Lonely Rainy Days

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    Ad Aoi, che per natura tendeva ad essere allegra e ottimista, non capitava quasi mai di svegliarsi di cattivo umore. Ogni tanto, tuttavia, capitava, e quando succedeva starle intorno non era proprio il massimo.
    Com'era buona a contagiare, seppur involontariamente, le persone con la sua allegria, il malumore non faceva eccezione.
    Quella mattina, era stata svegliata, decisamente troppo presto, dal rumore persistente della sua sveglia, che impaziente le stava ricordando che le vacanze estive erano finite ed era l'ora di rimettere i gomiti sui banchi di scuola. Aoi aveva passato le vacanze a casa dei suoi genitori, ed era tornata alla sua "amata" stanza dei dormitori solo una settimana prima. Per fare mente locale si era detta, ma alla fine aveva passato quasi tutto il suo tempo a leggere e a giocare al cellulare.
    Davvero, non lo capiva proprio come facessero tutti gli altri suoi compagni di classe ad essere elettrizzati e contenti di ricominciare le lezioni. Lei voleva solo diventare famosa, e se ci fosse stata una scorciatoia avrebbe volentieri imboccato quella. Ma non tutti erano portati per diventare influencer sui social, e sicuramente Aoi era fra quelli. Con il suo carattere eccentrico ed esuberante non era neanche capace di tenersi degli amici, figurarsi.
    Insomma, in conclusione, le toccava studiare.
    L'unica cosa positiva sembrava essere, agli occhi della giovane, l'arrivo dell'autunno, il quale aveva deciso di inaugurare la stagione con un temporale notturno che aveva lasciato l'aria carica di umidità e spesse nuvole grigie. Spiando il campus dalla finestra della sua stanza, Aoi finì di spazzolarsi i capelli, intrecciando i ciuffi neri e azzurri con qualche fermaglio, come al solito. Era mattina presto, ma i suoi occhi erano già coperti di trucco ed il suo viso di fondotinta. Aveva indosso ovviamente la divisa della scuola, la gonna tirata appena sopra il limite consentito e le calze che le arrivavano sulle cosce, lasciando un sottile lembo di pelle scoperta. Ancora non era così freddo da dover indossare la classica giacca grigiastra dell'accademia, per cui si era accontentata d'indossare la camicetta bianca con le maniche a tre quarti, alla quale aveva accuratamente evitato d'infilare la cravatta rossa, preferendo mettere in mostra la sua brillante collana d'acquamarina.
    Sì, beh, non si poteva certo dire che fosse l'abbigliamento più adatto per presentarsi in classe. Fortuna che Aoi non ci doveva affatto andare. O meglio, non era proprio così, aveva scelto di non andarci. Quel giorno, per i nuovi studenti iscritti era particolarmente importante: c'era la cerimonia d'ingresso, o in poche parole, per Aoi, una valanga di primini esaltati per la possibilità di diventare eroi. Ovviamente, la cerimonia non era obbligatoria, ma la presenza era caldamente consigliata.
    Aoi, tuttavia, riteneva più importante godersi il suo ultimo giorno di libertà, visto che avrebbe dovuto passare tutti i successivi chiusa in camera a studiare o a frequentare gli allenamenti pomeridiani. Tanto i suoi voti erano nella media, assolutamente, sapeva già di essere nella stessa classe dell'anno scorso, e nessuno si sarebbe accorto se fosse sparita per un po'. Ne aveva bisogno, non poteva iniziare l'anno mogia come un pesce rosso dentro la sua boccia di vetro. Non aveva nemmeno compagni di classe che le stavano particolarmente simpatici, per cui nessuna fretta di rivederli. La cerimonia iniziava alle dieci e si protraeva circa un paio d'ore, limite entro il quale Aoi si era prefissata di tornare indietro. Era bene non strafare, purtroppo la carriera scolastica era molto importante, e non farsi beccare era una delle regole d'oro della sopravvivenza.
    Per questo quando il tram la scese ad Higashikurume, la città letteralmente più vicina alla Yuuei in termini di distanza, si allontanò dalla fermata il più in fretta possibile, inoltrandosi nel centro abitato. Non voleva correre il rischio d'incontrare facce conosciute. Ovviamente non era molto pratica della città, ma sapeva più o meno in che direzione andare per trovare dei negozi o dei parchi, per cui si mise in marcia. Non senza indossare gli auricolari ovviamente.

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    Edited by Ryuko - 30/9/2019, 21:28
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    Fou Lu


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    Era passato poco tempo dalla fine della sua missione, dal momento che era entrato effettivamente nel mondo dei vigilanti, forse nel modo peggiore. Per il giovane uomo non c'era comunque spazio di argomentazione, il suo personale scopo era equilibrare i piatti della bilancia. Se i villains potevano arrivare ad uccidere degli innocenti, qualcuno doveva fermarli, anche se significava uccidere loro. Questa era la convinzione di Fou, la sua aria più glaciale e distaccata del solito forse anche per celare a sè stesso il dubbio o la possibilità di averlo. La realtà era più semplice: il temporale notturno che aveva lasciato l'aria carica di umidità e un cielo coperto da spesse nuvole grigie non si era ancora arrestato nell'animo del vigilante. Il togliere la vita altrui non era una cosa che lui prendesse con leggerezza. Non aveva avuto scelta, una volta accettata la missione. Intendeva ancora scoprire quanto possibile del punto di vista del suo avversario, cosa lo poteva avere costretto a quel punto. E ora avrebbe potuto farlo. La missione, insomma, non era ancora finita.
    Il network di vigilanti con cui aveva preso contatto, la twelfth division richiedeva di avere le proprie "risorse" a portata di mano e dunque avrebbe dovuto lasciare il proprio alloggio nei "pressi" della scuola. Non che fosse tanto vicino essendo praticamente la U.A. una città a sè stante, ma poteva permettersi altro quando aveva fatto quella scelta. Anche se ora aveva una fonte di reddito, non si fidava di loro, come avrebbe potuto infondo ? Gli avevano mentito in faccia, certo forse per una questione di segretezza o sicurezza, ma una menzogna resta tale. Come un omicidio. Però sembravano quantomeno competenti nel raccogliere informazioni .Per l'ultima volta, Fou si sporse a guardare della finestra la sagoma di quella che una volta era la più prestigiosa scuola per eroi di tutto il Giappone. Se l'avesse frequentata avrebbe forse scoperto che poteva risorgere come un'araba fenice?
    I suoi genitori avrebbero voluto che ci andasse, anche se era un po' fuori corso, avere compagni più giovani magari, fare nuove amicizie e perché no incontrare l'amore della vita, magari cinese e del segno zodiacale "giusto". Insomma, le tipiche aspettative dei genitori che non si aspettavano certo che il loro figlio andasse sotto la città ad ammazzare mostri, e uscisse dalle stesse come un mostro a sua volta.
    E suo fratello? Che avrebbe detto di lui ora? Lui ci credeva ancora fermamente in quella società di luci ed ombre dove i cattivi ed i buoni giocavano con regole assurde e diverse.
    Spiando quanto gli era permesso della scuola dalla finestra della sua stanza, Fou sospirò. Avrebbe potuto partecipare alle selezioni ed alla cerimonia di ingresso, ma alla fine aveva trovato la sua alternativa ed era pronto a seguirla con tutta la sua roba. In realtà non aveva molto, a parte i vestiti; tutta la sua vita poteva essere racchiusa in una grande borsa sportiva ora come ora. In un certo senso ciò lo rassicurava, in un altro lo rattristava. Effetto del clima uggioso? Era comunque mattina presto, Fou aveva finito i propri esercizi mattutini. Aveva triplicato il carico sul proprio fisico nell'ultimo periodo anche con la supervisione dei suoi nuovi "amici" e non poteva non dirsi soddisfatto dei risultati che iniziava a vedere. I muscoli si erano fatti più accentuati per quanto non avesse un aspetto palestrato. Avere muscoli voluminosi non era il suo scopo: voleva il massimo della potenza e conservare una certa velocità ed agilità. I suoi vestiti erano sempre semplici, economici. La tuta era ora di una flanella più pesante mal lavorata per aiutarlo a sopportare i primi morsi del freddo. A dirla tutta si sarebbe rifugiato volentieri sotto il kotatsu, visto che una parte non meglio precisata di lui mal sopportava i periodi freddi ed era portata ad essere molto più pigra .
    Fou non intendeva assolutamente concedere a quella parte di sè spazio alcuno e, fatta colazione e lasciata la chiave dove concordato col proprietario si avviò scendendo per le strade di Higashikurume, dirigendosi a passo tranquillo verso la fermata dei mezzi che lo avrebbe condotto il più in fretta possibile verso Yotsuya, la sua nuova base di operazioni. Non che in realtà avesse particolari orari o tempi da rispettare, e dunque guardava in giro i vicoli che aveva ripulito da criminali di poco conto, l'angolo dove aveva picchiato uno scippatore per recuperare una borsetta rubata... tutte cose che gli sembravano puerili rispetto la sua ultima avventura. Guardava anche la gente coi suoi occhi dorati, le persone indaffarate, l'occasionale ritardataria studentessa della U.A. con le cuffiette nelle orecchie che correva a verso la ... uno dei candidi sopraccigli di Fou si inarcò notando che la ragazza in divisa abbastanza al limite del regolamento scolastico non stava correndo verso la fermata degli autobus a cui anche lui era diretto, bensì si inoltrava a passo deciso e rapido nel centro abitato.

