Licenza Tobiko Fukuda

Licenza Permanente - Utente: ddraig

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  1. exquisite†corpses
     
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    Crowley assottigliò le palpebre cercando di scrutare fino in fondo all'anima del ragazzo che aveva di fronte. Era onesto o stava mentendo? Stava semplicemente facendo il finto tonto? E se sì, poteva davvero biasimarlo per questo? Era abbastanza sicuro che Benjamin Miller si trovasse là fuori, Saeko Saotome era troppo orgogliosa e responsabile per lasciarlo in scorta a qualcun altro. Al contrario, non c'erano abbastanza prove riguardo l'interesse dell'Albero verso di lui, nonostante tutto, per permettergli di avere una scorta equiparabile alla presenza di Raiden Mei. Eppure quel ragionamento era di per sé un controsenso, perché se Saeko si trovava lì, ora, significava che aveva effettivamente rinunciato a scortare il ragazzo americano.
    Beh, in qualunque caso non erano fatti suoi. Lui si trovava lì dentro, non là fuori, e il suo compito era un altro. In quel momento Crowley si sentiva davvero in sintonia con l'aspirante eroe: logicamente era il suo compito fare sì che così fosse, ma non intendeva quel tipo di sintonia, insomma, non parlava del sentirsi a suo agio e diventare vulnerabile e farsi arrestare e tutto il resto del finale felice della storia. Semplicemente sentiva che il loro compito su quella scacchiera fosse decisamente simile. Che fossero la stessa pedina, per proseguire la metafora del nome da eroe scelto dal giovane. Entrambi stavano camminando su un filo sospeso sul nulla, venendosi incontro, e l'esito in cui entrambi riuscivano a rimanere in piedi e in equilibrio su quel filo e ad arrivare dalla parte opposta era pressoché impossibile: sarebbe sopravvissuto solamente uno dei due o sarebbero caduti entrambi. Dal canto suo, nonostante l'empatia, il membro dell'Albero era decisamente intenzionato a sopravvivere. Quando due pedine si muovono verso lo stesso punto della scacchiera, in fondo, è solamente naturale che una delle due finisca per mangiare l'altra.
    Oh, Whisper è rimasta. - trillò sorridendo - Beh, questo è un bel problema. - sottolineò dondolando il capo da destra a sinistra - Hai scelto proprio un bel posto per fare carriera, Fukuda. Potrà non sembrare così, ma il tuo capo è davvero temibile. - ridacchiò - Ma dimmi, com'è quando non è in servizio? - gli pose quella domanda in assoluta confidenza, avvicinandosi al suo volto e coprendo un lato della bocca col dorso della mano destra, come non volesse farsi sentire da Saeko. Sapeva bene che l'invidia tra colleghe è una brutta bestia, meglio non gettare benzina sul fuoco.
    Ancora una volta, comunque, il suo scopo sembrava decisamente oscuro. Era difficile capire se puntasse ad ottenere chissà quale informazione, se stesse solo cercando di guadagnare tempo o se volesse semplicemente far arrabbiare l'eroina lì presente per fare degenerare la situazione, o ancora nessuna tra queste ipotesi.
    A rompere il momento di tensione fu il forte rumore di uno sparo. Crowley si voltò: in mezzo agli ostaggi ora in agitazione campeggiava l'urticante figura del Vigilante in Bianco, in piedi e con un aggeggio simile ad una pistola in mano. Sforzando un po' la memoria Tobiko non avrebbe faticato a riconoscere la stessa fluid gun che il vigilante aveva usato al loro primo e prima d'ora ultimo incontro. Anche la dinamica, che avrebbe potuto ricostruire con un veloce scambio di sguardi, era la stessa. La figura bianca aveva sparato alla testa di Teardrop, ricoprendo il suo cranio di quella materia prima fluida e poi dura come un sasso. Saeko lanciò uno sguardo determinato a Tobiko, sperando che questi ricambiasse: era evidente che nel giro di qualche secondo tutta la situazione era cambiata e bisognava cambiare approccio. Quella mossa era stata completamente sconsiderata, ma aveva se non altro fornito ai due eroi una possibilità di agire attivamente senza doverne subire le conseguenze con i propri superiori. Qualcuno di particolarmente malizioso avrebbe potuto pensare che il vigilante paresse saperla lunga sulla questione.
    Colpita e disorientata la ragazza cadde a faccia all'ingiù a solo qualche centimetro di distanza dall'eroina professionista tra le urla spaventate degli ostaggi. Nessuno si capacitava di come quell'uomo fosse apparso e soprattutto di perché avesse compiuto una mossa così azzardata: i due sequestratori erano coperti di esplosivo dalla testa ai piedi e ora che erano stati aggrediti c'erano ben poche ragioni per loro di non sfruttarli. Farsi esplodere e trascinare tutti con loro, doveva essere il pensiero più diffuso tra i presenti, era certamente meglio che farsi semplicemente arrestare.
    Oh, e che— - fermandosi poco prima di imprecare, Crowley spintonò il giovane eroe e si approssimò alla sorella, anche se questo significava mettersi in linea di tiro. Nonostante l'empatia, pareva che la situazione fosse abbastanza grave da non permettergli neppure un saluto. L'uomo scattò verso la sorella e una grossa esplosione si frappose tra i due e Saeko. Tobiko non avrebbe avuto modo da quell'angolazione di comprenderne l'origine, ma era evidente che doveva trattarsi di un'unicità. Probabilmente a causa della tensione, gli ostaggi sembrarono però pensarla diversamente: il timore che i due avessero effettivamente attivato le cariche esplosive scatenò l'isteria di massa e le persone tenute in ostaggio incominciarono a correre spaventate in tutte le direzioni, tentando di correre per la propria vita e fuggire dal Tempio.
