Hacking to the gate

Role Natale

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    Una volta ogni tanto apprezzava andare nei distretti di Tokyo che lei raramente visitava, era come se stesse viaggiando ma senza spendere fior di quattrini né soffrirne lo stress. Akiba per lei era un posto quasi ignoto, immerso nel mistero ed al pari delle più grandi leggende, solo per il fatto che non era il genere di ragazza appassionata a manga, anime, videogiochi o tecnologia, però fortuna volle che dovette andare alla Mecca dei 'otaku' per un'altro motivo, un più festivo. Natale si avvicinava e come al solito era impegnata a viaggiare per la metropoli alla ricerca di regali per famiglia, amici e compagni di classe, e quel giorno il suo obbiettivo era trovare qualcosa di adatto per il suo cuginetto che amava alla follia i manga, sopratutto quelli d'azione. Lei ovviamente da sola avrebbe probabilmente comprato la prima cosa che le passava sotto mano, però dopo essersi informata scoprì un'ottima fonte di possibili regali fantastici proprio ad Akihabara.
    Scesa dal bus, si ritrovò in una giungla così oppressiva che per poco non crollava, però meno male che arrivò preparata con delle indicazioni! Camminò per svariati minuti, controllando ogni negozio e di volta in volta ammirandone la vetrina ed ogni volta rimanendone sorpresa, così tanti tipi e colorazioni diversi. Fumetti impilati con tanto di statue in onore dei vari personaggi, esibizioni su schermi di videogiochi con poster e quant'altro, vagonate su altre vagonate di pezzi di elettronica oppure i vari cafe bar che furono una vera e propria rivelazione. Aveva letto della loro esistenza e ne aveva visti alcuni, però lì erano proprio uno dietro l'altro con non solo gatti, bensì ricci ed anche gufi! Non era una grande appassionata di uccelli, però doveva dire che erano così teneri che per poco non ci entrava per spenderci il pomeriggio. Si era fermata, però, ad un piccolo negozietto allestito all'aperto che vendeva spille e portachiavi fatti a mano, comprando una piccola spilla che raffigurava un ingranaggio con una freccia che ci passava attraverso, con delle lettere messe in cerchio sul suo bordo - chissà cosa volevano dire. Non ci pensò troppo, mettendola sulla borsa a tracolla e rimettendosi in cammino.
    Per tutte le storie e paranoie che s'era fatta alla fine raggiunse la locazione senza molti problemi, un negozio di dimensioni notevoli che si presentava per quello che è, ovvero un paradiso per i fan delle opere che conteneva. Novelle, libri, anime e manga, tutto ciò che uno poteva immaginare era lì pronto ad essere comprato e vissuto. Non ne era sicura ma sembravano esserci più piani, con il piano terra che ospitava novelle e manga mentre quello superiore aveva il resto; Hamuko, per questo motivo, decise di rimanere di sotto. « Okkk, dove cavolo sarà? » disse a se stessa, aguzzando la vista ed iniziando ad esplorare la sala con massi brevi ma metodici, controllando la foto della collezione sul telefono ed accertandosi che fosse nei paraggi. Ovviamente, di tutte le opere possibili, era qualcosa di nicchia, dunque avrebbe dovuto sudare sette camice per trovarla, non volendo risultare al piano di riserva e chiedere un'alternativa alla madre di suo cugino. « Vediamo, » continuava a dirsi, controllando l'enorme mole di libri e fumetti, pian piano iniziando a preferire l'idea di rifare l'esame d'ammissione che spendere il suo pomeriggio in quel posto.

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    Edited by Decadent Albatross - 12/16/2019, 02:19 PM
     
