Somebody Someone - Korn

Role libera tra Cole Sanchez e Günter Wolff

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    Günter Wolff

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    Come al solito era Shibuya la culla del tempo libero del tedesco, così piena di posti interessanti, strade impossibili da conoscere del tutto e, anche se meno rispetto a quando la frequentava mentre Tsukiji era ancora contaminata, piena di vita. Varcava la porta del locale dov'era solito passare alcune delle sue serate, portando con fierezza la croce del gaijin senza ricambiare gli sguardi incuriositi di chi beveva, sedendosi al bancone e ordinando il suo solito Quattro Bianchi alla fragola, un drink molto occidentale e insolito per gli standard giapponesi, nonché uno dei preferiti del tedesco: reggendo molto l'alchool poteva permettersi un bicchiere di quello spaventoso miscuglio di super alcolici la cui gradazione alcolica era abbastanza alta da essere quasi sgradevole perfino dall'odore, la prima volta in quel luogo il barista era quasi tentato di rifiutarsi di farglielo con il timore che il tedesco fosse qualche tipo di ubriacone, d'altronde non era certo il gusto la parte forte di quel drink, ma la sua potenza. Gli bastava un sorso per sentirsi di nuovo a casa, quella familiare sensazione riconducibile solo a ciò che si proverebbe ingoiando una grattugia, quasi poteva sentire le pacche sulla spalla dei suoi amici o gli abbracci di 'Tilde, ma l'unica cosa a tenergli compagnia in quel bar nel mezzo del Giappone erano i suoi pensieri.
    Sentiva di poter parlare dei suoi problemi ai coinquilini solo fino a un certo punto, d'altronde entrambi avevano dei lavori che portavano via molto tempo, in più si sentiva davvero troppo in colpa dopo ciò che era successo a Kohaku: ogni volta che lo guardava si ricordava di ciò che poteva avergli fatto capitare. E Lavinia? Certo, si scrivevano di tanto in tanto, probabilmente era una delle poche chat di Babel di cui leggeva regolarmente i messaggi, ma non si sentiva di appioppare bagagli emotivi addosso a una persona così carina e premurosa senza essere sicuro che fosse dell'umore per aiutarlo, è terribile d'altronde essere tristi e sentire qualcuno lamentarsi perché è triste. Non che per chiunque altro fosse diverso, per ogni amico o conoscenza che si era fatto trovava più motivi per non dire nulla piuttosto che parlare: Castiel, Akemi, Shiisa...
    E quali erano questi pensieri tanto pesanti? Beh, lo stesso fatto di non avere nessuno con cui parlare era un grosso peso sul groppone, ma sicuramente c'era anche il fatto che, oltre al suo lavoro che ora sembrava prendere una piega più positiva che mai, non aveva molte altre soddisfazioni nella vita, nemmeno nelle sue ronde da vigilante dove sembrava fare più castronerie che altro o nemmeno con il suo quirk che non sembrava dare troppi segni di miglioramento pur venendo allenato quotidianamente.
    Non era ancora riuscito a replicare l'armatura che aveva usato contro il polpo o le spine che aveva visto da Kardama, nel primo caso sembrava riuscire a creare lo stesso tipo di protezione solo su tutto il corpo una volta sola e non su piccole parti localizzate, non il massimo per qualcosa che come quella tecnica richiedeva uno sforzo davvero forte per essere mantenuto. Nel secondo caso invece non riusciva a creare delle spine senza pensare a... QUEL periodo della sua vita, era quasi inevitabile, simbiotico, anche se riusciva a creare degli effettivi spuntoni senza farsi male il solo pensiero intrusivo e negativo che regnava nella sua mente ne faceva spuntare altri sotto pelle, ferendolo in tutti i sensi possibili della parola. "Usa il tuo quirk in modo più intelligente" diceva Kardama, ma come? Il suo quirk era così concettualmente semplice che non poteva veramente usarlo in modo diverso, poteva solo esercitarsi e migliorare piano piano... all about the grind.
    Un altro sorso di grattugia lo aiutava a mandare giù l'amarezza.
    Alla fine quella sera non era, o meglio, non doveva essere particolarmente teso o angosciato, anzi, quello per lui doveva essere un momento per mandare a quel paese i suoi problemi, voleva svagarsi, festeggiare, non certo deprimersi con dell'alchool, alla fine chi conosceva il tedesco sapeva che gli alcolici per lui erano praticamente bibite energetiche. Doveva solo trovare il coraggio di andare da qualcuno e attaccare un discorso, o aspettare che qualcuno andasse da lui.

