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Ospedale | Role di Guarigione

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    Akahito Mori
    NARRATO x PARLATO x PENSATO
    La prima cosa che Akahito vide, quando aprì gli occhi, furono delle luci a Neon di colore bianco.
    Poi di nuovo nero.
    E ancora le luci bianche a neon.
    Stava sbattendo le palpebre ripetutamente, quindi, e da lì a poco sarebbe comparso nel proprio campo visivo un volto.
    Il volto di una persona che non sembrava conoscere, e che ancora non distingueva per bene.
    Ma che cosa era successo?
    Ci mise un po’ per ricordarsi cosa fosse accaduto e nel giro di poco iniziò ad emergere dai propri pensieri il bruttissimo volto di Laguna, accompagnato da quello della Milf.
    Ma certo, era stato messo al tappeto da quelle due.
    La bionda, in particolare, gli aveva fatto particolarmente male ed i suoi ultimi ricordi erano relativi al fatto che avesse visto le stelle. Letteralmente.
    Doveva esser svenuto, quindi, e qualcuno doveva averlo portato in... ospedale?
    Sì, quello dove si trovava doveva essere in tutto e per tutto un ospedale.
    Una voce, intanto, cercava di insinuarsi nelle sue orecchie.
    All’inizio era lontana.
    Poi si fece più vicina, ma sempre ovattata.
    Mentre Akahito tentava in tutti i modi di distinguerla, riuscì in qualche modo a sollevare i propri arti e, istintivamente, se li portò alla faccia, dato che avvertiva una strana sensazione provenire da quest’ultima.
    Una sensazione che si tramutò immediatamente in un dolore a dir poco lancinante.
    E, come se non bastasse, le proprie dita non ebbero mai un contatto diretto con la pelle, quanto più con delle... bande? fasce?
    Sì, Akahito aveva la faccia totalmente fasciata, ad eccezione degli occhi, delle narici e della bocca.
    Il Vigilantes iniziò ad agitarsi quando la voce che aveva udito lontana fino a poco prima si fece molto più chiara e limpida, segno del fatto che stesse lentamente prendendo conoscenza.
    «Stia fermo, per l’amor del cielo.»
    Tuonò un uomo che doveva avere un’età compresa tra i quarantacinque ed i cinquant’anni. Aveva capelli neri e gli occhi di ghiaccio, lineamenti del volto affilati e un bel paio di lenti in volto.
    Ad accompagnare le sue parole, un accento straniero... sembrava tedesco.
    «CAZZO!»
    Esclamò Akahito, che intanto ebbe modo di constatare dove si trovasse effettivamente: quello era proprio un ospedale. Tende a destra, sinistra e dinanzi a sé delimitavano quella piccola area in cui erano presenti il medico e lui, steso su un letto.
    «MA CHE CAZZO È SUCCESSO!?»
    Esclamò, in preda al panico, toccandosi la faccia gonfia con le mani ma non facendo altro che peggiorare la situazione.
    «Deve stare calmo, altrimenti non posso spiegarle nulla.»
    Disse l’uomo, ancora con quell’accento marcatamente tedesco, agitando la cartella clinica del giovane Vigilantes (che solo a quel punto decise di darsi una calmata).
    «A quanto sembra è stato aggredito. Ha riportato ferite abbastanza serie alla testa ma nulla di irreparabile, dovrà passare qualche giorno in ospedale. Mi sono spiegato?»
    Domandò, serissimo, scrutandolo con uno sguardo da falco assai severo e intransigente.
    «A proposito, io sono il dottor Schulz. Purtroppo mi è toccato occuparmi di te.»
    Spiegò, incamminandosi lentamente attorno al letto presso cui era adagiato Akahito e, nel frattempo, continuando a parlare, fermandosi soltanto quando avrebbe raggiunto l’altro lato.
    «Dico purtroppo perché non è la prima volta che mi capita di dover curare dei ragazzini sboccati e volgari soltanto per la loro incomprensibile voglia di malmenarsi per strada.»
    Spiegò, tenendo gli occhi fissi su di lui.
    Quel tizio era inquietante.
    «O forse dovrei credere che è stato davvero aggredito, signor... Mori, giusto?»
    Domandò, sollevando la cartella clinica.
    Akahito lo fissò, strizzando gli occhi.
    Ma chi cazzo era quel tizio e come si azzardava a parlargli in quel modo?
