Il prezzo di tutto, il valore di nulla.

Free Role - Shiisa Tsubasa, Victoria Shizune

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    Un'altra tranquilla serata di lavoro era passata. I capi dovevano stare notando poco alla volta il mio ottimo lavoro, visto che mi avevano spostato a lavorare più vicino al casinò. Kekek che bello fare parte di qualcosa di grande! Mi dava una scossa su per la schiena, che saliva e saliva, ogni volta che ci pensavo. Gongolante e contenta, pertanto, stavo facendo la mia solita passeggiata di ritorno, stando attenta a non passare per vie troppo frequentate. Erano le tre del mattino, certo, ma non si poteva mai essere troppo cauti.

    Infatti, il silenzio della città a quell'ora era davvero un toccasana per i miei nervi.
    Kekek, avrò anche qualche rotella fuori posto, ma il rumore molesto non piace a nessuno. Pertanto, stavo apprezzando come Tsukiji poteva essere lontano, in questa zona lontano dal casinò. Qualche gatto randagio qui e lì - tutti paffuti e tenuti sazi dagli abitanti locali - che si allontanavano alla vista della mia palese maschera antigas con sopra un disegno fluo. Comprensibile, kekek.

    Forse anche i capelli bianchi non contribuivano a rendermi appetibile ai gatti.
    Stavo camminando in direzione del mio alloggio, avrei dovuto fare un paio di quartieri. Quando sentii il classico rumore di bomboletta spray contro un muro.

    « Oooh? »

    Ero sicura di averlo sentito, anche perchè mi infastidiva particolarmente in mezzo al silenzio della notte. Cercai di avvicinarmi discretamente, non volevo spaventare l'artista di strada kekek. Fastidioso sì, ma non volevo mica cacciarlo. Era suo diritto fare graffiti dove voleva, in fondo, finchè non stava pestando i piedi a nessuno. Poi quella era una palazzina, nulla di troppo importante per Aogiri.

    Certo, avevo indosso il mio costume - una divisa militare vera e propria, piena di tasche e borselli, con tanto di mantello a completare il set. Poi la maschera antigas di cui sopra, che incorniciava i miei occhi porpora. Forse sì, come il gatto di prima, non dovevo essere una visione propriamente rassicurante. Ad ogni modo, che mi avesse sentito o meno, mi sarei sporta con cautela dal bordo della strada, con le mani in alto.

    « Vengo in pace, amico artista! Kekek. »

    Apostrofai con un sorriso nascosto dalla maschera, cercando di annunciare la mia presenza. Se poi si fosse trattato di qualcuno di pericoloso - ci avrei pensato dopo kekekekek! Non avrei di certo buttato la possibilità di fare nuove amicizie - o dare una testata a qualcuno - per cose frivole come la mia sicurezza personale. L'unico rischio era una retata della polizia, ma per l'impegno di fingersi street-artists, quegli agenti in incognito si erano guadagnati il loro tentativo d'arresto.

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    • Diegesis (Maschera Antigas)
    • Macbeth (Tirapugni) [Upgrade: Danni Medi]

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    Studiare, trovare un lavoro, e altre cose del genere non sono esattamente cose che la nostra moretta sembra essere molto felice di fare di solito, sopratutto in una nottata del genere. E in questa notte, con la luna ad essere uno spicchio crescente che si è ritrovata in giro per le strade evitando i gruppetti di ragazzi che si muovevano da un posto all'altro in cerca di locali da esplorare, teppisti che dovevano far vedere di esserci e yakuza o presunti tali a tenere in ordine le strade.
    Indossa semplici jeans scuri che fasciano le lunghe gambe snelle e si insinuano all'interno di anfibi robusti e comodi, una felpa leggera con il nome di una sconosciuta band metal svedese e un chiodo in pelle liso in più punti con sulla schiena la stampa di un teschio d'ariete stranamente minaccioso. Il cappuccio della felpa sollevato e una tracolla che pende dalla spalla al fianco tintinnando ad ogni passo. Gli occhi, scuri come ossidiana, sono grandi in un viso regolare e dalla pelle caramello, e osservano. Osservano le luci che illuminano le persone, i marciapiedi e danno a tutto un'aria lucida, artificiale, pulita.
    E noiosa.

