Forbidden Friendship

Role | Mirai & Zhen

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    MIRAI ISHIGAMI
    «PARLATO » / PENSATO / LINGUAGGIO DEI SEGNI

    Era già sceso il buio e Mirai era stanca e provata dalla lunga e infinita giornata.
    Pigramente se ne stava su uno dei sedili del mezzo pubblico che l’avrebbe riportata a casa.
    Si era rannicchiata su se stessa per via del freddo e si malediva per non esseri portata un cappello caldo o un paraorecchie con il pelo: l’unica cosa che le teneva relativamente calda la testa era il cappuccio tirato fino al corno della mega-felpa rosa che aveva con sé.
    Non vedo l’ora di andare a letto… sbuffò in una nuvoletta di fumo bianco e pensò che se la fermata non fosse arrivata preso, probabilmente su quel sedile ci avrebbe schiacciato un pisolino – dopo aver appoggiato la testa sul vetro.
    Era andata a cercare una nuova abitazione, aveva valutato e depennato un sacco di stanze, di case e di coinquilini con cui non sarebbe andata d’accordo ed era stata rifiutata da una che non voleva avere troppi problemi con una ragazza sorda: come se non riuscisse a fare niente.
    Poco importava, non sembrava neanche tanto simpatica la tipa.
    Un fiasco totale. i buoni propositi per l’anno nuovo se ne erano andati più o meno in fumo ma non si sarebbe certo arresa: aveva bisogno di una nuova abitazione più vicino possibile al Patisseryo in cui avrebbe potuto rincasare anche a quell’ora della notte senza dare spiegazioni a nessuno.
    Per fortuna i suoi erano ancora in vacanza, una vacanza che avevano tardato a farla loro per via dell’inferno sceso su Tokyo (farfalle, troppe farfalle, l’inferno sceso in terra) e così poteva essere un po’ più libera e indipendente anche se era difficile e veramente stressante andare e tornare dal Patisseryo con i mezzi pubblici.
    La troverò una casa, sarà solo questione di pazienza. e fede.
    Si alzò con fatica dal sedile e chiamò la sua fermata portandosi all’uscita con la flemma di uno zombie sazio.
    Era stata davvero una lunga giornata per lei, perché oltre ad aver fatto chissà quanti kilometri a piedi, prendendo mezzi, parlando con gente sconosciuta… aveva anche avuto la forza e il coraggio la sera di prestare servizio come volontaria della 30Min.
    Quest’ultima parte forse era stata la cosa più gratificante, l’unica cosa che le aveva risollevato il morale.
    Aiutare le altre persone meno fortunate, e portare un sorriso o una risata o un abbraccio di conforto… questo era ciò per cui era stata creata. Lo sentiva come uno dei tanti motivi per cui la sua esistenza valeva davvero.
    « fredddooo! » la ventata di aria fredda appena la portiera si aprì le tolse quasi il respiro facendola rabbrividire sul posto.
    Si chiuse ancora di più la felpa sul collo e si trascinò ancora più verso il corno il cappuccio ma a poco servì, che il freddo già aveva sferzato la sua capoccia con un bel colpo di frusta inaspettato.
    Mirai scese battendo i denti con piede quasi malfermo, tremante come un agnellino appena nato, chiusa in sé con le spalle rigide mentre cercava di riscaldare il motore e far partire la gambe.
    Era scesa sulla banchina e per fortuna casa sua non distava troppo da quella zona che a quell’ora di notte era abbastanza tranquilla.
    Abbastanza.
    Se non che la sfiga quel giorno aveva deciso di puntare gli occhi sulla giovane, forse perché il corno rifletteva le luci del lampione e quindi aveva attirato la sua attenzione o forse perché la borsetta che portava su una spalla stava lentamente scivolando… e guarda il caso in quel momento dal mezzo scendeva anche un tipo abbastanza losco alla ricerca di un bottino da rubare.
    Bastava fare una semplice somma, e lasciare tutto al corso degli eventi.
    Anche l’uomo portava il cappuccio tirato sopra un cappello di lana, abiti scuri, volto quasi coperto da una sciarpa portata fin sotto il naso: Mirai non si era accorta di questa splendida compagnia e si avviò lentamente verso casa, seguita.
    Quando si accorse della presenza, oramai era troppo tardi.
    Bastò un rapido movimento di mano, forse un taglio netto sulla tracolla, e fu solo un secondo.
    La ragazzina dai capelli ramati percepì soltanto un lieve cambio repentino di peso sulla sua spalla che da uno divenne zero in pochi attimi.
    « Eh… ? » non fece a tempo a tastare il suo fianco alla ricerca della borsetta che… vide il losco figuro correre, correre a perdifiato con il malloppo: impossibile sbagliarsi visto il colore assai vistoso della borsetta (rosa fucsia).
    « Ehi tu!!! Fermati! » gridò in preda al panico e senza neanche guardarsi attorno per cercare aiuto (che poi non lo avrebbe trovato visto che a quell’ora le strade erano semi deserte, grazie anche al gelo) Mirai partì all’inseguimento.
    Non sapeva quale forza mistica la stesse facendo correre dopo una giornata come quella, ma braccò l’uomo perché non poteva tornare a casa quella sera, senza le chiavi – cellulare e portafoglio.
    Era la prima volta che veniva derubata ed era una sensazione spiacevole che allo stesso modo le forniva energia a sufficienza per correre a perdifiato e non crollare svenuta in mezzo al marciapiede.
    Non lo perdeva di vista, e più si allontanava e più che lei gli stava dietro, aveva provato a gridargli qualcosa ma il freddo le aveva bruciato la gola a tal punto che aveva smesso molto presto.
    Avrebbe voluto provare a scaraventargli addosso qualche bolla sonora ma non poteva farlo in mezzo di strada, e non senza sapere chi o cosa sapeva fare quel ladro di borse.
    Conosceva almeno il posto in cui si trovava, almeno se avesse potuto acciuffarlo, tornare a casa sarebbe stato semplice anzi… a dirla tutta si stavano avvicinando a casa Ishigami molto più di quello che si aspettava.
    In mezzo ad un turbinio di pensieri congelati, Mirai ebbe quasi l’istinto di cantare vittoria appena lo vide rallentare il passo e voltarsi. Mirai non riusciva a scorgere il suo volto, la sua espressione ma nella mente della ragazzina il tizio avrebbe pensato: “ma tu guarda questa che non mi molla!” ed in effetti era proprio così.
    Non lo avrebbe mollato finchè non si sarebbe riappropriata della sua borsetta.
    Si dette uno slancio ancora più affondo per cercare di mangiare quella distanza che li sperava il più in fretta possibile.
    C’era una macchina sul ciglio della strada, e qualcuno dentro sembrava intento a farsi un quintale di cavoli suoi: avrebbe potuto gridare al ladro ma non riusciva a farlo e poi a che sarebbe servito?
    Avrebbe davvero chiesto aiuto ad un innocuo cittadino? Assolutamente no anche perché l’uomo invece di proseguire dritto verso quella macchina, svoltò in un istante in un vicolo.
    Mirai conosceva quella zona si, ma non tutti i vicoli presenti in essa quindi non poteva assolutamente sapere che quel posto era un vicolo senza fondo, una strada senza uscita.
    Insomma per dirla in parole povere stava per cadere in una trappola ed era del tutto ignara di questo.
    Continuò a correre, trafelata, rallentando per il fiatone e per la stanchezza e intanto mentalmente si preparò, e la sua mano raggiunse veloce la sua collanina con la campanella pronta a fare fuoco se fosse stato necessario.
    Quando arrivò ad imboccare l’entrata del vicolo sembrava non esserci nessuno: sparito nell’ombra.
    Era una tattica perfetta di quel gruppetto di incivili ladruncoli.
    Prima mossa: uno giocava il ruolo di esca, rubava cose per farsi inseguire – solitamente da fanciulle indifese – ad orari tardi della notte per poi avvicinarle al vicolo senza uscita.
    « S-So che sei là dentro. R-rr-r-idammi la borsa e non ti denuncerò. » avrebbe voluto dirgli “fargli del male” ma non era questa la sua intenzione, voleva solo riavere ciò che le avevano rubato.
    Non ricevette risposta perché nessuno si fece avanti dalle ombre e dai due grossi cassonetti presenti uno a destra e uno a sinistra (più in fondo) del vicolo.
    Si portò istintivamente la campanella davanti a sé, come se avesse una sorta di pistola. Non avrebbe voluto fare del male a nessuno ed evitare qualsiasi genere di spiacevoli inconvenienti ma Mirai non era mai stata in una situazione simile.
    Si trovava da sola, alle prese con un ladro che l’aveva attirata in un vicolo cieco, la cosa non prometteva bene eppure non aveva intenzione di mollare: in quel cellulare c’erano i contatti di una vita, persone a cui voleva bene e le chiavi per aprire casa e mettersi a dormire al caldo.
    « Non ti lascerò la mia borsa. C-c-cattivone. Quindi p-p-perché non facciamo un accordo? Io non ti farò niente e tu mi d-d-ddarai la borsa. » un tono assai minaccioso che avrebbe spaventato chiunque e neanche si accorse delle risate alle sue spalle e neppure della risposta vera e propria che era un grosso, rozzo e rauco “ vieni a prenderla ragazzina!”
    Non posso farlo davvero, o lo farò? Devo farlo se voglio riavere la borsa… ma… che succederà? Sono da sola… e se… no. Niente pensieri negativi. Lui non può scappare. Quindi si arrenderà. Sì. pensieri sciocchi di una ragazzina ingenua.
    Mirai deglutì a vuoto, le fece male, e mosse qualche passo in avanti e più si avvicinava più il suo sesto senso la avvertiva di un pericolo incombente ma oramai era troppo decisa ad andare fino in fondo alla faccenda.
    Avrebbe potuto sparargli una bolla sonora ma non era questo il genere di persona che era anche se in quel momento si sentiva come un pesce attirato nella rete.
    E poi lo vide uscire dall’ombra in fondo al vicolo, in fondo alla trappola. Lo scassinatore .
    Non poteva vedere i lineamenti del viso, era troppo coperto da sciarpa cappello e cappuccio ma agitava il bottino di guerra, con i guanti dalle dita scoperte, come un pendolo per la tracolla tagliata.
    Probabilmente le aveva detto qualcosa, forse, e sembrava sfidarla a raggiungerlo e Mirai ci cadde in pieno come una pera cotta.
    Seconda mossa: attirarla più in fondo possibile al vicolo.
    « Rendimi la borsa. » disse con aria fredda al tizio che non si mosse neanche di un millimetro. Poteva sparargli una bolla sonora, prendere la borsa e scappare ma non voleva scendere a quel livello lì.
    Mirai sapeva di essere superiore a quella feccia che usava la violenza per tutto.
    Quello che accadde dopo fu abbastanza repentino e il fatto che fosse sorda non era certo un punto a favore.
    Terza mossa: chiudere ogni via di fuga.
    Avete presente il “cittadino innocuo” nella macchina vicino all’entrata del vicolo? Ecco. Non era affatto un innocuo cittadino. Era conosciuto come sonar ed era il palo della banda, l’autista, un tipico straniero biondo platino, pompato, la cui Unicità gli permetteva di sondare e percepire cose oltre l’umana natura, e gli era bastato un semplice segnale per spostare la macchina all’imboccatura del vicolo in modo da chiudere l’unica possibilità di fuga della giovane ancora ignara di tutto.
    Come usciti fuori dall’ombra e dai cassonetti, come ratti, due altri brutti figuri uscirono fuori allo scoperto alle spalle della giovane non-ancora-Vigilantes che per la prima volta in vita sua avrebbe dovuto davvero affrontare una situazione a dir poco spiacevole.
    « R-rendimi – la – borsa. » scandì le parole come per metterci più enfasi e fu solo in quel momento che lo sguardo dell’uomo si alzò e osservò qualcosa alle sue spalle che la costrinse a girarsi e in quel momento ebbe l’istinto di mettersi a gridare ma non uscì neanche un suono dalle sue labbra.
    Quarta mossa: accerchiarla.
    Era in trappola. Letteralmente. Se non fosse stato per quella lettura di sguardi, in quel momento sarebbe stata di sicuro presa alle spalle dagli altri due brutti ceffi.
    Uno, chiamato il pianista aveva uno sguardo divertito, brutto come la fame e secco; agitava le dita della mano sinistra come se stesse suonando una pianola invisibile ed era molto inquietante.
    Il secondo era il boss, un omaccione grosso e pompato e pieno zeppo di strani gioielli di dubbio gusto ovunque, probabilmente anche sulla lingua, e con occhiali da sole anche se era notte fonda.
    Quattro personaggi in cerca di una bella ragazzina da derubare e con cui divertirsi per il resto della serata.
    Mirai si sentì accerchiata, una vittima, si sentì persa e tremendamente sola ma aveva ancora assi nella manica che quelli non potevano certo immaginare.
    E adesso che faccio? Mirai si sentì con le spalle al muro, e non era proprio una metafora perché lentamente stavano stringendo la morsa sulla ragazzina apparentemente indifesa proprio verso il muro.
    « N-Non possiamo parlarne? … belli gli o-c-chiali comunque. » spiritosa come una vasca di piranha.
    Sono forte, sono più forte di loro. Forse non di quello lì grosso, ma degli altri due sì. Dovrei riuscire a farcela…. se volevano optare per la maniere forti, Mirai era pronta a rispondere al fuoco.
    Probabilmente un’altra ragazzina al suo posto avrebbe gridato aiuto e cercato di fuggire o avrebbe implorato pietà ma il suo sguardo non cedeva a quelle emozioni.
    In fondo quella situazione era ciò che l’aspettava.
    Quello era il mondo che aveva deciso di salvare
    « Non voglio farvi del male. Rendetemi la borsa e forse ve la caverete con un rimprovero. » sembrava stesse scherzando o giocando con il fuoco ma Mirai Ishigami era seria.
    Che fosse stata quella la sera del suo battesimo da Vigilantes?
    Forse, se non fosse per il fatto che non aveva tenuto di conto dell’ultima mossa.
    Quinta mossa: addormentarla.
    Perché il pianista stava solo riscaldando le dita per mettere in moto una reazione che gli avrebbe permesso di secernere niente poco di meno che una sostanza simile alla morfina, e per questo le si avvicinò, con le dita che erano diventate di un colore violaceo come se stessero per staccarsi da un momento all’altro.
    « N-Non ti avvicinare! »
    Un veleno che l’avrebbe ridotta ad una bella addormentata nel vicolo e non ci sarebbe stato nessun buon cavaliere a giungere in suo soccorso e a salvarla…
    o forse…
    sì?
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    Zhen Lubbock

    Narrato - Parlato - Pensato - Parlato da altri



    Cazzo, è già così tardi?
    avrebbe esclamato con un tono un po' nervoso mentre rimetteva velocemente il telefono in tasca.
    Di questo passo domani mattina non mi sveglierò pres…..eh…eh..achooo
    Come se non bastasse si doveva mettere in mezzo pure questo raffreddore.