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    Stranamente, Anya non era mai stata una persona poco natalizia o, peggio, un qualche tipo di Grinch. Intendiamoci: la sua personalità non aderiva in alcuna maniera a una qualunque delle più comuni accezioni di "spirito natalizio", dal momento che non era mai stata particolarmente generosa o incline a fare regali con amore al prossimo - lo considerava più un'imposizione sociale che altro - e tantomeno era cristiana, figuriamoci; molto semplicemente, le festività in generale non le avevano mai fatto né caldo né freddo, non facendo parte il festeggiarle della sua personale concezione di "tradizione familiare" ma, in compenso, apprezzava moltissimo cogliere l'occasione per farsi regali da sola, perché in fondo al cuore non era altro che una materialista coi fiocchi e non avrebbe rinnegato questo lato di lei per nulla al mondo.
    E indovina chi viveva in un quartiere pieno di negozi e locali che potevano soddisfare alla perfezione tutti i suoi bisogni in fatto di shopping? Sì, sempre lei, risposta esatta.
    Dopo aver sbrigato tutto quello che c'era da sbrigare entro la mattinata, era uscita per fare una piccola pausa pranzo al Cat Cafè che frequentava di solito: dal momento che faceva sempre una colazione abbastanza abbondante per quelle che erano le - ridotte - capacità del suo stomaco di contenere cibo, all'ora di pranzo preferiva bere qualcosa di caldo e accompagnare con un dolce piuttosto che buttarsi un pasto completo, complice anche il fatto che in serata poteva prepararsi una bella cena con tutta calma o, ancora meglio, andare a mangiare fuori. E poi diciamolo, niente rinvigoriva lo spirito meglio di un esercito di gatti di tutte le forme e le dimensioni pronti a farsi coccolare.
    Archiviata dunque la pratica "pranzo", non le restò che iniziare il suo giro: ecco, il Natale, proprio come il suo compleanno d'altronde, era per lei il momento dell'anno in cui era legittimo andare per negozi e semplicemente guardarsi intorno e cercare qualcosa da comprare che attirasse abbastanza il suo interesse. Per una volta non doveva impelagarsi in ricerche infinite online all'insegna del perfetto rapporto qualità-prezzo e poteva letteralmente cercare qualcosa che le piacesse toccandola con mano e decidere se comprarla o no senza troppi fronzoli.

    Destino volle che, ad un certo punto di quel lungo pomeriggio, Hamuko ed Anya si trovassero effettivamente nello stesso negozio. Anya, in particolare, stava tornando al piano terra dopo aver trovato un cofanetto di blu-ray di un anime fra i suoi preferiti e che dunque bramava da tempo e un paio di drama cd che mancavano ad una delle sue collezioni - sì, nonostante fosse una tipa "tecnologica" le piaceva ancora comprare cd invece che scaricarli in versione digitale - ed era pronta ad esplorare con cura anche la sezione dei manga in cerca di qualche tankōbon che le mancasse o, perché no, qualcosa di nuovo, anche se raramente le capitava di rimanere colpita da un manga al punto da iniziare a comprarne qualche numero solo dopo averlo sfogliato in negozio.
    Nel bel mezzo della sua esplorazione, come al solito, tendeva a non tenere minimamente conto delle entità non inanimate attorno a lei, neanche indossasse i paraocchi oltre alla mascherina, e scivolò senza pensare accanto alla studentessa della U.A., senza degnarla di uno sguardo nonostante il suo braccio fosse ora praticamente a un palmo dal naso della Ushiyama, la mano intenta ad afferrare delicatamente un piccolo albo che la coreana aveva adocchiato immediatamente dal momento che era uno dei numeri che mancava ad una serie in suo possesso.
