L'Appuntamento Mancato

Role - Farnia (Amachi) x [Slot Extra] Stan (Hisoka)

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    Hisoka Morow

    Era strano anche per Hisoka vedersi vestito in quel modo allo specchio. I suoi abiti normali erano abbastanza appariscenti, studiati per esserlo, ma spesso la situazione richiedeva si mettesse "in borghese" per passare sotto-radar. Quell'outfit però... Era certamente inusuale anche per i suoi standard atipici.

    Una camicia bianca stretta al collo da una cravatta nera, stesso colore della giacca che la scavalcava. Abbinati vi erano anche pantaloni eleganti neri, retti da una cintura di tonalità leggermente più chiara, e conclusi alle loro estremità da lucide scarpe d'altrettanto calibro. Agghindato in quel modo si ricordava più di Jane che di se stesso.

    Divertente pensare che uno dei tanti passanti per quella stradina di Ueno avrebbero potuto scambiarlo per un cittadino di tutto rispetto. Un businessman di qualche tipo, o comunque qualcuno che bazzicava ambienti sofisticati, anche perché i capi scelti non erano roba da quattro soldi scelta tanto per fare, ci aveva investito un adeguato gruzzoletto.

    Lo vedeva un acquisto che avrebbe pagato nel lungo termine. Mancava nel suo guardaroba qualcosa che avrebbe potuto mascherarlo da persona "seria". Era noto che giacca&cravatta fossero un completo che istintivamente nella società moderna ispiravano un certo ammontare di rispetto. L'abito dei CEO, degli assassini professionali nei film, e quella sera anche di Hisoka.

    Ma perché infilarsi in quegli strati di tessuto quando già detestava mettersi addosso anche soltanto una t-shirt? Fuori manteneva il sorriso, ma dietro esso stava odiando la sua esistenza, sentiva prurito ovunque, faticava quasi a respirare da quanto percepiva l'oppressione di quel tessuto. Non avesse avuto un obiettivo così importante se li sarebbe strappati di dosso infischiandosene di quanto ci avesse speso.

    Quella sera... Avrebbe incontrato Aragaki. Si sarebbe ripresentato per la terza volta al Kagejikan per tastare personalmente il progresso del suo giovane studente. L'ultima volta che s'erano incrociati l'aveva lasciato con dei grossi lividi e una vivida minaccia, fiducioso che la sua personalità infuocata l'avrebbe portato a spingersi verso vette sempre più alte.

    Aveva gettato il seme, e quella sarebbe stata la notte del raccolto. Se il cuoco non l'avesse deluso gli avrebbe offerto una sfida ancor più entusiasmante della scorsa. Proprio per quello lo vedeva come un pupillo... Cos'era Hisoka se non un maestro, avendolo spronato a migliorarsi?

    Il suo abbigliamento era per aggiungere un po' di flavour all'incontro. Voleva vedere la sua reazione al trovarlo in abiti del genere, e aveva anche un'idea carina per una balla da raccontargl–

    "Chiuso per problemi di salute improvvisi."

    Così diceva l'annuncio affisso davanti ad un Kagejikan chiuso e spento.

    « ...Well, fuck~ ♥ »

    Non sapeva davvero cosa dire. Il suo disappunto era immenso, e la sua serata era rovinata. Si era fatto così tante speranze su quanto sarebbe stato divertente... Ed era lasciato a bocca uscita con tutta quella crudeltà. Si era infilato in quella trappola tessile soffrendo le pene dell'inferno per nulla.

    « Aragaki... ♠ »

    Mormorò a capo basso, trattenendosi il volto nel palmo in delusione. Avrebbe ritentato certamente la prossima sera... Ma era un duro colpo da ricevere. Come avrebbe impiegato la serata ora? Si era liberato di ogni impegno pur di esser disponibile tutta notte per lui...
     
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    Che serata tranquilla.. Sembrava che il mondo si fosse fermato. Stranamente nella zona di Ueno -nei pressi del locale di Shinjiro- c’era poco movimento. C’era forse qualche blocco in città? Oppure era semplicemente la casualità che fosse così poco trafficata quella sera? Beh, poco importa, ad Amachi andava bene comunque, anche perché le interessava di più andare da Shinjiro che guardare le auto o la gente che pascolava per la giungla urbana. La nostra aspirante eroe se ne stava sul marciapiede e camminava tenendo le mani nelle tasche laterali della felpa primaverile color giallo limone. Aveva un abbigliamento decisamente sgargiante e sportivo rispetto a quello che aveva deciso il clown di indossare quella sera, infatti aveva la felpa prima citata, pantaloni color verde acqua con delle bande rosa sui lati esterni e delle scarpe azzurre con sopra delle specie di alette decorative fatte in tessuto. Sulle spalle teneva con le tracolle il suo zainetto che usava come borsa, contenente questo i suoi effetti personali, tranne il cellulare che aveva nella tasca del pantalone. La ragazza, anche se tappa, era decisamente vistosa ed appariscente su quel marciapiede, non tanto per i suoi abiti, bensì per la coda ad anelli lunga e folta di pelliccia che ondeggiava ad ogni suo passo, tenendo questa sollevata a formare una specie di grosso punto interrogativo alle proprie spalle.
    La mano destra si alzò un momento ed andò a grattarsi tra le ciocche ispide e nere che aveva semplicemente pettinato per dargli un senso “ordinato”, anche se questo effetto era poco visibile dato che aveva dei capelli spinosi e non belli come si vedono nelle pubblicità in tv. La lemure sembrava pensierosa, infatti spesso guardava a destra e sinistra con i suoi occhi gialli e neri, ma nn scrutava effettivamente qualcosa “Ogni tanto mangiare bene e sano mi va… Che male c’è ad andare da Shin e farci anche due chiacchiere?” Sorrise a quel pensiero, mentre si strinse per un momento nelle spalle “Magari potremmo commentare insieme dell’anime che stiamo vedendo senza scriverci messaggini…” E sospirò, mentre cercò di portare la mano scura, che prima aveva alzato, lungo il medesimo fianco. Continuava a camminare in direzione del locale di Shinjiro, ignara che questo fosse chiuso, anche perché non era il giorno di festa e sapeva bene che il Brick caldo (Shinjiro) sarebbe stato dentro quel buco di locale a guadagnarsi la pagnotta. Si umettò le labbra nere passando la linguetta tra di esse, mentre sollevò per una manciata di secondi gli occhi al cielo scuro “Mmmmh, che cosa posso mangiare oggi? Vado con un piatto unico? Un secondo? Oppure qualcosa di più leggero? Mmmh, diamine non so cosa decidere!” pensò, per poi cercare di tornare a guardare avanti a se.
    Ormai mancava poco ad arrivare al locale, infatti quasi lo superò, perché non le sembrava affatto il Kagejikan… Perché non doveva essere chiuso! Porta chiusa, tutto spento, Amachi si fermò quasi di colpo e si voltò a guardare verso quel biglietto lasciato sull’entrata del locale. La coda saettò nell’aria, fendendola un paio di volte:
    «Ma che caz-»
    Borbottò, mentre le orecchie pellicciose sussultarono appena. Sbuffò dal nasino nero, mentre il faccin grigiastro si mostrò crucciato ed in parte innervosito:
    «Ma dai, sta male e non lo dice neanche!? Ma che è sc*mo? Poteva dirmelo, potevo portargli le medicine…Stupido!»
    Un’offesa l’ha detta Amachi? Si, credo di si… Alla fine era palese che si era preoccupata per la salute di Shinjiro, non tanto per il locale chiuso, ma doveva sapere come stava il suo amico. La mano sinistra si mosse svelta ed andò a recuperare il telefono. Cercò nella rubrica il numero del cuoco e cercò da subito di fare una chiamata…Ma niente, dava la segreteria. Arricciò il naso “Forse lo ha spento, oppure non prende la linea… Che pall*, Shinjiro! Mi fai stare in ansia..” Pensò con nervosismo, mentre cacciò il telefono nella tasca del pantalone verde acqua. A quanto pare non era la sola ad essere rimasta di sasso nel trovare il Kagejikan chiuso: c’era anche Hisoka. La ragazza non aveva mai visto quell’uomo, infatti si voltò appena in sua direzione con lo sguardo e ne guardò le fattezze, il portamento ed il suo abbigliamento. Era un uomo distinto e forse era uno che intrallazzava tra società di un certo calibro, oppure era un uomo che adorava avere un portamento così elegante. Sfarfallò le ciglia e sollevò il sopracciglio destro per mostrarsi un momento perplessa. Lo vide con la mano in faccia, sembrava sconvolto o comunque sia aveva qualcosa che non andava. Inizialmente Amachi si irrigidì e tentennò nel rivolgergli la parola…Ma poi il suo buon cuore e buon senso, forse anche grazie a qualche lezione di vita che aveva avuto in passato, cercò di dare il suo aiuto a quel povero ometto che aveva sicuramente qualcosa che non andava:
    «Si sente bene?»
    Chiese con tono educato ed interrogativo, mentre rimase a circa un paio di metri da Hisoka e lo fissava con i suoi occhi così profondi ma anche inquietanti.

     
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    « Stupido! »

    Un'imprecazione ai cieli lo risvegliò dalla sua trance sgomentata. Assieme a lui nel disappunto s'era aggiunta una ragazzina, piccola nella statura ma dall'aspetto sgargiante e attraente, nel vero senso della parola. I vestiti fluo la rendevano un lampione nella notte... E gli occhi le brillavano più intensi delle gemme gialle di Hisoka.