    Arriccia il naso come disgustata da un forte odore improvviso, dalla puzza emanata da quella gente e quelle strade e cambia strada insinuandosi in uno dei vicoli che si diramavano per la strada principale tra topi, un barbone addormentato su dei pezzi di cartone e immondizia che sembra dare da mangiare tanto all'uomo che ai roditori. Non sembra apprezzare neanche quella compagnia finendo per arrivare davanti a un piccolo spiazzo tra palazzi, con il cassone di immondizia pieno e quello che pare la serranda di un palazzo chiuso da tempo a giudicare dalla polvere e dai rifiuti davanti.
    Piega il capo di lato, verso la spalla, indecisa quindi solleva le mani guantate contro il freddo e allunga pollice e indice di ogni mano cercando di inquadrate una qualche angolazione, come volesse riprenderla con una telecamera. La sua mente elabora e quindi fa scioccare la lingua contro il palato. Apre la borsa a tracolla e tira fuori una piccola maschera contro i fumi da tintura, aerografata per sembrare il volto di un oni, gli attrezzi del mestiere: aeorografi e le bombolette necessarie. Ha portato solo i colori base, per tanto potrà fare solo qualcosa di molto semplice o comunque un'inizio lasciando le rifiniture al prossimo giorno.
    Inizia a lavorare.

    Quando sente quelle parole il graffito è già andato avanti per un pò dipingendo una base di bianco su parte della serranda e del muro, come se potesse essere visto nella sua interezza solo con quel garage chiuso. Forme, silhouette di forme umane in vernice nera sembrano impalate da quelle che sembrano lance le cui ombre convergono su una figura piegata, come pronta a saltare, senza mantello ma con inquietanti ovvi bianchi che sembrano piangere per il colare della troppa vernice. Un soggetto inquietante e rabbioso che sembra prendere di mira i "mantelli".
    Ma come dicevamo quando sente quelle parole e quella strana risata si volta lentamente come attenta a non scatenare eventuali reazioni aggressive tanto che si trovi davanti un tepposta o un qualche vigilantes di passaggio intenzionato a fare l'eroe. In effetti crede poco che un Heroes possa muoversi in quei vicoli luridi, ma la figura che le appare davanti riesce a sorprendere pure lei con tanto di alzare del sopracciglio per quanto parte del volto sia protetta dalla maschera. La fissa perplessa, decisamente perplessa, e si guarda attorno come ad assicurarsi una via di fuga prima di voltarsi di nuovo verso Shiisa.

    < Davvero? >

    Fa con un certo divertimento.

    < Mi pari più che altro pronta a scendere in guerra. Anche se il mantello rovina un pò tutto. Non mi piacciono i mantelli, ingombrano. >

    Afferma seria e quindi torna a guardarla con più attenzione. La indica quindi con un movimento del mento.

    < Non mi pare di conoscerti, amica mantellosa...hai qualche nome? >

    Commenta, guardinga con gli occhi che vanno sull'altra, attenti alle mosse di quella strana figura dal seno prosperoso ma coperto dall'inquietante divisa militare e il volto oscurato da quella strana maschera.


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    Nel celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, i Promessi sposi, la peste ricopre un ruolo fondamentale. E forse Tokyo era proprio come Milano a quei tempi, flagellata dalla Red Death, come definita da Edgar Allan Poe. Kekekek sto probabilmente divagando - ah, come al solito! Forse anche rendendomene conto non fa comunque ridere. Ad ogni modo, se faccio questo tipo di paralleli è perché li trovo molto calzanti con la situazione che si stava sviluppando di fronte ai miei occhi. Magari ci torniamo dopo.

    La scena in questione era appunto particolare.
    Lo street artist si era rivelato essere una ragazza, con indosso una maschera decorata finemente - di un certo gusto, tralaltro - che aveva colto di buon grado la mia intrusione. Contenta, le regalai un sorriso nascosto dalla maschera antigas. Ci tenevo al mio anonimato, eravamo pur sempre due persone in giro di notte. Cosa mi diceva che non si trattasse dell'ennesimo vigilante che voleva sbattermi in galera.

    « Sono una fragile donzella, proprio come Desdemona in Othello. Non voglio mica farmi ammazzare, kekekek! Il mantello è un tocco di classe secondo me, ma a giudicare dal tuo disegno... non ti vanno a genio. »

    Indicai con un gesto tranquillo il murale, e regalai un piccolo inchino alla mia nuova compagnia per la notte, nella speranza che il nostro incontro non finisse come la storia di amore della tragedia Shakepeariana. Mi avvicinai leggermente al murales che la ragazza stava realizzando, cercando di capire bene a cosa si riferisse. Non avevo ancora risposto alla sua domanda a riguardo del nome, ma non per cattiveria - semplicemente mi serviva qualche secondo per pensare.