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    Cole Sanchez

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    Nel mentre, Cole, intento a sua volta nello scolarsi la propria birra, ode cosa Gunter ha ordinato, e ciò attira la sua attenzione. Riconoscendo le origini del drink che Gunter ha ordinato, Cole comincia a incuriosirsi su chi potrebbe mai ordinare un alcolico del genere. Da una posizione più stravaccata assume una posizione più seria e si isola mentalmente , la sua empatia gli suggeriva che la persona che stava analizzando potesse essere in una situazione più complessa di quanto si potesse credere. Perciò un sorriso appare sul volto di Cole e decide di alzarsi dalla sedia con una velocità tale da allarmare per qualche secondo gli altri bevitori incalliti. Chiaramente controllare la sua forza non è uno dei suoi pezzi forti. Una situazione che fece persino arrossire Cole , una persona di per se' molto sociale. Tuttavia , Cole riesce a tenere la calma e saluta Gunter con un leggero cenno sedendosi poi di fianco a lui. A questo punto le altre persone nel locale tornano a svagarsi , ma a giudicare da alcune azioni è chiaro che qualcuno probabilmente conosca già il sottoscritto. Dopo una leggera pausa si volta verso il barman. "Un Old Fashioned, grazie" . Durante la preparazione, Cole si rivolge a Gunter. "Sai, non è la prima volta che ti vedo, però oggi non solo ho realizzato che bevi drink molto potenti ma mi sembri anche particolarmente perso nei tuoi pensieri". Dopo una pausa di qualche secondo, egli continua : " Beh, spesso non si parlerebbe di alcune cose nemmeno con le persone a cui tieni di più, io sono uno sconosciuto come tanti altri ma se vuoi puoi parlarne con me sai?". Successivamente procede ad afferare il suo alcolico con una memoria quasi muscolare , probabilmente nemmeno nella sua vista periferica.
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    Modificato per cambiare colore ai dialoghi


