It – could – work!

SQ -- Naru Narusawa (Felio86)

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    Era una notte buia e tempestosa, e...
    ...In realtà era un primo pomeriggio, ma avrebbe potuto tranquillamente essere notte fonda visto che il "tempestoso" c'era tutto e tra la pioggia, il vento e le nuvole nere non un raggio di sole riusciva ad illuminare la U.A. quel giorno.
    Tuoni e lampi facevano da padrone all'esterno, e soltanto il rimbombo dei più forti riusciva a penetrare l'interno dei laboratori della Yuuei Academy.
    Una sala in particolare era pressoché deserta, ma l'unica persona al suo interno era così indaffarata che stare da sola o in coda alle poste non avrebbe fatto alcuna differenza.
    Una Naru Narusawa "Limited-edition", anzi, Exceed - The Bubbly Heroine come aveva scelto di chiamarsi armeggiava con una serie di componenti elettronici con la stessa delicatezza con cui un pizzaiolo all'ora di punta stira la pasta prima di condirla.
    Ignorando il camice bianco e gli occhialoni di protezione sopra la sua Hero Suit, uno avrebbe potuto obiettare che i termini "Naru Narusawa" ed "Elettonica" si trovassero su due pianeti diversi.
    E invece, sorprendentemente, da quando aveva scoperto che la sua Unicità poteva essere utile a percepire i campi elettici la ragazzina dai capelli rosa aveva trovato qualcosa in cui era stranamente brava.
    Qualcosa che nessuno, lei in primis, si sarebbe aspettata.
    Passando la lingua sul pollice e sfogliando le pagine di un manuale dal curioso titolo "A.I. for Dummies, dall'Androide alla Z" la studentessa Yuuei riprese la ricetta il percorso da dove l'aveva lasciato.
    Era straordinariamente semplice una volta che ci si pensava: eccezion fatta per l'inglese Naru se la cavava bene con lo studio, e non era impossibile per lei digerire qualche libro in più al mese su meccanica ed elettronica più un pizzico di programmazione.
    Al momento di mettere in pratica quello che aveva studiato poi, ecco che entrava in gioco il suo Quirk.
    Prova-Leccata-Risultato.
    Ok, avrebbe dovuto trovare un modo diverso per impiegare quella tecnica che non fosse leccare gli oggetti.
    Uno, era strano. Due, era imbarazzante. Però funzionava.
    Se il circuito funzionava o meno, il gusto era diverso.
    Quindi era tutto un lavoro di Tria & Error. Provare e riprovare fino a quando non azzeccava la giusta combinazione.
    Un metodo che avrebbe portato a strapparsi i capelli qualunque meccanico, tecnico o informatico insomma. Anzi, in un paio di occasioni era successo proprio questo.
    Ma tutto sommato funzionava.

    «...»

    Giocherellando con un un paio di componenti dall'aria delicatissima la ragazzina in camice e Sailor Fuku tornò ad armeggiare sull'oggetto davanti a sé.
    Un mucchietto di circuiti, pezzi di metallo e altro materiale non ben precisato avvolto dentro un pratico involucro a forma di pinguino.
    Eggià.
    Un pinguino.
    Non avrebbe potuto esserci altra forma nella sua testa per il suo progetto.
    L'aveva deciso sin dal momento in cui -al suo ingresso alla Yuuei- si era trovata ad avere a che fare con quelle assurde e pesantissime! bambole meccaniche in grado di deambulare fino alla sua posizione.
    Sensori di tracciamento e posizione. Niente di esageratamente complicato insomma.
    Era bastato raggirare corrompere convincere le persone giuste ai laboratori U.A. a vendergliene una.
    E poi un Jetpack.
    E poi ad integrare le due tecnologie.
    E a fornirgli i pezzi completi da montare.
    In pratica avevano fatto quasi tutto il lavoro loro.
    Ma per lo meno i ritocchi finali era giusto che li facesse lei.
    Tipo quello di inserire tutto in una intelaiatura sufficientemente panciuta, creare una copertura morbidosa e allo stesso tempo resistente... E dargli la giusta personalità.
    Perché P-Kun non era un qualunque equipaggiamento.
    Era il suo equipaggiamento.
    E visto che sicuramente lo avrebbe danneggiato, rotto o maltrattato in tutti i modi possibili e immaginabili era essenziale che sapesse com'era fatto.
    Dentro e fuori.

