When the cure becomes poison

AM per starkiller;, .Milk~ e Vilnega

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    Quella mattina a Tokyo faceva inaspettatamente freddo. Una coltre di grigie nuvole copriva il sole che sembrava essersi nascosto dietro esse, nonostante di solito a quell'ora già splendeva intensamente sugli abitanti della città. Era da tempo che i passanti non sentivano la frescura accarezzare la loro pelle, ormai abituati a sudare diverse camicie durante le ore lavorative. Era una piacevole pausa dal caldo opprimente che colpiva qualsiasi parte del pianeta dove fosse estate in quel momento, ma portava con sé il sicuro presagio di pioggia imminente. La luce biancastra, quasi artificiale, illuminava i palazzi e le strade della capitale come se il sole volesse fuggire per qualche oscuro motivo.
    Forse il tempo atmosferico era il primo messaggio offerto da qualche dio misericordioso, il quale tentava di nascondere agli occhi degli innocenti gli orrori compiuti durante l'oscurità e che avevano sporcato le strade di Tokyo di sangue.

    Quella stessa fredda mattina, Laguna si sarebbe svegliata per il primo turno dello squallido bar dove lavorava. Condizione che non le faceva piacere, ma necessaria per sopravvivere da quando aveva deciso di farsi una nuova vita in Giappone. Tra qualche spiacevole equivoco causato dalla sua nazionalità e lo stress di mantenere una facciata normale, andava tutto sommato bene. Era passato un po' da quando era entrata nel mondo criminale di Tokyo, restando immersa in quell'ambiente fangoso pur provando a fingere di avere i vestiti puliti. Pur essendo un lunedì mattina, la confusione non era ancora paragonabile a quella che si sarebbe formata tra circa un'ora, dando alla città un aspetto insolitamente vuoto per essere agosto. Arrivata sul luogo di lavoro senza particolari problemi, la ragazza bionda avrebbe notato qualcosa di estremamente insolito per quell'ora del mattino, ma più in generale per quel tipo di locale. Due auto della polizia erano parcheggiato di fronte all'ingresso principale del bar, con le luci lampeggianti di rosso che non preannunciavano nulla di buono. C'erano diversi poliziotti che sembravano decisamente confusi ed atterriti, considerata la loro immobilità o i loro visi estremamente pallidi. Se si fosse avvicinata però, avrebbe visto il proprietario del bar non in manette, ma confortato da un altro uomo in divisa e con un paio di baffetti. Il capo del locale sembrava singhiozzare e teneva il viso nascosto tra le dita tremanti , ma vide Laguna arrivare e nonostante la sua espressione non si fosse illuminata neppure un po', sembrava leggermente sollevato.
    «L-Laguna! Mitsuki è...è...» Cominciò a pronunciare l'uomo, prima di riprendere a singhiozzare e tagliandosi il fiato con le lacrime, indicando tremante la porta spalancata. Non sembrava esserci ancora nessuno dentro, ma anche se in penombra la bionda avrebbe visto uno spettacolo offerto da un artista del terrore. Un fiore di morte, una scultura di carne formata dal corpo nudo di una donna ed i suoi vestiti troneggiava su un tavolo al centro della sala principale. Le ossa formavano una ripudiante struttura che sorreggeva il peso della pelle e del tessuto adiposo, diventati ora i petali di quel macabro vegetale. Gli organi erano stati invece usati per formare un vomitevole pistillo, raccolti ed usati per decorare il tutto assieme ad una nauseante quantità di fiorellini bianchi. Della testa della vittima, non c'era traccia, ma la targhetta con il suo nome era appoggiata quasi per ironicamente dare un nome all'opera. Chi aveva organizzato questo macabro spettacolo? Forse avrebbe trovato delle risposte presto, da chi era stato assunto per risolvere il caso.

    Quella stessa mattina, Aya Nakamura era stata convocata nell'ufficio del capo del network per cui lavorava, ovvero la Twelfth Division. Era passato qualche mese da quando era entrata nelle loro fila ed non aveva di certo perso l'entusiasmo per la giustizia che la caratterizzava, nonostante non potesse considerarsi un'eroina. L'appartamento che le era stato donato dal Network stesso era ormai diventato il suo rifugio personale, decisamente modificato rispetto a quello di molti membri, e risolvere casi per loro era in pratica un mestiere. Quando però quella mattina Kisuke Urahara la vide entrare, sembrava aver perso nel suo tono la giovialità che di solito lo caratterizzava, anche se non sembrava molto disposto ad essere completamente serio.
    «Buongiorno, Aya.» - Venne accolta da un sorriso, mentre l'uomo si sistemava meglio sulla sedia. «Stamattina ci è arrivato un caso un po' particolare. È stato ritrovato qualche ora fa all'interno di un bar quello che sembra essere un cadavere orribilmente sfigurato.» Il biondo si sistemò istintivamente i capelli, il tono nella sua voce facendosi sempre più tra il serio ed il preoccupato. Aya lo avrebbe visto estrarre dalla scrivania un foglio contenente una lunga serie di indirizzi e foto di persone, per poi concludere con un ultimo "identikit" dove al posto di un ritratto c'era una sagoma nera.
    «Il primo caso simile è successo diversi anni fa, ma di recente gli omicidi sono aumentati a dismisura. Sospettiamo sia opera di un serial killer che ama giocare con le proprie vittime, con un qualche quirk di modifica corporea. Vai sul posto e raccogli più informazioni possibili, accertandoti che sia lui. Sembra firmarsi con il nome di "Hebenon".» - Avrebbe continuato e dopo aver ripreso fiato, la guardò quasi con uno sguardo paterno. «Fare in modo che giustizia sia fatta è il nostro compito, ma fai attenzione a questo tipo. Sembra molto pericoloso.»
    Dopo essere stata congedata da Urahara, Aya si sarebbe dovuta dirigere verso il luogo indicato nell'ultima foto che le era stata mostrata, che corrispondeva al luogo dove Laguna lavorava. Dopo aver raggiunto il locale, sarebbe stata accolta dalla stessa scena che la dipendente aveva avuto il dispiacere di osservare. Se la ragazza dai capelli corvini si fosse avvicinata, le sarebbe bastato mostrare il badge fornito dalla Twelfth Division per non avere problemi, se non lo sguardo stranito del poliziotto forse a causa della sua giovane età. Avrebbe comunque avuto mano libera, considerato che la scena del crimine non era stata ancora per nulla modificata forse a causa delle difficoltà nell'analizzare e al resistere all'impulso di vomitare degli agenti. Aya avrebbe impresso nella sua mente la stessa opera che Laguna avrebbe potuto osservare, forse arrivando anche prima di lei. Il proprietario del bar era lì presente ed era possibile entrare nel locale, in cerca di qualche indizio e conferma che fosse questo Hebenon ad aver architettato il tutto. Avrebbe potuto porgere a chiunque si trovasse lì delle domande, per costruire una dettagliata scena del crimine.

    Da tutt'altra parte, Mizuki Kiyoshi stava vivendo da qualche settimana una situazione ingestibile. Dopo più di un mese da quell'incredibile incidente che aveva coinvolto chiunque si trovasse nel negozio e l'aveva pure resa colpevole ingiustamente, la ragazza stava cercando di recuperare la sua vecchia vita. Aveva pure ripreso a lavorare in un'altra boutique, quasi volesse cancellare quell'avvenimento come se non fosse mai successo. Eppure, se ufficialmente lei non aveva fatto niente, sembrava che qualcuno nei meandri più oscuri di Tokyo non la pensasse così.
    Da diversi giorni ormai, riceveva in continuazione quelli che sembravano essere dei "doni" creati da qualche strana tribù nordica emigrata lì di recente. Era tutto iniziato coi fiori. Mazzi e ghirlande di tutti i generi, diverse specie floreali che però avevano in comune il colore bianco puro. Sembravano essere regali da un'amante misterioso, ma se avesse approfondito la ricerca avrebbe scoperto sia che quelle specie non erano native in Giappone, sia come ogni parte di quei fiori fosse velenosa. I rappresentanti della bellezza della natura però furono solo un assaggio di quello che doveva arrivare. Aprendo la porta di casa qualche giorno prima, aveva trovato sullo zerbino quello che sembrava essere un uccellino morto da cui fuoriusciva una sostanza che ricordava un fiore, che impiastricciava tutte le piume color terra. Ad una più attenta analisi però, avrebbe notato come gli organi interni dell'animale fossero stati piegati malamente per formare i petali di quella pianta maledetta ed in qualche modo solidificati. Quell'orribile avvertimento fu però solo l'inizio di una serie di ritrovamenti inquietanti ad opera di quello che sembrava essere uno stalker. Ogni giorno, Mizuki avrebbe ritrovato un numero sempre maggiore di animali morti sul ciglio della sua porta, tutti sempre più legati e deformati in modi sempre più fantasiosi, condividendo solo il fatto di essere volatili tra le più varie specie. Quel cimitero di pennuti sembrava però non sembrava seguire un senso logico, né sembrava avere un messaggio particolare per la ragazza: dopotutto, lei non aveva fatto quasi niente per meritarsi attenzioni così particolari, tranne far esplodere il negozio.
    Quella mattina però, fu decisamente diversa. Era decisamente presto, troppo perché qualcuno bussasse alla porta d'ingresso e la luce grigiastra filtrava anche dalle sue finestre. Sentì il trepidante ed intenso battere delle nocche di qualcuno sul legno della porta, come se fosse di estrema fretta. Comportamento tipico dei corrieri, in fondo. Fino a quando Mizuki non avesse dato certezza della sua presenza, con un richiamo vocale od altro, la porta avrebbe continuato a bussare incessantemente, per poi filtrare quella che sembrava essere una voce femminile decisamente giovane.
    «Ho una raccomandata per la signorina Mizuki Kiyoshi! È in casa?» Il tono della voce era allegro, come un dipendente innaturalmente contento di lavorare il lunedì mattina. A parte quello però, non c'era altro rumore ad impedire l'ascolto dell'invisibile interlocutore. Toccava a Mizuki aprire la porta perché, di lì a poco, chiunque fosse dall'altro lato della porta avrebbe ricominciato a bussare.



    CITAZIONE
    .Milk~ starkiller; Vilnega . Descrivete pure come arrivate come arrivate al bar e le vostre reazioni all'opera, mentre potete cominciare a cercare qualche indizio se vi va, soprattutto per Aya. Vilnega può ruolare i suoi ultimi giorni e le reazioni rispetto ai "doni" ricevuti, fermandoti quando decidi (o non decidi) di aprire la porta.
    L'ordine è per ora libero e dopodiché manterremo quello creato. Naturalmente, in base all'ordine di postaggio dovrete mettere in conto l'eventuale presenza/assenza dell'altro al bar :zizi:
    Buona scrittura!
     