    Da quel che aveva inveito sembrava essere una conoscenza di Aragaki. Almeno abbastanza da rivolgergli insulti amichevoli, che però lasciavano intendere una certa preoccupazione. La serata poteva ancora trovare un ripiego forse. Se non poteva ottenere il suo anelato, perché non agganciarsi a qualcun altro e arrivarci indirettamente?

    « Si sente bene? »

    Fortunatamente fu lei la prima ad approcciarlo. Sempre un vantaggio quando si voleva attaccar bottone... Hisoka aveva ancora il palmo in volto ma l'aveva guardata attraverso il vuoto tra indice e medio. Prese un profondo respiro, liberò la mente, e si ricompose in piedi a faccia scoperta... Sorridente.

    « Oh, sì! Sto bene, scusa, non volevo preoccuparti! Haha... »

    Quell'ultima risata era insolita per lui. Era un po' imbarazzata, non deridente. E si mise la mano alla nuca per segnalare anche non-verbalmente questo stato d'animo. Stava decisamente prendendo alcune pagine dal repertorio di Lhai.

    In generale tutto di lui era diverso da ciò che normalmente mostrava. La sua posa era molto più rilassata, il suo sguardo meno incisivo, le labbra inarcate in un sorriso soffice e invitante. Lui non era Hisoka, non quella sera. Certe volte la sua esperienza nel leggere e decifrare le persone andava impiegata per emularle.

    Se riuscivi a captare certi segnali altrui, con la giusta esperienza potevi riprodurli sinteticamente.

    « Anche tu sei amica di Aragaki? Ero venuto a fargli scrocco ma non è la mia serata fortunata, uffa! Non mi risponde manco al telefono... »

    Le prossime mosse sarebbero state volte a sondare il terreno, per delineare di preciso quale fosse la personalità adatta a sinergizzarsi con la lemure. I due avrebbero condotto una recita... Ma solo Hisoka ne sarebbe stato al corrente.

    « Comunque sono Keith, piacere di conoscerti! »

    La avvicinò di qualche passo porgendole una mano da stringere. Da vicino si accentuava l'enorme differenza in altezza tra i due, dato che il prestigiatore le sorrideva da trenta centimetri più in alto. Il nome inglese gli sembrava appropriato data la sua etnia. Considerò fingere un accento di qualche tipo, ma sarebbe stato troppo facile inciampare e contraddirsi.

    « Non so se ti ha mai parlato di me, haha! »

    Ovviamente se Aragaki le avesse già raccontato di Hisoka, tutto quel teatrino sarebbe stato sprecato in grande probabilità... Non era l'unico straniero rosso e alto quasi due metri, ma non è che ce ne fossero così tanti. Sarebbe stato fortunato se però fosse andato in giro a raccontare di "un clown", senza descrizioni più precise.
     
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    Amachi aveva già in mente che cosa mangiare per cena, ma i sogni si erano tremendamente infranti quando gli occhi si erano posati sul cartellino che indicava il locale di Shinjiro chiuso!
    Sospirò profondamente e la testa si sollevò un momento a fissare il cielo buio e privo di stelle -o meglio dire che erano state nascoste dall’inquinamento luminoso della città. La coda oscillò un paio di volte dietro di lei e creò dei disegni astratti ed invisibili nell’aria.
    La lemure si rivolse a quell’uomo che stava proprio davanti al locale del suo amico, per lei sembrava che stesse male, invece non era così.. Forse stava riflettendo su qualche cosa. Alla fine proprio il clown si rivolse a lei, rispondendo con educazione e mostrandosi come un normale tizio di città, un cittadino elegante e dai sani principi -almeno all’apparenza. Sollevò appena le sopracciglia in due perfette arcate, mentre le orecchie si alzarono di qualche centimetro, giusto per ascoltare la risposta, per poi rispondere accompagnando la sua voce con un’espressione serena:
    «Ma no, si figuri…Credevo che avesse qualche malore o simile. Mi scusi se l’ho disturbata.»
    E fece un cenno con la testa, infatti provò a fare un leggero inchino per chiedere perdono a quel suo piccolo errore di calcolo. Lei comunque si era resa utile ed aveva dato il suo aiuto in caso ce ne fosse stato bisogno, Hisoka lo poteva ben capire dalla sua precedente domanda che risultò preoccupata.
    Inclinò appena la testa di lato, sembrava interrogativa nella sua espressione, ma cercò di capire che cosa l’altro avesse detto:
    «Scrocco?»
    Non sapeva che cosa volesse dire quella parola, infatti raddrizzò la testa e lo continuò a fissare leggermente perplessa. Cercò di nascondere quell’espressione, anche se i suoi occhi la tradivano fortemente, ma provò a sorridere e mostrarsi cordiale ed educata con lui. Per un momento un pensiero la folgorò “Aragaki? Chi?” La memoria da pesce rosso e l’aspetto di una donna lemure, perfetto “AAAH! Shinjiro…” E meno male ci arrivò in tempi record, per lei usare i cognomi era qualcosa da vecchi, va bene che il cuoco era più grande di lei, ma non così stagionato…Ecco.
    Si strinse nelle spalle ed annuì con leggero imbarazzo, per poi dire con voce tranquilla:
    «Si sono una sua amica. Ero venuta per mangiare dato che a casa non avevo voglia di farmi la cena..Ma dovrò ripiegare su altro.»
    E la mano destra si alzò per grattare poco dopo con la punta dell’indice la guancia del medesimo lato. Mostrava sulle labbra nere quel sorrisino divertito misto ad imbarazzo, la rendevano tenera ed allo stesso tempo sprigionava simpatia. Gli occhi osservavano la porta del locale, ma spesso cercavano la faccia del clown per studiarne i suoi lineamenti ed espressioni. Se i loro sguardi si incontravano per troppo tempo, Amachi avrebbe distolto lo sguardo per timidezza:
    «Già, non risponde neanche a me..Va direttamente alla segreteria. Forse riposerà..»
    Lui alla fine cercò di attaccar bottone, infatti si presentò, anche se lei se lo vide avvicinare e per un momento trasalì. I suoi occhi neri e gialli si sbarrarono per una manciata di secondi, mentre d’istinto fece mezzo passo indietro, era palese che avesse avuto una reazione involontaria che era scatenata dalla paura. L’ombra del corpo di Hisoka la inghiottì, mentre la sua altezza adesso era palesemente più alta rispetto alla studentessa. Certo, non ci voleva molto a superarla, era un metro ed una caramella distesa…
    Amachi per un momento esitò nel rispondere e muoversi verso di lui, si sentiva un po’ messa alle strette, quella vicinanza quasi la opprimeva nell’animo:
    «…N-Non ricordo il suo nome. Quindi non credo che mi abbia parlato di lei.»
    Rispose inizialmente e la coda nel frattempo si mosse a fendere l’aria con prepotenza. Inghiottì un nocciolo di saliva e sentì un leggero vibrare nel suo petto, come se il cuore sussultasse ad ogni battito “E se fosse anche lui uno di quelli contro i mutant? No…Non può essere uno così…Shinjiro me lo avrebbe detto..” Arricciò il nasino nero e dopo poco allungò la mano destra verso la sua. Era tentennante, si capiva da come lo fissava e soprattutto da quella reazione che aveva avuto poco prima. Quel suo modo di fare e quell’avvicinamento improvviso l’avevano spaventata, riportandola a quella sera in cui venne pestata in un vicolo da dei tizi anti-mutant. Alla fine il palmo entrò in contatto col suo e le dita si strinsero debolmente al suo arto. Lui poteva ben sentire che la sua mano era ruvida e tozza, non era delicata e morbida come quella di una normale ragazza:
    «Amachi, piacere mio.»
    Fu breve quel gesto, infatti la lemure dopo poco lasciò la presa e cercò di ritrarre la mano lungo il fianco. Si guardò intorno, cercò di vedere se c’era altri locali aperti o comunque gente in giro in caso ne avesse bisogno. Sfarfallò le ciglia, per poi dire con tono teso:
    «B-Beh…Vado a cercare qualcosa da mettere sotto i denti…Ehehe»
    Cercò di provare a buttare così il discorso, forse voleva evitare di stare lì e quindi cercò di congedarsi con quella frase. Non conosceva quell’uomo, anche se all’apparenza era uno come tanti che abitavano a Tokyo..E no, purtroppo ad Amachi di un clown strambo o tizio straniero che era spesso ad infastidire Shinjiro, non se lo ricordava…Oppure non le era proprio stato mai detto dallo stesso barista.



    Edited by Farnia_Play - 27/5/2020, 22:02
     
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    La ragazza sembrava... Tesa. Aveva fatto qualcosa di strano Hisoka? O forse, più probabile, la Lemure aveva sentito di lui, stava cercando di congedarsi senza fargli sapere che la sua copertura fosse saltata. Aveva infatti confermato d'essere amica di Aragaki e averne anche il numero. Quanto bramava ottenere quella sequenza di cifre.

    Non riusciva manco a guardarlo in faccia per più di un attimo alla volta, aveva sussultato soltanto all'offerta di una stretta di mano. Esagerata anche come reazione ad uno sconosciuto di notte, considerando che era stato il primo a menzionare il nome del cuoco, avrebbe dovuto concedersi almeno un minimo di credibilità... C'era qualcos'altro sotto.