    Non avevo ancora un nome da Villain, in effetti. E ci avrei dovuto pensare parecchio, avrei dato uno pseudonimo a caso per il momento.
    Visto che avevo introdotto Othello poco prima...

    « Facciamo Desdemona. Il mio vero nome contiene suoni che voi umani non sareste in grado di replicare kekekekek!»

    Oh, come ero divertente.
    Era fatta, me l'ero conquistata, ormai avevo la sua fiducia. Palese ed evidente, no?
    Scherzi a parte, il disegno mi incuriosiva particolarmente. Era qualche tipo di critica sociale che non comprendevo? Le arti visive erano affascinanti, ma non facevano per me. Trovavo le parole in un libro molto più semplici da gestire. Non commentai per il momento, rimanendo a debita distanza sia dal disegno che da lei, cercando comunque di tenere un occhio su entrambi.

    Socievole sì, con tendenze suicide... no.
    Mi voltai verso di lei, ad ogni modo, con uno sguardo eloquente. Avrei gradito spiegazioni su quel murales, ero davvero curiosa a riguardo! Mantenni le braccia incrociate sotto al petto, continuando a cercare di carpire informazioni da quel muro come possibile.

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    La situazione era parecchio particolare, si trovava in un vicolo da sola a fare un murales che si potrebbe definire anti-eroi con parecchia facilità e per quanto l'idea di avere a che fare con poliziotti, heroes o vigilantes era un rischio calcolato, avere a che fare con quella strana ragazza lo era decisamente meno. Improbabile, si poteva pensare. Eppure non sembra intenzionata ad attaccarla o dire qualcosa contro il suo hobby. Assottiglia appena lo sguardo cercando di capirne le intensioni con il capo che si abbassa un poco, come pronta allo scontro per quanto le successive parole dell'altra abbiano la forza di confonderla. Alza un sopracciglio, perplessa.

    <eh? Che è Desdemona? Una qualche tattica nell'Othello?>

    Domanda con voce appena rauca, lei dei drammi del Bardo inglese ne sa poco e niente, e non sembra neanche troppo intenzionata a saperne di più per la verità. Per certi versi il fatto che conosca anche il gioco è una casualità ma l'ha sempre affascinanta l'idea del cambio di colore e la ricerca di punti forti e imprendibili per vincere la partita. Ma tutto questo viene lasciato da parte, alza una mano e la sventola come a scacciare un'insetto fastidioso o anche le parole dell'altra.

    < No. >

    Secca proprio.

    < I mantelli sono pretenziosi e sono un simbolo degli Heroes, solo loro sono abbastanza fessi da portarli davvero solitamente. Insomma, si impigliano, possono essere usati contro di te in combattimento, tirati, risucchiati, si può far loro fuoco e mille altre cose. Sono inoltre probabilmente la prima cosa che si sporca o si rovina costringendo a lavarli continuamente e rammendarli anche di più. >

    Ci si mette di impegno a spiegare le sue ragioni con tanto di dita che si alzano ad ogni esempio, come se ci tenesse ad essere la vincitrice di quello scontro dialettico. Eppure, mentre l'altra si avvicina anche la nostra Victoria lo fa scostandosi a lato tenendo sempre la ragazza davanti a sé e una via di fuga alle sue spalle. Sospettosa come un gatto con i grandi occhi d'ossidiana fissi verso la donna. Occhi che si sgranano un poco quasi sorpresi che la ragazza potesse far uscire battute del genere sul suo nome come se fosse qualcosa di normale, come se ignorasse la tensione che sembra invece pervadere la sua interlocutrice.

    < Io sono Ecate. Solo Ecate. Lo possono pronunciare tutti. >

    Fa con una certa pacatezza, come a dimostrare do essere diversa dalla ragazza appena apparsa in quel modo. Le mani vanno a mettere a posto l'aerografo nella borsa a tracolla ma non tolgono la maschera che trova un utile strumento davanti all'altra altrettanto maschersata.

