UA Spring/Summer 2022

Role libera | Sumire & Tobi [slot extra]

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    Narrato. ; "Pensato." ; -Parlato Tobi.- ; -Parlato altri- ;
    Tobi si svegliò di soprassalto, il suo sonno disturbato interrotto da un ottuso allarme. Confuso, si guardò intorno e cercò di capire perché stesse suonando un allarme durante uno dei pochi periodi di riposo dell'impegnativo anno scolastico giapponese. Infine ricordò, dunque scalciò via le coperte del futon e si alzò di scatto: non era prestissimo, erano le nove passate, ma in quei giorni di "ferie" si stava concedendo di perdere un po' il solito ritmo che aveva caratterizzato tutta la sua vita. Non ricordava di aver mai fatto particolari pause dalla sua ferrea routine in dieci anni di pause primaverili: non aveva mai nulla da fare e nessun posto in particolare dove andare, dunque semplicemente continuava a comportarsi come tutti gli altri giorni di scuola, ma senza la scuola. Era il primo anno che gli capitava di comportarsi in maniera più spontanea, andare a letto tardi e svegliarsi altrettanto tardi, saltare gli allenamenti e fare un po' tutto quello che chiunque si concedeva in periodo di ferie, e doveva dire che la cosa non gli dispiaceva: amava la sua routine, ma concedersi degli sgarri era... piacevole.
    Mangiò un po' di avanzi accompagnati da del succo all'ananas, dunque si fece una doccia e si lavò i denti. Si osservò per qualche minuto allo specchio, notando che qualche pelo sotto il suo naso e sulla punta del suo mento iniziava ad allungarsi più del dovuto. No, quel giorno doveva essere impeccabile: li recise con sicurezza e si passò persino una manata di dopobarba, per quanto non gli fosse mai capitato di subire particolari arrossamenti (e sarebbe stato strano il contrario, con quei due peli che doveva tagliare). Si pettinò per bene e cercò nel suo armadio qualcosa di meno peggio del solito. Si accontentò infine di una delle camicie bianche della divisa Yuuei (abbottonata fino al penultimo bottone) ed un paio di jeans chiari dall'aria consunta che potevano sembrare alla moda visto quanto erano attillati e che gli lasciavano le caviglie scoperte, ma in realtà gli andavano solo un po' piccoli. Erano del fratello, addirittura (vintage), di quando era alle medie: per fortuna Daichi era uno spilungone e Tobi era un figurino, gli calzavano a pennello, ricalcando un po' la sagoma dei definiti quadricipiti del ragazzo. Indossò le solite belle scarpe marroni pseudo-eleganti e lucide che sua madre gli aveva regalato al suo ultimo compleanno in sostituzione di quelle vecchie: aveva portato queste ultime per tutti i primi due anni di scuola e quelle nuove erano identiche, taglia a parte.
    Rimboccò le maniche al gomito ed infilò il braccialetto che gli aveva regalato Yumeru, dunque uscì.
    Quel giorno doveva vedersi con Sumire e, sebbene fosse insolito che i due si vedessero da soli, c'era un'ottimo motivo: era cresciuto di diversi centimetri da quando si era iscritto alla Yuuei, ed aveva necessariamente bisogno di un nuovo guardaroba. E no, questa volta non si sarebbe riempito di felpe monocromatiche con cappuccio e pantaloni della tuta, voleva qualcosa di più espressivo, che non lo rendesse più invisibile di quanto già era nel suo ordinario aspetto da giapponese medio. Aveva provato a farsi qualche idea online, ma alla fine aveva dovuto scontrarsi contro la dura realtà che non aveva idea di come approcciare la questione e non si fidava minimamente del suo giudizio in merito. Aveva bisogno di qualcuno che lo indirizzasse, e chi se non la ragazza più perfetta che avesse mai conosciuto? Mai una volta Sumire Murakami aveva i capelli fuori posto, o i vestiti in disordine o non abbinati: anche la stupida tutina azzurra della Yuuei sembrava meno pacchiana, quando ad indossarla era Sumire Murakami. Inoltre, sapeva che lei sarebbe stata al 100% onesta con lui e che non si sarebbe fatta problemi a dirgli quanto male gli stava un determinato indumento: cosa che non poteva dire, ad esempio, di Fuyuko. Anche la ragazza dai capelli turchesi, sebbene in maniera diversa da Sumire, era sempre ben vestita e dotata di uno spiccato senso stilistico, ma Tobi temeva che lei avrebbe potuto assecondarlo solo per non dargli un dispiacere (ed in cuor suo temeva anche che chiedendo a Fuyuko avrebbe finito per essere un cosplay di Endeavor). No, non era del dolce sorriso di Fuyuko che aveva bisogno, ma del pugno di ferro di Sumire. Ovviamente anche Yumeru non era stato nemmeno contemplato, non fosse altro perché il ragazzo aveva un senso dello stile tutto suo e Tobi non poteva dire di fidarsi molto del suo amico sotto quel punto di vista, nel dubbio meglio optare per l'indiscussa Regina degli Outfit. Non si era permesso di chiederle un favore senza alcun ritorno, però lei non gli aveva ancora fatto sapere che cosa voleva che lui facesse per lei, per sdebitarsi della disponibilità.
    La scelta del luogo era ricaduta su Tobi, e questi aveva infine optato per Shibuya, senza pensare a nessun posto specifico ma attratto dalla rinomata grande disponibilità di negozi di vestiario del quartiere. Come al suo solito, arrivò al luogo dell'appuntamento - la piazzola con la celebre statua di Hachiko - estremamente puntuale, con meno di un minuto di anticipo. Lungo la strada poté osservare diverse famiglie di turisti impegnate a fare foto al famoso cane, o a fare foto a loro stessi con l'animale sullo sfondo. Sospirò, al vedere genitori e bambini accoccolati per la foto e sfoggianti degli sgargianti sorrisi. Ridevano, parlavano in lingue al ragazzo incomprensibili, e si scambiavano gesti di affetto con aria spensierata. Abbassò il capo e si accigliò leggermente: le foto della sua famiglia sembravano incontri diplomatici. Pose plastiche, sorrisi accennati e una rispettosa distanza tra una persona e l'altra. Uniche eccezioni, le pochissime foto in cui il padre di Tobi faceva capolino con quei suoi occhiali rotondi e quelle orribili camicie hawaiiane. Ecco da chi aveva preso il suo terribile senso dello stile, forse. Magari aver preso da lui anche la spontaneità con cui viveva la sua vita.
    Il ragazzo alzò lo sguardo, cercando la familiare chioma bianca fra i presenti: se non l'avesse trovata si sarebbe posato al muretto e l'avrebbe attesa pazientemente, incurante di un eventuale suo ritardo.






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    Quando Tobi le aveva chiesto aiuto per rifarsi l'armadio, Sumire era rimasta inizialmente sorpresa, non pensava che al ragazzo importassero quel genere di cose come sapersi vestire in modo decente e non come se vivessi dentro una palestra. Aveva accettato entusiasta, approfittando per far si che avesse anche lei un favore a sua volta, ancora non aveva deciso cosa esattamente, ma sapeva che prima o poi le sarebbe tornato utile.
    Era contenta che si fosse rivolta a lei, dopotutto su chi altro poteva contare? Yumeru si vestiva con delle orribili camicie fin troppo appariscenti e Fuyuko, sebbene non potesse criticare i suoi vestiti, non sembrava poi troppo esperta nel settore, almeno non tanto quanto Sumire.
    Se non avesse intrapreso la carriera da eroe, la ragazza dai capelli bianchi avrebbe sicuramente continuato l'università o qualche college che avesse a che fare con la moda. In un suo vecchio diario, all'età di quattordici anni, vi aveva illustrato il suo splendente futuro da stilista: sarebbe partita come modello e una volta diventata famosa sui social, avrebbe iniziato a lanciare una sua prima linea d'abbigliamento, avendo già dei fan sarebbe stato un investimento quasi sicuro, e così avrebbe costruito il suo impero. Insomma, la sua carriera basata sulla moda era quasi organizzata meglio di quella che aveva in mente come eroe.

    Sumire si svegliò come suo solito alle sette e mezza, si fece un caldo e rilassante bagno restando immersa nella vasca una mezz'oretta, e una colazione a base di caffè-latte e biscotti integrali, cercando di riabituarsi alla sua routine dopo essere stata alcuni giorni a casa propria a Kyoto, in cui perfino la colazione era quella tradizionale giapponese, molto più ricca.
    Ora si guardava allo specchio; la primavera era giunta a Tokyo ormai da qualche settimana, erano i primi di aprile e finalmente le giornate smettevano di essere così gelide, i ciliegi si tingevano di quel tipico rosa pastello dei suoi fiori e Sumire poteva permettersi di sfoggiare i suoi graziosi vestitini senza doversi agghindare di pesanti cappotti che li coprissero. La ragazza dai capelli bianchi infatti indossava un vestito d'un azzurro che si abbinava perfettamente al cielo senza nuvole, o al colore dei suoi stessi occhi. Esso era coperto da piccoli fiori dal gambo sottile, foglie e petali color crema. Era composto da due tessuti diversi, quello azzurro che seguiva la sua forma, e la tela semi-visibile dalla texture a fiori, questa seconda era più leggera e giungeva a metà delle sue cosce. Lo scollo era un po' più ampio di quanto avrebbe voluto, le maniche invece erano corte. Ai piedi indossava dei sandali bianchi con il tacco alto di parecchi centimetri, aveva ormai da un po' di tempo preso l'abitudine di indossare scarpe che la facessero sembrare un po' più alta. Come accessorio invece portava soltanto un bracciale: era sottile e il ciondolo rappresentava una corona assieme a un cuore, tutto in oro bianco. Esso era il bracciale che Yumeru le aveva regalato a Natale, ogni tanto, solo se poteva andare bene con il suo vestiario, le capitava di indossarlo.
    Ammirava la propria figura nel riflesso dello specchio attaccato al muro vicino all'armadio, lisciandosi i capelli con una spazzola. Per le donne in un certo senso era più facile vestirsi bene, o meglio, non vestirsi male, perchè c'era molta più varietà rispetto agli uomini. Allo stesso tempo però, il miglior trucco per sapersi vestire era guardare il proprio corpo, perchè non tutto stava bene a tutti, e dipendendo dalla forma del corpo un certo indumento era in grado di valorizzare alcuni punti, accentuarli o sminuirli, in maniera positiva se si sapeva cosa prendere, o negativa se non si aveva idea di cosa si stava acquistando. Se Tobiko fosse stato una ragazza Sumire avrebbe sicuramente avuto molte meno difficoltà per trovare qualche outfit che potesse fare per lui, invece avrebbe un po' dovuto improvvisare e vedere sul momento.
    Prese una borsa mettendoci dentro le chiavi, il portafoglio —così da approfittare anche lei per fare un po' di shopping— e un cappello beige chiaro circondato da un fiocco bianco per ripararsi dal sole, riprendeva un po' lo stile cloche. Partì per Shibuya, prendendo un taxi per arrivare prima ed evitare ritardi.
    Da quando aveva iniziato a uscire di più, dovette imparare a gestire meglio il tempo che dedicava allo studio e tutto il resto, fortunatamente ora era un periodo di riposo e Sumire aveva un po' lasciato da parte la scuola per potersi dedicare ad uscire assieme a Gin; se quel giorno non si fosse già accordata con Tobi, probabilmente avrebbe trascorso la giornata assieme al suo ragazzo. Ultimamente non rimaneva troppo tempo a casa, era abituata a stare da sola, ma da quando era tornata da Kyoto non voleva rimanere troppo tempo coi suoi pensieri ed aveva trovato la soluzione nei suoi amici, e più particolarmente in Gin. Stare in compagnia, avere la mente occupata, l'aiutava a non pensare.
    Sumire arrivò puntuale davanti alla piazzetta dove si era data appuntamento con Tobiko, pagò il taxi e si inoltrò nel parchetto. Il suo sguardo cadde immediatamente sulla statua di Hachiko, ne conosceva la storia e pensarci quasi la rattristiva, non ci si soffermò troppo e si mise in cerca del suo amico, trovandolo appoggiato a un muretto, era arrivata uno o due minuti dopo di lui. Si avvicinò, salutandolo con la mano, sperando l'avesse notata. ‹ Tobi-san! ›