    Amachi borbottò qualcosa sul rimpiazzare il Kagejikan da qualche altra parte, un trasparente tentativo di congedarsi al più presto da quell'interazione. Purtroppo per lei il mago non poteva permetterlo.

    « E-Ehm... Spero di non averti infastidito, haha... »

    Se la Mutant sapeva di lui c'era poco da fare con quella recita, ma poteva ancora aggrapparsi alla speranza che la sua riluttanza fosse dovuta a cause scollegate. Magari qualche ansia sociale. In quel caso poteva tentare a far l'opposto del suo normale modus operandi: Far di tutto per sembrare vulnerabile e innocuo. Non soltanto rassicurarla che lui non fosse una minaccia, ma instillarle un senso di superiorità rispetto a lui... E, sperava, una responsabilità subconscia nei suoi confronti.

    « Da quando sono arrivato qui in Giappone mi viene detto che metto un po' in... Uhm... Soggezione, con la mia statura, haha.

    Aragaki è praticamente l'unico con cui ho legato fin'ora, e mi sa che sia perché siamo entrambi spilungoni! Chi l'avrebbe mai detto che l'altezza sarebbe stata un ostacolo a farsi amici qua a Tokyo haha! »


    Era lui adesso a ostentare il contatto visivo, grattarsi la guancia, e incurvare leggermente le spalle per sembrare meno imponente. Tutti gli indizi non-verbali che poteva dare per comunicare non fosse la parte dominante della coppia. Il gesto di grattarsi era particolarmente artificiale, un principio chiamato mirroring, dove le persone sono generalmente più predisposte a trovare piacevoli chi ritengono somigliante negli atteggiamenti.

    Le dimensioni verticali che spesso lo aiutavano a mettere pressione, venivano spostate in un contesto dove erano uno svantaggio agli occhi della Lemure. Sperava questo ne avrebbe cambiato la prospettiva.

    « Quindi, ecco, se ti ho importunata mi spiace! »

    Una frase parecchio tattica, l'ultima. Non solo le andava a validare i sentimenti dall'esterno, ma la raggruppava ad altre persone che avevano avuto la stessa reazione. Solitamente metteva a proprio agio sapere di non essere "gli unici". C'era una sorta di solidarietà astratta.

    « Inoltre, hmm... Se non hai un'idea precisa, avrei un posticino carino che ti consiglierei! »

    Disse rialzandosi l'umore, sorridendole mentre le dava un consiglio spassionato da compare paccato.

    « Oh! Sai cosa?! Siccome ci ha scaricati entrambi potre–... No, no. Lascia stare, haha... »

    S'interruppe a metà frase, portando ancora lo sguardo a terra e il palmo al collo. Ovviamente l'implicazione era che stesse per proporre afferrare un boccone assieme, ma che per non causarle ulteriori disagi si fosse morso la lingua. Il vero obiettivo di Hisoka era chiaro. Contava che fosse lei a riproporgli l'idea, magari anche convinta dal buon riguardo del prestigiatore per quel posto ignoto.
    Fast edit alle 1AM: Ho corretto una mancanza in una frase.


    Edited by Stan - 28/5/2020, 01:59
     
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    Agli occhi di Amachi quello spilungone sembrava un normale cittadino di Tokyo, anche se non aveva proprio la natura di essere proprio originario del Sol levante, almeno per lei. In effetti il suo nome non era tipico di quei, anzi, forse era americano, oppure inglese? Non aveva il coraggio di chiederlo, almeno per il momento. Sentiva dei brividi gelidi che l’attraversavano sulla schiena, mentre gli occhi dalle sclera nere e le iridi gialli si erano piazzati fissi sul viso di lui. La sua ombra continuava a tenerla in trappola, con le sue gambe toniche strette nei pantaloni verde acqua che non riuscivano a muoversi, tanta era la tensione. Sospirò profondamente, anche se si strinse nelle spalle per il timore che aveva nei suoi confronti. Forse aveva fatto una figura barbina davanti ad Hisoka, o meglio dire Keith. Lui se ne era accorto che l’altra aveva qualcosa di anomalo, una reazione che non era di certo Normale davanti ad una persona che innocentemente si stava presentando.. Ma quella mossa azzardata per lei, fresca di un evento di bullismo subito, sembrò come un possibile attacco alla sua persona. Si accorse che in fondo lui non le voleva far del male, sembrava una brava persona ed anzi, a giudicare dal linguaggio del corpo era proprio mortificato dalla spiacevole reazione.
    Amachi si sentì per un momento mancare la terra sotto i piedi, aveva giudicato male quella persona che voleva solamente attaccar bottone con lei “Sei sempre in cerca di farti nuove amicizie, invece le ripudi così? Ti meriti la solitudine.” Parlò la vocetta interiore della mutant che rimbombò con prepotenza nel suo cervello. Lei si mordicchiò il labbro inferiore scuro, per poi calare le orecchie in segno di dispiacere, mentre la coda creò dei sinuosi ed astratti disegni nell’aria, abbassando gradualmente la lunga appendice ad anelli che quasi sfiorò il terreno. Le mani della ragazza si misero sovrapposte una sull’altra, all’altezza del basso ventre, mentre il busto si inchinò in avanti per una piccola manciata di secondi, per poi rimettersi in eretta postura e rispondere con tono dispiaciuto:
    «N-No la prego di scusarmi. Sono io che ho alcuni problemi a socializzare..»
    La buttò così come scusa, non voleva di certo dire al primo tizio che passava di lì i suoi problemi da mutant e cosa doveva subire e rischiare ogni volta. Cercò di fare mezzo passetto verso sinistra, così da uscire dalla zona d’ombra che l’altro aveva proiettato su di lei, forse involontariamente, così che le luci artificiali della città potessero illuminarla e farla tornare fuori da quella sagoma oscura. Donò un piccolo sorriso all’uomo e cercò di farsi vedere meno impaurita, anche se dentro di lei era ancora un pochino in subbuglio. Almeno il cuore aveva iniziato a diminuire nella corsa dei suoi battuti che erano stati scatenati dall’ansia. Provò ad usare un tono più tranquillo, anche se trapelava imbarazzo e tensione in alcuni attimi, mentre i suoi occhi non restavano mai a lungo sulla faccia dell’interlocutore:
    «Si in effetti è parecchio alto, signor Keith. Un po’ come Shin! Ehehe..»
    Usò il cuoco come paragone, anche lui era discretamente alto e lei si sentiva un po’ come la gnoma del party(?) Ma non era l’unica ad aver usato Shinjiro nel discorso, perché anche l’altro lo aveva nominato ed aveva messo pure lui nel conteggio della gente troppo alta. Ridacchiò dopo che le passò un pensiero nella mente, infatti cercò di dirlo per smorzare la tensione che si era creata tra i due -per colpa della lemure:
    «La prima volta che vidi Shin rimasi abbastanza di sasso…Perché non credevo che fosse così grande ed alto. Avevo sempre e solo visto la sua faccia tramite i social ed i post che metteva per pubblicizzare il suo locale, quindi non avrei mai creduto di incontrarlo e vederlo così alto. Però dai, alla fine non fa così paura..Anzi, certe volte vorrei azzardare a strizzargli le guance, tipo come fanno le nonnine con i nipoti Ahahahaha!»
    E rise con più gusto, era divertita a quell’ immagine così stupida di lei che torturava le guance a Shinjiro, mentre la faccia del cuoco veniva deformata e resa un po’ un Picasso.
    La sua idea di andare via e dileguarsi era per il momento in stallo, infatti si era fermata dalla sua decisione di evadere da quella spiacevole vicenda, ma fu proprio l’altro a rendersi umile e piccolo davanti agli occhi della studentessa. Le mani si ficcarono nella tasca della felpa gialla, mentre gli occhi si puntarono verso la parte opposta della strada, con una faccia che trapelava timidezza, ma con un sorriso che dimostrava dolcezza nei confronti dell’amico del cuoco:
    «Beh..Ho fame, quindi se ha da consigliarmi un posto dove potermi riempire la pancia, ne sarei felice.»
    E guardò per un momento a terra, mentre la lingua rosea si passò tra le labbra in un gesto quasi nervoso. Sentì in se in dovere di rimediare a quella figuraccia, infatti sentì come un fremito nello stomaco che risalì fin sopra la gola, per poi uscire fuori con delle parole dette quasi d’impulso:
    «Mi dica pure, anzi, se vuole posso offrirle qualcosa per farmi perdonare. Le sarò sembrata scortese ed ignorante nei suoi confronti. Non volevo passare da capra…»
    Si strinse nelle spalle e si fece piccola, piccola agli occhi dell’uomo. Le orecchie sussultarono appena, mentre la coda quasi sfiorò il marciapiede da come si era abbassata. L’intento di Hisoka era quello di recitare una parte di un uomo che era dispiaciuto per qualcosa che involontariamente aveva fatto e ci riuscì, perché la giovane era caduta nella sua trappola. Alla fine era ingenuotta la lemure e spesso le succedeva di finire in situazioni sgradevoli per colpa del suo carattere. Alla fine cercò di guardarsi intorno, per poi cercare di fissare l’altro fugacemente e fare spallucce, ponendosi di profilo come ad incitare l’altro a fare strada:
    «La seguo, sono curiosa di sapere dove mangeremo. Però solo per questa volta, perché i piatti migliori li cucina solo Shin e non possiamo tradire il suo ristorantino! Ahahahahah!»
    Rise per mettere un pizzico di allegria nella conversazione, ma alla fine quella “battuta” nascondeva anche un po’ di verità, non potevano tradire il proprio amico per un posto differente, lui doveva restare il loro localino best number one!