    Al contrario di Anya, che era completamente negata quando si trattava di riconoscere facce viste sui social, Hamu l'avrebbe probabilmente riconosciuta senza troppe difficoltà, sempre ammesso che non avesse il medesimo handicap mnemonico s'intende, dal momento che non solo indossava una mascherina come nella foto profilo di Twitter ma quel giorno aveva anche le extension che, proprio come in fotografia, erano piuttosto realistiche e parevano in tutto e per tutto roba sua: aveva raccolto i "capelli" in due code basse ai lati della testa quel giorno, nulla di troppo elaborato insomma ma sicuramente comodo e funzionale, oltre che abbastanza in armonia col suo stile come al solito.
    ◬ Anastasija Andreevna Kasyanenko ◬
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    Con lo spirito natalizio man mano sempre più forte nel cuore della giovane, ed anche il portafoglio più leggero, lei si addentrò sempre di più nelle profondità del negozio in un mondo che lei non sapeva fosse così profondo. Come facevano gli appassionati a navigare quelle acque così profonde e caotiche? Bella domanda a cui non aveva risposta, dunque smise di lamentarsi e sgranchì gli occhi continuando a rifiutarsi di chiedere allo staff - c'era quasi! La sezione sembrava quella giusta, anche se lo stava dicendo più per istinto anziché grazie ad una prova, però in ogni caso ci sarebbe arrivata presto, no?
    Mentre già si stava immaginando la giornata svanita e lei che se ne tornava a mani vuote, una mano la staccò dai propri pensieri. Era passata così vicino a lei che per un momento pensò che volesse afferrarle la testa, facendola spostare leggermente indietro e guardare di chi fosse quell'arto. « Mi scus- ah ma... » ci vollero un paio di secondi per i propri neuroni a partire ed al suo cervello di mettere a posto i vari ricordi, quella faccia la ricordava eccome! O almeno quei capelli e quella mascherina, però fatto sta che quella ragazza lei la conosceva! « Sei tu! Che coincidenza~ » alzò la voce senza volerlo, facendo girare la testa ad un paio di clienti che le ricordarono che quello era un posto pubblico. « Non ci credo, è come se ci fossimo messe d'accordo! ». Lei parlava con allegria e gioia, ma c'era la possibilità che lei non si ricordasse subito di lei e la cosa non le passò nemmeno per l'anticamera del cervello. La pura coincidenza di essere entrambe in quel negozio aveva preso possesso del proprio cervello, così tanto che ci volle un'enorme forza di volontà per mantenere un po' di distanza giusto per non risultare troppo fastidiosa.
    Non che già non lo fosse per alcuni, ma quella è un'altra storia.
    Chissà se lei sarebbe stata capace di aiutarla nel trovare quel regalo? Ora che ci pensava non avevano parlato moltissimo di cose personali, non sapeva nemmeno se vivesse lì o se fosse da un'altra parte. Sapeva che non fosse interamente giapponese, anche se pure quello non lo poteva dire con certezza - quant'era affidabile una descrizione del proprio profilo al giorno d'oggi? Insomma, chissà se era lì di fretta o altro, le avrebbe fatto molto piacere parlare con lei faccia a faccia anche perché era quello il suo modo preferito di interagire con le persone. I social media erano utili per molte cose, ma avrebbe sempre desiderato un sano dialogo nella 'vita reale'. Meno male che lì i bar e locali non mancavano, ne aveva visto uno tenerissimo non molto distante da lì che sembrava essere perfetto per lo scopo. Anche perché diciamocelo, quel negozio non era affatto male, ma non era il teatro ideale per conversazioni di quel tipo.

