Is it actually supposed to hurt?

Tanabata Summer Event - Morrigan O'Brien (Lostien) x Hisoka Morow (Stan)

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    Lostien
    Welcome! Spero sarà interessante anche questa volta~

    Hisoka Morow

    Diverse notti erano venute e andate dagli eventi del Mitsuke Park. La missione di Jenny, l'incontro con Aragaki e Desmond, essersi ritrovato faccia a faccia con quelle memorie represse. Pensava che una buona distanza di tempo l'avrebbe aiutato a schiarirsi le idee, ma non era successo. Si sentiva soltanto più incerto. Il tempo passava e lui rimaneva congelato in uno stato di perpetuo dubbio.

    Da più di dieci anni aveva avuto una certa filosofia chiara e appagante. Si era evoluta nel tempo ovviamente, ma sempre perseguendo una via che lo portava più in profondità nella stessa direzione. Le sfide erano ciò che rendevano Hisoka chi era, che gli davano vita. Carte, scacchi, dadi, combattimenti a Quirk, andava bene tutto finché i suoi desideri erano soddisfatti da un avversario capace di stimolarlo.

    Null'altro oltre se e il proprio divertimento valeva la pena d'essere considerato. Seguiva i suoi sogni indifferentemente da quanto la gente avesse potuto odiarlo, o quanto la società l'avesse visto moralmente decadente. Era un'entità distaccata dal Regno degli Uomini e i loro problemi e le loro relazioni e le loro emozioni. Li fissava dall'alto come un bambino studiava un piccolo formicaio, rideva di tutte le illusioni e ipocrisie con cui limitavano le proprie libertà, e interveniva soltanto quando trovava qualcuno di interessante da stuzzicare.

    Hisoka era libero.

    ...Lì scattava la contraddizione, però. Se davvero trovava noiose e banali le "persone comuni", e rideva di quanto fosse patetico e triste il loro stile di vita terribilmente limitato... Come si spiegavano quelle memorie? Fittizie, ma così reali. Accadute per nessuno oltre a lui tra le quattro mura della sua mente.

    Una normalissima cena tra lui e Aragaki a Kyoto, la sua città natale. Avevano discusso, mangiato, riso assieme... Una nottata tranquilla, del tipo che Hisoka aveva imparato a disprezzare. Eppure nel momento non gli passarono tali pensieri per la testa, stava godendo della serata come qualsiasi altra persona, e anzi lui e lo Shin illusorio si beffavano dell'idea del vero Hisoka.

    « Sembra una figura parecchio triste. »

    Il suo stesso subconscio gli stava dando del triste? Perché, se quotidianamente il Jester era la persona più allegra che conosceva? Faceva ciò che voleva quando voleva, e da quand'era atterrato a Tokyo stava uno ad uno realizzando ogni suo obiettivo.

    Si stava dicendo due cose in opposizione.

    Aveva vissuto in apatia per venticinque anni, e ora era il momento per delle fastidiose emozioni di manifestarsi? Proprio quando stava cominciando a divertirsi sul serio? O almeno pensava quelle fossero delle emozioni, non era certo quali di preciso fossero o cosa le stesse causando... Sapeva soltanto che pensare a quella cena lo faceva sentire sbilanciato.

    Da qualche notte ormai non usciva più per cercare guai, né faceva molto altro al posto di ciò. Rimaneva a casa con i suoi gatti, giocando con il mazzo di carte... Cercava di comprendersi. Pensava prendersi una pausa per riflettere su tutto ciò l'avrebbe aiutato, gli avrebbe fornito la soluzione o comunque un indizio. Ma per lui era impossibile estrapolare qualsiasi cosa da quel mare sfocato che era l'emozione umana.

    Si era allenato per identificarle e sfruttarle negli altri, ma mai in se stesso, siccome mai c'erano state... Fino a quel momento.

    Che senso aveva continuare a buttarsi a testa bassa nelle sfide quando nemmeno sapeva chi davvero desiderasse tali cose. Sembrava ovvio fosse lui a volerlo... Ma da dentro qualcuno obiettava. Gli diceva non fossero quelli i suoi desideri, o almeno non gli unici. Da dove venivano tutti questi dubbi? Perché proprio ora?

    Che schifo le emozioni.

    Era appurato lui fosse incapace di gestire questa situazione da solo... Chi chiamare in soccorso? Immediatamente pensò ad Hayato, ma non ce lo vedeva troppo utile in quel contesto, dato che nemmeno lui sembrava un esperto nel campo di emozioni umane. Lhai? No, quello era sparito, e chissà dov'era andato a imbucarsi. Aragaki in persona sarebbe stato controproducente. Non riusciva a stare calmo attorno a lui, se si fossero trovati in una stanza da soli temeva non sarebbe riuscito a tenersi a bada.

    La risposta ovviamente ce l'aveva davanti. Sotto gli occhi ogni volta che si guardava il braccio sinistro dove aveva lasciato la firma: Morrigan.

    ♦ ♣ ♥ ♠

    Ai mici pareva interessare la sabbia, ci stavano scavando dei piccoli viali e continuavano a tastare qua e la, sommergendoci le zampe prima di scattare via scagliandola in aria. Erano fortunati fosse buio inoltrato e i granuli non fossero bollenti come poche ore prima.

    Hisoka sapeva fosse inevitabile avrebbero usato la spiaggia come lettiera, sperava solo nessuno nei paraggi lo beccasse ad andarsene per costringerlo a raccogliere i "bisognini" dei due.

    Dal posticino che s'era scelto per accucciarsi in uno dei suoi soliti squat riusciva a vedere la Statua della Libertà dell'isolotto, una delle sue tante attrazioni turistiche, tra le quali anche una statua enorme di un certo Robot... Chissà se la ragazza si sarebbe davvero presentata. Le aveva mandato le sue coordinate qualche minuto fa, e da allora attendeva pazientemente con lo sguardo all'oceano e i gatti al guinzaglio.

    I due si erano incontrati una sola volta tempo prima, e per pochi minuti... Ma non era stato un incontro normale. Tutt'altro. Hisoka aveva percepito quella donna fosse più simile a lui di chiunque altro. Una tipologia di persona estremamente rara. Eppure i due non erano identici, lei aveva sicuramente dei tratti più umani.

    Quella notte aveva dichiarato tale caratteristica una debolezza... Ora sarebbe forse stato il pezzo mancante al suo puzzle. Essendo così simili, magari lei avrebbe potuto aiutarlo ad interpretare quelle stranezze della sua psiche. Morrigan aveva la sua astuzia e irriverenza, assieme ad una naturalezza d'essere che a Hisoka mancava.