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    La maggior parte delle persone avrebbe trovato le scorse settimane ingestibili, ma non Mizuki.
    Sotto certi punti di vista quello che stava succedendo era esattamente quello che cercava: attenzione da parte di qualcuno.
    Certo, avrebbe preferito conoscere questa misteriosa persona che continuava a regalarle fiori, ma tutto sommato non le dispiaceva avere un qualche tipo di ammiratore segreto che le regalava composizioni floreali così esotiche e anche così spesso.
    Anche gli effettivi fiori erano strani, tutti i mazzi, tutte le ghirlande, erano tutte completamente bianche.
    Un simbolo di purezza, pensò inizialmente la ragazza, di fiori ed il loro tipo di linguaggio se ne intendeva abbastanza ma non aveva mai visto fiori di questo tipo.
    I fiori non erano di provenienza giapponese ed erano estremamente velenosi, secondo le sue ricerche.
    Interessante come questo misterioso ammiratore fosse determinato a regalarle piante possibilmente letali.
    Quella persona doveva certamente essere un esperta in fiori, considerando la provenienza dei regali, quindi era chiaramente cosciente della loro pericolosità.
    Per qualche giorno la ragazza pensò di essere nuovamente nel mirino dell'oscura organizzazione che sembrava intenzionata a tapparle la bocca, impedirle di diffondere la verità al popolo.
    Ma non poteva negare la bellezza di quei fiori, ironico come potesse esistere un qualcosa di bello ma letale allo stesso tempo, il piccolo vaso sul tavolino in salone dimostrava proprio questo.
    Aveva buttato la grande maggior parte dei fiori, facendo attenzione a non avvelenarsi per errore, ma aveva conservato un singolo fiore di ogni regalo.
    Il risultato era un vaso con tanti fiori differenti, tutti bianchi come la neve, tutti letali come un proiettile.
    Mizuki non riusciva a spiegare il motivo per il quale aveva deciso di tenere in casa quei fiori, forse trovava ironico il collegamento tra la realtà del mondo e il regalo che aveva ricevuto con tale insistenza, forse apprezzava più di quanto non volesse ammettere la presenza di questo ammiratore.
    Tutto continuò in relativa tranquillità per fino a quando non trovò un uccello morto sullo zerbino di casa.
    Normalmente la cosa non l'avrebbe colpita particolarmente, magari qualche gatto l'aveva ucciso e lasciato lì, magari era semplicemente morto per cause naturali.
    Ma le fu presto chiaro che qualcosa di meno "naturale" aveva ucciso quell'animale.
    Quell'uccello aveva una specie di fiore che usciva dal suo corpo, non era decisamente una reazione naturale alla morte, quindi qualcuno aveva speso del tempo a piazzare un fiore dentro il corpo della vittima.
    Per un attimo mille pensieri le passarono per la testa, qualcuno aveva forse capito? Era probabilmente l'ammiratore che continuava a mandarle quei fiori bianchi, doveva essere lui, no? Forse qualcuno aveva compreso la realtà delle cose ed ora si ritrovava in grado di vedere i fiori all'interno dell'umanità.
    Fu qualche istante dopo che notò come il fiore fosse anche esso ben poco naturale.
    Anzi, naturale teoricamente lo era, era solamente non...vegetale.
    Una macabra composizione, gli organi del piccolo animale erano stati deformati e piegati per formare il simbolico fiore all'occhiello di quell'opera.
    Mizuki aveva visto di peggio, specialmente durante i suoi sogni e durante le sue visioni, ma era comunque un gesto che le persone non avrebbero considerato normale.
    In parte questo la rendeva estremamente felice, quasi euforica, solo un qualcuno capace di spezzare l'illusione del mondo avrebbe mai potuto pensare ad un opera così fantasiosa, un messaggio che solamente i pochi eletti avrebbero mai potuto comprendere, questo poteva essere l'inizio di qualcosa di grandioso.
    Ogni giorno, ogni mattina, la ragazza trovava un differente uccello davanti alla sua porta.
    Ogni animale era sempre più deformato, sempre in una posizione differente.
    Quasi come un artista che continuava a presentare i suoi lavori ad una galleria questi animali continuavano ad arrivare davanti alla porta della ragazza sperando forse di essere accettati da lei.
    Non che Mizuki avesse mai provato a "rifiutare" questi doni, certa che l'ammiratore misterioso avesse capito tutto quanto, si limitava a portarli all'interno e buttarli nella spazzatura.
    Il resto del mondo non avrebbe mai capito, ai loro occhi quegli uccelli non erano altro che grottesche statuine, create con lo scopo di incutere terrore.
    Per questo disegnava ogni composizione, per tenere il ricordo di questi macabri regali ed eventualmente chiedere il significato dietro ogni singolo dono.
    Non entrava nei minimi dettagli, dopotutto doveva comunque andare al lavoro quasi ogni mattina e anche quei cinque minuti extra avrebbero potuto farla arrivare in ritardo, ma i disegni erano abbastanza chiari da rievocare il ricordo dell'animale in questione.
    Questo continuò per qualche giorno, diventando praticamente una seconda routine per la ragazza, fino a quando qualcuno non decise di bussare alla sua porta.
    Mizuki era già sveglia da qualche minuto, colpa degli incubi che avevano deciso di non farla riposare completamente, ma era decisamente presto per...beh...chiunque.
    Forse qualche vicino aveva urgente bisogno di qualcosa, a giudicare dalla fretta che la persona dall'altro lato della porta sembrava avere.
    Ma non ebbe tempo di pensare ad altre possibilità che la persona si annunciò come un corriere.
    Ancora più strano, era decisamente raro che qualche persona decidesse di spedirle qualcosa, se si esclude l'ammiratore segreto.
    Arrivo, mi dia un minuto! avrebbe detto a voce relativamente alta, per farsi sentire dalla donna che si trovava dall'altro lato della porta.
    Non poteva certamente farsi vedere con i suoi vestiti per dormire, quindi si vestì il più velocemente possibile con i suoi classici vestiti per essere almeno un minimo presentabile.
    Eccomi.
    Avrebbe quindi controllato velocemente dallo spioncino per evitare spiacevoli sorprese come persone extra al di fuori della sua porta, se tutto si fosse rivelato normale allora avrebbe aperto la porta alla donna.



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    Erano passate circa due settimane da quando si era imbattuta in Darius Wild, facendo anche la sua conoscenza, e nel frattempo aveva svolto altri casi, la maggior parte –– come al solito –– era di piccola portata; ma non aveva la benché minima idea di cosa la aspettasse quando era stata convocata nell’ufficio del sig. Urahara in persona. Aveva fatto in tempo a riordinare la sua stanza e prepararsi prima di venir chiamata, dunque uscì da lì e percorse un corridoio e superò due scale per raggiungere Kisuke Urahara. Annunciò la sua presenza dando tre colpetti decisi con le nocche della mano destra sulla porta. « Posso entrare? », chiese la vigilante con voce sicura e quando sentì il cenno, entrò dentro chiudendo la porta alle spalle. Prese un posto dove sedersi, dalla parte opposta della scrivania in cui c’erano due sedie molto semplici, e accennò un sorriso cordiale in segno di saluto e di ricambio. « Un cadavere sfigurato? », ripeté a bassa voce per accertarsi di aver sentito bene mentre il sorriso cordiale accennato prima scompariva gradualmente. Poté notare dalla voce come si fosse fatto più serio il capo del Network e quando lo vide tirare fuori dalla scrivania un foglio con sopra una serie di indirizzi e foto di persone, fece per allungarsi in avanti col busto per poterlo osservare meglio. Le sopracciglia si inarcarono quando le iridi cremisi si posarono su quell’identikit così particolare: una semplice sagoma nera, non uno dei soliti ritratti che si aspettava di vedere. “Questo è strano…” pensò mentre prestava molta attenzione a ciò che diceva il suo capo, Kisuke Urahara. « Hebenon? Sarà fatto, signore », annuì col capo e quando sentì lo sguardo del capo su di sé, trasse un profondo respiro e drizzò la schiena, per poi schiarirsi la voce. « Farò il mio meglio », disse come per rassicurare il sig. Urahara. Non sarebbe stata avventata, o peggio; il caso era decisamente importante, perciò avrebbe usato tutte le risorse a sua disposizione per portarlo a termine ed evitare di finire nei guai, sia con la legge che con questo serial killer. Doveva agire molto cautamente.

    Dopo essere stata congedata, aveva fatto un rapido salto nella sua stanza per prendere una giacca. Quella giornata aveva colto alla sprovvista chiunque in quanto faceva davvero freddo, nonostante la stagione estiva fosse nel culmine del suo splendore e mancasse circa un mese per la prossima stagione: l’autunno. Non appena se la mise sulle spalle, sarebbe uscita fuori dall’edificio e avrebbe cercato un taxi per raggiungere l’indirizzo riportato nel foglio: si trattava di un semplice locale e sembrava esserci un po’ di brusio fuori. Una volta raccolta abbastanza aria fredda nei polmoni per prepararsi a ciò che avrebbe visto, entrò coraggiosamente all’interno del locale e il suo sguardo cremisi scattò un po’ ovunque, prima di posarsi su ciò che catturava effettivamente la sua attenzione. Una scena raccapricciante le si parava davanti agli occhi: un corpo orribilmente modificato, come le aveva giustamente avvertito il sig. Urahara, in cui l’artista, la mente criminale di questa orribile opera, sembrava essersi divertito a deturpare una povera donna. Portò istintivamente una mano sul ventre, come se volesse evitare di vomitare. Distolse lo sguardo dallo spettacolo macabro e si guardò leggermente intorno con qualche riluttanza, prima di venir fermata da un poliziotto. Fu a quel punto che prese il badge del Network da una tasca interna della giacca e glielo mostrò semplicemente per fargli capire che era un’investigatrice ed era stata incaricata di risolvere il caso. Aveva mille domande in testa ma sembravano trovare qualche difficoltà ad uscire, forse perché il ricordo della scena che aveva visto era molto… vivido.

    “Cosa spinge Hebenon ad agire così? Semplicemente follia o v’è una qualche ragione? ... Non perdere tempo a pensare Aya, è solo una delle tante opere di un serial killer, un folle. L’hai sentito il sig. Urahara.” Nonostante tutti quei pensieri la disturbassero, cercò di tirare avanti perché doveva comunque risolvere il caso e avrebbe potuto farlo solo cercando prove, fisiche o verbali. Con esse avrebbe potuto iniziare a farsi un'idea di ciò che era successo. Le sue iridi tinte di un rosso sangue si proiettarono nuovamente ovunque e adocchiarono subito quello che doveva essere il capo. Lo raggiunse a passi felpati e lo portò in una zona meno rumorosa, all'angolo. « Il locale era chiuso a chiave ieri? Potrebbe dirmi i nomi dei dipendenti che c’erano prima della chiusura, compreso quello… della povera donna lì? »

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    LAGUNA LEE



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    Altro giorno, solita merda. Come ogni normale mattina di lavoro, Laguna si era alzata presto dal suo letto, non senza fatica e non senza pensare più e più volte a come l'avesse finita a dover fare la schiava in quel sudicio bar. Accese la televisione, facendo pigramente colazione con una tazza di caffellatte e cereali, sollevando il cucchiaio alla bocca e masticando lentamente, con gli occhi ancora semichiusi. I programmi TV a quell'ora del mattino non erano niente di speciale, ma almeno erano sufficienti a svegliarla un po' e a tenerle compagnia. Entrata in bagno, si fece una doccia rinfrescante per attivarsi, lanciando la maglietta bianca che usava come vestito da notte sopra la lavatrice. Vestita con la divisa del locale (camicia bianca e pantaloni lunghi e neri) si mise allo specchio per truccarsi, così come ordinava il capo: rossetto rosso e un leggero tocco di eyeliner. Continuava a ripetersi come fosse squallido doversi conciare così per servire un branco di mentecatti come quelli che frequentavano il bar, ma ormai se n'era fatta una ragione. Diede uno sguardo fuori. Il tempo non sembrava essere dei migliori, fatto curioso viste le giornate di sole che avevano abbracciato Tokyo ultimamente. Perciò, insieme alla borsa a tracolla, si armò della giacca nera in finta pelle che ancora le teneva caldo, nonostante avesse già i suoi anni, essendo più vecchia del suo soggiorno in Giappone, e varcò l'uscio.

    Camminava verso la sua destinazione, ormai quasi arrivata. Effettivamente le temperature si erano assai abbassate e il cielo preannunciava, se non temporale, almeno un qualche goccia di pioggia. L'ennesima rottura di scatole, ma fortunatamente lavorava al chiuso. Una piccola gioia. Girato l'angolo, però, qualcosa di inusuale si presentò davanti ai suoi occhi: due auto della polizia, con le luci lampeggianti, di fronte al locale. Istintivamente, l'americana si lanciò di nuovo dietro l'angolo, spalle al muro. Cosa ci facevano lì? Aveva visto bene e gli sbirri stavano proprio di fronte all'entrata del suo bar, non quella dei locali adiacenti. Era impossibile sbagliare, cercavano qualcosa e quel qualcosa si trovava proprio dove lei doveva andare. Poi, come un fulmine, un pensiero la colpì.

    Oh fuck... mi hanno trovata!

    Il suo cervello aveva fatto 2+2 ed era arrivato alla conclusione che forse era proprio lei l'oggetto della ricerca. Con le mani tra i capelli cercava di pensare cosa potesse essere andato storto. Il suo cuore batteva a mille. Forse qualcuno l'aveva vista scazzottarsi con Zhen e aveva fatto una soffiata alla polizia, dopotutto non è che i suoi lineamenti o il colore dei capelli fossero così comuni a Tokyo. E poi, seriamente? Due macchine della polizia per una cosa del genere? Non era di certo la cosa peggiore che aveva fatto. E quindi realizzò: Okada.