    Questo sì che è curioso


    Non era nemmeno troppo difficile notare la ragazza, considerando il trucco che ella portava in viso. Non che Fou fosse esattamente qualcuno che potesse passare inosservato. Il suo corpo chiaramente ben addestrato era difficile da non notare, come i lunghi capelli bianchi che gli scendevano fino alla schiena, sembrava portare una specie di strano cerchietto per capelli di colore rosso, messo al contrario per impedire che la folta chioma gli piombasse in faccia a celargli il viso. Anche le orecchie di lui non erano normali, si mostravano allungate ed appuntite, per quanto non in maniera estrema. Non era certo la cosa più strana che potesse vedersi nelle strade popolate da possessori di Quirk, ma era comunque peculiare. Sul viso un'espressione melanconica, ma determinata e seria.

    endpost


    Magari bigia la scuola per andare a trovare il fidanzato? In ogni caso, se quella è uno degli eroi che domani proteggeranno questa città c'è da ben sperare. Cielo, mi chiedo se si renda conto di ciò che tutto questo implica
    Uno sbuffo vagamente seccato, era conscio di non avere diritti, e che plausibilmente sarebbe passato per il cattivo di turno o peggio, ma il suo senso della giustizia gli diceva che questa cosa era decisamente troppo sbagliata per non intervenire. E se questo signifcava mentire, tanto quanto. Cercando di attirare la sua attenzione l'avrebbe approcciata dicendo.
    Ehi ciao! Scusa vieni dalla Yueii? Ti prego dimmi che la cerimonia di ingresso è domani! Ho perso il libretto introduttivo e temo di essere in un ritardo pazzesco. Devo ancora ritirare la divisa, che pasticcio!
    Non che Fou stesse realmente mentendo, ma voleva dare l'impressione di essere un nuovo studente, e infondo aveva davvero "sfortunatamente" perso il proprio libretto introduttivo alla scuola accendendoci il kotatsu, il suo unico problema era avere un'ottima memoria, ed era un problema visto ciò che aveva fatto di recente.

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    Aoi non aveva fatto in tempo nemmeno ad accendersi la musica, che era stata prontamente fermata da qualcuno. O meglio, "fermata" era una parola grossa, però si era sentita chiamare: senza apparente motivo - o forse perché era effettivamente l'unica studentessa della Yuuei nei paraggi - aveva capito che quella frase era rivolta a lei e si era bloccata sul posto, mordicchiandosi appena il labbro inferiore.
    Possibile che fosse già stata beccata? La sua gloriosa carriera da evasa era davvero destinata a finire così?
    La sua preoccupazione mista ad un lieve velo di curiosità la costrinse comunque a regalare un briciolo d'attenzione a quella giovane voce maschile che l'aveva interpellata. Alla fine era sempre stata brava ad inventare delle scuse, quanto poteva essere difficile improvvisare qualcosa adesso. Sollevò le sue iridi azzurro cielo, e...
    «Oh-! — Proruppe in un'esclamazione sorpresa, per poi coprirsi subito le labbra con entrambe le mani, come se avesse detto una cosa estremamente maleducata. Non era così, ma lo stupore di Aoi era pressoché impossibile da nascondere. Tuttavia, i capelli bianchi, le orecchie a punta, gli occhi dorati e sottili di quel ragazzo potevano ingannare chiunque, ma non lei. — Un elfo, sei un elfo, vero?» mormorò, abbassando il tono della voce fino a ridurlo a poco più di un flebile sussurro, quasi volesse rivelare un segreto.
    Nell'immaginario di Aoi, doveva per forza essere così: carino era carino, i lineamenti da elfo ce li aveva, seppur vestiva in maniera abbastanza anonima. E poi, quelle buffe corna sul capo... Doveva essere molto giovane per la sua razza, che quel ragazzo fosse una creatura sovrannaturale sotto copertura proprio come lei?
    Accantonò per un attimo l'idea di inoltrarsi nel centro abitato alla ricerca di negozi, ed espose un mezzo sorriso, ricomponendosi. «Ehm. Comunque no, in realtà è oggi. Però se ti sbrighi sei ancora in tempo. Anche se non so se puoi andarci senza libretto e divisa.» borbottò, un po' pensierosa, squadrandolo da capo a piedi. In realtà non si era resa conto di quanto poco quadrasse la storiella che Fou le aveva rifilato, visto che solitamente la divisa veniva spedita a casa, troppo occupata a pensare a dettagli secondari riguardo la sua vera natura.
    Un elfo sotto copertura alla Yuuei non si incontrava tutti i giorni, e Aoi aveva appena iniziato a pensare che se quel tipo era un potenziale candidato ad essere un suo nuovo compagno di classe magari avrebbe trovato andare a scuola leggermente più interessante.

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    Fou Lu


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    Oh-!Un elfo sei un elfo, vero?


    distrustPer fortuna della ragazza Fou non apparteneva alla razza di quelle mistiche creature dal fine udito, infatti il dire di lei diventò rapido un mormorio senza senso di cui aveva a malapena inteso le prime parole. Dalla parte di Fou quella era chiaramente una sfortuna visto che non riusciva a darsi una ragione per l'atteggiamento di quella studentessa. Quantomeno le sue parole fecero cambiare l'espressione del ragazzo in una di dubbio e sospetto.

    Sono un cosa esattamente?!


    La mente di Fou era per fortuna ancora razionale e principalmente logica, dunque il dilemma era abbastanza semplice da scomporre pur non comprendendolo interamente.

    A quell'età dovrebbe già essere abituata a urlare pervertito, o quanto aspirante eroe, cercare di prendere la situazione in mano, quindi dal fatto che sussurra... magari crede che io sia della polizia scolastica?


    Il giovane uomo non indossava divise e non aveva nulla di autoritario a parte forse la postura, l'espressione e .... ok ok poteva sembrare molto autoritario se lo concedeva, ma davvero lo aveva scambiato per un ufficiale? Al massimo poteva sembrare uno diretto a una palestra per allenarsi vista la tuta da ginnastica e la vistosa e voluminosa borsa di roba che si portava appresso. Vista la generale povera qualità del tutto, era abbastanza chiaro che la borsa contenesse vestiti, asciugamani e quant'altro. Era andato ad insinuarle in testa l'idea dello studente ritardatario appunto per questo dettaglio di sè.

    Ara ara... non vogliamo mica fare una scenata in pubblico in merito a questo, voglio sperare?


    Qualunque fosse la delusione mentale della giovane donzella, doveva per forza evitare di confermare o negarla, così da non fare una vera e propria scenata.
    Metti mai che quella usasse la propria unicità, doveva essere molto cauto. Infondo lei era autorizzata dallo stato ad usare la forza in teoria.
    Se Fou avesse mai provato a frequentare un corso per eroi invece che giudicarli dall'esterno avrebbe saputo quanto errato fosse il concetto che aveva in mente, infondo nesun eroe di buon senso andava a menare i cittadini per strada perché gli girava male. O quantomeno, non lo trasmettevano in tivù e non restava a lungo eroe se lo faceva.
    Per quanto si arrampicasse letteralmente sugli specchi per cercare di capire cosa la ragazza pensasse di lui, il suo desiderio di non causare problemi era genuino, così come il suo modo di fare in merito a non voler rogne in pubblico. La questione era quanto la ragazza avrebbe abboccato all'amo che quel suo atteggiamento fosse dovuto a ciò che aveva mormorato, qualsiasi cosa fosse.Tuttavia, erano là appunto per le incomprensioni reciproche, alcune volute da una delle parti, altre meno e per fortuna la ragazza lo tolse di impaccio facendogli comprendere che quantomeno la sua iniziale maniera di ingannarla era passata per vera. Infatti la ragazza, ricomponendosi dopo l'iniziale sorpresa gli rispose

    «Ehm. Comunque no, in realtà è oggi. Però se ti sbrighi sei ancora in tempo. Anche se non so se puoi andarci senza libretto e divisa.»


    Ok... sembra che mi abbia creduto, quindi esattamente cosa pensa che io sia?


    Una domanda lecita la cui risposta però era secondaria in quel momento, la priorità nella mente del ragazzo era diversa, e certamente c'era un qualcosa che voleva in quel momento, che importava giusto quanto non farsi scoprire per non causare mezzo putiferio in strada. Cercando di sembrare naturale portò uno sguardo alla non lontana fermata degli autobus, per fortuna priva di mezzi in quel momento, per poi tornare verso la ragazza con un 'aria dubbiosa.

    Oh grazie al cielo. So che magari è chiedere troppo ma non è che sai gli orari dei bus sai non sono di qui...


    Ok, grossomodo doveva essere riuscito a coprire la maggior parte delle basi, o meglio di questo era convinto e aveva dimenticato spiegazioni riguardanti la divisa, ma essendo rimasto a leggere solo il depliant informativo i dettagli di quando tale divisa fosse inviata non era detto gli fossero noti. E il suo accento era chiaramente tutto fuorché di Tokio, era chiaro come il sole fosse di un'altra città. Mai si sarebbe immaginato che la ragazza con cui parlava lo credeva di un altra razza e mondo. Tuttavia la realtà era quantomeno soggettiva e voleva essere lui a fare pressioni sulla ragazza, e non che avvenisse il contrario, e dunque, cercando la propria miglior espressione incerta avrebbe domandato, proseguendo dopo una voluta pausa di evidente riflessione.