    avrebbe detto brontolando mentre con la mano sinistra si sarebbe sistemato la maschera nera sul naso.
    Addosso aveva la sua lunga giacca nera con sopra il cappuccio che gli avrebbe coperto la parte superiore della testa, ma non lo stava indossando per celare la sua identità, semplicemente perché era presente un freddo e fastidioso vento ed era probabilmente la cosa che più odiava Zhen. Infatti aveva chiuso la giacca in modo da non far entrare spifferi di vento all’interno dell’indumento, odiava sentire sensazioni fredde lungo il corpo.
    Devo tornare con il suo pasto il prima possibile, altrimenti Pyke inizia a fare lo scorbutico e inizia a nascondersi in giro per casa
    In quel momento Zhen si stava dirigendo verso un privato per comprare da mangiare al suo animale domestico, solitamente non sarebbe andato così tardi, però quel giorno il venditore aveva da fare ed era disponibile solo a tardi serata e il corvino si sarebbe dovuto adeguare. Il giorno dopo doveva andare da sua madre a Yokohama siccome quest’ultima lo aveva costretto a stare insieme almeno per i primi giorni dell’anno e Zhen non se la sentiva di rifiutare, alla fine si trattava solo di qualche giorno.
    Con la mano destra avrebbe premuto la giacca in direzione del petto
    Ora che ci penso, mi rimangono solo questi vestiti. Gli altri sono da lavare… vorrà dire che andrò con questi domani e come regalo le porterò i panni sporchi eheheh
    Una cosa che il ragazzo sperava tanto, era che con sua madre non ci fossero altri parenti, una cosa che più odiava, o per lo meno che lo infastidiva, era quando gli facevano domande sulla sua vita privata, e non sapeva come avrebbe dovuto rispondere.
    - che lavoro fai a Tokyo?
    - vendo una droga chiamata XSQ e ogni tanto mi danno il compito di uccidere qualcuno, però per il resto tutto bene.
    di certo non poteva rispondere con la verità, però dire che non faceva nulla gli dava comunque fastidio, era come se si stesse proclamando un nullafacente, anche se probabilmente avrebbero preferito una menzogna che il suo reale lavoro. Era da un po' che ci pensava, ma poteva trovarsi un lavoro da occupare durante il giorno, tanto lo spaccio e le missioni avvenivano principalmente di sera tardi e durante il giorno non faceva mai nulla, forse così poteva guadagnare un po' di più e cambiare quella baracca di casa o magari poteva comprarsi qualche veicolo per muoversi liberamente per la città.
    Non mi dovrebbe mancare molto, dovrei essere quasi arrivato…
    tutto ad un tratto avrebbe sentito dei rumori alla sua sinistra, più che rumori sembrava essere una presenza di un gruppo di persone nascoste nell’ombra, solitamente non ci avrebbe fatto caso però quando si ha una taglia di 20000 yen sulla testa e ti trovi in una strada isolata, di certo non stai del tutto tranquillo.
    Avrebbe aguzzato la vista per vedere che cosa ci fosse in quel vicolo, ma sembrava che la loro attenzione non fosse su di lui. Era un branco di bulli del quartiere che avevano puntato un altro individuo.
    Di certo non mi metto a fare l’eroe ora
    in quel momento avrebbe sentito il suo cellulare squillare e prendendolo dalla tasca avrebbe immediatamente risposto. Il quel momento si trovava ancora davanti al vicolo, e lo aveva chiamato sua madre. Qualche giorno prima, la madre di Zhen aveva detto che voleva venire a prenderlo dalla sua casa a Tokyo e questo voleva dire che avrebbe controllato ogni centimetro di tutte le stanze, e per il ragazzo di certo non sarebbe stato una cosa buona, non poteva mostrarle il serpente anzi, non voleva farle vedere la sua piccola armeria che possedeva, inoltre non sapeva nemmeno dove nasconderle, perciò insistette nel venire lui a casa con il treno, tanto alla fine si sarebbero visti. In qualche modo era riuscito a convincerla, ma si era dimenticato di dirle l’ora a cui sarebbe arrivato, e per questo in quella tarda ora Zhen aveva ricevuto quella chiamata, ovvero sua madre voleva sapere l’ora del suo arrivo. Non fece nemmeno in tempo ad appoggiare il telefono all’orecchio che sentì una presenza metallica dietro la schiena e una voce che gli avrebbe sussurrato all’orecchio libero
    Chiudi immediatamente la chiamata o ti faccio fuori
    cazzo…ho solo questa giacca buona, se me la buca non ho nient’altro da mettermi
    Indossava la sua cotta di maglia quindi non si sarebbe fatto nulla, ma lo teneva al di sotto della giacca inoltre, non poteva nemmeno spezzare la lama del coltello siccome non poteva guardare l’arma, l’unico modo per utilizzare il quirk su coltello era l’uso della sua abilità, ma per attivarla ci voleva tempo.
    Avrebbe sospirato, e mentre riattaccava la chiamata rimettendo il telefono in tasca
    Va bene, ho fatto. Posso andare ora?
    Così richiami la polizia appena non ti ho più gli occhi addosso? Ora seguimi poi te la vedrai con gli altri.
    Lo avrebbe spinto portandolo all’interno del vicolo, probabilmente lui era quello che faceva da palo, e una volta portato un altro innocente lì dentro sarebbe riuscito per continuare il suo lavoro. Zhen, mentre cercava di stare dritto il più possibile con la schiena in modo da non prendere tagli indesiderati dal coltello, cercava una scusa plausibile per uscirsene da lì.





    Parametri

    Zhen Lubbock-lvl7
    Energia 750
    Forza 207
    Quirk 160
    Agilità 358
    Stato: illeso

    Tencniche & Equipaggiamento



    Equipaggiamento:
    Coltelli da lancio (6, Peso: [1], Danno: Lieve)
    Smoke Bombs x1
    Cotta di maglia
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    MIRAI ISHIGAMI
    «PARLATO » / PENSATO / LINGUAGGIO DEI SEGNI

    Mirai aveva sempre pensato che prima o poi si sarebbe cacciata in guai grossi - come se non fosse accaduto già in passato in alcune occasioni.
    Certamente non si sarebbe mai aspettata che la situazione che pensava potesse gestire senza problemi degenerasse in quel modo.
    Erano in tanti, in troppi, non voleva ricorrere alla sua Unicità per potersela dare a gambe e recuperare la borsa ma era stata messe alle strette con le spalle al muro e non poteva immaginare cosa avessero intenzione di farle. Cose non buone per certo.
    In più il freddo e il vento le sferzavano il cappuccio e iniziava a sentire freddo, molto freddo e c’era un motivo per cui non amava particolarmente le temperature basse ed era per il fatto che la sua testa ne risentiva e in maniera negativa non solo su di lei ma anche sul suo stesso Quirk che diventava problematico da poter utilizzare.
    Per il dolore che ne sarebbe scaturito.
    Ma in quel momento la sua piccola mente non pensò alle conseguenze del dopo, si concentrò sulla situazione e sul cercare una possibile scappatoia.
    Non sembrano avere buone intenzioni… che posso fare? La borsa devo comunque recuperarla ma non… sono davvero troppi. questo era uno di quei casi in cui avere qualcuno a guardarti le spalle e ad ascoltare poteva essere molto d’aiuto.
    Altra problematica. “ Ascoltare”. Mirai non riusciva a capire cosa volessero, tra quello le cui labbra erano coperte, tra chi se ne stava nell’ombra e il pianista che biascicava cose incomprensibili anche per gli udenti, la ragazzina si sentì leggermente con le spalle al muro.
    Perchè in effetti ce le aveva.
    Se li stordisco… forse qualcuno mi sentirà, ma posso inventarmi una scusa… almeno posso recuperare la borsa e scappare e non farò del male a nessuno di loro… potrebbe funzionare? nel frattempo che pensava il pianista si avvicinò facendo ondeggiare le dita sulla tastiera invisibile.
    Nel mentre si avvicinava a lei con passo lento e quasi cadenzato la ragazzina vide in quello sguardo e in quel volto emaciato la perversa gioia di chi sa di avere tra le mani la prossima vittima che più dal terrore cercava di ritrarsi disgustata da tale presenza.
    « E’.. .E’ un ultimo avvertimento! N-Non- Non ti avvicinare!! » urlò tenendo stretta tra le mani la catenina a cui era attaccata la campanella come se fosse un amuleto protettivo pronto a scacciare demoni.
    Probabilmente la stavano sottovalutando o non sapevano che lei aveva più fegato di quanto loro potevano credere: se stavano cercando un agnellino sacrificale avevano letteralmente sbagliato giorno.
    E sbagliato ragazza.
    Un altro passo. Un solo unico passo e …. avrebbe voluto chiamare aiuto, avrebbe voluto che qualcuno piombasse dall’edificio alle sue spalle come un cavaliere pronto a difenderla, come leggeva in uno dei suoi tanti manga e comics.
    Beh… le sue preghiere furono presto esaudite ma non nel modo che si sarebbe immaginata.
    Ci fu un momento in cui il pianista si arrestò e Mirai rimase spiaccicata al muro per mettere più centimetri che poteva tra lei e quelle luride mani da morto -che poi non erano proprio da morto ma lei credeva che lo fossero dato l’insolito e malsano colore-.
    Fu allora che lo sguardo della ragazzina cadde anche sugli altri tizi che si erano voltati verso la sola entrata e uscita del vicolo e senza comprendere il motivo di quel cambiamento così repentino del loro atteggiamento da malviventi anche lei si voltò in quella direzione.
    Oh… no… la sua mente generò soltanto due parole… altre due persone stavano entrando in scena, altre due.
    Se questi tizi sono con questi altri…. io non ce la farò mai ad uscire di qui… forse posso stordire loro, ma non posso stordire quei due lì. E adesso cosa mi invento? … erano troppo lontani da lei, il suo calcolo per poter uscire senza fare del male a nessuno e senza venire ferita o peggio addormentata alla mercè di quei criminali - non era lei che voleva salvarli tutti e dare a tutti una seconda possibilità? Sì, era lei ma non in quel preciso momento -.
    Non sapeva cosa si stessero dicendo tra di loro ma i due tipi non le piacevano affatto anche se c’era qualcosa che non le tornava.
    Perchè… l’omone grosso sta spintonando il tizio con la maschera? … perchè… dovrebbe… ci fu un secondo in cui Mirai ebbe il dubbio che il ragazzo con la maschera nera sul naso e quella giacca lunga anch’essa del colore dell’ombra fosse caduto nella sua stessa trappola.
    Altrimenti che senso aveva spingerlo rudemente come aveva appena intravisto?
    Non poteva avere una conferma precisa ma gli bastava vedere la derisione sul volto degli avvoltoi che l’avevano circondata e osservare come il loro interesse iniziò a farsi sempre più vivo nel nuovo arrivato.
    Bene. Perfetto. Si mette male adesso… se quel tipo è stato intrappolato come me… oouuuwwww. E adesso cosa mi invento? Se provassi a distrarli…
    Lo sguardo di Mirai si fece serio, calcolatore, osservò i movimenti dei criminali, e incrociò lo sguardo di quello che aveva la sua borsetta che la stava tenendo d’occhio forse per lasciare che il pianista spostasse la sua attenzione al nuovo arrivato.
    Se provo a distrarli… potrebbe essere troppo rischioso per lui. se stava venendo trascinato dentro il vicolo senza opporre resistenza voleva solo dire una cosa Deve essere tenuto sotto tiro da un’arma anche se non la vedo… non posso rischiare che si faccia male un civile innocente. i film di spionaggio servivano a qualcosa, no?
    Forse in fin dei conti sarebbe stata lei il cavaliere alle prese con un salvataggio.
    Il fatto che tutti, tranne il ladro con la borsa, lo scassinatore, avevano perso interesse in lei e si stavano avvicinando al ragazzo Mirai fece la cosa più insensata che poteva fare
    « Ehi TU. » chiamò a gran voce facendo sussultare tutti sul posto che tornarono a guardarla e a spostare l’attenzione su di lei« Sì tu, in nero con il cappuccio e la maschera. » non sapeva il suo nome quindi come far capire a chi si riferiva se non descrivendo effettivamente il suo modo di vestire? « Quando senti il suono della campana. SCAPPA! » lei se la sarebbe cavata in qualche modo ma preferiva mettere in sicurezza prima la vita di quell’enigmatico individuo vestito di nero.
    Non voleva che finisse nei guai a causa sua.
    Non se lo sarebbe mai perdonato.
    E così prima che qualcuno potesse anche solo provare a fermarla, Mirai sventolò la catenina che aveva al collo e con essa anche la campanella ondeggiò ma nessun suono fuoriuscì da essa.
    Il freddo si impossessò delle sue tempie prima e della sua fronte poi, strinse i denti per mascherare il dolore pungente che la prese nell’attimo esatto in cui puntò, mirò e fece fuoco con una bolla piccola e semitrasparente che nell’oscurità sfrecciò fino al suo punto di impatto.
    Vicino al ragazzo tenuto in ostaggio, vicino quanto bastava all’uomo che lo teneva sotto scacco vi era un cassonetto, non troppo grande ma perfetto per essere scelto come punto per far detonare la sua bolla sonora.
    E così avvenne.
    La bolla impattò e rilasciò il suono della campanella come aveva predetto e fu un solo istante… e l’uomo si sarebbe voltato verso il cassonetto, o forse no? Eppure Mirai pensava fosse inevitabile, fosse umano, fosse naturale voltarsi verso un suono che non ti aspetteresti mai di trovare in quel punto.
    Sperava solo di aver creato un buon diversivo per permettergli di scappare, altrimenti avrebbe tentato con qualcosa di più pesante… ma prima.
    « Quella borsa è mia. E la rivoglio. » era proprio vero che più la situazione era pericolosa e più problematica lei riusciva a tirare fuori il vero coraggio che dentro di lei sopiva.
    Si gettò sulla sua borsa come una tigre affamata, o meglio si gettò - volontariamente- sul piede dello scassinatore e sulla borsa allo stesso modo, e colto alla sprovvista - perchè probabilmente non si aspettava che una ragazzina prossima a diventare un buon bocconcino fosse così… così… matta dal loro punto di vista / non era la prima volta che veniva bollata così - grazie Akahito Mori /.
    « Non ti faresti male se smettessi di comportarti male! Razza di bruto! » fu così che con uno strattone più assestato grazie anche al fatto che il piede doveva comunque fargli male parecchio - i tacchi dei suoi stivali non erano alti e stretti ma larghi e massicci per cui di sicuro non stava proprio bene - Mirai riuscì a liberare la borsa mezza rotta dalle mani del poveraccio che cadde a terra seguendo la spinta e il movimento dell’oggetto.
    Mirai non perse un secondo di più e si voltò nella direzione dell’uscita sperando che il ragazzo in nero nel frattempo avesse spiccato il volo e fosse riuscito a scappare in qulalche modo…
    Vigilantes 17 y/o Liv.4 Scheda

    CITAZIONE
    Energia ◖270/300◗
    Forza ◖42◗
    Quirk ◖133◗
    Agilità ◖100◗

    Tecniche utilizzate:
    Echoes [Livello 2] [Costo PE 30]
    Mirai assorbe un determinato tipo di suono (schiocco di dita, battito di mani o piede) che verrà inglobato in una bolla. Questa prenderà vita sulla punta del corno di Mirai per essere poi sparata via in linea retta in modo da sfruttare le onde sonore compresse all'interno per far danno o per creare un semplice diversivo.
    La bolla /delle dimensioni di una pallina pallina da baseball/ esploderà a contatto con qualsiasi superficie solida rilasciando il suo contenuto.
    Danno: Medio viene usata come diversivo.
    Range: 3m
     
