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Ryuga Kurowashi
Narrato - Pensato - Parlato
Erano circa cinque mesi che Ryuga era iscritto alla Yuuei. Cinque mesi di studi e allenamenti intensi. Ed erano cinque mesi che non si era messo in mostra, ne dal punto di vista caratteriale ne dal punto di vista delle abilità. Il test d'ingresso, il festival sportivo, le vacanze estive: in nessuna di queste occasioni si era distinto, rimanendo perfettamente nella media, e forse anche al di sotto.
Fu con quei pensieri in testa, ad un'evidente nuvola nera che di depressione che lo avvolgeva, che il giovane entrò nella sala mensa della Yuuei. Solo un'altra pausa pranzo come le altre, di una giornata come le altre, di un'anno che più mediocre non si poteva. Prese senza entusiasmo uno dei vassoi adagiati in pile ordinate all'ingresso, quindi senza neanche farci caso passò al buffet, prendendo senza pensarci una porzione di ramen, una di nuggets di pollo e un dessert che sembrava budino.
Senza emettere un fiato si diresse al primo tavolo libero che trovò, o almeno al primo tavolo che avesse un posto libero, e ci adagiò il vassoio. Non fece neanche caso a chi c'era già seduto: non parlò e non si guardò neanche intorno. Normalmente l'avrebbe fatto, guardandosi in giro con aria soddisfatta, in cerca di qualcuno da tormentare a chiacchiere, ma non quel giorno. O almeno, non in quel momento. Si limitò a fissare pensieroso la ciotola di ramen, quasi sperasse che il liquido diventasse uno specchio e prendesse a riflettere la sua immagine.
O forse stava semplicemente fissando un punto qualsiasi, mentre la mente vagava libera in afratti oscuri, in cerca dei pensieri più deprimenti possibili. Una sorta di punizione autoinflitta, specie per un eccentrico come lui. - Che diavolo sto combinando ! - protestò tra se. Si diede mentalmente un ceffone. - Diavolo, che idiota che sono ! Quando ho passato i test d'ingresso alla Yuuei, la più importante scuole di formazione per eroi del Giappone, mi sentivo arrivato. Credevo di aver vinto. Quando le lezioni sono iniziate ho dato il massimo, eppure ... eppure ... DANNAZIONE !
Per chi non lo conosceva bene, quell'atteggiamente silenzioso e depresso poteva anche passare per normale, ma chiunque dei suoi compagni di classe avrebbe notato che c'era qualcosa che non andava. Anzitutto il giovane non era stato fastidioso e pestifero come al solito durante le lezioni, ne era intervenuto alzando la mano come al solito, per mettersi in mostra quando un professore rivolgeva una domanda alla classe. E poi c'era il fatto che fosse seduto da ben cinque minuti e non avesse ancora finito di mangiare.
E ci volle almeno un altro minuto prima che Ryuga si decidesse a prendere le bacchette, e anche allora fu tutt'altro che ingordo, limitandosi a rigirarle nella ciotola di ramen senza entusiasmo.
Ryuga Kurowashi - Lv: 1
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Edited by :HART: - 6/9/2022, 20:10. -
.Hitoshi Hayabusa
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Ryuga Kurowashi
Narrato - Pensato - Parlato
C'era un fondo all'abisso oscuro in cui l'animo si lancia nei momenti di depressione ? Probabilmente no. Una caduta senza fondo. Una discesa interminabile che porta sempre più giù, finché ... "Qualcosa non va ?"
Fu come uscire di colpo da una galleria della quale non si vedeva la fine, o come svegliarsi da un sogno ad occhi aperti. Il giovane si girò in direzione dell'origine di quelle parole. Gli occhi sbarrati, l'espressione sconcertata e stupita, come stesse vedendo un alieno o un fantasma. - Hayabusa ... kun !? - fece, col solito suffisso confidenziale che usava con tutti, eccetto che con le ragazze e gli adulti.