    Diavolo, hanno trovato il corpo?! E come hanno fatto a ricollegarlo a me?

    L'omicidio di Okada era tutto un altro paio di maniche. Era una persona importante ed era stata uccisa. Non dalle sue mani, certo, ma si può dire che la cosa fosse semplicemente indiretta, essendo lei stessa chiaramente una complice. Eppure anche tutto ciò sembrava irrealistico, era saltato tutto fuori così, dal nulla? Ed erano addirittura arrivati prima a lei che alla Tenoseki? L'ultima opzione era che l'avessero riconosciuta come la ragazza americana sparita due anni fa.

    Ma sono stata così attenta! Chi potrebbe essersi accorto che-

    ...Tobiko. Quel bastardo. Lo sapeva che era troppo strano per essere un normale ragazzino. Per di più un hero. Si era fatta abbindolare dalla sua apparenza tranquilla e l'aveva pugnalata alle spalle, come tutte le menzogne sul duro lavoro etc. che sputavano i pro. Avrebbe dovuto cambiare città, ora, per non parlare del lavoro. Avrebbe dovuto ricominciare da capo. Possibile che avesse dovuto mandare tutto a quel paese solo per un dannatissimo ragazzino? Si affacciò ancora una volta, facendo attenzione a non farsi vedere, ma stavolta colse qualcosa di più che annullò ogni sua precedente intuizione. Anche se ancora lontana, era riuscita a vedere che il capo era fuori, con i poliziotti e con le mani sul volto, come una persona in lacrime, nonostante queste non fossero minimamente visibili dalla sua posizione. Se fosse stato un suo problema, sicuramente l'uomo avrebbe tutt'altro che pianto per la perdita di una delle sue ragazze, non essendo difficile per lui rimpiazzarle. Magari era il suo "trofeo etnico"? Who knows. Sta di fatto che tutto ciò rendeva la situazione leggermente migliore per lei (almeno per ora).

    Cercò di ricomporsi. Poco prima il cuore le batteva a mille, ora sembrava quasi tornato a dei battiti normale. Prese un lungo e profondo respiro e si diresse verso le automobili. Più si avvicinava e più la teoria del pianto veniva confermata. Oltretutto, a primo impatto, anche i poliziotti non sembravano troppo tranquilli. Una volta giunta avanti al locale, dietro gli uomini in divisa, cercò di scorgere il capo per incrociare il suo sguardo, provando a farsi largo fino a lui, sperando capissero che non si trattasse della prima passante che capitava.

    Hey vecchio, ma che è successo si può sapere?

    Vide il suo sguardo incontrare il suo. Stava piangendo, un uomo distrutto. Era qualcosa di grave. Ma anche lei si sentì cadere il mondo addosso immediatamente dopo la frase del proprietario del locale. Gli occhi sbarrati nel sentire il nome della sua collega.

    M-mitsuki...? Cosa è successo a Mitsuki?

    Si lanciò sull'uomo, che continuava a piangere, mettendogli le mani sulle spalle e guardandolo dritto in volto.

    COSA È SUCCESSO A MITSUKI?

    Il capo non sembrava in condizioni di risponderle, così l'americana si lanciò verso l'uscio spalancato. Non le fu necessario neanche entrare, visto che lo spettacolo macabro che la attendeva stava proprio al centro della stanza. Laguna era rimasta impietrita. Gli occhi non sembravano chiudersi neanche per sbattere le ciglia mentre le braccia le erano letteralmente cadute lungo i fianchi. Non riusciva a urlare, non riusciva a piangere, sentiva solo un grosso nodo alla gola e allo stomaco. Per quanto non volesse avere ragione, tutto le diceva che quello fosse il corpo di Mitsuki, o almeno gli irriconoscibili resti. A conferma di ciò, la targhetta del suo nome sopra la scultura di carne e ossa. Si sentì mancare, cadendo all'indietro sul suo sedere, ma riuscendo ad attutir la caduta con le braccia all'ultimo momento.

    Sorridi e il mondo ti sorriderà!

    Delle lacrime iniziarono a formarsi negli occhi dell'americana, mentre il resto del mondo attorno a lei sembrò smettere di esistere.
    Perchè proprio lei? Perchè in quella maniera?


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    Gli occhi di Aya puntavano a quell'opera dell'orrore, colorando ancora di più di rosso la scena, come se quel colore fosse attratto dal suo gemello per cercare di comprenderlo. Era difficile però restare a guardare l'opera di Hebenon, che forse era riuscito a trasmettere a chiunque la guardasse un profondo senso di disgusto e pietà per la donna martoriata. La vigilante in incognito, mascherata come suo solito da ispettrice privata, si era avvicinata all'uomo che sedeva per terra con il viso rigato dalle lacrime ed il volto di un forte e malato rosso. Sembrava il tipico giapponese dei bassi fondi, con il fisico non particolarmente in forma e vestito con abiti generati casualmente da un outlet. Sussultò un po' quando sentì la voce di Aya, forse perché si era avvicinata silenziosamente mentre lui era perso nelle lacrime. Il petto sussultò ancora più violentemente, mentre cercava di darsi un contegno a fatica e mettendosi traballante in piedi. Prima che la vigilante avesse avuto il tempo di portarlo via da lì, l'espressione disperata dell'uomo sarebbe peggiorata ulteriormente, come se avessero ucciso nuovamente la sua dipendente di fronte ai propri occhi. Girandosi, Aya avrebbe notato la chioma bionda di Laguna avvicinarsi preoccupata al locale, per poi sentire le frasi incoerenti e balbettanti del proprietario rivolte alla sua dipendente.
    «Lei, lei...lei l'ho vista, mentre aprivo stamattina...mi dispiace, Laguna...» Furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca mentre Laguna gli stava attaccato, bramosa di sapere cosa fosse successo. Probabilmente i due non avevano mai avuto un ottimo rapporto, ma la sua voce era distrutta dai singhiozzi e sembrava completamente affranto, forse provando ancora più dolore nel doverglielo dire. Non apriva nemmeno gli occhi per guardarla, come se volesse evitare di rivivere la scena attraverso il viso di Laguna. Poco dopo, la ragazza avrebbe visto quell'orribile scena, sotto gli occhi un po' stupiti dei poliziotti, che però non la fermarono. Forse anche loro, costretti dal loro lavoro ad assistere a quello spettacolo, erano troppo scossi ed impietriti per bloccare Laguna da quella visione. L'agente delle forze dell'ordine coi baffetti, che poco prima stava consolando il suo datore di lavoro, si avvicinò un po' timido e tenendo lo sguardo incollato al terreno le porse una mano per alzarsi. Anche se sembrava più un'azione effettuata per dovere professionale, forse voleva distogliere la giovane dall'opera del serial killer ed evitare materiale non desiderato sulla scena. Se avesse accettato, l'avrebbe scortata decisamente lontana dalla porta d'ingresso, accanto al datore di lavoro, forse ritenendola un'importante elemento della scena.
    S-sì, Mitsuki avrebbe dovuto chiudere il bar...c'eravamo solo lei ed io, ma me ne sono andato prima per...» Dopo aver recuperato la capacità di parlare per qualche secondo, la voce dell'uomo si ruppe di nuovo in mille pezzi e cadde nuovamente nel suo mare di depressione. Sembrava estremamente in colpa quando non riuscì a terminare la frase, forse per il qualsiasi motivo per cui se ne era andato prima. Forse il peso delle sue azioni cominciava a ricadere sul suo cuore, distruggendolo e martoriandolo. Anche Laguna avrebbe sentito quelle parole, che fosse stata portata lì dal poliziotto o dai suoi piedi di sua spontanea volontà. C'erano ancora molti misteri riguardanti quell'accaduto e la statua formata dal corpo di Mitsuki giaceva ancora lì in attesa di essere analizzata da Aya, che avrebbe dovuto improvvisarsi critico d'arte per quell'investigazione per capire la prossima mossa di Hebenon.

    Dall'altra parte, Mizuki invece era alle prese con quello che sembrava essere una fattorina. Dallo spioncino della porta, come se stesso guardando attraverso una sfera di cristallo, la ragazza vide una donna piuttosto bassa vestita con un completo da lavoro completamente rosso. Polo, pantaloni e cappellino incluso condividevano lo stesso colore e sopra quest'ultimo sembravano essere state cucite a macchina sopra le tre lettere occidentali della compagnia di trasporti. Mizuki avrebbe potuto vedere quello che sembrava essere rossetto scuro sulle sue labbra, anche se il suo volto era nascosto in parte dallla visiera dell'accessorio. Sembrava avere un leggero sorriso ed anche se non poteva vederla bene, avrebbe potuto notare nella sua mano destra quella che sembrava essere una busta da lettere e nell'altra una penna che ruotava agilmente tra le dita. Tutto regolare, insomma.
    «Buongiorno Kiyoshi-san! Firmi qui, per favore.» Aprendo la porta, avrebbe notato come la fattorina fosse più o meno alta quanto lei. A prima vista era magra e la sua pelle era decisamente più pallida di quella di Mizuki, quasi colore della carta che stava consegnando. Facendo un passo avanti, le mise appunto in mano prima una normale busta da lettere. Dal cappellino si poteva notare come avesse legato i capelli bianco smunto in una coda un po' disordinata, ma sembrava tutto sommato una persona normale, se non per i tatuaggi che aveva sul volto. Soltanto a prima vista poteva notare che ad accompagnare il rossetto c'era una linguaccia che attraversava perpendicolare le labbra, mentre sul lato destro del viso una mezzaluna nera seguiva l'orbita. Due ali arancioni partivano poi dai lati degli occhi, seguendo il profilo delle ciglia. Gli occhi, invece, osservarono intensi l'unico visibile di Mizuki, mischiando il blu mare con il verde bottiglia, come se volesse dominarlo con la superiorità numerica. La sua espressione era comunque dolce e senza preoccupazione, ma cambiò improvvisamente all'ultimo secondo. Senza distogliere lo sguardo, sembrò muovere la penna verso la sua mano. All'ultimo però, la ragazza avrebbe sentito la sua mano spingerle sul petto e spingerla con forza all'indietro, facendola cadere per terra all'interno della propria casa, con una forza stupefacente per la sua stazza.
    «Finalmente ti incontro, sporca imitatrice.» Il viso dolce dell'albina si trasformò in una seria espressione di puro disgusto, come se si trovasse di fronte ad una pila di vermi. Fece qualche passo in avanti, richiudendosi dietro la porta ed abbassandosi all'altezza di Mizuki, piegando le ginocchia ed avvicinandosi a lei con le braccia tra le gambe. Con un veloce movimento del pollice, quasi tutto il guscio esterno della penna della ragazza saltò via per rivelare una lama corta ma luccicante ed estremamente affilata. Si rifletteva nella luce della finestra e lei la guardava come se fosse un preziosissimo amuleto. La puntò pericolosamente verso il viso di Mizuki, mentre la squadrava da capo a piedi.
    «Pensavi di copiare la mia arte ed andartene in giro prendendoti il merito? Credi che basti far esplodere un negozio per renderti solo paragonabile a me? Recitava quelle parole mentre la povera ragazza era stesa a terra appoggiata sui gomiti, mentre la punta della penna-pugnale ruotava leggiadramente tra le dita pallide ed ossute dell'albina.
    «Che dici di spiegarmi perché cerchi di rovinarmi la reputazione?.» Furono queste le ultime parole della donna, continuando però a puntare la lama sulla gola di Mizuki.


    CITAZIONE
    Scusate molto per il ritardo nel postare non giustificato, proseguiamo :zizi:
    Aya e Laguna possono interagire come desiderano. Avete la scena del crimine e cercare lì non fa mai male.
    Mizuki invece può tranquillamente (si fa per dire) rispondere come meglio può all'aggressore :zizi:
    Se avete dubbi mandatemi pure un MP.
     