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    Zhen Lubbock

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    Hey, avete presente quell’assassino in circolazione che viene chiamato Cutter? Beh, sono io quindi se non volete fare una brutta fine, vi consiglio di lasciarmi in pace
    o almeno così avrebbe voluto dire in quella situazione, invece di essere evitato per via della sua buona reputazione, probabilmente sarebbe successo l’esatto opposto, con una taglia di 20.000 yen sulla testa avrebbero sicuramente avrebbero cercato di farlo fuori, quindi la cosa migliore era trovare un’altra scusa, ma doveva pensarla prima che gli mettessero le mani addosso, altrimenti in quel momento sarebbe stato costretto ad usare le maniere forti, e di certo quando accadeva qualcuno si faceva sempre troppo male. Forse dire di far parte dell’organizzazione degli Aogiri e di appartenere ad un ruolo discretamente alto poteva farli in qualche modo indietreggiare, in effetti l’organizzazione non era così tanto tranquilla e molte volte se qualcuno ci andava contro poteva essere immediatamente eliminato, su questo ne’ era abbastanza sicuro, in fondo veniva affidato a lui questo lavoro.
    Speriamo che funzioni, per qualche motivo mi sento mancare le forze e non voglio rischiare di farmi rovinare il vestito, e poi Pyke mi starà aspettando anche sarà già arrabbiato
    Man mano che si addentrava nel vicolo avrebbe visto con maggior chiarezza le persone presenti lì dentro. Una ragazzina all’angolo, probabilmente era la persona che avevano preso di mira, poi intorno a lei a circondarla c’era un uomo con una borsa femminile in mano, probabilmente l’avevano sottratta a lei, poi un altro che continuava a fare movimenti strani con le mani e l’ultimo un po' più grosso degli altri, sembrava essere questo il boss, ma ne’ fu certo quando la persona alle sue spalle aprì la bocca
    Hey boss, questo stava chiamando qualcuno per rovinarci la festa, te lo lascio a te, io ritorno dietro a ricontrollare
    Quello grosso si girò verso Zhen sbattendo il pugno destro contro il suo palmo sinistro
    Eh così volevi fare il pezzo di merda, beh, ti darò veloce una lezione così posso ritornare a giocare con la gattina
    sembrava il momento adatto per informarli contro chi erano.
    Con voce tranquilla cercando di essere il più cordiale possibile
    Hey, io faccio parte degli….
    non fece il tempo a finire la frase che dal fondo del vicolo sentì un grido rivolto a lui
    Quando senti il suono della campana. SCAPPA!
    Eh
    subito dopo, si sentì improvvisamente un frastuono colpire il cassonetto ad un paio di metri più a sinistra
    Che cosa è stato?
    doveva scappare? Non ci sarebbe riuscito, il fatto che la ragazzina lo avesse gridato non avrebbe informato solo il corvino, ma anche le altre tre persone lì presenti
    Che cosa stai cercando di fare.
    poi rivolgendosi al pianista
    Hey tu, vai a tenerla immobile, io mi occupo di questo qui e vengo
    non avrebbe fatto in tempo a finire la frase che si sarebbe girato verso Zhen pronto a sestargli un pugno in pieno petto.
    Solitamente il ragazzo mascherato non avrebbe avuto problemi nel schivare un attacco del genere, ma quella sera si sentiva insolitamente debole, e fece solamente in tempo ad ammorbidire il colpo utilizzando entrambe le braccia, ma comunque sentì un po' dolore sul suo braccio destro, ovvero l’arto che era stato effettivamente colpito dal pugno.
    Cazzo…
    avrebbe detto nervoso sotto voce.
    non solo era stato trattenuto da degli idioti quando non aveva tempo, non solo si sentiva male, ma se quel tipo avesse continuato con quei attacchi gli avrebbero sicuramene rovinato la giacca. Se voleva liberarsi di quei tipi rimaneva solo una cosa da fare, farli molto male.
    Ormai era riuscito ad attivare l’abilità, oltre ai gioielli sulla mano quell’uomo aveva con se’ anche una pistola nascosta dietro i pantaloni. Come era possibile che un’arma del genere fosse così diffusa anche tra i vandali comuni? Che stava combinando la mafia giapponese. In ogni caso, anche il pianista aveva con se’ un pugnale, mentre il borseggiatore sembrava non avesse niente di metallico addosso.
    Iniziamo
    Quando il boss stava per tirargli un altro pugno, improvvisamente avrebbe sentito un dolore allucinante lungo il braccio. Quei bracciali a cui era tanto affezionato, gli avrebbero trafitto con delle affilatissime lame.
    Che cosa mi hai fatto
    avrebbe detto impanicato mentre con il braccio buono si teneva quello insanguinante.
    Non sarebbe stato niente di grave, ma il numero dei tagli sicuramente gli avrebbe fatto parecchio male. Inoltre, evitando che il pianista ritornasse per aiutare il boss, anche quest’ultimo avrebbe sentito sulla gamba un forte dolore. Dal pugnale che tanto teneva nascosto, sarebbe uscito una lama che gli avrebbe trafitto leggermente la coscia destra. Solitamente Zhen li avrebbe potuti uccidere in un colpo, ma si era ripromesso che non avrebbe ucciso nessuno fuori dal lavoro, quei attacchi sarebbero dovuti servire solo a farli fuggire.


    Parametri

    Zhen Lubbock-lvl7
    Energia 750
    Forza 207
    Quirk 160
    Agilità 358
    Stato: illeso

    Tencniche & Equipaggiamento



    Teniche:
    Iron Maiden lvl 3
    DESCRIZIONE: Come dal nome (vergine di ferro), l'elemento di metallo bersagliato viene irrigidito e successivamente, spuntano da esso massimo 3 punte metalliche con lunghezza di 20 cm ciascuno, che lacerano qualsiasi ostacolo incontrano davanti.
    COSTO: 60 PE
    DANNO: medio-grave
    EFFETTO: Sanguinamento


    Equipaggiamento:
    Coltelli da lancio (6, Peso: [1], Danno: Lieve)
    Smoke Bombs x1
    Cotta di maglia
    }



     
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    MIRAI ISHIGAMI
    «PARLATO » / PENSATO / LINGUAGGIO DEI SEGNI

    Essere un eroe del quartiere senza macchia e senza paura non era certo un qualcosa di adatto a lei.
    Preferiva più essere definita come una sorta di angelo custode. Sì.
    Nonostante si fosse convinta di essere una Vigilantes e nonostante avesse intrapreso da poco quella strada di quel mondo non aveva visto altro che la superficie.
    Ma la nostra impavida non-del-tutto-eroina trovandosi in una situazione piuttosto brutta per una giovin fanciulla aveva cercato di fare del suo meglio per non coinvolgere un povero innocente trascinato in quel vicolaccio assieme a lei.
    La sua fervida immaginazione lo faceva apparire come un povero ragazzo spaurito, preso alla sprovvista da un tipaccio e costretto a trovarsi davanti quegli altri, tremante, e implorante…certo.
    Se solo Mirai avesse potuto conoscere e sapere davvero chi fosse quella persona lì, avrebbe pensato tutto di lui tranne ciò che appariva nella sua mente.
    Eppure le era bastato questo, le era bastato questo per tirare fuori i suoi attributi e cercare in poco tempo la soluzione migliore per permettergli almeno di fuggire e … chissà, chiamare la polizia?
    Tutto era meglio che saperlo lì in quel posto, e lei in qualche modo se la sarebbe cavata, sapeva di potercela fare.
    In fondo aveva ““affrontato”” una bella gatta da pelare lì al Mori Museum che in confronto quei tipi le parevano in un certo senso gestibili. Non proprio innocui ma gestibili.
    L’unica cosa che non poteva gestire in quella situazione era il suo mal di testa. Usare il suo Quirk d’inverno era molto problematico soprattutto a basse temperature.
    Questo - oltre al fatto che fosse abbastanza illegale - le aveva fatto evitare di sfruttare la sua Unicità se non per una piccola cosa come creare un diversivo.
    Sperava solo che avesse funzionato, in qualche modo, che non dovesse ricorrere ad altro, insomma sperava che il tizio fosse abbastanza preso dal terrore da filarsela se avesse avuto l’occasione e invece…
    Mirai doveva ancora imparare molto dalla vita, aveva un libro dove si annotava tutte le lezioni che aveva imparato giorno dopo giorno, incontro dopo incontro ma in nessuna di quelle veniva riportato il fatto che a volte, in situazioni come quella in cui si trovava, era meglio il silenzio piuttosto che spifferare il grande piano a mezzo mondo.
    Aveva ancora molta strada da fare.
    Dunque, come volevasi dimostrare, dopo essere riuscita ad atterrare il borseggiatore con una mossa degna di bruce lee chiamata “tacco su piede e tira la borsa” si era voltata per mettersi in fuga ma si fermò pochi passi dopo il tipo rantolante di fronte al “pianista” che le sbarrava la strada.
    E adesso… che faccio? strinse a sè la borsa la cui tracolla ciondolava dalle sue mani come la coda di un gatto Ma…che…? cercando di scorgere l’uscita da quel maledetto vicolo, Mirai potè scorgere come il povero ragazzo preso in ostaggio fosse rimasto là dove era e poteva notare come l’omaccione grande e grosso, il boss della banda, stesse cercando di soverchiarlo.
    E’ rimasto…. sì, Mirai ci aveva proprio azzeccato stavolta, rimase lì impalata con la borsa stretta a sè mentre il suo volto si illuminò come se l’avesse colpita un fulmine.
    Trasse un profondo respiro e cercò di contenere gli occhi lucidi lucidi.
    E’ rimasto a salvarmi… aaaawww. questa era davvero una cosa eroica che non capitava tutti i giorni. Un onesto cittadino, un ragazzo che per poter salvare la fanciulla dai loschi ceffi non era scappato ma era rimasto là a fronteggiare il pericolo.
    Poi vi fu un momento in cui non comprese molto bene quello che stava succedendo.
    Il fatto che fosse sorda e che vedesse poco nella penombra non avevano giovato a rendersi conto della vera situazione in cui si trovavano i poveri malcapitati. Una situazione che forse le avrebbe fatto rivalutare parecchio il principe in nero accorso a salvarla.
    Prima che potesse anche solo azzardare una corsa sfrenata verso l’uscita cercando di dribblare il “pianista” notò che questo si era girato verso il suo capo con un’espressione strana sul volto prima di arretrare per qualche passo come se avesse messo il piede sopra una grossa e dolorosa spina.
    Quello sembrava un ottimo momento - no, Mirai non pensò a cosa stesse succedendo e perchè si stesse comportando così - per poter aprirsi una strada, correre, prendere per mano il tipo e fuggire a gambe levate.
    C’era solo un grande e grosso problema, quel boss. Era troppo per lei.
    Era come se fosse un troll piazzato in mezzo a quel corridoio quasi asfissiante, puzzolente e sudicio.
    Doveva cercare di trovare una soluzione a quel problema.
    Devo fare qualcos- nel momento in cui pensò a questo si sentì afferrare alle spalle, cingere le braccia e in un momento Mirai si trovò appiccicata il borseggiatore che nel frattempo si era rialzato e che la teneva stretta a sè.
    Lo svantaggio di essere completamente sordi era non avere un altro paio di occhi dietro la testa.
    « NNng—Lasciami! » non sembrò urlare così tanto come uno si aspetterebbe, forse perchè la stretta era così forte da toglierle il respiro, o forse perchè semplicemente non sembrava avere fin troppa paura.
    Questa era una cosa strana, insensata per lei, sì, eppure non aveva davvero paura. Difficile da spiegare il motivo ma era così.
    Si divincolò, cercando di trovare un modo per liberarsi da quella presa senza prestare troppa attenzione ai due che aveva di fronte e che sembravano aver perso interesse nei suoi confronti (forse perchè pensavano di averla messa nel sacco?) e sembrò che il loro interesse fosse rivolto verso il ragazzino.
    «Ho-Detto- Lascia-mi! » la cosa più strana era che anche in quella situazione, il suo senso altruistico aveva comunque la meglio e cercò di pensare ad un modo perchè quei due non facessero del male a quel ragazzo.
    Si fermò dal tentare di fuggire a quella presa, oramai era arrivata ad un buon punto in cui sapeva che avrebbe potuto fare qualcosa per l’eroe in nero.
    Puntò i piedi in modo da non farsi strattonare, quanto bastava.
    Non voleva ricorrere di nuovo al suo Quirk ma non poteva lasciare quel ragazzino indifeso contro due tipacci come quelli, anche se probabilmente se era rimasto significava che in qualche modo poteva riuscire a difendersi per arrivare a salvarla.
    Sarebbe stato lieve e pungente, ancora una volta il freddo si sarebbe insinuato dentro di lei, lo avrebbe percepito sulle tempie e sulla fronte, come dita gelide di una carezza.
    E poi avrebbe puntato all’omaccione, quello più grosso, pensando che fosse la soluzione migliore - o almeno lo sperava tanto.
    Un’altra piccola bolla partì dal suo corno, veloce come un proiettile che seguì quella linea, dritta fino alla schiena del boss e lo colpì deflagrando al contatto e distraendolo - forse - dal suo obiettivo primario /sperava solo di non avergli fatto poi così tanto male…/
    Probabilmente se avesse avuto l’udito lo avrebbe anche sentito grugnire per quel colpo a tradimento ma la ragazzina aveva altri pensieri per la testa.
    Sentendosi tirata da una parte - per non ripetere lo stesso attacco due volte - Mirai approfittò di quell’attimo per piantargli il tacco degli stivali sul punto in cui aveva colpito in precedenza.
    Il dolore aveva varie forme, quella era una molto vicina al dito che viene sbattuto contro l’angolo di un mobile.
    L’uomo lasciò la presa e Mirai si allontanò, tenendo le spalle dalla parte del muro per evitare spiacevoli sorprese e avere la situazione sotto controllo, e dopo essersi ricomposta gli fece la linguaccia - perchè questo è un comportamento maturo -
    « Ancora non hai imparato le buone maniere? » gli disse senza un cenno di scherno nella sua voce, sembrava quasi fosse dispiaciuta che il tipo si trovasse in quelle condizioni, avrebbe voluto fare qualcosa per tutti loro ma non sembravano essere nella mood giusta per affrontare le prediche dell’ultima arrivata nel vigilantismo.
    E adesso che si era liberata nuovamente, non volendo infierire ancora sul povero disgraziato che si teneva il piede dolorante saltellando sul posto Mirai iniziò a muoversi verso l’uscita.
    Sperava stavolta di potersi togliere da quella situazione portandosi via l’eroe in nero… e se avesse trovato il pianista o il boss davanti… beh poteva fare una cosa che anche una novantenne avrebbe fatto nella sua condizione.
    No, la violenza non è mai una buona soluzione.
    Una borsa come corpo contundente… forse sì.
    Vigilantes 17 y/o Liv.4 Scheda


    CITAZIONE
    Energia ◖240/300◗
    Forza ◖42◗
    Quirk ◖133◗
    Agilità ◖100◗

    Tecniche utilizzate:
    Echoes [Livello 2] [Costo PE 30]
    Mirai assorbe un determinato tipo di suono (schiocco di dita, battito di mani o piede) che verrà inglobato in una bolla. Questa prenderà vita sulla punta del corno di Mirai per essere poi sparata via in linea retta in modo da sfruttare le onde sonore compresse all'interno per far danno o per creare un semplice diversivo.
    La bolla /delle dimensioni di una pallina pallina da baseball/ esploderà a contatto con qualsiasi superficie solida rilasciando il suo contenuto.
    Danno: Medio
    Range: 3m

    Chiedo scusa per l'immenso ritardo :sadbunny:
     
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    Zhen Lubbock

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    Dopo aver usato il suo quirk sui tipi, Zhen sperava che fuggissero via ma a quanto pare sembravano essere più testardi del previsto soprattutto il loro capo, che nonostante le condizioni del suo braccio decise di continuare ad attaccare briga. Dopo l’attacco Zhen aveva indietreggiato di circa 1 metro, anzi, sarebbe stato l’occasione perfetta per fuggire, ma il suo sesto senso gli diceva di non farlo come se qualcuno o qualcosa gli avrebbe causato grossi guai, probabilmente non poteva darli le spalle quando non sapeva nemmeno che quirk avessero. Così, rinforzando la sua cotta di maglia, si posizionò sulla difensiva
    Te la farò pagare…
    avrebbe detto con tono arrabbiato l’uomo.
    Mentre il suo scagnozzo stava controllando lo stato della sua gamba, il boss iniziò lentamente a camminare verso il ragazzo. Ogni suo passo produceva un rumore forte questo perché stava sbatteva i piedi a terra, come se stesse facendo notare quanto avesse perso la pazienza, e una volta vicino abbastanza avrebbe alzato il pugno verso l’indietro sembrava che lo volesse caricare prima di sferrare il pugno.
    Questa volta non dovrebbe essere difficile evit..
    nemmeno finito di pensare a come schivare il colpo che avrebbe visto il braccio dell’uomo muoversi in maniera assurdamente veloce. Pensava che il suo occhio si fosse abituato a ricevere attacchi a corta distanza, ma forse si sbagliava, anche questa volta fece giusto il tempo a mettere le braccia davanti che prese in pieno il colpo. Anche la potenza del colpo sembrava essere aumentata di tanto, anche con la cotta di maglia aveva subito comunque il danno, anche se questa stranamente non si era fatta nemmeno un graffio.
    Che cazzo è successo
    Solo dopo l’attacco avrebbe visto il braccio dell’uomo pieno di vene diventate di un colore violastro. Probabilmente quel colpo era la conseguenza del suo quirk.
    Ora ti faccio a pezzi
    Quando era pronto a sferrare un altro colpo, il capo banda avrebbe ricevuto alle spalle un colpo a tradimento da parte della ragazza, colpendolo da dietro, avrebbe fatto perdere parzialmente l’equilibrio all’uomo facendogli fare qualche passo in avanti. Zhen si era completamente dimenticato di lei, in effetti non gli importava salvarla, era stato coinvolto in quella situazione a causa di sfortunati eventi. Girandosi verso di lei
    E quindi vuoi che ti faccia male!
    L’attacco di Mirai gli aveva fatto un po' di male ma soprattutto, era stato sufficiente a far togliere l’attenzione dal corvino, così quest’ultimo, compì un attacco fulminio. Prendendo un coltello da sotto la sua giacca, lo avrebbe trafitto nella coscia lasciandola attaccata al corpo e l’attacco avrebbe provocato un altro ghigno di dolore all’uomo e facendolo inginocchiare.
    siete veramente fastidiosi! Mi avete rotto, ora vi faccio fuori entrambi
    avrebbe preso la pistola da dietro la cintura e l’avrebbe puntata al corvino, ma solo a quel punto si sarebbe accorto che mancava il grilletto. Zhen aveva il corpo in direzione dell’uscita del vicolo, aveva il boss davanti e la ragazza con i due altri scagnozzi dietro.