    Avevo corretto anche io (nel precedente post) un pezzo del post perchè avevo sbagliato a scrivere una frase dando del TU invece che del LEI XD
     
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    Hook, line, and sinker. La ragazzina gli era in pugno. Era quasi troppo facile prendersi gioco di persone come quella, non c'era sfida... Sarebbe stato quasi noioso, se non fosse stata collegata ad Aragaki. Chissà che faccia avrebbe fatto il cuoco a vedere la sua amichetta inchinarsi all'infernale giullare. Un vero e proprio incubo.

    Aveva premuto i giusti bottoni e la Lemure aveva reagito esattamente come desiderato. C'era da sforzarsi per mantenere un sorriso neutrale e "puro", quando voleva ridersela con gusto della sua smidollatezza. Cosa legava lei e il Vigilante? Non s'immaginava un tipo come lui bazzicare persone così... Banali.

    Effettivamente però aveva avuto a che fare con lo chef soltanto in momenti dove non c'era un'atmosfera molto amichevole. Possibile fosse lui a vedere soltanto una facciata del pupillo, e non il suo intero essere.

    Supponeva sarebbe stato facile scoprirlo, interrogando la compagnia che s'era fatto quella sera.

    « O-Oh mio dio! Non serve inchinarti, per favore! Mi fa davvero sentire strano questa vostra usanza, haha... »

    Continuava a fingere un certo imbarazzo, ma lentamente ci andava ad aggiungere della sicurezza. Come se il ghiaccio tra i due si stesse lentamente sciogliendo lasciando spazio a più naturalezza.

    « Si in effetti è parecchio alto, signor Keith. Un po’ come Shin! »

    Il cuore mancò un battito.

    Shin.

    Era quello il suo nome? Shin Aragaki? Forse soltanto un diminutivo o un soprannome...

    Shin...

    Non pensava quella rivelazione avrebbe avuto il peso che stava constatando. L'aveva chiamato Aragaki per così tanto tempo che ci era quasi affezionato. E ora i suoi orizzonti erano ulteriormente espansi.

    Shin Aragaki.

    Hisoka venne a mancare nei suoi pensieri al punto di perdersi quasi totalmente il discorso successivo di Amachi. Sentì "la prima volta che vidi Shin" e poi il resto era statico... Ma alla fine Amachi rise, quindi rise anche Hisoka. Alla gente piaceva quando si rideva assieme.

    « Hahahaha, incredibile! »

    Disse, sperando fosse la giusta reazione.

    Amachi addirittura gli sorrise. Stavolta un vero sorriso, non una smorfia educata ma scomoda. L'aveva interamente catturata in una ragnatela di menzogne. Ricambiò il dolce sorriso.

    « Sai che puoi anche solo chiamarmi Keith, vero? Non sono ancora così vecchio da darmi del lei, accidenti! Spero non sia così anche per Aragaki haha! »

    Il passaggio dalla terza persona alla prima era fondamentale per saldare una relazione intima. E intima era decisamente dove Hisoka voleva andare a parare, lo scenario ideale sarebbe stato ottenere assoluta fiducia, e sottrarle un pezzo alla volta ogni elemento che componeva il ritratto di Aragaki. Di Shin.

    « C'è un posticino qua vicino davvero da favola. Di solito il Vegano non è il mio stile, ma lì mi hanno aperto un mondo! Dammi un attimo che controllo dov'è... »

    La Lemure aveva acconsentito alla sua implicita offerta di una cena assieme. Il problema sorgeva dal fatto che Hisoka non avesse idea di che altri ristoranti esistessero nell'area, oltre al Kagejikan. Su quello Amachi aveva ragione: Non si tradisce.

    Nulla che non si potesse risolvere con una rapida visita a Maps. Avrebbe individuato un ristorante vegano nei paraggi con buone recensioni, e si sarebbero diretti lì. Le scelta veniva dal fatto che la ragazza fosse una Lemure... Ovviamente i Mutant non erano ristretti alla dieta dell'animale che rappresentavano, ma se c'era la possibilità era meglio evitare, invece che fare figuracce.

    Una mano era infilata nella tasca dei pantaloni, l'altra operava il telefono, e con un cenno invitava Amachi a camminare al suo fianco verso la meta (ancora da scoprire). Il suo portamento era cambiato da poco prima. Gli era servito farsi vulnerabile, ora gli serviva mostrare un temperamento rilassato e sicuro di se, che mettesse la compagna a suo agio. Soltanto la posa in cui s'era messo e la cadenza dei passi comunicavano che da parte sua non ci fosse più imbarazzo.

    « Comunque, se posso chiedere, tu e Aragaki come vi conoscete? Mi fa strano che non mi abbia mai parlato di te. Si vede vuole tenersi per se tutte le ragazze più carine, haha! »

    Quel commento spiritoso sarebbe sembrato in superficie soltanto una via di mezzo tra un complimento e una battuta a spese del cuoco, ma il vero scopo era quello di prendere tutta l'attenzione, distraendo dalla vera domanda. Una ragazza come Amachi sicuro avrebbe avuto una reazione forte ad un'uscita come quella, probabilmente evitando di discuterne e concentrandosi sul quesito neutro.

    Chiederle semplicemente come conoscesse Shin correva il rischio di risultare un po' "strano".
     
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    Quando si era rimessa in eretta postura, dopo l’inchino educato come fanno i bravi cittadini giapponesi, osservò la reazione di lui che era magistralmente interpretata da Hisoka, come l’uomo che era imbarazzato e contento di quello che aveva appena visto, anche se disse che poteva anche evitare quel gesto. Amachi sorrise sulle labbra scure e per un momento annuì, poi parlò con tono più tranquillo e meno teso:
    «Devo abituarmi alle usanze del posto, quindi lo faccio sempre..Eheheh, non volevo metterla in imbarazzo. Stia tranquillo signor Keith.»
    Vostra usanza, per lei non era un’usanza, anche perché era straniera del posto ed era lì solo per lo studio ed una possibile carriera da eroe. Si limitò a guardare quella figura così alta e dal portamento normale, sembrava un’anonimo cittadino/lavoratore che aveva le origini non del posto. La coda ondeggiava lenta alle sue spalle e finalmente riprese lentamente ad alzarsi, come se stesse avendo più fiducia in quella persona che aveva davanti a se.
    Non sapeva di quel teatrino, che lui era sotto mentite spoglie ed in realtà era il clown che Shinjiro forse accennò raramente sui Twitter, oppure a voce, ma Amachi sfortunatamente non ne aveva memoria di quella sgradevole persona. Stava riuscendo bene il giochino di creare un teatrino da parte dell’altro, prendendo bellamente per i fondelli la povera ragazza che questa sera aveva avuto la sfiga di incontrare quel tizio proprio davanti al locale del cuoco.
    Quando raccontò l’aneddoto del primo incontro con il vigilante, lei rise e di rimando anche il signor Keith lo fece..Anche se in realtà quell’uomo neanche aveva udito una sola parola del suo racconto, bensì stava venendo trascinato dagli eventi e dalla risata dell’altra. No, non se ne accorse neanche in quel momento che l’altro stava facendo bellamente i cavoli propri, anzi, sembrava che lui provasse interesse a conoscere Amachi. Strano, ma a lei faceva piacere.. Dopotutto nel suo subconscio c’era una briciola di desiderio di farsi nuove amicizie, soprattutto in un posto grande e nuovo come Tokyo.
    Sollevò di qualche grado le orecchie pellicciose nel sentire che poteva chiamarlo semplicemente Keith, anche se avrebbe continuato a dare del lei, dato che non le era stato concesso di dare del Tu, non poteva mancare di rispetto una persona a lei per lo più sconosciuta. Incuriosita fissò l’altro e scosse la testa in segno di negazione:
    «Beh, adesso non gli do più del lei e non lo chiamo signore…Ovvio.»
    Intende nei confronti del cuoco. Quando si stavano avviando verso quel locale vegano, lei per un momento arricciò il naso. Vegano? Dio santissimo, un uomo come quello che era vegano era come una bestemmia in piena regola. Le tornava strano, ma non le era balenata nella mente che in realtà quella scelta del ristorante di tale tipologia era principalmente per lei…Era caduto in fallo quel tizio, ma lei non disse nulla e continuò a pensare che era lui a non mangiare animali e derivati, anche se lui stesso aveva dichiarato che non era il “suo stile” quello. Mentre si avviavano verso quel posto, lei sentì la domanda che le era stata posta. In quel momento gli occhi si assottigliarono appena per un momento e fissarono avanti a se, ma in realtà le frullavano alcuni pensieri in testa e qualche dubbio che fioriva nel sentirlo parlare insistentemente del ragazzo suo amico:
    «Mangio di tutto, non sono vegana, se temeva che non mangiassi carne e derivati per colpa della mia mutazione, ha preso un granchio. Comunque va bene qualsiasi cosa, ho fame! »
    Cercava di prendere un pochino di tempo per pensare bene cosa rispondere alla domanda su come si erano conosciuti lei e Shinjiro. Eppure iniziava a stonare quell’insistenza di infilare il suo amico in ogni frase. Per un momento si voltò a guardare dall’altra parte della strada, come se facesse finta di cercare quel locale che l’altro aveva in mente di portare la mutant, poi tornò sul volto struccato del clown e rispose:
    «Su un social, poi dal vivo per caso in giro per Tokyo.. Un incontro direi banale, ma dove è nata una bella amicizia.. Almeno per me. Se non ne ha parlato con lei credo sia per un fatto di riservatezza, anche se mi pare di capire che lei ha un certo interesse per il ragazzo. Ha per caso un certo.. Attaccamento, attrazione?»
    La buttò così, non sapeva effettivamente se il cuoco era gay, oppure Bi, oppure un etero, sinceramente non glie lo aveva mai chiesto, non le importa neanche poi molto. Sospirò profondamente e cercò di celare per un attimo gli occhi neri e gialli dietro le palpebre grigiastre. Quel commento sulle ragazze carine l’aveva un po’ indispettita, non le piaceva essere presa in giro, sapeva bene che il suo aspetto era bizzarro e non rientrava nei canoni di bellezza standard del mondo, ma neanche quelli del Giappone. Fece spallucce e borbottò:
    «Forse è la fame che le fa vedere il mondo distorto. E’ lontano questo posto?»
    Cercò di perdere tempo, voleva conoscere quella persona che adesso iniziava a farle venire dei dubbi. Non che pensasse che fosse un delinquente, ma semplicemente una persona che aveva un attaccamento forte nei confronti del cuoco, eppure Shinjiro stesso non aveva mai nominato un certo “Keith” nelle loro conversazioni. Erano realmente amici? E se invece quello fosse stato uno stalker? Oppure qualcuno che era legato con gli uffici del fisco o simile e voleva informazioni sul proprio amico? Da brava ragazza, aspirante eroe, dopo tante lezioni riguardanti anche le indagini, incominciò a farsi mille filmini in testa con diversi esiti finali…Quale sarebbe stato quello giusto?