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    La donna sembrava un fattorino abbastanza generico, dall'uniforme rossa come il rossetto che indossava.
    Volto un poco coperto dal cappello, lettera in una mano e penna per firmare nell'altra, alla ragazza tutto sembrava decisamente standard e non esitò quindi ad aprire la porta di casa.
    Aprendola subito il corriere le chiese di firmare, regolare procedura, ma quello che interessò di più a Mizuki fu l'aspetto della donna: di altezza simile a lei, aveva la pelle decisamente pallida, persino più della ragazza.
    Per quanto non volesse ammetterlo Mizuki ci teneva particolarmente alla tonalità della sua pelle e vedere una persona con una tonalità persino più chiara era...beh...strano.
    Il colore era onestamente quasi innaturale secondo la sua opinione, simile al colore della lettera che voleva consegnarle.
    Era forse gelosia quella che provava? Aveva speso parecchio tempo a creare un look che fosse a lei unico e vedere come questa persona stesse parzialmente copiando parte della sua identità le dava parecchio fastidio.
    La donna aveva anche dei capelli bianchi, legati in una coda abbastanza disordinata, se non fosse certa che si trovasse ancora nel mondo umano l'avrebbe quasi definita uno spirito del ghiaccio, troppo pura, troppo...perfetta.
    Il suo volto però le fece improvvisamente cambiare umore, la donna aveva diversi tatuaggi decisamente stravaganti: una linguaccia che le attraversava le labbra, una mezzaluna nera, due ali arancioni ai lati degli occhi.
    La donna aveva stile, doveva ammettere, chiaramente non aveva paura di cosa pensassero gli altri e mostrava a tutti la sua personalità.
    Sotto certi punti di vista era la donna perfetta, una visione di cosa sarebbe potuto essere, un quadro dalla bellezza incomprensibile se non a pochi eletti.
    A Mizuki non piaceva giudicare solamente dall'aspetto, ma la donna sembrava esattamente il tipo di persona con cui avrebbe voluto spendere del tempo, delle giornate, magari degli anni insieme.
    Sentiva quasi di poter parlare di tutto con questa persona, avrebbe tanto voluto chiederle il suo nome, magari il suo numero di telefono, ma la donna aveva chiaramente altri piani.
    In un istante la sua espressione si trasformò in una di disgusto, deformando il suo volto in una chiara espressione dei suoi sentimenti e prima che la ragazza potesse reagire in qualsiasi modo si ritrovò per terra all'interno della sua casa.
    Era forte, molto forte, forse grazie al lavoro che faceva.
    L'aveva chiamata imitatrice, ma la realtà delle cose non poteva essere più differente, l'unica cosa che sembravano avere in comune era il pallido colore della pelle.
    Ancora per terra, la donna si avvicinò a Mizuki dopo aver chiuso la porta, abbassandosi alla sua altezza e mostrando la penna, in realtà coltello, per poi puntarla verso di lei.
    Per un secondo le vennero in mente i fiori che aveva sul tavolo, possibile che la persona che le aveva regalato quei fiori fosse la donna che aveva davanti?
    Anche I vari uccelli, che fossero tutti opera della donna?
    L'arma che teneva in mano, piccola, silenziosa, adatta ad uccidere velocemente e di nascosto quando il bersaglio abbassava la guardia, la donna la stava trattando come una reliquia, il suo sguardo quello di adorazione, che avesse un significato per lei importante? La memoria di un parente, un amico, forse l'arma che ha ucciso qualcuno che conosceva.
    Ma il tempo per pensare era poco, la donna la stava interrogando su un argomento per cui Mizuki non era preparata.
    Quale merito? Quale arte aveva copiato con le sue azioni? Ma soprattutto...cosa c'entrava la distruzione dell' Astra?
    A quanto pare avrebbe dovuto spiegare a questa persona che, come al solito, non c'entrava assolutamente nulla.
    Con un sospiro spostò le gambe per mettersi in una posizione meno scomoda.
    Non avrei mai pensato che il mio primo incontro con la mia ammiratrice sarebbe cominciato così.
    Spostò lo sguardo sulla faccia della donna, quasi per sfidarla a togliere l'arma.
    Le informazioni che hai sono sbagliate, non sono stata io a far esplodere il negozio, ero solo presente alla scena.
    Il solito tono di voce piatto, Mizuki aveva provato a parlare con un pizzico di grinta in più, ma la sua voce era naturalmente bassa di volume e abbastanza delicata.
    Non era certamente adatta ad intimidire qualcuno, insomma.
    Non ti conosco, purtroppo, dato che vorrei conoscerti meglio, ma... non ho copiato proprio nulla, non volontariamente almeno.
    Una brevissima pausa nelle sue parole, non aveva un piano in mente, un singolo errore avrebbe potuto rovinare tutto quanto e lei l'aveva commesso parlandole della sua curiosità.
    Piuttosto, sei stata tu a farmi tutti quei regali? Li ho apprezzati parecchio, mi conosci decisamente bene se sai della mia connessione al mondo floreale.
    Un piccolo sorriso apparve sul volto della ragazza che con una mano indicò vagamente il tavolo e quindi il vado di fiori, poco lontano da dove le due si trovavano.
    Non le piaceva ammetterlo, ma questa donna aveva risvegliato in lei qualcosa con tutti quei regali, per la prima volta in tantissimo tempo aveva ottenuto l'attenzione che tanto desiderava e si sentiva...bene.
    Non aveva visioni da qualche settimana, nessun messaggio allarmante da parte dei suoi compagni, senza volerlo questa persona le aveva migliorato considerevolmente la vita, aveva anche avuto più tempo da dedicare al suo piccolo giardino.
    Aveva intenzione di magari piantare quei letali fiori velenosi, un memento del suo primo ed unico ammiratore, ma ancora stava cercando un modo per impedire ad animali o persone di morire per colpa di quelle piante.
    Hai una vivida immaginazione se riesci a creare cose del genere, una creazione così bella...quasi impossibile immaginare che venga da un materiale considerato così poco artistico, di solito.
    Un altra pausa, il sorriso che diventa un poco più largo e l'occhio che si sposta per osservare la reazione della donna.
    Trovo una persona del genere molto, molto interessante, forse persino capace di vedere le cose come le vedo io.
    Non era un trucco, Mizuki era veramente interessata alla donna, riusciva già ad immaginare le cose che avrebbero potuto fare assieme:
    Con il talento e la visione artistica di entrambe e la conoscenza del mondo dei sogni di Mizuki il mondo intero sarebbe stato costretto ad osservare una vera e propria opera d'arte.
    Un opera così incredibile che persino i più stupidi le avrebbero dato ragione, un piccolo (ed ultimo) passo per l'umanità, un grosso passo verso la divinità personale.
    La sola idea la eccitava come una ragazzina che compra una nuova bambola, il destino stesso era dalla sua parte.

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    Era più intenta che mai di raccogliere più informazioni possibili sulla scena del crimine ed era per questo che aveva cercato di portare in un posto più silenzioso il proprietario del locale ma, per forza di cose, non ci riuscì. Sembrava disperato da ciò che aveva visto, come se tenesse tanto alla donna martoriata che rispondeva al nome di Mitsuki. Da ciò che vedeva, sembrava che l’uomo avesse perso una figlia, da quanto non la smetteva di singhiozzare. Comprese dunque che era ingestibile e non avrebbe sputato informazioni utili. Improvvisamente cambiò però idea quando adocchiò una giovane con la chioma bionda che si avvicinava sempre di più, in direzione del proprietario. “Non so con certezza se questo uomo stia dicendo la verità o sono solo le farneticazioni di uno che ha perso il lume della ragione.”

     « Così lei è Laguna », cercò conferma da parte della ragazza dai capelli biondi e nel mentre, gli mostrò il proprio badge d’identificazione. « Può chiamarmi Aya, se vuole » disse dopo averle mostrato il badge e in seguito lo rimise dentro la giacca, per tenerlo al sicuro. « Dopo avrei qualche domanda da farle, ma ora può aiutare questo uomo? » anche la sua pazienza aveva un limite e i singhiozzi dell’uomo la distraevano dall’unico compito per cui era stata incaricata di risolvere. Tornò ad ammirare, per così dire, nuovamente il corpo martoriato della donna, Mitsuki che aveva ricevuto una fine davvero orribile e spettava alla vigilante farle giustizia, risolvendo il caso. Fece una mappa concettuale nella mente, analizzando ogni dettaglio che riusciva a vedere, cercando di fare qualche collegamento per capire se fosse un attacco di Hebenon o semplicemente uno/a che si credeva forte nel copiare le opere di un serial killer. Basandosi su ciò che aveva visto nel dossier mostratole dal sig. Urahara, era certa di trovare delle tracce molto simili, che davano quindi conferma che l’opera fosse di Hebenon. Ora… doveva solo trovare un significato, non tutto era lasciato a caso –– l'aveva appreso da sola e dai suoi colleghi –– non quando si trattava di un serial killer come Hebenon. “Da dove provengono quei fiorellini bianchi? C’erano altri fiori nelle foto che ho visto sul dossier, che si tratti di un messaggio? Una posizione? O… il suo prossimo obiettivo?”

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    Chiedo scusa per il post abbastanza breve ma tra un'ora e mezza devo partire. Ad ogni modo ho segnalato la mia assenza nel topic apposito, quindi aloha! ^_^
     
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    LAGUNA LEE



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    Il cadavere sfigurato della sua collega stava ancora di fronte a lei e sembrava volerla inghiottire completamente. I suoi occhi non vedevano altro, al momento. Le condizioni le rendevano oltretutto difficile associare a quel mucchio di carne i ricordi della dolce Mitzuki, non avendo il riscontro del suo viso o di almeno una lontana somiglianza alla sua figura. Riusciva a pensare solo a cosa sarebbe successo se, la notte prima, ci fosse stata anche lei nel locale. Forse sarebbe riuscita a proteggerla, o il fatto di avere più persone davanti avrebbe scoraggiato il killer. Finchè un altro pensiero, un po' più egoista, non le attraversò la mente.

    Potevo essere io...

    La verità era che Mitsuki non aveva nemici. Non che lei sapesse, almeno. Dopotutto si era sempre posta come una ragazza docile, una semplice cameriera, niente di più e niente di meno. Era una ragazza giapponese come un'altra. E proprio questo le aveva fatto insorgere il pensiero precedente. Se non c'era un vero movente, se non c'era davvero una ragione che avesse spinto l'omicida a colpire proprio Mitsuki... allora era chiaro che le parti sarebbero potute tranquillamente essere invertite. Lei sarebbe stata fuori dalla porta, a piangere, mentre l'americana non avrebbe potuto far nulla, trasformata in un albero di carne e ossa deformate. Non sapeva se essere felice o triste del fatto che le cose fossero andate così e non a parti inverse. Ma la realtà la stava vivendo in quel momento e la realtà era che quella puzza e quella visione stavano riuscendo a farle vomitare l'intera colazione.

    Mosse la testa di scatto, come se si fosse liberata da un incantesimo, prima di vedere il poliziotto porgerle la mano per alzarsi. Fece un contro-cenno, tirandosi su con le sue forze, con la testa bassa, cercando di riprendersi dallo shock. Tornò ad avvicinarsi dal capo, passando un braccio sugli occhi per asciugare le lacrime che si erano formate, notando la presenza di un'altra ragazza, velocemente presentatasi come "Aya". Era giapponese, ma, con grande sorpresa della bionda, sembravano fisicamente alla pari, alquanto inusuale per come era abituata lei. Al contrario del resto degli altri uomini, in divisa da poliziotti, questa si presentò con un badge da investigatrice, lasciando intendere che fosse stata ingaggiata da qualche altra associazione. Sentì le parole del proprietario e rimase un po' interdetta.

    C-come "te ne sei andato prima"...?

    L'aveva davvero lasciata completamente sola? Era lì, con lei, e improvvisamente aveva deciso di mollarla per farsi gli affari suoi. Davanti alla polizia e all'investigatrice, l'ultima cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata sbattere al muro quel lurido verme piagnone e chiedergli a modo suo cos'avesse di più importante da fare piuttosto che stare con la defunta ragazza. Riuscì a trattenersi, ma il suo sguardo diceva tutto. Era quasi incredula a sentire quelle parole, come se per lei fosse inconcepibile tutto ciò. Si portò una mano alla bocca, mordendo forte sul dito medio per avere una valvola di sfogo, tanto da farsi quasi sanguinare. Rispose poi all'investigatrice.

