Abaddon: The Pit

SQ -- Hisoka Morow (Gabriel Daystar)

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    « Abandon all hope, ye who enter here. »

    Gabriel Daystar
    Quel posto gli dava la nausea. Era come immergersi nel passato del Jester in un tuffo, tornare in panni che avrebbe voluto abbandonare, ma doveva indossarli finché era tra le loro mura.

    Hisoka Morow veniva chiamato lì dentro, sia quand'era prigioniero che ora da uomo libero. Alle guardie fregava poco del simbolismo se i tuoi documenti riportavano un certo nome e cognome.

    Tra essi riconosceva alcuni volti, ma se loro ricambiassero – o trovassero inusuale trattare formalmente chi una volta "disciplinavano" – non lo davano a vedere. Mantenevano la professionalità sterile che si sarebbe aspettato da automi come loro.

    Compilò i moduli, abbozzò le firme, cedette a loro la sua intera maledetta anima tra documenti e indirizzi e luoghi d'impiego. Volevano anche gli esami del sangue?

    Una volta scagionato da Aogiri si promesse di non mettere più piede in prigione... Eppure, arrivata quella chiamata, non poteva rifiutare.

    Lo condussero al detenuto dopo fin troppa burocrazia. Seguì una sentinella che lo portò al confine, la zona in cui il mondo libero e la gabbia si toccavano. Una stanza che già conosceva, anche se era la prima volta da quel lato della lastra in vetro.

    Si mise al suo posto. Una guardia vigilava dal muro alle sue spalle, chi sedeva all'altro lato della barriera, però, non godeva dello stesso spazio vitale. Il suo secondino era ad un banco lì a fianco, pronto a stendere il verbale della discussione.

    ...Gabriel si prese qualche momento per osservare il ragazzo stanco e provato che gli sedeva di fronte. Solitamente i capelli corvini gli avrebbero oscurato il volto, ma legandoli alla nuca poteva apprezzare il suo intero volto, ancora pallido come il marmo, ma segnato da occhiaie scure quanto la capigliatura.

    « Che ci fa un bravo ragazzo come te in un posto simile, Ailen-kun ♥ ​»

    Detestava sfoggiare un sorriso, impiegare quei toni. Avesse avuto accesso a Tainted Love avrebbe già infranto il separatore e sarebbero fuggiti sfondando le pareti.

    Ma lo scriba non avrebbe soltanto trascritto, era lì per controllare. Si arrogava il diritto d'interrompere l'incontro in qualsiasi momento, per qualsiasi ragione. Avesse sentito troppi vagheggiamenti, sospettasse l'utilizzo di qualche codice, o non riuscisse a seguire il filo del discorso, si sarebbe assicurato che uno tornasse in cella e l'altro finisse in interrogatorio.

    Prima d'aiutare il ragazzo, doveva capire.

    « ...Stavo vendendo XSQ... ​»

    Il suo sguardo era perso. Parlava a voce spezzata e nemmeno riusciva a guardare l'azzurro troppo a lungo. Gabriel capiva, anche lui aveva subito il loro battesimo.

    Ricordava il libro delle regole, la routine definita al minuto e invariabile, i lavori forzati, le perquisizioni, il minimo dettaglio in cui la vita di ogni prigioniero fosse controllata e limitata. All'individuo non era concessa espressione personale. Persino i modi corretti per camminare, sedersi, o dormire, seguivano protocolli intransigenti.

    Un privilegio come la telefonata arrivava solo dopo giorni, se ti eri sufficientemente "integrarto".

    « Non ti hanno mai detto di stare alla larga dai brutti ceffi? Ci sono modi migliori per far soldi ♠ ​»

    "Perché hai venduto a qualcun altro?" chiese tra le righe.

    Era stato chiaro che dovesse rimanere il suo unico cliente. Gli garantiva soldi, stabilità, e protezione... Perché, allora, aveva lasciato un poliziotto lo mettesse in trappola?

    Da quel poco che gli era passato in chiamata – tra le lacrime – era un setup da manuale. Si era finto un cliente che ricordava un suo vecchio annuncio, anche se era stato rimosso mesi fa sotto direttiva di Gabriel.

    « Provai a dirgli di no... Volevo ignorarlo... Ma era disperato, ne aveva bisogno... ​»

    Quelle frasi rischiarono di far cadere la sua farsa giullaresca e sorridente. Il ragazzo era circondato da un'aura colpevole... E l'uomo ricordò il loro incontro. Quando lo protesse dal Candyman e proclamò che senza gli spacciatori disposti a prendersi un rischio, i dipendenti non avessero dove rivolgersi.

    Era colpa sua. Aveva seguito il suo esempio, quella era la sua morale... L'altro era solo un adolescente guidato dalle buone intenzioni più che dal buonsenso.

    « Ah~ Capisco ♦ ​»

    Tornò alle redini del personaggio.