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    Narrato. ; "Pensato." ; -Parlato Tobi.- ; -Parlato altri- ;
    Sarebbe stato onestamente difficile non notare Sumire, anche fra centinaia di persone. Il sole metteva ancora più in risalto la sua figura diafana, quasi riflesso dal biancore della ragazza. Senza scomporsi, le dedicò un breve sorriso senza scoprire i denti e ricambiò il saluto che lei gli stava volgendo con la mano. Indossava un bel cappello che le gettava un po' d'ombra sul viso, altrimenti prono a scottarsi probabilmente: nel vederla camminare verso di lui agghindata nel suo vestitino perfetto e gli accessori coordinati, seppe di aver fatto la scelta giusta.
    -Buongiorno.- La salutò dunque, dandosi una spintarella dal muretto a cui era posato e rimettendosi dritto. -Come va?- Era da un po' che non era a tu per tu con Sumire, ma gli sembrava un po' più alta di quanto non avrebbe dovuto essere. Era cresciuta anche lei? Eppure l'ultima volta-
    Non importa, ecco spiegato il mistero: indossava dei bei sandali muniti di tacco. Non era sicuro di averla mai vista con il tacco, dunque se ne stupì leggermente, ma non si permise di indagare: alla calzatura stessa non dedicò più di un'occhiata, non voleva sembrare indiscreto. Era strano, ma nonostante si conoscessero da un bel po' faticava ancora a capire quanta confidenza poteva prendersi con quella ragazza, gli sembrava sempre così irraggiungibile, come se nei momenti in cui non la vedeva questa trascendesse e sparisse fra le nuvole, invece di tornare semplicemente a casa. Lei stessa, per quanto amichevole, difficilmente abbandonava le formalità: forse non considerava il ragazzo proprio come un suo amico, quanto più un conoscente o un compagno di scuola, uno di quelli che sapevi che non avresti più rivisto alla fine dei tre anni e quindi tanto valeva non impegnarsi. Quanto a Tobi, qualunque cosa lei avesse voluto da lui gliel'avrebbe data, fosse essa amicizia o un semplice rapporto di cordiale conoscenza e rispetto reciproco.
    -Dunque, andiamo?- Fece, incerto su come iniziare quella strana (e un po' imbarazzante) avventura in cui si era imbarcato. Con il consenso della ragazza, se lei non avesse avuto nessun negozio specifico dove portarlo, si sarebbe semplicemente incamminato alla propria destra ed avrebbe iniziato a guardarsi intorno in cerca di qualche negozio che... boh, in tutta onestà non sapeva nemmeno lui cosa stava cercando di preciso. Sarebbe stato in grado di giudicare un negozio dalle sue vetrine? Per ora l'unica cosa che sapeva era che stava puntando a negozi di grandi e note catene di fascia media o a qualche negozio contenuto all'interno di un centro commerciale, ma questo lo aveva già premesso anche alla ragazza e non credeva di doverle ricordare che il suo budget non era stellare. Si fidava che avesse compreso anche meglio di lui cosa stava cercando. -Uh... se vedi qualcosa che ti sembra adeguato, fammi pure sapere. Grazie.- Era una richiesta di aiuto implicita? Beh, non proprio, in realtà era esplicita. Se aveva detto che non aveva idea di dove avrebbe dovuto iniziare, intendeva esattamente quello: non sapeva proprio come approcciarsi alla questione, e ciò includeva la scelta del negozio. In altre circostanze, probabilmente si sarebbe fatto prendere dal panico e sarebbe corso a casa, ma si sentiva stranamente calmo (per quanto sperduto e un po' in imbarazzo). Gli veniva quasi da ridere, a dire il vero. -Credo di essere una causa persa.- Ammise infine, sorridendo con aria colpevole e cercando lo sguardo di Sumire per un pizzico di complicità. In fin dei conti, se aveva capito qualcosa della ragazza, era quanto le piacesse sentirsi la migliore. Anche in una circostanza come quella, anche se forse poteva essere seccante avere a che fare con qualcuno di totalmente sprovveduto in un determinato argomento, aveva l'opportunità di dimostrare quanto fosse perfetta e, soprattutto, migliore di qualcuno. Chissà, magari aveva accettato solo per quello, la seccatura di aiutare Tobi probabilmente non valeva quanto la soddisfazione nell'ammissione (implicita nella richiesta di aiuto) che Sumire fosse più brava di lui in qualcosa.





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    S'accigliò un secondo nel momento in cui raggiunse Tobi, le volte in cui si incontravano fuori dall'accademia l'aveva sempre visto in tuta o con qualche felpa molto anonima e facilmente dimenticabile. Ora... indossava la camicia della scuola? Sebbene essa fosse una semplice camicia bianca, le spalline verdi parlavano abbastanza chiaramente, quella faceva parte dell'uniforme della Yuuei e ciò significava che lui non aveva alcun'altra camicia. La situazione era molto più disperata di quello che Sumire si era immaginata, e in un certo senso era meglio così, forse non avrebbe avuto troppi problemi con i gusti personali del ragazzo, perchè probabilmente non ne aveva di troppo complicati.
    Il suo sguardo poi scese sui pantaloni per un secondo, solo per assicurarsi che almeno quelli non fossero della divisa e con sua sorpresa non risultarono nemmeno essere dei brutti jeans, peccato la combinazione con le scarpe marroni. Tobiko era vestito meglio del solito, quasi avesse deciso di sforzarsi, ma non era decisamente abbastanza.
    ‹ Bene, come al solito. Tu? › Sumire capiva ci fosse qualcosa di diverso nell'amicizia che aveva instaurato con lui rispetto a quella che aveva con Yumeru, sapeva che c'era qualcosa ma non avrebbe saputo dire esattamente che cosa. Eppure, nonostante con il ragazzo tatuato sembrava avere più confidenza, considerava il loro rapporto esattamente lo stesso, anzi, se avesse dovuto scegliere un compagno per una missione, o anche solo per giocare a qualcosa, senza esitare si sarebbe presa Tobi. A volte nemmeno lei aveva la minima idea di come avrebbe dovuto trattarlo, perchè lui non era come gli amici che era sempre stata abituata ad avere, che assecondavano ogni suo capriccio o ubbidivano a qualunque suo ordine, non avrebbe mai osato trattare in quel modo Tobiko. Quando erano in gruppo, per Sumire era più facile trattarli tutti allo stesso modo, ma ora che si trovavano da soli, anche lei faticava a capire quanta confidenza avrebbe dovuto prendersi.
    Abbandonati i convenevoli, la ragazza dai capelli albini avrebbe seguito il suo compagno per le strade di Shibuya, anche se probabilmente sarebbe dovuta essere lei la guida. ‹ Certo. In realtà non vengo molto spesso qui a fare shopping, però ho cercato online qualche negozio che dovrebbe trovarsi qui... ›. Sumire era abituata a fare compere nei grandi mall o nelle vie di Ginza dove alloggiavano le marche più care e famose, non scendeva mai in catene di negozi popolari e di fascia media, ed anche quella sarebbe stata un'altra delle difficoltà: trovare qualcosa di carino, dal tessuto non troppo scadente e a basso prezzo. Per lei rappresentava tutta una nuova esperienza, il non poter avere tutto ciò che desiderava ma essere costretta a scegliere, per un giorno avrebbe finto di essere una ragazza povera normale... anzi, avrebbe dovuto fingere di essere un ragazzo dato che doveva scegliere i vestiti per Tobiko.
    I suoi occhi tornarono a guardare quelli dell'amico quando egli ammise di essere un disastro e le sue labbra si incurvarono in un sorriso, quella semplice battuta era bastata a rompere il ghiaccio, e sciogliere la lingua di Sumire: ‹ La camicia della scuola Tobi-san? Davvero? › ridacchiò, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. Ora non avrebbe più smesso di parlare. ‹ Non credo tu sia un caso perso, solo che non hai incontrato la persona giusta capace di indicarti cosa si dovrebbe indossare e cosa no, fino ad ora. › affermò con fare sicuro, per quanto in realtà non lo fosse pi così tanto, l'unica sua certezza era che quel ragazzo certo non poteva peggiorare. ‹ A proposito, quelle scarpe stonano con... tutto. Sei riuscito a mischiare il blu dei jeans, il bianco della camicia con le spalline verdi e il marrone di scarpe che sono troppo eleganti per come sei vestito. › rimarcò, sperando di metterlo abbastanza in imbarazzo perchè non ripetesse più un errore simile. Non avrebbe saputo classificare chi tra lui e Yumeru vestisse peggio, forse avrebbe perdonato Tobiko perchè lui non aveva idea di cosa faceva, Yumeru invece voleva convincere tutti di avere buon gusto, fallendo miseramente, giustificandosi dietro la scusa che quello fosse "il suo stile". E il suo stile faceva schifo, e qualcuno come Sumire glielo doveva far notare almeno una volta al giorno.
    ‹ In ogni caso sono contenta che tu abbia chiesto a me e non a Yumeru... davvero. Se lo avessi fatto e fossi diventato il suo clone avrei smesso di parlarti. › il suo tono era ironico, ma questo non indicava che stesse scherzando, era dannatamente seria.
    Dopo qualche attimo di camminata l'albina si sarebbe fermata davanti a un edificio, il negozio infatti era molto grande e occupava tre o quattro piani dell'edificio, era una marca conosciuta e dai prezzi ragionevoli. Sumire si stava comportando come se sapesse esattamente dove stava andando, ma quella sarebbe stata la prima volta che metteva piede in quel negozio. ‹ Okay, direi che possiamo iniziare da qui. ›

