Memories of You

Single Quest || Hamuko

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    Tales of loss, and fire, and faith

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    Hamuko Ushiyama
    « This ain't school days, it's real life - realize that there ain't no textbook to your life »
    London bridge is falling down diceva una canzoncina inglese, particolarmente accurata nelle circostanze nelle quali si trovava la giovane aspirante hero. Sin da quando divenne una studente del terzo anno si sentì bloccata, un piede intrappolato nelle metaforiche sabbie mobili che man mano la stavano trascinando nelle profondità. Un senso di debolezza si era avvinghiato intorno al suo cuore e la poca sicurezza nelle proprie capacità era una combinazione letale, ma non era tutto qui il problema. Si era detta da tempo che voleva diventare un certo tipo di eroe, però man mano che si avvicinava alla propria meta si rendeva conto di quanto fosse difficile diventarlo. Forse aveva bisogno di più autostima o non aveva fatto bene ad arrivare lì così in fretta, chissà se spendendo più tempo nelle altre classi avrebbe avuto più tempo per inquadrare meglio la propria traiettoria invece di fare come aveva fatto ed andare a tutta birra, seguendo ideali ed emozioni. Anche guardandosi intorno, tra i suoi compagni di classe ed amici, sempre se si poteva permettere di chiamarli tali, e se stessa non poteva fare altro che notare un mare di differenza. Il senso di inferiorità le veniva naturale ma informandosi su cosa stavano facendo Tobi e Yumeru era difficile non chiedersi a se stessa cos'è che stesse facendo; anche Sumire a modo suo sembrava così avanti e ben più concentrata sulla propria carriera. Era quasi imbarazzata, non sapeva nemmeno se era lì perché voleva aiutare la gente o se è un effetto collaterale della scelta, siccome desiderava ancora trovare suo padre ma soprattutto fuggire da una vita banale e noiosa sapendo che non avrebbe fatto per lei. Voleva diventare un'eroe, quel sentimento era genuino, però quanto forte lo voleva? Era lì che si celava il dubbio che la tartassava a non finire ora che era arrivata al punto di non ritorno.
    Il tirocinio era un'altra bella gatta da pelare, così tante opzioni ma quelle realistiche erano poche, ovvero tre fra cui una la intimoriva a non finire nonché ospitava un tipo di gente che preferiva evitare. Lifeline aveva Aoi ed un'altro paio delle sue conoscenze erano interessati ad andarci, Providence pareva un ufficio con i piedi per terra e più realisticamente utile ed adatto per una come lei, senza contare la presenza ed esperienza di Tobi, ed alla fine c'era quello di Endeavor che... beh, parla da sé. Ci sta anche il dojo, ora che ci pensava ma non si riesce a vedere in un posto simile. Se uno le puntasse una pistola alla nuche e la obbligasse a fare una scelta direbbe Providence, però in cuor suo nonostante la buona volontà le rimaneva un pizzico di ambiguità. Aoi, per esempio, le aveva già detto che secondo lei avrebbe fatto meglio a puntare per quella di Endeavor o il Dojo - non la risposta migliore, però l'onestà era uno dei punti forti dell'amica. Praticamente in quel momento era confusa, smarrita e non sapeva cosa fare nel futuro prossimo.
    Poi avvenne l'attacco su Babel, con quel maledetto video.
    Ed un paio di giorni fà, poi, l'apocalisse.
    I primi giorno dopo il video erano più che altro increduli, certo provò un mare di ansia e terrore ma l'idea di un attacco ad una scala così grande la lasciava allibita. Era come se avesse ricevuto un ceffone, un segno da parte di chiunque stava lassù che il destino non la stava aspettando, la vita stava andando avanti e lei si era seduta sul marciapiede a frignare come una bambina. Non il segnale migliore per qualcuno che aveva il morale a terra, infatti la sua situazione peggiorò ma non era tutto così tragico, nonostante tutto aveva sempre Aoi al proprio fianco. Uno di quei giorni si sarebbe commossa per la pazienza e l'affetto che, a modo suo, quella ragazza le dimostrava, non poteva dire niente e solamente chattare con lei e già si sentiva un po' meglio. Non era brava a consolare le persone, vero, però almeno poteva contare su di lei per altre faccende.