    Edited by Megio - 4/3/2023, 02:27
     
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    Günter Wolff

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    Il suo flusso di pensieri veniva interrotto dai bruschi movimenti di un individuo che dopo essere entrato nel suo campo visivo si faceva strada verso di lui: anche se la sua camminata e il suo cenno erano indicatori abbastanza ovvi che quel tale si stava rivolgendo al tedesco quest'ultimo aveva comunque deciso di rispondere con un semplice sorriso e nulla di più, per evitare di ricambiare un saluto che poteva essere diretto a qualcuno dietro di lui. Non era certo la prima volta che vedeva quell'uomo, pur non frequentando spesso quel locale il più delle volte che ci andava c'era anche lui che, del resto come lo stesso Günter, non era proprio difficile da individuare in mezzo al resto della gente considerato le sue evidenti origini straniere, insomma, se c'era una cosa che aveva notato di lui era il fatto che conosceva bene o male tutti i clienti abituali nel locale e anzi, spesso si palesava come anima della festa quando per un motivo o per l'altro finivano per raggrupparsi.
    E invece ce l'aveva proprio con lui, di fatti dopo aver ordinato a sua volta un cocktail aveva cominciato a parlargli, dimostrandosi quasi preoccupato nei suoi confronti: in quel periodo i suoi genitori avevano quasi smesso di trattarlo come se vivesse da cane randagio, ma appunto, quasi, ogni tanto lo facevano ancora e provavano a consolarlo anche in momenti in cui era perfettamente sereno, cosa che davvero non sopportava. Ma sentire che anche quel perfetto sconosciuto vedendolo era quasi in pensiero per il suo stato d'animo suscitava una reazione diversa in lui, trovava la situazione quasi ilare.
    Ridacchiava piano con la mano di profilo davanti alla bocca per evitare di sputare, aspettando che il suo interlocutore finisse di parlare
    «Beh, di solito vengo qui quando sono un po' giù però...» - diceva, indicando il suo drink, riflettendo un attimo sugli ingredienti e immaginandosi la scena vista dall'esterno, girandosi dunque completamente verso quell'uomo e proseguendo
    «... Wow, sembro veramente così depresso?» - buttava la cosa un po' in ridere, anche per fargli intendere che non lo stava deridendo a caso e che non gli stava mancando di rispetto in qualche modo. Dava ora un occhiata più approfondita al tale che ora poteva vedere da vicino per la prima volta: una persona così apparentemente tranquilla, il suo atteggiamento era rilassato e sicuro, nulla di diverso da quello che si aspettava da uno che sembrava essere bene o male amico di tutti, chissà con che contatto si era trovato nell'isola del sol levante, magari anche lui aveva un qualche lavoro artistico come il tedesco.
    «Da noi in Germania si dice 'lo sconosciuto non giudica', alle volte è più facile parlare dei propri problemi a qualcuno che non si conosce» - Diceva, rassicurandolo che il suo proposito di ascoltare i problemi di Günter non era proprio fuori luogo, alla fine è più facile parlare con qualcuno di esterno che potresti non rivedere mai più o a un caro che probabilmente conosce bene le situazioni di cui stai parlando e si azzarda addirittura a criticare costruttivamente le tue scelte di vita? Sospirava e mostrava al suo interlocutore un espressione poco convinta provando a fargli capire che c'era un ''ma'', proseguendo
    «Non è che non voglia parlarne, ma credo che non avrebbe senso, finirei per buttare giù di morale anche te» - faceva spallucce in modo calmo e senza smettere di tenere la sua espressione allegra, quasi come per fargli intendere che nessuno poteva farci nulla, nemmeno lui stesso
    «Però un po' di compagnia la accetto volentieri, possiamo parlare o... non saprei, fare una partita a biliardo?» - diceva lanciando qualche ipotesi al tale, indicando il tavolo non troppo distante dal bancone che in quel momento sembrava essere libero, rimanendo comunque in ascolto per una qualsiasi altra opzione avanzata dal suo interlocutore.
    «Cole, giusto? E' quello che immagino dopo aver sentito i tuoi amici giapponesi chiamarti 'Kooru'» - Ridendo piano, avrebbe poi proseguito dicendo
    «A meno che non ti chiamassero Cool, sai, ti si addice» - dopo questa battutina, quasi gli dispiaceva rendere quella presentazione quasi formale con una stretta, ma era da troppo che non ne dava una come si deve, avrebbe dunque porto la sua mano a quell'uomo, pronto a ricevere qualcuno che avrebbe almeno posto un po' di resistenza a differenza di molte sue conoscenze che, quando doveva ancora abituarsi all'inchino formale, avevano lasciato la loro mano in quella del tedesco quasi a peso morto dando l'impressione che fosse la cima di uno spaghetto appena tirato fuori dalla pentola
    «Io sono... Affe» - diceva senza nemmeno provare ad accennare il suo vero nome e cognome, semplicemente per essere sicuro che lo chiamasse in quel modo, se prima questo era un nomignolo rituale che solo i suoi amici più stretti conoscevano adesso era quasi diventata un esigenza avere qualcuno che lo chiamasse in quel modo per farlo sentire a casa, almeno in parte.
    Che avesse trovato la persona giusta per svoltare la serata per il meglio?