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    Sumire ricambio cortesemente la sua domanda di convenevoli, ed anche lui dette una risposta altrettanto generica, sulla falsa riga di "bene". Insomma, quando lo si chiedeva in realtà nessuno voleva sapere la vera risposta, no? E pensare che, probabilmente, avrebbero avuto entrambi così tante cose da dire, da potersi soffermare l'intera giornata su quella singola domanda.
    A Tobi non sfuggì lo scettico sguardo indagatore con cui la ragazza lo aveva letteralmente scannerizzato subito dopo i convenevoli: immediatamente seppe di avere qualcosa fuori posto, una gocciolina di sudore gli scese lungo la tempia, ma lei parve volerlo risparmiare. Forse si stava tenendo le critiche tutte per dopo, forse aveva in mente dei cambi così radicali che ogni commento sul suo vestiario attuale era superfluo, forse semplicemente non voleva infierire... Anche se sempre di Sumire si stava parlando, uno dei motivi per cui Tobi aveva scelto lei era proprio che non si faceva problemi ad infierire.
    -Ah, spero non sia stata una scelta fuori luogo. Nemmeno io conosco i negozi di questa zona così bene, solo che mi sentivo in colpa a lasciare proprio tutta la scelta a te. Ho dato un'occhiata sommaria e mi sembrava ok per fare compere.- Si giustificò, sperando che il non voler gravare su di lei potesse essere sufficiente ad addolcire la sentenza. Che poi non aveva nemmeno detto che non andava bene, solo che non ci veniva spesso.
    Sollevato, notò che la sua auto-ironia aveva funzionato come icebreaker: dapprima un soave ridacchiare, poi il commento sulla camicia della scuola. Poco gli importava che stesse ridendo di lui, in quel momento, effettivamente posta a quel modo non poteva darle torto. Aveva già indossato la camicia scolastica in occasioni particolari, d'inverno, ma le spalline erano sempre rimaste ben celate e passava per una normale camicia (anche se probabilmente Sumire l'avrebbe identificata comunque). Accompagnò le risate della ragazza senza obiettare, ascoltandola attentamente. Vero, nessuno aveva mai provato ad istruirlo su come vestirsi, ma in fondo nemmeno lui aveva mai fatto riferimento a nessun modello, nessuna moda e nessun gusto personale particolare. Non la contraddisse però, indovinando che stesse implicitamente informandolo che da quel giorno (o forse solo per quel giorno) quel qualcuno sarebbe stato lei. Come a dimostrarlo, poco dopo arrivò anche il tanto atteso criticone sul suo look, che evidentemente la ragazza covava da un po'. Le scarpe a quanto pare erano state la scelta peggiore, troppo eleganti, troppo marroni, troppo poco abbinate. Le squadrò con aria stupita, come se non si aspettasse quel tradimento da loro, che reputava il pezzo più carino del completo. E invece erano colpevoli.
    -Non ho altre camicie che mi vadano bene ormai, sono tutte piccole. Ne potevo comprare altre ma... E se avessi finito per buttare soldi in qualcosa di orribile? Ho preferito tirare avanti con quello che avevo finché ho potuto, in attesa di un'occasione come questa in cui spendere il budget accumulato.- Spiegò, arricciando il labbro in un sorrisetto al termine della frase. -Sono sicuro che saprai spendere i miei soldi meglio di quanto possa fare io.- Aggiunse dunque, a metà fra l'ironico ed il lusinghiero, abbassando il capo in una scherzosa riverenza verso la ragazza.
    Quest'ultima si dichiarò inoltre contenta che si era rivolta a lei e non a Yumeru, al ché a Tobi venne da ridere di nuovo.
    -Senza offesa, fra le tante cose per cui mi rivolgerei volentieri a lui, il vestiario non è contemplato.- Stava per sottolineare che l'unico capo carino di cui Yumeru vantava era quella felpa che proprio lei gli aveva regalato per Natale, ma si fermò, trattenuto dal fatto che lui e Sumire non si erano scambiati i regali quel Natale. Già, alla fine non ne aveva avuto il coraggio, e un po' se ne pentiva: col senno di poi lo avrebbe fatto, specie dopo gli ultimi cambiamenti avvenuti nel suo animo, ma allora semplicemente decise che non erano abbastanza in confidenza e non voleva rischiare fraintendimenti o, peggio, farla sentire in dovere di ricambiare. La cosa ridicola era che un regalo pronto per lei lo aveva, ma era ancora infilato in uno dei cassetti del suo comodino: magari avrebbe rimediato il successivo Natale, o al compleanno della ragazza, ma al momento meglio sperare se ne dimenticasse. -Ahem. Magari ora Fuyuko lo costringerà a vestirsi come si deve quando usciranno.- Aggiunse, con una vaga occhiata maliziosa, con il preciso scopo di far soprassedere sulla sua pausa contemplativa.
    E dopo quel breve scambio, la coppia di studenti stabilì il loro obbiettivo, identificato in un grande negozio a più piani appartenente ad una nota catena di cui Tobi già possedeva qualche capo (della collezione sportiva, ovviamente).
    -Va bene. Mi affido a te.- Annuì con aria fin troppo solenne, dunque seguì la ragazza all'interno del negozio. E una volta varcata la soglia, si era praticamente già perso, l'unica cosa che aveva intuito grazie ai notevoli cartelli era che l'abbigliamento per uomo si trovasse al terzo piano. L'ampio negozio era dotato sia di scale che di ascensore, ed il ragazzo avrebbe tacitamente lasciato scegliere a Sumire, limitandosi a seguirla da una o dall'altra parte.





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    Sumire non si stupì che il ragazzo non conoscesse i negozi di Shibuya, lei era convinta che non conosceva davvero nessun negozio —e no, i locali sportivi non contavano come negozio per Sumire— di nessun quartiere. Se avesse lasciato la scelta a li, probabilmente sarebbero finiti in un mall, dove i prezzi sarebbero stati leggermente più alti ma lei si sarebbe sentita più a proprio agio. ‹ Immagino di sì, di certo non puoi peggiorare. › affermò con un sorrisetto e un'alzata di spalle.
    Sul fatto che l'albina potesse spendere i soldi meglio di Tobi beh, dipendeva. Sumire aveva la tendenza a spendere più del necessario, più di quanto dovesse e a volte per cose inutili che finivano dimenticate dentro l'armadio o vestiti che costavano come l'affitto di una casa e non trovava occasione per indossare. ‹ Ne sono certa. ›. Questa volta però doveva fare la persona responsabile perchè non erano i suoi soldi, ma quelli del suo amico. Si chiedeva poi da dove li avesse tirati fuori, se aveva un lavoro part-time di cui non parlava, oppure, molto più probabilmente, risparmiava da ciò che i suoi genitori gli passavano. Risparmiare era un'altra di quelle cose che l'albina non faceva, il fatto di essere parecchio viziata dai genitori per quanto riguardava i soldi e di conseguenza non averne bisogno, l'avevano resa incapace di tenersi da parte un po' di spiccioli al mese.
    Non volle chiedere, ma avrebbe tanto voluto sapere quali erano quelle "tante cose" per cui chiedere consigli a Yumeru. Ragazze? Allora avrebbe capito il motivo per cui era ancora single. Scuola? Sumire lo riteneva più bravo di lui in campo scolastico, che fossero le materie normali o quelle più pratiche. Forse si trattava di videogiochi, in quell'ambito erano entrambi bravi, molto più di lei.
    Il corvino ebbe come un momento di ripensamento, in cui sembrò voler aggiungere qualcosa, ma poi decise di tenerselo per sé, per poi tirare fuori il fatto che Fuyuko e Yumeru uscissero. Non aveva mai discusso con lui sul fatto che ora i suoi due amici stessero assieme, l'albina ancora doveva farci l'abitudine. Non aveva mai sospettato che la ragazza dai capelli turchesi avesse una cotta per il castano, eppure dopo averlo scoperto era risultato così ovvio, Fuyu era l'unica ragazza in tutto l'istituto che parlava così bene di Yumeru, doveva per forza essersi innamorata di lui. La sorpresa più grande però la ebbe da parte di Shinso, che non riteneva capace di poter amare una sola ragazza. ‹ Io spero solo che Yumeru faccia il bravo con lei... ricordo ancora la volta in cui ci siamo conosciuti, abbiamo parlato di relazioni sai? E lui mi aveva chiaramente detto di non essere tipo da rapporti seri, che voleva soltanto divertirsi. ›, le scappò un piccolo sorriso, dopotutto anche lei aveva detto qualcosa di molto simile a "non voglio un ragazzo prima di finire scuola", eppure. ‹ Eppure ora scopriamo che sta con Fuyu-chan. › concluse, scuotendo leggermente la testa, come fosse la cosa più assurda del mondo.
    ‹ Tu lo sospettavi? › gli domandò, per capire se era stata l'unica a non averne idea. Lui e Yumeru erano migliori amici e vicini di casa, forse sapeva da ancor prima che iniziassero a uscire che il castano provava qualcosa per la sua amica.
    Sumire varcò la soglia, lesse rapidamente i cartelli e poi si diresse verso l'ascensore che li avrebbe condotti al terzo piano. Era la prima volta che faceva shopping da sola con un ragazzo, ritrovandosi a scegliere lei cose volesse indossare, la sua parte da persona che amava tenere tutto sotto controllo ne era entusiasta, tutto il mondo avrebbe dovuto seguire l'esempio di Tobi, o almeno i suo amici, tipo Yumeru.
    ‹ Mi chiedevo... c'è un motivo particolare per cui hai voluto iniziare a vestirti in modo decente? › gli chiese, mentre le porte dell'ascensore di aprivano sul terzo piano del locale. ‹ Tipo... hai conosciuto una ragazza? › un sorriso malizioso illuminò il volto di Sumire. Insomma, nessuno decideva di cambiare all'improvviso senza motivo, sopratutto in un aspetto così estetico come il proprio outfit.
    Il piano era spazioso e diviso in reparti a seconda di cosa si cercava, alcuni capi di nuove collezioni erano esposti sotto ai manichini che ne indossavano una mostra, altri invece erano posati e ben piegati su bassi tavolini bianchi, mentre quelli in saldo venivano ammucchiati e appesi sugli appositi appendini. Dato che fino al momento avevano parlato di camicie, l'albina si diresse nel reparto delle magliette. ‹ Mi serve sapere la tua taglia. › affermò rivolta a Tobiko. ‹ E... va bene se non sono cose in saldo, vero? ›, la domanda era un po' imbarazzante, perchè non sapeva quale fosse il suo reale budget, non voleva metterlo a disagio comprando qualcosa di troppo costoso o che poi non poteva permettersi di prendere. Se fosse stato per lei, avrebbe pagato di tasca propria i vestiti che gli avrebbe comprato, solo per evitare domande di quel genere e potersi sentire libera di prendere quello che voleva, ma era sicura che Tobi non avrebbe mai accettato tale proposta.

