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SQ: Ash O'Connor

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    • Roy Ash O'Connor •

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    Narrato - Pensato - Parlato - Parlato Altri


    FlJUo7k


    Nel quartiere speciale di Taito, al confine nord con il Parco di Ueno, si trova un antico tempio buddista, costruito nella metà del 1600, durante il periodo Edo ovvero, l'ultimo governo feudale giapponese.
    La storia dell'edificio vuole che tale tempio sia stato realizzato per fungere da spogliatoio per i generali Shogun dell'epoca. Una struttura gestita e curata, di generazione in generazione, dalla famiglia Teiyama e nonostante i secoli, mantiene ancora il fascino tradizionale dei templi giapponesi: la struttura interna in legno e gesso, pavimento in tatatami, porte scorrevoli "shoji", muri di argilla ed infine, il tipico tetto in tegole, ricurvo e largo. Nel giardino del tempio, curato scrupolosamente dalla famiglia, erano state allocate un paio di passerelle in pietra bianca ed un laghetto artificiale. Al suo status autoctono, si aggiungevano tutte le migliorie edilizie dovute al progresso e alla tecnologia, come l'impianto di illuminazione, del gas, quello idrico e fognario e, per ultimo, quello di climatizzazione assieme alla rete wi-fi.
    Un tempio adibito ad accogliere non soltanto i religiosi della zona ma anche i turisti che desideravano visitare o pernottare all'interno. Perché, all'interno della struttura era presente un modesto ryokan (albergo tipico giapponese) con dieci stanze in tatami e in pieno stile tradizionale, allestite appositamente per essere affittate durante tutto l'anno a coloro che volevano provare l'esperienza di dormire "come si faceva un tempo".

    Certo, nel periodo invernale le richieste calavano, ma il contenuto numero di stanze disponibili faceva si che il tempio fosse quasi sempre pieno durante le quattro stagioni.
    C'era, però, un altro elemento che rendeva quel tempio più particolare rispetto agli altri della zona. Durante la fine del 1800, fu costruito accanto ad esso un piccolo dojo in memoria di uno dei capifamiglia Teiyama, maestro di discipline marziali cinesi. Nel corso del tempo e per volontà dei successivi maestri di kung-fu, il dojo non assunse mai una connotazione agonistica, ma puramente atletica e spirituale.
    Più che una scuola di arti marziali, uno spazio in cui praticare la disciplina marziale lontano dalla frenesia nipponica e, soprattutto, privo di qualsiasi logica competitiva.
    Okura Teiyama, erede legittimo del complesso, assieme alla sua famiglia, gestiva tutta la struttura con grande devozione e disciplina, dedicandosi nello specifico all'insegnamento delle arti marziali e alla cura del giardino. La moglie Hisa, la figlia Maya e il figlio Goro, si occupano invece della gestione del "Ryokan", dall'accoglienza alla ristorazione.
    Una struttura perfettamente funzionante e questo proprio grazie al costante impegno della famiglia Teiyama la quale, da qualche tempo, si avvale anche di un aiutante esterno alla famiglia. Nelle stagioni calde si registra sempre un aumento delle prenotazioni e avere una mano in più non poteva che far bene alla famiglia Teiyama, soprattutto se questo aiutante è una persona riservata, che fa poche domande e che non mette il becco nelle faccende private. Se poi questa persona è disposta ad essere compensata anche in lezioni di kung-fu, invece di uno stipendio intero, per i Teiyama non poteva che costituire un vero colpo di fortuna. In un tempio buddista e nelle vesti di aiuto-cuoco, Ash O'Connor iniziò la sua nuova vita a Tokyo, dopo essersi allontanato dalla capitale per gli attentati che sconvolsero la Yuuei e l'intera nazione. Da allora, sono passati tre anni...