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    Afferrato l'albetto con successo, ebbe appena il tempo di completarne l'acquisizione effettiva che una vocetta arrivò a deconcentrarla. La prima reazione nel sentirsi indirizzare da subito quel livello di confidenza fu, inevitabilmente, alzare lo sguardo con un'espressione vagamente corrucciata, mentre ritirava la mano in maniera più rapida di riflesso. Lo sguardo si assottigliò inevitabilmente, nello sforzo massimo di riconoscere la ragazza - indubbiamente adorabile - che la stava trattando come se intercorresse fra loro un qualche genere di rapporto: la guardava con autentico e legittimo sospetto, come qualunque persona normale farebbe in una situazione del genere. Continuò a guardarla con quel cipiglio un po' severo anche dopo aver messo l'indice davanti alle proprie labbra, coperte dalla mascherina, come a farle segno di fare silenzio.
    «Ti conosco?» chiese senza pensarci troppo, con una sincerità ed una fermezza uniche. Non c'era rammarico nella sua voce, né confusione, né tantomeno ostilità se è per questo, anche se il suo tono era sempre molto asciutto e i suoi modi spesso risultavano altezzosi nel migliore dei casi e stizzosi nel peggiore, il più delle volte. A lei, naturalmente, di come e quanto potesse risultare sgarbata agli occhi di chicchessia importava poco per usare un eufemismo perché sì, la povera Hamuko in quel momento non era che una chicchessia e la fiacca indifferenza che esprimevano i suoi occhi ancora posati sul visetto della studentessa lo esprimeva senza alcuna remora. Non c'era reale malizia in quell'atteggiamento, si poteva dire piuttosto che fosse un tratto ereditario, qualcosa che per emulazione o anche per genetica magari aveva ripreso da sua madre Seo-hyeon: quell'intrinseca consapevolezza di trovarsi su un gradino più in alto rispetto al prossimo, di essere nati migliori degli altri in linea di massima e di non poterci fare nulla, senza tuttavia avere la minima pietà per chi si trova ai piani inferiori. Se però la donna che l'aveva messa al mondo si faceva forte di quel sentimento dopo essersi costruita da sola la propria fortuna, Chae-rin, nata e vissuta nella bambagia, lo adoperava quasi senza farlo apposta, come se fosse più naturale del respirare.
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    Ah, che gioia, era davvero felice che il fato aveva avuto in servo per lei una sorpresa così inaspettata e piacevole, era arrivata lì aspettandosi una giornata noiosa ed invece era diventata in un incontro con una delle sue conoscenze online più piacevoli. Non c'era bisogno di dire che non la conosceva nella vita reale, però non poteva essere così diversa, no? Un punto di vista forse un po' sciocco ma niente di sorprendente siccome in molti aspetti Hamuko rimaneva se non ingenua allora davvero incosciente. Infatti quando la ragazza le diede una domanda vaga e confusa, la studente non sembrò prenderle male, tutt'altro, rimase allegra ed emozionata come se l'espressione della sua conoscente non era in grado di perforare le proprie difese. Provò un filo di imbarazzo quando le venne ricordato di fare silenzio, dopo tutto era ancora in un luogo pubblico dove la gente leggeva. « Oops, s-scusa~ » non una delle sue migliori 'prime' impressioni ma almeno quelli erano i suoi sentimenti genuini, una boccata d'aria fresca da ciò che era solita fare.
    « Ah, giusto, aspetta, » invece di dirle nickname o cose varie sapeva un metodo migliore per farle capire subito chi fosse. Il dubbio era del tutto lecito, pure lei al posto suo sarebbe stata come minimo confusa. Spostò la borsa di fronte a sé ed iniziò a frugare dentro di essa, ad una certa sembrava che stesse avendo un po' di difficoltà ma poi finalmente riuscì a tirare fuori l'oggetto desiderato, ovvero un telefono. Canticchiò un momento mentre stava picchiettando lo schermo del telefono con le sue dita, l'altra probabilmente sarebbe stata confusa ma dopo una manciata di secondi Hamuko girò lo schermo verso di lei, permettendole così di vedere il profilo di Hamuko del social dove le due erano solite chattare. « Ecco qua, che ne dici ora? Sono io! Che ci fai qui? » non sapeva quanto tempo avesse ma se possibile le farebbe piacere parlare un po' con lei, insomma c'era un limite a cosa uno si poteva dire da schermo a schermo, no?
    Alleviata un po' dal flusso iniziale di energia, lo sguardo di Hamuko si spostò dal viso dell'altra al suo vestiario rimanendone piacevolmente sorpresa e trovandolo non poco attraente, sopratutto i pantaloni ma evitò di soffermarmi troppo a lungo. La voleva complimentare ma aveva paura di essere fin troppo informale, perché sebbene si conoscessero da un po' rimanevano poco più di due conoscenti che parlavano piuttosto spesso. « Bellissima la maglietta~ » si limitò a dire, non troppo ma abbastanza da render noto il proprio apprezzamento. La sua mente stava andando a cento all'ora ma doveva darsi una calmata o se ne sarebbe andata davvero di lì a mani vuote, finita l'introduzione doveva assolutamente ritornare alla propria ricerca.