    < Quindi, Desmy. Sei qui solo per parlare del tuo mantello e vedere la mia opera? O c'è dell'altro? >

    Chiede a quel punto, forse stanca di quella tensione immotivata derivata dall'apparire di quella strana e particolare ragazza a cui dona parecchia della sua attenzione, in cerca di eventuali intenti ostili, aperture o piccole manifestazioni del Quirk se mai dovesse possederlo.


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    La peste non è l'unico evento che scuote I Promessi sposi di Manzoni; infatti, spesso è il secolo stesso ad essere definito uno dei personaggi portanti dell'opera - l'ambientazione è importante come i personaggi stessi, sebbene sia spesso considerata una maschera per un'attenta critica sociale da parte dell'autore. I potenti, come Don Rodrigo che cercano di avere la meglio sui più deboli, grazie al loro diritto di nascita. Come i Quirk, Kekekek! Potremmo imparare così tanto dalla letteratura.

    La questione del mantello sembrava essere qualcosa che la ragazza armata di bombletta sembrava portare particolarmente a cuore - e chi ero io per smentirla, se difendeva con tanto ardore la sua posizione. Ero quasi certa di aver sentito uno sproloquio simile da qualche altra parte, ma... a me il mio mantello piaceva. Mi dava un certo stile nella notte, la mia silouhette era molto più... Kekekek. Chiaro, no?

    « --- no, aspetta. »

    Non poteva non conoscere Othello.
    C'era gente che non conosceva Shakespeare?! Incredula, attesi per un secondo, prima di comprendere che forse, non tutti erano interessati alla letteratura come me. Certo, un'assunzione assurda e capace di far arrossire Lewis Carrol, che non azzarderebbe una simile ipotesi neanche nei suoi sequel più assurdi di Behind the looking glass. Tuttavia, in questo strano mondo, rientrava nel regno della possibilità.

    ... e poi Shakespeare era anche un autore europeo. Forse ero io a pensare troppo in quella direzione. Kekkeek!

    « Intendo l'opera di Shakespeare. Non so giocare ad Othello, kekek. Sono più da Trivial Pursuit. Per il mantello... beh, però mi dona, devi riconoscere. »

    Ascoltai il nome falso che mi aveva dato.
    I miei occhi si illuminarono per un istante nel vedere la sua citazione acculturata. Hecate! La divinità della negromanzia! La persona davanti a me era probabilmente più acculturata di quanto non avessi immaginato, oppure stavo vedendo quello che volevo vedere, come al solito kekek. Tuttavia, non volevo lasciar morire la discussione in questa maniera, pertanto scelsi di tenere le mie considerazioni sul suo pseudonimo - o nome vero, perchè no - per dopo.

    « Per ora sono qui solo come un'estimatrice dell'arte. Le arti visive mi hanno sempre messo in difficoltà, kekekek. Che cosa rappresenta? »

    Iniziai a passare il dito su una porzione di muro ancora priva di alcun tipo di murales, mentre soppesavo il da farsi. Cos'aveva fatto Don Rodrigo, per evitare il matrimonio tra Renzo e Lucia? Rimasi pazientemente in una risposta, tranquilla e pacata. Non mi sentivo in pericolo, con una seconda analisi - del resto ero a casa mia, praticamente.


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    In effetti, per una come lei in cui ogni cosa può diventare un simbolo se non lo è già, i mantelli ne sono uno decisamente forte, come certi colori in fondo. Il blu e il rosso sono chiaramente simboli degli Heroes o comunque usati spesso da loro. Anche il mantello lo è, sopratutto se svolazzante mentre quelli più ritirati a coprire il corpo, a nasconderlo, sono spesso simbolo dei Villain, almeno quelli più vetusi. Anche se la ragazza davanti a lei non pare ne l'uno ne l'altro, almeno a una prima occhiata. Non sa bene che pesci prendere in questo momento, incerta su come muoversi per affrontare quella strana situazione.

    Alla richiesta di attendere dell'altra solleva un sopracciglio non tanto per la richiesta ma per il tono incerto con cui lo dice, quasi più stupita della nostra artista di strada. E finalmente arriva anche la spiegazione a quello stupore. Alza il sopracciglio ancora una volta perplessa.

    < Ah, capisco. >

    Si limita a dire nei riguardi del Bardo, come se la cosa non le importasse più di tanto ma fa un sorrisetto quasi derisorio al sentire che l'altra non sa giocare ad Othello ma preferisce Trivial Pursuit. La guarda quasi delusa a quella scelta, almeno finché non riprende a parlare del suo mantello. Aggrotta la fronte fissandola con un lieve sciocco della lingua sul palato.