    «Dunque... Questo va qui... credo»

    Ahimé il personale della U.A. era stato categorico sul fatto che fino a quando la ragazzina fosse stata minorenne non le sarebbe stato concesso di avvicinarsi da sola almeno a dieci metri da una qualunque sega, saldatrice, pinza o strumentazione vagamente pericolosa.
    Non che le mancasse molto per i diciotto anni, intendiamoci.
    Poteva anche capirli, la legge era legge e se queste cose non si rispettavano nella più famosa scuola per Supereroi di tutto il Giappone avrebbero fatto meglio tutti quanti a trovarsi un altro lavoro.
    Solo che questo rendeva le cose particolarmente complicate.
    Le ci erano volute due settimane per trovare tecnici e professori disponibili per poter utilizzare (e far utilizzare) la strumentazione giusta quando avrebbe potuto sistemare il tutto in un paio di giorni a dire tanto.
    Paziena. Aveva quasi finito ormai.

    «...E questo a che serve? Mi sembra di averlo visto da qualche parte prima...»

    Osservando con aria interrogativa uno strano scatolotto Naru scosse le spalle e se lo gettò alle spalle, tendendo le orecchie fino a quando il familiare suono del metallo che impatta all'interno del cestino poco distante non le confermò di aver centrato il bersaglio.
    Se non se lo ricordava voleva dire che non era importante. Semplice no?
    Buttando un'ultima occhiata al pannello di controllo chiuse con cura la zip che teneva assieme lo strato protettivo attorno all'esoscheletro metallico.
    Quindi posizionò la tozza creatura per terra.
    E premette il pulsante accensione.

    «O-ooooh!!»

    Gli occhi, cattivissimi, cominciarono a sfarfallare di luce blu fino a quando quest'ultima non si stabilizzò.
    Era tanto alto da arrivare alle ginocchia della futura Pro-Hero.
    Due gambette esili, semplici, desolatamente prive di artigli o di qualunque cosa potesse nuocere.
    un pancino rotondo e sorprendentemente morbido aveva voluto abbondare con l'imbottitura in quel punto.
    Una cintura luminosa, dello stesso colore degli occhi.
    Avviandosi con un una serie di sibilii, schiocchi e suoni in formato 8-bit P-kun mosse il primo passo.
    Poi un secondo. Poi un terzo.
    Quindi roteò su sé stesso un paio di volte.
    Sollevò le alucce. Non che questo facesse chissà quale differenza, ovvio.
    E nel silenzio più totale il piccolo robot fissò Naru. E Naru fissò lui.
    Una scena molto surreale in effetti.

    «Bwahahaha~★»

    Con una risata da cattivo di serie Z (o anche da scienziato pazzo, in quel momento ci poteva stare) la ragazza dai capelli rosa si spostò lateralmente, e come un cagnolino obbediente la creaturina meccanica le si avvicinò di qualche passo.
    Incredibile a dirsi, l'esperimento era stato un successo!
    Certo, non sapeva parlare. E l'unica cosa che era in grado di fare era deambulare fino a raggiungerla.
    Ma era pur sempre un inizio.
    Per tutto il resto ci sarebbe voluta una A.I. degna di questo nome.
    ...non le vendevano al combini, giusto?
    La strada per l'evoluzione di P-Kun sarebbe stata lunga. E travagliata.
    Ma soprattutto lunga.
    Ad ogni modo Naru era al settimo cielo! Ora finalmente aveva il suo simbolo, qualcosa che rappresentava degnamente -per dirla con le parole della sua amica e collega MIdoricchi- la sua forma che non tremava. Tranne al momento di accendersi, lì vibrava e pure parecchio.

