Il Sentiero della Mano Sinistra

Single quest per Yami Dodson

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    15,274

    Status
    Anonymous





    ☿ YAMI DØDSON ☿


    X88g8RT

    Narrato - Parlato - Pensato



    Yami aspirava rumorosamente il frullato dalla cannuccia. Ormai la bevanda era pressoché finita. Dopo il suo incontro con quello strano ragazzo del vicolo, che certamente non si sarebbe aspettata di reincontrare o comunque non così presto in una città grande come quella, aveva preso un altro frullato e si era diretta al negozio che doveva visitare. La sua figura era ora in piedi all'esterno dell'attività, e ne fissava le vetrine nere con interesse. Le idee e il modo di comportarsi di quel Raul le sembravano a dir poco bizzarre e incomprensibili, ma ora non era più il momento di pensarci. Aveva il coltello nella borsa e per fortuna quel cimelio era tornato da lei, ora era più tranquilla. Allungò il braccio per buttare il bicchiere di plastica ormai vuoto. Nell'architettura all'avanguardia o comunque squisitamente orientale di Tokyo, quel posto era a dir poco particolare. Le pareti esterne in cui erano incavati quei due giganteschi vetri opachi completamente neri sembravano in roccia, ma era evidente che erano state piazzate artificialmente su una base differente. Per arrivare alla porta in legno nero bisognava salire un paio di gradini, e ai lati di questa c'erano due acroteri a forma di gargoyle. Il negozio non presentava né un'insegna né scritte che facessero intendere che fosse aperto, ma guardando bene in alto si potevano notare le parti terminali di una serranda: era alzata, quindi era aperto. A dire il vero, quel dettaglio faceva perdere un po' di quell'atmosfera che tutti gli altri dettagli contribuivano a creare, ma non era poi così importante. Mosse i passi sui due gradini e portò la mano alla maniglia, ma si rese conto che era bloccata. Guardandosi attorno, allora, notò sulla sinistra un piccolo campanello che però non riportava alcun nome, solo un grosso rettangolo nero. Premuto il pulsante, dopo qualche secondo la porta scattò, aprendosi.
    Era ormai buio e le vie di Tokyo erano illuminate dai lampioni e dalle insegne dei negozi, da cui l'ombra fuggiva sinuosa come un serpente. Impugnata la maniglia e tirata la porta verso di sé, Yami poté osservare il vuoto dietro quella porta. Come se tutto fosse avvolto da una nebbia oscura, i suoi occhi non riuscivano a mettere a fuoco nulla all'interno di quel negozio, come se stesse osservando un pozzo infinito e privo di qualsivoglia illuminazione. Tremò leggermente, ma deglutì quella noce di saliva e frullato che aveva in bocca e mosse un passo avanti, annegando nel buio.
    Con forza, la porta si richiuse dietro la ragazza come se fosse incantata. Più presumibilmente, però, si trattava di un semplice meccanismo come quelli presenti in moltissimi locali. Mosse lentamente qualche passo: privata la luce artificiale dell'esterno, i suoi occhi iniziavano piano piano ad abituarsi. Le pareva di essere entrata in un'altra dimensione. Facendo più attenzione, si potevano scorgere sparse delle lucine viola che, vibrando, sembravano delle specie di fuochi fatui e - in posizione strategica - guidavano il sentiero nel negozio indicando i posti più pericolosi o spigolosi. Il negozio non era molto largo e occupava appunto un paio di vetrine, ma sembrava ovviare a questa mancanza di spazio in profondità. Innanzitutto la svedese si rese conto che dall'esterno era quasi impossibile vedere dentro in quanto, a pochi passi dall'entrata, era posizionato un grosso armadio che serviva a celare il resto dello spazio e coprire le lucine del negozio. Sui ripiani dell'armadio era possibile notare qualche libro impolverato con