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    Cole Sanchez

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    In risposta, Cole emerge con una grande risata. Si sa che è abbastanza chiassoso, tuttavia è uno dei motivi per cui è diventato l'anima della festa di quel locale. <<certo, ma ti avverto, sono un mostro a biliardo.>> . Dopodichè fa svanire ciò che é rimasto del suo drink in un battito di ciglia come se fosse l'unica cosa ad impedirgli di continuare la sua serata. Successivamente sbatte il bicchiere sul banco con una grande forza che meravigliosamente non ha sparso schegge di vetro ovunque. Si volta verso il barman con un sorrisone talmente esagerato che solamente guardarlo in faccia potrebbe far crepare dal ridere chiunque. << Un tavolo da biliardo per me e il ragazzo >> . Il barman dopo una breve pausa guarda Gunter e gli scappa una sottile risata soffocata dalla musica del locale. << Attento che lui è forte >> - dice l'uomo dietro al banco. Cole procede facendo apparire circa 3500 Yen dal suo giubbotto e si dirige verso il tavolo invitando al ragazzo di seguirlo con un leggero sogghigno. C'erano tanti tavoli da biliardo ma erano tutti vuoti. Ne scelse uno in particolare che inizialmente non sembrava avesse nulla di speciale. La luce sopra di esso era bruciata e lampeggiava di tanto in tanto, in compenso era illuminato molto bene dalla luce emessa dal televisore di fianco ad esso che mandava in loop video musicali. Per essere un locale così frequentato era parecchio strano che quella zona fosse così vuota. Nel mentre che prepara il tavolo per la partita, comincia a parlare al suo nuovo amico. << Sai, quando stavo in Florida ogni giorno giocavo a biliardo con i miei amici. Rimetterci le mani sopra mi fa sentire a casa. >> - nel mentre passa la stecca in mano a Gunter come un soldato affiderebbe la propria arma. Questa area del locale aveva qualcosa che Cole considerava magico. La musica del locale andava in secondo piano e veniva rimpiazzata dagli impatti delle palle da biliardo mentre il caldo veniva sostituito con una leggera brezza che si facenda strada tra le fessure delle finestre in fondo alla stanza. Quella che per altri poteva essere solo una stanza trasandata di un locale per lui era un richiamo alle origini. << Bene bene, tu come te la cavi col biliardo?>> - dice Cole mentre comincia già a passare il gesso sulla stecca alzando una piccola nuvola blu che finisce a depositarsi sul suo giubbotto.
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    Günter Wolff