    ... Ehi aspetta, se è oggi... esattamente tu cosa ci fai qua?Sembri oltremodo tranquilla non è che ti burli di me?

    doubt

    Per quanto apparisse assolutamente casuale come domanda non lo era. Era assolutamente voluta ed il perno infatti su cui Fou Lu voleva incentrare tutto il proprio intervento nei riguardi della giovane per cercare, a suo modo, di correggere l'errore che stava vedendo nella giustizia della giovane. Ci sarebbero stati da scrivere papiri riguardanti la visione distorta della giustizia da lui percepita. E' sempre più facile vedere la pagliuzza negli occhi dei propri fratelli che il trave piazzato nei propri o quantomeno così sosteneva una religione straniera giunta in giappone dall'epoca delle nere navi. Sarebbe riuscito Fou nel proprio intento di redarguire la ragazza oppure sarebbe stato miseramente scoperto?

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    Note per i non giapponofili:
    Ara ara è una tipica espressione onomatopeica presente in molti manga che indica sorpresa, una specie di oh cielo! Ha connotazioni comiche, ma può anche assumere connotazioni vagamente minacciose detto da determinati personaggi che si presentano in maniera assolutamente innocente e tranquilla. (Es mamma insospettabile prima di linciare il marito\figlio di turno per aver passato il segno) Nel caso di Fou l'accezione vuole essere quest'ultima anche se, a un primo incontro può sfuggire facilmente
    L'epoca delle navi nere:
    Navi nere (黒船 kuro fune?) è il nome dato dai giapponesi tra il XV e il XIX secolo alle navi occidentali ("nere" sia per il colore con cui erano dipinte sia per il colore del fumo prodotto dai motori a carbone); per antonomasia, però, indicano le quattro navi da guerra statunitensi (Mississippi, Plymouth, Saratoga e Susquehanna) che l'8 luglio 1853, al comando del commodoro Matthew Perry, si ancorarono nel porto di Uraga (in epoca moderna parte della città di Yokosuka, nella prefettura di Kanagawa), all'imboccatura della baia di Tokyo. Le quattro navi costituivano da sole una minaccia imponente al Paese, e si dice che lo shōgun Tokugawa Ieyoshi non abbia retto al colpo, morendone il seguente 27 luglio. (Fou si riferisce a questo evento in particolare)
    fonte Wikipedia


    Edited by Trivia - 26/9/2019, 22:22
     
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    Erano poche le certezze che Aoi aveva al mondo; una di queste però, era la convinzione che cose come Atlantide o le creature fantastiche fossero incredibilmente reali. E come ci credeva lei, era normale che ci credessero anche gli altri. L'equivoco che si era palesato in quella situazione era talmente bizzarro da esser, a tratti, divertente e molto difficile da spiegare.
    Entrambi i due ragazzi stavano fingendo di fare qualcosa non consono al loro ruolo: come Aoi stava cercando di scappare da scuola per godersi la sua ultima giornata di shopping ed aveva scambiato Fou per un elfo, Fou si stava fingendo uno studente e credeva che Aoi lo avesse scambiato per un responsabile a cui non dover assolutamente far scoprire dove se ne stava andando.
    Senza volerlo, entrambi si erano messi sulla difensiva e da quel momento in poi sarebbe stata solo una battaglia per vedere chi dei due avrebbe ceduto per primo spifferando tutta la verità.
    Aoi si era bevuta completamente la storia dello studente, e per colpa della sua risposta generica aveva anche capito che lui avesse ricevuto il suo messaggio in codice. Nel linguaggio di loro creature sovrannaturali quella risposta essere sinonimo di qualcosa come: "Sì, esatto, ma non è il caso di farlo sapere a tutti, quindi fai silenzio". E la giovane studentessa s'infervorava sempre quando capitavano queste cose.
    La facevano sentire importante.
    Per quanto ne sapeva il popolo di Atlantide non era in guerra con il popolo degli Elfi e non aveva mai nutrito particolari rancori nei loro confronti, per cui poteva stare tranquilla e comportarsi come faceva di solito. Magari potevano addirittura collaborare!
    Due studenti sotto copertura, fremeva dalla gioia!
    Fece comunque voto di rimanere in silenzio, come le aveva giustamente fatto notare l'elfo certo, come no in quel momento era meglio non fare troppa confusione, dopotutto erano in mezzo alla gente. Aoi si spolverò appena la gonna, rassettandola come faceva di solito quando doveva darsi un certo contegno.
    In ogni caso, non era intenzionata a demordere. Le sue ultime ore di libertà la attendevano, e per quanto fosse interessata a conoscere la storia dell'elfo dai capelli bianchi... se era uno studente Aoi era certo che avrebbe potuto rivederlo a giro per i corridoi durante il corso dell'anno scolastico.
    Per cui puntò i suoi grandi occhi azzurrini dritti nelle iridi dorate dell'altro, scrutandolo attentamente. «Sono scritti sul tabellone.» mormorò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E beh, in effetti era ovvio. Gli orari dei pullman erano effettivamente scritti proprio lì alla fermata, ma Aoi non poteva certo accusarlo, come aveva detto, non era originario di quelle terre. Certo, con quella frase Aoi si era immaginata che lui si riferisse alla sua nazione d'origine, quella elfica, ma non era importante. Ormai lei viveva in Giappone da circa dodici anni e si era abituata, ma poteva benissimo capire che magari un elfo alle prime armi avesse qualche difficoltà.
    Comunque, se la studentessa non era intenzionata ad arrendersi, nemmeno il giovane vigilante era convinto a volerla lasciar andare senza una valida scusa, per cui ad Aoi, che non la voleva affatto dire la verità finendo per sfigurare davanti ad un altro studente, non resto altro che giocarsi una delle sue carte migliori: l'improvvisazione.
    Diede, di fatto, giusto qualche secondo al ragazzo per consentirgli di fare mente locale e pensare agli orari sul tabellone, per poi prendere e mettersi a recitare la parte della sbadata studentessa in ritardo cronico.
    «Se non sei pratico posso aiutarti. — aggiunse infatti, con smodata sicurezza. — Però ti posso dire solo quale corsa devi prendere, ti accompagnerei volentieri credimi, ma non posso proprio! Sono in ritardo anch'io.»
    Dal tono, dal viso, sembrava assurdamente sincera. Fou si sarebbe potuto accorgere della sua bugia se le avesse toccato le mani, forse, un po' sudate per colpa dell'ansia, o se fosse stato incredibilmente bravo a leggere il linguaggio del corpo, notando magari qualche piccolo dettaglio capace di tradire la mora.
    «E... n-non ti sto prendendo in giro. Ho s-solo perso il mio portafortuna per strada prima, quindi sono tornata indietro a cercarlo.» mormorò, abbassando lo sguardo ed indirizzandolo verso il lato della sua borsa, indicando qualcosa come l'assenza di un portachiavi. Per quanto banale, era una storiella semplice e credibile, adesso era il suo turno di vedere se Fou avrebbe abboccato all'amo o meno.

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    Fou Lu


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    «Sono scritti sul tabellone.»


    lo-ha-detto-davveroMormorò la ragazza alla domanda di Fou riguardante gli orari del bus, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. In effetti, certo, era ovvio peccato che implicasse varie sfumature, la prima delle quali fu immediatamente ovvia dall'espressione di Fou. Un espressione tipo :"cioè scusa pensi davvero che non ci arrivo fino a lì? Se te lo sto chiedendo è perchè magari c'è una ragione oltre l'ovvio."
    Per quanto durata una manciata di secondi, una premessa per capire la reazione del giovane era dovuta. Fou era un individuo particolare e decisamente fuori dal normale canone della società moderna, tuttavia a suo modo, e un po' come tutti, aveva una sua idea di quello che dovesse essere un'eroe. Insomma, chi non ce l'aveva di quei tempi? Ora immaginatevi il vostro eroe di fiducia che invece di dirvi "ti aiuto" vi dice "là c'è la risposta, arrangiati". Immaginatelo detto in una società dove gli eroi li vedi tutti i giorni e grossomodo sei nella parte di popolazione che ha bisogno di aiuto da parte di quell'eroe. Ecco, più o meno ci siamo. Posto e premesso che un eroe ha di meglio da fare che dirti gli orari dei pullman, effettivamente c'è modo e modo di rispondere alla stessa domanda e la ragazza aveva optato per il più rude. Almeno dal punto di vista di Fou. Al di là della cortesia e dell'attitudine all'eroismo ed all'aiuto c'era un motivo meno ovvio alla domanda del vigilante. Che grossomodo si poteva riassumere nel pensiero che gli stava formulando in testa. Sarebbe stato una cosa tipo

    Cioè non le interessa nemmeno tornarci a tempo a scuola, prima che la becchi qualcuno?!


    Ovvio, il ragazzo non poteva immaginare cosa frullasse nella testolina di quella studentessa, vedere il passato o sapere che quella era effettivamente una preoccupazione di Aoi. Era una barriera comune alla comunicazione tra esseri umani, magari i personaggi fantastici erano in grado di superarla, ma in quel momento c'eran solo umani. Comunque fosse, Fou non ebbe comunque di formulare o di articolare completamente quel proprio pensiero perchè la ragazza dopo pochi istanti di suspence optò per correggere il tiro, o forse era la sua intenzione dall'inizio lasciarlo sulle spine?