    Parametri

    Zhen Lubbock-lvl7
    Energia 690
    Forza 207
    Quirk 160
    Agilità 358
    Stato: danni medi al braccio sinistro

    Tencniche & Equipaggiamento




    Equipaggiamento:
    Coltelli da lancio (5, Peso: [1], Danno: Lieve)
    Smoke Bombs x1
    Cotta di maglia
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    CITAZIONE
    Scusa ancora per il ritardo :zizi:
     
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    MIRAI ISHIGAMI
    «PARLATO » / PENSATO / LINGUAGGIO DEI SEGNI

    C’è chi dice che la penna ferisce più della spada, questo perchè non avevano mai provato ad usare al posto della penna una borsetta da donna.
    Le borsette delle ragazze possono sembrare ad un occhio poco attento prive di solidità, morbide, e poco capienti, soprattutto quelle a tracolla come aveva quella sera Mirai.
    Eppure sebbene piccola e con il cinturino tagliato dal borseggiatore, quella borsetta conteneva oggetti spigolosi, abbastanza grandi, ed era piena zeppa di mille altre piccole cose utili inutili che una ragazzina come lei si portava sempre appresso.
    Pinzette per capelli, una piccola agenda, penna, il mazzo di chiavi di casa, uno specchietto, un lucidalabbra e il cellulare e molto altro.
    Il fatto era che non voleva utilizzare le maniere forti, non era nella sua natura fare del male: preferiva il dialogo, le maniere dolci, il perdono, la fiducia e l’amore alla forza bruta.
    Le avevano provato a spiegare che molto spesso questo genere di cose con gente poco per bene non serviva a niente, e che per difendersi o per difendere qualcun altro avrebbe dovuto usare le maniere forti… o almeno quelle poco gentili.
    Quella era una di quelle situazioni in cui le parole non erano servite pressochè a niente e la situazione si stava scaldando e diventando sempre più pericolosa perchè comunque era coinvolto un civile oltre a lei.
    Se si fosse fatto del male a causa sua Mirai non sapeva cosa avrebbe fatto e non voleva che accadesse per questo si era liberata del borseggiatore fracassandogli il piede una seconda volta ma lui, caparbio o spinto da vendetta chissà, appena la ragazzina tentò di allontanarsi le balzò addosso tentando di fermarla dalla sua avanzata ma non riuscì a raggiungerla, non del tutto, e le afferrò solamente la felpa che portava addosso.
    « Ancora tu?! » Mirai si voltò giusto in tempo per non vedere l’uomo grande e grosso, il boss, cadere in ginocchio e non lo sentì o vide tirare fuori una pistola altrimenti avrebbe lasciato perdere il borseggiatore e avrebbe fatto da scudo al civile.
    Non aveva tempo da perdere e non trovò altra soluzione che utilizzare la sola cosa che aveva a portata di mano per fargli mollare la presa.
    Avrebbe potuto sparargli una bolla sonora in piena faccia, ma sapeva che faceva male e le vibrazioni contenuta in esse potevano arrecare danni anche interni così decise di usare il classico metodo da novantenne.
    Mirai non potè udire il “bonk” che aleggiò nel vicolo nell’esatto momento in cui l’arma contundente gialla fosforescente colpì il brutto tipaccio direttamente in testa - dopo aver preso pure la rincorsa facendola roteare dietro la sua schiena meglio di una mazza da Oni. .
    L’uomo indietreggiò di nuovo, perse l’equilibrio e si ritrovò col fondoschiena per terra a tenersi la zucca colpita dalla borsetta della giovane leggermente stordito.
    Quando si voltò per vedere come era la situazione, tutto l’assetto era cambiato. Ora il ragazzino si trovava più vicino a lei rispetto all’uscita.
    Frapposto tra lei e il civile vi era il pianista e frapposto tra il civile e l’uscita del vicolo vi era il boss inginocchiato con in mano….
    Colpa del buio e della penombra o del fiato che uscì a formare nuvole di vapore come se fosse fuoriuscito dalle fauci di un drago… Mirai cercò di dare una spiegazione razionale al fatto che non stava vedendo quel che in realtà stava vedendo.
    Una pistola.
    Quel grosso tipo in ginocchio, forse colpito dal civile per difendersi, aveva deciso di estrarre un’arma e sembrò che tutto il tempo si fosse fermato in quell'istante in cui Mirai si era resa conto che il malvivente teneva sotto tiro il ragazzo.
    Oh no…. Il primo pensiero di Mirai fu questo, seguito da un E adesso che faccio?
    Anche se la canna della pistola puntava dritta al ragazzo che aveva di fronte, Mirai poteva percepire la stessa pressione su di sè.
    Pressione o per meglio dire paura.
    Perchè per quanto non fosse proprio una sprovveduta, Mirai non poteva essere più veloce di un proiettile.
    Se quel tipaccio avesse premuto quel grilletto non ce l’avrebbe fatta a salvare il ragazzo, non ce l’avrebbe fatta a fargli da scudo.
    Brutti, anzi bruttissimi pensieri affollavano la mente della giovane Vigilantes che per un attimo sentì di avere ancora molto da imparare.
    Mirai si bloccò sul posto, congelata, con lo sguardo ambrato che andava dalla pistola al volto dell'uomo che la impugnava. La sua mente fu così magnetizzata dal boss, da perdere di vista i movimenti dello smilzo dalle mani violacee che aveva di fronte.
    Devo fare qualcosa. Ma cosa?. era la prima volta che veniva messa in una situazione di vero pericolo.
    Ed ebbe paura.
    Ebbe davvero paura.
    In confronto al Mori Museum era andata quasi meglio, aveva avuto paura ma allo stesso modo quella lancia brandita dalla psicopatica poteva comunque vederla. Poteva osservare quei movimenti e per quanto potesse essere pericolosa o mortale poteva contrastarla in qualche modo.
    Ma un proiettile era diverso.
    Era un qualcosa di invisibile e troppo veloce.
    Non avrebbe in fondo sentito lo sparo, quindi non avrebbe neanche potuto percepire il proiettile lasciare la canna della pistola. Sarebbe stato davvero invisibile.
    Avrebbe dovuto solo assistere inerme e impotente alle conseguenze.
    E questo sembrò ferirla dentro, aumentare la frustrazione e questo senso di impotenza sembrò trapassarla da parte a parte.
    Sentì tremare le budella dentro di sè, le gambe farsi di burro e la tensione stringerle i muscoli delle braccia e delle mani che si serrarono entrambe sulla collanina con la campanella come fosse un amuleto per scacciare il male.
    E’ colpa mia. Si trova qui per colpa mia… e se si fa del male, sarà solo… colpa mia. si sentiva tremendamente in colpa per averlo trascinato in quella situazione anche se era stata una sua libera scelta quella di provare a salvarla… perchè lei credeva ancora che fosse così.
    Eppure sentiva di aver sulla coscienza un’anima innocente e questo le faceva male, troppo male, perchè si sentiva inutile in quella situazione e debole.
    Inspirò a pieni polmoni ed espirò cercando di calmarsi e buttare alle ortiche tutti i pensieri autodistruttivi che aveva.
    « Mi dispiace. » sussurrò, non sapeva neanche se il ragazzino potesse sentire e già il pianista si muoveva nell’ombra pronto per portare a termine il suo maledetto piano senza essere scorto da loro che erano intenti a farsela sotto per quella pistola (dal suo punto di vista).
    Pensò di non avere scelta, l’unica cosa che poteva fare era sperare di non peggiorare la situazione.
    Dal punto in cui era abbassò leggermente la testa e il suo sguardo puntò dritto verso quella mano ricoperta da gioielli che teneva la pistola.
    Non poteva fare altro che questo, che tentare quello che per lei era quasi impossibile visto che la sua mira faceva acqua da tutte le parti - si allenava di nascosto sì, ma i miglioramenti in questo caso erano stati un fiasco -
    Le bastava solo colpire quella mano e sperare di essere più veloce di quel dito su quel grilletto (Mirai non riusciva a vedere che in realtà tale componente fondamentale della pistola non c’era più).
    Fece suonare la campanella e il suono venne risucchiato dalle sue cavità assieme al gelo che le fece chiudere gli occhi per un secondo al passaggio di quelle fredde vibrazioni che presero forma di una bolla sul suo corno per poi venire sparata contro la mano che stringeva la pistola.
    Il suo intento era quello di disarmarlo nella migliore delle ipotesi, anche perchè spostargli la mira avrebbe semplicemente rinviato l'inevitabile.
    Non aveva altra scelta, forse avrebbe peggiorato la situazione o chissà… sperava solo di avere fatto la cosa giusta e in caso la bolla non avesse colpito la zona designata, Mirai avrebbe raccolto tutto il coraggio rimastole per correre verso il civile e cercare di proteggerlo in qualche modo.
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    Mirai assorbe un determinato tipo di suono (schiocco di dita, battito di mani o piede) che verrà inglobato in una bolla. Questa prenderà vita sulla punta del corno di Mirai per essere poi sparata via in linea retta in modo da sfruttare le onde sonore compresse all'interno per far danno o per creare un semplice diversivo.
    La bolla /delle dimensioni di una pallina pallina da baseball/ esploderà a contatto con qualsiasi superficie solida rilasciando il suo contenuto.
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    Zhen Lubbock

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    Per quanto gli riguardava quella doveva essere una sera tranquilla, niente vendite di droga, nessuna particolare missione, nessuna caccia, solamente lui che va a prendere da mangiare al suo serpente, ma come gli succede ultimamente spesso, non sempre tutto va come programmato. Quei criminali da due soldi che minacciano Zhen credendosi padroni di quella situazione, come se bastasse avere solamente la faccia cattiva per incutere paura, beh, per il corvino quelli erano solamente degli individui inutili che gli facevano solamente perdere tempo, e si stava velocemente stancando.
    Il boss aveva cacciato la pistola, ignaro che quell’arma era del tutto inutilizzabile, con un sorriso stampato sul volto, come se avesse la vittoria letteralmente nelle sue mani, con quell’oggetto in ferro si credeva praticamente un dio, ma il suo volto sarebbe cambiato quando impugnando la pistola non avrebbe avuto niente su cui appoggiare l’indice
    Dove cazzo è finito il grilletto
    probabilmente si trovava a terra, staccandosi completamente quando aveva estratto l’arma.
    Ma la ragazza presente non pote’ sentire le parole del boss, e completamente ignara del fatto che stavano fuori pericolo, con il suo senso di colpa e allo stesso giustizia, cercò di colpire con una delle sue insolite bolle la mano dell’uomo, colpendolo e facendogli cadere l’arma a terra.
    Ancora tu? Ti ho detto di startene ferma lì. E voi
    rivolgendosi ai suoi altri amichetti
    Che diavolo combinate, fatela rimanere ferma
    Zhen stava ignorando il fatto che quella persona dal corno appariscente in qualche modo stava cercando di aiutarlo, e inoltre, sembrava che nemmeno quei criminali riuscivano a controllarla, e questo sicuramente avrebbe confermato l’affidabilità di questi ladruncoli da strapazzo che nonostante il vantaggio numerico non riuscivano a tenere a bada nessuno. Probabilmente era l’adrenalina che in quel momento gli stava circolando nel sangue più l’improvvisa stanchezza che in qualche modo era stato colpito, ma Zhen ormai aveva perso la pazienza.
    Avrebbe improvvisamente sentito dei passi pesanti dietro, e girandosi di scatto avrebbe visto il pianista intento ad attaccarlo alle spalle, che il dolore alla gamba gli fosse sparito? Probabilmente stava cercando di resistere e cercare un modo per aiutare il suo capo, ma nonostante questo, la sua determinazione non gli sarebbe bastato, il sadico avrebbe evitato facilmente il suo pugno intento a colpirlo dietro la nuca, e successivamente Zhen gli avrebbe afferrato quell’arto per poi colpirlo con una ginocchiata in pieno stomaco, facendolo cadere a terra. Ora doveva passare al prossimo bersaglio.
    Come un prestigiatore, fece comparire un coltello nella sua mano destra prendendolo velocemente da sotto la sua giacca
    Quali sono le tue ultime parole
    successivamente lo avrebbe lanciato sulla sua gamba destra facendolo inginocchiare, poco dopo quella lama avrebbe iniziato a bruciare sempre di più, che avrebbe prodotto dei respiri profondi e concentrati dalla persona colpita come se stesse cercando di resistere al dolore, ma non poteva resistere per molto, inoltre Zhen di certo non avrebbe finito con lui, il sadico avrebbe prima alzato la manica destra facendo scoprire la sua cotta di maglia e subito dopo come un serpente con la sua preda, lo avrebbe preso per collo facendolo sbattere contro il muro, il boss avrebbe cercato di liberarsi cercando di allontanare il braccio, ma le sue mani avrebbero solamente incontrato delle lame prodotte dall’armatura in ferro ferendolo ancora una volta. Avrebbe iniziato a stringere la presa del collo sempre più forte e nel mentre
    Se mi avessi ascoltato all’inizio non ti saresti trovato ora in questa brutta situazione. Di fronte a te hai presente un assassino che lavora per gli Aogiri, non mi ci vorrebbe niente a tagliarti a 1000 pezzettini e ridurti a del cibo per topi, ma per tua fortuna non ho tempo da perdere con voi quindi questa volta chiuderò un occhio, se vi trovo ancora da queste parti, vi giuro che non avrò la stessa clemenza che ho avuto oggi
    Sperava di doverlo mai fare, ovvero utilizzare il proprio nome per intimidire qualcuno, avrebbe preferito utilizzare altre minacce ma in quella situazione così disperata fu costretto a chiudere un occhio sul suo strano orgoglio.
    Avrebbe lasciato la presa e si sarebbe allontanato di circa un metro, sul collo del boss era presente una striscia orizzontale rossastra, probabilmente aveva esagerato con la forza ma se non lo avesse fatto non si sarebbe mai liberato di loro. Dopo un respiro pesante, come se stesse recuperando il fiato perso
    Ho capito…
    l’uomo non sembrava particolarmente spaventato, però aveva ancora il braccio sanguinante e non aveva più forze per attivare il proprio quirk, così per questa volta decise di ascoltare il corvino e di lasciare i due ragazzi in quei vicoli. Velocemente il pianista con il suo compagno avrebbero seguito il capo dirigendosi all’uscita della stradetta dove c’era il loro altro compagno a sorvegliare l’area. Per qualche strana ragione quest’ultimo non si era immischiato nel combattimento, forse aveva paura? Oppure preferiva controllare la zona. In ogni caso, quei ladruncoli da strapazzo entrarono nella macchina parcheggiata davanti e andarono velocemente via, probabilmente per bere qualcosa di pesante e far passare il più veloce possibile quelle ferite che hanno preso. Zhen rimase nel vicolo aspettando che quelli se ne andassero e per tutto il tempo li avrebbe guardati con uno sguardo gelido come se stesse controllando il loro effettivo ritiro, ma più che questo, in realtà sperava altro. Appena il veicolo si allontanò dalla zona, il corvino cedette. Le forze lo avrebbero abbandonato improvvisamente e il suo respiro si sarebbe fatto più pesante. Sarebbe caduto in ginocchio, a malapena sarebbe riuscito a camminare, la testa sarebbe diventata più pesante e per il momento la priorità principale sarebbe stato trovare un posto per riposarsi.