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    -Poco ma sicuro.- Rispose, ridacchiando con aria colpevole quando Sumire gli disse che, negozi adatti o meno, scavare più in basso rispetto a come si conciava ora era difficile. Certo che Sumire non gliene risparmiava nemmeno una. Bene.
    La sua battuta riguardo al fatto che Fuyuko costringesse Yumeru a vestirsi bene, ebbe l'effetto desiderato di spostare la conversazione su altri lidi. Si sarebbe aspettato tuttavia che Sumire commentasse in maniera spiritosa a sua volta, approfittandone per infierire di nuovo sul look del ragazzone loro comune amico. Invece, le sue parole esprimevano quasi preoccupazione. Tobi ridacchiò quando sentì la ragazza descrivere l'argomento del suo primo incontro con Yumeru.
    -Ah, sì, ha detto qualcosa del genere anche a me. Ti risulta che abbia avuto qualche avventura di una notte?- Il ragazzo alzò le spalle. -Non l'ho mai preso troppo sul serio, francamente. Mi sembrava una cosa che diceva per essere coerente con un personaggio fico che si sforzava di interpretare. È facile dire di non volersi sistemare con nessuno, finché non incontri qualcuno che potrebbe essere quello giusto, suppongo.- La relazione fra i due non lo preoccupava tanto quanto preoccupava Sumire, in parte perché aveva fiducia che Fuyuko non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa, in parte perché era convinto delle buone intenzioni di Yumeru: tutto gli si poteva dire tranne che fosse un cattivo ragazzo, ed aveva sempre avuto un occhio di riguardo per la ragazza dai capelli turchesi. Alla domanda di Sumire sull'aspettarselo o meno, annuì brevemente.
    -Credo di essere stato il primo dei tre ad accorgermene, francamente, il che la dice lunga perché di norma sono totalmente insensibile a queste cose. Ma immagino avessero entrambi i loro problemi per la testa.- Concluse, infine, mentre i due varcavano la soglia del negozio.
    All'interno, non vi fu bisogno di chiedere nulla alla ragazza, ovviamente aveva già notato i cartelli ben prima di lui e si era fiondata verso l'ascensore, richiamandolo e varcandone la soglia. Si rivolse al ragazzo, nel frattempo, con una domanda che lo colse un po' impreparato, relativa ai motivi del suo voler cambiare look.
    -No.- Non aveva conosciuto nessuna ragazza. Ridacchiò, poi, volgendo lo sguardo alla sua compagna. -E se continuo a vestirmi a quel modo, è probabile che non la conoscerò mai.- Aggiunse, per farle capire che in un certo senso si era avvicinata alla questione. Decise di spiegarsi un po' meglio, per quanto fosse vagamente imbarazzante. -Le poche volte che mi è interessato qualcuno, non mi è mai stata data una chance di conoscerlo meglio. E sebbene sia sicuro che ci siano decine di altre spiegazioni, mi rendo altrettanto conto che non faccio letteralmente nulla per risultare interessante. Già, insomma, non ho un viso particolarmente memorabile, quantomeno dovrei lavorare su quello che posso cambiare. Almeno credo.- Scrollò le spalle, poi, mentre un soave campanellino avvisava i ragazzi che l'ascensore era arrivato al piano, e la cabina schiudeva le sue porte automatiche. -Faccio già abbastanza fatica io ad interessarmi alle persone, vorrei evitare di sabotarmi ulteriormente.- Concluse infine, varcando per primo la soglia ma fermandosi subito dopo in attesa delle direttive della ragazza.
    -Hmm l'ultima divisa mi pareva fosse un 29.5 la giacca e 25.5 i pantaloni.- Rifletté il ragazzo. Alla seconda domanda di Sumire, si avvicinò ad un manichino per scrutare il cartoncino con il prezzo di un capo non in saldo, avendo premura di cercare fra gli articoli segnati come nuova collezione supponendo costassero di più, per prepararsi al worst case scenario. La sua scelta ricadde su una giacca beije spenta, niente di ché, un bel taglio attillato ma decisamente rovinata dal colore (non che Tobi se ne rendesse conto). Lesse il cartellino e lo lasciò andare subito, esalando un impercettibile sospiro di sollievo: meno peggio di quanto credesse. -Nah, penso di potermi permettere tranquillamente qualche articolo non in saldo. Grazie.- Apprezzava la premura della ragazza e non ne condivideva l'imbarazzo: per lui era una questione molto pratica, avere o non avere i soldi per qualcosa, sebbene capisse che poteva essere un argomento spinoso, specie fra due persone di ceti sociali completamente differenti che vogliono evitare di offendersi reciprocamente. -Al massimo vedremo alla fine se c'è qualche taglio da fare, per ora non pensiamoci.- Suggerì dunque, cercando di mettere Sumire a suo agio, avendo notato che era in difficoltà a parlare di vil denaro.




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    Gli occhi azzurri della ragazza si assottigliarono fino a diventare due fessure alla domanda di Tobi. Cosa ne poteva sapere lei della vita sessuale di Yumeru? Era lui il suo migliore amico, era lui che viveva nello stesso edificio e Sumire teneva troppo alla sua sanità mentale perchè potesse domandare delle attività notturne al suo compagno di sfide; non era nemmeno qualcosa che le importasse e chiederlo avrebbe dato l'opportunità al castano di insinuare cose, più di quanto non lo facesse di solito senza alcun pretesto.
    ‹ C'è una ragione particolare per cui pensi che io sappia una cosa del genere? › gli domandò a sua volta, le sue sopracciglia erano arricciate in un espressione alquanto perplessa. ‹ Dovresti dirmelo tu. Non parlate di questo tra di voi? ›, non ce lo vedeva Tobi ad aprire una discussione del genere, d'altra parte però quando avevi Yumeru come amico era ovvio che prima o poi si parlasse di quel argomento, lei stessa aveva dovuto affrontarlo il giorno in cui si erano conosciuti al mall ed era un ricordo che non riusciva a cancellare dalla sua memoria.
    Sumire era convinta che se Shinso stava interpretando un personaggio cool si stava fondendo troppo con esso, oltre a farlo nel modo più sbagliato possibile, ma questa era il suo punto di vista, dopotutto ora stava con Fuyuko e forse lei lo considerava davvero fico. ‹ Già. › disse rapidamente al suo commento. Tobiko non poteva saperlo in alcun modo, ma quella frecciatina poteva valere per il suo amico quanto per lei, e un po' la infastidiva perchè lei non era come Yumeru e di solito se affermava qualcosa si manteneva ferma sulla sua posizione.
    ‹ Oh... io non ne avevo proprio idea. › confessò poco prima di entrare nel negozio, diversamente dal corvino lei non era sorpresa che fosse stato il primo a capirlo, aveva più o meno inquadrato Tobi e sapeva che era bravo ad analizzare le persone perciò le risultava naturale credere che lo avesse scoperto ancor prima dei due interessati.
    Le porte automatiche dell'ascensore si chiuse davanti a loro, gli unici due nella piccola cabina che saliva verso il terzo piano. Il suo sguardo era rivolto al corvino e lei rideva della sua autoironia, perchè probabilmente se non lo avesse fatto lui stesso, sarebbe stata lei a dirglielo: non avrebbe trovato una ragazza conciato così ed era un bene che se ne fosse reso conto in tempo.
    Rimase invece un po' spiazzata quando approfondì la questione e si ritrovò senza sapere cosa dire, lei non era un granché a dare consigli d'amore, perchè non era la persona più romantica del mondo e le sue esperienze erano davvero limitate. ‹ Se ce l'ha fatta Yumeru, non vedo come non ce la possa fare tu, comunque. › cercò in qualche modo di consolarlo, parlando male del loro amico in comune ovviamente.
    Come Tobi anche lei difficilmente si interessava alle persone e proprio per questo era stupita del fatto che a lui importasse apparire più "attraente", pensava che trovare una ragazza o conoscere persone non fosse tra le sue priorità, ma che fosse più una cosa che se gli succedeva andava bene, altrimenti non ne dava troppo peso. ‹ Devo proprio chiedertelo. Ti piaceva Akane-san? ›, già che ne stavano parlando, ne approfittò per togliersi un suo vecchio dubbio rimasto irrisolto. Akane era una loro vecchia compagna, andata via soltanto alcuni mesi dopo dalla scuola, era stata la prima con cui aveva stretto amicizia e secondo i suoi sospetti era uscita con il corvino.
    Una volta arrivati al piano dedicato all'abbigliamento maschile e detta la sua taglia, il ragazzo si diresse verso i manichini della nuova collezione, posando gli occhi su una giacca dal bel taglio ma dal colore poco azzeccato, per assicurarsi di potersi permettere l'abbigliamento un po' più costoso. ‹ Perfetto. › disse, volenterosa di cambiare argomento ora che sapeva di poter prendere più o meno tutto in quel negozio.
    Lo raggiunse e lo indirizzò, con una mano sulla schiena, verso le camicie dove aveva pianificato di sarebbero fermati già dal principio, così che si allontanasse da quella brutta giacca. ‹ Hai un problema con i colori Tobi. › lo informò, fermandosi nel reparto delle magliette, osservando le varie camicie esposte.
    ‹ Okay... cerca di evitare le camicie a maniche corte con troppi colori, fa troppo Yumeru. Anche d'estate le camicie devono essere a maniche lunghe e non troppo eccentriche, preferibilmente in lino così non soffri troppo il caldo. › e fu così che, dopo cinque minuti, Tobi si ritrovò con quattro camicie della sua taglia da dover provare. La prima, la più semplice, era bianca come quella della scuola, soltanto che almeno quella non portava le spalline verdi. Un'altra era nera, liscia, sempre dello stesso modello, la terza invece era d'un colore più ricercato, blu acciaio un po' spento, con bottoni bianchi e la tela un po' più ruvida rispetto alle due precedenti. L'ultima anch'essa bianca, attraversata da linee verticali, aveva un tessuto molto leggero e non era troppo attillata come le precedenti. ‹ Provale. ›