    Afferrata Teardrop per un polso, dopo aver allontanato per il momento l'eroina con l'esplosione, il fratello la trascinò ancora stesa a terra verso il fondo della sala approfittando della commozione in cui versavano gli ostaggi, usufruendo della piccola porta che collegava al Tempio C nel tentativo di fuggire. Il Monolite aveva una sola uscita, quella da cui erano entrati Tobiko e Saeko e che si trovava ovviamente alle loro spalle: era dunque incerto quale fosse il piano di fuga dei due membri di Aogiri o se stessero solo cercando di nascondersi in attesa di rinforzi. In ogni caso si erano deliberatamente allontanati dagli ostaggi ormai in fuga, il che segnava perlomeno una vittoria per i due eroi giunti a patteggiare.
    Nel frattempo Teardrop, che non riusciva ovviamente a respirare bloccata in quella roccia non esitò a manifestare il Nuppeppō, che premendo internamente sulle pareti del solido prodotto dall'arma del vigilante lo fece esplodere in numerosi frammenti, permettendole di liberarsi dopo qualche secondo. La donna non aveva neppure bisogno di tornare a vedere, però, per capire cos'era successo. Era passato qualche anno ma si era già ritrovata nella stessa identica situazione, pur in circostanze differenti, e sapeva già benissimo prima di vederlo chi era stato a colpirla in quel modo.
    Brutto...! - rialzatasi in piedi, Teardrop cercò di sfuggire alla presa del fratello per scagliarsi verso il Vigilante in Bianco. Non aveva certo dimenticato l'umiliazione che CYPHER le aveva inferto alla scorsa occasione, tanto che dopo il loro precedente incontro era stata persino declassata a cercare qualche nuovo spacciatore per le XSQ. Considerando che il ragazzo che aveva trovato aveva fatto carriera molto più in fretta di lei, il rancore che provava per il vigilante sembrava essere senza fondo, ne aveva tutte le buone ragioni.
    Piantala di fare la bambina e muoviti. - Crowley digrignò i denti, afferrando nuovamente la sorella per i fianchi. Sapeva bene che quello non era il momento adatto per pensare a vendicarsi e che ora la loro unica possibilità di uscirne interi e senza un nuovo paio di freddi braccialetti in metallo anti-unicità era approfittare della commozione generale per allontanarsi. Anche se avevano perso gli ostaggi come merce di scambio, questi erano comunque un grosso impedimento per gli eroi, sia fisicamente visto il loro muoversi verso l'uscita come una mandria impazzita sia, e soprattutto, come una loro responsabilità: farli fuggire in quelle condizioni sarebbe stato una pessima pubblicità per Providence, di certo non una che Fukuda potesse permettersi in quel momento.
    Meijin, il vigilante! - se il ragazzo aveva anche solo per un attimo pensato di inseguire i due, Saeko rese subito chiaro quale fosse il suo compito, correndo personalmente verso la porta da cui erano fuggiti i criminali - Proteggi gli ostaggi! - aggiunse velocemente. Anche CYPHER sembrava intenzionato ad inseguire i due, ma venne bloccato nel suo tentativo proprio dall'eroina che, rivolgendogli uno sguardo ostile sul ciglio della porta, gli premette una mano sul petto respingendolo con una buona dose della sua unicità.
    Il comportamento di Saeko era indubbiamente difficile da leggere: aveva comandato a Tobiko di badare al vigilante ma anche se aveva per un attimo avuto l'occasione di occuparsene lei tutto ciò che aveva fatto era stato respingerlo indietro. Forse una parte di lei era grata del suo intervento nonostante tutto, o forse non voleva semplicemente sprecare tempo prezioso e concedere ai criminali un'occasione di fuggire. Fatto sta che ora il compito di pensare a lui badava a Meijin e, come se non bastasse, doveva fare attenzione anche a decine di ostaggi impazziti che ora cercavano di riversarsi verso l'uscita nel tentativo di riottenere la tanto agognata libertà. La massa di persone si frapponeva tra lui e CYPHER e i due distavano circa una dozzina di metri. CYPHER era prossimo al fondo della stanza, praticamente nell'angolo ove si innestava la porta che i membri di Aogiri avevano utilizzato per fuggire. Dotato della sua nota armatura bianca completa e persino delle sue armi, anche considerando la sua frequente apparizione sulla scena di casi collegati all'Albero non vi era modo di dire come avesse fatto ad entrare lì senza essere stato visto da nessuno.
    Le condizioni dell'arrivo dell'uomo, però, non erano probabilmente la questione più importante a cui dedicarsi in quel momento. Tutto attorno a loro le persone erano impazzite, urlavano e smaniavano per raggiungere quell'unica porticciola in fondo alla stanza. Era evidente che non sarebbero riuscite ad uscire tutte insieme, che probabilmente avrebbero lottato tra di loro come le persone erano solite fare in simili situazioni di panico, che avrebbero - nella loro frenesia - peggiorato una situazione già critica. Cosa era più importante, fermare il vigilante o cercare di guidare quegli ostaggi alla deriva al meglio possibile?
     
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