A Pale-Red Vow

Caccia PNG [Benjamin Miller]

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  1. Ryuko
     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    Non aveva uno straccio di motivo per fidarsi di tutte le belle parole che la ragazzina stava sussurrando, ma la fatica mentale dei mesi passati, vissuti come se la quarantena dai giorni del farmaco per lui non fosse mai finita, le rendevano dolci e attraenti come miele.
    Nella sua testa frullavano domande a non finire: doveva fidarsi? E perché no? Era ancora in tempo per scappare? Saeko poteva salvarlo? Se avesse attaccato la ragazza sarebbe stato in grado di avere la meglio? Lei non sembrava molto robusta. Sarebbe stato in grado di metterla fuori combattimento? Sapeva lottare, ma non lo aveva mai fatto contro un criminale vero e proprio. E se aveva delle armi nascoste? Probabilmente lei non si sarebbe fatta alcuno scrupolo ad accoltellarlo, ma lui sarebbe stato capace di fare il contrario? Colpirla tanto forte da farle perdere i sensi? Nella teoria sì, ma nella pratica? Saeko lo faceva di continuo, ma lui non aveva la sua esperienza. Soprattutto, a cosa sarebbe servito se il giorno dopo poteva ricominciare tutto da capo? Non avrebbe potuto concedersi più nemmeno un'ora d'aria insieme alla sensei se ogni volta rischiava di farsi attaccare. Già non poteva uscire con i suoi amici per non metterli in pericolo. E i tornei? Avrebbe dovuto smettere di partecipare anche a quelli? Che proposta di Aogiri poteva valere tutto ciò?
    Benjamin aveva sempre voluto essere un eroe, e anche quando il suo quirk non si era manifestato aveva continuato a credere fermamente che un giorno sarebbe potuto diventarlo. Essere accolto nel dojo di Reidem Mei era stato per lui l'onore più grande mai ricevuto.
    «Vieni con me, Benjamin, e questa storia avrà finalmente fine.»
    Per quello si chiese, sarebbe davvero stato più eroe se avesse continuato a combattere? O il contrario? Era un bel salto nel buio, uno come non ne aveva mai fatto prima. Inconsciamente serrò i pugni, stressando tutti i muscoli delle braccia. Ovviamente non voleva morire e aveva paura. Ma se ciò che diceva la ragazza era vero, se lo avessero lasciato andare illeso... forse avrebbe anche compiuto una cosa senza precedenti, mettendosi in contatto con Aogiri e provando a capire cosa si celasse dietro gli attacchi distorti di quell'organizzazione. Chissà se quello avrebbe fatto di lui un eroe.
    Una nuova ondata di determinazione lo pervase per un istante, mentre il suo riflesso vacillava sull'acqua e negli occhi limpidi della sua interlocutrice.
    Un istante dopo un grido smorzò l'aria, rovinando tutto quanto.
    «BENJAMIN!»
    Era la voce di Raiden Mei, appena riemersa da una lotta che sembrava vederla vincitrice. Le braccia della donna erano impastate di melma nera e sangue. La prima doveva essere degli uomini in nero, gocciolava piano, come se li avesse squartati uno ad uno, verso una pozza di nero petrolio più grande sparsa sul ponte; il sangue doveva essere suo, perché era risaputo che gli uomini in nero non sanguinavano. Stramazzata al suolo, al centro di quella putrida piscina, c'era Ying. Bianca e immobile, come il puntino del tao sulla sua tela nerastra. Svenuta, morta, era difficile capirlo a quella distanza, ma non c'era tempo per preoccuparsene. Lo sguardo di Raiden Mei era fiammeggiante, si percepiva la sua furia anche ad un ponte e mezzo di distanza e tanto bastava. Il tempo era scaduto e non c'era più nulla da fare.
    Nel sentirsi chiamare, il biondo ebbe un visibile sussulto e si voltò, dimentico per un momento di essere faccia a faccia con un criminale, poi fece un passo indietro. Verso Kohaku. Dalle sue labbra fuoriuscì un lamento crepato, forse la cosa più miserabile mai passata per quelle corde vocali, un mormorio troppo poco articolato per assumere un suono sensato, ma che avrebbe fatto sciogliere persino l'Everest se quest'ultimo fosse stato fornito di un cuore sensibile. L'Everest era una montagna, notoriamente fredda, e il caporecluta aveva già dimostrato in più occasioni di poter essere simile a lei.
    Aveva vinto.
    Eppure rimaneva un ostacolo non indifferente.
    Il ragazzo sembrava essersi rassegnato ad affrontare il suo destino con Aogiri, ma davanti a loro c'era Raiden Mei.
    Il che era equivalente a trovarsi nell'ultima sala di un platform game dopo aver raccolto il tesoro più prezioso di tutti, ma con un solo cuoricino di vita per affrontare il boss finale. Di solito a quel punto arriva la fatina a guarirti, o almeno ti concedono di salvare il videogioco. Peccato quella fosse la realtà. E che non fosse andata esattamente come previsto. I minuti stabiliti da Ying non erano affatto passati. Anzi, forse ne erano passati a malapena tre.
    E la sua fatina non pareva molto collaborativa.

    Ti prometto che siamo alla fine.
    contattiwww
     
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22 replies since 20/10/2022, 18:38   495 views
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