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    La sua legittima domanda non sembrò mettere davvero in difficoltà la giovane, che piuttosto si era scomposta vagamente solo quando le fu fatto cenno di non alzare la voce. Sembrava comunque ancora molto convinta di conoscerla e a vederla rovistare non era difficile intuire che stesse cercando una prova della relazione che intercorreva fra loro. Complice la sua pessima memoria quando si trattava di volti e il fatto che in effetti, da quando era arrivata in Giappone aveva conosciuto davvero poca gente nella reale accezione del termine, continuò ad essere profondamente scettica a riguardo fin quando la studentessa, giustamente, non le mostrò il profilo sull'app di messaggistica sulla quale erano solite comunicare. Gli occhi rossicci si schiusero, un pochino increduli, palleggiando fra la foto profilo della ragazza e la manifestazione fisica(?) della stessa per una manciata di preziosissimi istanti.
    «Ah.» fu il suo feedback definitivo sulla questione, con un tono che sembrava proprio voler dare ragione all'altra. No, Anastasija non aveva mai grandi reazioni, per quanto in effetti fosse alquanto sorpresa di incontrare un suo contatto social nella vita reale. Non le era mai successo prima, data anche la superficialità intrinseca dei legami amicali che stringeva solitamente e il fatto che questi individui spesso abitassero in tutt'altro continente, e forse poteva essere un po' un problema, dal momento che per iscritto tendeva a risultare molto più accomodante che di persona per ovvi motivi.
    «... Mi compro delle cose. Festeggio il Natale così di solito.» spiegò poi, con quei suoi modi sempre un po' asciutti ed essenziali. Hamuko, per quel che aveva potuto capire dalle loro sessioni di chat, era una ragazza di quelle spensierate e allegre, insomma, un vero sole ambulante. Non pretendeva che fosse tutto lì, naturalmente, ma d'altro canto l'interesse di conoscere la vera Hamuko era davvero minimo, quasi inesistente: le piaceva sentirla perché la trovava esteticamente più che accettabile, adorabile nei modi e in più condividevano un certo livello di cultura generale per quanto riguarda l'internet, della serie che se solo le fossero piaciute le ragazze in quel senso una botta gliel'avrebbe data volentieri, ma non c'era molto altro che la attraesse di lei. Valeva per la totalità delle persone con cui aveva avuto a che fare nella sua breve esistenza, fra parentesi, nulla di personale.
    «Tu stai comprando dei regali, immagino.» aggiunse dopo un po', presumendo che, da brava persona normale qual era, Hamuko fosse in un negozio alla ricerca di regali di Natale. Sorrise sotto la mascherina quando l'altra notò la sua maglietta: non si vestiva in un certo modo per compiacere il prossimo, ma non era una di quelle a cui piaceva ostentare falsa umiltà e ammetteva candidamente a sé stessa e non solo che apprezzava che la cura che metteva nel suo aspetto si notasse. Non era narcisista come sua madre, ma buon sangue non mente.
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    Sperava vivamente di non fare una figuraccia o di aver preso la persona sbagliata, se uno voleva proprio fare l'avvocato del diavolo era anche vero che uno poteva facilmente sbagliarsi nel inquadrare una persona se la si vedeva solo ed unicamente tramite avatar o foto messe online. Per fortuna nel caso dell'altra era piuttosto sicura che non l'aveva scambiata per qualcun'altro, ma non riusciva a togliersi quel piccolo frammento di dubbio. Un'altra cosa a cui c'aveva fatto caso solo ora è l'idea che forse non voleva parlare con qualcuno, magari era andata lì per stare da sola - in tal caso si sarebbe sentita ancora più in colpa. Il lato peggiore di questo caso è che nei suoi panni non l'avrebbe potuto dire, avrebbe semplicemente sopportato la cosa per non risultare scortese, non sapeva se lo stesso valeva per Anya ma un po' sperava che in tal caso sarebbe stata più diretta e senza peli sulla lingua.
    La risposta meno male la fece sentire un po' meglio togliendole, per il momento, quelle paranoie dalla testa. Il suo metodo funzionò ed infatti aveva indovinato l'identità della ragazza, la quale però dal tono utilizzato continuava a darle dei segnali assai misti. Probabilmente ci stava pensando troppo, magari era il classico esempio di persona che faccia a faccia è un po' più timida ed introversa, su due piedi era la prima cosa che le venne in mente ed onestamente quella che faceva più senso. Oppure era solo semplicemente così e basta, a prescindere da quale fossero i fatti le era indifferente. « Ah, capisco. Cos'è che pensavi di comprare? Sempre se ti va di parlarne, ovvio, » era meglio andarci con calma ed evitare di comportarsi come nelle loro chat, non voleva esagerare e finire per mettere sia lei che se stessa a disagio.
    « Io? No, sono qui per mio cugino, gli piacciono molto i manga, » lei com'era evidente non se ne intendeva, ma aveva comunque un rispetto verso quell'arte e sapeva che per ogni opera per bambini ne esistevano un'infinità che trattavano argomenti più profondi ed adulti. « Se fosse per me probabilmente mi sarei ordinata degli album, » adorava avere le copie fisiche dei album, la tecnologia era una cosa stupenda ma non poteva sostituire la soddisfazione di avere un CD in camera tua, creando una collezione sempre più vasta e memorabile. « Se ti va di darmi una mano te ne sarei grata, » non voleva obbligarla, più che altro sarebbe stata una scusa per passare più tempo con lei e fare due cose allo stesso tempo.

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    La Role viene chiusa (due settimane fa) in conformità col Regolamento,

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    Per non tenere i personaggi bloccati troppo a lungo è bene notare che una role aperta da più di tre mesi che resta senza risposta per un mese viene chiusa automaticamente dallo staff.

    Non risultano assenze segnalate dell'utente .Isetta nel periodo di attesa. L'utente in attesa (Decadent Albatross) può ritirare +25 exp per questa attività.

    Passo e chiudo. :**:
     
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