Nonostante avesse riconosciuto l'interlocutore sembrava che non avesse ancora realizzato pienamente la situazione. Gli ci volle ancora un altro secondo per mettere realmente a fuoco l'immagine dell'altro e tornare alla realtà. - Come ? Dici a me ? Ma nooo, che dici ... s-sto benone ! - si affrettò a dire, parlando ad una velocità tale che forse l'altro avrebbe impiegato qualche secondo per decifrare il codice.
D'un tratto scoppiò in una risata quasi isterica - AHAHAHAH, ti ho fatto preoccupare eh ? - continuò poi, cercando di far sembrare quella situazione un grosso scherzo, mostrando la solita faccia di gomma di sempre. Si grattava nervosamente la testa e aveva un sorriso idiota stampato sul volto, ma al momento era il meglio che riusciva a fare. - P-piuttosto, a te come va ? Vedo che stai sempre zitto zitto a lezione ! - cambiare argomento, ottimo diversivo.
Però, infondo, rompere il ghiaccio con quel ragazzo gli interessava veramente. Era uno che non interagiva molto, quasi cercasse di non farsi notare. Un atteggiamento incomprensibile per un narcisista megalomane come Ryuga, ma vuoi per un motivo, vuoi per un altro non aveva mai avuto l'occasione di conoscerlo. Ma adesso aveva tutto il tempo: la pausa pranzo era iniziata solo da pochi minuti, e per di più il compagno sembrava interessato a conversare. Aveva addirittura cominciato lui la discussione. Era deciso: avrebbe conosciuto Hitoshi Hayabusa, che l'altro lo volesse o no.
Prese la ciotola di ramen e, dopo essersi esibito in un gioco con le bacchette degno del miglior batterista del mondo, prese a mangiare, fissando con interesse l'altro e dedicandogli tutta l'attenzione.
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.Hitoshi Hayabusa
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Ryuga Kurowashi
Narrato - Pensato - Parlato
La conversazione non era iniziata nel migliore dei modi. Hitoshi Hayabusa non gli era mai sembrato un tipo molto socievole fin dal primo giorno, e forse anche per quello gli si era tenuto a distanza, quasi temesse di importunarlo. Però ora che lo stava conoscendo meglio ... non era solo freddo, era di ghiaccio. L'espressione imbambolata contorta in un sorriso idiota, mentre l'altro lo correggeva, chiedendogli di usare il -san al posto del -kun.
Nonostante esternamente l'espressione non fosse cambiata, dentro di se era come se gli fosse stato scaricato un grosso macigno sulle spalle, tanto pesante che riusciva a tenersi in piedi solo a fatica. Quando poi l'altro aggiunse che avrebbe preferito si dessero del "lei", ecco piovere sulle spalle del giovane un secondo e più grosso macigno, che lo schiacciò del tutto.
L'espressione ancora immutata, gli occhi si spostarono verso destra, quasi gli servisse per dare voce ai suoi pensieri: - Com'è formale ... - sussurrrò tra se, riportando poi lo sguardo sull'interlocutore. Lo sguardo imperturbabile e severo dell'altro metteva i brividi, e quelle parole così calme e prive di emozione. Cercare di stabilire un rapporto era come scavare nel ghiaccio a mani nude.
Ma Ryuga non era uno che si arrendeva per così poco, no ? Doveva diventare un eroe in fondo. Per gli eroi è importante sapersi conquistare la stima e la fiducia degli altri: che razza di eroe sarebbe mai potuto diventare se non riusciva neppure a stringere un legame con un compagno di classe ? Certo che in quel caso era dura. Era come trovarsi faccia a faccia con la propria nemesi, non c'era un solo punto di contatto: Ryuga era estroverso e iperattivo, Hitoshi introverso e fin troppo pacato; uno usava sempre un linguaggio informale e spesso si prendeva fin troppe confidenze, l'altro invece usava il "lei" e non sembrava neanche disposto ad accettare una condotta differente - e la cosa peggiore era che, tecnicamente, aveva anche ragione.