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    Sumire ci tenne a specificare che di certo non parlava con Yumeru di quel tipo di cose, non che Tobi avesse il minimo dubbio al riguardo. -Ah, ma no, era una domanda retorica.- Rispose, confuso ma senza darci troppo peso. -Intendevo proprio che non mi risulta.- Ebbe un brivido salirgli lungo la schiena, però, a quel punto. -... Però se devo essere sincero, cerco di parlare di queste cose il meno possibile. Non mi imbarazza parlarne, ma mi imbarazza parlarne con Yumeru. S-senza offesa, è semplicemente...- Sospirò. -Esagerato. Comunque.- Sumire liquidò in maniera piuttosto sbrigativa il resto delle sue considerazioni, cosa che lasciò il ragazzo un po' perplesso, specie visto che era stata lei ad iniziare il discorso augurandosi che Yumeru trattasse bene Fuyuko, e lui le aveva solamente espresso le sue ragioni per pensare che avrebbe fatto il bravo e che non fosse così irrecuperabile come si ostinava a voler apparire. Forse non era convinta di quanto pronunciato dal nostro? Forse la sua era una preoccupazione di circostanza e in realtà non le interessava minimamente delle sorti di Fuyuko? Mah. I suoi imperscrutabili occhi di ghiaccio non comunicavano nulla al ragazzo, quella era una di quelle interazioni che gli facevano mettere in dubbio quanta confidenza avesse in realtà con quell'entità eterea nota ai mortali con il nome di Sumire Murakami. Le sue ultime parole in merito alla faccenda furono che lei non ne aveva idea e non se ne era minimamente accorta. Il ragazzo, non volendo costringerla a parlare di qualcosa che magari interessava solo a lui, sì limitò a mugolare leggermente in risposta.
    -Hm-hm.- Scrollò dunque le spalle, come per dirle che non sapeva cosa aveva portato lui ad accorgersene e lei no.
    Ridacchiò spontaneamente quando, in ascensore, la ragazza ne approfittò per infierire su Yumeru, ma la prese per una frecciatina fine a sé stessa, non capì minimamente che lei stava cercando di tirarlo su, semplicemente perché non era giù. Diversamente da quanto credeva Sumire, non era triste o affranto dal non trovare una dolce metà, non aveva fretta ed era convinto che il suo senso di solitudine si potesse appianare anche in maniera diversa. L'unica cosa che lo spingeva a volersi reinventare era nel caso avesse conosciuto qualcuno, e quel qualcuno gli fosse sembrato interessante, quantomeno voleva sembrare a sua volta interessante ed avere la possibilità di avvicinarsi. In parole povere, era l'ennesimo atto di pianificazione preventiva che Tobi imponeva alla propria vita, una strategia, un voler imporre un metodo studiato anche a questo aspetto.
    La domanda di Sumire lo colse un po' in contropiede. Dapprima ne fu leggermente imbarazzato, ma la sensazione sfumò dopo appena qualche istante e decise di essere sincero con l'albina. Si grattò istintivamente la nuca, ridacchiando sotto voce.
    -Mah.- Rispose. -Diciamo che mi sarebbe piaciuto avere la chance di scoprirlo. Mi interessava.- Concluse, ricollegandosi a quanto detto prima. -La conoscevo troppo poco per saperti dire se mi piaceva o no.-
    Di lì a poco, i due entrarono nel vivo della spedizione. Fatte un paio di domande di rito relative a budget e taglia, Sumire lo spinse letteralmente via da quella brutta giacca con cui si stava intrattenendo, asserendo che aveva un problema con i colori.
    -Ah, ma no, stavo solo...- Stavi solo cosa, Tobi? Magari in quello specifico caso era innocente, quella giacca di sicuro non la voleva, ma il fatto che avesse un problema con i colori era una certezza, e la ragazza gli aveva già fatto ben presente per filo e per segno cosa non andava bene nel suo outfit. Dunque inghiottì il boccone amaro e decise di tenersi il rimprovero, lasciandosi condurre dalla ragazza, determinato a capirne di più.
    Niente camicie a maniche corte colorate. Anzi, niente camicie a maniche corte in generale e niente camicie esuberanti in generale. D'estate, preferibilmente lino. Non era difficile, ce la poteva fare. Forza, Tobi.
    -Affermativo.- Rispose, serio, scattando sull'attenti. Raccolse le camicie che Sumire gli porgeva e si guardò intorno in cerca dei camerini, che trovò a una decina di metri di distanza. Supponendo che la ragazza lo seguisse, glieli indicò brevemente con il dito indice e si avviò. Appese le camicie ad un gancio all'interno di uno stanzino libero ed iniziò a togliersi la propria, chiudendo di tre quarti circa la tenda. Beh, lo aveva fatto prevalentemente per non infastidire le altre persone, in fondo era abbastanza sicuro Sumire lo avesse già visto a torso nudo visti i continui allenamenti a cui la Yuuei li sottoponeva, che con quel clima diventavano quasi insostenibili. E poi era quasi sicuro che almeno una volta o due la sua tuta da ginnastica fosse stata bruciata o strappata in un qualche combattimento. Insomma, aveva lasciato quel piccolo spiraglio nel caso la ragazza avesse voluto continuare la conversazione in qualche modo, o semplicemente se avesse voluto vedere come gli stavano le camicie senza farlo ogni volta uscire in corridoio.
    Le aveva appese nell'ordine in cui Sumire gliele aveva date, dunque ora si ritrovava come prima quella bianca a righe verticali dal tessuto leggero. La indossò e la abbottonò fino al penultimo bottone. La taglia, al collo e ai polsi, era corretta, ma il capo vestiva abbastanza largo e non si poteva dire che mettesse in risalto il fisico del ragazzo, sebbene avesse sicuramente altri pregi che avevano portato Sumire a fargliela provare. Il ragazzo si sarebbe dunque fatto vedere dalla ragazza (uscendo, se lei non si fosse avvicinata, altrimenti semplicemente ruotando davanti allo specchio) ed avrebbe atteso il suo verdetto.
    Dunque sarebbe passato a quella blu acciaio: indossandola, si rese conto che la tela era più pesante e ruvida della camicia precedente, sebbene non fosse di particolare disturbo. La abbottonò allo stesso modo della precedente (a meno che la ragazza non gli avesse dato disposizioni diverse) e si fece nuovamente scrutare dai glaciali occhi azzurri che lo accompagnavano. Era più attillata di quella che aveva appena provato, ricalcava in parte la silhouette allenata del ragazzo, ma a parte quello ed il colore particolare non risaltava particolarmente.
    Infine, Tobi provò le ultime due camicie, gli eterni classici nero e bianco. Il taglio era identico, ma per ovvi motivi quella nera sembrava sfinarlo ulteriormente. A Tobi piaceva il nero, non ci si poteva mai sbagliare vestendosi di nero, e in qualche modo lo vedeva un colore particolarmente adatto a vestirlo. Chissà se Sumire l'avrebbe pensata allo stesso modo? Per ora quella nera era sicuramente la sua preferita del mucchio, per quanto fosse basic. Si guardò tuttavia dal dirlo, quel giorno non spettava a lui decidere quali vestiti erano belli e quali no, avrebbe accettato l'opinione di Sumire anche se lo avesse fatto vestire interamente di fuchsia.









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    Sumire non si domandava spesso, anzi non era una cosa le importasse, della vita amorosa o delle avventure di Yumeru. Ma ora che ne stavano parlando, si chiese se fosse davvero mai uscito con qualcuno prima di incontrare Fuyuko e se quelle ragazze assomigliassero caratterialmente a quella dai capelli turchini, perchè nella testa di Sumire solo altre Fuyuko avrebbero potuto essere attratte da lui, oppure qualche ragazza particolarmente disperata. E il fatto che nemmeno Tobi sapesse nulla di queste sue spasimanti da una notte la faceva insospettire.
    Lei capiva perfettamente il sentimento di Tobi, chiunque sarebbe stato imbarazzato al parlare di quelle cose con Yumeru, anche se con Sumire si estendeva con le persone in generale, non amava parlarne e basta, perchè era un po' imbarazzante, non trovava adatti certi argomenti per una signorina, e doveva esserci un certo elevato livello di confidenza tra lei e l'altra persona perchè toccasse quegli argomenti. Livelli che non avevano nè Tobi, nè mai avrebbe avuto Yumeru. Quello che invece non capì era a cosa si riferisse con "esagerato", ma invece di chiedere si limitò ad annuire e chiudere l'argomento, in modo da non mettersi a disagio da sola.
    Un sorriso saccente attraversò le labbra della ragazza dalle pelle pallida alla risposta di Tobi. Lo sapeva. Sapeva che gli interessava Akane, il che era strano dato che se ne era accorta così in fretta nonostante ai tempi li conoscesse davvero poco, mentre con i suoi stessi amici non aveva sospettato niente. ‹ Peccato se ne sia andata. Avreste fatto una bella coppia. ›, non lo pensava davvero, e la risposta era stata posta un po' a mo' di presa in giro, non lo avrebbe saputo garantirlo come invece aveva fatto. Però sicuramente a Tobi avrebbe fatto bene una ragazza estroversa e esuberante come Akane, che alla fine aveva sostituito col suo estroverso e esuberante migliore amico.
    Una volta consegnate le quattro camicie che aveva scelto, i due si erano diretti verso i camerini al fondo del piano. Sumire nella sua testa provava ad immaginarsi un paio di outfit che Tobi avrebbe potuto indossare, in modo da potersi guidare e comprare quello che gli serviva per comporli, non avrebbe sempre fatto shopping con lui, quindi preferiva un po' insegnarle come combinare i vari capi e quali colori stessero bene assieme in modo che la prossima volta, quando avrebbe fatto spese per conto proprio, avrebbe saputo che cosa prendere e non sarebbe mai più tornato alle tute da ginnastica e le camicie della scuola.
    La tenda nera del camerino era stata lasciata semiaperta in modo che Sumire potesse vedere come gli stavano le camicie senza costringerlo ad uscire ogni volta, o almeno così lei lo interpretò. L'albina infatti si appoggiò al muro del camerino nello spazio scoperto dalla tenda, intuendo che non gli avrebbe dato fastidio, non essendo quella nemmeno la prima volta che l'osservava a torso nudo. Ora che ci pensava aveva visto un numero incredibilmente alto di ragazzi a petto nudo a scuola, spesso ben allenati, probabilmente uno dei vantaggi di studiare alla UA.
    ‹ Quindi che cosa stai facendo in queste vacanze primaverili? ›, Sumire di solito spariva durante le vacanze, era possibile che i suoi stessi amici non la vedessero per tutto un mese e lei non desse troppe notizie di sé. A Tokyo si trattava più del fatto che quando poteva ritornava alle comodità della sua casa a Kyoto e quindi non fosse disponibile, altre volte invece era perchè andava all'estero per un paio di settimane con la madre, quell'anno però aveva deciso di rimanere a Kyoto per primavera e concentrarsi sui suoi studi, anche se alla fine stava facendo tutt'altro.
    La prima camicia le stava leggermente larga, ma era una cosa che l'albina aveva previsto. ‹ Mettila un po' dentro i pantaloni, non in modo troppo ordinato, devi lasciare che... il tessuto cada un po'. Le camicie così larghe vanno sempre messe con pantaloni attillati, tipo il jeans che hai addosso ora potrebbero andare bene, anche se sarebbe preferibile in nero. › gli spiegò con una certa pazienza, e sorpresa di se stessa nello scoprire che sapeva davvero così tanto, forse perchè non aveva mai avuto modo di dare la sua preziosa opinione sulla moda maschile a nessuno.
    Passò alla seconda camicia, quella blu metallo. ‹ Per quella forse dovresti prendere una taglia in più, ha molto più senso indossarla aperta con una maglietta sotto. › fu il suo commento, allungando la mano perchè gliela restituisse.
    Le ultime due camicie in ogni caso furono quelle che meglio gli stavano, sopratutto quella nera. Sumire vedeva in giro poca gente che vestiva camicie nere, attenendosi al classico bianco, quando la prima era indiscutibilmente più carina e vestiva meglio. ‹ Okay, prenderemo la prima, quella bianca e quella nera. › e detto ciò la ragazza andò a posare la camicia blu al proprio posto, lasciando che Tobi si cambiasse di nuovo con calma, aspettandolo fuori dal camerino.
    Una volta che uscito, Sumire lo avrebbe condotto al reparto delle magliette: ‹ Questa volta scegli tu, voglio vedere che cosa prenderesti. ›