     
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    Eccolo, un ristorante che faceva al caso proprio. Ce n'era uno più vicino e con recensioni migliori, ma avrebbero dovuto fare dietrofront per raggiungerlo, e poteva sembrare sospetto. Quel che aveva trovato era praticamente dietro l'angolo, e una media di 4 stelle su 5 in recensioni – Ōkina Midori.

    Questa buona notizia fu subito un po' sgonfiata dalla reazione di Amachi. Aveva "preso un granchio" optando per l'opzione vegana. Era una scommessa coscienziosa da fare, ma l'improbabile l'aveva preso in contropiede... E le cose erano anche peggio di quel che pensava, forse. Aveva fatto la figura di quello che pensava dei Mutant come "diversi"? Dato il sentimento che girava per le strade di quei tempi non c'era maniera peggiore di iniziare un'amicizia con un Mutante.

    Doveva assolutamente rimediare.

    « Hm? »

    Fece un'espressione un po' confusa verso la Lemure. Ma innocente, quella di qualcuno che davvero faticava a capire il contesto di una frase.

    « Oh! Oooooh! Nono, haha! Oddio, ho fatto una figuraccia? »

    Quella frase fu il seguito di un breve lampo di ricognizione. Aveva compreso cosa Amachi volesse dire dopo un largo ritardo, anche se per lei sembrava la cosa più ovvia del mondo.

    « Non avevo manco pensato al tuo Quirk, giuro! Non sono vegetariano o vegano, ma quel posto è una bomba, te lo garantisco! »

    E le diede un largo radioso sorriso.

    « Da dove vengo io questa... Ehm... "Distinzione" tra Emitter, Mutant, e Transformation non è qualcosa a cui facciamo troppo caso. Crescendo con i miei amici non ho mai pensato "Ah! Quello è Chucky! Il bimbo mezzo-lupo!" o qualcosa del genere, haha! Sono soltanto Quirk diversi, ecco. »

    Dati i sentimenti Anti-Mutant che prendevano sempre più piede di quei tempi, sicuro interpretare la parte del personaggio senza manco la capacità di discriminare gli avrebbe guadagnato qualche punticino. Doveva solamente star attento a non sfociare nell'eccessivamente melodrammatico. Nessuno voleva sentirsi una vittima, o percepire che chi gli sta attorno cammina perennemente sui gusci d'uovo.

    « Quando ho cominciato a girare il mondo ho capito che non tutti la vedessero così, mi ci sto ancora un po' abituando. Ricordo una volta dissi ad un collega di "prendere il toro per le corna"... Senza pensare al fatto che avesse effettivamente delle corna in fronte! Figura barbina hahahahah!! »

    Avrebbe funzionato quell'aneddoto? Avrebbe coperto a dovere la sua "svista" dell'offerta di una cena vegana? I periodi sociali tensi erano ideali a serpi come lui per infiltrarsi nelle crepe emotive delle persone.

    I sentimenti che "Keith" stava esternando non erano poi troppo distanti da quelli di Hisoka. Per lui non importava che tipo di Unicità avessi o che particolarità fisiche ti contraddistinguessero, finché eri un soggetto divertente con cui sfidarcisi.

    Ma... Tornando ad Aragaki.

    Dalla risposta della Lemure non riuscì a cogliere troppo della loro relazione, non erano ancora al punto dove si potesse aspettare risposte troppo dettagliate. Specialmente se si discuteva di una terza parte non presente... Bel problema.

    « Nah, non è così tra noi. »

    Rispose all'idea proposta da Amachi che ne fosse attratto in quel modo. Ne era attratto ma... Per motivi ben diversi.

    « Siamo colleghi di, hmm, lavoro, suppongo si potrebbe dire. Però mi sta un sacco simpatico! E penso anche di... Ammirarlo, in un certo verso. Chiunque è amico suo, è amico mio! »

    Sorrise nuovamente alla mutante, intascandosi il telefono.

    « Siamo praticamente arrivati. »

    Il sottotesto dell'identità che stava formando per Keith era quello di un collaboratore di Aragaki, fuori dal Kagejikan. Ancora era un po' nebulosa l'idea sul cosa dato che non sapeva bene di cosa si occupasse nel suo tempo libero. Forse un portentoso duo di Vigilanti che non si risparmiavano dall'usare Quirk per difendere la giustizia? Chissà. Ma sapeva che se c'era da confrontarsi con Aogiri, il cuoco non si tirava indietro.

    Magari Amachi ne avrebbe saputo meglio di lui, e avrebbe connesso quella frase deliberatamente vaga a qualcosa dettole in precedenza proprio da Shin. E, forse, qualcosa le sarebbe scappato anche a "Keith", pensando lui già lo sapesse.
     