Le successive parole del compagno di classe confermarono quello che il primo scambio aveva già suggerito: a Hitoshi non piaceva mettersi in mostra, parlava solo se interpellato e, da come lo aveva detto, sembrava che avrebbe evitato volentieri anche quello. Intanto Ryuga si sforzò di mandare giù il boccone di ramen che aveva cominciato a mangiare. Lo sguardo era dubbioso: non sapeva come approcciarsi all'altro.
Capisco che non si voglia aprire: del resto anch'io non l'ho fatto con lui, quindi come posso pretendere il contrario ? Forse dovrei aprirmi per primo ? - pensava. Ma quando sembrava aver trovato la strada giusta, ecco che questa si rivelò un vicolo cieco: - Ma come faccio ad aprirmi con uno a cui devo dare del lei ? - disse poi tra se, nuovamente perplesso. Del resto non si poteva fare una confidenza, quando confidenza non ce n'era.
No, doveva ragionarci ancora un pò: sentiva che la risoluzione di quell'enigma era alla sua portata. Forse Hitoshi era solo timido, ma allora perché non interagire una volta che Ryuga si era mostrato interessato a parlare. In genere le persone timide sono titubanti a iniziare una conversazione, ma poi non rifiutano di portarla avanti. Quell'atteggiamento era davvero strano. Certo, non che avesse avuto torto a correggerlo: del resto il loro rapporto non si era mai sviluppato in quei cinque mesi, quindi l'eccessiva informalità di Ryuga era effettivamente inappropriata. Forse semplicemente era molto ligio alle regole di condotta.
Va bene allora ... se è questo che ti serve per aprirti, giocherò sul tuo campo ! - disse tra se Ryuga, improvvisamente ardente di determinazione. Forse aveva trovato il modo di superare quel muro di ghiaccio: sbatterci la testa contro non sarebbe servito a nulla, si doveva lavorare di precisione. Martello e scalpello. Trovare il punto debole e poi da li, con un colpetto, mandarlo in frantumi. Era deciso: per quanto gli suonasse strano avrebbe provato ad aprirsi per primo, anche a costo di dover usare il -san, il "lei" e qualunque cosa pretendesse il dannato codice di condotta.
Dopo l'ultima domanda dell'altro, lo sguardo si fece serio, quasi triste. Gli pesava ammettere quelle cose, ma doveva farlo se voleva che anche l'altro si aprisse con lui. - Distratto ? Si, qualcosa del genere ... più che altro stavo pensando. - disse. Una breve pausa per cercare le parole giuste: - Vedi Hayabusa-k ... san, io devo diventare un eroe. Ma non basta, devo diventare un grande eroe ! - l'enfasi era sulle parole "devo" e "grande".
Si può dire che io sia stato cresciuto, allenato, educato e istruito per questo. Fin da piccolo i miei hanno fatto l'impossibile per mettermi su questa strada e, per un pò, ho anche creduto che sarebbe stato facile. Mi ero convinto di avere un grande Quirk, ottime qualità fisiche, ottima preparazione. Quando sono entrato alla Yuuei ero convinto di avercela fatta, che da li sarebbe stato tutto in discesa. Che avrei primeggiato a occhi chiusi ! - ovviamente non era stato così: nonostanti i buoni risultati, non era riuscito a primeggiare in nessuna occasione.
Quindi mi sono chiesto se non stessi sbagliando qualcosa. Se stia davvero facendo la cosa giusta. In tutta onestà, in questi cinque mesi, sento di non aver fatto alcun progresso !
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.Hitoshi Hayabusa
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Ryuga Kurowashi
Narrato - Pensato - Parlato
Hitoshi Hayabusa, all'inizio, non sembra molto interessato alle parole di Ryuga. O almeno questa era l'impressione che si poteva ricavare dal suo atteggiamento freddo e calcolatore. Ryuga lo osservava in silenzio, inarcando un sopracciglio con espressione dubbiosa, mentre lo vedeva prendere un boccone di ramen e mangiarlo come se nulla fosse. - Ma mi prende in giro ? - pensò tra se il ragazzo, senza però dare voce a quei pensieri. Del resto fino a poco prima sembrava interessato, sembrava stesse riflettendo sulla cosa con la mano a stringere il mento nella classica posa di chi sta pensando, e dopo si era disinteressato del tutto dando la precendenza al cibo.