    È il mio nome.

    Si limitò a rispondere, seria, per poi annuire alla sua direttiva, avvicinandosi abbastanza al capo per far sì che il poliziotto al suo fianco lo lasciasse nelle sue mani. Se lo strinse con non troppa gentilezza, facendogli capire che quello era tutt'altro che un abbraccio di conforto, mentre assisteva alla scena della polizia che faceva il suo lavoro. Avrebbe gradito partecipare alla ricerca del bastardo che aveva osato compiere un tale scempio, ma non avendo nessun permesso, la scena del crimine risultava abbastanza off-limits. Cercò comunque, aguzzando la vita, di assicurarsi che non ci fossero particolari indizi anche all'esterno del locale. Qualcosa di anomalo, che i poliziotti non potevano notare, ma che lei, conoscendo meglio di loro il locale, avrebbe sicuramente distinto.


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    I fiori bianchi riposavano adagiati sopra la rudimentale superficie che ospitava quell'intreccio di organi e vene, quell'opera dell'orrore che sembrava ancora pulsare di vita, quasi fosse sul punto di afferrare con le viscere Aya. Se l'artista avesse voluto mostrare anche gli occhi e donarli a quel burattino di carne, avrebbe ottenuto un effetto ancora maggiore sull'investigatrice che in quel momento stava osservando la scena. Quei fiori bianchi erano come i vermi che banchettavano sui cadaveri dopo la morte, aspettando di marcire assieme alla carne per potersi fondere con essa e poi nutrirsene. Il lavoro era decisamente troppo complesso per essere una copia delle numerose sculture che facevano diventare Tokyo un museo delle cere en pein air. L'innocente Mitsuki non aveva fatto nulla per meritarsi tutto ciò, probabilmente. Guardando attentamente tra la massa vegetale alla base dell'opera, Aya avrebbe potuto notare un pezzo di carta tra i petali. Avvicinandosi e rovistando tra di essi con le mani, lo avrebbe potuto afferrare senza sporcarsi troppo con il sangue appiccicoso colato sulle belle e velenose piante. Più che trattarsi di un semplice pezzo di carta, la vigilante avrebbe notato come in realtà fosse un biglietto piegato in due ma dalla copertina ben decorata. Spire, sinuose linee e altre forme geometriche seguivano uno schema speculare sulla carta da lettere, con un fiore che si collocava al centro. Alzandola, Aya avrebbe notato che sotto la copertina c'era un messaggio scritto in modo elegante e preciso, piccoli caratteri in giapponese impressi sulla superficie bianca da un'inchiostro rosso scuro, che ad una più attenta analisi risultava essere sangue secco.

    "Cari spettatori, è sempre un onore per me deliziarvi con lo spettacolo più bello della vita: la bellezza nella morte. Il luminoso sorriso di questa ragazza ha colpito la più profonda parte della mia anima, tanto che ho tenuto la sua dentatura. Mi spiace che vi siate trovati una presentazione così scialba, ma la mia prossima opera vi farà ricredere. Metterò fine alla sporca ladra che macchia di bile la mia reputazione e sarà una delle mie opere migliori.
    Per sempre vostro,

    -Hebenon


    Dopo aver letto quel messaggio, probabilmente nel silenzio interrotto solo dai singhiozzi del proprietario del bar, l'investigatrice aveva appena avuto conferma che si trattasse di Hebenon. Che avesse voluto chiamare il suo superiore per informalo del caso o che volesse ispezionare ancora attorno alla scultura, sia Aya che Laguna avrebbero sentito poco dopo un intenso squillo provenire da uno dei poliziotti, più precisamente quello che aveva accolto la prima in quel caso. Quest'ultimo sussultò lievemente, come se fosse stato concentrato in qualcos'altro finora, per poi tirare fuori dalla tasca della divisa un grosso apparecchio che sembrava più un walkie talkie che un telefono, avvolto in una grande custodia morbida. In ogni caso, il poliziotto si sistemò per qualche motivo il cappello e mettendosi dritto, rispose alla chiamata facendo scivolare l'indice sul touch screen.
    «Sì, Agente Takahashi, ricevo. Come dice, un'irruzione nella zona di Ginza? Sono in servizio per-» - Il poliziotto fece un'espressione stranita, come se avessero appena chiesto ad un idraulico di risolvere i Millennium Problems. La sua voce si interruppe improvvisamente però, cambiando il suo viso da infastidito a pensieroso e dubbioso. «...capisco. Provvederò a comunicare, per ora occupatevene voi.» Dopo aver ritirato il sistema di comunicazione, l'uomo si avvicinò a passo svelto vicino al poliziotto coi baffetti, che aveva provato ad aiutare Laguna. Al rifiuto di questa si era semplicemente allontanato, forse comprendendo che ce l'avrebbe fatta da sola, sempre buttando un occhio su cosa stesse facendo.
    «A quanto pare c'è stata un'irruzione a casa di una certa Mizuki Kiyoshi, zona 6-9-5 di Ginza. Il vicino ha notato strani movimenti e regali macabri di fronte alla sua porta da diverse settimane e ha visto una ragazza in divisa da fattorino spingerla con forza dentro casa.» - Il poliziotto si aggiustò nuovamente il cappello che copriva la sua pettinatura ben laccata, accarezzandosi il mento. In quel momento, sia la bionda americana che Aya avrebbero potuto sentirlo. «Non credo si tratti di Hebenon, non ha mai agito due volte in 24 ore. Ho girato la chiamata alla centrale, vedremo cosa faranno..». Avrebbe concluso il poliziotto, che annuì silenziosamente, mentre l'altro agitava il palmo come per lavarsene le mani. Il cielo si era fatto decisamente più scuro e tra poco avrebbe cominciato a piovere, preannunciando un temporale. Forse l'acqua però non sarebbe bastata per lavare via il sangue degli innocenti.

    Nella zona 6-9-5 di Ginza invece, una donna sovrastava l'altra e la osservava con occhi famelici ed insanguinati, come se fosse una belva pronta a sbranarla non tanto per sostentamento ma per il gusto di farlo. Mizuki osservò Iza come si osserva un'opera d'arte, mentre l'albina immobile come una statua aspettava che le uscissero di bocca le parole, come se aspettasse che il leone che aveva ammaestrato saltasse dentro l'anello. Le sue pupille seguivano ogni movimento che fece per mettersi in una posizione migliore, senza mai staccarsi dalle sue mani. Iza, o Hebenon, la ascoltava parlare e non commentò una parola di tutto ciò che la ragazza di fronte a sé aveva da dire. Il mondo cominciava a girare mentre sentiva quelle parole, i colori astratti che riusciva ad intravedere nella trama delle cose si affievolivano e rimaneva solo l'appartamento e l'occhio di Mizuki. Un fuoco fatuo in quella stanza, che era riuscita a stordirla ed ad allontanarla dalla realtà. Di solito, si faceva tante domande quando vedeva la vera forma di una persona. Che tipo di uomo o donna era? Che tipo di vita aveva vissuto? Aveva mai conosciuto l'amore? Riposerà in pace? Aveva una famiglia? Qual'era la vista dalla sua stanza? Domande normali, una conversazione piacevole con la voce che gli sussurrava la sua opera.
    Per un secondo, Iza ricordò qualcosa, qualcuno. Aveva una chioma nera come quelli della ladra? Oppure bianchi come i suoi? O erano rossi come il sangue? Non ricordava, non in quel momento. I colori tornarono e l'albina che reggeva il coltello tra le sue mani realizzò una cosa: quella tizia oltre ad essere una plagiatrice era pure una pazza scalmanata. Le sue mani bianchissime tremarono, mentre un qualcosa tra l'esalazione dell'aria di un cadavere ed una risata usciva dai polmoni della donna, come se non fosse abituata a ridere.
    «Ahhhh...mi piace come reciti. Avresti dovuto dedicarti al campo del teatro, tesoro.» - Smettendo di ridere, Iza quasi complimentò Mizuki, anche senza alleggerire il peso della conversazione. Lei conosceva la verità, era tra le sue mani e quella lì non l'avrebbe fatta di certo impazzire con quelle chiacchiere. «Quelli non erano regali, erano avvertimenti. Di solito la gente capisce e scappa, ma vedo che tu sei proprio matta da legare.» L'albina vestita da fattorino si tolse il cappello e sciolse i capelli, rivelando una disordinatissima chioma riccia e color delle ossa, mentre appoggiava le ginocchia per terra forse per stare più comoda. Una minuscola lacrima aveva bagnato le sue ciglia e con un gesto chirurgico, si passò la lama vicino all'angolo dell'occhio quasi per estrarla, come se non volesse compromettere il trucco. Il suo sorriso si fece da divertito a beffardo, come se fosse un truffatore che si trovava di fronte ad idiota da spennare.
    «Non credo che qualcuno possa avere una visione del mondo come la mia, ma grazie per i complimenti. Ora, dovresti rispondere alla mia domanda. Se non sei stata tu, chi ha copiato la mia arte?» Iza strizzò l'occhio, lo stesso coperto di Mizuki, quasi volesse imitare il modo di apparire della ragazza.
    «E perché tieni quell'occhio coperto? Ora ho capito perché quell'esplosione era così priva di profondità.» Iza avrebbe allungato la mano abbassandosi al livello della ragazza mettendosi sulle ginocchia, con il coltello nella destra e provando a spostare i capelli di Mizuki con la sinistra. Ma la donna che viveva nei sogni l'avrebbe lasciata fare?


    CITAZIONE
    Preferirei che questo turno postassero per prime Aya e Laguna. L'ordine è quindi Aya-Laguna-Mizuki. Spero che sia tutto chiaro, se avete dubbi potete pure mandarmi un MP :zizi:.
     
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    Agilità: 30

    Peso Trasportabile: [4]

    Scheda

    Narrato - Parlato - Pensato


    Era così attenta nell’analizzare la scena del crimine, che se fosse stato possibile associarla a un animale sarebbe sicuramente un falco. Le iridi cremisi saettavano da dettaglio a dettaglio del corpo martoriato di Mitsuki, cercando di coglierne anche il dettaglio più insignificante. Nulla andava tralasciato. Decise di avvicinarsi per analizzare più attentamente i fiorellini bianchi, sebbene le viscere dentro di lei ribollissero a quella scena ripugnante. Come poteva una mente umana concepire una tale fantasia? Non poteva essere frutto di un essere umano, bensì di un demone, un essere che non fosse parte di questo mondo. “Mantieni tranquillo il tuo respiro se non vuoi perdere il controllo dei tuoi poteri e osserva attentamente“, si disse a se stessa come un mantra, si era allenata tantissime volte con lo yoga per poter controllare bene il proprio Quirk che aveva ereditato dai genitori biologici. Solo un paio di battiti fuori di norma e avrebbe perso il controllo, come se questo fosse l’intento del serial killer dopo aver attuato quell'opera.

    Con il capo chino verso i fiorellini, da quella vicinanza poté notare un pezzo di carta che sembrava camuffarsi bene con i petali. Estrasse un fazzoletto pulito per prendere il pezzo di carta, contaminare una scena del crimine era fuori discussione, e lentamente lo spiegò per capire cosa potesse contenere. Lo sguardo saettò dalle forme geometriche al fiore situato al centro e facendo molta attenzione si accorse che c’era altro sotto. Difatti, alzando la copertina, trovò un messaggio firmato con il nome di Hebenon. Il suo intuito si era rivelato, nuovamente, affidabile. Lesse un paio di volte il contenuto, attentamente e minuziosamente, cogliendo alcuni significati. “Mettere fine alla sporca ladra? A chi si riferisce? Forse il sig. Urahara ne saprà qualcosa, dovrei chiamar-“, ed ecco che mentre pensava, venne interrotta da un intenso squillo, proveniente da un walkie talkie di un poliziotto. “Cosa succede, adesso?“, si disse mentre piegava il biglietto servendosi del fazzoletto per non lasciare le proprie impronte, avvolgendolo in seguito nel fazzoletto. Era un elemento che sicuramente avrebbe incuriosito il sig. Urahara e che doveva finire nel suo dossier su Hebenon. Dopo che nascose il fazzoletto in una tasca interna della giacca, fece per indietreggiare leggermente a passi felpati, per poter curiosare indisturbata la conversazione tra i due poliziotti. Ad un occhio meno attento, sarebbe apparso che Aya stesse controllando ancora la scena del crimine.