copertine in pelle leggermente usurate, qualche gabbia con all'interno qualche esemplare esotico di aracnidi, un paio di grossi barattoli contenenti cervella e altri organi. Yami era al corrente dell'esistenza di un medico - in Giappone - che collezionava la pelle tatuata di membri deceduti della Yakuza. Non era quindi sicura di come funzionassero le leggi sul possesso di organi umani in quella nazione, ma più presumibilmente si trattava semplicemente di repliche o organi animali. Anche l'odore di smog e asfalto di Tokyo era sparito: al suo posto, il naso della ragazza era ora solleticato da un profumo fumoso, quasi denso e pungente, simile alla cannella. Si trattava - in particolare - di benzoino. La svedese però non era certamente un'esperta di profumi e, anzi, con la sua vita aveva avuto possibilità di assaggiarne ben pochi. Mosse passi nel negozio mentre la sua vista era ormai chiara o - perlomeno - quanto più chiara potesse essere in quell'occasione. Sui vari scaffali si trovavano gli oggetti più disparati: gabbie con animali vivi e barattoli con animali (interi o a pezzi) in salamoia, libri più nuovi e libri visibilmente più antichi, sfere di cristallo, contenitori di pietre e pendoli, qualche tavola ouija. Muovendosi tra quelle luci e facendo zig zag tra i vari mobili, si avvicinava al fondo del negozio. Lentamente anche le sue orecchie iniziavano ad essere accarezzate da un suono molto basso, sia di volume che di intensità. La musica aumentava man mano che ci si avvicinava al fondo e pareva essere un qualche tipo di canto gregoriano o simili: diciamo che non era proprio uno dei generi preferiti della giovane e non ne sapeva un granché, poteva sbagliarsi.
    Un'ultima svolta dietro un armadio, e il bancone le si rivelò. Illuminato anche questo da una luce violacea, era colmo di cianfrusaglie: carte sparse, qualche pietra, addirittura uno strano alambicco che distillava un qualche liquido di colore verdognolo. Dietro, vi si trovava il proprietario. Era un'omaccione e la sua stazza era evidente anche nonostante fosse seduto. Vestito di nero con una giacca finemente decorata, simile a quelle che indossava la ragazza fino a qualche tempo prima, la sua visione le riportò alla mente una strana sensazione. Abbassò leggermente lo sguardo, portando una mano alla fronte al ricordo. L'uomo, dicevamo, era imponente: sarà stato alto almeno un paio di metri e aveva il volto spigoloso, coperto da dei grossi baffi neri e da capelli, anch'essi corvini, che gli piovevano sul volto fino alle spalle. Gli occhi di colore dorato - ma forse resi tale dall'illuminazione - erano in parte coperti da degli occhiali da vista a lenti rettangolari. Le mani dalle dita ossute stavano aggiustando uno strano oggetto, ma vista Yami ne portò una ad aggiustarsi gli occhiali, per osservarla meglio.
    Buonasera, cosa posso fare per lei? - la sua voce era roca ma il tono era gentile. Il suo volto era scavato da pesanti rughe e doveva avere almeno sessanta o settanta anni, portati neppure benissimo. La ragazza sorrise tentando di aprire bocca, ma venne interrotta - Umh - borbottò l'uomo, poggiando i gomiti sulle varie carte sparse sul tavolo e, unendo le mani a sostegno del volto, poggiando il mento sul dorso delle mani e avvicinandosi per osservarla meglio - La tua aura mi ricorda qualcosa. - proseguì, osservandola come fosse una cavia da laboratorio - Ci siamo per caso già incontrati?
    Emh... - ridacchiò la giovane portando una mano dietro alla nuca e scompigliandosi i capelli, come faceva frequentemente quando non si sentiva a suo agio - Ho questa sensazione anche io, ma non saprei proprio. - proseguì, onestamente.
    Umh... - borbottò l'anziano tra sé e sé, portando un indice alle labbra come se questo lo aiutasse a ragionare meglio - Oh, ma certo. Sei Yami Dødson.