    < Si si, ti rende ancora più stupenda di quanto tu non sia. Avvolge la tua figura con la grazia di un ombra sui soggetti del caravaggio e rende più teatrali e misteriose le tue movenze. >

    Mormora alzando le mani come ad arrendersi davanti all'insistenza dell'altra che potrà notare forse un certo livello di cultura nonostante tutto ma estremamente strano come se non si fosse sviluppato in modo organico ma probabilmente attraverso interessi e approfondimenti fatti dalla stessa Victoria che vanno dalle arti visive, alla mitologia a chissà che altro. Per certi versi la letteratura Inglese sembra essere stata esclusa in qualche modo.
    Si ritrova a ridacchiare al dire dell'altra, a quella sua ammissione di trovare difficoltà nelle arti visive.

    < Certo che sei parecchio strana, eh. Un'estimatrice dell'arte in difficoltà con quelle visive...strano. >

    Dice chiaramente come non volesse nascondere minimamente i suoi pensieri o la ruvidezza con cui avanza per il mondo e tratta con gli altri eppure non continua a prendere in giro l'altra più di tanto. Intreccia le braccia sotto il seno e quindi osserva lei e il murales insieme.

    < Devo ancora finirlo ma direi che sta funzionando già se ti ha suscitato l'impressione che ce l'avessi con i "mantelli". Guarda le ombre delle lance, quelle che si riuniscono alla figura, sono irregolari perché dovranno essere catene...le catere che bloccano il personaggio al centro e si trasformano nelle lance che impalano gli eroi, i nostri cosidetti difensori.>

    Fa una pausa, quasi studiata. Forse cercando le parole.

    < Non ti dirò chi credo che io sia la figura in mezzo, non avrebbe senso fare qualcosa del genere con una spiegazione affianco. Secondo te chi può essere? O cosa può rappresentare? >

    Chiede direttamente alla ragazza, quasi volesse metterla alla prova.


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    Stava cercando di adularmi o mi stava prendendo in giro? In entrambe le situazioni, avrei accettato di buon grado il tentativo.

    « Oh, ecco. Va bene, estimatrice delle cose belle, come è giusto che sia. Kekek. Mi sei già più simpatica. Comunque sono una letterata, più che un'esperta d'arte. Le immagini... mi mettono in difficoltà. »

    Era vero, le immagini avevano infinite interpretazioni, così come i dipinti, le statue. Avevo l'impressione che ci fossero meno pointers, meno indicazioni. Mi facevano sentire sperduta, a volte. Invece la letteratura mi cullava dolcemente, mi guidava e mi teneva per mano. Mi dava un senso di sicurezza, come se fosse un gancio per evitare di sprofondare nel nulla, Kekek!

    Ad esempio, il narratore manzoniano comunica finemente la propria idea politica, non abbandonando il suo lettore, differentemente da come stava facendo Hecate. Beh, avevo chiesto una mano, ma non sembrava mi stesse dando un grande aiuto a riguardo. Però c'erano delle linee guida, dovevo ammettere, quindi... grazie, cara.

    « Vinco un orsacchiotto se indovino? Kekek. »

    Tornai ad osservare la vernice.
    La vernice che colava imprecisa, che tuttavia sembrava essere finemente sistemata per provare a comunicare qualcosa. Parlava di catene, parlava di mantelli. Parlava di cosiddetti difensori. Probabilmente stavo sbagliando, mi stavo concentrando più sulle sue parole che sull'effettiva rappresentazione dinanzi ai miei occhi. Picchiettai un paio di volte sul disegno sulla mia maschera antigas, prima di riferirmi nuovamente a lei.

    « E' la società, incapace di reagire sotto l'egemonia degli eroi. E' una critica marxista, la tua? »

    Chiedo divertita a quel punto, cercando di entrare nella sua testa.
    Probabilmente si riferiva alla rabbia che stava lievitando poco a poco nel cittadino medio, schiacciato dal terrore di usare il suo Quirk. Liberazione dei Quirk? Oppressione dovuta allo strapotere degli eroi, fortunati ad aver vinto la lotteria genetica? Le risposte erano tante, ma era chiaro che al centro c'era una protesta.