    Parametri

    Zhen Lubbock-lvl7
    Energia 660 (690 - 30)
    Forza 207
    Quirk 160
    Agilità 358
    Stato: danni medi al braccio sinistro, sonnolenza più febbre

    Tencniche & Equipaggiamento




    Equipaggiamento:
    Coltelli da lancio (5, Peso: [1], Danno: Lieve)
    Smoke Bombs x1
    Cotta di maglia
    }

    Tecniche:
    Fire weapon lvl2
    DESCRIZIONE: Dallo sfregamento degli atomi di un arma, questa stessa arma diventa incandescente senza compromettere la propria resistenza.
    DANNO: medio
    COSTO(in energia): 30 + 10 mantenimento
    Iron Maiden lvl 3
    DESCRIZIONE: Come dal nome (vergine di ferro), l'elemento di metallo bersagliato viene irrigidito e successivamente, spuntano da esso massimo 3 punte metalliche con lunghezza di 20 cm ciascuno, che lacerano qualsiasi ostacolo incontrano davanti.
    COSTO: 60 PE
    DANNO: medio-grave
    EFFETTO: Sanguinamento


     
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    MIRAI ISHIGAMI
    «PARLATO » / PENSATO / LINGUAGGIO DEI SEGNI

    Molto spesso aveva pensato che essere una Vigilantes avrebbe potuto comportare dei rischi e si era domandata infinite volte se sarebbe stata capace di affrontare anche situazioni in cui il dialogo non sarebbe servito a niente.
    Situazioni in cui il suo cuoricino e la sua bontà non fossero riusciti a scalfire chi si trovava di fronte.
    Sarebbe stata capace di affrontare situazioni pericolose?
    Anche se non era più effettivamente da sola e poteva sempre appoggiarsi al suo piccolo strambo gruppetto di vigilanti, non poteva sempre fare affidamente su di loro.
    Soprattutto quando non c’erano o non potevano accorrere in suo aiuto.
    Aveva ancora molto da imparare da quel mondo che aveva promesso di difendere e di guidare verso la luce, aveva ancora molto da imparare anche sulla propria pelle e quella notte non fece attenzione.
    Senza quell’impavido ragazzo che si era gettato nella fossa del leone per aiutarla, non sarebbe stata capace di uscire da quella situazione da sola.
    Si sentì sopraffatta da quel senso di impotenza mentre il suo sguardo si era posato sulla canna di quella pistola che non era altro che un riflesso nel buio, puntata contro l’unica persona di cuore che ancora si ergeva per difenderla da quei loschi ceffi.
    In quel momento si sentì totalmente inutile e quasi indifesa un proiettile restava pur sempre un proiettile. Fermarlo era impossibile, tentare di frapporsi lungo la sua traiettoria era impensabile.
    Non era abbastanza veloce, non era per niente forte.
    Si sentì per un attimo ingoiata dalla paura ma riuscì in qualche modo a non lasciarsi sopraffare da tutto quel turbinio di emozioni e decise di dare retta al suo istinto.
    Spense il cervello, percepì solo i battiti accelerati del suo cuore che scandivano ogni secondo prezioso che poteva separare il ragazzo dalla peggiore delle situazioni possibili.
    Disarmare il brutto ceffo, questo era il piano della ragazzina.
    Un piano che non ebbe modo di essere discusso o messo al tavolino.
    Senza neanche un attimo di esitazione, Mirai provò a portare a termine quel piano che si era creata in mente.
    O almeno provarci.
    Non sarebbe stato facile data la scarsa luminosità e la repentina decisione che non le lasciò molto tempo per mirare ma per fortuna, a quanto potè notare, sparò la sua bolla prima del proiettile di quella pistola.
    Poi una scossa partì dal corno fino alle tempie della giovane che avrebbe voluto correre incontro al giovane, allontanarlo da lì o proteggerlo in qualche modo… ma quella scossa gelida come l’inverno del nord la costrinse a congelarsi sul posto e a gemere di dolore.
    Si portò entrambe le mani alle tempie, chiudendo gli occhi, stringendosi la testa che in quel momento sembrò scoppiare.
    Mirai non aveva tenuto di conto del freddo gelido che si sarebbe nuovamente insinuato nelle sue cavità al creare quella bolla… e adesso?
    Era piegata in due sulle ginocchia dal dolore e quasi non riusciva ad aprire le palpebre e il suo mondo divenne buio e silenzio.
    Questo era un altro dei grandi problemi da affrontare perchè adesso, in quel preciso momento si sentì indifesa.
    Totalmente indifesa e la cosa non le piaceva affatto.
    « IIkk! » fece uscire un gridolino di dolore dalle sue labbra rosse e screpolate dal freddo mentre si teneva entrambe la mani alle tempie che in quel momento erano attraversate come da mille spilli.
    Per quanto cercasse di tenere aperti gli occhi per tenere sotto controllo la situazione non ce la faceva.
    La figura del ragazzo, poteva vederlo ancora lì, in qualche modo. Una figura sfuocata assieme a quelle degli altri aguzzini che sembravano quasi averlo circondato.
    « S-s-scappa. » provò a balbattare ma non sembrò uscire altro dalla sua bocca Perchè? Perchè proprio adesso? Awwwwhn. la situazione non era delle migliori per essere messi KO da un mal di testa ma non poteva permettere che quel ragazzo finisse male per colpa sua...solo che adesso non sapeva ciò che stava accadendo attorno a lei e questo era un bel guaio.
    Sarebbe riuscito a scappare, e lei?
    Adesso che era pressochè impotente cosa avrebbero fatto con lei?
    « Tsk.. » si maledì per non essere forte e mentre intorno a lei danzava il diavolo al rumore delle grida di quel gruppetto di malviventi, Mirai non riuscì che a pensare a lui.
    A lui che gestì la situazione a regola d’arte, li fece fuggire tutti con la coda tra le gambe perchè solo il nome del mondo a cui apparteneva sembrò far tremare le loro anime come foglie sferzate dal vento.
    Per fortuna Mirai era sorda, altrimenti forse avrebbe rivalutato la figura del civile che nel suo immaginario era più simile ad un principe azzurro che ad un assassino vestito di nero.
    le mani calde premute sulle sue tempie lentamente sciolsero il gelo e alleviarono le fitte permettendole di aprire gli occhi e sperare di non vedere il suo salvatore per terra, o ritrovarsi in quelle condizioni da sola a dover far fronte con un sacco di brutti ceffi parecchio arrabbiati.
    Invece… quello che vide la lasciò alquanto sorpresa: tutti i tipi erano spariti, il vicolo era deserto eccetto per quella figura che sembrava erigersi in solitario di fronte a lei là poco più avanti a dove si trovava lei.
    « CHe… che cos-? » non capiva, era confusa e ancora un po’ dolorante ma prima che potesse chiedere al ragazzo cosa fosse successo o rendersi lei stessa conto di quello che si era persa chiudendo gli occhi per quei pochi minuti lo vide accasciarsi a peso morto sulle ginocchia.
    Come un burattino a cui avevano appena tagliato i fili.
    « Ehi! » si alzò, in piedi, forse un po’ troppo di scatto dato il capogiro ma questo non la fermò.
    Presa dal panico, con la borsetta ancora stretta tra le mani si portò di fronte al ragazzo gettandosi in ginocchio di fronte a lui.
    Ora che lo poteva vedere così da vicino, osservò la maschera che gli copriva gran parte del volto, sguardo spento e stanco.
    « Ehi! » ripetè mettendogli entrambe le mani sulla spalle, lasciando la borsetta per terra accanto a lei « Stai bene?» e anche se avesse pronunciato qualcosa non avrebbe potuto vedere le sue labbra ma a quella domanda non c’era neanche bisogno di abbassare quella maschera.
    « T-Ti hanno ferito a causa mia? » sentì una morsa al cuore mentre osservava il ragazzo che non riusciva neanche a tenere quasi le palpebre alzate mentre il suo petto si alzava e si abbassava al ritmo di pesanti respiri.
    Mirai aveva studiato pronto soccorso, ma studiare le cose con un manichino e trovarsi di fronte a quella situazione…
    Si guardò intorno, più e più volte come se avesse timore che qualcuno arrivasse alle sue spalle per finire l’opera.
    Non sapeva se il ragazzo era ferito, stanco o chissà cos’altro. A quella luce, in quel posto, e a quel freddo, in quel vicolo e in quella situazione non aveva modo di capire cosa diavolo gli fosse successo e poi… avrebbe si potuto chiamare un ambulanza, ma uno: lei non poteva sentire cosa avessero da chiederle e due non sapeva come spiegare cosa ci facevano là dentro entrambi (e se poi avessero dato a lui la colpa che avrebbero avuti quei loschi tipi e a lei quella di averlo fermato con le cattive? visto che non c’era traccia della gang, sarebbe stato tutto troppo difficile).
    Così ebbe la malsana idea di fare la cosa più giusta in quel momento.
    « T-T-tranquillo. An-andr-à tutto bene. T-Ti-Pppp-orto via di qui. Sì. » facile a dirsi…
    Non sapeva che cosa avrebbe fatto l’altro, ma non sembrava essere nelle condizioni mentali e fisiche per poter anche solo contrapporsi o provare a farle cambiare idea.
    Casa Ishigami distava poco da quel vicolo, e quello sicuramente sarebbe stato un posto più tranquillo e più sicuro in cui poter prestare le dovute cure e il dovuto soccorso - anche se in realtà avrebbe dovuto lasciarlo lì fino all’arrivo di eventuali aiuti ma….
    In verità Mirai si sentiva terribilmente in colpa.
    Quel ragazzo poteva essere ferito e sarebbe stata tutta colpa sua.
    Si portò al suo fianco e fece passare il suo braccio attorno al collo, facendo forza poi con le sue minute gambe per sollevarlo da terra.
    Mannaggia…. ma quanto pesa?!!? pensò tremando per lo sforzo, non sembrava in fondo così pesante ma in realtà lo era, lo era eccome.
    « T-Tranquillo… n-non è molto lontana da qui casa mia… N-Non ti-lascio-q-q-ui. » mugulò dallo sforzo mentre a passi lenti si avviò verso l’uscita del vicolo trascinando il ragazzo che bene o male ancora riusciva in qualche modo a mettere un piede dopo l’altro senza cadere a peso morto su di lei - anche perchè sarebbe caduta pure lei con lui a terra.

    La camminata fu lenta, non era lungo il percorso da quel vicolo fino a casa sua ma sembrò durare un’eternità. Tra il freddo e il fatto che il ragazzo pesava parecchio e che passo dopo passo sembrava abbandonarsi sempre di più e a gravare su di lei… quando giunse sulla soglia di casa trasse un profondo sospiro di sollievo.
    Durante il percorso le era anche capitato più volte di capitombolare per terra ma per fortuna il ragazzo sembrò tenere duro e non svenire per tutta la durata di quella “passeggiata” anche se a volte non riusciva a trascinare il suo peso.
    Non sembrava avere altra scelta che farsi trasportare da lei, e anche se avesse potuto dirle qualcosa in proposito o respingerla… da una parte non poteva sentirlo, e dall’altra probabilmente non ne avrebbe avuto la forza.
    Per fortuna a quell’ora della notte non aveva trovato nessun conoscente o si sarebbero domandati certamente sulla sua condotta di quella notte. Lei spettinata, graffiata, con una borsetta rotta che penzolava da un braccio che teneva sollevato il fianco del ragazzo mentre con l’altro reggeva il suo come una sorta di coppia di ubriachi che si erano proprio consumati la notte.
    Per fortuna casa Ishigami era vuota.
    Ci volle un bel po’ di tempo prima che potesse riuscire ad afferrare le chiavi senza lasciare andare il ragazzo che a giudicare dalla forza che aveva ancora in corpo non sarebbe riuscito a tenersi sollevato sulle proprie gambe.
    Aprì la porta e trascinò, quasi a peso morto, il giovane dentro casa chiudendola poi con un calcio tipo peggior film di serie Z.
    « O…Owwhf ce l’abbiamo….…ff-ffatta. » trasse un profondo respiro di sollievo prima di percepire un nuovo aumento di peso sulle sue braccia. Che fosse svenuto?
    Quasi in preda al panico - ma almeno al sicuro - si trascinò a fatica verso il divano, e vi accasciò il ragazzo a peso morto perchè le sue braccia e le sue gambe non riuscivano più a tenerlo in piedi e lui… non riusciva più a camminare.
    Nonostante il mal di testa continuasse inperterrito a farle del male, Mirai in quel momento si concentrò sulla figura ammantata di nero che aveva portato in casa sua.
    Distese il corvino mettendogli un cuscino sotto la testa e uno più basso sotto le gambe visto che alla luce sembrava parecchio cadaverico il suo volto forse dovuto ad un calo brusco di pressione? In effetti… sembrava quasi svenuto.
    Gli tastò la fronte ma non sembrava molto caldo, anzi, era quasi freddo.
    « C-calma. Respira. Ricorda cosa ti hanno insegnato. Sì ricorda cosa ti hanno insegnato… sì. Bene. » la prima cosa era assicurarsi che non avesse subito ferite di alcun genere e che … respirasse, ovvio.
    Così, con un po’ di timore nel cuore gli tolse delicatamente la maschera che aveva sul volto e che gli copriva dal naso in giù in modo da liberare le vie respiratorie.
    Notò che aveva una cicatrice, sembrava anche piuttosto profonda, e forse era il motivo principale per cui portava quella maschera.
    Un volto così carino... Oh… come poteva un ragazzino così avere subito una simile ferita? Forse un incidente? O forse… Scosse la testa. Non era quello il momento per pensare - anche perchè doveva ancora prendere qualcosa per il mal di testa e pensare avrebbe aumentato semplicemente il malessere.
    Gli mise una mano vicino alla bocca e al naso, respirare respirava. Traeva profondi respiri, più come se si fosse addormentato piuttosto che svenuto? Strano…
    Anche il suo petto si alzava e si abbassava in modo regolare, non sembrava avere sangue sulle vesti… ma … avrebbe dovuto osservare la situazione nel… dettaglio.
    E così fece.
    Rossa in viso come un peperone, dopo aver deglutito e aver preso coraggio sfoggiò tutta la sua conoscenza di primo soccorso e di eventuali altri corsi di aggiornamento per constatare che il ragazzo sembrava stare bene eccetto che per una ferita.
    E…. adesso che faccio?... aveva osservato come sul braccio sinistro fosse presente uno strappo nel tessuto e tirando su maniche di vario genere con sua… immensa sorpresa, scoprì che questo era completamente avvolto in bende e in mezzo a queste ad un’altezza poco sotto il gomito era presente una ferita.
    Fresca era fresca ma non sembrava profonda.
    Che abbia delle ferite sul braccio e una si è riaperta?... o… che gli abbiano fatto del male? il cuoricino di Mirai sembrò suggerirgli la seconda e quasi le vennero i lacrimoni pensando che qualcuno di già ferito si era immischiato in quella faccenda per salvarle la vita Non ti preoccupare… ci penso io.
    Ignara di quello che poteva trovare sotto le bende - che in casa Ishigami non mancavano mai dato che Mirai era una completa pasticciona - la ragazzina iniziò a srotolarle come se stesse cercando di rivelare il corpo di una mummia.
    M….MA…..CHE? rimase immobile con il braccio del ragazzo tra le sue mani delicate e fredde, osservò i numerosi tagli probabilmente inflitti con una lama? Perchè era impossibile farsi così tanti tagli in un incidente… e poi tutti sul solito braccio (sì, aveva osservato anche l’altro ma non aveva visto altro che piccoli segni e altri cicatrici).
    Che… ti hanno fatto? se solo avesse potuto sapere con chi avesse a che fare, forse non sarebbe stata troppo sorpresa da quello che vedeva.
    Strinse quel braccio tra le sue mani.
    Perchè c’era qualcuno al mondo capace di fare una cosa simile ad una povera creatura come quella?
    Come si poteva essere così senza cuore?
    Trasse un profondo respiro e calmò quella profonda tristezza che le stava per uscire fuori come un torrente in piena.
    Fece passare le sue dita sul braccio, carezzandolo fino a trovare un punto decisamente più gonfio anche se non c’erano tracce di tagli o altro, se non un piccolo foro da cui era uscito quel sangue che aveva visto e quel rigonfiamento livido che vi era attorno.
    Che l’avessero punto con qualcosa?
    Senza attendere ulteriormente, l’infermiera Mirai volò ad accendere il bollitore e a reperire una coperta calda dalla sua camera da letto.
    E se… non ne fossi capace? osservò la luce del bollitore spengersi appena giunse ai gradi che la ragazza desiderava mentre trangugiò un bicchiere d’acqua e una pillola per il mal di testa.
    Tornò dal ragazzo con una piccola borsetta dell’acqua quasi a bollore che teneva per riscaldarsi le mani e una coperta.
    Rimboccò la trapunta calda in modo che il giovane non sentisse freddo e lasciò scoperto per quanto possibile solo braccio che le serviva da medicare.
    Sperava di aver trovato una soluzione giusta: mise la borsa dell’acqua calda lentamente e delicatamente sulla puntura e sul livido cercando di non tenerla troppo a lungo a contatto con la pelle per evitare scottature.
    E se… avesse premuto il grilletto prima lui?... cosa avrei fatto?... che… cosa sarebbe accaduto?... non sono abbastanza forte per tutto questo… certo che avere ripensamenti proprio in quel momento era una cosa davvero da stupidi ma Mirai ne aveva perchè pensava a quanto avesse sofferto quel ragazzo in passato e a quanto avrebbe dato per salvarle la vita e ciò… le sembrava quasi ingiusto perchè lei non aveva fatto granchè per lui.
    Il calore sembrava funzionare in qualche modo, il gonfiore sembrava andare scemando sempre di più e anche lo strano livido che aveva attorno alla puntura sembrò quasi riprendere pian piano il colorito della pelle sottostante.
    « Oh… sta funzionando! » disse senza alzare troppo la voce come per paura di interrompere il riposo meritato del giovane.
    Anche se era devastata, stanca e prossima ad addormentarsi seduta su un cuscino a terra, in quel momento tutti i pensieri negativi di Mirai svanirono con il colorito di quella puntura.
    Nonostante si sentisse inadeguata anche se in realtà non lo era per niente, la ragazzina in quel momento sentì il suo cuore risollevarsi così come il suo animo e sorrise. Sorrise di cuore pensando che una buona azione, alla fine, era riuscita a farla.
    Vigilantes 17 y/o Liv.4 Scheda
     
