce a forma di lemure, alla fine di quel tunnel. L'abbraccio si strinse ancora di più, quasi tremante a quel pensiero, nemmeno dovesse vederla scomparire allo scoccare della mezzanotte.
    Per concludere quella serata non poteva di certo mancare un gelato ed una passeggiata notturna per poterla riaccompagnare a casa.

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    ► Costume: Lorem ipsum.
    ► Effetto: Lorem ipsum.

    ► Equipaggiamento 1: Lorem ipsum.
    ► Effetto:Lorem ipsum.
    ► Peso: [2]

    ► Equipaggiamento 2: Lorem ipsum.
    ► Danno: Lorem ipsum.
    ► Peso: [1]

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