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    Similmente alle aspettative del tedesco, quell'uomo aveva risposto ridendo alla battutina che lo stesso aveva fatto sul suo nome, facendogli capire anche senza rispondere direttamente che doveva effettivamente chiamarsi così: il tedesco lo avrebbe accompagnato a sua volta con una risata, anche se non fragorosa come la sua, lasciando che la sua faccia venisse coronata da un sorriso sereno. Stranamente però, quell'individuo non aveva risposto in alcun modo alla sua stretta di mano, era davvero così preso dalla sfida che il tedesco gli aveva inavvertitamente lanciato? O era solo passato così tanto tempo da quando era in Giappone che si era dimenticato cosa voleva dire quel gesto? Improbabile, solo congetture che prendevano forma nella mente del tedesco che provava a capire chi fosse veramente l'individuo che aveva davanti.
    "Mi conosci" - Diceva lanciando una complice occhiata al barman ben memore dei racconti del tedesco su quanto si potesse impegnare per vincere una stupida sfida lanciata in un bar, l'uomo dietro il bancone non aveva mai visto i due interagire e forse era curioso quanto loro di sapere come sarebbe andata, avrebbe poi spostato il suo sguardo di sfida verso Cole senza rispondergli direttamente, ma facendogli capire che era in vena di sfide, avrebbe perso? Molto probabilmente, alla fine che ne sapeva il tedesco di biliardo? Le poche volte che ci aveva giocato con gli amici erano così distanti nel tempo che probabilmente anche la sua memoria muscolare non poteva salvarlo in una sfida simile, ma poco importa, voleva divertirsi, non vincere.
    Lo guardava trangugiare il resto del suo drink con la voga che si aspettava da un bevitore provetto come poteva essere lui: in risposta il tedesco avrebbe sorriso, guardando il suo bicchiere e riflettendo qualche istante se fare la stessa cosa con il suo, non si chiedeva se fosse o meno una brutta idea, piuttosto quanto fosse pessima da uno a dieci
    "Weichei" - borbottava, tirando fuori un termine strano senza vere e proprie traduzioni, esistente solo in Germania, si traduce letteralmente in "Ovetto soffice" e si usa in molti modi, in questo caso il tedesco stava parlando con se stesso, praticamente dandosi della fighetta per darsi coraggio: avrebbe trangugiato a gran sorsoni quello che era a tutti gli effetti poco meno di un bicchiere pieno di... morte e disperazione? Come altro potrebbe essere descritta una combinazione simile di alcolici? Al mondo esterno non faceva altro che mostrare qualche leggero colpo di tosse che avrebbe elegantemente coperto con il suo pugno chiuso, ma dentro di lui stava piano piano succedendo un disastro dopo l'altro, sentiva le sue interiora sciogliersi e il suo equilibrio in rarefazione dopo poco meno di una manciata di secondi dal fatto.
    Già pentito di quella mossa avrebbe allungato dei soldi al barman, alzandosi e imbracciando la bacchetta consegnatagli da Cole
    "Ohh, capisco. Beh tra tutti posti non è facile riprendere proprio in Giappone: te ne sarai accorto prima di me, ma qui lo prendono molto più come uno sport serio che una cosa da bar" - diceva, appostandosi su un lato del tavolo e ridacchiando per un attimo mentre pensava a ciò che aveva appena detto
    "Lo dico come se noi tedeschi non passassimo giornate a ottimizzare il lancio della birra" - sport che a quanto pare non fa parte di uno stereotipo ma è effettivamente molto praticato, soprattutto nelle zone più rurali della Germania del nord dove viveva Günter prima di tarsferirsi
    "Beh, stiamo per scoprirlo!" - diceva rispondendo al tale, prendendo uno di quei strani cubi di gessetto dal tavolo da biliardo e strofinandolo sulla punta della bacchetta mentre si chiedeva, un po' come tutti, che accidenti stesse concludendo, ma si sa, da sempre un po' di classe in più fingere di sapere che tipo di benefici da quel gesto.
    "Dunque... beh, chi inizia?" - Diceva, per poi afferrare velocemente il portafoglio e tirando fuori una moneta, chiedendo successivamente
    "Preferisci testa o-" - veniva improvvisamente interrotto dalla televisione a fianco a lui, quella che trasmetteva musica, come mai? In fondo aveva suonato fino a quel momento e non aveva attirato l'attenzione di nessuno no?
    "Tsk, ma tu guarda" - diceva, con una certa incredulità nella sua voce, appurando con certezza che non era un illusione uditiva e che aveva effettivamente riconosciuto le note iniziali della canzone che stavano dando in quel momento:
    Dead Butterflies
    e come poteva non riconoscerla? Era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che la sentiva da qualche parte che non fosse un suo dispositivo, faceva un certo effetto, lo faceva sentire davvero... bene
    "Oh, scusa, mi sono distratto. Sai, sono uno degli artisti che ha composto questa canzone" - chissà se anche il suo interlocutore la ascoltava, non si chiedeva semplicemente se la conoscesse, quello era molto probabile considerato che si trattava di una canzone di beneficienza fatta per il terribile giorno delle farfalle che aveva trovato più di qualche volta i suoi spazi in molte radio, nello specifico si chiedeva se quella canzone gli piacesse e se avesse mai speso più di qualche minuto a leggere i lyrics dopo averla ascoltata la prima volta. Non se lo chiedeva per questioni di fama, considerato che quella canzone l'aveva fatta con il suo vero nome e non con la sua identità da artista, non voleva nemmeno farsi direttamente pubblicità visto che i ricavati di quel brano in particolare erano tutti destinati ai fondi per ricostruire Tsukiji, era solo mera curiosità, ormai Tsukiji era di nuovo accessibile e voleva capire se quel gesto era effettivamente stato utile per la ricostruzione del luogo.
    "Comunque, dicevo, testa o croce?" - Qualunque cosa avrebbe detto quell'uomo avrebbe annuito prendendo l'altra scelta e lanciando la moneta, facendola impattare sul suo braccio davanti di lui
    "Eeeee... Testa!" -

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    Modificato per un piccolo misunderstanding chiarito in privato


    Edited by XamHell - 17/3/2023, 08:29
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    Cole Sanchez