Però ecco che poco dopo l'altro torna a mostrarsi interessato. Probabilmente stava solo prendendo tempo. Quando espone il suo parere, anche l'espressione di Ryuga torna seria e concentrata. In pratica, conferma l'impressione che Ryuga ne aveva ricavato: la sua illusione di primeggiare facile non sarebbe mai stata altro, e ciò che il giovane aveva avuto non era altro che un duro confronto con la realtà. - Già ... infondo dovevo aspettarmelo che il mio Quirk non fosse poi niente di speciale. Non so neanche perché ci ho creduto. - fece, più depresso che mai.
Fin da bambino era sempre stato elogiato per il suo Quirk, più stabile e potente di quello di entrambi i suoi genitori messi assieme, e dove era cresciuto non aveva mai avuto rivali tra gli altri bambini - perché, era risaputo, per quanto non fosse propriamente legale, tutti da bambini hanno giocato a chi aveva il Quirk più forte. - Insomma, qui avete tutti dei Quirk incredibili. Tu riesci a creare dei portali, maledizione ! E io invece che so fare ? Faccio vibrare le cose ... e se non sto attento faccio più danni dei Villain che dovrei sconfiggere ! - uno sfogo in piena regola.
Sebbene all'inizio avesse scelto di parlare dei suoi problemi all'altro solo per guadagnarne la fiducia e farlo aprire, adesso stava davvero sfogando tutta la frustrazione accumulata. In quei cinque mesi si era messo a confronto con gli altri, paragonandosi ai propri compagni di classe, e alla fine aveva deciso che erano tutti superiori a lui. Che infondo non era così speciale come gli avevano sempre fatto credere. Poco importava ciò che aveva detto Hitoshi sullo stare comunque al primo anno: erano già passati ben cinque mesi, durante i quali il divario con gli altri non aveva fatto che crescere. E in tutto ciò si era anche scordato di dare del "lei" all'altro.
Ma poi infine ecco la domanda fatidica, quella che era il vero nocciolo della questione: Ryuga aveva davvero fatto sul serio ? Si ammutolì di colpo. Non si aspettava quella domanda. Quelle parole erano riuscite a mandarlo in crisi. - Io ... non ne sono sicuro. - ammise con un filo di voce. Non c'era tristezza nella sua voce, ne frustrazione. In quel momento c'era solo dubbio.
Gli ci vollero diversi secondi per riprendersi - Insomma ... mi sono impegnato, ce l'ho messa tutta nelle varie prove, ma ... forse all'inizio le ho un pò sottovalutate. Credo. - Del resto era stato cresciuto con l'idea di essere un prodigio, sottovalutare i problemi non era che una conseguenza naturale. - Addesso pensarà che sono un idiota, eh Hayabusa-san ? - fece infine, sforzandosi di sorridere senza tuttavia riuscire a nascondere del tutto la tristezza. Ma almeno stavolta si era ricordato di usare il "lei".
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.Hitoshi Hayabusa
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Ryuga Kurowashi
Narrato - Pensato - Parlato
Nonostante si stesse sfogando - e infondo perché non cogliere l'occasione e prendere due piccioni con una fava - una parte della menta di Ryuga stava ancora analizzando l'altro, cercando un modo di superare le difese. Era determinato a risoluto: sarebbero diventati amici, che l'altro lo volesse o no. E quando Hitoshi rispose scoprì un'altra cosa interessante: non sapeva mentire, o comunque era qualcosa che di solito non faceva.