    Era strano ammettere che gli servisse l'input di qualcun altro... Ma negare l'evidenza era proprio ciò che l'aveva portato lì, non poteva curarsi continuando a ingerire veleno.

    La tradizione voleva in quel periodo estivo ci si unisse ai festival con il classico Yukata, e il Jester non era da meno, si era avvolto da un abito semplice e poco ricercato, blu con ricami neri. Molto più comodo di qualsiasi altro capo comune che sarebbe stato costretto a mettersi addosso in circostanze normali. Forse quello sarebbe stato l'unico periodo dell'anno dove il suo abbigliamento giullaresco non sarebbe risultato troppo fuori posto... Proprio per questo l'aveva lasciato a casa. Non gli piaceva l'idea di "svalutarlo" in quel modo. Era un'arma per attrarre occhi, distrarre, e intimidire, non gli andava a genio fosse visto come "normale".

    Si era comunque dato un tocco di colore alla faccia pitturandosi una lacrima blu sotto l'occhio sinistro, e una stella rossa per quello destro. Doveva pur darsi qualche particolarità ora che teneva i capelli sciolti e naturali.

    Cos'avrebbe indossato lei? Da quel che si ricordava pareva una ragazza dedita in buona dose allo stile... Anche se magari aveva accettato d'incontrarlo solo per vendicarsi dell'averla fatta saltare in aria. In quel caso poteva venire in tuta elastica e caricata d'armi.
     
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    Morrigan O'Brien

    Il messaggio di Hisoka era stato del tutto inaspettato, si erano incontrati una sola volta mesi prima e da allora non aveva più avuto occasione di vederlo o contattarlo, aveva saputo di quello che aveva combinato quella stessa sera e ogni tanto le capitava di ripensare a lui e chiedersi che fine avesse fatto.
    Come la prima volta, il rosso era spuntato dal nulla, e l'aveva invitata ad incontrarlo ad Odaiba. Non era rimasta troppo stupita dal fatto che in un modo o nell'altro fosse riuscito ad ottenere il suo contatto, dopotutto su Babel, al contrario suo, non aveva bisogno d'usare nomi fittizi... anche se stava iniziando a pensare che conveniva anche a lei. Era stata un po' incerta, anche quella stessa sera, se andare davvero all'appuntamento. L'unica volta in cui si erano visti non era andata proprio a finire bene e la ragazza non aveva intenzione di ripete quell'esperienza; non poteva dare del tutto la colpa al jester, essendo stata lei per prima a dargli il consenso, pensandoci meglio era stata troppo impulsiva, era andata oltre convinta che l'altro non si sarebbe spinto a tanto e se avesse potuto tornare indietro nel tempo avrebbe cercato un altro modo di districarsi da quella situazione. All'incontrarlo, non aveva paura di lui, quanto di se stessa: Hisoka era un personaggio interessante e la sua difficoltà nel comprenderlo la spingeva a volerlo conoscere meglio, si era prefissata di capire se quello che le aveva mostrato quella sera era il vero Hisoka o fosse solo una maschera per nascondere qualcos'altro, e questo probabilmente l'avrebbe spinta a compiere altre stupidaggini soltanto per testare i suoi limiti.

    Se anche Hisoka non l'avesse invitata, Morrigan aveva comunque già in mente di festeggiare il Tanabata ad Odaiba assieme ai suoi amici, come ormai faceva ogni anno da quando era arrivata a Tokyo. Per il piccolo gruppetto, infatti, era diventata ormai una tradizione trascorrere il pomeriggio in spiaggia e la serata tra le bancarelle che la costeggiavano.
    La ragazza era partita con la sua amica già un po' in ritardo, arrivando in città quasi un'ora dopo. In macchina, per colpa del festival, le strade già solitamente trafficate di Tokyo erano state intasate da auto, tanto che ci avrebbero sicuramente messo meno se fossero andate in bicicletta. Trovare parcheggio fu un'impresa, fortunatamente era Morrigan quella a guidare ed era impossibile farle perdere la pazienza, tanto che lasciò Izumi sulla costa e poi trascorse un buon quarto d'ora prima di trovare il posto in cui lasciare la macchina.
    Il pomeriggio proseguì tranquillo, si installarono in spiaggia e Morrigan trascorse la maggior parte del tempo sotto l'ombrellone per non scottarsi troppo, inutilmente dato che le poche volte in cui rimase esposta a sole —per andare a farsi una nuotata o per una partita a beach volley— erano bastate perchè il suo viso, le sue gambe e le sue spalle assumessero una tonalità innaturalmente rossa, a poco le era servita anche la crema solare.
    Dopo essersi fermati ad osservare il sole nascondersi all'orizzonte lasciando che in pochi minuti il cielo arancio si scurisse fino a diventare blu, Morrigan e gli altri tornarono alla macchina dove avevano lasciato il cambio di vestiti per la sera.
    Anche lei, nonostante non fosse nemmeno giapponese, indossò un tradizionale yukata sopra al suo costume, probabilmente più entusiasta di quanto non lo fossero i suoi amici. Il colore dell'indumento era parecchio simile a quello della sua pelle arrossata, che andava a sfumarsi ai bordi delle maniche fino a diventare rosa chiaro. La fascia sotto al suo petto era più particolare dello yukata stesso: fucsia, con dei grandi esagoni color miele ad adornarla. Izumi, mente gli altri finivano di cambiarsi nell'auto, si era dedicata a sistemare i capelli di Morrigan in una treccia laterale, tenendoli fermi con delle piccole clip rosse, per poi decorarli con una farfalla che riprendeva il colore dello yukata. Durante la serata però i fini capelli della ragazza iniziarono a scappare dalla treccia e ritornare al loro posto, dandole la sua solita aria un po' trasandata.
    La ragazza aveva provato a cercare Hisoka tra le migliaia di persone che camminavano per le strade di Odaiba, ma poco importava che il ragazzo avesse un colore particolare di capelli quando la città era invasa da turisti di tutto il mondo, era semplicemente impossibile e dopo alcuni minuti ci aveva già rinunciato.
    Il messaggio del rosso le arrivò subito dopo che si era fermata a cenare dei deliziosi yakitori in una bancherella. Non rispose e lasciò passare una decina di minuti prima che decidesse cosa fare.
    La curiosità aveva superato il suo istinto di autoconservazione e così la ragazza dai capelli rosa aveva abbandonato i suoi amici e si era diretta di nuovo in spiaggia, nel punto indicato dal rosso, fermandosi prima ad un altra bancherella per prendersi dello zucchero filato.
    Che cosa voleva Hisoka da lei? Di certo non le aveva chiesto di vedersi per mostrarle i suoi nuovi gatti, doveva esserci per forza qualcosa sotto. Forse, conoscendo la sua unicità, voleva chiederle di fare qualcosa per lui, magari esplodere di nuovo lì in mezzo alle bancherelle. Dopo il casino che aveva combinato in quella discoteca a Roppingi non se ne sarebbe stupita. E con quei pensieri in testa, già pentita della propria scelta, si tolse i geta di legno e a piedi scalzi s'insinuò sulla sabbia, al vedere la figura di un uomo alto con a guinzaglio due piccole creature.
    ‹ Perdona il ritardo. › disse lei, rivolgendo però il suo sguardo ai due mici. La ragazza infatti dopo un breve sguardo al rosso per constatare che fosse Hisoka, si era subito chinata accanto ai due gattini, prestando loro tutta la sua attenzione. Allungò la mano non occupata a sostenere il batuffolo azzurro di zucchero verso gli animali, con l'intento di accarezzarli.
    ‹ Come si chiamano? › gli domandò, dimenticandosi di salutarlo.