    ✦✦✦



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    Quella mattina, erano le 6 e 30 e Ash, nella cucina del Ryokan, aveva quasi finito di preparare le colazioni per i clienti che avevano pernottato nel tempio. La luce timida del primo mattino filtrava attraverso le persiane in legno, da cui si potevano scorgere il giardino e il laghetto, in gran parte ombreggiati dai grossi cipressi e dai pini bianchi sparsi attorno all'area del tempio. L'aria che circolava in quelle prime ore era fresca e piacevole. Il silenzio, uno dei migliori amici di Ash, regnava in quella cucina e gli unici rumori che, di tanto in tanto, rompevano quella magica atmosfera, erano il suono del coltello che picchiettava sul tagliere e il tintinnio delle ciotole che venivano condite. Il profumo delle verdure, del pesce fresco e della soia avvolgevano l'intera cucina, fino alla sala da pranzo, stuzzicando ancora di più la fame degli ospiti, al loro risveglio.
    Ash aveva acquisito un metodo semplice ed efficace nel preparare le pietanze tipiche giapponesi e tutto questo lo doveva alla moglie di Okura, la signora Hisa. Piatti composti da ingredienti semplici e tipici della cultura giapponese ma realizzati con delle combinazioni accuratamente studiate e servite in composizioni che rasentavano la cucina gourmet. Dopo aver terminato la cottura delle zuppa di miso, non gli restava che preparare i filetti di sushimi. Il fattorino del pesce aveva consegnato salmone e branzino, pescati la notte precedente. Ash non poteva però pulirlo, quello era un compito che spettava a Hisa. Per preparare il sushimi, infatti, la responsabilità più grande sta proprio nel processo di abbattimento del pesce crudo e cioè quella fase in cui, dopo essere stato squamato, si espone il pesce a basse temperature e con una certa velocità. In questo modo, si distruggono tutti i batteri, microrganismi ed eventuali larve presenti nel pesce.
    In passato, il pesce crudo veniva conservato in strati di ghiaccio per circa 24 ore, mentre ad oggi ci si serve del cosiddetto "abbattitore" e cioè una sorta di cella frigorifera in grado di portare drasticamente gli alimenti a bassissime temperature, impedendo così la proliferazione batterica.
    Ash, quindi, dopo averlo scongelato doveva semplicemente affettare il filetto in fettine non più lunghe di cinque centimetri. Dopodiché, li avrebbe conservati all'interno di un recipiente in grado di mantenerne la freschezza ancora per qualche ora. Il riso, le zuppe, il sashimi, le uova, il natto e il tamagoyaki (omelette) erano stati già posizionati all'interno di appositi contenitori e scodelle, così da tenerli caldi e saporiti.
    Dieci minuti dopo, la prima coppia di clienti si accomodò sul tatami della sala da pranzo. Erano stranieri e parlavano una lingua ispanica.
    Maya, la figlia di Okura, cominciò a servire le pietanze ai signori ospiti, mentre Ash aveva ormai terminato con la cucina. Quella mattina, la ragazza dai lunghi capelli neri e lisci, divenuta da poco maggiorenne, indossava un kimono rosa corto, con una scollatura moderna... piuttosto distante dallo stile tradizionale giapponese.
    - Se non c'è altro, io andrei. - Si rivolse Ash a Maya.
    - Arigatou, Ash. Ci vediamo per il pranzo. - Rispose cordialmente, mentre accennava un piccolo inchino. Le sue guance in quel momento si arrossirono e i suoi occhi cercarono di non incrociare quelli di Ash.
    Dopo aver risposto anche lui con un inchino, l'albino si tolse il berretto e il camice da cucina, riponendoli in un piccolo armadietto della cucina ed uscì in giardino passando dal retro; il tutto, sotto lo sguardo timido della giovane Maya, che aveva seguito ogni suo singolo movimento nell'arco di quei pochi secondi.