    Dov'era finita, dunque, ora che il suo mondo era invaso da una tempesta di lepidotteri? Semplice, aveva cercato di fare una limonata da quei limoni che la vita le aveva offerto. Si rese volontaria alla scuola quando questa stava cercando aiuto come precauzione, raccolse le proprie energie e decise di lottare nonostante il suo animo voleva diventare un tutt'uno col proprio letto. I suoi amici, colleghi e conoscenti stavano lottando e lei voleva unirsi a loro, provando sulla proprie pelle cosa significa dare speranza a coloro che ne hanno bisogno.
    Collocata a Shibuya, nei vicinati intorno a casa sua, era in contatto con la polizia locale per distribuire tutto il necessario alla gente che, chi più e chi meno, rimaneva chiusa dentro casa. Vedere con i propri occhi la propria amata Tokyo, soprattutto Shibuya, essere ridotta in quello stato le spezzò il cuore, camminare fra quelle farfalle e la nebbia nera era una sensazione che mai vorrebbe augurare a nessuno, nemmeno ai suoi più grandi nemici. Però ogni volta che si sentiva perdere d'animo pensò al duro lavoro che stavano facendo i suoi compagni, al dolore e la sofferenza di sua madre e di chi era isolato, confuso e senza una via di fuga.
    Aveva visto vittime di quel gas, edifici coperti di ali ed emblemi di quella metropoli oramai coperti di nero - un inferno, però lei doveva marciare avanti. Vedere messaggi come quello del Kagejikan che aveva man mano smosso altri locali ad aiutare il prossimo; Hamuko vedendo quell'iniziativa non aveva potuto fare a meno di ringraziare l'amico. Era lì fuori anche per lui, alla fine, non era presente ad Ueno ma era con lui in spirito. I locali che avevano accettato l'iniziativa non erano proprio vicini, però il cibo era di qualità e diverso dalle solite razioni dunque era un modo come un'altro per migliorare l'atmosfere delle famiglie. A quelle con dei figli metteva di nascosto anche un po' più di dolce. Non era il tipo di cosa che avrebbe salvato la situazione, però secondo lei è proprio lì che si era perso il vero significato dell'eroismo, nei dettagli e nelle interazioni col prossimo. Non solo, però, con i civili, ma con il prossimo ed anche i criminali - i classici villains e vigilantes. Si faceva troppo in fretta di un'erba un fascio e se c'era qualcosa che avrebbe voluto fare una volta hero era cambiare quel tipo di rapporto. Più comunicazione e meno altezzosità, alla fine dei conti siamo tutti essere umani, no?
    Non sapeva cosa avrebbero fatto andando avanti, non stava ricevendo delle risposte che l'avrebbero motivata a scegliere un'ufficio rispetto all'altro e non era nemmeno sicura se alla fine di tutto questo si sarebbe sentita più... genuina, come eroe. Quella catastrofe era stata un'intromissione, un'interruzione di un periodo difficile che però l'aveva obbligata a rialzarsi e combattere. Magari, chissà, aiutando i cittadini di Shinjuku avrebbe trovato delle risposte, ma no era lì per quello. Voleva proteggere la sua città ed aiutare il prossimo - non come eroina, ma come essere umano capace di farlo.
    schedaquirkcronologia ● outfit: [X] ◈


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    La SQ è, se non fosse già abbastanza chiaro, di reazione all'evento in corso :zizi:
     
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    Lievissimo scivolone coi tempi verbali quando parlavi dei tirocini, per il resto nulla da segnalare :zizi:

    Hamuko: 25 exp
     
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1 replies since 31/10/2020, 18:32   109 views
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