    Strani movimenti e regali macabri? Mizuki sarà la sporca ladra del messaggio? Devo verificare subito “, senza indugiare oltre, anche perché non restava tanto tempo e forse Mizuki poteva essere un’altra innocente, la vigilante uscì dal locale con un’espressione imperturbabile stampata in volto, come se avesse semplicemente finito di ispezionare e spettasse ai poliziotti fare il resto. Mettendo fuori piede dal locale, poté notare quanto si fosse fatto più scuro il cielo, annunciando l’inizio di un temporale, dunque decise di prendere il primo taxi che riusciva a trovare. « Mi porti subito da Ginza, zona 6-9-5 », avrebbe esordito la vigilante al tassista, prendendo nel mentre il cellulare. Avrebbe informato il sig. Urahara aggiornandolo su tutto, compreso il biglietto e l’irruzione, e gli avrebbe chiesto di raccogliere quel che poteva delle informazioni su Mizuki Kiyoshi, informando poi la vigilante con un messaggio. Non restava che attendere che il taxi giungesse a destinazione, sperando di arrivare in tempo a salvare l'ennesima vittima della follia di Hebenon.

    ➤ TECNICHE & EQUIPAGGIAMENTO
    • Tecniche

    ---

    • Equipaggiamento
    ► Costume: N/A
    ► Effetto: N/A

    ► Equipaggiamento 1: N/A
    ► Effetto: N/A
    ► Peso: N/A
     
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    LAGUNA LEE



    Role-Classic


    Narrato - Parlato - Pensato



    Attraverso le finestre, quando la posizione lo permetteva, osservava l'investigatrice muoversi all'interno del locale, sperando che in qualche momento trovasse un indizio. Qualsiasi traccia fosse, l'idea era che Aya ne discutesse con i poliziotti là fuori, vicino a lei, cosicché potesse sentire anche lei e partecipare. Ovviamente, la polizia non avrebbe avuto alcun interesse a prenderla con sè. Non aveva nessun tipo di licenza e non era stata neanche una testimone. Tutto ciò che la legava al caso era il lavorare nello stesso locale di Mitsuki e, a dirla tutta, avrebbe volentieri passato il minor tempo possibile in compagnia delle forze dell'ordine. L'ultima cosa che voleva era che il suo volto gli diventasse familiare. Tuttavia... qualunque cosa fosse risultata utile a individuare il bastardo che aveva fatto ciò alla sua collega, Laguna ne avrebbe fatto tesoro. Sicuramente, chiedendo alle persone giuste e con qualche "incentivo", sarebbe riuscita a strappare qualche informazione in più sull'autore (o l'autrice) di quell'atroce opera. Non da condividere con la polizia, di certo, ma per condurre la sua personale ricerca, al fine di far pagar caro ciò che aveva fatto la notte prima. Strinse la mano in un pugno, digrignando i denti, con la testa bassa, per non dare nell'occhio.

    Farò come dici tu, Mitsuki. Sorriderò. Mentre frantumerò il suo cranio con una mazza, sorriderò.

    Guardò in alto il cielo, ancora scuro e sempre più annuvolato. Quale migliore scenario per una giornata iniziata nel peggiore dei modi. Sentì poi uno degli agenti rispondere a quello che sembrava essere un walkie talkie. Tese le orecchie per ascoltare, nel caso potesse interessarle, mentre questo si avvicinava verso il poliziotto che, poco prima, si era offerto di aiutarla ad alzarsi. Venne pronunciato un nome: Mizuki Kiyoshi. Non sapeva perchè, ma le risultava in qualche modo familiare. Eppure non riusciva a mettere il dito sul volto corrispondente a quel nome che era convintissima di aver già sentito. Era sicurissima di non conoscere nessuno che abitasse a Ginza. Vide Aya lasciare il locale, avvicinandosi a un taxi. Osservò la scena, mordendosi l'unghia del pollice, sforzandosi di ricordare. Se era una persona che conosceva, era meglio che il suo ricordo saltasse fuori il prima possibile, perchè sembrava essere in pericolo.

    Fuck me! Succede sempre così! Dovrei tenermi una dannatissima agenda con i nomi della gente che frequento poco, ma da non dimenticare. Magari con una foto a fianco, o che ne so anche un-

    RITRATTO! Era la ragazza che le aveva tenuto compagnia al parco di Ueno e le aveva disegnato quel ritratto. Al partire del taxi di Aya, Laguna corse verso la strada, spingendo via non troppo gentilmente il capo che ancora le stava attaccato, muovendo le braccia freneticamente per attirare l'attenzione del prossimo taxi che sarebbe passato nelle vicinanze. Fermatosi, Laguna si sarebbe letteralmente lanciata nei sedili posteriori, sbattendo la portiera dietro di se e affacciandosi tra i due sedili anteriori per parlare faccia a faccia col tassista.

    GINZA 6-9-5! METTI IL PIEDE SU QUEL CAZZO DI ACCELERATORE!

    Avrebbe tirato qualche colpo alla testiera, cosicchè, se le direzioni urlatigli non fossero state sufficienti, il tassista avrebbe capito con le cattive maniere che doveva correre. Doveva arrivare prima della polizia e prima dell'investigatrice, o ancora una volta sarebbe stato troppo tardi e sarebbe stata costretta ad assistere nuovamente alla patetica scena dei poliziotti che cercano di capire cosa fare.

    Qualcuno potrebbe chiedersi cosa avrebbe mai dovuto spingere l'americana ad avere una tale fretta di salvare una persona conosciuta un giorno in un parco e con la quale aveva scambiato due parole contate. La prima ragione era che c'era una possibilità, anche se piccola, per come pareva pensarla l'agente, che si trattasse dello stesso criminale. Hebenon: ora era in grado di associargli un nome. O associarle, visto che, stando sempre alle parole del poliziotto, l'aggressore era una donna. E se ci fosse stata una minuscola possibilità di trovare questo Hebenon, Laguna non l'avrebbe persa, mai nella vita. Ecco perchè voleva arrivare prima degli altri, perchè voleva vendicarsi a modo suo. Poco le sarebbe importato di vederla "marcire in una cella". No, troppo facile. Sarebbe stata fortunata a ricevere soltanto lo stesso trattamento riservato alla collega. La seconda ragione era che quella ragazza era... interessante. Sì, l'aveva vista solo quel giorno e per non troppo tempo, ma in qualche modo era riuscita ad attirare la sua attenzione in più momenti e a farla passare per una montagna russa di emozioni muovendo solo la matita sul foglio. Era in un certo senso simile a Mitsuki: quel che faceva la rendeva piacevole, anche se agli occhi di un esterno non potesse sembrare granchè. Non avrebbe permesso che a lei spettasse la sua stessa fine.


    Laguna Lee - Lv.2

    Attacco: 35
    Quirk: 23
    Agilità: 17
    Energia: 100

    Tecniche/Equipaggiamento usato: -


     
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    ▪ Mizuki Kiyoshi ▪

    Esperienza: //
    Livello: 2
    Energia: 100
    Forza: 15
    Quirk: 35
    Agilità: 25

    Peso Trasportabile: [4]

    Scheda

    Narrato - Parlato -


    Il silenzio cadde nella stanza, la donna aveva osservato Mizuki durante il suo "monologo" , lo sguardo distante ma allo stesso tempo concentrato.
    Poi una risata, quasi per spezzare il cuore alla ragazza che aveva esposto all'altra artista tutta la sua ammirazione.
    Un metaforico proiettile che attraversa il cuore, andando a colpire dritto al centro del suo fiore, i petali che cadono lentamente sullo scuro terreno in una pozza di sangue.
    Per qualche istante tutto l'entusiasmo che aveva provato si era trasformato in un profondo disprezzo per la persona che si trovava davanti ai suoi occhi, aveva insultato la sua arte, la sua visione.
    Ma non riusciva ad odiare la donna dai capelli bianchi come la neve, non si sarebbe certamente arresa al primo ostacolo, non ora che aveva finalmente incontrato qualcuno capace di comprenderla.
    Preferisco il disegno alla recitazione, ma apprezzo il tuo consiglio, ci penserò.
    Un altro sorriso comparve tra le labbra della ragazza, convinta di avere la possibilità di creare una perfetta coppia di arte.
    La donna continuò, parlando dei regali che Mizuki aveva ricevuto, ma lei non sarebbe mai riuscita a vederli come altro se non, appunto, regali.
    Segni di un ammirazione profonda, magari qualche goccia di amore, le erano stati donati da quella donna come simbolo di amicizia, ne era certa.
    Beh...io li ho apprezzati, pensavo di piantare i fiori e ho disegnato ogni composizione animale che mi hai mandato, potrei quasi definirmi una tua fan, sotto certi punti di vista.
    Un piccolo sospiro, per addolcire lo sguardo del suo singolo occhio visibile.
    Serve un certo tipo di audience per apprezzare il tuo lavoro, immagino.
    Mizuki non perse tempo a notare il movimento dell'albina che, spostando il suo coltello vicino ad un occhio, per togliere una singola lacrima prima che potesse rovinare il suo pallido viso.
    Avrebbe tanto voluto immortalarla nel suo album di disegni, un eterno ricordo del momento in cui incontrò un anima gemella, una persona che mostrava le stesse tendenze artistiche, capace di vedere il mondo attraverso uno sguardo differente, capace di spiare attraverso le fratture di questo finto mondo.
    A mente fredda avrebbe probabilmente trovato questa situazione patetica, non era abituata a mostrare emozioni ad altre persone, certamente non era brava a spiegare alla donna con il coltello quello che stava provando per lei.
    Cosa stava provando? Mizuki non trovava una risposta definitiva all'interno del suo cuore, forse si era lasciata controllare dalle sue stesse emozioni, vedendo messaggi dove in realtà non ne esisteva nessuno.
    Non voleva essere ferita di nuovo, ironico come al momento fosse lei la persona che si rifiutava di vedere la realtà delle cose.
    Ma non riusciva a controllarsi, forse era qualche bisogno nascosto che finalmente stava tornando a galla, forse era un desiderio che avrebbe bruciato il suo fiore.
    Tutto questo avrebbe dovuto allarmarla, la sua vita era in pericolo, ma la ragazza era vittima di un qualche incantesimo, la pericolosa donna davanti al suo occhio l'aveva ammaliata.
    Triste come la stessa donna aveva fatto tutte quelle cose per spaventarla, non per dare da mangiare al sempre affamato bisogno di attenzioni che la ragazza nascondeva.
    I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce della donna, che nuovamente cercava informazioni sulla persona che doveva cacciare come un animale che cerca di stanare un coniglio.
    La persona che cerchi è morta, ho visto ossa e cenere nelle macerie, è stata lei a farsi esplodere.
    Abbassò lo sguardo, non avrebbe voluto deludere le aspettative della donna, ma la verità era quella.
    Però...conosco le persone per cui lavora, le persone che probabilmente le hanno ordinato di far esplodere il negozio, potrei aiutarti a trovarle.
    Fu in quel momento che la donna provò a togliere i capelli davanti all'occhio sinistro, normalmente sarebbe andata nel panico, nessuno era pronto a scoprire la realtà delle cose, nessun altro poteva comprendere quello che vedeva.
    Ma sentiva di potersi fidare di questa persona, lei non sarebbe fuggita, lei...
    Forse avrebbe dovuto fermarla, non si sentiva pronta a far vedere quel dettaglio a nessuno, ma parte di lei desiderava farlo.
    Solo una volta, sarebbe bastata una singola volta per darle il coraggio necessario per non nascondere più la sua "identità" , con un sospiro aspettò che la donna spostasse i suoi capelli, la pallida mano così vicina alla sua pelle.
    Lentamente avrebbe aperto l'occhio, mostrando al mondo il colore dorato, istintivamente avrebbe provato a chiuderlo di nuovo.
    Ma non voleva chiuderlo, voleva dimostrare a tutti che era pronta, voleva...voleva credere in se stessa, più di ogni altra cosa.
    L'occhio doveva rimanere aperto, non si illudeva di riuscire a tenerlo aperto per sempre, ma avrebbe certamente provato a resistere il più possibile.
    Anni e anni di auto-condizionamento non erano certamente facili da rompere, non sarebbe stata una cosa da un giorno, ma voleva provare a migliorarsi.
    Ironico come tutto questo fosse per una donna che voleva vederla morta.