    Apprezzare l'arte era qualcosa che potevo fare a prescindere dalla mia affiliazione.
    Non bisogna condividere le politiche razziste e supermatiste di Lovecraft per poterne apprezzare il genio letterario. E viceversa, non dovevo necessariamente condividere le visioni di Hecate, per poter ammettere che l'inquadratura, l'effetto in generale che stava ottenendo poco alla volta... aveva del gran potenziale. Con il dito, nel frattempo, iniziai a grattare un punto privo di vernice.

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    Non da alcuna indicazione su quale delle due cose sta facendo lasciando all'altra la libera interpretazione, un fare quasi sfuggente ma sempre presente. Proprio come un'ombra in effetti. Sogghigna sotto la maschera a sentirsi dare della simpatica, ma non si oppone in ogni caso e mantiene quella posizione, schiena dritta, braccia conserte senza l'ombra di un'arma ma decisamente una posa sicura di sé per certi versi.

    < Oh, adesso che ti sono simpatica posso togliere dalla mia lista degli obiettivi di vita una voce... >

    Sarcastico il tono ma sorride poi al dire dell'altra come se la cosa la prendesse a cuore.

    < Perché è giusto così! Ogni persona vede le cose in maniera diversa già naturalmente...il mio verde non è il tuo verde, la mia profondità di visione è diversa dalla tua. Ora complica le cose mettendo la simbologia che si può esprimere in un disegno, deformala per la mia visione e poi ancora una volta con la tua. Le arti visive sono sensazione e interpretazione personale, devono dare emozioni, qualunque esse siano. Se non ci riescono non è Arte. >

    Commenta con un lieve sorriso, ad ogni modo per niente intenzionata ad aiutare l'altra a capire quel che voleva dire, quasi volesse metterla alla prova o per lo meno farle capire la sua visione di quell'espressione grandiosa che è l'Arte per quanto relegata a un tipo minore come i murales di periferia.
    Si stringe nelle spalle alla battuta sull'orsacchiotto piegando appena il capo nell'osservarla verso la spalla lasciandole il tempo che voleva e persino permettendole di toccare il disegno stesso sperando la vernice sia abbastanza asciutta da non macchiare l'altra e rovinare la composizione più del dovuto.
    Attende, con calma osservandola concentrarsi, cercare di reagire alla sua sfida e quindi gettare finalmente un'ipotesi sul significato del disegno. Resta in silenzio quindi al dire dell'altra e annuisce lievemente.

    < Si, e no.>

    Fa precisa e senza lasciare adito ad alcun dubbio, proprio...Si avvicina di qualche passo lasciando comunque qualche metro di sicurezza, non si sa mai l'altra esca fuori di testa o decida di tirare fuori la tessera da Heroes per portarla alla stazione di polizia.

    < E' quello che tu vuoi vedere nel disegno, anche se non si discosta molto da quello che penso. >

    Scuote poi il capo, lentamente. Come se stesse riflettendo sulla questione per qualche secondo.

    < E comunque niente marxismo, almeno per quel che volevo intendere io. Non credo nell'uguaglianza e credo che ci saranno sempre delle "classi" a stratificare la società e che tutti vogliono arrivare a quelle più in alto nonostante tutto. >

    Commenta con un vago tono sarcastico nel tono.

    < Semplicemente la gente che predica quell'ideologia vuole che l'accesso ai "piani superiori" sia più facile, cosa che apprezzo, ma alla fin fine devi lottare, mordere e ingannare per arrivare in cima. >


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    Era sarcasmo? Sì, era sarcasmo.
    Certo, c'era una punta di.. positivo, lì in fondo. Magari era sinceramente interessata alla mia opinione, oppure no. Poco male, neanche io ero stata completamente sincera con lei - se avevo scelto di avvicinarla non era unicamente per apprezzare la sua arte. Come avevo detto kekeke, aveva un grande potenziale. Il discorso successivo sulla visione relativa, su come ogni prospettiva cambiava ciò che potevamo vedere... era vero, si applicava praticamente a qualsiasi cosa nella vita.

    « Penso che tuttavia sia limitante, sai? Un libro ti porta a immaginare quello che le parole esprimono - ma... con i quadri e così via, è tutto lì davanti. Kekeke. »

    Bene, non si trattava di sociologia marxista, tanto meglio. Ma comunque era una critica alla società, nondimeno. Non ci ero andata troppo lontana, mi piaceva pensare - tuttavia non ero qui per questo tipo di conversazioni come avevo detto. La mia mano continuava a muoversi lungo il muro, ignorando ora la parte disegnata. Non volevo toccarla per non rovinarla, perchè sebbene non fossi una fan del genere, era pur sempre arte. L'arte permetteva all'uomo di esprimersi e poteva diventare un mezzo potentissimo Kekek.