    La ragazza sobbalzò leggermente, stupita. Era da tempo che non sentiva pronunciare il suo nome per intero. Istintivamente, portò una mano alla borsa dove celava il suo kukri. Capelli bianchi, pelle candida, occhi chiari. Vista l'età, magari si ricordava di quando il suo caso aveva fatto un po' di clamore in città. Se sapeva il suo nome, non poteva certamente essere nulla di buono. O magari era un indovino, visto il negozio.
    Mi ricordo abbastanza bene quella volta in cui sei venuta nel mio negozio. - proseguì l'uomo, impugnando una pipa alla sua destra e accendendola - Eri una bambina molto carina. Vedo che sei cresciuta mantenendo le promesse della natura. - ridacchiò mentre il fumo si mescolava all'odore dell'incenso. Era, quella, una risata onesta e senza il minimo tono sessuale. Una cosa quasi strana, in Giappone. Sorrise.
    Huh? - balbettò la svedese, confusa. L'immagine iniziava a farsi piano piano più chiara nella sua mente, ma era comunque un ricordo molto lontano nel tempo.
    Ai tempo percepivo qualcosa di oscuro dentro di te. - disse l'uomo boccheggiando dalla pipa - Ora mi pare proprio che tu te ne sia liberata... - espirò quindi una piccola nuvoletta di fumo, facendo una pausa - E' stato comunque troppo tardi, non è vero?
    Eheh... - la ragazza ridacchiò, continuando a scompigliarsi i capelli e probabilmente visibilmente e disagio. D'altro canto era un argomento di cui non parlava spesso e, soprattutto, non era abituata a parlare con qualcuno così informato su di lei, per quanto le informazioni dell'uomo fossero vaghe. Quel tipo di persona solitamente parlava in modo vago apposta: l'idea di essere compresi era una strana forma di pareidolia. In ogni caso, però, non poteva fare a meno di pensare che quell'uomo sapesse molte cose su di lei e probabilmente era davvero così - Già, ma è andata così, quindi...
    Una vera tragedia. - annuì l'uomo, sorridendo mestamente - I tuoi genitori venivano spesso da me. Non che credessero negli oroscopi o cose simili, ma spesso trovavano qualche... "reperto interessante", dicevano. - rise sonoramente - Non che io ci capisca molto di quelle cose. E... Qualcosa mi dice neanche tu, quindi... Che posso fare per te?
    Mh... Sì! - annuì la ragazza, sorridendo - Sto cercando un buon mazzo di tarocchi.
    Capisco, capisco. - borbottò l'uomo, voltandosi di spalle e facendo cenno di seguirlo - E' un regalo? - domandò, andando verso una porta nascosta dietro una tenda.
    No, non... - rispose la ragazza, oltrepassando il bancone e seguendolo - Non è un regalo. - proseguì, grattandosi un poco gli occhi che prudevano per tutto il fumo.
    Lo sai che porta sfortuna comprarsi un mazzo da soli, vero? - aprì la porta, rivelando una specie di retro occultato e accomodandosi all'interno della stanza.
    Umh, sì, ho letto a riguardo... - mormorò la giovane. Il suo amore per tutto ciò che era gotico e barocco comprendeva, oltre al resto, anche i film horror e l'occulto. Era anzi, a differenza dei suoi genitori, molto interessata all'esoterismo. In passato aveva fatto molte letture a riguardo. Ora, viste le condizioni in cui viveva, si limitava perlopiù a leggere qualcosa su internet ma forse col nuovo lavoro avrebbe potuto riprendere in mano le sue piccole "ricerche" - Ma... Insomma, non è che vorrei leggerli, ecco.