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    «Esattamente. Non mi aspetto che la maggior parte della gente sia in grado di vedere i veri colori del mondo.» Avrebbe risposto Iza alle sue parole, dopo aver spezzato il cuore alla donna che stava minacciando con un coltello fino a poco fa. Parlava con aria un po' superbia, quella di chi sa di avere ragione e che non esiste un'altra verità se non la propria. La convinzione dei geni o dei folli, appunto.
    «Credo di aver compreso la situazione.» - Mosse il coltello tra le dita, mentre la guardava ora con aria quasi comprensiva. «Hai capito che la pirotecnica non faceva per te e sei tornata al disegno. Non un cattivo ramo, anche se è un po' superato.» L'albina ripeté nuovamente quel suo processo mentale, prima di aver potuto sentire la verità da Mizuki. Sembrava che con quelle parole assicurasse sé stessa di avere ragione. Alla risposta della ragazza con l'occhio nascosto, Iza sembrò cambiare la sua espressione da sorridente a pensierosa. Si era distratta un attimo, mettendo gli occhi di lato ed osservando la stanza in cui si trovavano. Stava forse giudicando dei modi per scappare, oppure stava cercando qualcosa? Tornò su Mizuki, con l'espressione di una maestra che non crede alle scuse di un bambino per aver rotto qualcosa, ma allo stesso momento c'era un po' di fastidio che deformava i tatuaggi sul suo volto.
    «Un kamizake?» La mente di Iza sembrò vagare per qualche secondo, mentre lei assisteva ad una scena nella sua mente che si ripeteva di continuo, anche perché si trattava di uno dei lavori migliori che aveva terminato di recente. Quell'omone con i capelli scuri come la notte ed il sorriso a trentadue denti perlaceo, che si era battuto per lei contro chissà chi in un vicolo. Alla fine però, non era stato utilizzato per il suo scopo originale. Lei aveva riempito di gas un ufficio postale nella zona di Tsukiji, per colpire direttamente l'amministrazione pubblica ed annunciare il suo ritorno in grande stile. Alla fine però, lo aveva gettato tra le sue stesse fiamme nere ed aveva osservato una scena simile a quella intravista da Mizuki non troppo tempo fa. Lei ci aveva visto una strana bellezza però, come se il fuoco fosse stato talmente forte da polverizzare tutta la brace. Questo accostamento, questo parallelismo non voluto tra le due situazioni erano un'orribile macchia da cancellare.
    «I nomi, i nomi, i nomi...sì, devo trovarli tutti. Non farmi perdere altro tempo.» Mormorò, mentre stringeva con forza la sottile elsa di quel coltello-penna. Le nocche divennero di un rosso vivo, mentre la mano tremava leggermente per la rabbia. La donna sembrò mordersi il lato interno della bocca con forza, imprimendo coi denti una forza tale che probabilmente tra poco le sarebbe uscito sangue. Sì avvicinò a Mizuki, spostando i capelli in un gesto violento e mettendole in pratica l'intero palmo della sua minuta mano sul volto, mentre spostava la testa di lato per osservarla per bene. La ragazza avrebbe sentito la forza che i suoi polpastrelli imprimevano sul suo viso, quasi stesse valutando la sua forma e le sue fragilità, come si faceva su una statua da restaurare. Senza una voce ad indicare il gesto, in un muto gesto di apertura verso il mondo, Iza avrebbe visto il suo volto irritato riflesso nell'oro come se stesse facendo conoscenza con gli occhi di Re Mida. Era una statua d'oro in quel colore, lo stesso che attraversava la sua lama d'ebano. Che gentile coincidenza offerta dalla fortuna. La donna stacco la mano dal volto di Mizuki, mentre sorrideva compiaciuta.
    «Forse venire qui non è stato così inutile, dopotutto. Mi fai sentire ispirata.» Gli occhi verdi si assottigliarono, le labbra divenivano una linea di colore su una tela completamente bianca pasticciata da un bambino. Il tono era piano e gentile, mentre si alzava in piedi trionfante sulla vittima della sua violenza. Per Mizuki probabilmente quello era un profondo complimento, non conoscendo le sue vere intenzioni. Avrebbe osservato l'occhio della ragazza mostrare il suo bel colore fino a quando non si sarebbe spento come il sole al tramonto.
    «Vedendo una collana dove la gemma più bella è stata rimossa, cosa provi?» - La donna cominciò a fare qualche passo avanti ed indietro per la stanza, aspettandosi una risposta dalla sua vittima, mentre le rivolgeva la parola come se si trovassero a lezione. «Malinconia, tristezza...noi uomini proviamo uno strano piacere quando ci manca qualcosa, soprattutto qualcosa di bello.» L'albina andò verso la porta, raccogliendo da terra il tappo della finta penna per riposarlo al suo posto con un gesto fluido, celando la lama. Riponendo il suo strumento di morte nella tasca del pantalone, sembrò tirare fuori quello che sembrava essere un ulteriore fodero. Questo però non era una vile penna, ma qualcosa di ben più decorato e speciale. Il manico nero era inciso con numerosissimi fiori che si intrecciavano tra di loro, tranne per la superficie pensata per la presa. Lo teneva con leggerezza, l'indice che percorreva buona parte della superficie del manico, mentre rimirava il suo strumento.
    «Non pensavo di usarti come tela, ma ho notato che possiedi un interessante dettaglio. Dammi il tuo occhio, ladra.» L'albina fece un passo in avanti, pronta ad estrarre la lama per completare il suo obiettivo. Qualcosa però paralizzò l'artista e fermò il suo assalto, ponendo la distanza tra le due di circa 2 metri, con Mizuki di fronte alla porta e l'albina più lontana. Una fortissima sgommata, generata da una frenata violenta con la macchina, fu talmente vicina all'appartamento da risuonare nella stanza, sorprendendo Hebenon. Forse era questa l'occasione per scappare da quella violenta seduttrice.

    Aya e Laguna erano partite entrambe con l'intenzione di sistemare il serial killer, colui che era un lavoro per la prima ed un assassino di amici per la seconda. La vigilante aveva trovato il biglietto lasciato probabilmente per le autorità come lei, che ogni volta si scervellavano per trovare un collegamento tra gli omicidi, dati anche dalla difficoltà nel tracciare il suo DNA. Era difficile seguire la pista di chi sembrava voler trasformare tutti i corpi che riteneva "belli" in arte, ma forse quella serie di collegamenti e coincidenze avrebbe formato una rete abbastanza stretta da catturare Hebenon. Quelle figure femminili sembravano avere il destino intrecciato tra di loro, ognuna che seguiva una strada diversa ma che finiva per incrociarsi con le altre. Come già detto, era comunque un impiego per la ragazza coi capelli corvini, ma era anche per salvare una vita innocente.
    Uscendo, la giovane venne investita dall'aria fredda ed umida del temporale che stava cominciando ad estendere le sue braccia scure sulla città, rendendo l'aria ancora più pesante. I poliziotti, vedendola allontanarsi, non si fece molte domande ma aveva un'aria decisamente smarrita. Non c'era però tempo da perdere e quindi non la fermarono. Avrebbe dovuto attraversare la strada ed allontanarsi dalla scena del crimine per trovare un taxi in giro, più che altro perché quel piccolo tratto era momentaneamente chiuso. Dopo poco, la ricerca di Aya sarebbe andata a buon fine, con una macchina di colore verde e giallo che le si accostava accanto invitandola a salire. Il guidatore era un'uomo di mezza età che indossava una polo bianca, che la guardava con aria tranquilla e paziente chiedendole se avesse bisogno del servizio. L'avrebbe quindi fatta accomodare velocemente, notando che nona aveva bagagli con sé. Sistemandosi sul sedile da passeggero, ancora prima che potesse chiedere dove dovesse andare, annuì silenziosamente alla sua richiesta ed ingranando la marcia partì velocemente percorrendo la strada di fronte a sé, dirigendosi a Ginza. Sembrava quasi un'investigatrice di qualche opera noir, che viaggiava nella tenebrosa città in cerca dell'assassino. Chiamando il signor Urahara, quello semplicemente raccomandò ad Aya di fare attenzione, poiché se si trattava veramente di Hebenon era un obiettivo dalle capacità mortali. Avrebbe mandato le informazioni richieste più tardi, appena raccolto tutto il possibile. Mentre percorrevano il centro, incontrando un po' di confusione, vennero superati in modo poco sicuro da un altro taxi che proseguì nella stessa direzione in cui Aya era diretta.
    Laguna non aveva perso tempo di fronte alle parole dei poliziotti. Era una criminale, od almeno il suo alter ego mascherato lo era, ma non l'avrebbe fatta passare liscia ad Hebenon, la persona che le aveva portato via la sua preziosa collega. Scattò via dal proprietario del locale, facendogli perdere l'unico sostegno che aveva in quella situazione. I poliziotti anche in questo caso non erano sicuri di come operare: quella che teoricamente era a capo dell'operazione se ne era appena andata e Laguna, pur essendo una collega, era stata semplicemente indicata da Aya come una persona a cui fare domande ma non da trattenere. La lasciarono andare, anche se l'americana avrebbe sentito il suo nome storpiato venire richiamato dal capo del locale. La bionda avrebbe trovato un taxi poco dopo Aya, anche se non ebbe nemmeno il tempo di abbassare il vetro leggermente appannato. Laguna si fiondò in macchina e, come un demone risalito dagli inferi, fece spuntare il capo tra i due sedili anteriori. Il guidatore, un uomo con dei grossi baffi neri trasalì, fu decisamente spaventato dal tono demoniaco di Laguna e ridandosi un contegno partì a tutto gas verso Ginza. Le sue mani erano salde sul volante, cercando di mantenere il ritmo imposto dalla cliente. Superarono diverse macchine che procedevano più lente, prendendo un paio di strade secondarie per arrivare prima. Ad un certo punto superarono con una manovra pericolosa un altro taxi, quello dove Aya era seduta, poiché ci mancò poco che andassero a sbattere con un'altra macchina nell'altra corsia.
    Alla fine di quella corsa, Laguna arrivò con qualche minuto d'anticipo rispetto all'investigatrice. La strada dove Mizuki abitava era piuttosto larga, con case circondate da alti recinti e muretti bianchi da ambo i lati. Un quartiere carino, cosa che però non lo rendeva immune agli atti efferati di Hebenon. Erano arrivati in velocità ed il taxi aveva prodotto una fortissima sgommata sulla strada, spingendo in avanti con violenza Laguna all'interno dell'abitacolo.
    «Sono 80 yen.» Avrebbe detto il tassista frettolosamente, prima di defilarsi ed allontanarsi il più velocemente possibile da quella donna. Dopo circa 3 minuti sarebbe arrivata anche Aya, alla quale avrebbero richiesto la stessa tariffa. Quello che entrambe avrebbero potuto notare (la bionda ancor prima di Aya) era che, parcheggiato di fronte ad una casa c'era un grosso furgoncino rosso per le consegne ancora acceso. Sulle portiere posteriori, vi erano stampati in caratteri occidentali due grosse lettere bianche, una D ed una B per la precisione, separate da una E commerciale. Bastavano pochi passi per trovare la porta che conduceva alla casa di Kiyoshi Mizuki. La porta era rimasta in realtà socchiusa, una svista da parte di Hebenon. Aprendo, avrebbero trovato entrambe una donna vestita da fattorino dai capelli bianchi che sembrava minacciare Mizuki con un coltello, con l'espressione di un gatto colpito da un faro. Era la prima volta che il serial killer era così in gabbia. Era arrivato il momento di pagare per i propri peccati?