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    Il ragazzo si era appena cambiato, indossava un kimono grigio chiaro e da lì a breve sarebbero scattate le 7:30. Come tutte le mattine, Ash era pronto per entrare nel dojo del tempio per il suo training giornaliero.
    Una palestra piuttosto contenuta ma con tutto l'essenziale necessario ad una scuola di arti marziali. Sulla parete di fondo, vi era appeso un ritratto del primo maestro dei Teiyama, colui che finanziò la costruzione del dojo, fondando così un'antica scuola locale di kung-fu non agonistico.
    Il signor Okura era al centro della sala e stava terminando di preparare lo spazio per la seduta di allenamento. Un uomo sui cinquant'anni, alto meno di un metro e settanta e di corporatura robusta, con i capelli brizzolati e corti, pettinati con una riga laterale sul lato sinistro. Quando Ash entrò nel dojo, il sensei si accorse che il ragazzo aveva qualcosa di diverso, di insolito e questo destò la sua curiosità:
    - Sei felice, oggi. Bisogna approfittarne, allora. Sono i momenti più preziosi... Cosa ti rende felice?-
    - L'aria... sembra più pulita, fresca, mi rasserena.- Rispose Ash.
    - Se l'aria ti rende felice, allora respira tanto!-
    A quella battuta l'inglese sorrise, il suo sensei era una persona solare, che amava fare battute durante le conversazioni e Ash se ne era fatta una ragione, ormai.
    Fu in quel momento, però, che lo sguardo di Ash cadde su una copia del Giornale di Tokyo, posato su una panca al lato est del dojo. Giornali, riviste, smartphone, tablet e tutto ciò che non aveva a che fare con le arti marziali, erano severamente vietati nel dojo. Eppure, su quella panca c'era un giornale in quel momento. Sulla prima pagina era scritto a caratteri cubitali:

    "Latitante inglese catturato dall'Interpol dopo dieci anni dalla sua scomparsa."

    Quel titolo lo immobilizzò letteralmente. Si sentì paralizzato con lo sguardo incollato alla copia del giornale. Quelle poche parole bastarono per stravolgere completamente il suo stato d'animo. L'angoscia, quel sentimento annidato in se stesso e che da un po' di tempo era riuscito a colmare, iniziò nuovamente a crescere. Una goccia di sudore gli attraversò la schiena, così come le sue palpitazioni erano aumentate notevolmente.
    Temeva di leggere il resto della notizia, aveva paura di scoprire che il soggetto dell'articolo fosse proprio "lui" ma, allo stesso tempo, temeva di rimanere nel dubbio e nell'ignoranza dei fatti. Sotto gli occhi attenti e curiosi del suo maestro, Ash si avvicinò nervosamente alla panca. Non andò di fretta, ma non aveva il pieno controllo della sua andatura. Con il volto tirato e i denti serrati, allungò la mano per raccogliere la copia del giornale.

    "Latitante inglese catturato dall'Interpol dopo dieci anni dalla sua scomparsa.
    Con lui, un altro criminale della malavita americana.
    "

    ...
    Era dato per morto in un tragico agguato di una banda rivale, ma persero la vita soltanto la moglie e la figlia.
    Appartenente alla malavita inglese, Arthur O'Connor si nascondeva a Tokyo assieme a Thomas Wild, esponente della malavita americana, anch'egli a Tokyo per gestire alcuni affari per un ammontare di circa duecento milioni di dollari.
    Le indagini, condotte dall'Interpol in collaborazione con la Polizia di Tokyo e l'FBI, sono scattate dopo una segnalazione anonima pervenuta proprio alla polizia di Tokyo. La segnalazione conteneva delle prove fotografiche e coordinate satellitari, che ritraevano i due latitanti all'interno di un edificio nei pressi del porto. Grazie agli enormi sforzi degli investigatori, Arthur O'Connor e Thomas Wild sono stati incastrati dagli agenti in borghese locali ieri sera, nell'appartamento-rifugio di O'Connor e trasferiti al carcere di Tokyo.
    ...
    Tra una settimana, presso il Tribunale locale, saranno processati per direttissima dalle autorità inglesi e statunitensi e, dopo la condanna, ognuno sconterò la pena nel proprio paese di origine.
    ...
    Si tratta di un grande passo in avanti nella collaborazione internazionale che, ancora una volta, si è dimostrata all'altezza del...
    -