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    -Pfft.- Sminuì, con un risolino, quando Sumire gli disse che avrebbe fatto una bella coppia con la ragazza dalla pelle scarlatta. -Come no.- Fece, incrociando le braccia e scuotendo il capo con aria un po' rassegnata, ma su cui prevaleva ancora l'ombra del sorrisetto divertito di poco prima. Lui ed Akane non avrebbero fatto una bella coppia, sarebbe stata una di quelle coppie che i passanti si fermano a guardare solo perché lei è chiaramente fuori dalla portata del suo uomo, una di quelle in cui pensi che quel nanetto bastardo deve per forza avere i soldi che gli escono da ogni orifizio per stare con una come quella - e comunque sarà pieno di corna e insomma, tutti i malevoli luoghi comuni del caso, senza volerli elencare uno a uno.
    -... Però peccato che se ne sia andata, già.- Ad essere sinceri, gli capitava molto poco di pensare ad Akane, ormai: pronunciando quell'ultima frase con aria un po' malinconica e lo sguardo basso, era stata un'altra persona a venirgli in mente. Non sapeva davvero se se n'era andata, se le era successo qualcos'altro o se semplicemente si era barricata in casa senza voler vedere nessuno. Però, in un certo senso, se n'era comunque andata: magari non dal suo appartamento, magari non da Tokyo, ma dalla sua vita pareva proprio di sì. Non sapeva bene come la cosa lo facesse sentire, ma non era certamente sollievo ciò che provava.
    Mentre provava le camicie, Sumire si affacciò al suo camerino per tenerlo d'occhio. C'era forse un modo sbagliato di mettersi le camicie? Mah, per ora non sembrava avere alcun rimprovero da fare al ragazzo, dunque questi proseguì indisturbato. La domanda che uscì poco dopo dalle labbra della ragazza, in realtà, gli fece realizzare che forse voleva solo proseguire la conversazione. In fin dei conti, sebbene per Tobi si trattasse di un'uscita molto pratica, facendo un passo indietro erano comunque due amici che andavano a spasso, forse era fin troppo concentrato nel suo obbiettivo. Doveva rilassarsi un po'.
    Cosa faceva durante le vacanze primaverili? Mah, giocare ai videogiochi, rilassarsi, picchiare sua madre, cose così.
    -Ah. Niente di che. Ho passato un paio di giorni da mia madre.- Fece, vago. -Ma mi annoiavo, e sono tornato in città.- Fece, con aria decisamente più colpevole di quanto non volesse lasciar trapelare, ben cosciente di essere letteralmente scappato. Era ritornato lì solamente il pomeriggio successivo, sicuro che la madre fosse al lavoro, ed aveva riparato e rinforzato ulteriormente il kotatsu. Si sentiva un verme per ciò che aveva fatto, ma una parte di lui era ancora furibonda e frustrata dal fatto che nonostante tutto ciò che aveva rinfacciato a sua madre era anche portato a sentirsi in colpa, in qualche modo. Era ancora convinto di ciò che le aveva urlato contro quella sera, era colpa sua se era un inetto succube della società e totalmente incapace di esprimere le proprie emozioni, sebbene si sforzasse di non pensarci. Perché doveva essere così difficile avere una conversazione a cuore aperto con quella donna? Il solo pensiero gli fece serrare il pugno sulla camicia che stava indossando, ma si costrinse a lasciarlo andare perché voleva assolutamente evitare scenate o situazioni imbarazzanti. Si sforzò di sorridere verso Sumire con aria innocente, nel ricambiarle la domanda.
    -Tu, invece? A parte dare lezioni di moda, chiaro.- Come a volerlo confermare, poco dopo la ragazza gli dette delle indicazioni piuttosto precise su come indossare quella prima camicia così larga. Infilarla in maniera disordinata nei pantaloni. Sarebbe riuscito a fare un lavoro volutamente approssimativo, con il suo Quirk? Forse doveva sforzarsi anche di più e combattere contro l'istinto di infilarla in maniera impeccabile? In realtà, fu sorprendentemente semplice, gli bastò infilarla per bene e poi strattonarla in maniera più o meno casuale per tirarla fuori. Alla fine, una delle due estremità lungo le quali vi era la fila di bottoni ricadde verso il basso, mentre l'altra rimase infilata nei jeans, e l'effetto era... come se l'avesse indossata in maniera classica e ci avesse passato una notte a letto.
    -T-tipo così?- Fece, incerto.
    La camicia blu venne requisita, dopo alcune specifiche di cui Tobi prese mentalmente nota, e Sumire gli informò che le altre tre sarebbero finite nel carrello, adesso era il momento di andare avanti, e la ragazza decise di sottoporlo ad una prova piuttosto ostica: scegliere una maglietta.
    -Un compito a sorpresa? Mi sa che questa volta non sono molto preparato.- Fece, con finta aria colpevole, avviandosi però senza protestare verso la prima fila di t-shirt che gli capitò a tiro, meno di dieci metri più avanti sulla sua sinistra, appese ad una lunga asta di metallo. -Suppongo che quelle a tinta unita siano escluse a priori.- Borbottò poi, a mezza voce, sottolineando come anche quel giorno stesse sfoggiando una delle sue anonime t-shirt monocromatiche. Il ragazzo iniziò a scostare magliette su magliette, osservandole con attenzione ma... inutile mentire, gli sembravano un po' tutte uguali. Stampe esotiche, stampe astratte, stampe floreali, svariati tipi di pattern... alla fine, non gli sembrava ce ne fosse una più bella o più brutta, erano tutte più o meno simili. L'unico metro che aveva per decidere più o meno quanto gli piacesse una maglietta era il suo colore, e dunque decise di scegliere in questo modo. Andò sui colori che gli piacevano di più, cercando di evitare il nero per non essere ripetitivo: dunque ispezionò tutte le magliette blu e grigie che trovò. Nel giro di cinque minuti ne scelse un paio, dunque si voltò verso Sumire e gliele mostrò con aria molto dubbiosa. Quella blu era, purtroppo, abbastanza pacchiana: il blu era decisamente troppo vivace, al centro della maglia vi era una fantasia astratta di oggetti casuali in stile cartoon che si intrecciavano l'uno all'altro, in sfumature di grigio. Quella grigia, oltre ad avere un taglio più carino, recava la stampa di una carpa arancione e, dietro di essa, delle onde raffigurate nello stile classico dei dipinti giapponesi d'epoca. Le stampe erano delimitate da un sottile quadrato rosso scuro e, sotto di esso, vi era il nome del brand scritto in kanji, di un rosso leggermente più acceso.



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    Il sopracciglio chiaro di Sumire si inarcò al sentire il tono quasi malinconico della sua affermazione. ‹ Già... peccato. ›. Quando lei aveva scoperto che la sua amica dalla pelle rossa aveva lasciato la scuola se ne era un po' dispiaciuta, ma la cosa era finita lì e gli unici momenti in cui ripensava a lei erano sempre collegati al fatto che pensava piacesse a Tobi. In fondo avevano trascorso soltanto alcuni mesi di scuola assieme e Sumire presto aveva avuto modo di dimenticarla grazie alla sua rivalità con il tatuato dai capelli castani. Forse a Tobi dispiaceva davvero non aver avuto la possibilità di conoscerla meglio, o forse non si stava nemmeno riferendo ad Akane.
    Mentre, nel camerino, continuava a provarsi le varie camicie, il ragazzo le raccontò brevemente quello che stava facendo durante le vacanze primaverili, facendole rendere conto quanto poco lo conoscesse. Sumire non era un' impicciona, con le persone che non le interessavano o conosceva poco faceva pochissime domande ed amava piuttosto parlare di lei, ma Tobi era un suo amico e non poteva non sapere nemmeno dove abitasse realmente o se avesse sorelle o fratelli e quel genere di cose. Sapeva a malapena della morte di suo padre perchè ne aveva parlato una volta quando erano presenti anche Yumeru e Fuyuko, il che per lei era un sollievo perchè non sapeva mai come trattare argomenti così delicati tutta da sola, non trovava mai le parole adatte e finiva per cambiare argomento imbarazzata. ‹ Abita molto lontano da qui, tua madre? ›. Aveva notato quello strano sguardo nel suo viso quando aveva parlato della cosa, ma non seppe come interpretarlo, pensando semplicemente che si sentisse dispiaciuto per aver abbandonato casa prima perchè si annoiava.
    A differenza di Tobi, Sumire a casa non si annoiava mai perchè c'erano un sacco di cose che poteva fare, dal passare tutta la giornata immersa nel jacuzzi, occuparsi del giardino pensile, visitare Kyoto oppure andare nella sua altra casa di campagna a trovare il suo cavallo —cosa che alla fine non aveva fatto perchè aveva preferito tornarsene a Tokyo il prima possibile—. ‹ Anche io sono tornata a casa per una settimana... › Tobi avrebbe sicuramente riconosciuto quello strano sguardo che dipingeva il suo volto, lo stesso che poco prima era stampato nel suo. Lei però non era scappata come il suo amico aveva fatto, l'albina anche dopo quel breve litigio era rimasta tutta la settimana a Kyoto, —sopratutto perchè non aveva voglia di chiedere ai suoi di cambiare il volo di ritorno— ma la sua permanenza era stato tutt'altro che divertente. Aveva come la sensazione che per tutta la settimana avessero cercato di evitarla come se avesse la peste, per il padre era facile dato che stava quasi tutto il tempo, con la madre invece aveva tentato di parlare del fratello, ma lei prontamente cambiava argomento e si chiudeva nel suo studio per ore. Alla fine era più sola a casa di quanto non lo fosse a Tokyo. ‹ ...ma è stato diverso da quello che mi aspettavo-... mi sono annoiata anche io. › aggiunse, con lo sguardo che si spostava alle scarpe marroni di Tobi. ‹ E da quando sono tornata ammetto di non aver toccato nemmeno un libro, né fatto troppo esercizio... forse sono ingrassata un po'? › ridacchiò, provando a spostare l'argomento in qualcos'altro, come la scuola o il suo peso —che controllava tutte le mattine e quindi era sicura non fosse aumentato—.
    Di solito erano le amiche dell'albina a tenere i vestiti per lei, facendole qualche suggerimento su quello che avrebbe acquistato, inutilmente, perchè Sumire non si fidava dei gusti delle sue amiche quanto lo faceva dei propri. Ora invece era lei quella a tenere i vestiti a Tobi e dover suggerire cosa prendere, anche se in questo caso ciò che diceva lei valeva davvero qualcosa e i suoi più che suggerimenti erano veri e propri ordini.
    Se il ragazzo dai capelli corvini avesse avuto il suo stesso capitale, Sumire lo avrebbe portato in negozi di marche riconosciute perchè, sopratutto per le t-shirts, era più facile trovarne di carine e non troppo pacchiane, e con una maglietta di marca non si sbagliava mai, in quel caso sarebbe bastato semplicemente il nome del marchio stampato sul petto per rendere carina. Forse poteva regalargliene comunque una?
    Sumire lo osservò attentamente mente sceglieva le magliette, corrucciandosi un po' quando gliele mostrò. Quella blu era inaccettabile, il solo colore così acceso ed elettrico le faceva male alle retine. ‹ Se devi prendere magliette dai colori così sgargianti devono essere monocromatiche o con qualche scritta piccola, perchè già il colore attira abbastanza l'attenzione. Per il momento però eviterei questo genere di palette perchè faresti fatica a combinarle con tutto il resto. › consigliò, sfilandogli dalle mani l'appendiabiti della maglia, posandolo di nuovo al suo posto, mettendosi a cercare lei qualcosa di più adatto. ‹ Quella grigia è già molto più carina perchè l'attenzione è sul disegno e non sul colore... però eviterei le tonalità grigie per le magliette. › continuò, lasciando però che fosse lui a decidere se prenderla comunque o meno.
    Tirò fuori anche lei due magliette, entrambe a mezza manica, la prima bordeaux, aveva sul petto, a sinistra, una scritta nera in kanji —che Sumire non si prese la briga di leggere perchè non aveva importanza— sotto il logo un po' astratto. La seconda invece era una semplice t-shirt bianca con il logo dei Rolling Stones. ‹ Okay, non importa se queste ti stanno un po' larghe, si usa così. E le stampe un po' più stravaganti vanno bene sulle magliette, ma meglio se bianche e solo sulle magliette estive. › disse mentre gli mostrava le due t-shirts.
    ‹ Andiamo a vedere i jeans? ›