    CITAZIONE
    Aya e Laguna possono già provare ad entrare da Mizuki, giusto per evitare di farvi fare un turno dove provate e basta ad entrare. Potete naturalmente interagire tra di voi. Trovate entrambe la scena dove è terminata la parte con Mizuki. Se volete provare ad attaccare, vi ricordo che le AM seguono il nuovo sistema di combattimento arbitrato :zizi:
    Mizuki naturalmente in caso vedrà Aya e Laguna arrivare ed agirà di conseguenza.
    L'ordine in questo caso è Laguna-Aya-Mizuki. Scusate se cambio nuovamente, ma Laguna arriva effettivamente poco prima di Aya e mi parrebbe strano far ruolare a star qulcuno che ancora non c'è.
    Per qualsiasi dubbio mandatemi un MP.


    Edited by Dëlin - 10/9/2019, 02:10
     
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    LAGUNA LEE



    Role-Furious


    Narrato - Parlato - Pensato



    Le orecchie di Laguna ignorarono beatamente il capo mentre questo chiamava il suo nome, vedendola allontanarsi. I poliziotti, al contrario, non si erano opposti minimamente alla sua dipartita, riconoscendo che evidentemente non doveva essere granchè utile alla risoluzione del caso. Non era presente la sera prima, non era presente per prima quella mattina. Semplicemente ne sapeva quanto, se non meno di loro di cosa fosse successo durante la notte. Tutto a favore dell'americana che si ritrovò libera di viaggiare a tutta birra verso la casa di Mizuki. L'autista sembrava aver colto alla perfezione le parole della bionda, premendo l'acceleratore fino all'asfalto e partendo per quella pazza corsa in mezzo alla strada, in vero stile americano, attraverso vicoli e sfrecciando in mezzo alle altre macchine.

    Yeah baby! Brucia questa strada! Rock and roll!

    Come se si fosse dimenticata del motivo di quella pazza corsa, la bionda abbassò completamente il finestrino e aggrappandosi saldamente alla maniglia posta vicino al finestrino, all'interno del manico, uscì letteralmente fuori dalla vettura, tenendo sole le gambe all'interno e la mano che le evitava una rovinosa caduta a terra. La velocità del taxi e l'aria fredda e umida che si respirava non erano un'ottima combinazione, ma in quel momento ad agire era solo l'adrenalina che andava a crescere, impedendole di sentire i vari fastidi dati dagli agenti atmosferici e dall'aria che sferzava contro la sua faccia, facendo agitare la sua coda di capelli in tutte le direzioni. Addirittura, un leggero sorriso si era formato naturalmente sul suo volto. Lo cacciò via non appena se ne rese conto. Per qualche ragione si era sentita... felice. Libera. Per un attimo si era dimenticata di qualunque cosa affliggesse la sua vita ed era tornata a essere una ragazzina in preda alle emozioni, senza alcun senso del pericolo. Davanti a loro, ora, un altro taxi viaggiava a velocità regolare. Niente di strano, se non fosse che immediatamente dopo seguì una brusca manovra dell'autista che stava guidando l'americana a Ginza. Un sorpasso. Davanti a loro un'auto che viaggiava nella marcia opposta, pericolosamente vicina. Durò tutto pochi attimi. Laguna si sentì prima sbalzare fuori all'inizio del sorpasso, per poi essere risucchiata bruscamente dentro durante il rientro nella corsia corretta, un attimo prima che le due macchine riuscissero a baciarsi troppo passionalmente. Rimase un attimo sconcertata, letteralmente ribaltata nei sedili posteriori, prima di saltare su con il cuore ancora a mille, come se fosse sopravvissuta alla più pericolosa delle montagne russe, battendo sul sedile dell'autista, stavolta in segno di incitamento.

    MA SEI UNA FOTTUTA FORZA! Ho trovato l'unico giapponese che sa davvero guidare?!

    Si affacciò di nuovo al finestrino, guardando l'altro taxi che, dietro di loro, si allontanava sempre di più dalla vista. Non era riuscita a vedere il passeggero, ma poteva benissimo essere lo stesso preso da Aya, essendo questa partita in anticipo. Tornò dentro, prima di vivere altre esperienze di quasi-morte.

    Molto bene, vuol dire che non dovrò averla tra i piedi...

    Il resto del viaggio non superò, in intensità, quello che aveva appena passato, tolta la sonora sgommata che il taxi fece una volta arrivato a destinazione. Prevenuta, Laguna si sarebbe stavolta tenuta stretta ai sedili di davanti, per evitare di battere la testa contro lo sportello o di schizzare via dal finestrino. Alla richiesta di pagamento del tassista, Laguna si limitò ad allungarsi per tirare il freno a mano.

    80 niente, mi servi qui se succedono casini! Augurami buona fortuna!

    Saltò fuori dal taxi vedendo un furgone rosso e ancora in moto, ma prima di lasciare definitivamente l'auto, si assicurò di copiare il materiale di cui era fatta la carrozzeria, con tutta probabilità acciaio. La ragazza che stava aggredendo Mizuki aveva una divisa da fattorino. I pezzi combaciavano. Si lanciò di corsa verso quella che doveva essere la porta della gotica, trovandola semichiusa. Con una sola mossa, poggiando il palmo della mano su di essa, la spalancò, rivelando ciò che le mura celavano: due donne, una a terra vestita di abiti scuri, l'altra in piedi, vestita come la descrizione del poliziotto, che puntava qualcosa contro la prima, a occhio un coltello, che guardava verso la porta, forse non aspettandosi la sua entrata in scena. Senza dire una parola, si sarebbe comodamente chiusa la porta alle spalle. Normalmente un portoncino non dovrebbe poter essere aperto dall'esterno senza la chiave, ma non si era curata troppo di valutarne la tipologia. Guardò prima Mizuki, solo per un attimo, prima di dare tutta la sua attenzione.

    Sembra tu ti senta molto pericolosa, oggi.

    Si portò le mani alla testa, sistemando la coda che il vento durante il viaggio aveva rovinato, ma senza togliere gli occhi da Hebenon. Uno sguardo serio, gelido, gli occhi neri che non volevano farsi sfuggire nulla di ciò che la ragazza dai capelli bianchi avrebbe fatto. Un viso davvero particolare, poco da dire. Si sarebbero potute perdere miriadi di parole per descriverlo nel dettaglio. Ma non era nel mood di farlo. Tanto l'avrebbe presto resa irriconoscibile. Finito di lavorare con i capelli, mosse un attimo la testa per assicurarsi che questi fossero al loro posto.

    Voglio sapere se sei la stessa persona che è entrata nel mio locale ieri notte.

    Si prese una mano nell'altra, facendola schioccare rumorosamente un paio di volte per poi invertire le parti. Nessun sorriso sadicamente divertito, nessuno sguardo strano e spaventoso. Il suo volto era fermo nella sua serietà, non volendo lasciar tralasciare nessun'altra emozione se non la voglia irrefrenabile di riempirla di botte.

    Non sono della polizia. Non sono un'eroina. Mi interessa solo capire se meriti tutto quello che sto per farti.

    Rimase poi in quella posizione, in silenzio, aspettando una risposta. Nessuno sarebbe passato da quella porta, non prima che avesse deciso di aprirla lei stessa per tirar fuori lo sfigurato corpo di Hebenon.


    Laguna Lee - Lv.2

    Attacco: 35
    Quirk: 23
    Agilità: 17
    Energia: 100

    Tecniche/Equipaggiamento usato: -


     
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  15.  
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    Esperienza: 100
    Livello: 2
    Energia: 100 > 85
    Forza: 10
    Quirk: 35
    Agilità: 30

    Peso Trasportabile: [4]

    Scheda

    Narrato - Parlato - Pensato


    La vigilante non accennava ad arrendersi, neanche quando il suo taxi dovette rallentare un pochino a causa della confusione che dominava il centro, in cui era diretta verso Ginza. Dopo la chiamata con il sig. Urahara, semplicemente attese pazientemente, guardando dal finestrino le nuvoli grigie che, per ironia della sorte, davano l’idea come se la città stesse piangendo a causa di ciò che Hebenon compieva in nome dell'arte, come se lassù ci fosse qualche Dio rammaricato per ciò che accadeva alle povere vittime del serial killer. Attese ancora, anche quando un altro taxi superò il suo, con la fronte aggrottata in un'espressione spazientita. « Potrebbe andare più velocemente? Non mi resta tanto tempo, sa » chiese la vigilante con le iridi cremisi puntate sull’uomo di mezz’età che teneva le mani sul volante. Qualcuno avrebbe detto che la pazienza era la virtù dei forti, ma non sembrava il caso in quel momento. Una vittima di nome Mizuki Kiyoshi era in pericolo, la cui vita stava lentamente sprofondando fra le mani di Hebenon per farne un’altra scultura di puro orrore. Poi aveva preso in considerazione un ipotetico combattimento contro Hebenon, facendo tesoro degli avvertimenti del sig. Urahara. Immaginò alcuni potenziali scenari, la maggior parte degli scenari includevano il non farsi toccare da Hebenon. Il suo Quirk doveva presumibilmente attivarsi solo attraverso il contatto fisico. Una supposizione che presto avrebbe trovato una risposta in una questione di minuti.

    Difatti il taxi in cui sostava arrivò finalmente a destinazione e alle parole dell’uomo di mezz’età, la vigilante tirò fuori velocemente gli yen richiesti e li consegnò prima di scendere dal taxi senza aggiungere altro. Lo sguardo rosso sangue si posò dapprima sul furgoncino rosso, il cui colore sembrava richiamare quello delle sue iridi. Lo osservò per qualche istante, controllando sia i caratteri occidentali che la targa, prima di portare lo sguardo sulla casa. Tirò un gran respiro prima di mettere piede all’interno della struttura, come se si stesse preparando per venir giustiziata in quanto strega sul patibolo, e la ricerca per trovare la casa di Mizuki fu relativamente breve ma era venuto fuori un imprevisto che non aveva immaginato. La porta era chiusa e non c’era modo di aprirla, inoltre era certa di sentire un paio di voci differenti al di là della porta. “Ci sarebbe una soluzione, quindi è una situazione alla "o la va o la spacca"“ si disse fra sé e sé comprendendo di dover far affidamento sulla propria Unicità per aprire in qualche modo la porta. Valutò alcuni pro e i contro nell’usare le proprie vibrazioni. Fortunatamente non avrebbe causato qualche danno di grave entità, dal momento che le case, almeno in Giappone, erano dotate di efficaci sistemi per prevenire il crollo causato dal terremoto. Portò le mani in avanti con i palmi rivolti verso la porta e socchiuse leggermente le labbra, cercando di mantenere tranquilli i battiti del cuore. Solo una questione di secondi, tanto da dare l’idea che stesse distorcendo l’aria intorno ai palmi, e avrebbe generato le vibrazioni concentrate in un’ondata distruttiva che, data l’estrema vicinanza, sarebbe andata a sbattersi immediatamente e violentemente sulla porta. L’idea era di aprirla facendola scaraventare in modo da poter entrare, però all’oscuro del fatto che dall’altra parte ci fosse niente di meno Laguna.

    ➤ TECNICHE & EQUIPAGGIAMENTO
    • Tecniche
    CITAZIONE
    NOME TECNICA – Vibration Shockwave [Livello 1]

    DESCRIZIONE Aya è in grado di imbrigliare il potere delle vibrazioni per causare delle ondate distruttive di energia vibrazionale. Nel farlo, Aya scatena un’ondata distruttiva di energia vibrazionale dalle mani, che, oltre a colpire e spintonare, ha lo scopo di allontanare qualunque attacco rivolto contro lei, rispedendolo al mittente se il caso lo permette. Questo attacco può essere di tipo energetico (come ad esempio una palla infuocata) o materiale (come ad esempio una lancia di terra). Nella direzione in cui viene lanciato l'attacco, provocherà un leggero tremolio e si creerà una leggera spaccatura sul terreno, sollevando in certi casi i detriti e spedendoli contro.
    DANNO Lieve
    NOTA Se il proprio parametro Quirk è superiore a quello dell'avversario, sarà possibile rispedire un attacco al mittente ma la potenza sarà ovviamente dimezzata (Danno grave > Danno medio > Danno lieve).
    COSTO (in Energia) 15
     

    765cede8021138e5a90616db869f8a2b


    ---

    • Equipaggiamento
    ► Costume: N/A
    ► Effetto: N/A

    ► Equipaggiamento 1: N/A
    ► Effetto: N/A
    ► Peso: N/A
     
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41 replies since 5/8/2019, 22:28   1216 views
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