    "Cazzo! Lo hanno catturato.... assieme a Wild."
    In quel momento Ash avrebbe voluto essere altrove, in qualsiasi altro posto, anche all'interno di una discoteca con la musica ad alto volume ma non di certo voleva essere in quel luogo, con il suo maestro che continuava ad osservarlo in silenzio. Non aveva la solita espressione gioviale, aveva capito che c'era qualcosa che non andava nel ragazzo.
    - C'è qualcosa che ti sta turbando, Ash?- Disse il sensei, risoluto.
    - S-si. Ho un giramento di testa... mi spiace, credo che oggi sia meglio che vada a casa. Le chiedo scusa, sensei.-
    Ash non volle nemmeno ascoltare la risposta del maestro. Si voltò ed uscì dal dojo, andandosi a cambiare nello spogliatoio. Il sensei, invece, non fece alcuna obiezione. Si limitò a raccogliere quel giornale e a gettarlo nel cestino.
    - Non immaginavo una tale reazione... mi dispiace.-

    Dopo essere uscito dal tempio, Ash salì sulla sua moto, una Yamaha SR500 del 2010, acquistata usata, qualche mese prima.

    Completamente nera opaca, sulla parte posteriore del sedile vi erano due borse laterali, anch'esse nere. Al loro interno erano solitamente custodite le chiavi di casa, una bottiglia d'acqua e un taccuino con la copertina nera, in cui annotava pensieri, appuntamenti, indirizzi e recapiti.
    E le armi, anche se in quel momento erano riposte a casa sua.
    Si allontanò dall'area di Ueno a gran velocità, facendosi largo tra le auto incolonnate, tra gli insulti degli autisti costretti ad inchiodare di colpo per non andargli contro. La moto si infilava prima nella corsia di destra e poi in quella di sinistra, sorpassando tutte le auto che avanti dinanzi. Nonostante quelle folli manovre, la mente di Ash era altrove. Nella sua testa non vi era altro che l'immagine di suo padre che per anni lo aveva perseguitato, oltre ad aver fatto morire sua madre e sua sorella. Aveva sempre desiderato vendicarsi ed infatti si era spinto fino a Tokyo pur di mettersi sulle sue tracce. Poi qualcosa cambiò, proprio a seguito dell'attentato alla Yuuei.
    Dopo la fuga dall'università, l'inglese albino si trasferì per due anni nei pressi di Mikata, un distretto della prefettura di Fukui, che si affaccia sul Mar del Giappone. Riuscì ad affittare un monolocale vicino alla spiaggia di Suishohama e questo giovò molto sia al suo stato psico-fisico che alla sua reputazione. Voleva evitare a tutti i costi di essere coinvolto con la giustizia e trascorrere un paio d'anni lontano da Tokyo, gli avrebbe permesso di reinserirsi nella capitale con più facilità e senza dare nell'occhio.
    Grazie a quel periodo di isolamento volontario, Ash riuscì finalmente a fare un po' di chiarezza in se stesso e ad acquisire la lucidità che necessitava. Furono due anni di pulizia "mentale", trascorsi per lo più a passeggiare tra le spiagge, a scrivere, meditare e praticare il tai-chi in spiaggia, grazie ad una insegnante che dava lezioni al mattino presto, a tutti gli abitanti della zona. La stessa insegnante che lo avrebbe poi presentato alla famiglia Taiyama, a Tokyo.
    In tutto quel periodo, era riuscito a colmare il suo desiderio di vendetta grazie a queste attività che lo tenevano impegnato e concentrato su se stesso. Aveva raggiunto una maturazione tale da voler addirittura abbandonare l'idea di rimettersi sulle tracce di Arthur, per eliminarlo. Dopotutto, anche con la morte più atroce, il suo dolore sarebbe rimasto lo stesso. Nulla poteva appagare la sofferenza dovuta alla perdita di Janet e Miranda e aveva realizzato che la vendetta sarebbe stata fine a se stessa. Sarebbe stato soltanto un altro modo di sporcarsi le mani, cosa che avrebbe magari attirato l'attenzione su di sé, compresa quella dei membri della sua famiglia, in Inghilterra.
    Ma la notizia che aveva da poco appreso sul giornale, gli aveva definitivamente tolto ogni possibilità di azione contro Arthur. Ed era difficile per lui capire se tale cosa fosse buona o cattiva, era combattuto - come al suo solito - da sentimenti contrastanti. Poteva essere furioso perché in fondo, avrebbe voluto eliminarlo o consegnarlo alla giustizia lui stesso, così come poteva sentirsi sereno perché finalmente Arthur sarebbe stato condannato. "Una settimana. Una sola settimana e sarà tutto finito, quindi?", si chiese il ragazzo mentre l'aria gli si stagliava sul volto, per via della velocità.
    Aveva raggiunto Asakusa, il quartiere in cui viveva, ma la sua mente continuava ad essere ancora confusa su cosa pensare e da che parte stare.
    Prima di fermarsi a casa, si fermò in una piccola edicola per acquistare la copia del Giornale di Tokyo, così da leggere l'articolo con più calma e sicuramente in un momento migliore di quello.