In genere, ad una frase come quella di Ryuga si risponde con frasi di circostanza e discorsi motivazionali, cercando di consolare l'interlocutore, invece Hitoshi aveva ammesso con candore di trovarlo effettivamente un pò ingenuo. Aveva ragione naturalmente, Ryuga era stato un vero ingenuo ad approcciarsi alla Yuuei, la più prestigiosa scuola di formazione per Eroi di tutto il Giappone, con quelle premesse. E lui stesso se ne rendeva perfettamente conto, adesso.
Sorrise un pò tra se, fiero di quella piccola vittoria: piano piano stava riuscendo a conoscere il suo interlocutore, e questo quasi gli aveva fatto scordare i suoi problemi. La sua mente tornò a concentrarsi sul problema "principale", anche se nel frattempo era diventato secondario, quando Hitoshi gli pose una domanda. Qualcosa su cui non aveva mai riflettuto: quale Quirk fosse il migliore tra quello di Hitoshi e quello di Scythe, l'eroina numero 4 sulla Billboard Chart giapponese.
Sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta per qualche secondo, mentre l'altro continuava a parlare. - Ha ragione ... che idiota che sono ! - pensò tra se, restando esternamente immobile mentre internamente si prendeva a schiaffi. Certo che aveva ragione, ed era qualcosa che anche lui stesso aveva sempre saputo, sebbene in quei momenti di depressione gli fosse passato di mente: seppure è vero che esistono Quirk più o meno forti, è anche vero che la maggior parte del potere deriva dalla persona che li controlla.
Scythe era l'esempio perfetto: nata con un Quirk estremamente semplice, era riuscita a scalare le classifiche e ad arrivare persino al quarto posto sulla Billboard Chart nazionale. Lo sguardo ormai vitreo si schiarì quando l'altro ammise qualcosa del suo Quirk, una debolezza, rivelando che i suoi portali avevano una portata massima di un paio di metri. Effettivamente non era un granché per un'abilità del genere, ma la cosa che più importava a Ryuga era che Hitoshi gliene avesse parlato. Quel genere di confessioni non si fanno a chiunque. E tra loro non è che ci fosse chi sa quale rapporto, al punto che Hitoshi aveva preteso si dessero del lei. Quindi gliene aveva parlato solo perché lo aveva visto triste e depresso ?
Attese che l'altro finisse di parlare, prima di passarsi una mano sul volto, abbassando la testa quasi stesse piangendo. Non era così, come Hitoshi avrebbe visto qualche secondo dopo: stava solo scacciando via tutti i cattivi pensieri, rimpiazzandoli con altri positivi. Ora sapeva cosa fare, sia per il suo percorso scolastico, sia per l'obiettivo di farsi amico Hitoshi Hayabusa.
Quando tolse la mano dal volto e si girò a guardare in faccia l'altro aveva un sorrisone allegro e spensierato - Ha proprio ragione, Hitoshi-san. - fece. Alzò lo sguardo, senza rivolgerlo verso un punto in particolare, ma ora l'espressione era fiduciosa e determinata - Finora ho affrontato tutti i problemi con la convinzione che in qualche modo raggiungere la vetta sarebbe stato facile e naturale, ma ora ho capito tutto. Qui sono tutti fortissimi e fanno tutti del loro meglio per raggiungere quell'obiettivo. Non posso adagiarmi sugli allori e pensare che basti essere me perché arrivino i risultati.
Strinse la mano a pugno, aggiungendo quel gesto come rafforzativo alla nuova e ritrovata determinazione - Da adesso mi impegnerò e darò davvero il massimo. E se anche il 100% non basta, allora darò il 150% ! - fece deciso.
E ho capito anche un'altra cosa ... - riprese dopo qualche secondo, riportando lo sguardo sull'altro - Nonostante quello sguardo severo, sei una gran brava persona Hitoshi-san. E diventerai un grandissimo eroe ! - fece, sorridendo e porgendo la mano all'altro, in segno di amicizia. Si accorse solo dopo di aver dimenticato ancora una volta di usare il "lei" e si maledisse per questo, sforzandosi al massimo di nascondere il disagio per quei pensieri e pregando che l'altro soprassedesse.