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    C’era qualcosa che le puzzava in quella serata. Sapete la sensazione che si prova quando sembra che stia filando tutto liscio come l’olio e invece c’è quella nota stonata che si insinua nella melodia? Ecco, Amachi aveva quel genere di sensazione che era incominciata a nascere nel profondo del suo animo. Quel tizio le metteva un senso di tranquillità, ma non del tutto. Sembrava un normale cittadino ma..Che cosa c’era sotto? Non riusciva a capirlo ancora, ma quel fatto che l’altro avesse un forte attaccamento al cuoco la lasciava perplessa “Eppure questo Keith non l’ho mai sentito nominare da Shinjiro.. E non l’ho mai visto bazzicare al locale nei momenti in cui c’ero io.. Ma dice che sono amici, no? Straniero…Che non riesce a farsi facilmente persone amiche per la sua statura.. Mh, eppure qualcosa mi sfugge.” Nella sua testa stavano frullando mille ragionamenti, mentre da fuori si notava una lemure che stava camminando sul marciapiede in direzione del locale vegano, quello dove l’uomo straniero stava portando Amachi a mangiare. Al suo fianco c’era Hisoka, anche se non era il solito clown, bensì stava recitando un’altra parte, un personaggio che era il perfetto opposto di come era veramente. Lei non lo sapeva, ma quella maschera aveva iniziato ad avere qualche crepa, chissà se avrebbe tenuto ancora a lungo e non avrebbe rivelato alla mutant che cosa si celava sotto? “Mh.. Vediamo un po’..” ponderò, doveva lasciars correre gli eventi per poter capire se c’era qualcosa di losco sotto, oppure no. In fondo si stava trattando di Shinjiro e lei, che aveva pochi amici, aveva a cuore anche il cuoco e da una parte si sentiva in dovere di difenderlo da possibili scocciatori. Il discorso che stava facendo lo straniero era quello sulla scelta del ristorante ed Amachi si limitò a sorridere leggermente sulle labbra per poi dire:
    «Beh, si tranquillizzi, spesso succede involontariamente che la gente pensi che io sia come un lemure anche nell’alimentazione o simile. La cosa peggiore è quando ti prendono per il cul* canticchiando una canzone risalente un film dove c’era una branca di lemuri idioti..»
    Non citò il titolo dell’opera, anche perché forse non se lo ricordava, ormai erano passati anni da quando uscì nelle sale cinematografiche. Lui tirò fuori un discorso sulle usanze e modi di vivere nel suo paese d’origine, andando pure a citare una spiegazione su un mezzo lupo, anche se era palesemente un esempio:
    «Mh, qui non è così. Anzi, ormai da qualche anno in molti posti del mondo non è così. La discriminazione è all’ordine del giorno, la gente è egoista ed ignorante. In noi mutant vedono qualcosa di scorretto e..Uhm…come se avessimo il privilegio di usare i poteri quando si vuole a differenza degli altri che non sono mutant. Cosa non vera, perché comunque se noi usassimo i poteri dei nostri Quirk verremmo portati in caserma senza batter ciglio!»
    Spiegò a modo suo, senza pensare che forse erano discorsi noiosi e pesanti da dire ad un tizio appena conosciuto. Ma in fondo, non le importava poi molto se l’altro era pro o contro quel pensiero che lei aveva appena tirato fuori ed era palese dalla sua faccia che era rilassata e quasi seria. La coda oscillava nell’aria sinuosamente, mentre le mani della ragazza erano ancora nelle tasche della felpa. Sospirò dal nasino nero, mentre cercava con lo sguardo quel possibile locale che l’altro aveva deciso di far provare a lei in quella serata dove avevano trovato il locale di Shinjiro chiuso. Sollevò l’angolino destro della bocca all’esperienza di Keith sul collega di lavoro, era divertente immaginare quella scena ed il sorrisetto di Amachi ne era la prova:
    «Una figura barbina divertente!»
    Esclamò appena, mentre continuava a camminare al fianco di quell’uomo tanto alto. Sembravano l’articolo “iL”.
    Le loro chiacchiere sull’esperienza mutant & co. Finì e si spostarono a parlare del cuoco che era ormai il centro del loro discorso da quando si sono visti per la prima volta. Per un momento lanciò uno sguardo in tralice verso il clown sotto mentite spoglie, poi tornò a guardare dove stava camminando:
    «Colleghi? In che senso? Che cosa fate voi due insieme?» piccola pausa «Come mai lo ammira così tanto? Ma mi sorge una curiosità… Perché lo chiama per cognome? Il nome non è bello secondo lei?»
    Chiese ancora, a lei essere chiamata per cognome faceva schifo, così come se lei dovesse in futuro chiamare qualcuno.. Lo chiamerà sempre e comunque per nome!
    Era una forma di rispetto tipica dei giapponesi, ma non era una cosa che lei amava fare, quindi l’aveva abolita e se ne fregava altamente se veniva presa per una maleducata.
    Ma mentre parlavano di Shinjiro ed altre cose di contorno a quell’individuo, i loro passi li condussero al locale tanto desiderato…Dicevano che ci si mangiava bene (anche se vegano) ma lei doveva prima testarlo per dire se era effettivamente buono come dicevano le recensioni sul sito che aveva consultato Keith. Si fermò vicino la porta ed inizialmente andò a guardare la vetrina che mostrava l’interno del piccolo locale. Non era nulla di che, sembrava un posto come un altro e dalle dimensioni non enormi. C’erano dei posti liberi, almeno per quello che poteva sbirciare dalla vetrata. Senza dire altro si aggrappò con la mano destra alla maniglia della porta e cercò di spingere per poter aprire l’ingresso. Una campanellina annunciò il loro arrivo e quando Amachi entrò, cercò di tenere la porta aperta per il ragazzo, era un chiaro e muto “entra” rivolto a lui. Subito vennero accolti da una cameriera dai capelli neri e corti a caschetto, vestita di una camicia bianca ed una gonnella a pieghe nera, con un grembiule verde scuro legato alla vita:
    «Siamo in due, volevamo mangiare qualcosa.»
    Disse alla ragazza e sorrise per rendersi più cordiale ed amichevole possibile. Si fecero accompagnare al tavolino in tempi brevi e così Amachi -senza nemmeno chiedere- scelse il posto vicino alla vetrata, così da dare le spalle a questa:
    «Speriamo sia buono come dice lei, Keith!»
    Commentò con un sorrisetto sulle labbra nere, mentre cercò di accomodarsi, sfilando prima lo zainetto che mise sullo schienale -parte esterna- della seggiola.

     
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    Hisoka Morow

    La digressione sull'argomento Mutant era stata un successo. Poteva dire d'aver recuperato su uno brutto scivolone, e anzi le parole della Lemure gli aprivano molte porte e possibilità d'esplorazione. Era un tema su cui, volendo, avrebbe potuto fare alcune pressioni per avvicinarsi ulteriormente ad Amachi. Lei sembrava possedere una visione forte dell'attuale condizione dei Mutant, e lui s'era imposto come un paladino "quirkblind" d'imparzialità universale. Come far interagire questi due personaggi al meglio?

    Poi arrivò il disastro.

    Quando pensava d'averla fatta abboccare ricevendo in cambio sorrisetti divertiti, gli arrivò tutto in una botta una muraglia di domande a cui non aveva risposta. Cosa facessero insieme, come mai lo ammirasse, perché lo chiamasse per cognome. Hisoka manco sapeva il suo primo nome. Shin poteva essere benissimo soltanto un soprannome tra lui e lei.

    Cosa dirle? Erano domande genuine o il sintomo di un sospetto nei suoi confronti? Bastava un passo falso a mandare in frantumi tutta la menzogna che s'era impegnato a costruire. Non poteva inventarsi balle a caso sul conto dello chef, troppo facile andare a contraddire qualcos'altro che Amachi sapeva per certo.

    Quella dannata ragazzina. L'aveva fatto apposta a gettarlo in una posizione così precaria? Le cose per Hisoka si facevano critiche, e lei sorrideva spensierata. Doveva discostarsi dal tema di Aragaki per un po'. Stava diventando troppo caldo.

    Ma prima doveva deflettere e smantellare uno ad uno i quesiti scomodi della Mutant.

    « Ehm... Non so se posso dirti cosa facciamo, haha... »

    Rispose con fare impacciato e una risata nervosa.

    « Cioè, sicuramente se lo chiedessi a lui te lo direbbe! Però... Se ancora non l'ha fatto, non posso permettermi io... Scusami! »

    Con un sorrisetto altrettanto nervoso, unì i palmi e chinò leggermente il capo, in una posa di scuse tipicamente giapponesi che Hisoka invocava senza piena confidenza.

    Fortunatamente erano giunto alla vetrina del locale. Un nuovo ambiente pieno di distrazioni forse l'avrebbe distolta da quella linea inquisitiva, e sarebbe stato più semplice smarcarsi e svoltare il corso della discussione.

    « Però lo ammiro perché... Beh, cosa c'è da non ammirare? È una persona favolosa, e non solo perché mi lascia scroccare haha! Forse più che semplice ammirazione, è un po anche invidia, haha... »

    Entrarono assieme al locale, e fece un cenno di ringraziamento alla ragazzina che gli aveva tenuto la porta aperta. Fu anche lei la prima ad approcciare la cameriera e appropriarsi di un tavolo. D'un tratto sembrava il Jester l'ospite in quel posto... E in effetti non ci aveva mai nemmeno messo piede, era tutto nuovo per lui tanto quanto era per lei.

    « Insomma, ha delle abilità allucinanti in cucina, ha molti più amici di me, un Quirk fantastico, e una determinazione che non ho mai visto in nessun altro. Ha uno spirito indomito quell'uomo! Starci attorno ti fa sentire come se nulla potrà mai abbatterlo... È tutto ciò che io non sono, in pratica, haha! »

    Si sentiva un oroscopo. Di Aragaki conosceva solo un lato molto circoscritto, quindi sapeva le qualità che emergevano in quel contesto... Ma ne sarebbe stata a conoscenza Amachi? In una giornata normale non era comune s'intravedesse la determinazione o il quirk di qualcuno. Con quell'accozzaglia di qualità sperava almeno una centrasse il bersaglio. Non poteva permettersi d'inventarsi cose troppo all'infuori delle certezze.

    Però la domanda era sorta anche al vero Hisoka. Perché era così incuriosito da Aragaki e tutte le sue vicende? Che fosse un attaccamento... "Emotivo", per quanto quella parola avesse senso per lui? Era stata la sua prima vera sfida a Tokyo, sia psicologica che fisica, gli aveva offerto una soddisfazione che prima manco aveva idea esistesse.

    La prima sfida non si scorda mai.

    « Speriamo sia buono come dice lei, Keith! »

    Esordì la compagna una volta che entrambi s'assettarono al tavolo.

    « Hey! Non hai molto da parlare tu, haha! Aragaki lo chiamo Aragaki perché così si fa in Giappone, no? Ma tu ancora mi dai del Lei quando del Tu basta e avanza! »

    Schivò l'ultima domanda con una leggera battuta, un'accusa simpatica che riportava l'attenzione su loro due più che lo chef. E l'attenzione doveva rimanere lì almeno per un po', prima che Amachi andasse a scavare dove non doveva.

    I due menu al tavolo erano semplici fogli laminati, stampati fronte e retro con antipasti, primi, secondi, dessert, contorni, e qualsiasi cosa lo stomaco potesse desiderare. C'era anche una buona varietà tra piatti "normali" riaggiustati in stile vegano e portate invece ideate in origine per non presentare prodotti animali.

    « Hmm... L'ultima volta ho provato gli Udon Noodles e ne sono rimasto soddisfatto. Per gli altri piatti invece trattengo giudizio hehe. »

    Era il primo item che gli aveva catturato lo sguardo e aveva menzionato quello per dar credibilità alla sua inesistente esperienza. Ancora doveva decidersi su cosa effettivamente mangiare quella sera... Non era affamato, di fatti s'era riempito lo stomaco proprio qualche ora prima d'arrivare al Kagejikan. Voleva disporre di tutte le sue energie per l'incontro con Aragaki.

    Gli toccava fare una doppia cena. Meglio scegliere qualcosa di leggero.