    «Se non sei pratico posso aiutarti. Però ti posso dire solo quale corsa devi prendere, ti accompagnerei volentieri credimi, ma non posso proprio! Sono in ritardo anch'io.»


    Dal tono e dall'espressione del viso, quella ragazza mora sembrava sincera. Peccato Fou fosse una persona di preconcetti ben fondati, e quando decideva che qualcosa era bianca, quella cosa diventava bianca anche fosse stata nera. Fou non era asoslutamente bravo a leggere il linguaggio del corpo, e la sua espereinza con l'altro sesso era a dire poco limitata. Di suo Fou ci sarebbe caduto con tutte le scarpe nel tranello della giovane, non fosse altro che Fou creava situazioni.
    Ora, qualsiasi essere umano che interagisca con altri esseri umani o anche solo con l'ambiente che lo circonda crea situazioni, niente di sbagliato in questo. Peccato che Fou se le creasse nella testa, degli scenari ipotetici che diventavano verità assoluta dal suo punto di vista. Una caratteristica che finora era già costata una vita e ne avrebbe intaccate chissà quante altre. Il problema dei suoi scenari era che fossero estremamente plausibili, non distanti da una realtà oggettiva che, purtroppo, non era distante da quella dei fatti, molto spesso. Per quanto ignorasse i soggetti in gioco e le loro emozioni. Quindi per lui il proseguire incerto della ragazza ed il suo abbassare lo sguardo che, per altri, avrebbero magari dato spunti di sospetto furono per Fou una semplice ulteriore conferma della colpevolezza di lei.

    «E... n-non ti sto prendendo in giro. Ho s-solo perso il mio portafortuna per strada prima, quindi sono tornata indietro a cercarlo.»

    i-will-help


    La ragazza sembrava intenta a cercare un portachiavi smarrito cosa che lasciò indifferente il vigilante, che la fissò semplicemente in silenzio valutando le proprie opzioni e mosse.

    Certo sei di fretta agghindata così e cerchi un ninnolo da attaccare alla borsa? Andiamo quanto pensi io sia stupido?! . Un sospiro schiuse le labbra del vigilante a quel pensiero.Ancora non capisco cosa volesse dire prima. Almeno ora parla a un livello udibile, anche se a volte abbassa il tono. Comunque gioca a mio vantaggio questo suo modo di fare, di certo non ci voglio andare fino alla U.A. a dar spiegazioni. Ora vediamo... come la metto in riga evitando che poi mi trascini alla scuola come un nuovo miglior amico? Hmmm... sì sfruttiamo questa cosa. Infondo io ho tutto il tempo del mondo...


    Ignaro di assumere un atteggiamento tipico delle creature fatate note come elfi il vigilante la pose dunque sul pragmatismo puro optando per includere la sua versione della frase che si sarebbe atteso dalla ragazza in prima battuta.

    Mi prenderò una lavata di capo ad arrivare al primo anno di scuola in ritardo, ma tant'è . Facendo spallucce in maniera assai naturale visto che non gli importava davvero Non ho così fretta di rinchiudermi tra le opprimenti mura di una scuola a studiare come fare l'eroe quando qua ho l'opportunità di aiutare una bella ragazza in difficoltà. Sarei un bell'errore, altro che un eroe. Allora dimmi che cosa cerchiamo esattamente? Due persone che cerchino son meglio che una.


    Fou poteva evitarsi il commento sulla bellezza altrui, ma voleva innanzitutto mettelra in difficoltà psicologicamente e in seconda battuta oggettivamente era una studentessa tutta agghindata quindi gli pareva brutto non complimentarsi con lei per lo sforzo speso nel mettersi in ghingeri. Infine, lo scopo ultimo era farsi dire la frase che realmente si aspettava "no guarda ho un ragazzo che mi sta aspettando." da cui effettivamente avrebbe fatto partire il discorso che realmente voleva farle fin dall'inizio. Fou avrebbe ottenuto i suoi scopi? O si stava andando ad inpelagare in una situazione decisamente più surreale di qualsiasi sua previsione?

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    corretti un paio di typo
    "cioè scusa pensi davvero che non ci arrivo fino a lì? Se te lo sto chiedendo è magari perchè c'è una ragione oltre l'ovvio (invertito che suona meglio)
    "no ho guarda ho un ragazzo che mi sta aspettando."


    Edited by Trivia - 11/10/2019, 14:29
     
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    Di "eroico" come lo intendeva Fou, nell'animo di Aoi, non c'era poi molto. Ed il ragazzo, in un certo senso, se n'era già accorto soppesando i modi di fare della giovane studentessa. Però lei, in fin dei conti era solo una ragazzina fortunata che, grazie ai soldi dei suoi genitori, si era potuta permettere l'iscrizione ad una scuola famosa, e che, grazie ad un'altra bella dosa di fortuna, era riuscita a passare il test d'ingresso.
    E se il fine giustifica i mezzi, quello era il mezzo di Aoi per raggiungere il suo fine, ovvero quello di diventare famosa. Era anche vero che non si era mai trovata in una situazione in bilico fra la vita e la morte, né aveva mai visto una persona in pericolo davanti ai suoi occhi, quindi non essendo a conoscenza di tali sensazioni non aveva avuto modo d'interrogarsi sul significato di "salvare" o "aiutare" delle persone.
    Certo, non era un'ignava in stile "non ho un'opinione", perché non avere un'opinione - per lei - era alla stregua di schierarsi con l'oppressore. Era più una sorta d'indecisione, di nebulosa grigia, che rumoreggiava, rendendo evidente la sua mancanza d'esperienza in tale ambito.
    Alla fine era iscritta alla Yuuei da meno di un anno.
    «Oh.» un'esclamazione smorzata per metà proruppe dalle sue labbra, ancora lucide per via del gloss.
    L'elfo si era complimentato con lei, che carino.
    Non si era mai interrogata sui loro usi e costumi ad essere onesta, li aveva sempre immaginati molto riservati ed affiatati con la natura. Un po' come facevano vedere nei film. Probabilmente avrebbe scoperto quanta verità c'era dietro da lì a poco.
    Non che fosse nuova la cosa di essere carina, per lei, ma... se solo Fou Lu avesse saputo che qualsiasi ragazzo con cui Aoi aveva avuto l'occasione di uscita era scappato a gambe levate dopo il primo appuntamento, beh... forse, non solo non avrebbe pensato che ad aspettarla non c'era nessun ragazzo, ma ci avrebbe anche pensato due volte prima di approcciarla.
    Ma poverino.
    Non lo sapeva. Ormai il danno era fatto.
    «Grazie, allora. — mormorò, intrecciando le mani davanti al petto, in risposta alla sua offerta d'aiuto. Un lieve senso di colpa si fece largo nel suo cuore, come una piccola crepa su di un muro. Per colpa sua adesso quel ragazzo rischiava di perdersi la cerimonia. Magari ci teneva davvero e si era offerto di aiutarla solo perché era scortese lasciare una persona alle prese con il proprio disagio. — Diamo solo un'occhiata veloce, promesso! Fa niente se non lo trovo, credo di poterne comprare un altro... uhm, è un delfino azzurro grande più o meno così.» mentì, mimando la dimensione con le mani, forse un po' più di un paio di centimetri. Dopodiché indicò la strada che aveva avuto di percorrere fin dall'inizio.
    Niente negozi, a quanto pareva. Si era cacciata in un bel pasticcio.
    Non era da lei avere tanti ripensamenti, ma non voleva che una persona totalmente ignara di tutto finisse espulsa dalla scuola per colpa sua.
    Adesso non le restava altro che fare un giro veloce, per poi fingersi dispiaciuta di non aver trovato il portachiavi e... tornare indietro accompagnando lo studente.
    Di cui, a proposito,non sapeva ancora il nome.
    «Comunque io mi chiamo Aoi, piacere di conoscerti.....?» disse, lasciando il tono della frase un po' interrogativo, come aspettandosi una sua risposta.

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    smileFou osservava attentamente Aoi, per coglierne le movenze e cercare di capirne gli stati d'animo. Essere inesperto nella cosa non gli impediva certo di provarci. Certo, non poteva avere idea di quanto in comune avevano loro due, entrambi legati ad un ideale, entrambi "baciati" dalla sorte. Avevano preso entrambi preso una sedia da una parte di un dibattito vecchio come il mondo, come l'umana coscienza e come la filosofia. Finis sanctificat media? Finis media non iustificat? In sostanza il fine, il risultato sperato di un'azione, dovrebbe rendere qualsiasi mezzo per ottenerlo giusto? Fou poteva solo ipotizzarlo in un angolino recondito della mente, ma per la giovane che aveva d'innanzi il diventare eroe era solo secondario all'ottenere fama e visibilità per sè stessa. Al momento infatti il suo focus era rivolto ad una più plausibile immaturità di una studentessa, cosa forse non troppo distante dalla realtà. Aoi di suo probabilmente non poteva nemmeno cominciare a pensare che quel giovane con cui parlava, oltre a non essere affatto un elfo, era un assassino. Aveva già infatti provato la sua idea di "qualsiasi mezzo" uccidendo. Dall'altra parte erano diversi : Fou aveva già chiaro come salvare una o più vite e cosa significasse, anche se non aveva frequentato una scuola apposita, per quanto mentre Aoi frequentasse un istituto una volta prestigioso, ancora non se n'era fatta un'idea. Forse era meglio così, vista l'oscura connotazione assolutistica data da Fou.

