SQ - Dolce da morire

Haru Yagami

"E questo mo' chi è?" La prima domanda che venne in mente al rosato nel leggere il messaggio. Dall'immagine profilo, lì per lì, pensò ad una possibile visita da parte degli Illuminati.





Ok, ci rimase male solo un pizzico eh.
Quella serata non era stata come sperava. Aveva pensato a degli scenari, alcuni dei quali molto piacevoli e altri meno, alcune delle quali prevedevano entrambe la toilette della discoteca ma vabbè. Ogni scenario era andato a quel paese nel momento in cui si era sentito male. E quello non lo avrebbe mai potuto prevedere....perlomeno nella modalità con cui si era presentato: senza abbastanza alcool in corpo, senza aver dato vita ad una rissa, senza essersi divertito prima insomma.
Le uniche cose che ci aveva ricavato, si era reso conto una volta sveglio, erano un taglietto sulla guancia che per la grandezza della garza pareva lo avessero accoltellato (provateci voi a trovare una pic adatta al contesto) e la sensazione di trovarsi in una barzelletta poco divertente.



Scoppiò a ridere, tanto che la sigaretta (fregata non si sa bene da chi) quasi gli cadde dalle mani. Una risata decisamente amara.
Come stava?
Stava male. Insomma cosa avrebbe dovuto dire?
"Ehi, tranquillo. Nulla di grave. Sono quasi morto, ah ah, la diagnosi? Pare che ho il diabete. Ah, ti ho detto che il mio quirk usa gli zuccheri e potrebbe essere la causa della mia departita prematura? Tu che fai di bello?"
Ci avrebbe scherzato su, non lo avrebbero visto debole quello era certo.
Inspirò una buona dose di fumo ed espirò in una nuvola grigiastra.
Cosa fare?
Beh, iniziare a visitare un dottore decente. Tanto per cominciare.
I dottori lo avevano salvato per un pelo, gli avevano detto, e la condizione era evidente. Troppo zucchero nel sangue. Qualche secondo di ritardo e del caro Haru sarebbe rimasto ben poco. Loro non conoscevano la sua unicità, uno dei dottori (un certo Smith forse?) gli aveva detto di andare a rivolgersi ad un medico specializzato nei quirk e nei nega-quirk, che magari la causa era legata ad esso. Non potevano esserne certi al cento per cento, poteva essere anche un diabete "normalissimo", ma il suo consiglio era di rivolgersi ad una clinica specializzata. E di rimanere lì per qualche altra ora, giusto per assicurarsi stesse bene al 100%




Ora il vero problema era quello: doveva dirlo a Deep Void?
Ci pensò su, rigirandosi la sigaretta tra le dita. Iniziò a digitare le prime emoji, come era di consueto per quando doveva rispondere ad un messaggio social. Tre bei fantasmini, qualche frasetta buttata lì senza andare troppo vicino al discorso, e nel mentre rifletteva sul da farsi. Nasconderlo sarebbe stato difficile, almeno al boss. Aveva il sentore che, in un modo o nell'altro, sarebbe potuto venirne a conoscenza molto presto. Deep Void non avrebbe dato eccessiva importanza alla sua condizione, fintanto che tornava utile e non diventava un peso, ma temeva di diventare un peso. O meglio, che la cosa gli diventasse un peso.
Si massaggiò la tempia innervosito. Già prima Deep Void lo faceva lavorare in lavoretti noiosi e poco utili, ora lo avrebbero declassato? Lo avrebbero messo a fare compiti più "semplici" e meno rischiosi da rovinare? L'idea lo infastidiva. Avere una condizione del genere era già di per sè un malus. I dottori lo avevano riempito di avvertenze, di consigli, di ordini su cosa fare per evitare una ricaduta del genere. Lanciò un'occhiata alla sigaretta che teneva tra indice e medio.
Avevano detto qualcosa riguardo al fumo?
Dirignò i denti e già alla seconda boccata di fumo si costrinse a spegnarla e buttarla via. Aprì la finestra della stanza e lasciò che l'alone venisse trascinato via dalla gelida aria invernale. L'inverno si faceva già sentire a Tokyo, presto da lì a un mese sarebbero iniziate le lucine e i regali. La cosa gli diede la nausea. O forse era perchè si era alzato troppo presto dal letto?
Tornato seduto, ancora stanco ed intontito per la quasi morte, si sistemò una coperta sul grembo e fissò il soffitto. Bianco, con un paio di macchie grigiastre, in netto contrasto col buio della sera prima.
"Diabete" Ripetè tra sè e sè. "Diabete"
Niente più sbaffate di dolci.
Niente più caramelline.
Niente più "faccio quel che voglio"
Ora c'erano ulteriori limitiazioni.
Ora era più debole.
Ora doveva stare attento a quel che mangiava...e forse pure ad usare il suo quirk.
Diciamo che era lì lì per chiamare qualche divinità in modo poco carino.
Se prima le cose erano state difficili, se prima era stato messo quasi in disparte da Deep Void, ora che era in quella condizione avrebbe dovuto sputare sangue e anima per combinare qualcosa. E se non rischiava di morire per i traffici criminali ora rischiava anche di morire per qualche caramella di troppo.
"Che merda"
Doveva trovare una soluzione. Era malato. Malato. Malato.
Ma ad ogni malattia esiste una cura.
Diavolo, quei tizi del Culto delle Farfalline avevano trovato una cura all'unicità. Con il 50% di morte, certo, ma era un inizio...
Avrebbe trovato una cura per la sua condizione. In un modo o nell'altro se la sarebbe cavata. Doveva solo sperare di non morire prima.
Intanto, mentre chiudeva gli occhi, il telefono ancora in mano qualora Fumio avesse intenzione di messaggiarlo ancora, si sarebbe riposato poco poco. Magari più tardi, con la mente più tranquilla, avrebbe trovato un piano d'azione.
E mentre faceva ciò udì una voce, femminile ed estremamente pacata dire:
"CHI CAZZO HA LASCIATO LA FINESTRA APERTA?"

« Happy Almost Death Day » / Narrato x Parlato x Pensato