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    Narrato. ; "Pensato." ; -Parlato Tobi.- ; -Parlato altri- ;
    Sumire sembrò accorgersi del suo tono vagamente malinconico, ma sebbene forse avesse voluto dire qualcosa, l'aveva presa molto alla lontana, iniziando con il chiedergli se sua madre abitasse molto lontano.
    -Ah, non proprio, tecnicamente è ancora parte della Prefettura, però molto in periferia. Diciamo un paio d'ore dal centro. Dubito ne avrai sentito parlare, è una località di nome Hinode.- Sminuì, rispondendo alla curiosità della ragazza. Anche lei, apparentemente, era stata dai suoi, ed aveva esordito il suo racconto con la medesima espressione con cui lo aveva fatto Tobi, un volto che si stava impegnando per non lasciar trasparire malinconia ma che a malapena riusciva a contenerla. Il ragazzo non riuscì ad evitare di osservarla, sorpreso: era la seconda volta che intravedeva quel qualcosa dietro il muro di perfezione che aveva eretto. L'entità eterea di Sumire Murakami si faceva più tangibile per qualche istante, come un angelo che atterrava per riposare le ali dopo settimane di volo ininterrotto ed esponeva la fragilità delle sue ossute scapole ad un avventuriero di passaggio. Quella prima volta in cui era successo, l'ultima lezione del loro ex-professore Okada, Tobi aveva semplicemente ignorato la questione, non era affar suo e non voleva essere inopportuno, ma ora una pulsione diversa si era impadronita di lui. Il contatto umano era ciò che più desiderava al mondo, ed il fatto che Sumire lasciasse intravedere le sue vulnerabilità, anche in maniera così vaga e fugace, non faceva altro che far desiderare al ragazzo di stringere un legame anche con lei, forte e vero come quello che aveva con Yumeru e Fuyuko. D'altro canto, non sapeva bene come fare, poiché Sumire non gli aveva dato il minimo appiglio oltre a quello sguardo (che però non poteva certo fungere da pretesto). L'unica cosa di vagamente ambigua che gli aveva dato su cui lavorare era il fatto che l'incontro con la sua famiglia si fosse rivelato ben diverso da come se l'era immaginato, frase tuttavia seguita da un'anticlimatica dichiarazione di quanto si fosse annoiata di conseguenza. Il fatto che avesse usato proprio la stessa espressione che aveva usato lui, annoiarsi, quando di noia non si trattava affatto lo aveva particolarmente colpito: il ragazzo seppe che, in qualche modo, erano vicini, stavano attraversando delle situazioni simili e le loro sofferenze erano affini. Desiderò farle sapere, in qualche modo, che la capiva, e che se aveva bisogno di qualcosa poteva contare su di lui, l'avrebbe sempre capita.
    -È... strano. Con i genitori, intendo. Quando ero più piccolo, erano tutto il mio mondo, ma più cresco e più mi rendo conto di cose che non mi piacciono o con cui non sono d'accordo. Non so... se capisci cosa intendo.- Esordì, tentennante e incerto, conscio di camminare su un campo minato e deciso a non innescare nessuna esplosione. -Meno tempo passo con mia madre, più diventa difficile poi tornare a conviverci. Forse... forse dovrei stare qui e basta.- Ammise infine, più tranquillo e rassegnato, seppur con aria mesta, deciso a non proseguire ulteriormente l'argomento da solo per non far calare un velo di imbarazzata tristezza in quell'uscita che sarebbe dovuta essere di svago. Se Sumire non voleva parlarne, non l'avrebbe certo forzata: lo scopo era ovviamente cercare di farla simpatizzare ed aprire a sua volta, ma il ragazzo era stato ben attento a porla come una confessione personale, in modo che Sumire avesse sempre la scelta se intervenire o no. Più di tutto, il ragazzo si augurava che, anche se non fosse intervenuta attivamente, avesse capito che più o meno sapeva cosa stava passando e le era vicino.
    -... E comunque, al massimo mi eri sembrata più alta, sicuramente non più grassa.- Così dicendo indicò con un cenno del capo i sandali con tacco che la compagna indossava. -E nemmeno io ho ancora sfiorato un libro. Che ansia, a malapena li ho posati. Penso che anche gli studenti più diligenti come noi abbiano diritto ad un po' di svago.- Aggiunse, con un sorrisetto beffardo. Aveva commentato come ultima cosa quelle stupidaggini volutamente, per offrire a Sumire un appiglio per districarsi da una conversazione complicata qualora non se la fosse sentita di dire nulla.

    La sua scelta di magliette si rivelò piuttosto disastrosa: quella blu gli fu letteralmente sfilata dalle mani, mentre quella grigia, per quanto bollata come decente, aveva comunque un ovvio difetto nel suo colore grigio - poco adatto a duna maglietta, a dire dell'albina. Il fatto che non gliel'avesse forzosamente sottratta sembrava lasciar intendere che la ragazza si rimettesse al giudizio di Tobi per l'eventuale acquisto, ma lui, almeno per quel giorno, aveva intenzione di seguire alla lettera tutte le indicazioni dell'albina e comprare solo ciò che lei gli indicava espressamente. Chissà, forse un giorno, quando avesse acquisito più confidenza con il doloroso e complesso atto di fare shopping, sarebbe tornato a comprarla con in mente un abbinamento ben preciso, ma per ora la carpa arancione sarebbe rimasta lì dov'era.
    -Ricevuto. Prendo atto.- Afferrò le due magliette che Sumire gli porgeva, sorprendendosi di quanto fossero... beh, semplici. Una con la stampa di una bocca dalle labbra carnose che faceva una linguaccia, celebre logo di quella band che Tobi aveva sulla punta della lingua ma non riusciva a ricordare come si chiamasse; l'altra era semplicemente bordeaux con il nome della compagnia in kanji in corrispondenza del cuore di chi la indossava. Osservando soprattutto la seconda, il ragazzo si stupì di quanto... elegante potesse sembrargli, considerato che era solo una tinta unita con logo. Eppure il colore, lo scollo a V, la vaga texture lucidiccia del tessuto in controluce e la presenza de logo facevano il loro lavoro: forse era solo suggestione perché gli era stata messa in mano da nientepopodimeno che Sumire Murakami, ma in quel momento gli sembrò seriamente di avere fra le mani un capo con cui fare bella figura.
    -Stampe su bianco e solo su magliette estive. Capito.- Tentennò, alla successiva proposta della ragazza. -Ah... I jeans, certo. Parlavi di jeans attillati e neri prima... giusto?- In effetti, jeans neri e maglietta bordeaux avrebbero fatto una gran figura. Un ragionamento quasi logico lo portò ad immaginarsi come tocco finale delle abbaglianti scarpe sportive bianche come coronazione dell'outfit e... un momento, come gli era venuta? Era stata solo un'intuizione o aveva in qualche modo decifrato un qualche meccanismo logico, seppur ragionevolmente gli sfuggisse? Non disse nulla, tuttavia, ancora molto dubbioso: se poi la compagna gli avesse suggerito delle scarpe bianche, forse avrebbe valutato se dire qualcosa.
    Camminando di pari passo, i due giovani sarebbero infine giunti nel reparto jeans e Tobi avrebbe iniziato a scrutare gli scaffali in cerca di un paio di jeans neri (o qualunque altra cosa gli fosse stata ordinata). Vedendone un sacco di strappati, gli sorse spontanea la domanda.
    -Uhm... Strappi sui jeans, sì o no?-








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    Decisamente Sumire non conosceva la cittadina di cui Tobi stava parlando, ma aveva immaginato che vivendo in un appartamento da solo, la sua famiglia non vivesse proprio nel centro di Tokyo. ‹ Hai fratelli, Tobi-san? › cercò di farla sembrare come una domanda naturale, anche se sembrava essere stata posta a caso, e da quel che poteva sapere Tobiko probabilmente lo era, ma come si era prefissata poco prima, stava cercando di conoscere un po' meglio il ragazzo e non sapeva come altro fare se non porgendogli domande dirette.
    Sumire tendeva ad ignorare le emozioni altrui quando non erano palesi, o almeno, faceva molto più fatica a comprenderle, e capì, da come le stava parlando e da quello che le stava dicendo, che Tobi non doveva avere quella difficoltà. L'albina, di solito così brava a nascondere quello che provava dietro il muro di ghiaccio in cui si era barricata, non riusciva a credere che lui avesse davvero intuito ci fosse qualcosa che non andava. Ma allora perchè le stava dicendo quelle cose così all'improvviso? Forse, come al solito, stava ragionando in modo troppo egocentrico e non si stava parlando di lei, forse Tobi stava soltanto parlando di se stesso e aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Lo sguardo che poco prima aveva assunto il suo viso, ora mente parlava, le sembrava molto più chiaro. La ragazza dai capelli bianchi si ritrovò ad annuire, che Tobi stesse solo parlando di sé o che avesse capito qualcosa su Sumire non importava, perchè capì di concordare con quello che stava dicendo.
    "Forse dovrei stare qui e basta."
    Quel pensiero, senza neanche rendersene conto, aveva attraversato la sua mente. Perché avrebbe dovuto tornare in quella casa che le portava soltanto ricordi spiacevoli, quando la sua vita a Tokyo era molto meglio? Aveva degli amici, aveva la scuola, un appartamento, ed aveva perfino un ragazzo. Era così felice, e se ne era resa conto soltanto tornando a Kyoto, dove tutta quella felicità le era stata tolta e trasformata in malinconia di vecchi ricordi, e insoddisfazione.
    I suoi occhi cerulei ora fissavano la propria immagine allo specchio davanti a Tobi, assorta e persa in se stessa. ‹ Sì, lo capisco... quando ero piccola i miei genitori erano quasi i miei idoli. Pensavo che tutto quello che mi dicevano era la verità assoluta, che loro erano perfetti e non potevano sbagliare. Eppure... ci sono così tante cose che non mi piacciono... ma sono davvero loro nel torto? Vogliono solo il meglio per me, per la famiglia, sono io quella che sbaglia? › per una volta si permise di parlare liberamente. Non avrebbe saputo dire perchè, ma se ci fosse stata qualunque altra persona al posto di Tobi non si sarebbe mai aperta in quel modo. Forse era perchè aveva compiuto lui il primo passo, perchè avesse esposto pensieri a lei affini, o più semplicemente perchè si fidava di lui. Non importava che non fossero vicini come lui e Yumeru, o come lei e Shinso, Tobi aveva quell'aria da persona saggia ed affidabile.
    ‹ Sai, ho provato a parlare con mia madre su quelle cose che non mi piacciono. › confessò. Lei ci aveva davvero provato, dopo anni in cui aveva fatto finta di nulla e si era tenuta tutto per sé, aveva davvero provato a parlare, peccato che nessuno fosse disposta ad ascoltarla. ‹ Ma è stato inutile. Non ha nemmeno provato ad ascoltarmi. › concluse, e le sue iridi tornarono finalmente a guardare quelle oscure del corvino, come se si fosse appena svegliata da un trance. ‹ Tu... ci sono tante cose che non ti piacciono della tua famiglia? ›, spostò subito l'argomento su di lui. Si sentiva un po' egoista a parlare dei suoi problemi, quando il ragazzo lo aveva fatto per prima e probabilmente non era quel suo monologo ciò che avrebbe voluto sentirsi dire. Forse non avrebbe dovuto dire niente, Tobiko aveva scelto la persona meno consona ad aiutarlo, quando lei non era in grado di aiutare nemmeno se stessa. Quale poteva essere il suo consiglio infondo? "Fai finta che vada tutto bene, per un po' funziona"?
    Rise, forse un po' più forte di quello che avrebbe voluto, quando, in qualche modo, il corvino cercò di alleggerire la conversazione e parlare di cose più superflue, come il fatto che nessuno dei due aveva ancora toccato un libro di scuola. In realtà il fatto che non era l'unica ad essersi presa una vera vacanza la consolava, sopratutto se detto da Tobi il ragazzo diligente.
    ‹ Vorrei davvero essere più alta, ma i tacchi aiutano. ›, Sumire infatti odiava la sua statura, che non le permetteva di guardare le persone dall'alto verso il basso come avrebbe voluto. Era piccola, ma il suo carattere lo compensava perfettamente.