    Ma comunque.

    « C'è gente che potrebbe non vedere mai quei piani superiori di cui parli. La cima è irraggiungibile per alcuni. Specialmente quando non stai attento a dove metti i piedi. Keeekekek. »

    Se la mia risata sgraziata sinora poteva essere solo quello, appunto, poco piacevole... l'intonazione che stavo dando adesso alla mia voce, avrebbe dovuto farla sembrare più inquietante del dovuto. Spostai lo sguardo per guardare di tre quarti la mia interlocutrice, i miei occhi si fecero più sottili per guardarla meglio e osservarla. Dal nostro dialogo era chiaro che non era a casa sua, che non faceva parte di Aogiri. Altrimenti non si sarebbe fatta troppi problemi a vedere una come me girare per questo quartiere. La conclusione era che era una teppistella qualunque. Ovviamente, potevo sbagliarmi. Ed era assolutamente probabile che mi stessi sbagliando.

    Tuttavia...
    I bravi di don Rodrigo hanno un'importante ruolo nell'opera. L'intero capitolo in cui porgono velate minacce a Don Abbondio turba una narrazione altrimenti felice e quasi idilliaca, per mostrare che in quel ramo del lago di Como qualcosa non va come dovrebbe andare. Che c'è un ordine prestabilito che sta venendo turbato, in maniera sempre più veloce e precipitosa.

    « Attenta a quali muri possono prestarsi alla ... tua arte. Io sono un'estimatrice, ma in questo quartiere non vedono tutti di buon grado chi gironzola di notte. Keeeekekekek... »

    Iniziai a quel punto a camminare pacificamente nella direzione che stavo seguendo quando ero arrivata. Beh, avevo dato un piccolo avvertimento, avevo scambiato due parole sull'arte... era stata una giornata proficua, no? Tutto era andato come doveva andare, ammesso che ... Hecate non mi fermasse.

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    Ascolta quello che ha da dire la ragazza, di certo non si aspettava di ritrovarsi a parlare di eventuali visioni dell'arte e relativa percezione nei pressi di un murales fatto con le sue mani in un vicolo ripieno di immondizia e con una tipa ammantata e mascherata. La vita riserva sempre strane sorprese, anche se di solito raramente erano piacevoli.

    < Potrei dire lo stesso di un libro. Quante volte l'analisi e condizionata dalla visione delle persone. Pensa a Moby Dick...per alcuni è un racconto storico sulla vita nelle baleniere, il dramma dell'uomo contro le forze della natura, la percezione tra la vita e la morte, un romanzo di formazione...o tutte queste cose insieme. Ogni Arte ha i suoi limiti e i suoi punti di forza. Quelle visive è riuscire a esprimere emozioni e idee in un solo sguardo, in un modo talmente immediato che la lettura non riuscirà mai a eguagliare. >

    Afferma facendo notare quella forza delle arti visive all'altra, pur non negando in alcun modo l'importanza o la bellezza di quelle scritte. Ad ogni modo sembra apprezzare l'attenzione con cui l'altra evita di sfiorare il murales, come attenta a non danneggiarlo in una muta forma di rispetto forse. Gli occhi scuri si assottigliano appena nel vederla muoversi per poi tornare al suo volto al suo nuovo commento che sembra essere anche una velata minaccia.
    Rimane in silenzio qualche secondo, come cercando di muovere una serie di scenari all'interno della sua mente, per poi stringersi nelle spalle.

    < Allora evidentemente non erano destinati ad arrivarci, o non ne avevano le forze. Tanto per affrontare chi sbarra loro la strada che per le varie insidie che si presentano nel momento della scalata, in fondo anche la fortuna è una virtù a un certo punto. >

    Commenta quasi stancamente per quel confronto con un arricciare del naso che sembra sollevare un poco la maschera per poi tornare alla posizione iniziale davanti allo sguardo dell'altra e al suo tono che sembrava farsi più cupo e minaccioso, chiaramente diretto verso di lei come confermano le sue parole da lì a poco. Alza un sopracciglio sciogliendo le braccia e riportandole ai fianchi.