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    Per fortuna se ne sono andati
    poco dopo si sarebbe abbassato sedendosi sul pavimento con la schiena contro il muro dei vicolo. Gli occhi erano a malapena aperti, non voleva svenire in quel posto, aveva solamente bisogno di recuperare le forze, la sua idea era di rimanere in quello stato per un po', forse una mezzoretta, sperando che dopo quella breve pausa riuscisse ad incamminarsi verso casa. Non sapeva cosa gli fosse successo, forse era stato colpito da una brutta o insolita influenza, oppure era stato qualche quirk di quei 3 ladruncoli senza che se ne accorgesse, ma perché allora se ne sono andati? Forse non era stata colpa di altre unicità ma della sua, che si fosse sbloccato un nuovo malus ogni volta che utilizza il quirk? Strano, era la prima volta che sarebbe successo, non aveva mai avuto reazioni del genere prima ad ora. La testa era troppo pesante e la mente troppo stanca, non poteva pensarci ora.
    Dopo qualche minuto avrebbe sentito il suo corpo alleggerirsi di colpo. Aveva ripreso le forze? Per nulla. Avrebbe sentito una mano calda intorno al collo, e fu in quel momento che avrebbe leggermente girato la testa. Il suo sguardo era annebbiato e pesante, ma riconobbe quella persona che lo stava trasportando. Era la ragazza che stava con quei ladruncoli. Si era completamente dimenticato di lei, ma fu anche grazie ad un suo attacco al boss che era riuscito a farli scappare.
    Dovrei fidarmi? Di certo non ho le forze per oppormi…
    buio

    Cosa è questo odore?
    Gli occhi erano ancora chiusi ma un forte odore dolce lo avrebbe risvegliato da quel suo sonno profondo.
    Quando è stata l’ultima volta che ho odorato qualcosa del genere? Mhhh, forse in quel locale vicino al parco… in effetti ci dovrei ritornare. Ma pensandoci meglio…
    …dove mi trovo?
    si sarebbe chiesto ad alta voce mentre aprendo gli occhi di scatto avrebbe ritrovato davanti un soffitto mai visto prima d’ora. A quel punto avrebbe cercato di alzare il busto, ma quando cercò di utilizzare il braccio sinistro per sollevarsi avrebbe sentito un dolore fastidioso provenire da lì. Alzò la manica e guardò l’arto per capire che cosa fosse, e fu a quel punto che avrebbe notato un grosso cerotto sostituire quelle numerose bende che coprivano il suo braccio
    Che diamine mi è successo?
    si sarebbe chiesto ancora una volta. Forse era ancora intorpidito per via di quello che era successo la sera prima, ma non stava capendo dove fosse e che gli era successo. La testa ancora gli faceva male, aveva le labbra secche e aveva molta sete, sembrava che la sera prima invece di scontrarsi contro un gruppo di ladruncoli si fosse invece dato all’alcool. L’ultima cosa che si ricordava era la fuga di quei ladruncoli da strapazzo, e poi? Dopo solo oscurità. Non ricordava niente, anzi, forse una cosa gli venne in mente, ovvero il viso della ragazza con l’unicorno. Era stata lei a portarlo lì? Dove era finita? Mentre guardava intorno avrebbe notato sul mobile accanto la sua maschera nera appoggiata sulla superficie.
    Oh cazzo
    Avrebbe allungato rapidamente il braccio afferrando quell’accessorio, successivamente l’avrebbe messa in faccia. Sicuramente l’aveva già visto in faccia, ma non gli importava, quando portava con se’ la maschera si sentiva in qualche modo più sicuro, forse era semplicemente abitudine, non aveva mai interagito con qualcuno senza quella in faccia. Quel divano era stranamente troppo morbido, quasi ci affondava dentro ma non gli dava fastidio, anzi, era alquanto comodo, c’era solo un piccolo problema, non poteva rimanere lì. Si sentiva stranamente fuori posto, forse era per via di quel trattamento troppo educato che ha ricevuto. Sembravano quasi quelle situazioni che capita spesso nei manga, un eroe che dopo essersi scontrato contro un cattivo ed essere svenuto per via delle sue innumerevoli ferite, si risveglia il giorno dopo accanto ad una donzella. Che ironico, allora in questo caso Zhen doveva essere l’eroe? Proprio la stessa persona che per far scappare quei ladruncoli li ha minacciati di farli a pezzettini e darli in pasti ai topi. Proprio la stessa persona che qualche mese prima godeva nel vedere le persone soffrire. Proprio la stessa persona cui le mani erano colme di sangue di persone innocenti. Certo, aveva deciso di allontanarsi da quel suo lato oscuro e cercare una vita più normale, ma era quasi impossibile, tutto ciò che lo circondava lo riportava indietro, perfino lui non aveva pieno controllo di se’ stesso, trasformandosi alcune volte in un mostro senza pietà, che cercava solo sofferenza e morte.
    Ritornando alla sua situazione non poteva rimanere ancora lì. Avrebbe scoperto le coperte che aveva sopra e girandosi, avrebbe appoggiato i piedi sul pavimento. Le forze ancora gli mancavano, faceva un po' fatica ad alzarsi, ma doveva resistere, non aveva tempo per riposarsi. E fu quando riuscì finalmente ad alzarsi che dall’ingresso della stanza entrò la stessa ragazzina del giorno prima che teneva tra le mani un vassoio con dei pancakes. Zhen rimase pietrificato per un istante
    Oh cazzo…
    il corvino entrò in modalità recita, e con tono gentile ed educato
    Buongiorno. Ti ringrazio per esserti preso cura di me, ma ora dovrei proprio andare.
    Mosse un piede verso quello che sembrava essere l’uscita della stanza, anche se non sapeva minimamente dove andare voleva solo allontanarsi da lei, ma appena scaricò tutto il suo peso sulla sua singola gamba, l’arto non avrebbe retto e si sarebbe nuovamente ritrovato inginocchiato sul pavimento.
    Ho ancora così poche forze? Come è possibile? Che diavolo mi è successo dietro
    avrebbe pensato in quel singolo istante mentre cercava di rialzarsi continuando la sua inusuale fuga.



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    Mirai quella notte aveva dormito poco o niente.
    Aveva paura che i trattamenti che aveva utilizzato per sgonfiare quella ferita fossero stati inutili o che qualsiasi cosa avessero iniettato in quel ragazzo potesse rivelarsi letale o ancora che avesse subito altre ferite interne che non poteva vedere.
    Presa da mille pensieri, Si sveglierà? primo tra tutti, la ragazzina aveva preso una sedia e lì era rimasta a vegliare il corvino steso sul suo divano fino alle luci dell’alba.
    Aveva paura che potesse succedergli qualcosa di davvero brutto, che andavano da semplici complicazioni allo smettere di respirare da un momento all’altro: se questo fosse successo aveva bisogno di essere sveglia e vigile per poter chiamare subito i soccorsi.
    Ciò non avvenne, anzi.
    Il ragazzo sembrava dormire beatamente, una sorta di bello addormentato - certo un po’ coperto di cicatrici ma pur sempre molto carino - e così passò l’intera notte e Mirai non smise di osservare i movimenti lenti del suo respiro e neanche il suo volto stanco ma sereno.
    Quante ne avrai passate… fino ad ora? pensò, mentre i suoi occhioni ambrati scivolavano tra le cicatrici innumerevoli che aveva al braccio e quella che aveva sul suo viso: possibile che avesse passato così tanto dolore nonostante la sua età?
    Perchè per Mirai quel ragazzo non poteva avere tanti anni più di lei.
    Devi essere da tanto un vigilantes. sospirò mentre si portò una mano sulla catenina tintinnante che aveva al collo.
    Il fatto era che c’erano tutti indizi che l’avevano portata a compiere quella deduzione.
    Il primo indizio era stato il suo atto eroico nel vicolo: sprezzante del pericolo si era gettato per salvare la vita ad una innocente fanciulla adescata da tipi loschi.
    Il secondo indizio era che era riuscito a far scappare a gambe levate tutti i brutti ceffi - non sapeva come c’era riuscito, ma ne era rimasta davvero colpita… anni di esperienza di sicuro!
    Il terzo indizio era che… nel cercare di vedere se sul suo corpo vi erano ferite o altro aveva scoperto che portava con sè… armi e una specie di cotta di maglia (?) o qualcosa che al tatto sembrava essere una sorta di protezione.
    Il quarto indizio erano tutte quelle ferite che di sicuro non si era procurato facendo una scampagnata nel bosco.
    Il quinto e ultimo indizio era che una licenza non l'aveva cacciata fuori, quindi non poteva essere un eroe, anche se per lei lo era eccome.
    Quindi armato e difeso bene, di sicuro era in ronda notturna.
    In tutto quel turbinio di pensieri e constatazioni, si sentì ancora un pesciolino fuor d’acqua visto che lei ancora non aveva fatto palesemente niente per essere anche solo chiamata “Vigilantes”.
    Voleva far qualcosa, aveva intenzione di uscire fuori e fare come lui… andare in giro e dare una mano a chi aveva bisogno d’aiuto.
    « Ricordami di chiederti… come si fa. » in effetti non aveva chiesto a nessuno come fare ad essere una Vigilantes: con Akahito e Gabriel non aveva avuto modo per affrontare simile discorso e forse un po’ se ne vergognava a chiederlo ad entrambi - visto che con un moto di orgoglio e stupidità per fare impressione ad entrambi si era definita vigilantes senza neanche esserlo davvero.
    Forse però… quel ragazzo poteva aiutarla in questo, ma prima doveva accertarsi che potesse stare bene e che non gli fosse successo niente di grave.
    Almeno… almeno quella pallottola era riuscita a deviarla.
    Tremò leggermente « E se non fossi pronta… a tutto questo? » se non fosse stata pronta a combattere e ad usare il suo Quirk in modo offensivo? Sarebbe riuscita a sopravvivere in qualche modo nell’abisso?
    Si pulì con il polso una lacrimuccia e costrinse le altre a rientrare perchè non era più una bambina, aveva sottoscritto un patto col sangue ed non poteva vacillare proprio adesso – chiuse gli occhi, due secondi, e per un breve lasso di tempo si addormentò su quella sedia riposando i nervi e il cuore.

    Si svegliò con la pigra luce del sole che illuminava il suo volto e per un attimo ebbe un sussulto che la fece scattare dalla sedia.
    Sapeva di essersi addormentata e la cosa la fece andare un po’ in panico… ma riuscì a fermarsi e tornare con le mente e i piedi a terra appena vide che il ragazzo continuava a dormire beatamente di fronte a lei.
    « Oouuufff… meno male. » sussurrò, strusciandosi una mano su un lato del corno dorato.
    Gli mise delicatamente una mano sulla fronte, cercando di fare più piano possibile per non svegliarlo e constatò che la temperatura era nella norma. Un altro sospiro di sollievo.
    Osservando poi il braccio, nel punto in cui aveva posto il grosso cerottone con cura, sembrava che il gonfiore fosse molto molto diminuito.
    Meno male… Meno male è andato tutto per il meglio… beh… direi che posso lasciarlo riposare un altro po’ e … non aveva poi così tanto sonno adesso.
    Certo aveva sì e no dormito poche ore ma non sembrava essere davvero così tanto cotta al momento - che fossero i rimasugli dell’adrenalina della sera prima? Probabile…-
    Mirai Ishigami mise la sedia al suo posto e si diresse in cucina dove tirò fuori gli ingredienti per fare i pancakes.
    Mirai amava quel morbido pane dolce d’oltreoceano. Odorava di buono, sapeva di casa e di cose fatte col cuore.
    Cosa c’era di meglio di questo buongiorno con tanto di colazione per sdebitarsi e svegliare il suo eroe?
    Così iniziò ad impastare la mistura, a cuocere e nel frattempo tra una cosa e l’altra aveva riesumato un vassoio grande dove vi pose tutto l’occorrente per una bella - anche esteticamente - colazione.
    Mirai scelse di mangiare due pancakes al volo, ma non sembrava neanche avere fame da quanto sembrava nervosa.
    Nervosa per quello che sarebbe stato il risveglio di quell’eroe.
    Che cosa gli avrebbe detto? Che cosa avrebbe fatto? Come avrebbe reagito nello svegliarsi in un posto totalmente diverso da quel vicolo sporco e buio?
    In effetti, un po’ di timore lo aveva ma oramai la colazione era pronta e non poteva freddarsi, no?
    Sperava gli piacesse lo sciroppo d’acero che con cura aveva versato sopra questi una volta aver riposto il piatto nel vassoio assieme ad un bicchiere di latte freddo.
    Sì… andiamo a svegliarlo. Sì. si prese un po’ di coraggio e alzò il vassoio per poi avviarsi con un sorriso raggiante verso il salottino adiacente alla cucina.