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    Hisoka Morow

    Appena ne sentì la voce alle spalle e si girò, ebbe occasione di riconfermare quel che già al loro primo incontro aveva notato: Morrigan era oggettivamente la donna più fisicamente perfetta che avesse mai visto. Così come Hayato rivendicava quel titolo per i maschi, lei tra le ragazze era la più attraente.

    A livello canonico almeno. Dal punto di vista d'Hisoka sapeva riconoscere il suo power level ma non era disposto di quel tipo d'attrazione... O chissà, a quel punto non si sorprendeva più di nulla. Il suo subconscio poteva nascondere i più impensabili segreti da lui. Forse il suo vero sogno era sposarsi giovane, fare due figli – un maschio e una femmina – e ogni fine settimana uscire in aperitivo con Aragaki.

    « Ciao anche a te~ ♥ »

    Rispose lui, non perdendosi il fatto che avesse saltato le formalità. Aveva invece preferito fiondarsi subito sui gattini... Dopotutto era "per quello" che s'era presentata lì. Il micio dalla macchia destra andò a rifugiarsi timidamente dietro il fratello all'avvicinarsi di una sconosciuta. Prima che si facessero accarezzare c'erano certi rituali, aveva imparato.

    Le avrebbero annusato la punta delle dita da una buona distanza, poi l'avrebbero attorniata quasi come leoni, e solo infine forse se avesse tentato di strofinarli un po' avrebbero lasciato fare. Hisoka e Hayato erano in grado di toccarli liberamente... A loro sembrava importare il giusto. Non chiedevano le coccole ma nemmeno le sdegnavano, seppur non sembrassero godersele troppo. Quasi come si facessero accarezzare per il tuo beneficio e non il loro.

    Non aveva mai nemmeno sentito uno dei due fare le famose fusa per cui i felini erano noti... Magari Morrigan avrebbe fatto breccia nel loro cuore predatore. Hisoka guardò la scena con il suo solito sorriso... Poi, non appena la ragazza posò la mano sulla testa di un micio, saltò in piedi esplodendo in una breve risata.

    « YOU FELL FOR IT, FOOL!! ♠ »

    Esclamò determinato, puntandole addosso con l'indice e piegando leggermente la schiena all'indietro.

    « TAINTED LOVE HAS ALREADY TOUCHED THAT CAT! ♣ »

    Il suo piano aveva avuto perfetto successo. I gatti funzionano sempre per invitare le ragazze da qualche parte, e una spiaggia desolata era il posto perfetto per farla esplodere! La vendetta è un piatto che va servito freddo. Quella notte le sarebbe tornato tutto ciò che si meritava...

    « ...Just kidding~ ♥ »

    Sfumò il tutto, sperando d'essersi goduto un momento di panico nel volto simmetrico della ragazza che sembrava più un'opera d'arte. Quel giorno era così immacolata e perfetta – specialmente in contrasto affianco a Hisoka – che un po' voleva aprire qualche crepa nel suo splendore.

    Soltanto valutare i loro yukata senza sapere a chi appartenessero rivelava un sacco di come i due differivano. Il Jester era andato per la soluzione più semplice e comoda, era a tutti gli effetti soltanto una giacchetta blu che si era avvolto addosso e stretto alla vita con un nastro nero. La donna si era presentata come dovesse vincere un contesti di bellezza contro Papillon. Era tutto studiato, o possedeva un fascino così naturale che persino buttandosi cose a caso addosso sortiva quell'effetto?

    « Ancora non hanno nomi. Sto aspettando di trovare qualcosa di adatto, non ho mai nominato nulla di vivo ♦ »

    Disse con calma mentre si portava al fianco della donna.

    « Qualcuno mi consigliò Aslan e Kin... Se hai idee, sono tutto orecchie~ ♣ »
     