    «Oh.»


    Un'esclamazione smorzata della giovane, Interruppe l'attesa e l'osservazione, Fou attendeva quel momento, e sorrise appena divertito dall'espressione imbarazzata della giovane, anche se le parole di lei non furono esattamente quelle che si aspettava. Intrecciando le mani davanti al petto, la ragazza parlò con un po' di imbarazzo.

    «Grazie, allora. Diamo solo un'occhiata veloce, promesso! Fa niente se non lo trovo, credo di poterne comprare un altro... uhm, è un delfino azzurro grande più o meno così.»


    Fou accentuò il sorriso rendendolo evidente, non era tipico suo avere espressioni allegre di solito, i suoi occhi infatti restavano apparentemente tristi come se guardassero oltre Aoi. Quella ragazza quantomeno aveva acceso il suo interesse, più o meno gli era chiaro che mentisse. Quantomeno, lui percepiva come tentennamento il mimare le dimensioni un po' approssimate dell'oggetto che ella sosteneva di cercare. Dal suo punto di vista una persona che tenesse a qualsivoglia oggetto lo avrebbe saputo descrivere con dovizia di particolari. Ancora, Fou ignorava il lato emotivo, ma tale era il suo processo mentale. L'unica cosa di cui era apparsa sicura era la direzione in cui andare.

    Curioso che non abbia menzionato un ragazzo, allora esattamente che ci faceva da queste parti tutta in tiro? Sono curioso di vedere dove intende andare portandosi dietro uno sconosciuto. Devo comunque trovare un metodo alternativo di far passare il concetto che vorrei...


    Fou era sinceramente curioso di scoprire cosa vi fosse di più importante dell' opportunità di presenziare alla cerimonia di apertura dell'anno scolastico e scoprire quali temi l'anno scolastico avrebbe portato. Aoi gli avrebbe tipo urlato che era una noia mortale uguale tutti gli anni, a saper i suoi pensieri. Invece semplicemente si presentò.

    «Comunque io mi chiamo Aoi, piacere di conoscerti.....?»


    Fou valutò seriamente le proprie possibilità: non che il suo quirk potesse concedergli un'identità segreta, ma poteva mentire sul suo nome, anche se infondo non era nel suo stile. Lui preferiva usare la verità nei limiti del possibile, se poi altri traevano conclusioni errate per come lui la usava erano fatti loro.

    Fou Lu. Puoi chiamarmi Fou. E' un piacere Aoi san, permettimi una domanda comunque, da straniero. Questo portafortuna come lo chiami mi pare un oggetto davvero tanto importante. Infondo ti ha condotta fin qua a cercarlo, in un momento tanto importante, come una cerimonia dove ritrovi amici e ricevi gli obbiettivi dell'anno o erro? Davvero un sostituto improvvisato andrebbe bene lo stesso? E servirebbe davvero lo stesso scopo?


    La frase di Fou voleva essere interpretata come un ironico monito per la ragazza che il giovane aveva mangiato la foglia e che non vedeva l'utilità di cercare qualcosa che non esisteva affatto, tuttavia all'insaputa di Fou aveva una seconda lettura. Sì, perché l'ironia sottesa di non saper cosa fosse effettivamente cosa fosse un portafortuna, il suo scopo e l'importanza che poteva rivestire poteva andare perduta su qualcuno che nemmeno lo considerava umano. Questo, però il povero Fou non poteva nemmeno immaginarlo lontanamente essendosi perso l'iniziale epiteto razziale che gli era stato rivolto.
    Con fare tetrale comunque Fou diede le spalle ad Aoi facendole cenno di seguirlo, aspettandosi ovviamente di essere fermato dalla ragazza, non aveva particolarmente voglia di fare un ultimo giro nel quartiere, ma infondo non gli costava nulla.

    Andiamo? Potrai rispondere alla mia curiosità camminando e cercando quel prezioso oggetto. Almeno avrò modo di conoscere questa parte di città in caso ci si debba esercitare da queste parti


    Era ovvio che sapeva che la Yuuei era sufficientemente grande da contenere tutti i corsi e le esercitazioni del caso, ma voleva fare un po' lo gnorri. Chissà cosa gli avrebbe portato quell'atteggiamento?
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    Più Aoi parlava con Fou Lu, più si convinceva d'averci visto giusto sul fatto che fosse un elfo. Probabilmente era quell'aria misteriosa che lo attorniava, o quelle espressioni da enigmatica Monna Lisa che facevano ombra, di tanto in tanto, sul suo viso.
    Fatto stava che le sue convinzioni non parevano vacillare, e altrettanto si poteva dire di quelle del ragazzo sul conto di Aoi.
    Anche se la giovane eroina stava rischiando, ingenuamente, di tradirsi con le sue stesse parole. Difatti, come le fece notare il giovane vigilantes il suo pensiero di sostituire l'oggetto perduto con un altro completamente nuovo aveva fatto svanire da esso il suo connotato di "portafortuna".
    Alla fine un oggetto con tale attributo poteva davvero essere intercambiabile? Aoi rimase in silenzio per qualche istante, come se ci stesse pensando.
    Il fatto era che... non lo sapeva. L'unica cosa che aveva di veramente importante, alla fine, era la sua collana, il cimelio perduto di Atlantide, ma non l'aveva mai persa e non aveva idea del disagio che avrebbe potuto provare in quell'eventualità.
    L'elfo dai capelli bianchi le fece cenno di seguirla, ed Aoi, sobbalzando quasi per la sorpresa, non ci pensò a fermarlo e lo seguì. La risposta venne quasi da sola.
    «No, certo che no.» mormorò, chinando lo sguardo. Le sue dita si strinsero attorno alla cordicella della borsa. Era ovvio, ed il fatto di averci dovuto pensare l'aveva innervosita. «Alla fine non sarebbe mai lo stesso.» mormorò, con la coda dell'occhio intravide lo scintillio azzurrino della pietra d'acquamarina che le pendeva dal collo. Quella non era una bugia, stava dicendo la verità, anche se i suoi pensieri non erano rivolti al portachiavi immaginario del delfino, per un secondo Aoi era riuscita a sovrapporre l'oggetto con il suo gioiello, in modo da figurarsi un'ipotetica situazione in cui aveva smarrito la collana.
    Anche ricomprandone una identica, il valore affettivo intrinseco di quell'oggetto che aveva sin dalla "nascita" non si sarebbe mai trasferito. Men che meno le sue proprietà e la storia che vi era collegata. Quindi sì, sarebbe stata uguale, ma non sarebbe mai andata bene. Tuttavia, forse il bisogno la avrebbe spinta a comprarne un'altra per sopperire ad una sorta di... vuoto.
    «Ma... non negherò che ci ero affezionata, se non dovessi ritrovarlo, probabilmente lo ricomprerei solo per sostituire la tristezza dell'averlo perduto.» asserì, sospirando e continuando a camminare, aveva recuperato il terreno perso, quindi ora era quasi di fianco a Fou.
    Nel mentre il cielo si stava facendo sempre più cupo, come se minacciasse di piovere da un momento all'altro. Aoi non poté far a meno di pensare a quanto sarebbe stata triste una cerimonia senza sole. Quanto a quello purtroppo non aveva molto da dire. Non aveva amici, al massimo conoscenti, e nessuno con cui poteva dire di andare d'accordo. Dopotutto lei era quella "strana" della classe. Quella che se usciva... usciva da sola. Non che se ne fosse mai vergognata, s'intende. Ma no, non era per gli amici che andava a scuola.
    In ogni caso non potè fare a meno di ridacchiare quando Fou Lu fece quell'osservazione innocente sulla cittadina nelle vicinanze della Yuuei. «Heh. Si vede che sei nuovo. Non ci porteranno mai ad esercitarci fin qui. Già è tanto se andremo in città quando dovremo fare il tirocinio.» disse, accennando un sorriso divertito. Sembrava una polemica, ma non era detta con cattiveria.
    «Mmh, quindi Fou-san, tu perché hai deciso di iscriverti alla Yuuei? Ti stai trasferendo ai dormitori?» domandò, in seguito, genuinamente curiosa, indicando il borsone che il ragazzo portava a tracolla.

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    Fou Lu


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    E dunque quel gioco a due, fatto di fraintendimenti e di rischi di uno e dell'altro di svelare il proprio vero scopo proseguiva ancora, infatti Aoi, sobbalzando quasi per la sorpresa dell'offerta, non ci pensò a fermare Fou e lo seguì. La risposta, alla domanda, la prima posta sul ciondolo ebbe finalmente una risposta.