    Quando Mirai varcò la soglia del salotto i suoi passi si bloccarono e rimase ferma immobile con in mano il vassoio osservando il ragazzo corvino in piedi di fronte a lei.
    Si era messo in piedi sì, si era svegliato e si era alzato da quel divano e adesso la stava guardando con uno sguardo … strano.
    Ora che ci faceva caso, si era pure rimesso la maschera a coprirgli metà volto, quella che aveva tolto per paura che non respirasse al meglio.
    « Oh…. » si lasciò sfuggire dalle sue labbra.
    Se lo doveva un po’ immaginare che non avrebbe “sentito” il suo risveglio, insomma ci doveva essere abituata… abbassò lo sguardo leggermente sui suoi piedi e notò come ancora portava le scarpe.
    Era un dettaglio molto importante, perchè prima di tutto non poteva aggirarsi per casa così ma anche perchè avere i piedi nudi sul pavimento le dava di modo di “sentire” almeno per quanto le fosse possibile, i movimenti delle altre persone in casa.
    « B-b–uongiorno. N-non dovresti stare in p-p-iedi. » disse con una vocina imbarazzata, senza notare i movimenti delle labbra sotto la maschera - e anche se li avesse visti non era ancora così ampiamente skillata per poter leggere anche al di là di un velo di stoffa.
    Ma che sta facendo!? E’ per caso impazzito? Non può mettersi in piedi così…! iniziò ad avere paura che se avesse mosso anche solo un dito probabilmente sarebbe caracollato sul pavimento… e così fu, almeno non si trovò totalmente impreparata.
    « F-f-orse è meglio se t– » ignorando totalmente il fatto che le avesse parlato, Mirai comprese le sue intenzioni da quel movimento di piede e dal suo corpo che sembrava voler fuggire verso l’uscita della casa … ma Mirai non poteva lasciarlo fuggire, no. Aveva troppe cose da chiedergli in primis e soprattutto voleva accertarsi del suo stato di salute quindi no.
    Aveva cercato di metterlo in guardia ma a quanto pareva aveva troppo desiderio di andarsene che non si curò minimamente della sua situazione e mosse un piede in avanti e le gambe non ressero il peso di quel corpo sfinito da chissà quale veleno o droga e dal combattimento della sera precedente e il ragazzo finì in ginocchio sul pavimento.
    « Oh cielo! » esclamò, lasciando il vassoio più in fretta che poteva sul più vicino posto dove poterlo scaricare per poi gettarsi al fianco del ragazzo che stava cercando di sforzarsi di rimettersi in piedi, proiettato verso l’uscita « St-Stai bene? » se avesse ricevuto o no risposta non importava - tanto non l’avrebbe sentita e neanche vista.
    « C-come pensi di poter stare in piedi dopo q-quello che ti hanno fatto? » senza che potesse opporre resistenza - poteva farlo? Non lo sapeva ma in caso la piccola e fragile Mirai avrebbe cercato di metterci tutta la propria forza e la propria determinazione per mettergli nuovamente il braccio attorno al collo, aiutarlo ad alzarsi e rimetterlo al proprio posto sul divano. A sedere.
    « Ouuufff. » mise una mano di fronte a sè, in segno di stop, o time out « P-p-prima di riprovare a fare qualcosa di così stupido… come scappare… » perchè non era scema, era chiaro e palese anche senza parole che quel tipo aveva avuto la brillante idea di fuggire da quella casa « Sappi che in queste condizioni non andrai lontano. » non lo faceva apposta, stava dicendo la verità, visto che comunque aveva studiato un po’ di pronto soccorso e medicina a suo modo… anche se quelle parole erano uscite come un “non potrai fuggire da qui” o un “sei mio prigioniero” ma cercò di spiegarsi subito perchè si rese conto che effettivamente avrebbe potuto dire qualcosa di diverso e più rassicurante.
    Riprendendo fiato perchè comunque il tipo era davvero pesante e sollevarlo non era stato proprio semplice.
    « H-hai s-s-ubito una ferita che ti ha… credo narcotizzato, o avvelenato… o ti ha fatto svenire… insomma…hai bisogno ancora di riposo e credo che il tuo corpo abbia bisogno di un po’ per riprendersi. Quindi non fare sciocchezze e resta seduto se proprio non vuoi stenderti… e non provarci. » disse indicando con il pollice la porta della casa che aveva alle sue spalle. Era una minaccia quella che era uscita dalle sue labbra? Forse, ma il tono in cui l’aveva detto era piuttosto buffo per poter essere anche solo un minimo considerata tale.
    Sbuffò per poi poggiare il suo sguardo su quello del ragazzo.
    « Tranquillo. Non voglio farti del male, e quando sarai abbastanza in forze per potertene andare allora non dirò a nessuno di averti mai incontrato. E non sarai mai stato qui. So mantenere il silenzio, è fondamentale per quelli come noi… ne? » Mirai Ishigami sorrise, di cuore, mentre con si appoggiò il dito indice di fronte alle labbra imitando il gesto del silenzio e facendo un occhiolino.
    Sì, la ragazzina con il corno dorato era davvero convinta che fossero entrambi dei Vigilantes.
    E per questo sapeva che il silenzio era un’arma molto potente, e chi più di lei che riusciva a mantenerlo, ad imporlo e a viverci poteva saperlo?
    Cosa avesse capito di tutto questo il povero malcapitato non lo sapeva, ma se per la sua testa fosse passato anche solo il pensiero di essere stato sedato e rapito dalla giovane vigilantes… beh ne aveva tutte le ragioni.
    « Ah! Giusto! Ti ho portato la colazione. Spero ti piacciano i pancakes con sciroppo d’acero e latte freddo. » cambiò totalmente discorso, battendo una volta le mani di fronte a sè, come una ragazzina felice di rivedere una persona scomparsa dalla sua vita da molto tempo.
    Si voltò per andare a prendere il vassoio sul mobile e quasi saltellando si portò poi di fronte al ragazzo.
    Sembrava totalmente diversa dalla ragazzina di quella notte piena di dubbi, perplessità e angosce: forse era solo felice di vederlo sveglio?
    Sì.
    Il suo cuore batteva forte per l’immensa felicità perchè era riuscita a portarlo in salvo ed era riuscita a fargli passare la notte senza complicazioni.
    Insomma sì, era solo tanto felice di vederlo così.
    E sebbene fosse un autentico sconosciuto, per lei sembrava alla pari di un vecchio amico di data - era fatta così, sprigionava allegria e vivacità da tutti i pori e non sapeva neanche lei da dove le arrivasse tutta quell’energia.
    Si sentiva sollevata così tanto quasi da fluttuare e non sembrava neanche avere il minimo briciolo di timore di lui, e in fondo perchè doveva averne? Le aveva salvato la vita no?
    « Sp-spero sia di tuo g-gradimento. » si avvicinò a lui, reggendo il vassoio in mano ma distogliendo lo sguardo come presa da un attimo di imbarazzo e si chinò per porgerglielo.
    Se avesse in qualche modo declinato l’offerta il disonore sarebbe caduto su di lui assieme alla mano della giovane sulla sua testa corvina che gliel’avrebbe scompigliata fino a farlo cedere e ritrattare l’invito di prendersi quel vassoio con la colazione.
    Se l’avesse accettato, Mirai senza alcun pudore o senso di spazio o di vicinanza si sarebbe messa letteralmente a sedere accanto a lui sperando che potesse apprezzare quel suo gesto.
    « S-s-ono molto buoni, mi sono venuti meglio altre volte ma sono comunque buoni. E sono sicura che ti sentirai meglio se metti qualcosa nello stomaco. In fondo hai bisogno di un po’ di energie per riprenderti. Oh giusto… N-Non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Mirai. Piacere di conoscerti. » gli disse infine dopo tutta quella scarica di parole tutta d’un fiato per poi porgergli la mano.
    Era un modo strano per poter suggellare una conoscenza ma almeno avrebbe potuto constatare quanta forza aveva nel corpo quel ragazzo a seconda di quanto stretta sarebbe stata la sua presa sulla mano.
    Ci teneva davvero alla sua salute e che si riprendesse il più in fretta possibile, non troppo in fretta perchè aveva davvero bisogno di lui in quel momento.
    In tutto questo Mirai si era dimenticata di un piccolo quanto insignificante dettaglino: non gli aveva ancora detto che era sorda e che non poteva capire niente se avrebbe parlato al di là di quella maschera nera.
    Vigilantes 17 y/o Liv.4 Scheda


    Come detto anche in pvt, chiedo infinitamente scusa per il ritardo. :sadbunny:
     
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    Cosa era quella strana sensazione? Il fatto che sia rimasto ferito in uno scontro e qualcuno si fosse preso cura di lui gli dava questa sensazione così ambigua, del tutto nuova e sembrava difficile abituarsi. Non si trattava di un banale aiuto dove un dottore o qualcuno con una certa esperienza si limita a curarti la ferita per poi una volta svolto il proprio lavoro si ritorna ad essere due semplici sconosciuti che si sono incontrati per caso, in fondo era capitato molte volte che vari tizzi si fossero occupati di lui dopo aver svolto qualche missione, una delle poche cose per cui l’organizzazione era decente era la disponibilità dei suoi medici per coloro che ne avevano bisogno, soprattutto se questi erano utili. Zhen si era dimostrato molto disponibile per l’organizzazione, non lamentandosi mai sui compiti ricevuti e la maggior parte di essi li aveva completati con successo, forse per questo avevano una buona considerazione di lui, anche se il corvino non poteva stare del tutto tranquillo, magari da un giorno all’altro lo avrebbero pugnalato alle spalle, forse per via della impulsa ossessione che aveva prima e che piano piano stava cercando di togliere dalla mente, anche se rimaneva il fatto che ogni tanto quella sua voce nella testa prendeva il controllo del corpo combinando azioni a lui sconosciute, ma finche’ non combinava grossi guai poteva pure ignorarle per il momento, anche se doveva pensare ad un modo per risolvere questo suo leggero problema.
    Il suo tentativo di fuga da quella casa era stato un disastro, le gambe sembravano non dargli retta e il suo corpo non voleva saperne di rimanere in piedi.
    Come diamine sono finito in questo stato?
    Cosa gli era successo esattamente? Possibile che sia opera di quei teppisti? E se fosse stato quella donna a ridurlo così? Perché escludere questa possibilità, sulla sua testa aveva una grossissima taglia e magari lei stava aspettando l’aiuto di qualcuno per finirlo e riscattare il denaro. In quella stanza erano numerosi gli oggetti in metallo, cominciando dal vassoio che lei aveva in mano, sarebbe stato uno scherzo ucciderla per poi andarsene da lì.
    Ucciderla? Ancora con questa storia…
    Forse era agitato per via della situazione ma non doveva affrettarsi con le conclusioni, considerando che aveva già perso le forze prima ancora di entrare a contatto con lei, anche se non poteva escludere qualche effetto a distanza ma allo stesso doveva tenere conto del fatto che in quella rissa sembrava che lo avesse aiutato. Nel mentre quella ragazza sembrava essersi avvicinata rapidamente per aiutarlo a risedersi sulla poltrona.
    S-si sto bene…grazie
    Avrebbe risposto con voce stanca e confusa alla prima domanda che gli era stata fatta.
    Non lo so, anzi, non so nemmeno cosa mi hanno fatto, voi per caso me lo sapreste dire?
    Avrebbe domandato continuando con quel suo tono vago. Dalle azioni sembrava che lo stesse aiutando, ma dopo tutto quello che aveva passato per Zhen era davvero difficile fidarsi di qualcuno, per il momento decise di stare al gioco anche perché non sapeva come uscirsene. Se fosse successo qualcosa, o se fosse entrato qualcuno di sospetto sarebbe passato all’azione e non avrebbe esitato ad eliminare entrambi. Secondo al risposta della ragazza dal corno in testa, sembrava che qualcuno lo avesse colpito con qualche specie di veleno, ma quando era successo precisamente, possibile che non se ne fosse accorto? D’altronde dallo stato in cui si trovava, poteva anche darsi che avesse ignorato qualche azione del nemico, anzi, in fin dei conti era già molto se era riuscito a farli allontanare. Un altro problema si sarebbe presentato qualche secondo dopo, ovvero quando la ragazza lo avrebbe invitato a mangiare il dolce appena preparato. Che cosa doveva fare? Doveva accettare? Se ci avesse messo qualcosa dentro? Magari un sonnifero o qualche altro veleno? No, non aveva senso, altrimenti sarebbe stato attaccato prima quando era completamente senza forze e privo di sensi. Aveva fame? Si. D’altronde doveva recuperare le forze e magari un po' di zucchero lo avrebbe aiutato.
    Facciamo un tentativo…
    Grazie per il gesto, accetto la sua offerta
    avrebbe detto con gentilezza.
    Avrebbe allungato il braccio per prendere il vassoio e appoggiandolo sulle proprio gambe senza far cadere nulla, con la mano sinistra avrebbe alzato leggermente la maschera nera tenendo coperta la ferita che aveva sulla guancia ma riuscendo a liberare la bocca. Avrebbe lentamente tagliato un pezzo del dolce per poi portarlo nella sua bocca. La ragazza aveva appena sottovalutato il suo lavoro, ma al corvino sembrava piacere.
    Appena ingoiato giù il primo boccone si sarebbe pulito le labbra anche se effettivamente non era sporco, successivamente si sarebbe rivolto alla donna accanto a lui.
    E’ davvero squisito
    avrebbe detto con molta gentilezza
    Avete fatto colazione? Volete che facciamo a metà?
    Zhen stava continuando con la sua recita da bravo ragazzo, anche se effettivamente era passato troppo tempo dall’ultima volta con cui si ritrovato a socializzare con qualcuno e di certo non era nemmeno bravo prima, in queste situazioni cosa bisognava fare altro? Ah vero, non si erano ancora presentati, poteva chiedere il suo nome ma questo portava a dire anche il suo, e quale doveva dire, il suo vero nome Zhen o quello suo finto Zack. Al lavoro utilizza sempre quello falso, anzi, ora che ci faceva caso utilizza sempre quello suo finto, ormai tutti intorno lo chiamano Zack, esclusa sua madre, ormai ci si era abituato e sarebbe un peccato rompere questo suo equilibrio.
    Oh vero, mi ha aiutato e ancora non mi sono presentato, scusatemi per la mia scortesia. Piacere Zack, e voi come vi chiamate?
    Avrebbe detto guardandola con un sorriso stampato sulla faccia.
    Così dovrebbe andare, direi che non me la sto cavando così male
    avrebbe pensato mentre cercava di utilizzare modi che rendevano meno sospetti i suoi gesti.



    Parametri

    Zhen Lubbock-lvl7
    Energia 750
    Forza 207
    Quirk 160
    Agilità 358
    Stato: sonnolenza (?)

    Tencniche & Equipaggiamento




    Equipaggiamento:
    Coltelli da lancio (5, Peso: [1], Danno: Lieve)
    Smoke Bombs x1
    Cotta di maglia
    }



     
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    MIRAI ISHIGAMI
    «PARLATO » / PENSATO / LINGUAGGIO DEI SEGNI

    Mirai era fatta così. Poteva anche essere sorda ma la parola certo non le mancava.
    Suo padre qualche volta le ricordava di prendere fiato quando iniziava un discorso lunghissimo senza una pausa nel mezzo, e solo allora si ricordava di respirare.
    Ecco, questo era ciò che era appena accaduto.
    Il povero malcapitato, ancora intontito per quello che era successo la notte prima era stato messo al corrente del suo stato di salute, del fatto che dovesse ancora rimettersi in sesto, di quanto fosse buona la colazione che Mirai aveva preparato con tanto affetto, di un “noi” che sicuramente era andato perduto in mezzo a tutta quella discussione - a senso unico - per coronare il tutto con la sua presentazione.
    Punto, fine.
    Mirai rimase in silenzio, grazie al cielo, lasciando che il ragazzo si riprendesse e digerisse tutta quella mole di informazioni - eh no, visto che il corvino si teneva la maschera sulle labbra Mirai perse ogni qualsivoglia frase od espressione a lei rivolta.
    Ora che ci penso… cosa ne posso sapere di quello che gli hanno iniettato?… sentì per un attimo l’ansia pervaderle lo stomaco.
    Non sapeva cosa aveva in circolo quel ragazzo e neanche se tutti gli effetti erano svaniti o se ne potevano arrivare di nuovi… e se fosse stato in pericolo di vita? Magari poteva essere un veleno da Quirk.
    Aveva bisogno di monitorarlo.
    Per tutta la nottata non aveva avuto febbre, convulsioni, eccessiva sudorazione o altre strane e brutte cose che aveva studiato per il volontariato alla 30Min e la ferita derivata da quella che aveva ipotizzato essere una puntura - con tanto di gonfiore - sembrava essersi
    ridimensionata col tempo.
    Non c’è bisogno di spaventarlo… ho la situazione quasi tutta sotto controllo… deve solo riprendere un po’ le forze da quella brutta esperienza di ieri… sorrise, un sorriso leggermente più amaro perchè il pensiero che poteva beccarsi una pallottola quella notte era ancora vivido nella sua mente.
    Scosse leggermente la testa e invitò il ragazzo a fare colazione, meglio pensare al presente e a qualcosa di più dolce e distogliere i pensieri dal peso di essere ancora del tutto inutile.
    Lo vide prendere il vassoio e dopo aver tagliato un dolcetto, si abbassò solo da un lato la maschera riuscendo a liberare dalla prigionia le sue labbra.
    « khihi… son contenta che ti piaccia. » ridacchiò, socchiudendo gli occhi. Non servivano certo parole, bastava la sua espressione per farle capire che erano stati apprezzati e questo sembrò dare un po’ di gioia a quel cuoricino ancora scosso da tutta quella serie di sfortunati eventi.
    «…. ow. » le aveva appena offerto di fare a metà? Mirai arrossì leggermente in volto.
    Non si aspettava una gentilezza simile e prima che potesse anche solo dire azzardare a rifiutare l’offerta, il suo stomaco vibrò emettendo un suono che non potè sentire ma che poteva essere tradotto in: “ faaaaaame”.
    « Ehehe… e-ecco–...s-s-sì- N-n-non mi dis–dispiacerebbe. » ridacchiò portandosi l’indice della mano destra a solleticarsi la guancia per poi prendere quella metà che aveva lasciato nel piatto e iniziare a mangiarla, morso dopo morso.
    E così fecero le dovute presentazioni in quella colazione sul divano che non era niente di speciale ma almeno poteva definirsi un buon inizio.
    « Zack. E’ davvero un bel nome. » quasi si sentì orgogliosa di averlo pronunciato senza balbettare e in un modo quasi del tutto perfetto: si vedeva che le lezioni di Desmond davano i suoi frutti, anche se in maniera moooolto lenta.
    « Grazie, Zack. » disse di punto in bianco guardandolo negli occhi, o almeno volgendo lo sguardo verso di lui, anche se era rossa in volto.
    Trovare il coraggio di dire quelle parole era un’impresa ma si sentiva di doverlo fare « S-s-ei stato davvero coraggioso a giungere in mio soccorso ieri notte. » stranamente non riuscì ad incespicare sulle sue parole sebbene fosse visibilmente imbarazzata.
    Si sentiva in debito e sebbene lo avesse aiutato portandolo a casa e prestandogli soccorso, si sentiva comunque di non aver fatto abbastanza.
    « Sei stato davvero un cavaliere. Grazie. » non usò volutamente il termine “eroe” sebbene fosse la parola più appropriata per questo discorso, per tutta una serie di ragioni… e poi associarlo ad un cavaliere nero è molto più figo, no?
    « Se non fosse stato per te, m-m-m-e la sa-sarei vista b-brutta. Sì. N-n-non riesco ancora a gestire situazioni così…così difficili. » lei era convinta al cento per cento che il cavaliere nero di nome Zack fosse un Vigilantes e non un tizio qualsiasi che passava di strada per cui stava parlando come se stesse trattando con un “collega”.
    Era una cosa pericolosa? Sì, moltissimo.
    Mirai Ishigami era ancora una ragazzina molto ingenua che non aveva idea di cosa fosse pericoloso e che a volte le parole possono cacciare in guai molto grossi e seri.
    « M-mi dispiace. » si prese la mano destra con la sinistra e le strinse entrambe a sè, sulle sue cosce, vicino alla pancia e abbassò leggermente gli occhi « Avrebbero potuto farti del male… e…. io sono stata inutile. Mi sento in colpa per… quello che ti hanno fatto e quello che p--p-p-oteva succederti. Io… ti chiedo scusa, Zack. » ecco, si era tolto quel piccolo peso che aveva sul petto, quei pensieri che le avevano fatto compagnia durante la nottata in bianco.
    “ E se fosse stata una pallottola invece di una puntura?” e altre domande simpatiche come questa, tutte volte ad averla fatta sentire ancora impotente.
    Aveva da crescere, aveva da sperimentare, aveva da imparare, da cadere mille volte e rialzarsi mille e uno.
    « Ah.. e..la maschera puoi toglierla… n-n-non mi da problemi… » o meglio le dava problemi se la teneva, ma si era dimenticata di dirgli che era sorda… o forse no?
    Era così presa dallo sfogo che aveva appena fatto che si era dimenticata, sì, di accennarglielo… ma non importava.
    Mirai per sfuggire a quella sensazione di profonda amarezza e inettitudine si portò una mano ai rossi capelli e si portò una ciocca dietro il padiglione auricolare lasciando che il foro vuoto e buio della cavità che aveva in testa potesse essere visto dagli occhi del suo ospite - senza volerlo -.
    « E… ti chiedo scusa, di nuovo. Perchè… per assicurarmi che non fossi ferito altrove… beh… ecco… temo di aver controllato il… tuo… » voleva dire corpo muscoloso, fisico temprato coperto di cicatrici togliendo tutte le armi che aveva addosso compresa armatura ma tralasciò questi piccoli dettagli per osare con un « stato di salute, ecco. » se questa poteva sembrare una frase decisamente ambigua, lo era.
    « C-c-omunque non…hai riportato altre ferite, al di fuori della puntura. » si schiarì la voce mentre le sue guance divennero pari alle fiamme dell’inferno « Senti, Zack. N-non è la prima volta che… vai a salvare fanciulle indifese, vero? » e così riuscì in qualche modo - per il momento - a colmare il suo senso di inutilità con una notevole dose di curiosità.
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    Socializzare. Un aspetto della vita su cui Zhen non si era mai concentrato più di tanto, anzi, per niente. Quanti amici aveva? 0. A che serve averli? Ti fanno solo perdere tempo distraendoti dai tuoi veri obiettivi, e dopo aver pensato ciò, che obiettivi aveva il corvino? Beh, nessuno, perciò da cosa dovevano distrarlo? Forse era solo una semplice scusa, una convinzione che si era dato per giustificare la sua assenza di contatto con altre persone. In effetti in passato aveva cercato di farsi qualche amico, ANZI, persone di cui potersi fidarsi, ma ogni volta non finiva nei migliori dei modi. Victor era un esempio, stava diventato un potenziale contatto amichevole, avevano iniziato a parlare dei loro scopi in comune e Zhen era stato perfino invitato a casa sua per un amichevole allenamento. Sembrava nascere un segno di fiducia fra i due, ma ovviamente il lavoro si è messo di mezzo e ha rovinato ogni cosa. Fu costretto a combatterci contro e quella volta i colpi non erano stati tanto amichevoli, forse per questo odia Billie, il fatto che lo aveva costretto a scontrarsi contro Victor gli aveva creato un senso di ostilità verso il suo capo, costretto a fare una cosa che non voleva, inoltre l'ultima volta che aveva visto Victor quest'ultimo non sembrava passarsela molto bene: legato ad una sedia con una busta in testa. Un altro potenziale amico era Kurumi, ma di lei si erano perse tutte le tracce, chissà dove era finita, probabilmente si era cacciata in qualche guaio. Ragionando per bene, per Zhen era più semplice trovare qualcuno da odiare che da farsi amico, era pieno di nemici là fuori, piene di persone che lo volevano morto ma in fin dei conti che pretendeva, aveva cercato di uccidere molte persone e proprio per questo aveva deciso di cambiare. Sapeva che doveva cambiare, non sapeva come, ma doveva farlo in qualche modo.