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    Morrigan O'Brien

    Nonostante la breve occhiata che gli ebbe riservato, lei non poté che notare come fosse diverso da come se lo ricordava, nonostante la penombra del nightclub le sue fattezze erano così particolari che erano rimaste impresse nella mente della ragazza. E nella spiaggia desolata di Odaiba, illuminata debolmente dalle luci della bancherelle sulla costa, il jester appariva tremendamente normale ed era... strano. Già, sentiva come se davanti a sè uno sconosciuto che somigliava ad Hisoka ma non era lui.
    Non era più così inquietante come quella notte, e di particolare non aveva che i segni dipinti sulle guance, lo yukata blu che indossava era semplice, come se avesse preso la prima cosa che trovava nell'armadio, e i suoi capelli rossi avevano smesso di sfidare la gravità e ora ricadevano inermi sul suo viso, le dava la sensazione di trovarsi al cospetto d'un altra persona. Per caso Hisoka aveva un gemello?
    Forse si trattava solo del fatto che fosse un ricercato e andarsene in giro vestito da clown sarebbe stato solo controproducente, ma si era aspettata di trovarsi comunque davanti a qualche indumento più stravagante, uno yukata più colorato o qualcosa che le ricordasse davvero Hisoka. Anche i gatti stonavano con la sua persona, erano sicuramente gli animali domestici più facili da accudire data la loro indipendenza, ma vedere quelle creature così carine accostate al rosso era quasi disarmonico.
    I gatti si avvicinarono timidamente a lei, annusandole le dita avrebbero sentito il profumo dolce dei batuffoli di zucchero che aveva strappato dallo zucchero filato, e solo dopo avrebbe potuto accarezzarne uno. La sua mano aveva appena sfiorato il capo del gattino quando la risata di Hisoka la fece ritrarre. La ragazza posò di nuovo gli occhi sulla sua figura, ora in piedi davanti a lei. "YOU FELL FOR IT, FOOL!!". Le sue sopracciglia di aggrottarono in un'espressione confusa e perplessa, mentre la sua mente già elaborava l'implicazione di quelle parole.
    Già, era stata proprio una stupida. Una persona intelligente non avrebbe accettato l'appuntamento di un uomo che si divertiva a far esplodere la gente e che inoltre era ricercato dalla polizia. Una persona intelligente come minimo avrebbe trovato il modo di andarci armata, lei invece non aveva nulla con sè, per molte ragioni... sicuramente non perchè si fidava di lui, ma sarebbe stato difficile nascondere un'arma contundente nel bagagliaio dell'auto della sua amica. Aveva solo deciso di non arrovellarsi troppo e godersi in Tanabata in pace, anche se temeva che era la sua quiete stava per essere bruscamente interrotta.
    Daisuke, Shiisa, Hisoka. I casi umani sembravano attratti da lei come le api ai fiori, e lei li lasciava entrare nella sua vita sapendo che prima o poi sarebbe successo qualcosa di sgradevole e la colpa sarebbe stata soltanto sua e delle sue scelte, tra loro, alla fine, forse era Morrigan quella meno normale.
    Il rosso le disse che aveva impresso il suo quirk sul gatto. E quindi? Morrigan non sapeva in modo dettagliato come funzionasse l'unicità di Hisoka, quindi iniziò a fare varie supposizioni, la sua espressione cambiò nuovamente in stupire e i suoi occhi cremisi tornarono sul gatto che aveva appena toccato. Sarebbe esploso? Oppure la bomba sarebbe automaticamente passata a lei, e quindi sarebbe stata lei quella a esplodere di nuovo? Dannata unicità. Il bastoncino di zucchero filato poteva funzionare come arma? Se era abbastanza veloce da ficcarglielo in un occhio poteva prendere i gattini e scappare... ma ciò avrebbe impedito l'esplosione? Oppure tutta l'avrebbero vista correre con un gatto ridotto in mille pezzi?
    Un sospiro rassegnato uscì dalle sue labbra. Non importava se la bomba l'aveva lei o il gatto, non aveva intenzione di lasciare al jester far del male ai gattini per colpa sua, piuttosto si sarebbe offerta volontariamente... oppure era quello il suo piano? Chiederle un favore tenendo in ostaggio il proprio gatto. Era un piano stupido perchè supponeva che a Morrigan importasse della vita del gatto, ma da Hisoka se lo poteva aspettare.
    E invece non c'era nessuno piano, non voleva chiederle niente —almeno non ancora—, il suo era stato solo uno scherzo.
    ‹ ...se parli così forte spaventerai i gatti... ma immagino siano già abituati. › fu la risposta della ragazza, che era tornata ad accarezzare il gattino. Se non altro il rosso le aveva ricordato che non poteva proprio fidarsi di lui, che fosse vestito o meno da clown, rimaneva Hisoka.
    ‹ Vedo che non ti piace quando danno a qualcun altro › -disse indicando i gatti- ‹ più attenzioni di quanta ne diano a te. ›. Morrigan infatti era convinta che quel suo "scherzo" fosse stato un semplice modo di far tornare l'attenzione della ragazza su di sé, dato che fino al momento non lo aveva quasi calcolato, o almeno non lo aveva dato a vedere.
    ‹ Qualcuno...? Intendi un tuo amico? ›, chissà che tipi di persone frequentava il rosso, alla ragazza dai capelli rosa le sarebbe piaciuto incontrare gli amici di Hisoka, avrebbe potuto capire molte più cose su di lui, in quel modo.
    ‹ Uhmm... nemmeno io sono brava coi nomi. › ammise, osservando i due piccoli. Indicò poi quello che stava accarezzando. ‹ Dempsey, significa orgoglioso o glorioso. Invece lui... › e il suo dito si puntò sul gatto che si era nascosto dietro al fratello. ‹ Haley, astuto. ›. Scelse dei nomi irlandesi, perchè se stava chiedendo consiglio a lei, voleva dare il suo tocco, e poi si stava sempre più convincendo di dover sequestrare i gatti ad Hisoka e prenderli con sè, almeno sarebbero stati al sicuro.

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    Ne era valsa la pena per vedere l'espressione immacolata e quasi angelica della ragazza torcersi brevemente. Le leggeva scritto in faccia "Ecco, lo sapevo che non dovevo fidarmi". E forse era anche vero, a parte il tiro mancino che le aveva appena lanciato. Quella sera non aveva piani nefasti... Ma gli potevano sempre venire. Si chiedeva se chiunque potesse davvero sentirsi sicuro affianco a lui, se non coloro che potevano schiacciare qualsiasi sua offensiva. Hayato si fidava pienamente di Hisoka?

    Perché gli stavano venendo pensieri del genere, quando avrebbe dovuto ridere un po' della scena e basta?

    « Questi ruffiani mi danno poche attenzioni in generale... Finché non hanno fame ♣ »

    Poi gli strusciavano addosso come fosse il palo della luce più bello del mondo.

    Dopo il breve "spavento" Morrigan era tornata ad accarezzarne il pelo... E anche se la preoccupazione le aveva lasciato il volto, era rimasta una traccia diffidente. Aveva perso anche la sua di fiducia? Quella poca che poteva esserci, almeno. Se non avesse aperto con quell'uscita lo starebbe guardando con occhi differenti?

    Ancora una volta, perché gli ronzavano questi ragionamenti inutili attorno? Della "fiducia" non se ne era mai fatto nulla. Eppure si sentiva questo strano peso al petto nel vedere Morrigan ritrarsi leggermente da lui.

    « Intendi un tuo amico? »

    Ecco. Come se non bastasse doveva infilarci anche quella parola in mezzo. E immediatamente gli tornarono come un torrente tutte quelle fastidiose emozioni associate alla cena con Aragaki. Per un attimo la presenza della donna l'aveva distratto da tali treni di pensiero, ma proprio lei gli aveva riportato lo stato d'animo in quelle circostanze confuse.

    « Nah~ Non sono il tipo da amicizie io ♦ »

    Rispose chinandosi a sua volta sui gattini, e sporgendo la mano destra per afferrare un orecchio l'altra avrebbe sicuramente notato le cicatrici fresche ad adornargli la pelle. Una particolarmente grossa e spessa sul dorso, accompagnata da altre più piccole che marcavano le dita.

    « Più spesso che non, si finisce in esplosioni ♥ »

    La frase aveva la sua cadenza solita... Ma già sapeva che in volto dovesse avere un sorriso leggermente diverso dal solito. Sporcato da pensieri che non dovrebbero esserci parlando del suo passatempo preferito. Ma sin da quand'aveva dissotterrato il paradosso del suo subconscio, non riusciva a tenere a bada un tocco di malinconia ogni qualvolta si toccavano certi temi.

    Malinconia che però non era sua, almeno consciamente. Un marionettista troppo emotivo si impossessava dei suoi nervi facciali.