    «E' vivo, è vivo sort of!!!»

    Togliendosi finalmente i pesantissimi occhiali la giovane provvisoria Eroina elencò mentalmente tutta la serie di esperimenti che avrebbe dovuto fare con il suo nuovissimo Sidekick.
    Bisognava vedere quanto lontano poteva stare da lei, quanto rapidamente riuscisse a muoversi senza sovraccaricare i giroscopi esterni.
    Se fosse in grado di salire gli scalini, o persino e fosse in grado di attraversare corsi d'acqua probabilmente no.
    Oppure che grado di violenza fosse in grado di sopportare al momento di schiantarlo sulla testa del malcapitato Villain di turno.
    Ce n'erano di cose da fare, già...
    Sarebbero state giornate molto impegnative per tutti e due. Poco ma sicuro.

    «Yaaay, un'altra grande vittoria per la sottoscritta!
    <( ̄︶ ̄)>
    »

    Improvvisando un balletto sul posto per veicolare in qualche modo l'eccitazione che provava nel vedere P-Kun muovere i primi passi la ragazzina alzò le mani al cielo con un doppio "V" di vittoria dichiarando come ancora una volta avesse avuto ragione di difficoltà apparentemente insormontabili!
    Certo, un buon 90% del Sidekick meccanico era per lei un Black-box e non avrebbe potuto capirne il funzionamento neanche studiandoci per mesi, ma l'unire tutte quelle tecnologie così diverse era qualcosa che difficilmente ci si sarebbe potuti aspettare da una neanche-quasi-maggiorenne.
    Specialmente una come lei, per la quale testi in inglese avrebbero potuto essere in Atlantideo e ci avrebbe capito grossomodo le stesse cose.

    «Ah, giusto!»

    Come aveva fatto a dimenticarsene? Era riuscita con un trascurabile aiuto da parte del personale della U.A. in qualche modo a far funzionare persino il sensore di prossimità calibrandolo sulla sua Hero-suit, aveva integrato quella tecnologia al costosissimo Jetpack che era riuscita a procurarsi dopo una pila vergognosamente alta di fogli da compilare, aveva dato al tutto una forma decisamente più guardabile... E aveva finito per non inserire una cosa talmente importante?
    Ma dove aveva la testa???

    «...Mi ero dimenticata di mettergli il mantello!»

    Nope. Ogni Hero che si rispetti se ne va in giro sui tetti o iper la metropolitana di Tokyo con un bel mantello svolazzante. E Naru non avrebbe fatto eccezione alla cosa, perché in fondo anche le apparenze importavano. E poi la Vecchia Scuola è sempre la Vecchia Scuola.
    Ma visto che indossava un costume pesantemente ispirato ad una Sailor Fuku (era una studentessa nonostante tutto) metterci un mantello sarebbe stato eccessivo. C'era un limite a quanti Tropes poteva avere un singolo Hero, no?
    Ok, non quanto andare in giro con una calzamaglia, considerati i suoi asset or lack thereof... Ragione in più per affibbiarlo al suo Jetpack-sidekick-contenitore per le merendine.
    Un piano perfetto insomma.
    Mentre l'esserino meccanico deambulava con la stessa sicurezza di un drone per pulire i pavimenti mentre mappa la stanza Naru portò le mani ai fianchi inarcando la schiena e con uno smug look da Guinnes dei primati fissò orgogliosa la sua creaturina.

    I Villain di Tokyo potevano cominciare ad avere paura.
    Exceed, the Bubbly Heroine era pronta a fare la sua maestosa entrata in scena!

    It Might Be Dangerous...
    You Go First.
    Naru Narusawa
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    Hello di nuovo,
    Naru per favore non leccare troppa elettronica.
    Come da te richiesto vista la vicinanza fra le SQ, questa la chiudo semplicemente.

    Ciao :neko:
     
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1 replies since 13/9/2022, 01:26   74 views
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