    Pensandoci, comunque, Akahito non indossava alcun costume quando aveva affrontato Laguna e Melissa; per di più la propria maschera non sembrava esser stata recuperata, chissà dov’era finita: a quel punto Akahito sarebbe dovuto sembrare in tutto e per tutto un semplicissimo civile che aveva subito un’aggressione.
    Interessante.
    Il ragazzo si schiarì la gola, strizzando gli occhi.
    «Mi stia a sentir bene, signor Sciuaz. Può dire al suo capo di dimettermi oggi stesso, se non avete voglia di curarmi. Onestamente io non ci credo nemmeno negli ospedali e nel vostro mestiere, oggi per curarsi è molto più sem--»
    Si interruppe, all'improvviso, colto da un un improvviso dolore lancinante alla testa: non poteva assolutamente permettersi di scaldarsi e più parlava più sentiva la testa esplodergli.
    «-- è molto più semplice andare su internet. E comunque sia sì, sono stato aggredito.»
    Rispose, compiendo uno sforzo immane, in tono di voce goffo e basso. La testa era rossa e gonfia e gli impediva di far fuoriuscire dalla propria bocca un flusso di parole lineare e continuo.
    «Vedo che siamo dinanzi ad una situazione ben più disperata di quello che credevo.»
    Asserì il medico, tirando un profondo sospiro e rassegnandosi in poco tempo rispetto a tutta quella demenza che si era ritrovato davanti.
    «E non credo le convenga agitarsi troppo, a meno che non voglia farmi un favore.»
    Aggiunse, squadrandolo dalla testa ai piedi, come per sottolineare le sue condizioni.
    «Vuole sporgere denuncia? Si sbrighi, non c'è solo lei qui.»
    Incalzò, quindi, con fare seccato, come se non avesse altro tempo da perdere, poggiando la cartella clinica sul letto. D’altra parte il pronto soccorso era affollato, il dottor Schulz non poteva permettere di perdere tempo con un moccioso.
    Akahito ci pensò un attimo.
    Farla pagare a quelle due cretine era nei suoi interessi, sì, ma non voleva utilizzare la polizia per raggiungere i propri scopi.
    No, Akahito Mori lavorava da solo e non dava soddisfazione ai piedipiatti di svolgere quello che sarebbe stato il suo compito.
    Per non parlare del fatto che su quelle due non sapeva poco e niente e, ancor di più, del fatto che egli stesso fosse un Vigilantes.
    Insomma, era un miracolo se quella volta a medici e poliziotti non aveva dato prove evidenti di essere una sorta di giustiziere, per cui avrebbe fatto meglio ad ignorare denunce e lasciare semplicemente che il tempo facesse il suo corso e curasse le proprie ferite, anche a costo di rimanere in quel luogo infernale per qualche giorno.
    «No.»
    Rispose, quindi, rabbioso, incrociando le braccia al petto.
    «Ma davvero? Non mi dica.»
    Disse, quindi, il medico, con fare sarcastico, recuperando la cartella dal letto e strattonando via una delle tende, per poi sparire oltre essa.
    Che pezzo di merda, quel tipo.
    Akahito, naturalmente, era furioso.
    Aveva permesso a qualcuno di parlargli così e non aveva neanche tanta forza di rispondergli, data la sua situazione.
    Che seccatura.
    Forse tutto ciò di cui necessitava, in quel momento, era semplicemente riposo.
    Avrebbe rimuginato su ciò che era successo a Shinjuku per tutta la notte, non facendo altro che innervosirsi ulteriormente.
    L’essersi fatto ridurre in quel modo, il dover esser stato costretto a finire in ospedale, l’aver incontrato un medico arrogante e coglione, essere avvolto da una moltitudine di fasce e garze.
    Insomma, Akahito aveva definitivamente raggiunto il fondo.
    Da quel momento in poi avrebbe solo potuto darsi una spinta per risalire.

    Never enough, who I am is never enoguh
    SCHEDA | VIGILANTES | CRONOLOGIA | #LIVELLO 3

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    CITAZIONE
    Role di guarigione da porre in seguito a questo Combat. Non indossando maschere/costumi o altro, ed essendo Akahito abbastanza impossibilitato a muoversi, ho deciso di ricorrere all'Ospedale Pubblico in seguito alla segnalazione di Melissa. Non ho specificato dove si trova l'ospedale, per cui si tratta di uno generico a Tokyo. Grazie mille in anticipo! :<3:
     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    Il dottor Schulz. :stare:

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