    Morrigan decise di aiutarlo nella scelta d'un paio di nomi, e il Jester si mise ad ascoltarla incuriosito... Ma ad un certo punto sembrò quasi come se le sue parole diventassero un suono statico in sottofondo. Se qualcuno parlava Hisoka dava particolare attenzione al volto, siccome lì si nascondevano tutte le menzogne, insicurezze, e contraddizioni. I lineamenti della giovane ragazza però lo catturarono in maniera inspiegabile.

    Le sottili labbra dall'aspetto estremamente soffice si muovevano delicatamente per creare parole che il mago faticava a seguire pienamente. Aveva l'attenzione troppo trattenuta sulla pelle quasi bianca che le accompagnava, accentuata nel pallore dalla luce lunare notturna. Un colorito che tra l'altro faceva sbocciare ulteriormente il rosso degli occhi. Perché i tratti del suo volto gli sembravano così degni di nota? Meritevoli di un'ispezione così attenta?

    A proposito di quei grandi occhi... Lo stavano osservando da un bel po'.

    « Ah– »

    Quant'era rimasto a studiarle i dettagli senza dire nulla in risposta? Si era proprio perso in lei. Sperava non fosse stato troppo tempo, siccome non aveva una buona spiegazione da darle se avesse chiesto.

    « Dempsey e Haley, hm... I like it ♠ »

    Disse sicuro (senza realizzare di aver scambiato i nomi, avendo ascoltato poco). Tornò in piedi al fianco della donna e impugnò per bene il guinzaglio dei due animaletti. Aveva chiesto un appuntamento proprio perché in quella zona c'era il luogo perfetto per un incontro sotto il cielo stellato, durante il Tanabata.

    « Sono nomi curiosi, da dove provengono? ♠

    Dall'accento direi che nemmeno tu sei Giapponese. Anche Morrigan ha la stessa origine? ♦ »


    Aprì un po' di conversazione mentre le fece un breve cenno di seguirlo, spostandosi dalla spiaggia alla stradina lì affianco. Tutto sommato non conosceva nulla di lei a livello pratico. Sapeva tuttavia l'unica cosa che veramente importava: Era una persona interessante.
     
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    Morrigan O'Brien

    Morrigan non se ne intendeva troppo di gatti, tra i tanti animali che Morrigan aveva avuto nei suoi ventiquattro anni, cani, criceti, pesci e perfino piccoli serpenti, i felini non avevano mai attirato troppo la sua curiosità. Si chiedeva piuttosto che cosa aveva spinto Hisoka a comprarne addirittura due, dato che non pareva tipo da animali domestici. ‹ Già, i gatti sono davvero altezzosi... › rispose al suo commento. ‹ Come mai li hai presi? › gli chiese alla fine, scostando la sua mano dall'animale per prendere un pezzetto di zucchero filato. Morrigan aveva già una sua teoria in mente, ipotizzando che Hisoka vivesse da solo —e lei era abbastanza sicura di questo punto, nessuno avrebbe resistito di passare più di un giorno assieme al rosso senza scappare... o esplodere—, probabilmente era stata la solitudine a spingerlo a comprarsi degli animali. E in realtà non riusciva a immaginarsi nessun altro motivo.
    Quando vide Hisoka chinarsi verso i gatti, la ragazza dai capelli rosa si spostò leggermente di lato, non troppo, se avesse voluto l'avrebbe potuto tranquillamente afferrare, era stato più un gesto seguito dall'istinto, ma alquanto inutile ai fatti.
    Non si sorprese al sentire il rosso dire di non avere amici, anche se ci sperava... qualcuno doveva esserci per forza, magari non lo considerava suo amico, ma nessuno era mai totalmente solo. ‹ Non se i tipo da amicizie... quindi noi che cosa saremmo? › domandò con tono scherzoso, con le labbra che si incurvavano in un sorriso divertito, e allo stesso tempo curioso della risposta. No, Morrigan certo non lo considerava suo amico, anche perchè i suoi veri amici erano pochi ed avevano la sua piena fiducia, cosa che il rosso non aveva e dubitava mai avrebbe avuto. Lui però non rientrava nemmeno nella categoria del gruppetto che quel giorno l'aveva accompagnata al Tanabata... non aveva idea di come classificarlo. Per ora era soltanto una persona interessante ma pericolosa, e quella serata sarebbe stata di monito perchè capisse se avrebbe voluto continuare a vederlo in futuro o meno.
    ‹ Oh? Qualcuno ti ha dato del filo da torcere? › Le sue iridi rosse, più scure ora sotto la luce della luna, si spostarono poi sulle mani dell'uomo, il dorso era segnato da una grande e spessa cicatrice e altre più piccole simili a radici si facevano spazio tra sue dita. Cicatrici che Morrigan non ricordava lui avesse al loro primo incontro.
    Ma se il suo tono parlava di divertimento e indifferenza, il suo viso non faceva altrettanto. Fu come una scintilla, un'incrinatura che durò non più di un battito di ciglia, un sentimento che non pensava facilmente il volto del rosso avrebbe assunto. Era come se qualcosa in quella frase lo infastidisse, come se sentisse che c'era qualcosa che non andava... in cosa? In quello che aveva fatto? Si stava pentendo? Morrigan si accigliò, chinando leggermente il capo d'un lato. Che cosa stava succedendo?
    E poi calò il silenzio, rotto soltanto dal rumore delle onde si spezzavano sulla riva, e il lieve chiacchiericcio di sottofondo alle bancherelle.
    Dopo i nomi che la ragazza aveva suggerito per i gatti, lui era rimasto come ipnotizzato, con gli occhi dorati che scorrevano lungo il suo viso. La osservava come se la stesse vedendo per la prima volta, studiandola come aveva fatto la volta nel nightclub, eppure se quella volta il suo sguardo era d'un uomo che analizzava la sua preda prima d'attaccarla, questa volta le sue intenzioni non erano maligne, o almeno non sembravano esserlo. Non fece nulla per fermare quel suo momento non parlò, non cambiò nemmeno espressione così che non s'accorgesse che erano passati parecchi secondi da quando la stava guadando, semplicemente lo lasciò fare e ricambiò quello sguardo. Era assurdo, quel silenzio e quel loro guardarsi facevano venire in mente a Morrigan quelle scene da telefilm in cui i due protagonisti si incontrano in spiaggia e si baciavano al chiarore della luna e la fresca brezza del mare... era assurdo pensare che si trovava lì con Hisoka e non aveva sfruttato l'occasione per invitare un bel ragazzo, o ragazza. Avrebbe dovuto invitare Daisuke! Si sarebbe sicuramente divertita a punzecchiarlo tutta la serata.
    E poi finalmente il rosso si risvegliò, confuse i nomi dei gatti, e si alzò, intento ad abbandonare la spiaggia. ‹ Sei sicuro di essere Hisoka? › si spolverò lo yukata dai residui si sabbia ed iniziò a seguirlo, ovunque lui avesse intenzione di andare.
    Il suo sguardo andò sulla copia della statua della libertà in lontananza, troppo distratta dai gattini del rosso se ne era accorta solo in quel momento, e ora aveva il dubbio che la scelta di Hisoka non fosse stata del tutto casuale. Sapeva che lei era stata in America?
    Camminava alcuni passi dietro di lui, come se volesse tenersi a una certa distanza che le permettesse di non essere acciuffata.
    ‹ Irlanda. Anche il mio nome è irlandese... ›, normalmente non avrebbe rivelato le sue origini così facilmente, ma tenerlo nascosto era inutile, gli sarebbe bastato fare una breve ricerca su internet per conoscere l'etimologia.
    ‹ Dove mi stai portando di preciso? › domandò, pur conscia che con molta probabilità non avrebbe ricevuto risposta utile.