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    Cole avendo scelto croce non fa che annuire con un sorriso, facendo un gesto che invita il suo avversario a cominciare per primo. "Da quel che ho sentito in giro grazie a quella canzone sei riuscito a fare su un bel po' di fondi da dare in beneficienza, hai il mio rispetto amico!" . Nel corso della partita Cole si perde nei suoi pensieri , pensando alla strada che ha fatto per arrivare fino a quel momento. Il quirk che sin da piccolo gli ha dato problemi ora era per la maggior parte sotto controllo. Anche se ogni tanto aveva degli stimoli causati dal proprio quirk ora riusciva bene o male a vivere una vita normale. Tuttavia qualcosa mancava, si sentiva incompleto. Ogni tiro di Cole era praticamente perfetto, anche se con l'andare della partita sembrava diventare sempre più distaccato di tanto in tanto. Ogni parola o suono si ammutoliva nella sua testa dal momento che riprendeva la mira. In quei momenti, esistevano solo due cose, la stecca e la palla da mandare in buca. Nonostante ciò non ignorerebbe una qualsiasi conversazione con Gunter, continuerebbe a parlare come se nulla fosse, sembrando a tratti un po' serio considerando la sua personalità giocosa. Man mano che la partita prosegue Cole torna in sé e si rende conto di essere sembrato un po' disconnesso dalla realtà. "Oh, scusami, se mi hai detto qualcosa probabilmente non lo ho sentito, credo di essermi distratto" - dice Cole mentre si sistema in una postura più composta al bordo del tavolo. Cole in realtà non temeva molto il fatto che potesse sembrare perso tra i suoi pensieri, bensì la possibilità che avesse potuto accidentalmente attivare il suo quirk in pubblico, come un muscolo flesso in reazione a uno stimolo, per giunta in una comunissima partita di biliardo. Analizzandosi con più calma effettivamente si rende conto di aver avvertito una sensazione che lui conosce bene alla base della propria nuca, probabilmente bene esposta durante il tiro. Decide di far finta di nulla, sperando vivamente che quella sensazione non fosse stata una bocca ma solo una piccola crescita di placche. Dopodichè Cole finisce il suo ennesimo drink e si ricorda della ridicola potenza alcolica del drink di Gunter. "Scusa ma come fai a bere quella roba? Solo a guardarla mi collasserebbe lo stomaco. Di solito sono aperto a provare cose nuove ma quel drink mi fa quasi paura!" - dice Cole ridendo, appoggiato sul bordo del tavolo da biliardo. Ora probabilmente dava l'impressione di essere tornato giocherellone come al solito.
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    Edited by Megio - 29/3/2023, 23:08
     