    Non importa. - le rispose il vecchio, avvicinandosi ad una teca. Quella stanza, a differenza del resto del negozio, era più illuminata. Sembrava anzi in tutto e per tutto uno studio. Dalle pareti rosse e con quello che sembrava anzi uno strato di velluto sulle pareti, il pavimento era coperto da un grosso tappeto nero romboidale al cui centro si trovava un tavolo in legno con due sedie messe una davanti all'altra. Sul tavolo un mazzo di tarocchi e, al centro, una sfera di cristallo. Appoggiati ai muri vi erano vari armadi con libri in un ordine impeccabile e agli angoli, al soffitto, erano appesi vari strani cimeli. Per di più, a un lato del tavolo si trovava un'asta con appesa una gabbietta contenente quello che sembrava essere un corvo - Vieni qui.
    Yami si avvicinò. Nella teca, aperta dall'uomo, erano stesi su del velluto nero vari mazzi di tarocchi avvolti da strisce di carta usurata e con strane scritte sopra.
    Coprimi gli occhi con una mano. - le sorrise l'uomo, dopo essersi tolto gli occhiali. Yami deglutì, un po' stranita, ma poi si mise in punta di piedi e ubbidì. La pelle rugosa dell'uomo era quasi calda. La sua mano, ora, vagava sulla teca. Sembrava uno di quei giochi col gancio al Luna Park dove devi cercare di prendere il tuo peluche preferito, ma non aveva alcun controllo sul congegno. Dopo qualche secondo, l'uomo afferrò uno dei mazzi presenti e Yami tolse le mani dalle sue palpebre mentre richiudeva la teca.
    Ecco, tieni. - le sorrise l'uomo, porgendoglielo - E' un regalo. Devo molto ai tuoi genitori. - proseguì, inforcando nuovamente gli occhiali su quelle iridi dorate.
    Uh, eh?? - balbettò Yami, imbarazzata - N-no, non posso accettarlo! - proseguì, porgendogli il mazzo con quello che sembrava un mezzo inchino improvvisato male.
    Bah! - borbottò l'uomo con un gesto della mano, muovendosi poi verso la porta - Sono sciocchezze, su. - le rispose, uscendo dalla stanza. Yami si fermò un secondo ad osservare il corvo nella gabbietta. Questi le gracchiò e lei si tirò indietro leggermente spaventata, lasciando la stanza e chiudendo la porta alle sue spalle.
    Posso fare qualcos'altro per te, Yami? - domandò l'uomo, tornato ad aggiustare l'oggetto misterioso sotto la strana luce violacea del bancone.
    Umh... - la ragazza in realtà non aveva bisogno di altro, ma le sembrava scortese uscire senza neanche aver comprato nulla. Si mise quindi ad osservare gli armadi attorno a lei. Le sfere di cristallo le sembravano troppo kitsch. In fondo il suo era un interesse più simbolico che effettivamente una fede: non credeva un granché agli oroscopi o alle letture delle carte. Le cadde quindi l'occhio, guidato anche dal naso, su uno scaffale dove si trovavano vari tipi di resine, profumi e incensi. Mirra, sandalo, ambra... Ce n'erano di tutti i tipi. Si grattò il mento, osservandoli, e poi ne prese uno.
    Prendo anche questo e... - sussurrò, porgendolo verso il bancone.
    Sangue di drago, eh? - borbottò l'uomo, accennando un sorriso - Devi far innamorare qualcuno? - proseguì, con gli occhi sul lavoro. Il sangue di drago infatti, col suo colore rossastro, era molto spesso utilizzato nei rituali per gli incantesimi d'amore.
    Yami arrossì, mentre quella sinuosa coda a punta si faceva spazio nei suoi pensieri.
    Forse... - ridacchiò, mentre spostava il dito su vari volumi di fronte a sé - E anche questo! - esclamò, tirando fuori quella che sembrava una copia ottocentesca con rilegatura in pelle degli Archidoxis magica attribuiti a Paracelso - E' proprio il caso che io ricominci a leggere... - concluse la svedese, sorridendo all'uomo.
    Bene. - sorrise l'uomo, concluso il pagamento - Passa una buona nottata e torna quando vuoi, Yami. - le fece cenno con la pipa, socchiudendo gli occhi.
    Aye! - ridacchiò la ragazza accennando un inchino - Buona serata signor...?
    Puoi chiamarmi Eriphas. - le sorrise mentre la svedese, evitando le librerie, si muoveva verso l'uscita. L'odore di smog e il rumore della città presero il posto della lieve musica e dell'incenso mentre Yami metteva piede fuori da Il Sentiero della Mano Sinistra.