    Il ragazzo mollò la maglietta grigia che aveva scelto, con tutta l'approvazione di Sumire, e in cambiò prese le due che lei aveva scelto. La infastidiva il fatto che potesse prendere cosi poche cose, quando avrebbe tanto voluto rifargli l'interno armadio: primavera, estate, inverno e autunno. Si fidava di Tobi per certe questioni, ma tra queste non rientrava l'abbigliamento e se dopo che era andato a fare shopping con lei lo rivedeva in giro con una tuta da ginnastica allora avrebbe saputo di aver fallito come insegnante.
    ‹ Sì, jeans neri, o di qualunque altro colore. Basta che inizi ad usarli e bruci tutti i pantaloni da ginnastica. › lo rimbeccò l'albina, in un tono che pareva estremamente serio.
    Una volta giunti al reparto dei jeans, Sumire andò a vedere i manichini e i pantaloni che riposavano ripiegati sotto essi. ‹ Gli strappi sì, anche se tolgono un po' di eleganza ai jeans, ma non devono comunque essere troppi e non su pantaloni neri, la tua pelle è pallida e ci sarebbe troppo contrasto. › spiegò, prendendo tre paia di jeans, dato che non era così sicura che Tobi ne avesse altri e doveva sostituirli alla sua collezione di tute. ‹ Prova questi... oh, e poi magari più tardi andiamo anche a cercare un cinturone... devi usare cinturoni. › gli raccomandò, o forse gli ordinò.
    Due dei tre jeans erano attillati, soltanto uno tra essi portava degli strappi sui polpacci, e presentava il solito colore blu. Gli altri due invece erano piuttosto sobri, uno nero, e l'altro con un taglio più regolare era azzurro scolorito.

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    Narrato. ; "Pensato." ; -Parlato Tobi.- ; -Parlato altri- ;
    La domanda di Sumire gli giunse un po' inaspettata, voleva sapere se aveva fratelli. In effetti non ne aveva mai parlato, complice il fatto che suo fratello fosse così... distante. Insomma, era più che plausibile pensare che se suo fratello fosse abitato da quelle parti, i ragazzi lo avrebbero incrociato nell'appartamento di Tobi almeno qualche volta. L'idea fece sorridere leggermente il ragazzo: convivere con qualcuno con cui andava d'accordo come suo fratello doveva essere piuttosto gradevole. -Ah, sì, ho un fratello più grande, ma lavora fuori dal Giappone. Al momento si trova in, uhh... Angola. In Africa.- Per una serie di associazioni di idee, ricordò che anche Sumire cercava coinquilini tempo prima, ma il pensiero gli attraversò la mente senza che egli ne traesse nessuna conclusione. -Tu hai fratelli, invece?- Fu l'ovvia domanda che Tobi pose a Sumire di rimando: ovviamente era solo uno spunto di conversazione, o meglio, voleva semplicemente ricambiare la curiosità della sua compagna, certamente non aveva la più pallida idea di come quella domanda avrebbe potuto turbarla.
    Di contro, quando provò ad esporsi e parlare delle difficoltà in famiglia, la vide annuire e seguirlo con interesse e comprensione. Forse, dopotutto, aveva centrato il bersaglio: ora, si sarebbe aperta a sua volta o avrebbe semplicemente capito di provare dei sentimenti affini?
    A quanto pare, la prima delle due cose, e fu molto più sciolta di quanto Tobi avrebbe immaginato: non era stato troppo facile superare quel muro di ghiaccio? Forse era solo un contentino? Forse lei pensava che a lui servisse di parlarne? Cosa non del tutto sbagliata, per carità, ma non era esattamente quello lo scopo del ragazzo. O forse, magari, era stato così semplice perché in realtà Sumire non vedeva l'ora che qualcuno provasse a vedere oltre. Forse era stanca, in fin dei conti anche Tobi aveva provato sulla propria pelle cosa significava non riuscire a parlare dei propri sentimenti con nessuno. La ascoltò, senza osare interromperla finché non percepì un tono conclusivo: aveva terminato il suo discorso con due domande, forse retoriche o forse no, ma Tobi si sentì in dovere di provare a rispondere. Rifletté attentamente su ciò che la ragazza gli aveva detto, non voleva liquidare con troppa superficialità la questione e voleva evitare vuote rassicurazioni che avrebbero urtato lui in primis, se le avesse ricevute. Non aveva mai considerato i suoi genitori degli idoli da seguire, forse complice la loro modestia rispetto a quelli di Sumire, ma sicuramente aveva dato per buone le loro idee e convinzioni sul mondo, soprattutto quelle di sua madre, con cui aveva per forza di cose passato più tempo.
    -Sono sicuro che qualunque cosa facciano, la facciano credendo che sia la cosa giusta.- Il ragazzo sospirò, abbassando lo sguardo. Il volto vecchio e fragile di sua madre lo trafisse come una freccia. -Però... sono comunque persone. Non penso debbano per forza avere ragione, tanto meno che quello che va bene per loro debba andare bene anche per noi.- Non riuscì ad evitare di torcersi un po' le mani, nel parlare. -Noi non siamo loro.- Concluse, ancora vagamente incerto, come se cercasse a sua volta una qualche conferma.
    Sorprendentemente, l'esperienza di Sumire ricalcava la sua quasi perfettamente: aveva provato ad aprirsi con la madre, ma non aveva sortito alcun risultato.
    -Mi è successa esattamente la stessa cosa, incredibilmente.- Superfluo sottolineare che era successo proprio con sua madre, visto che suo padre non c'era più. -Anche nel mio caso, non è finita molto bene.- Concluse, con un sorrisetto affatto rassicurante. Non aveva intenzione di raccontare di preciso cos'era successo, a dire il vero, ma quantomeno un vago resoconto poteva darlo, e poteva affermare che sua madre avesse completamente evitato di rispondergli, chiudendosi in uno dei suoi snervanti silenzi e preferendo zittirlo con una dimostrazione di autorità materna. -Tante cose? Mah... non lo so. In realtà, per ora mi basterebbe che ne cambiasse una.- Avrebbe davvero voluto che sua madre comunicasse con lui. Il resto... beh, magari sarebbe venuto da sé, anche perché la maggior parte della frustrazione di Tobi veniva dal fatto che lui stesso non capiva cosa ci fosse di sbagliato, pur percependolo. -Tu invece, cambieresti molte cose?- Domandò il ragazzo, realizzando forse che nella sua domanda Sumire racchiudeva un tentativo di comunicazione, come prima.
    Ridacchiò, quando la sentì confessare che le sarebbe piaciuto essere più alta. Non era facile sentire la ragazza parlare in termini negativi di sé stessa, forse era la prima volta che la sentiva volgersi un'autocritica. Inutile dire che già alta così era una delle persone più minacciose che Tobi conosceva, immaginarsela più alta quasi dava i brividi. Avrebbe costretto un criminale ad arrendersi scrutandolo con la coda dell'occhio.
    -Non ti serve l'altezza. Hai il portamento.- Era vero, sembrava camminare sempre a dieci centimetri da terra, anche senza tacchi.

    -L'idea è quella. Anche perché ormai stanno diventando tutti piccoli.- Ammise il ragazzo, in risposta all'ordine di Sumire di cestinare i suoi vecchi pantaloni, sottolineando che lui invece era cresciuto abbastanza da quando si era iscritto. Questa volta la scelta non spettò a lui (per fortuna), la sua amica gli porse tre jeans: il primo era del classico colore blue e su di esso vi erano degli strappi in prossimità dei polpacci, il taglio era piuttosto attillato; il secondo era anch'esso attillato ma nero e decisamente più sobrio, mentre l'ultimo aveva un taglio più comodo ed era di un tenue blu sbiadito, imitando una finta usura.
    -C-cinturone?- Non sapeva bene cosa la ragazza intendesse per cinturone, ma la sua domanda non voleva sembrare scettica, era solo un po' confuso. Era solo una grossa cintura? Quanto grossa? Più di quel che pensava? La sua mente vagò, indugiando sull'ipotetica forma dell'accessorio e chiedendosi se fosse stato abbastanza grosso da nasconderci un qualche gadget offensivo o difensivo all'interno, sarebbe stato utile per quando si fosse trovato in borghese ad affrontare situazioni scomode. -Vado subito a provarli.- Si riscosse, affrettandosi ai camerini e provandosi i pantaloni uno dopo l'altro, mostrandoli alla ragazza in successione: le taglie andavano bene, e gli sarebbero caduti addosso esattamente come ci si aspettava, quelli attillati evidenziando i muscoli delle sue gambe toniche e quelli più comodi... beh, in maniera più larga, ma comunque non eccessivamente. Erano tutti e tre un po' lunghi, com'è consueto, per un risultato ottimale il ragazzo avrebbe dovuto risvoltarli un po', ed aveva simulato l'effetto ripiegandoli all'interno sino a lasciare scoperta la caviglia.
    Ora, però, era parecchio curioso di vedere questi cinturoni, o forse il passo successivo sarebbero state le scarpe? O qualcos'altro ancora che al momento al ragazzo nemmeno sovveniva?






    TECNICHE

    NESSUNA UTILIZZABILE











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    EQUIPAGGIAMENTO

    NESSUN EQUIPAGGIAMENTO

     
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