    La ragazza dai capelli rosa aveva accettato la sua proposta, quindi avrebbe diviso il dolce in due parti uguali, cedendo l’altra metà a lei. E dopo essersi presentato aveva finito le idee, non sapeva più che fare o cosa chiedere, ma per fortuna la ragazza attaccò bottone iniziando a fargli i complimenti sul suo nome inventato e cosa più ambigua, a ringraziarlo sul suo intervento contro quei tizi e ad averla salvata.
    Eh? Ma non lo avevo fatto di proposito, anzi, se non fosse stato per quella persona che mi ha minacciato, l’avrei lasciata lì Zhen deciso di rimanere in silenzio, sentendo cosa la ragazza avesse da dire, quest’ultima continuò con la sua versione dei fatti scusandosi della sua inutilità nel combattimento e che per colpa sua, lui era stato colpito dai quei criminali da strapazzo. Gli aveva inoltre controllato il corpo per assicurarsi di non aver altre ferite, terminando il tutto con una strana domanda. Beh, cosa doveva dire? Che non era sua intenzione aiutarla? Che di solito anziché salvare le persone era quello che si occupava di ammazzarle? Di certo non avrebbe fatto una buona impressione. Beh, doveva apparire il più gentile possibile giusto? Perciò doveva agire di conseguenza.
    Veramente no, sei stata la prima persona che ho salvato, anzi, guardando la situazione attuale direi che sei stata te a salvare me. Non vorrei deludere le tue aspettative, ma non sono così forte, se non fosse stato per te sicuramente mi sarei ritrovato in una brutta situazione lì si era ricordato degli attacchi che quel tizio aveva ricevuto alle spalle, probabilmente era stata lei ad averli fatti Sei stata te a lanciare quelle specie di sfere, giusto? Non sono così coraggioso come immagini, appena ho visto quella pistola mi sono spaventato molto anche se non l’ho dato molto a vedere, in quelle situazioni devi sembrare più sicuro possibile se vuoi uscirne vincitore ahahah. In ogni caso se non fosse stato per i tuoi attacchi sicuramente avrei avuto non poche complicazioni.
    aveva detto che aveva controllato il suo corpo, quindi di certo aveva visto la cotta di maglia e i pugnali, probabilmente aveva pensato che si trattasse di un vigilante. Per fortuna aveva avuto questa idea, perché normalmente una persona avrebbe pensato il contrario, chi andrebbe in giro con un paio di coltelli nei vicoli bui? Perciò, la cosa migliore da fare per recare meno sospetti era quello di solidificare questa sua teoria.
    Ho notato di recente un incremento notevole dei criminali, probabilmente avrai notato anche te questa brutta situazione, così ho iniziato a perlustrare alcuni quartieri, non avendo un quirk particolarmente forte e non molte cose in casa mi sono adattato però ho ancora molta esperienza da fare hahahah.
    Speriamo che se la sia bevuta. Se iniziasse a pensare che sono un vigilante con molta esperienza potrebbe iniziare a fare qualche ricerca su di me, e potrebbe arrivare alla mia reale persona
    Avrebbe così dato il suo ultimo boccone al dolce ponendo sul tavolino il vassoio vuoto, successivamente avrebbe rialzato la maschera, e continuando con un tono gentile e scherzoso.
    Scusami ma sono affezionato a questa maschera, comunque, come mai quei tipi ti avevano preso di mira?
    Direi che sto andando bene…spero.


    Parametri

    Zhen Lubbock-lvl7
    Energia 750
    Forza 207
    Quirk 160
    Agilità 358
    Stato: sonnolenza (?)

    Tencniche & Equipaggiamento




    Equipaggiamento:
    Coltelli da lancio (5, Peso: [1], Danno: Lieve)
    Smoke Bombs x1
    Cotta di maglia
    }



     
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    MIRAI ISHIGAMI
    «PARLATO » / PENSATO / LINGUAGGIO DEI SEGNI
    Il cambiamento era qualcosa che la spaventava.
    Eppure tante cose aveva in progetto di cambiare quell’anno, farsi nuovi amici, e forse farsi anche qualche nemico. Il fatto stesso di essersi convinta di voler aiutare il prossimo diventando una sorta di Vigilantes a modo suo era già un notevole cambiamento per lei.
    Doveva ammetterlo, nella sua mente sembrava tutto molto più semplice.
    Usciva fuori, con una nuova identità che ancora non aveva scelto, andava a convincere i criminali a redimersi e magari offrire loro un posto migliore e un luogo dove poter ricominciare da 0… e poi aiutare anche le altre persone che avevano bisogno. Insomma, era una sorta di film idilliaco dove tutto andava per il meglio, dove non esisteva violenza ma solo comprensione, solo una mano tesa e un’altra pronta a prenderla.
    Il fatto di essersi sbagliata così tanto e aver rischiato la vita di quel povero ragazzo che si trovava sul suo divano la faceva alquanto stare male.
    Quella sera dal suo castello nel cielo era stata sbattuta violentemente a terra nella cruda e fredda realtà.
    Quel tipo, Zack, non sapeva proprio quanto si sentiva in colpa la strana ragazza col corno che gli era seduta a fianco.
    « Oh. » si lasciò sfuggire appena il corvino le parlò dicendole quello che pensava sul discorso che aveva fatto lei poco prima « Beh ecco… io… n-non sono st-ata un granchè. Ti ho solo portato a casa e ho cercato di controllare che tutto fosse apposto ecco… insomma… aiutarti quando eri in quelle condizioni mi è sembrato il minimo dopo che s-s-ei venuto a salvarmi. » si stropicciò i capelli rossi dietro la nuca, leggermente imbarazzata sul fatto e pensando che probabilmente la brutta situazione lì sarebbe stata ancora peggiore per lei se lui non fosse intervenuto.
    Decise però di rimanere in silenzio e tenersi questo pensiero per sè, non era proprio saggio far piombare nella tristezza e nella commiserazione quella conversazione… visto che aveva appena iniziato a conoscere Zack.
    « Eh, alla fine penso che siamo pari. No? Ci siamo aiutati a vicenda in una situazione brutta… e beh… sì. » rispose alla domanda del ragazzo indicando con l’indice della mano sinistra il corno dorato che le spuntava proprio in mezzo alla fronte « Riesco a … come posso dire… inglobare il suono in delle specie di bolle che a contatto scoppiano rilasciando il contenuto. » era la prima volta che si trovava a spiegare ad uno sconosciuto il meccanismo complicato e strano del suo Quirk, però, pensava che fosse carino fornirgli delle spiegazioni in merito.
    Si fermò poi portando entrambe le mani sulle cosce e stringendo leggermente i pugni chiusi.
    « Ho… avuto tanta paura anche io, sai? N-non mi era mai capitato di vedere una pistola… ho avuto davvero paura. » confessò abbassando lo sguardo con notevole imbarazzo. Non sapeva perchè, ma in quel momento sentì di volersi aprire e confidarsi con lui perchè anche lui sembrava fare lo stesso.
    Si sentiva in qualche modo al sicuro, e consapevole di avere qualcuno accanto che era lì per ascoltarla.
    « Io non so cosa sia successo … solo che… mi ero bloccata sul posto, avevo paura ma allo stesso tempo sapevo che dovevo fare qualcosa perchè… perchè non volevo che premesse il grilletto… volevo proteggerti in qualche modo. E … così è partita. » disse perchè in fondo il controllo sul suo Quirk non era così semplice come possono pensare, esso in parte è influenzato dalle temperature come il freddo e soprattutto dalle emozioni.
    Si voltò verso Zack, sfoggiando un sorriso dolce quasi
    « Sono felice che non ci siano state complicazioni. Sì. E che tu stia bene…ecco. Sì. E’ questo che conta, no? Non si tratta di vincere o perdere… si tratta di fare la cosa giusta e vivere ancora per fare del bene. Noi siamo qui per questo, no? » era una visione molto zuccherosa la sua ma era molto convinta di questo, sebbene la voce tremolava un pochino per l’imbarazzo.
    Mirai – dopo aver completamente divorato il pezzo di dolce con cui aveva fatto a metà con Zack – lo ascoltò pendendo letteralmente dalle sue labbra.
    Quindi anche lui era un vigilantes alle prime armi! La ragazzina sorrise via via che parlava, perchè pensò che potesse essere una bella coincidenza e una grande occasione per scambiarsi anche idee e cose simili.
    « Già. So che ci sono alcuni quartieri che ultimamente stanno davvero cambiando a causa di questo, sembrano molto meno sicuri. » in realtà Mirai conosceva ben poco del mondo esterno, visto che non era mai uscita a portare la sua luce nei posti più malfamati di Tokyo - forse perchè aveva un po’ di fifa ad andarci da sola.
    Però conosceva qualche posto, un po’ forse perchè glielo avevano accennato i suoi due compagni di avventure che le avevano caldamente sconsigliato di trovarsi in quei posti a certe ore del giorno.
    « A volte non serve avere un Quirk forte. Basta un po’ di astuzia, un buon piano e di qualcuno che ti guarda le spalle… come me. Insomma…come…è successo stanotte… ecco io… s-s-ono anche io alle prime armi e pensavo che fosse una cosa nor-male non essere da soli … no? » insomma se era all’inizio della sua carriera, non aveva un Quirk forte ed era da solo… perlustrare i quartieri sarebbe stato pericoloso no? « C-c-omunque grazie. S-se non fossi stato a perlustrare i quartieri stanotte… forse non eravamo qui adesso. »
    Si sistemò una ciocca di capelli che le scendeva lungo la fronte per poi notare con la coda dell’occhio che si era rialzato la maschera.
    La vide muoversi ma non comprese cosa stesse dicendo.
    Ci tiene davvero a tenerla su? Che sia per la cicatrice… ?
    Si schiarì la voce.
    Era complicato chiedere a qualcuno: “io non ci sento, potresti abbassarti la mascherina?” le sembrava quasi scortese considerata la cicatrice che aveva in volto.
    Quindi tentò prima di tutto di parlare con il linguaggio dei segni:
    Mi spiace - Non posso sentirti quindi potresti farmi vedere le tue labbra? la sua espressione non cambiò, cercò di eseguire i movimenti con le mani, le dita e le labbra in modo lento come se stesse facendo una sorta di spelling.
    Se avesse visto un’espressione stranita da parte di Zack avrebbe preso il coraggio a due mani, come le aveva insegnato qualcuno, e a mettere in evidenza ciò che la rendeva speciale e… sorda.
    Si alzò una bella dose di capelli rosso fuoco che le cadevano scompigliati su un lato del volto mostrando a Zack quella cavità buia che aveva al posto del condotto uditivo. Letteralmente un buco bello grosso e nero. Come quello di un Hollow.
    « Qualcuno un giorno mi ha detto di non nascondere più ciò che sono. Ed è proprio così che ho iniziato ad avere più fiducia in me e a sentirmi più forte. Accettandomi per come sono. » continuò senza guardare il ragazzo, con lo sguardo fisso nel vuoto ma con un sorriso sereno e dolce che le illuminava il volto che non aveva più lo stralcio di disgusto e di orrore che aveva un tempo quando si guardava allo specchio.
    « Dovresti farlo anche tu. Vedi, quella cicatrice non è spaventosa a mio avviso… non so… che storia abbia e se ne vuoi parlare ma… non c’è niente di cui vergognarsi. Sì. » rimise apposto i suoi capelli scuotendo il capo e tornando a guardarlo negli occhi « E poi… io sono sorda per cui… se non ti abbassi la mascherina non potrò mai sapere che cosa stai dicendo. Almeno che tu non parli con il linguaggio dei segni… » disse alzando il dito indice come per puntare al soffitto, tipo una maestrina che sottolinea la cosa importante da sapere della lezione.
    « Hai paura di mostrare le tue cicatrici e lo comprendo. » disse tornando seria, ma senza perdere quel sorriso amichevole che aveva stampato sul volto « Se sei un vigilantes da poco significa che quelle che hai sul braccio e quella sul volto appartengono al tuo passato, no? Allora è lì che dovrebbero stare. Non sono le cicatrici o i fori in testa a decidere chi siamo. Zack. Siamo solo noi. » e dopo un breve respiro, un attimo di pace e tranquillità ecco che Mirai Ishigami sganciò la bomba.
    « Tu, quindi… chi sei Zack? »
    Vigilantes 17 y/o Liv.4 Scheda

    Come scritto in pvt, chiedo scusa per l'immenso ritardo T^T
     
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