    LtL5tpD

    Yami Dodson - LVL 7

    Esperienza: 1475
    Attacco: 260 + 29
    Quirk: 290
    Agilità: 200
    Energia: 775
    Stato fisico: Illeso



     
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    15,274

    Status
    Anonymous





    ☿ YAMI DØDSON ☿


    X88g8RT

    Narrato - Parlato - Pensato



    Uscita dal negozio, la ragazza era nuovamente per strada. Sebbene quel pomeriggio fosse venuta giù a piedi, aveva camminato molto e decise di tornare indietro col bus. Rovistò con la mano nella borsa e tra il kukri e le carte appena comprate trovò gli auricolari. Li tirò fuori, cerco di scioglierli come una matassa arruffata e inforcò il jack nel telefono. Ora che aveva i soldi per permettersi un cellulare (per quanto gratuito fosse quello) e tutti gli optional, quella applicazione chiamata Spotify era una manna dal cielo. Sì, ovviamente lo pagava con una ricaricabile presa con un nome falso, ma perlomeno pagava davvero il servizio, no? Decise - come all'andata - di ascoltare Daisy dei Brand New. Dopo una rumorosissima Vices, le porte del bus si spalancarono di fronte a lei all'inizio di Bed. Yami era così: credeva che le canzoni in un disco avessero il loro ordine come le pagine di un libro, e non aveva senso ascoltarle in ordine casuale. Si accomodò in un posto vicino al finestrino: non c'era molta gente su quel bus a quell'ora, diretta verso la periferia di quella città che proprio ora iniziava come una seconda vita fatta di locali e luci al neon. Appoggiò la testa al vetro.
    My head is lead, I don't ever want to go to bed... Your hair is on fire... - canticchiò quasi sussurrando, socchiudendo gli occhi. Strano come una canzone conosciuta da tanto tempo poteva cambiare significato da un momento all'altro. Si lisciò i capelli mentre la vettura strisciava per Tokyo. Dopo una mezz'oretta arrivò la sua fermata. Prenotò e scese. C'era ancora un po' di tragitto da fare a piedi. Dopo una decina di minuti fu a casa, infilò la chiave nella serratura del cancelletto ed entrò nel giardino. A destra della casa, adagiata sull'erba nel punto meno visibile possibile, la moto di Saito. Ancora non era riuscita a liberarsene, e forse era giusto aspettare che le acque si calmassero ancora un po' per farlo. Ora nella borsa aveva il suo kukri e in un certo senso questo la rendeva più sicura: aveva timore lo avesse preso la polizia e avessero una prova per incastrarla ma per fortuna, forse grazie al buio o al concentrarsi sui feriti, non l'avevano notato. Aperta poi la porta di casa, tolse le vans e scavalcò il piccolo gradino, andando direttamente in camera sua. Si spogliò e - rimasta in intimo - prese le carte dalla sua borsa sedendosi sul letto. Con l'aiuto del mignolo ruppe la sottile striscia di carta che teneva il mazzo unito. Le carte erano leggermente usurate e sembravano antiche, forse anche per questo molte non seguivano gli stilemi e gli stereotipi diffusisi dopo la produzione del Rider-Waite. Passò velocemente le carte tra le sue dita sottili, eliminando gli arcani minori. Erano decorati coi soliti quattro semi e alcune note naturali, qualche pianta, qualche animale. Prese invece gli arcani maggiori e li poggiò in ordine sul pavimento, seguendo l'ordine numerico. In quel mazzo, il Matto occupava il numero XXII, una caratteristica abbastanza rara. La distribuzione iniziava quindi dal Bagatto, qui indicato con un più misterioso "Mago" e terminava appunto col Matto, presentato invece come "Folle". Le illustrazioni erano molto semplici, si trattava generalmente di incisioni in bianco su uno sfondo nero. Ciononostante erano comunque molto dettagliate. La Papessa a testimonianza dell'antichità del mazzo era identificata come "Fede", mentre l'Imperatrice e l'Imperatore mantenevano il loro nome più comune, così come il Papa. Gli Amanti era invece sostituita da "L'Amore", mentre Carro e Giustizia portavano proprio questi nomi. Nuovamente l'Eremita aveva un nome alternativo, venendo indicato come "il Saggio". La Fortuna e la Forza mantenevano i nomi più tipici mentre - forse con una nota di disprezzo o quasi a specificare la sua colpa - l'Appeso era identificato come "Traditore". La Morte era indicata solo dal numero XIII, mentre le carte successive mantenevano il nome originario ad eccezione del Giudizio, segnato come "Angelo". Si trattava certamente di un mazzo particolare. Yami si alzò in piedi. La sua pelle pallida torreggiava sulle carte, mentre il candore veniva interrotto solo dall'intimo nero e dalle unghie smaltate dello stesso colore. Si piegò leggermente, raccogliendo la prima carta. Sullo sfondo nero si stagliavano due cerchi che si incrociavano nel mezzo. Uno pieno e bianco e l'altro nero e vuoto, nel loro congiungimento trovava tana un occhio luminoso. Il cerchio bianco covava al suo interno una sorta di demone simile a un drago, tipica iconografia cristiana, mentre al centro di quello nero superiore si trovava effettivamente il mago. Agli angoli la carta era coronata e delimitata da dei putti sovrastati da vaporose nuvole. La ragazza osservò la carta con attenzione. Scacciato il suo demone, era il momento di fare il miracolo. Ryo aveva ragione: quando avevano parlato quella sera, nella stanza a fianco, aveva detto che quel mondo era troppo corrotto per essere cambiato. Era vero, le persone erano cieche e aprivano gli occhi solo per convenienza. Lei, però, avrebbe fatto una magia.
    Presto... - sussurrò osservando il mazzo - Presto ogni tassello sarà al suo posto.

    LtL5tpD

    Yami Dodson - LVL 7

    Esperienza: 1475
    Attacco: 260 + 29
    Quirk: 290
    Agilità: 200
    Energia: 775
    Stato fisico: Illeso



     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,152

    Status
    Offline
    +25 exp :yeah:
     
    .
2 replies since 22/7/2018, 19:49   97 views
  Share  
.
Top
Top