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    "Nice" - diceva soddisfatto a bassa voce prima di effettuare i primi della partita, il suo interlocutore aveva scelto croce e aveva vinto il segno opposto, come doveva interpretare il suo sorriso? Era calmezza e sportività o qualcosa tipo "Si si, guadagna pure terreno che tanto ti faccio il culo comunque".
    Il tedesco era contento di sentire quella frase, anche se in fondo quell'uomo non aveva detto nulla di diverso da altre voci che aveva già sentito: il pezzo non era stata una grossa hit, ma aveva comunque contribuito in modo abbastanza consistente nella raccolta fondi, purtroppo, basandosi sulla sua reazione e su come aveva formulato la frase, era facile per Günter intuire che probabilmente non era un amante del pezzo, o più semplicemente non lo aveva mai ascoltato seriamente, non era un tipo da metal magari?
    "Non saprei, dopo aver fatto la mia parte non mi sono tenuto molto in contatto con gli altri artisti, mitico comunque!" - Diceva con una vena di modestia nella sua voce dicendo ne più ne meno che la verità, oltre a essersi visti una o due volte di persone non aveva avuto molti contatti con gli altri del progetto, si parlava comunque di una cinquantina di artisti ed era praticamente impossibile conoscerli tutti nel poco tempo che avevano impiegato per completare quell'arduo processo creativo.
    "Fa niente, tranquillo" - Diceva ridacchiando, dopo che il suo interlocutore aveva confessato di essersi completamente perso nei suoi pensieri, doveva aver preso piuttosto seriamente la sfida se era così concentrato strano considerati i tiri da principiante con cui aveva cominciato il tedesco, aveva mandato qualche palla in buca ma nulla in confronto ai tiri che calcolava il suo avversario... probabilmente lui usava il gessetto conoscendo il suo scopo. Anzi, probabilmente lui sapeva addirittura come usare quelle strane tacce sui bordi del tavolo, il tedesco sapeva che in qualche modo potevano assistere qualcuno a calcolare i tiri ma non aveva idea di quali complesse operazioni matematiche si dovessero svolgere, era solo un indicatore che usava per capire dove posare il suo bicchiere visto che gli spazi sulle suddette erano sempre i più piani, questo probabilmente per dare ai professionisti il massimo della precisione
    "Beh, di solito lo prendo perché uno solo mi basta per una serata... e di solito non lo bevo così in fretta come quello di prima" - rideva riappoggiando il nuovo bicchiere alle sue labbra, anche questo riempito di quella strana miscela, già, ne aveva preso un altro anche se questa volta, di grazia, lo stava sorseggiando
    "Nelle campagne della Germania noi ragazzini pestiferi cominciamo a bere molto presto, col tempo ti abitui anche a bombe come queste" - concludeva, aspettando che finisse il turno dell'avversario per poi chinarsi e esitare un secondo prima di effettuare un nuovo tiro
    "Tu da dove vieni? Cole mi sa tanto di Gran Bretagna, o magari America, ma è un territorio abbastanza vasto ecco" - chiedeva precisazioni incuriosito, togliendosi la felpa visto quanto si stava accaldando grazie al movimento fisico e al drink, sarebbe riuscito ad ammalarsi proprio il giorno prima di un appuntamento piuttosto importante? Molto probabile, sudando in quel modo basta uno spiffero per trovarsi costretti a letto.
    E fu così che aveva sbagliato un altro tiro, trovandosi con tre palle ancora da piazzare e con il suo avversario che invece era già a quella da otto, una situazione non proprio favorevole, dopo ciò che aveva visto durante quella partita praticamente solo un miracolo poteva svoltare la situazione per il meglio
    "Ahh, devo smettere di bere se voglio vincere la prossima probabilmente" - diceva attendendo la giocata del suo avversario e provando a buttare giù l'amaro boccone della sconfitta con il suo drink altrettanto amaro, accorgendosi suo malgrado che effettivamente la sua vista stava cominciando ad offuscarsi, fortunatamente non era arrivato in quel posto in macchina, il suo tasso alcolemico era SICURAMENTE sopra il limte consentito per guidare, probabilmente per un po' sarebbe riuscito ancora a giocare a biliardo.