    < Per filosofia di vita...per un writer non esistono superfici che non possono prestarsi alla mia Arte. E non rinuncerò solo perché a qualcuno può non piacere. E poi, dovrebbero ringraziare che rendo più interessanti i loro sporchi vicoli. >

    Afferma più seria osservando quindi l'altra con un lieve alzare del mento nell'osservarla prepararsi ad andare via, probabilmente verso il luogo che stava andando a raggiungere prima della loro interruzione.


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    Si, del resto era comprensibile che ricevessi una risposta del genere - discutere con le persone era spesso una perdita di tempo. Che sia chiaro, non che io fossi presuntuosa da pensare di poter cambiare l'idea di qualcun altro, ero consapevole delle mie pessime qualità retoriche kekeke. Ma avevo sempre l'impressione che ci fossero poche persone disposte ad accettare un altro punto di vista. L'esempio su Moby Dick era calzante, ma non avevo tutta questa voglia di infilarmi in una discussione di critica letteraria. Almeno, non a quest'ora.

    « Beh, certo, è la base della critica. kekek. »

    Avevo colto ogni riferimento che aveva fatto e in quanto tale lo rispettavo, ma non avevo molto da aggiungere, tristemente. Sembrava anche aver colto la mia velata minaccia, tanto meglio. Era proprio quelllo che avevo intenzione di fare. I bravi di don Rodrigo, infatti, a momenti non aveano neanche alzato un dito sul povero prete, ma tanto era bastato a fargli annullare la cerimonia di Renzo e Lucia.

    Pareva che non sarebbe stato abbastanza con questa ragazza.
    Ma poco male, non aveva ancora fatto niente di male. Pensavo fosse importante, tuttavia, che si rendesse conto che era pericolosamente vicina a dei muri che non si sarebbero ben prestati a farsi dipingere in quella maniera.

    « Come hai detto, è una questione di prospettiva. Sembri una ragazza intelligente. Non rovinare tutto andando a migliorare il muro sbagliato. Ti lascio al tuo lavoro, adesso. Il mio turno è finito e sarà il caso che io vada a dormire. Keeekekekek

    Sistemai meglio il mantello, per coprirmi le spalle. Non era una serata particolarmente fredda, ma mi piaceva la sensazione del tessuto sul mio corpo - era una stupida protezione che mi faceva sentire leggermente più al sicuro. Tutto il costume, a dire il vero, mi dava quella strana sensazione. Ogniqualvolta facevo qualcosa per Aogiri, era come se tutto assumesse un senso, non ero più la ragazzina spaventata che tremava ogni volta che sentiva una porta chiudersi.

    Certo, avevo ancora qualche problema con le porte, ma iniziavo a farci sempre meno caso quando ero concentrata su altro.
    Alzai la mano destra per salutare la mia compagna di chiacchiere.

    « Buon proseguimento, attenta alla Regina di Cuori. So che in questo periodo taglia più teste del previsto. »

    Non mi riferivo a nessuno in particolare.
    Ma c'è sempre un matto che taglia teste in giro per le strade. Bisogna solo sperare di non incontrarlo.

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    La discussione sembrava finita e non trovava molto da dire a riguardo o da aggiungere allo strano agire della ragazza che continuava a essere un'ombra minacciosa in quel vicolo per quanto la ragazza dalla pelle scura sembrasse non provare timore o comunque non accettare di mostrarlo. Assottiglia quindi lo sguardo d'ossidiana verso la ragazza mentre questa fa i suoi ultimi commenti e quella minaccia che si fa ancora meno velata. Annuisce lievemente, un cenno del capo appena percettibile senza però aggiungere niente di più a quanto detto fino a quel momento.
    La ragazza di copre quindi col mantello come una corazza e saluta la giovane californiana prima di iniziare ad andare con quell'ultimo commento.
    La Writer sospira piano e ritorna ad annuire alzando a sua volta la mano.

    < Vedrò di stare attenta...>

    Si limita a dire vedendola allontanare e quindi preparandosi a fare lo stesso per lasciare il luogo prima di un eventuale ritorno di fiamma della ragazza o di qualcuno di peggiore, non si sa mai.


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    Hello,

    La role è stata molto divertente, peccato si sia conclusa così in fretta. Secondo me potevate benissimo proseguire per qualche post. :zizi:
    Vi do il massimo dell'exp sulla fiducia, prego solo Astaria di ritirarla dopo l'add - non editiamo mai le schede prima della conclusione di questo.

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    Passo e chiudo! :**:
     
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