    « Cooomunque~ Direi che abbiamo parlato abbastanza di me! Dimmi un po' di te, che fai nella vita? L'unica cosa che so per certo è che non mangi vegano, hahaha! »
     
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    La coda si mosse alle sue spalle ed andò a muoversi, proprio nel momento in cui si sedette sul sedile della seduta che aveva scelto per quella sera al ristorante vegano. Non era un posto che lei avrebbe scelto ad occhi chiusi, ma alla fine una possibilità si dava a tutti, non è così? Anche Hisoka aveva la sua occasione di farsi “amica” Amachi, oppure poteva finire nel disastro più totale e quello sarebbe stato un unico incontro tra loro. La mutant si guardò inizialmente attorno, sembrava che studiasse l’arredamento del locale e le varie decorazioni, ma in realtà aveva mille pensieri che le frullavano nella testa “Non può dirmi che lavoro fa con lui!? Mi pare così assurdo. Eppure Shinjiro non mi ha mai accennato a cose diverse dal suo locale… Che sia uno spacciatore? Mmmh, no, non può di certo essere in un giro squallido così.” Sfarfallò le ciglia e gli occhi neri e gialli si fiondarono sul menù che le era stato portato dalla cameriera. Afferrò con le mani scure e ruvide quel pezzo di carta plastificato, molto semplice e sopra avevano stampato una buona quantità di pietanze che partivano dall’antipasto e finire fino al dolce. Annuì al dire di Hisoka, anche se in realtà non stava ascoltando molto interessata cosa aveva da proporgli di così gustoso da provare:
    «Mh-Mh.»
    Accompagnò quel cenno di assenso con quel mugolio, mentre continuava a scorrere con gli occhi sul menù e fingendo interesse “Che razza di lavoro così segreto fa con questo Keith? E come mai dovrebbe dirlo lui e non questo tipo qua? Cioè, se me lo dicesse Shin va bene, ma se lo dice lui no? Che caz*o di problemi hanno questi uomini…Meno male siamo noi donne le tarate di testa eh.” No, qualcosa non le tornava e quel tipo la insospettiva. Doveva indagare, capire chi aveva davanti perché non le pareva una cosa così normale che non potesse dire cosa faceva con il cuoco. Ecco, qualcosa in più aveva detto che non andava molto.. Scroccare “Mh!? Da quando Shinjiro offre così a sproposito alla gente?? Pure se rubo una carota avrebbe il coraggio di farmela ripagare perché sennò non può più cucinare per qualche cliente!” Quelle riflessioni la stavano estraniando troppo dal mondo esterno, doveva ritornare a fare la sua parte e questa volta anche lei si era messa i panni di un personaggio comune, anche se in realtà stava recitando la sua parte. Non voleva più credere ciecamente a quello che diceva questo Keith, le cose non tornavano a lei in quel momento. Sorrise ed abbassò il menù e cercò di dire con il solito tono tranquillo:
    «Mi ispirerebbe di più un bell’antipasto a base di tofu crudo condito con salsa di soia e cipollotto fresco…Per primo questi udon che dici tu mi sembrano banali. Però c’è questo ramen con il brodo di shiitake che mi incuriosisce. Proverò lui.»
    Annuì e guardò in direzione del clown senza trucco. Sorrise sulle labbra, sembrava aspettasse che l’altro dicesse la sua preferenza su cosa mangiare a questo giro in quel locale. Intanto continuava a pensare e non c’era modo di fermarle i pensieri “Il suo quirk, quindi conosce il suo potere? Ma è proibito fare uso delle unicità..Come ha potuto vederlo? Forse si sono allenati di nascosto insieme come me e lui quel giorno al campino di basket. Uhm…Basket eh…?” Abbassò per un momento lo sguardo e cercò con la mano destra di fare un gesto timido, di portare una ciocca di capelli ispidi dietro l’orecchio animalesco e poco dopo dire con tono imbarazato:
    «Comunque tornando a Shin..Si, con lui ci si sente bene ed al sicuro standogli vicino ed in sua compagnia. Mi è capitato anche di giocare con lui a pallavolo, sai?»
    Cercò di dare del Tu questa volta, anche se sembrava impacciata inizialmente nel farlo. Cercava di istillare in lui un momento di tenerezza nel mostrarsi così imbarazzata e dolce allo stesso tempo:
    «Ci piace fare quell’ora o due di allenamento con sport di questo tipo. E’ molto bravo! Ma immagino che ti avrà proposto di giocare, perché è molto appassionato e gli piace mettersi alla prova o insegnare a giocare anche ai suoi amici. Immagino che ti abbia già trascinato in campo..Eh? »
    E fece una piccola risata e pose la mano destra davanti alla bocca per nascondere appena quel sorriso così divertito. Poco dopo arrivò la cameriera per prendere l’ordine e così fu: Amachi prese quell’antipasto che aveva prima annunciato e come portata principale il ramen a base di funghi e da bere semplice acqua naturale..
    Quando la cameriera se ne andò, la mutant tornò a guardare Hisoka ed ascoltò i suoi discorsi sull’usanze giapponesi:
    «Beh, ma le usanze del Giappone lasciamole ai giapponesi allora.. Almeno alcune, a me non piace usare il cognome. Preferisco chiamarlo per nome! Come sto facendo con te, Keith.»
    Socchiuse gli occhi ed andò a posare le braccia conserte sul bordo del tavolo per stare più comoda, mentre incrociò le gambe all’altezza delle caviglie e poggiò le punte delle scarpe sul pavimento sotto la propria seduta. Adesso doveva parlare di se, cosa poteva mai voler sapere quell’uomo di lei? Le solite banali cose…Vabbè, alla fine che male c’era a raccontare un po’ di se e della vita monotona e vuota che aveva al momento? A parte pochi affetti e qualche svago che si era concessa, non aveva poi grandissime esperienze che potevano rendere la sua vita eccitante e divertente. Fece spallucce ed inclinò appena la testa di lato, per poi puntare la sua attenzione al volto dell’uomo ed iniziare a raccontare:
    «Sono una studentessa della Yuuei che viene dalla Cina.. Amo la musica e mi piace suonare la chitarra. Mh.. Diciamo che non ho granchè da raccontare, ecco. Direi che sono un po’ piatta sulla mia vita quotidiana. Non vivo da molto tempo in Giappone, anzi, direi da pochi mesi.»
    Ed accompagnò quella triste verità ad un sorrisetto che le apparse sulle labbra scure.

     
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    Con quel fare distratto gli voleva dire di starla annoiando? Da che pulpito. Nemmeno aveva la garanzia lo stesse davvero a sentire se non per quel breve gemito di riconoscimento, anch'esso tinto del minimo indispensabile per esser chiamata una "conversazione".

    Eppure era stata proprio lei a far tutte quelle domande su Keith e Aragaki, poi ne ignorava le risposte? ...Qualcosa non quadrava. Hisoka aveva percepito il cambiamento nel mood tra i due. S'era fatto scappare qualcosa di fuori posto? Aveva fatto chiudere Amachi di nuovo in se?

    Non poteva non incolpare se stesso, tuttavia. Forse era saltato sull'argomento Aragaki troppo in fretta e con troppa veemenza... Ma ora che se ne voleva discostare era lei a tirarlo nuovamente in ballo, con altre domande sulla relazione tra i due. Dove stava andando a parare?

    S'era risoluto a lasciare l'argomento del cuoco per un po', quindi avrebbe dovuto smarcarsi anche da quell'ennesima domanda. Specialmente quando si facevano così specifiche e localizzate. A conti fatti di Aragaki ne sapeva ben poco, più le cose si tenevano sul generale meno avrebbe rischiato inciamponi.

    « Hahaha, ma davvero? Non mi ha mai invitato in campo, ma a sto punto dovrò chiederglielo! Forse a me non l'ha mai offerto perché non siamo proprio amiconi, più amichevoli quando non siamo on the job. Ma grazie della soffiata~ »

    Arrivò la cameriera a distoglierli dall'argomento. Sentendo l'ordine della Lemure, gli venne in mente una vecchia conversazione con Lhai. Una volta offrì di mangiare lo stesso piatto assieme, giusto perché è curioso contrastare i palati mangiando la stessa cosa, è un topic di conversazione e psicologicamente aiuta a sentirsi più vicini all'altro. Una sorta di solidarietà ed empatia alimentare.

    Piazzò lo stesso ordine di Amachi.

    « Siamo assieme sulla stessa giostra come si suol dire! Mi stai simpatica per ora, mi fido dei tuoi istinti. E poi se fa schifo... Almeno la mia punizione è stare nei tuoi stessi panni ahahah. »

    Prima che lo staff ritirasse i menu laminati, Hisoka diede un rapido sguardo alla selezione di alcolici. Birre, vini, e persino Sakè interamente vegani... Soltanto leggere la parola Sakè gli faceva partire flashback traumatici della sua cena con Hayato, dove aveva commesso l'errore di buttarsi giù mezzo bicchiere del superalcolico sottovalutandone la potenza.

    Sentiva già gli acidi gastrici in bollore, con la bozza che gli si stava formando in mente.

    Ne fu distratto con lo sganciare della bomba. Quella Lemure era una studentessa della UA. Proprio quella Amachi? Quella tizia ingenua che stava abbindolando da quando s'erano incontrati era un'Eroina? A stenti ci credeva...

    Forse seriamente non era ingenua come sembrava, e i dubbi sugli argomenti che stava alzando non erano soltanto paranoie del Jester. Che fosse lui quello sott'inganno?