    «No, certo che no.» una breve pausa «Ma... non negherò che ci ero affezionata, se non dovessi ritrovarlo, probabilmente lo ricomprerei solo per sostituire la tristezza dell'averlo perduto.»
    theres_no_forgivness_0


    Lo sguardo di Fou si fece vagamente più serio alle parole della ragazza, distante, triste. C'erano cose che non potevano essere sostituite o ricomperate, semplicemente. Per quanti beni materiali uno potesse comprare o accumulare, un vuoto nello spirito era qualcosa di incolmabile. Fou sospirò ritrovandosi Aoi a fianco, dopotutto avrebbe dovuto camminare sembrava. Una situazione inattesa, seppur non del tutto. Il cielo minacciava pioggia nuovamente, tanto per cambiare. Era il caso di prendere un ombrello da qualche bancarella dopo averlo strapagato? A quanto pareva, nonostante il silenzio, la ragazza non voleva parlare delle proprie amicizie. Che la ragione della sua fuga fosse semplicemente un non trovarsi a proprio agio coi coetanei? Una cosa che Fou poteva comprendere e condividere con lei, un argomento di conversazione. C'era da capire dove andare a parare, infondo per il giovane vigilante la ragazza aveva più che modo di compensare. Certo, centinaia di relazioni superficiali non ne facevano una profonda. Il vigilante storse le labbra. Era quella la chiave per la ragazza? Non restava che scoprirlo

    Aoi san, ho avuto modo di conoscere un Francese, Antoine de Saint-Exupéry, che nei suoi libri ha scritto: gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano le cose già fatte nei negozi. Ma siccome non esistono negozi che vendono amici, gli uomini non hanno più amici. Se vuoi un amico addomesticami. Ed è un po' il rituale che presuppone all'amicizia, quella vera suppongo di poter dire, il processo di addomesticazione in generale. Intendo... il conoscersi, capire le proprie unicità quali persone e partire da queste per creare un legame solido .


    Non aveva amici neanche Fou, al massimo parenti, conoscenti ed un fratello, che stava nella sua brava categoria a parte. Comunque la sostanza era che non svettava esattamente per capacità sociali, e tendeva a quel modo di parlare per citazioni che a definire il suo tentativo decisamente imbarazzante si sarebbe scelto un termine del tutto generoso nei suoi confronti. E, qualora Aoi fosse stata vagamente interessata alla letteratura avrebbe saputo che quel Francese era uno degli autori famosi della sua epoca. Una persona normale avrebbe associato l'aver avuto modo di conoscere con un "ho avuto modo di leggere", ma quel sottinteso tanto ovvio avrebbe funzionato anche con Aoi?
    In ogni caso la ragazza parve divertita da qualcosa detta da Fou Lu, che sollevò un ciglio un po' sorpreso a sentire la spiegazione di Aoi.

    «Heh. Si vede che sei nuovo. Non ci porteranno mai ad esercitarci fin qui. Già è tanto se andremo in città quando dovremo fare il tirocinio.»


    Internal_conflictSembrava una polemica, una a cui Fou non era esattamente insensibile. Come ben sapeva, non c'era un eroe a ogni angolo di strada e, effettivamente, la prima a muoversi era la "normale" polizia il più delle volte. Accadeva più spesso di quanto qualcuno desiderasse ammetterlo che la polizia fosse costretta poi a chiedere aiuto a questo o quel hero professionista. Un passaggio di staffetta che causava danni, feriti e a volte morti. Certo qualcuno poteva inventarsi il centralino eroi, ma quello non era Fou.

    Davvero anche lei la pensa così? Che senso ha? Convive con questo suo modo di pensare? Non comprendo il suo atteggiare il suo disagio in questa maniera? E se ... no, non avrebbe però senso col suo comportamento in generale ...


    La mente del giovane viglilante non si faceva distrarre, era rapida e decisamente allenata al pensiero, senza per questo impedire al ragazzo di agire normalmente o camminare, per fortuna di Fou in quel momento.

    «Mmh, quindi Fou-san, tu perché hai deciso di iscriverti alla Yuuei? Ti stai trasferendo ai dormitori?»


    Era una domanda che il ragazzo si aspettava e cui aveva una risposta pronta, una risposta che gli avrebbe permesso di comprendere anche gli intenti altrui, finalmente.
    Mi sto trasferendo, come è abbastanza palese.
    Iniziò quindi a rispondere, lasciando intendere che fossero i dormitori la sua destinazione, e per quanto l'affermazione in sè fosse la verità, non era quella la sua destinazione.
    Per quanto riguarda il perché della Yueii è per via della severità dei corsi. Il liceo è noto per cercare di sottoporre i propri alunni a prove piuttosto rigide. Per quanto in un ambiente controllato, non riuscire a superare un ostacolo ivi posto significa in linea di massima che la tua personale preparazione per il lavoro da eroe è quantomeno da rivedere. Mi aspettavo tuttavia ci avrebbero permesso di interagire quantomeno con la piccola criminalità di tutti i giorni. Chiaro, non è un lavoro da top hero, ma quantomeno è un modo pratico di approcciarsi al problema della carenza di eroi. Non trovi?
    Un leggero sorriso attraversò le labbra del giovane, che quindi proseguì tranquillamente.
    Se mi permetti la curiosità, Aoi-san, perché questa scuola? Cosa ti spinge a percorrere la stretta e lunga via del diventare un eroe?
    Una domanda che racchiudeva molti dei perchè del giovane, che osservò ora Aoi con sincera curiosità. Effettivamente era pronto ad usare qualunque risposta contro la giovane stessa, ma forse ci sarebbe andato più leggero, dipendeva un po' dalla risposta.



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    edit mi ero perso un che : Ed è un po' il rituale che presuppone all'amicizia,


    Edited by Trivia - 4/11/2019, 03:26
     
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    Era ironico come, seppur senza esserne a conoscenza, Aoi stesse avendo quasi gli stessi pensieri del suo momentaneo interlocutore. Chi meglio di una persona come lei poteva saperlo, d'altronde, quanto le persone non potessero essere sostituite? Aveva perso la sua vera famiglia da piccola, senza averla mai conosciuta, ed anche se non aveva vissuto l'avvenimento come una vera e propria "perdita", ma come una possibilità, spesso si era chiesta chi potessero essere veramente i suoi genitori, se essi sentissero la sua mancanza, se avessero scelto volontariamente di mandarla sulla superficie terrestre o se avesse scelto la sorte per loro. Voleva bene alla sua famiglia attuale, eppure il pensiero di non appartenergli si faceva di anno in anno più persistente. Essere umani era difficile.
    Allo stesso modo non comprendeva totalmente il concetto di amicizia o amore. Seppur non era difficile che si ritrovasse ad apprezzare una certa categoria di persone, dentro di sé era in grado di percepire i suoi sentimenti come non del tutto genuini, ma dovuti al fatto di essere riuscita ad integrarsi nella società. Non faceva parte di nessun gruppetto in classe, non mangiava il pranzo in compagnia, quando non aveva lezioni supplementari passava il tempo nella sua stanza ai dormitori, non aveva nessuno a cui mandare un messaggio il pomeriggio per chiedere di andare a prendere un gelato, forse quella con Fou Lu era la prima conversazione decente che intratteneva da quell'estate e che non finiva nel giro di cinque minuti. Tuttavia, Aoi nella sua bolla viveva benissimo: aveva suo fratello, i suoi genitori, e le sue convinzioni. Si era sempre limitata ad interagire con le persone come gli avevano insegnato a fare, e non aveva mai sentito la mancanza di una cosa chiamata "amico".
    Fino a quel momento, almeno.
    «Ed è un male non averne? O non desiderarne? Di amici, intendo.» si fece coraggio e domandò, percependo uno strano nodo alla gola. Non aveva idea del perché quella frase gli suonasse familiare, né dove avesse potuto sentire sprazzi di un discorso simile; probabilmente un libro tanto famoso da segnare la cultura di qualunque nazione. Si sarebbe documentata una volta tornata a casa. Non sapeva cosa gli avrebbe risposto il ragazzo, Aoi pensò che magari gli elfi dessero più valore ai rapporti sociali con i terrestri. Forse anche lei avrebbe dovuto smettere di vederli solo come una materia di studio?
    Stava continuando a camminare, stringendo il laccetto della sua borsa. La sua espressione si era fatta leggermente più cupa rispetto a prima, pensierosa. Al discorso dell'amicizia ora si sovrapponeva quello della scuola per eroi. Piuttosto controverso e complicato secondo Aoi.
    «Comunque no, non lo fanno. Per un ovvio motivo, credo. Non so se ti ricordi, ma qualche anno fa degli studenti sono stati rapiti all'interno della scuola. La Yuuei ha già rischiato abbastanza, ora hanno aumentato la sicurezza, ma se non siamo del tutto sicuro al suo interno, pensa all'esterno. Non voglio dire che sia giusto, ma non me la sento di giudicarli per questo.» questa volta nella sua voce non c'era alcuna traccia della precedente ironia, ma pura e concreta realtà del suo pensiero. Immaginava che la scuola non fosse disposta ad assumersi di nuovo una tale responsabilità, lei davvero non si sentiva in grado di metter bocca in quelle scelte. In realtà non era nemmeno sicura le interessasse far delle esercitazioni sul campo. Era solo una misera studentessa del primo anno. «Insomma, qualcuno è morto.» aggiunse, solo dopo, abbassando la voce e chinando lo sguardo verso terra, ricordandosi solo in quel momento che doveva anche cercare il portachiavi. O quantomeno fingere. Anche se le era passata un po' la voglia di farlo.
    Soprattutto perché le era venuto il dubbio su come poter rispondere all'ultimo quesito che Fou le aveva posto. Dopo tutto quel discorso serio forse la sua motivazione sarebbe sembrata sciocca e futile. Aveva appena detto che qualcuno era morto ed il suo primo pensiero non era stato "se fossi stata un'eroina mi sarebbe piaciuto salvarlo", affatto. Però non indugiò oltre, da una parte sperava che Fou potesse capirla. Lei cercava la verità, per sé stessa e gli altri. Cercava i suoi riconoscimenti, per poter ridere in faccia alla gente che la derideva di continuo e la prendeva in giro. Fou, l'elfo, poteva capirla, giusto...?
    «Io... devo diventare famosa.» il suo tono tradiva una certa urgenza, una particolare accezione su "devo", posto nella frase a sostituire un comune "voglio". Sollevò appena il mento, scrutando il ragazzo con la coda dei suoi occhi azzurri, più opachi del solito per via del cielo nuvoloso. «So che sembra stupido, ma altrimenti gli altri continueranno a dire che sono una visionaria, e non è vero.» mormorò, incurvando le labbra all'ingiù. Certo, adesso Fou avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per domandarsi di cosa stesse parlando.