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    Scusa per il piccolo ritardo, motivi di lavoro
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    Con un ultimo rapido colpo di stecca, Cole manda l'ultima palla in buca. Era esattamente la conferma di cui aveva bisogno, ora era sicuro di non aver mai perso lo smalto, nemmeno nel biliardo. "Ci hai quasi azzeccato, vengo dalla Florida." Dopo una risatina si volta verso Gunter , tenendo ancora in mano la sua stecca che pareva fosse quasi fumante. "Scusa, mi rendo conto che non ho ancora chiesto il tuo nome, come ti chiami giovanotto?" dice Cole con tono scherzoso mentre spazza via con la mano un po' di quella polvere blu che gli è rimasta addosso. A questo punto si sarebbe aspettato la risposta, nel mentre guarda il proprio orologio. "Wow, è davvero tardi....e non hai una bella cera, non è che vorresti un passaggio? Tranquillo, non mi devi nulla , è già tanto che tu abbia giocato con me pur sapendo palesemente di perdere" dice mentre finge un espressione seria e crollando poi in una rumorosa risata, tirando una pacca sulla spalla a Gunter. Dopodiché si impegna nel sistemare il tavolo e si prepara a riportare al banco tutto ciò che gli è stato fornito. "A ogni modo, bella partita." dice Cole mentre posa la stecca sulla sua spalla come se fosse una mazza. Ormai il locale cominciava a svuotarsi, le voci di sottofondo svanivano mentre l'eco dei passi dei due prendeva il primo piano. Dopo una breve pausa , Cole si gira verso Gunter : "Sai cosa? Mi sembri un ragazzo simpatico, se hai bisogno di qualcosa o ti va di uscire a spaccarti di alcolici non farti problemi a richiamarmi." poi procede con "..Oppure se ti va di perdere un'altra partita a biliardo, ovviamente.".
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    «Beh... ''quasi''» - Diceva ridacchiando il tedesco dopo essere venuto a conoscenza della nazionalità di quel tipo: Tirando a indovinare il tedesco aveva parlato di Gran Bretagna quando in realtà l'uomo di fronte a lui veniva dalla Florida, forse era Günter a essere troppo precisino, in fondo aveva solo sbagliato nazione.
    «Non ne so molto ma dicono che ci si diverta in quel posto» - proseguiva provando a riorganizzare le sue conoscenze su quel misterioso luogo lottando la sua stessa mente offuscata dall'alchool, le fluenti movenze di quell'individuo con la sua stecca non aiutavano di certo il biondo a focalizzare i pensieri, non stava facendo niente di eccessivamente strano o eccentrico ma dopo un drink come quello del tedesco i suoi movimenti vagamente professionali erano abbastanza per farlo sembrare una majorette.
    «Uh? Beh, no, non me lo hai ancora chiesto perché...» - Gesticolava confuso, glie l'aveva effettivamente già detto o si ricordava male? Forse aveva capito che Affe era un soprannome e voleva farsi rivelare la sua vera identità?
    «Io sono Günter, ma ripeto, puoi chiamarmi Affe» - Diceva sorridendo un po', sempre sperando che il suo interlocutore utilizzasse il soprannome piuttosto che il suo nome, insomma, chi preferirebbe una cosa impronunciabile a un semplicissimo Affe, così corto e scorrevole e privo di lettere strane e impronunciabili
    «Ma che... hey!» - reagiva stizzito alla frase di quell'uomo, prima di vedere la sua espressione seria rompersi e dare spazio a una fragorosa risata, a quel punto, capendo che stava scherzando, si era unito anche lui
    «Beh amico, non avrò una bella cera ma neanche tu sembri proprio nelle condizioni di guidare» - o almeno così sembrava al tedesco magari aveva una percezione un po' sfalsata ma insomma, non gli sembrava di essere già così brillo
    «A questo punto arrotondiamo, no? Se ci facciamo un altro giro offro io... e se hai le palle voglio la rivincita» - diceva scherzando, a dire la verità non aveva idea del perché avesse appena proposto una cosa simile, sembrava decisamente qualcosa che normalmente non avrebbe fatto, la frase gli era sembrata strana dall'istante stesso in cui aveva cominciato a dirla.
    Forse era questo l'unico modo che il suo io trovava per esprimere la sua voglia di compagnia, sperava solo di non risultare troppo pesante nei confronti di quell'uomo, nel locale cominciavano a rimanere i soliti gruppetti abituali che chiudevano le serate, forse ne Günter ne il suo interlocutore realizzavano quanto rumore stavano facendo rispetto alle altre poche persone rimaste nel locale.
    «Grazie bro» - Diceva sorridendo, conscio della sua pessima performance e dello stacco irrecuperabile che Cole gli aveva dato durante il match, come aveva reiterato concludendo la sua frase successiva, gli piaceva l'atteggiamento spigliato e non eccessivamente vanaglorioso di quel Cole, una personalità non proprio semplice da dimenticare
    «Beh certo, quando vuoi, non ho un lavoro con degli orari proprio fissi» - diceva, riflettendo un attimo e poi proseguendo
    «''DerAffe_Gw'', è il mio Babel, puoi scrivermi li se ti va... sono quello senza foto profilo» - diceva, dandogli una dritta in più per trovarlo in mezzo agli altri profili che si chiamavano come lui (quindi nessno).
    «Hai altri locali abituali oltre a questo?» -


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