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    Hisoka Morow

    Come spiegarle il motivo per l'adozione dei gattini? Sto aspettando il momento giusto per ammazzarli e vedere se mi provoca qualche emozione, sai com'è, con gli esseri umani già l'ho fatto e non mi ha sorpreso. Chissà come avrebbe preso quell'uscita la ragazza... Ma da quand'è che gli interessava così tanto dei pareri altrui? Gli dava fastidio non si fidasse di lui, e ora si preoccupava di fare una giusta impressione?

    « Quindi noi che cosa saremmo? »

    Bella domanda... Che avrebbe discretamente evitato come quella dei gatti. Anzi gli era venuta una buona idea per distogliere l'attenzione da certi argomenti. Si voltò verso la donna che lo stava seguendo ai tacchi e le offrì un largo sorriso, alzandosi la manica sinistra dello Yukata.

    « Ovvio che sono Hisoka~ Ho anche la tua certificazione di qualità sopra ♥ »

    E infatti all'avambraccio sfoggiava altre cicatrici, che a lei sarebbero risultate familiari. I Kanji 森 (Foresta) e 願 (Desiderio) erano stati incisi sulla sua pelle proprio da lei dopotutto. Era proprio impossibile dimenticarsi di una donna come Morrigan, specialmente quando ti svegliavi ogni mattino e ne leggevi il nome allo specchio.

    « Irish, huh... Nice

    Sai, io sono mezzo Scozzese, non troppo lontano da te! ♣

    Anche se non ho idea cosa sia la mia altra metà. Mio padre non ha lasciato manco un biglietto da visita, lmao ♦ »


    Tornando su argomenti sicuri riuscì a ricomporsi ed essere se. L'Hisoka spensierato e dalle parole taglienti che tutti amavano. Parlava con la compagna mostrandole la nuca, siccome si era messa a seguirlo come un'ombra piuttosto che stargli vicino, forse la gente che li affiancava per la stradina pensava lo spilungone si stesse parlando da solo.

    « Forse potrei essere Irlandese anch'io ♦

    Il pel di carota ce l'ho ♥ »


    L'avvento dei Quirk aveva decisamente scombussolato la distribuzione del colorito di capelli nella popolazione, ma da che mondo è mondo lo stereotipo dell'Irlanda sono i ciuffi rossi. Che fosse ancora vero o meno il luogo comune non sarebbe mai morto.

    L'ultima domanda della ragazza ricevette risposta non appena l'altro prese una pausa davanti alla loro destinazione: DECKS Tokyo Beach. Un grande centro commerciale che affacciava la spiaggia, al momento circondato da bancarelle tutt'attorno, e senza dubbio decorato a dovere anche all'interno. Forti luci fuoriuscivano da ogni vetrina di ogni piano per illuminare i due, le cue ombre si facevano sempre più lunghe man mano che si avvicinavano attraversando il ponticello di legno.

    Una lunga scalinata a zig-zag percorreva il lato dell'enorme palazzo, aprendosi in uscite ai singoli livelli. E lì si potevano trovare ristoranti, o negozi d'abbigliamento, persino sale giochi. Dentro quel monumento al consumismo – nel quarto piano per la precisione – vi era anche l'unico posto che uno come Hisoka poteva considerare per un "appuntamento" in quella festività.

    « Prova a indovinare, penso tu possa conoscermi abbastanza ormai ♣ »

    Le disse gioviale cominciando a scalare i gradini.

    « Anche se a dire il vero mi interessava più fare quattro chiacchiere che qualcos'altro di specifico... Ma è sempre più interessante discutere con un po' di distrazioni nel mezzo, non trovi? ♥ »
     