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    «Ed è un male non averne? O non desiderarne? Di amici, intendo.»


    Alla domanda della ragazza gli occhi dorati di Fou si soffermarono su di lei, dubbiosi, tristi. Uno spirito affine al suo in un certo senso si celava nell'animo di quella giovane che stava intraprendendo il cammino dell'eroe. Fou sospirò e mormorò l'unica risposta che poteva dare.

    Non so, dipende da vari fattori suppongo. Non averne dipende da non aver ancora incrociato o evitato la giusta combinazione di persona e situazione, un po' come i requisiti di iniziare una relazione più intima insomma. Non volerne implica ferite da guarire e non desiderane è legato all'ambiente in cui ti trovi, se devo citare i principali fattori che influenzano il comportamento di un umano in genere a prescindere dalla provenienza. La mia è una mera analisi generalizzata, non voglio entrare nei tuoi problemi Aoi-san.


    Non che Fou si ritenesse non umano, semplicemente era così analitico nel proprio pensiero da generalizzare a quei livelli, e lo aveva pure detto. Che la cosa passasse per effettivamente tale, era discutibile. Certo, se Fou fosse stato consapevole del fraintendimento razziale mai l'avrebbe messa in quei termini, ma non lo era. La sua mano destra si mosse a massaggiare la tempia corrispondente mentre rifletteva se superare l'imbarazzo di prima o meno.

    Però... ti dirò che per quanto scorretta possa sembrare la parola, mi trovo nella definizione di addestrare. E' un processo fatto di azioni, e chi lo intraprende è tanto addestratore quanto addestrato. Ad azione corrisponde altra azione. Perché è fin troppo facile usare le parole, se poi non seguo con le mie azioni parole restano. Semplice e lineare. Quindi quando saranno cessate le tue ragioni per non desiderare amici, valuta bene a chi concedere l'onore.


    Questo era il suo personale pensiero sull'argomento, e alla fine voleva rimanere fedele a sè stesso anche se poteva essere considerato strano o imbarazzante, era fatto così, aveva il proprio senso dell'onore e dell'orgoglio personale. Fou ovviamente non lo sapeva, ma il suo modo di concepire l'amicizia era molto simile a come, in alcune storie di un famoso scrittore britannico, era esattamente il modo di porsi di una certa razza riguardo alle altre ed i loro membri.

    «Comunque no, non lo fanno. Per un ovvio motivo, credo. Non so se ti ricordi, ma qualche anno fa degli studenti sono stati rapiti all'interno della scuola. La Yuuei ha già rischiato abbastanza, ora hanno aumentato la sicurezza, ma se non siamo del tutto sicuro al suo interno, pensa all'esterno. Non voglio dire che sia giusto, ma non me la sento di giudicarli per questo.» Disse la ragazza prima di aggiungere «Insomma, qualcuno è morto.»


    L'aggiunta era stata fatta a voce bassa, lo sguardo abbassato, questa volta nella sua voce non c'era alcuna traccia della precedente ironia. Fou sospirò semplicemente, non che fosse del tutto ignaro della cosa, solo sentirselo dire da chi forse l'aveva vissuta era un'altra cosa. Il ragazzo si chiedeva internamente se la persona morta fosse qualcuno che la ragazza conoscesse, viste le dichiarazioni sull'amicizia. Non che la cosa gli facesse piacere, infondo sentiva di condividere qualcosa con la ragazza per quanto minimo. Senza conferme dirette, però, era consapevole che fosse solo una mera sensazione. Fosse il caso che veramente avessero condiviso il legame di amicizia sarebbe stato un altra cosa, ma alla fine erano nemici potenziali, un eroe autorizzato ed un criminale ed il ragazzo ne era consapevole. Preferì dunque restare in silenzio annuendo come a far cenno di aver capito, non commentando oltre.

    «Io... devo diventare famosa.»


    Annunciò la ragazza come risposta alla domanda che Fou le aveva posto, facendogli arrestare il passo. Il tono di lei tradiva una certa urgenza, una particolare accezione su "devo", posto nella frase a sostituire un comune "voglio". Gli occhi azzurri di lei avrebbero trovato le iridi dorate di Fou ad incontrarle, uno sguardo piuttosto serio ed alquanto seccato.

    «So che sembra stupido, ma altrimenti gli altri continueranno a dire che sono una visionaria, e non è vero.»


    Devi ?


    Fou aveva già previsto di fare una ramanzina alla ragazza in qualche modo, solo non pensava di farla tanto sentita: quella singola parola era carica di una rabbia e una furia che lo stesso ragazzo finora relativamente glaciale sembrava stentare a contenere. Il ragazzo sospirò rumorosamente abbassando lo sguardo stringendo i pugni per contenersi si vedeva che non fosse stato per qualche suo strano principio interno avrebbe molto volentieri tirato un pugno alla ragazza come prima reazione. Per ora sembrava controllarsi comunque.

    Pensavo che con la storia della Yueei lo avessi compreso Aoi-san. La fama per un Hero o un'associazione di Hero è un dipingersi un grosso e colorato bersaglio sulla schiena, e sì può costare la vita. Perché ci sarà sempre quel villain o gruppo di villain che ha voglia di essere osannato sulle stupide prime pagine di un giornale. Del nome della vittima quante menzioni hai visto sui giornali Aoi-san? Quante dei responsabili o presunti tali? Quindi di grazia, spiegami, per COSA vuoi diventare famosa Aoi-san? Perché vedi, per aver la fama puoi fare tutto: attrice, giornalista, politica... villain o morta addirittura! Ci sono tante professioni che permettono un posto sotto i riflettori, quindi perché hero Aoi-san? Spero davvero che non sia per mettere a tacere due ragazzetti idioti tuoi coetanei che ti prendono in giro. Perché fosse solo per questo che metti in gioco la tua vita alla fine, ne varrebbe davvero la pena Aoi-san? Vedi il mestiere di hero significa essere responsabili di molte vite. La tua, ovviamente, e quella dei poveracci per strada che ti troverai a dover salvare o proteggere. Ti ritieni sufficientemente forte Aoi-san? Fino a quando riguarda un poveraccio di cui non sai nulla, forse, tanto se schiatta pazienza. Non mi fraintendere, non si può proteggere tutti Aoi-san questo è un fatto innegabile, per quanto l'unicità di un individuo sia forte, sempre due braccia due gambe e due occhi ha. Non si moltiplica, non si divide per quanto voglia farlo, soprattutto quando sei famosa, Aoi-san. E' allora che tutte le persone che conosci e che ami diventano potenziali bersagli sulla scacchiera ed il tempo per esse diminuisce. Ed in quel contesto e momento Aoi-san? Perchè vedi, la fama di un Hero è anche il suo prendere un bel pennello e mettere lo stesso bersaglio che si è disegnato sulla schiena su TUTTI i propri affetti. Mettere lo stesso bersaglio su tutto ciò che QUALCUNO che non sei tu decide che TU devi proteggere, perché sei famosa. Quindi permetti che ti domandi, Aoi-san, cosa fai quando una persona a cui tieni davvero è messa in pericolo per la tua superficiale voglia di quel minuto di gloria che non serve a nessuno se non a chi fa i soldi vendendo giornali o gadget di plastica?!
    menacing


    La rabbia di Fou era in parte dovuta alla personale esperienza con quel genere di evento che aveva descritto, in parte dovuta al fatto che una persona che sentiva a lui affine dovesse avere una ragione tanto futile al proprio centro. Di certo c'era che avuta la sua risposta, posto che ce ne sarebbe stata una, se ne sarebbe andato. Se non fosse altro per smaltire la rabbia che provava ed avere una mente più lucida di quello che riusciva ad avere in quel momento.

    Fou Lu Livello 2
    Energia 100
    Forza 27
    Quirk 30
    Agilità 18
    Tecniche/Equipaggiamento usati


    Nessuno

     
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    Problemi? Quali problemi?