    ...La serata prendeva una piega parecchio interessante. La ragazzina non era soltanto un mezzo per arrivare ad Aragaki, poteva essere una persona intrigante di per se. Non sarebbe stata la prima volta che un'adolescente della UA apparentemente timida lo sorprendeva. Avrebbe voluto rimangiarsi i suoi pensieri di prima su quanto fosse banale... In compenso però poteva darle un largo sorriso, il primo sincero di tutta quella serata.

    « Nooooo, bellissimo!! Non ci credo che sei una studentessa proprio in quella scuola ahah, mi sembra di esser con una celebrità! »

    Disse con un certo bagliore nello sguardo, un misto tra pura gioia bambinesca e genuina ammirazione. Chissà se sarebbe sembrato strano per un ventiquattrene fanboyare verso una studentessa.

    « Come fai a dire di non aver "granché da raccontare"?? Sei un'aspirante eroina! Sicuro avrai un sacco di storie curiose! E poi suoni la chitarra persino, come se non avessi abbastanza talento ahahah. Che musica ti piace? »

    Amachi gli aveva aperto giusto uno spiffero nella sua vita personale. Dandole in ritorno null'altro che positività e incoraggiamento, sperava ciò l'avrebbe predisposta a continuare per quella strada di condivisione. La gente ama parlare di se e dei propri hobby. Era un buon punto da cui cominciare, la musica.

    La stessa cameriera che aveva preso i loro ordini tornò poco dopo con una bottiglia d'acqua fresca e due bicchieri, che settò al tavolo tra loro. Prima che si girasse, Hisoka le fece cenno di rimanere, e si rivolse ad Amachi.

    « Che ne diresti di un buon vino per accompagnare la serata? Da quel che so i drink vegani sono molto più gustosi e fruttati di quelli normali! »

    Era vero? Sicuro lui non lo sapeva. Ma contava nemmeno Amachi lo sapesse. Se avesse acconsentito avrebbe richiesto il drink visto poco prima sul menu. Blossom Hill, tasso alcolico 12%. Se l'era memorizzato proprio perché era la scelta dal valore più alto nel menu... Se si ignoravano i Sakè, cosa che era più che lieto di fare.

    Non c'era siero della verità più efficace delle bibite alcoliche.

    Le fattezze animalesche rendevano difficile riconoscere l'età di Amachi, ma sperava fosse almeno diciottene. Fortunatamente per lui la maggiore età era stata ridotta proprio a Marzo di quell'anno... Ed ecco subito gente come lui ad approfittarne.
     
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    Doveva rispondere ad Hisoka e concludere quel discorso sul suo amico Shinjiro. Non poteva di certo stare ad annuire e basta…E poi aveva tentato di prendere in fallo il ragazzo giocando la carta della pallavolo, ma con insuccesso. Se l’era giocata bene il ragazzo? Oppure era realmente un amico di Shinjiro? Eppure aveva qualcosa che le suonava strano.. Come se mentisse, se stesse giocando di ruolo con la giovane mutant. Faceva finta di niente, anche se nella sua testa stavano girando mille idee e mille possibili scenari. Sembrava di giocare alla cena con delitto, anche se l’omicidio si era trasformato in “indovina chi viene a cena?”.
    La serata aveva preso una piega assai curiosa, anzi, intrigata e complessa. C’erano dubbi, moltissimi dubbi, ma Amachi non poteva tirarli fuori tutti insieme e soprattutto non in maniera esplicita, doveva cercare di tirare fuori le informazioni che cercava in maniera differente, passando dalla porta di servizio e non la principale.
    La lemure rimase seduta al tavolo e le braccia rimasero per il momento incrociate e posate sul bordo del tavolo. Lo sguardo era fisso su di lui e cercava di tenere gli occhi sui suoi, anche se spesso la timidezza le faceva distogliere l’attenzione dal suo viso. Al suo commento sulla scuola, Amachi mosse di scatto la coda ad anelli che roteò appena dietro di lei, mentre si strinse nelle spalle e cercò di mostrare un sorrisetto divertito e timido. Sfarfallò le ciglia e poco dopo rispose:
    «Celebrità. Che parolone…Sono una studentessa e basta. Non dire così, mi fai imbarazzare Ehehehe!»
    E cercò di distendere le braccia lungo i lati del corpo, mentre la schiena venne adagiata sulla sedia. Si umettò le labbra nere e poco dopo rispose con tono sempre tranquillo:
    «Ci sono eroi veri in giro per il mondo, loro sono celebrità… Io non so neanche che cosa farò dopo gli studi. Potrei finire a fare la commessa..»
    Fece spallucce, era palese che non era molto entusiasta del suo ruolo, o meglio dire futuro ruolo, che le era stato obbligatoriamente appioppato su di lei. Si guardò un momento intorno, per poi puntare nuovamente l’attenzione sull’uomo e continuare ancora:
    «Che cosa dovrei raccontare!? Come conosco un Eroe? Oppure come vado nelle varie materie scolastiche? Puàh, che noia! Sul fatto della musica invece..Potremmo parlarne, si! Mi piace principalmente il rock e metal, ma ormai per fare qualche visualizzazione sul web cercò di cantare quello che alla gente piace di più.. Anche generi che mi fanno un po’ schifino.. Ehehe!»
    Ridacchiò, mentre cercò di guardare di sfuggita verso una cameriera che si avvicinò e portò da bere. Amachi non si sporse per prendere l’acqua, forse stava attendendo che fosse lui a fare il primo passo, anche per educazione. Alla richiesta sul vino e se voleva gradire qualche bicchierino per la serata, lei abbassò le orecchie di qualche grado e mostrò un sorrisetto dispiaciuto:
    «Non amo il vino. Preferisco bere dell’acqua e sentire bene i sapori del ramen. Ma se vuoi prendilo pure tu, non mi offendo mica.»
    E guardò la cameriera che attendeva cosa l’altro volesse per accompagnare il suo pasto. Solo acqua? Vino? A breve sarebbe uscita fuori una risposta da lui.
    Intanto Amachi lo fissava, anche se cercava di farlo quando gli occhi del clown non puntavano verso di lei, come se lo studiasse con attenzione e di nascosto. Abbassò a mezz’asta le palpebre ed attese che l’altro ordinasse, per poi riprendere a parlare e cercare di conoscersi…O catturare qualche informazione in più che le facesse capire chi diamine era lui per Shinjiro, oppure era uno stalker del suo amico?
    «Raccontami di te. Sei da quanto qui in Giappone? Ed hai una famiglia tua qui, oppure sei solo come me?»
    Non doveva ricadere sull’argomento “cuoco”, altrimenti poteva diventare lei troppo insistente e petulante su quell’argomento…Ed avrebbe fatto danno, poteva rischiare che l’altro si insospettisse sui suoi modi. Doveva apparire come una normale ragazza di città.

     
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    L'approccio sulla vita Eroistica non diede frutti. Ebbe l'effetto di metterla "in imbarazzo" col complimento, ma oltre quello non sembrava aver molto a cuore discussioni sullo stile di vita. Anche se, in un certo senso, il suo trovare essere un'Aspirante Hero noioso la diceva lunga sul tipo di persona che era, almeno in quel momento della sua vita.

    Perlomeno era grato d'essersi lasciato un Piano B, una via d'uscita, nel tirar in ballo la musica. Ambito che le illuminò subito il volto e animò la conversazione, al contrario della sua scuola di scelta. Interessante come cosa.

    Insomma, sceglier di fare l'Eroe non era una carriera qualsiasi, di solito aiutavano dei motivi saldi. Bramare denaro o fama erano motivi validi tanto quanto la chiamata al dovere per difendere gli innocenti... Ma che qualcuno imboccasse quella via senza un'idea chiara del perché, o un grande entusiasmo a riguardo, faceva alzar le sopracciglia.

    « Hmm, capisco. Beh penso nessuno davvero sappia cosa finiranno a fare in futuro. Il futuro è imprevedibile... Ma cosa vuoi fare? Se almeno hai un'idea dei tuoi desideri, puoi muoverti nell'incertezza verso quella vaga direzione! »

    Alla fine scartò l'ordine del vino, era abbastanza inutile bere da soli. Peccato, avrebbe fatto comodo avere un easy-mode switch al tavolo.

    « Cosa ti fa felice nella vita? Difendere i cittadini comuni o imbustare la spesa? O chissà... Magari ti piacerebbe fare la musicista full-time? »

    La stuzzicò con un sorriso ottimista. Forse agli occhi di Amachi avrebbe preso il mantello del ragazzo più vecchio e con più esperienza alle spalle, che voleva darle una mano da una posizione di saggezza. Il vero motivo sotto la superficie era ovviamente che conoscere i desideri di qualcuno portava ad una comprensione molto più profonda.

    Avrebbe continuato ad aprirsi con lui? Magari avesse anche "Keith" lasciato intravedere più di se...

    « Sono in Giappone solo da Novembre, e per il momento ho bazzicato molto poco fuori Tokyo, ahah. »

    Fu il primo ad afferrare la bottiglia d'acqua e versarsi un bicchiere, inumidendosi anche i palmi dato il vetro fresco fresco dal frigo. Non aveva particolarmente sete ma dei movimenti "sociali" mentre si raccontava una storia aiutavano a coinvolgere gli spettatori.

    « Di famiglia non ne ho, qui o in generale. A malapena riesco a farmi degli amici purtroppo, haha... »

    Risata nervosa prima di farsi un rapido sorso.

    « Sono sempre in cerca di persone nuove da conoscere però! Non si fanno conoscenze senza buttarsi nella mischia, no? E ora guardaci qua a cenare assieme! »
     
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