    « È la prima volta, o la prima in cui ti beccano? Lol ♣ ​»

    Ailen reagì confuso. Volse lo sguardo all'ufficiale lì vicino e poi di nuovo a Gabriel. Ovviamente sapevano entrambi la vera risposta, quel che gli interessava scoprire era cosa fosse disposto a dire davanti a loro. Ovvero, ciò che già aveva confessato.

    « ...L'ho fatto anche prima. ​»

    Dannazione, aveva ceduto. Venivano chiamati "interrogatori", ma erano più simili a torture. S'impossessavano di un individuo scosso e sotto stress, lo deprivavano di cibo e acqua, lo spaventavano e lo minacciavano... Poi tendevano una mano misericordiosa, convincendoti che fosse tuo interesse vuotare il sacco. Prima che qualsiasi avvocato potesse venire a tua difesa.

    Un sistema la cui brutalità non era giustificata nemmeno dai risultati, siccome un clima simile portava anche gli innocenti a confessare il falso, pur di uscirne.

    Almeno poteva dedurre il ragazzo seguisse i suoi consigli, e si fosse preso cura di rimuovere ogni traccia dei loro contatti alla fine delle comunicazioni. In altro caso non si sarebbe trovato lì in visita, ma come suo vicino di cella.

    Navigavano assieme le stesse acque torbide... Era dovere di Gabriel lanciargli un salvagente ora che stava annegando.

    « Tua madre? ​»

    Abbandonò il sorriso come un ferro bollente. Ailen fallì a trattenere le lacrime, poteva solo nascondere il volto tra i palmi.

    « Non... Non capisce... Non so cosa dirle... Sono un idiota e basta... ​»

    Indubbiamente avevano parlato nel periodo tra il suo arresto e la prigionia. Ma se aveva chiamato Gabriel in visita, era perché non sapeva a chi altro rivolgersi.

    « Ho fatto diciott'anni il mese scorso, vogliono processarmi come un adulto... La mia vita è finita! ​»

    I singhiozzi del pianto crebbero sino ad uscire in una botta di frustrazione. Era il grido di qualcuno a cui non restava altro se non la disperazione.

    Quei figli di puttana.

    Gabriel sapeva bene che anche agli adulti spesso fosse estesa la stessa clemenza di un minorenne, a volte fino ai diciannove anni. Non offrirla era mero segno di sadismo da parte di chi si occupava del caso.

    Un crimine isolato, da parte di un minorenne, che un agente aveva dovuto convincere, comportava conseguenze irrisorie rispetto ad un pattern prolungato di smercio da parte di un adulto. L'XSQ era una droga pesante... Un paio d'anni di reclusione sembravano inevitabili, assieme a ingenti retribuzioni penali.

    Doveva dargli ragione. Per chi nemmeno aveva finito gli studi... Si trattava di una vita deragliata irreparabilmente. Avrebbe scontato la pena ma gli sarebbe rimasto lo stampo di un ex-carcerato. Studiare, lavorare, anche solo trovarsi un appartamento o aprire un conto in banca, sarebbero diventate strade invase di ostacoli, se non chiuse.

    Tutto perché non voleva sua madre finisse in mezzo alla strada.

    « Ailen. Guardami. ​»

    Reclamò la sua attenzione. Alzando lo sguardo avrebbe trovato i suoi occhi molto più vicini, si era sposto quasi a toccare il vetro.

    « Durante le marce, mentre pieghi le buste, ogni volta che vieni punito, pensa a chi vuoi essere quando sarai fuori da qui. Concentrati sui tuoi desideri. Comincia a pianificare il tuo futuro. ​»

    « ...Ma io– ​»

    « Faranno di tutto per spogliarti della tua identità. Vogliono plasmarti nel loro burattino ubbidiente e indistinguibile dagli altri. Non glielo permettere. L'unica cosa che non possono sottrarti sono le tue ambizioni, una volta che le abbandoni, hanno vinto. ​»

    Il ragazzo non ebbe opportunità di rispondere. Chi gli stava al fianco l'aveva afferrato per la collottola e issato in piedi. Gabriel aveva detto troppo. Aveva osato rivelargli come rimanere se stesso, un gesto pari all'insurrezione in un sistema come il loro.

    Scattò in piedi a sua volta, giusto in tempo per essere afferrato alle spalle e trascinato verso la porta. Mentre li separavano Ailen lo guardava confuso, ancora lacrimante, cercando una via di fuga negli occhi dell'azzurro.

    « Resisti! Perché non ti lascerò marcire qui dentro! ​»

    Si era deciso ad aiutare chi ne avesse bisogno, e aveva preso quel ragazzo sotto la sua ala di responsabilità.

    Nulla l'avrebbe fermato.

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    Hello hello,,
    non ho granché da dire, mi sembra tutto corretto.

    Hisoka: +25exp

    Chiudo!
     
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1 replies since 3/1/2022, 18:30   95 views
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