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    Morrigan O'Brien

    Per Morrigan, Hisoka sembrava una di quelle persone che non temeva parlare, né il giudizio altrui, se il giorno prima avesse ucciso qualcuno, lei pensava che glielo avrebbe confessato senza preoccupazione alcuna, eppure evitò quasi ogni sua domanda, anzi, non provò nemmeno a cambiare argomento, semplicemente ne omise risposta. Il fatto di seguire i passi alle sue spalle poi, non aiutava di certo, in quel modo si stava solo perdendo tutte le sue espressioni. Non aveva visto il suo viso al chiedergli dei gatti, né com'era stato al sentire la curiosità della ragazza nel sapere che cosa la considerava esattamente. Non c'erano risposte a queste domande? Forse della seconda non ce n'era davvero, e della prima non aveva ancora scavato abbastanza affondo in sé stesso per capirne il motivo e "perchè sì" non era soddisfacente. Oppure sapeva le risposte e non voleva condividerle con lei. Perchè?
    Quando vide Hisoka alzare l'orlo del suo yukata seppe che cosa avrebbe trovato sul suo avambraccio, perchè come lui ricordava quasi ogni singolo dettagli di quella serata, e ciò era raro. Morrigan si limitava a mantenere i ricordi che le servivano e quelli di poche serate interessanti, e tra quelle poche rientrava quella del suo primo incontro col rosso. I kanji di "Foresta" e "Desiderio" che nel giorno in cui li aveva incisi avevano preso il colore del sangue, ora non erano che una dell sue tante cicatrici sulle sue braccia, sicuramente la più elegante. ‹ Non avevo intenzione di lasciarti una cicatrice quella notte... non avevo nessuna intenzione se non quella di dirti il mio nome in un modo in cui ero sicura non ti saresti scordato. ›, come lei non aveva fatto con lui. ‹ Però non credo di esserne dispiaciuta... ›, le sue labbra si incurvarono in un sorriso divertito. Se fosse stato Hisoka a lasciarle una cicatrice sul braccio, avrebbe raccontato a chiunque glielo chiedesse una versione diversa, da brava bugiarda che era. ‹ ...perchè ora mi appartieni. › concluse, con un tono esageratamente teatrale.
    C'erano persone per cui era strano, quasi innaturale, pensare che avessero una famiglia o che fossero stati piccoli e non si fossero creati già com'erano, e in queste rientrava sicuramente il rosso. Si sentiva come se avesse appena scoperto che lui non si era generato da solo, aveva dei genitori —o li aveva avuti—, e un'infanzia.
    Aveva pensato, deducendolo dal nome, che lui fosse giapponese o quantomeno asiatico dato che nella società dei quirk diventava sempre più difficile riconoscere l'origine di qualcuno dall'aspetto fisico. Hisoka invece le rivelò di essere per metà scozzese e, informazione più importante, il padre lo aveva abbandonato, oppure era morto. Avevano una cosa in comune, i due, e questa era l'assenza di una figura paterna nella loro vita. Si voglia o meno ciò portava sempre a delle conseguenze che spesso si intravedevano negli atteggiamenti, per Morrigan era stato nella sua fase adolescenziale, il voler attirare l'attenzione, l'attenzione del padre. Lo aveva capito ed era cambiata. Chissà se la cosa aveva segnato anche Hisoka, nonostante ora ne parlasse con estrema leggerezza. ‹ Hhm... ma il tuo nome è asiatico. › commentò, aspettandosi una spiegazione. Naturalmente la ragazza dai capelli rosa non rivelò nulla di sè, che gli avesse rivelato la sua nazionalità era già abbastanza.
    ‹ Non sei irlandese. Mi piace pensare di saper riconoscere i miei compaesani. ›, quando Hisoka si fermò davanti al centro commerciale, la ragazza lo affiancò, osservando le vetrine che illuminavano l'esterno, decorato oggi da varie bancherelle come la costa.
    La ragazza finì lo zucchero filato e buttò il bastoncino in un cestino lì accanto, iniziando a salire le scale, stavolta al suo fianco. Non era mai stata al Decks, ma se era Hisoka a portarla era abbastanza sicura che non si trattasse di fare shopping assieme. ‹ Direi che posso scartare i negozi di abbigliamento e i ristoranti. ›.
    Il rosso le rivelò di voler soltanto parlare con lei, non aveva intenzione di usarla in qualche suo losco piano, ciò la rassicurava, anche se ancora non si fidava e si aspettava che da un momento all'altro lo scherzo che poco prima era avvenuto in spiaggia diventasse reale. ‹ Immagino ci sia qualcosa di particolare in questo centro commerciale. ›.

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    Hisoka Morow

    Non riuscì a tener la risata per se, fu anche abbastanza vocale e stridente, catturò l'attenzione dei clienti nelle loro immediate vicinanze e per un attimo mandò in sussulto anche Dempsey e Haley. I mici erano ormai abbastanza abituati a rumori o gesti molesti del loro padrone, dopo un attimo di sorpresa tornarono tranquilli a salire le scale.

    « Ti appartengo? Curioso~ ♥

    Solitamente la gente cerca di sbarazzarsi di me invece di legarsi in questo modo ♠ »


    Il tono della ragazza era abbastanza giocoso, però chissà se c'era un velo di sincerità sotto le parole. Come aveva chiesto lei: Cos'erano loro due? La cosa che Hisoka valorizzava sopra ogni altra cosa era la libertà. Di inseguire ciò che rende felici senza ostacoli, di rendersi padroni della propria vita senza i banali limiti del buoncostume, di far quel che si vuole anche con il mondo contro.

    Gli tornava alla mente la conversazione con la piccoletta dai capelli arancioni incrociata al pet shop. Provava un'enorme pena per gli animali addomesticati, una volta selvaggi e fieri, mentre adesso si trovavano a fare da peluche viventi. I suoi gatti erano schiavi anche senza rendersene conto... Ma così erano anche quasi tutte le persone, purtroppo.

    Eppure, detto ciò... Perché la sua reazione all'idea di appartenerle era stata così diversa? Non si era schifato. Non l'aveva visto come un attacco alla sua individualità... Cos'era quella strana sensazione? Diversa da ciò che gli scaturiva pensare ad Aragaki, era di un'entità e natura totalmente separata.

    Quanti problemi. L'aveva invitata ad uscire per confrontare una emozione inusuale, e la sua presenza ne stava facendo emergere altre. Forse stava soltanto peggiorando la situazione avendoci a che fare.

    « Sono quel cane che ti rovina sempre il divano, ma gli vuoi troppo bene per sbarazzartene? ♣ »

    Se sperava di potergli mettere un guinzaglio e addestrarlo per bene si sbagliava di grosso. Hisoka era una bestia selvatica, non si trovava bene in un salotto. Diverse persone avevano risposto fiducia nella sua capacità di cambiare o adattarsi... Nessuna c'era riuscita. Una tra le quali proprio Mizuki.

    « Ho un nome Giapponese perché mio padre è sperduto, mia madre è morta spingendomi fuori, e sono stato adottato dal Direttore del Circo di cui lei faceva parte, un uomo di Kyoto ♦

    Dalla mia nascita fino a poco fa sono stato parte della Troupe itinerante, balzando di posto in posto. Ma fino a data da destinarsi ho messo radici a Tokyo ♠

    Fin'ora non mi ha deluso~ Ho incontrato un sacco di persone interessanti... Tra cui tu ♥ »


    Ora che s'era messa al suo fianco le poteva sorriderle senza torcersi il collo.

    « Penso con queste ultime frasi di aver rivelato più a te del mio passato di qualsiasi altra ragazza in questa città, spero ti senta onorata ♣ »

    La frase era vera soltanto con quell'importante qualificatore di ragazza, siccome ad Hayato aveva raccontato giusto un po' di più, ma non troppo. Tipo che Mizuki l'avesse ucciso con una Chicken Nugget.

    « E ti dirò di più: Il mio nome è Hisoka Morow, piacere di conoscerti ♣ »

    L'ultima volta che s'era presentato alla ragazza l'aveva fatto soltanto con il primo nome, e appena dopo erano esplosi. Se avesse saputo il cognome sin dall'inizio ne avrebbe forse riconosciuto le radici Scozzesi.

    Quella era decisamente un'introduzione più tranquilla del loro primo incontro. Si voltò leggermente verso di lei e le porse la mano destra, quella libera dal guinzaglio. Finalmente gli avrebbe dato un po' di fiducia, toccandolo direttamente? L'unica altra volta che l'aveva fatto era finita sotto denuncia.

    E ancora: Perché gli interessava così tanto?
     