    Giunto al giardino di casa sua, spense la moto e la parcheggiò a mano sotto la tettoia. Con il giornale in mano, entrò nell'abitazione in cui risiedeva. Una casa da un solo piano e con una sola stanza da letto. Un'altra stanza più piccola era stata adibita a studio. La casa ideale per una giovane coppietta in cerca di tranquillità o per un criminale poco conosciuto e che vuole mantenere le distanze dai quartieri troppo vistosi e affollati. L'aveva presa in affitto quando si trasferì nuovamente a Tokyo, di ritorno dal suo esilio volontario e cioè, da qualche mese.

    Si accomodò sul divano e lesse più volte l'articolo.
    "Una soffiata anonima ha fornito prove schiaccianti contro di loro... E pensare che io dopo tre anni non sono stato in grado di localizzare neanche il quartiere in cui viveva... dannato, per quanto tempo ti avrò cercato? Ed ora arriva la polizia e ti fai arrestare come un normalissimo spacciatore incastrato da delle fotografie... sei caduto proprio in basso e sarei curioso di vedere la tua faccia davanti al giudice."
    E così Ash decise sul da farsi: si sarebbe presentato nell'aula del tribunale le settimana successiva per assistere al processo contro Arthur O'Connor.
    Si sarebbe mischiato nella platea, sotto mentite spoglie, anche se dubitava fortemente che suo padre potesse riconoscerlo, dato che lo aveva visto soltanto in tenera età. Inoltre, nulla escludeva che il giorno avrebbe incontrato una persona già conosciuta e affrontata tre anni prima, il figlio di Thomas Wild, Darius. Doveva fare attenzione, evitare di fare casini in un'aula di un tribunale. Era comunque certo che non sarebbe stato facile rivedere suo padre dal vivo dopo tantissimi anni. Non immaginava il tipo di reazione che avrebbe avuto, doveva scoprirlo, forse più per se stesso che per il fatto di per sé. E poi voleva accertarsi che il tutto filasse liscio, voleva vederlo cadere dopo la sentenza e magari assistere anche a qualche sceneggiata, chissà!
    Doveva attendere una settimana soltanto e poi si sarebbe liberato definitivamente di quel fardello.


    Roy Ash O'Connor - Livello 7
    Energia 750 | Forza 101 | Quirk 362 | Agilità 262

    Shirasu Kinjou, Donten ni warau | Code © Only for MHA GDR.
     
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    Bel lavoro. :zizi:
    Ash: +25 exp
     
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