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.Hitoshi HayabusaCITAZIONEAnche se avevo avvisato sia in privato che nella sezione apposita, mi scuso ancora per il ritardo XD.
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Ryuga Kurowashi
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Ci volle del tempo. Molto tempo. Lunghi e interminabili secondi in cui Ryuga rimase imbambolato e con espressione inebetita in attesa di una stretta di mano che non arrivava. - Vuoi vedere che ho capito male ? Forse non gli interessa davvero fare amicizia ! - pensava il giovane. Era li, sul punto di ritrarre la mano con imbarazzo quando vide l'altro sbloccarsi. Decise di aspettare ancora un attimo, qualcosa stava per succere. Lo sentì sospirare, il che poteva anche indicare che stava per fare quel gesto controvoglia, ma ... non avrebbe avuto senso. O meglio, si ma anche no.
Da una parte sembrava come se Hitoshi volesse davvero aiutare le persone e fare amicizia, dall'altro sembrava esattamente il contrario, quasi rigettasse il contatto umano. E se ... fosse stato una via di mezzo ? Magari aveva semplicemente difficoltà a relazionarsi con le persone. Forse gli serviva tempo. Lui stava sicuramente correndo troppo, come al solito. Il suo modo di fare era impetuoso come un fiume in piena e spesso era stata proprio questa sua esuberanza a spianargli la strada con gli altri bambini, facendo spesso amicizia in pochissimo tempo. Ma adesso invece non stava funzionando. O comunque non bene.
Lo vide finalmente stringergli la mano, in parte esultando per quella vittoria ma dall'altra riflettendo: forse stava sbagliando approccio. Finora aveva affrontato l'atteggiamento dell'altro come un muro da dover abbattere, e ci era anche riuscito, ma a che prezzo ? Aveva messo l'altro in difficoltà e se ne stava rendendo conto solo ora. No, non è così che agisce un eroe.
Sentì l'altro bisbigliare un grazie. Non era chiaro il perché lo avesse detto così a bassa voce, ma non sembrava una frase di circostanza. Era sinceramente grato. Che quei complimenti lo avessero commosso ? Anche l'atteggiamento freddo di sempre sembrava essersi attenuato a quelle parole. Ma nonostante tutto, Ryuga non riusciva a sentirsi soddisfatto per quella vittoria. Aveva sbagliato, e ora non sapeva come rimediare.
Forse però doveva solo aspettare un pò: sembrava che il danno si stesse riparando da solo, e ora anche l'atteggiamento del compagno sembrava tornato quello formale di sempre. Al punto che non si fece problemi a rimproverargli, di nuovo, il mancato rispetto del protocollo interpersonale. Gli occhi azzurri di Ryuga si spostarono di lato, mentre il giovane manteneva un sorriso idiota e imbarazzato - Ecco, è tornato quello di sempre ! - fece tra se, guardando inebetito l'immagine mentale del muro di ghiaccio che si ricostruiva e provando, stranamente, piacere. Se non altro ora aveva la possibilità di riprovarci, e stavolta avrebbe fatto le cose per bene.
Già ... le chiedo scusa, Hayabusa-san, a volte mi faccio trascinare dall'entusiasmo ! - disse, ridacchiando e grattandosi la testa con un certo imbarazzo. Fu quasi per combinazione che lo sguardo gli scivolò su uno degli orologi affissi ai muri della sala mensa, notando che la pausa pranzo era quasi finita. - Ah, credo che ci convenga sbrigarci, tra poco riprenderanno le lezioni. Alla fine pare che le abbia fatto perdere fin troppo tempo a parlare dei miei problemi ! - continuò allegro, prima di afferrare la ciotola di ramen e le bacchette e mettendosi a lavoro.
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.Hitoshi Hayabusa
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.CITAZIONETutto bene, è stato un discorso interessante, ed ho apprezzato il collegamento a Scythe.
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Chiudo!.