    Aoi stava lasciando scorrere i propri pensieri come un fiume fra le rocce, mentre col suo sguardo vispo aveva ripreso a scrutare la strada e i suoi angoli alla ricerca del fantomatico portachiavi: stava facendo le sue supposizioni.
    L'unico problema che le veniva in mente in quel momento era il dover cercare quell'oggetto che come unica caratteristica aveva quella di non essere reale. Si sentiva un po' in colpa ad aver mentito, non l'aveva fatto con cattive intenzioni, ma - prima di tutto - non si aspettava che avrebbe dovuto portare avanti quella farsa così a lungo perché non pensava che Fou Lu si sarebbe offerto di accompagnarla.
    In più, la conversazione con il ragazzo-elfo aveva preso una strana piega. Era un discorso interessante, seppur non totalmente comprensibile per lei. Al di là del desiderio di averne uno o meno, cos'era un amico, in fondo? Qualcuno a cui potevi dire qualunque cosa senza essere giudicato? Perché se quello fosse stato il caso... Aoi era sicura di non averne mai avuti e che non ne avrebbe avuti mai. La cosa più vicina a cui riusciva a pensare era suo fratello adottivo, ma era diverso. Le venne spontaneo chiedersi se a lui fosse mai successo, di sentirsi solo per via della sua natura "non-umana".
    Presa dalle sue riflessioni, quasi non si accorse dell'improvviso cambio d'umore nel viso del compagno, né si accorse del suo momentaneo arrestarsi, non appena distolse lo sguardo dal suo volto per continuare ad avanzare. L'unico motivo per cui tornò a considerare il giovane, fu l'improvviso accorgersi di averlo lasciato indietro, quando lui le porse quella domanda. La mora fece appena in tempo a voltare il viso di tre quarti che si trovò ad inquadrare l'espressione di Fou di colpo cupa, seria ed irritata. Stava quasi per rispondere, perplessa, ma il ragazzo fu più veloce di lei e le riversò addosso tutta la sua rabbia, che la colpì con la forza di un macigno.
    Colta di sorpresa, interdetta, Aoi sgranò gli occhi. «Cosa...» mormorò a fior di labbra. Le pupille dilatate per lo shock di quel cambio improvviso, la giovane studentessa percepì un brivido percorrergli tutta la spina dorsale.
    Qualcosa scattò dentro di lei. Non era un brivido di freddo.
    Aoi aveva pensato di potersi confidare con Fou nell'errata convinzione di poter essere compresa. La cosa, in fondo, era reciproca: anche lei lo aveva percepito come uno spirito affine, vuoi che fosse per colpa degli svariati fraintendimenti o meno.
    E invece no. Di nuovo. Aveva solo trovato un altro muro. Un altro muro da abbattere. Che fastidio. Strinse i pugni. Rabbia? Delusione? Non lo sapeva più nemmeno lei.
    Con una falcata azzerò di nuovo la distanza creatasi fra lei ed il giovane, ed in un moto di collera improvvisa gli puntò un dito contro il petto. «Ma chi diavolo ti credi di essere?!» sibilò, a denti stretti, incatenando lo sguardo contro quello dorato del giovane elfo. Se non fossero stati azzurri si sarebbe potuto dire che in quel momento Aoi avesse gli occhi di fuoco. «Tu non sai niente di me! Nemmeno mi conosci e pensi di avere il diritto di venire qui a sputarmi in faccia quello che devo fare o come devo essere?! Se anche avessi scelto questa strada per fare i miei comodi, tu non sei nessuno, NESSUNO, per potermi contestare!» ringhiò, gonfiando il petto. Faceva male improvvisamente, e non sapeva perché. L'aria si fece pesante e pregna d'umidità. Era ovvio che non fosse ancora abbastanza forte, altrimenti non avrebbe avuto motivo per trovarsi ancora al primo anno. Meno ovvio era il resto. Aoi non aveva mai pensato all'eventualità di mettere in gioco la sua vita per gli altri, semplicemente perché gli sembrava una possibilità ancora troppo lontana. Ma lei sapeva per cosa voleva diventare famosa, e se quello includeva dover proteggere le persone allora sì, probabilmente era disposta a farlo e ad assumersi questo rischio. Voleva la verità, e voleva essere riconosciuta per quello che era. Una goccia di pioggia le cadde sulla guancia sinistra. Aoi indietreggiò di un passo, scostando la mano. Aveva iniziato a piovere. Distolse lo sguardo e si voltò, dando le spalle a Fou. Strinse di nuovo i pugni, cercando di calmarsi, ma non ci riuscì. Era inutile negarlo, ci era rimasta male. Sperò solo che la pioggia non fosse colpa sua.
    «Non mi aspetto certo che TU lo capisca.» disse, mentre le prime gocce d'acqua cominciavano a caderle addosso. Alla fine era quello il problema. Non era che Aoi non fosse in grado di addomesticare le persone, la maggior parte delle volte erano loro a non riuscir ad addomesticare lei.

    | Heroes | #Livello 2 | 18 y/o | |
    Energia: 90 | Forza: 10 | Quirk: 35 | Agilità: 30
    - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
    Scheda: Daughter of the Sea.






    Ho scalato l'energia perché Aoi ha effettivamente usato - seppur non totalmente cosciente di averlo fatto - questa tecnica! Ovviamente non c'è nulla di offensivo, si è solo lasciata prendere dalla situazione ed è tutto narrativo! Di conseguenza puoi immaginare che non abbia iniziato davvero a piovere in tutta la città, ma solo in quella piccola area dove sono loro!

    CITAZIONE
    Water Pledge Lv1: Aoi lo definisce un controllo atmosferico ad area ridotta. In effetti grazie a questa tecnica è in grado di saturare l'umidità dell'aria e di far... piovere, in una piccola area di [5] cinque metri quadrati con lei come epicentro. La famosa "nuvola del malaugurio" che ti segue, in poche parole. Non provoca danno, ma grazie all'utilizzo di questa tecnica, non dovendo più generare acqua e potendo utilizzare quella della pioggia come supporto, è in grado di dimezzare i costi delle altre ed usare il suo clone senza mantenimento.
    Danno: NA
    Costo: 10 PE + 5 mantenimento.
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  14. Trivia
     
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    Fou Lu


    Narrato - Parlato - Pensato Ascoltato/letto


    «Cosa...»


    Fu costretta a replicare una comprensibilmente basita Aoi, difronte alla rabbia del giovane vigilante. E infondo, come darle torto? Fou di certo non aveva moderato i termini da usare. Lui infondo sapeva, conosceva bene quale fosse il lato oscuro della fama. O quantomeno la sua percezione dello stesso era assoluta, non negoziabile. La ragazza colta di sorpresa, interdetta, però non si lasciò apparentemente intimorire.
    Con una falcata azzerò la distanza creatasi fra lei ed il giovane, e gli puntò un dito contro il petto.

    «Ma chi diavolo ti credi di essere?!»


    Una reazione prevedibile, da parte del giovane che sostenne tranquillo lo sguardo furente della ragazza col proprio.
    «Tu non sai niente di me! Nemmeno mi conosci e pensi di avere il diritto di venire qui a sputarmi in faccia quello che devo fare o come devo essere?! Se anche avessi scelto questa strada per fare i miei comodi, tu non sei nessuno, NESSUNO, per potermi contestare!»
    Fou sollevò appena un ciglio, osservandola mentre si voltava stringendo i pugni all'apice della propria furia.

    i-will-help


    Per quanto fosse anch'egli alquanto adirato dalla situazione, più di quanto avrebbe voluto esserlo, disperatamente si aggrappava alla propria logica e calma, per quanto possibile cercando di trattenere un minimo aggrappo alla realtà.
    Perchè lo faceva? Sarebbe stato facile semplicemente vomitare la propria parte sull'altra parte ed andarsene, ma una parte di lui la voleva seriamente capire e correggere quella ragazza. Quanto grande fosse quella parte era discutibile, visto

    Contestare? Curiosa scelta di parola. E seriamente le ho forse detto cosa fare?


    La pioggia cominciò nuovamente a cadere, forse provvidenziale mentre la ragazza indietreggiava, scostandosi e dandogli le spalle.

    «Non mi aspetto certo che TU lo capisca.»


    Fou sospirò guardando verso l'alto, scuotendo il capo. Non valeva la pena di proseguire dopo quella frase, lo sapeva. Sbuffò sonoramente, più che seccato. Sapeva anche che non poteva lasciare la cosa cadere là.

    No. Non sono nessuno, non VOGLIO essere nessuno. Per questo non capisco, Aoi-san.


    Un voglio sottolineato quasi quanto il devo della ragazza, che a sua volta nascondeva chissà quante cose, quante riflessioni. Quanti perché domandati e rimasti senza una risposta da parte di alcuno. Anche Fou le diede le spalle, rivolgendosi ora verso la stazione dei pulman. Fou fece un paio di passi prima di voltarsi solo leggermente

    looking__back
    Tuttavia, Aoi-san, al di là della mia scelta, persone che mi erano vicine hanno pagato con la vita il voler essere, o meglio l'essere famose. Per questo mi sono permesso di chiederti come vuoi raggiungere il tuo obbiettivo. Chiederti perché vuoi proprio fare l'hero non è contestarti. E ti chiedo di rifletterci, prima che la tua sia l'ennesima morte inutile di un eroe famoso. Ma, alla fine sì la scelta è tua. Quando la calma sarà tornata, forse ci incontreremo di nuovo. Ti auguro di trovare ciò che stai cercando, qualunque cosa sia. Sayonara, Aoi-san


    Detto questo il ragazzo se ne sarebbe andato senza dire altro prendendo un autobus a caso.

    Fou Lu Livello 2
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    Edited by Trivia - 20/11/2019, 11:06
     
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    Direi che va tutto bene!

    Aoi: + 50 exp
    Fou: + 50 exp

    Passo e chiudo!
     
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