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    Morrigan O'Brien

    Era la seconda volta che udiva quella sua risata, alla prima ne aveva seguito un'esplosione, ora vide alcuni sguardi voltarsi nella loro direzione e i gatti fermarsi per un secondo, per poi proseguire tranquillamente a salire le scale. Gli occhi della ragazza dai capelli rosa invece si spostavano da Hisoka a oltre il corrimano, sulle bancherelle sotto di loro e poi sul cielo in cui potevano intravedersi alcune stelle. Le piaceva quel posto così illuminato e colorato, se non restava in casa a studiare, lei trascorreva le sue serate in nightclub o angusti bar.
    Non la stupiva, capiva perfettamente il motivo per cui la gente voleva sbarazzarsi di lui, solitamente a nessuno piaceva dover rischiare la vita al passare un po' di tempo con qualcuno. Non piaceva nemmeno a Morrigan e dopo la volta in cui aveva incontrato Desdemona aveva imparato la lezione, non doveva provocare soggetti potenzialmente pericolosi; lei andava oltre quel dettaglio, trovarsi assieme a lui quella sera aveva voluto dire mettere in secondo piano la propria vita al reputare più interessante quella di Hisoka. Non era quello che faceva sempre? Morrigan si soffermava sempre sugli altri, il loro comportamento, il loro carattere, la loro storia e ne traeva divertimento quasi stesse guardando un film, interveniva ogni tanto quando le situazioni si facevano noiose ma per lei nulla vi era di più interessante che la natura umana. Il rosso era così diverso dal resto delle persone che aveva incontrato che non le importava se poteva farsi male, voleva conoscerlo più a fondo.
    Il paragone che scelse non fu affatto azzeccato, almeno non per lei. ‹ Non credo affatto che tu assomigli a un cane. ›, e non era legata a lui dall'affetto, in effetti vi erano poche persone che potevano vantare l'affetto della ragazza, e tra queste lui non rientrava, almeno non per il momento. Le iridi rosse della giovane si spostarono sui gattini che li precedevano. ‹ Se dovessi paragonarti ad un animale domestico direi che sei più simile a un gatto. ›, un'essere indipendente, che si trova bene anche in solitudine e difficile da addomesticare. ‹ Anzi, per me tu sei quel che Dempsey e Haley sono per te. › avrebbe lasciato a lui l'interpretazione di quella frase, anche perchè non era certa di quel che quei due gatti rappresentassero per il rosso. ‹ Li possiedi, ma loro non lo sanno. Tu l'hai scoperto solo ora, ma non credo ne sei totalmente cosciente. › continuò quel suo gioco, con lo sguardo puntato sugli occhi color miele di lui.
    Ormai erano quasi arrivati all'ultimo piano del centro commerciale, dove i negozi d'abbigliamento lasciavano spazio a locali più eccentrici, sale giochi e alcune bancherelle, e Hisoka le rivelò d'esser cresciuto orfano, adottato dal direttore del circo di cui la madre faceva parte. Morrigan si mostrò quasi sorpresa, la prima impressione che aveva avuto da lui era stata proprio che fosse uscito fuori da un circo, e solo ora scopriva che era proprio così.‹ Com'è stato crescere nel circo? ›
    Ora si spiegava l'abbigliamento della notte al nightclub, e anche quel suo atteggiamento teatrale che sapeva adottare. Hisoka sapeva come stare davanti ad un pubblico che esso fosse composto da centinaia di persone o che si trattasse solo di lei, e solo ora lei riuscì a collegare i fili del perchè. ‹ Tante persone interessanti? Stai cercando di farmi ingelosire? ›
    E a Morrigan non sfuggì affatto il fatto che avesse parlato di ragazza, al femminile, e per quanto potesse essere solo una mera coincidenza, considerava che Hisoka sapeva scegliere bene le parole che utilizzava, ed era perciò convinta le avesse scelto apposta. Lei era l'unica ragazza, ma poteva esserci anche un ragazzo, o più di uno, a cui lui si era confessato. ‹ Si possono capire parecchie cose dal passato di una persona, e proprio per questo mi chiedo piuttosto perchè tu abbia scelto proprio me. › gli chiese, col dubbio che anche a tale domanda avrebbe evitato di rispondere.
    Quando lui si presentò di nuovo, stavolta col suo nome completo ed il nome dalle origini palesemente scozzesi, tese mano e Morrigan esitò, meccanicamente aveva sollevato il braccio come per prenderla ma poi si era fermata a mezza'aria. Era impossibile non pensare a quello che era successo l'ultima volta che l'aveva toccata. L'avrebbe fatta di nuovo diventare una bomba, con una scusa così banale? Se coi gatti era stata colta di sorpresa, ora sarebbe stato solo ridicolamente ovvio. Doveva fidarsi? Ovvio che no.
    Si fermò, lì, vicino alla porta del terzo piano, ed afferrò la sua mano in una stretta decisa. ‹ Morrigan O'Brien, ma credo tu già lo sappia. › dopotutto il suo nome era anche su Babel, e Hisoka l'aveva trovata con estrema facilità. Non si trattava tanto di fiducia quanto della sua stessa natura, non avrebbe mai mostrato apertamente di avere un po' paura di lui.

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    Cosa voleva fargli capire l'enigmatica ragazza? Che per lei era uno strano esemplare da studiare? L'osservava in analisi come lui ne faceva dei gattini, adottati d'impulso, preso dalla curiosità di scoprire qualcosa di più su di loro, o se stesso. Ma tutto ciò lei non lo sapeva... Forse voleva soltanto far un'altra battutina su come lo possedeva. Magari però Hisoka non era l'unico a divertirsi ficcanasando nella psiche altrui, in quel caso Morrigan avrebbe presto avuto pan per i suoi denti.

    « Hmm... Non ho idea di come sia non crescere in un circo, quindi non so farti un compare-and-contrast

    Ti so dire che sono contento di non esser rimasto in un posto tutta la vita~ Ho sfidato tanta gente, mi sono imboscato in marachelle sempre diverse, e dopo qualche settimana svanivo senza lasciar traccia ♦ »


    C'erano un sacco di crimini irrisolti dietro di lui, e che mai avrebbero trovato un colpevole in tutta probabilità. Non che fossero cose troppo importanti. Sicuramente per nulla al livello d'Hisoka attualmente, erano piccole scorribande ragazzesche.

    « Ogni due anni però – cascasse il mondo – ci fermavamo sempre a Kyoto per il Festival Primaverile. Se ho una "casa" è quella ♠ »

    Kyoto... Ormai manco riusciva a pensare a quella città senza mostrare un po' di tristezza a tradimento, siccome il nome si era indissolubilmente intrecciato alla figura di Aragaki. Non era una coincidenza se quello strano scenario aveva avuto luogo proprio in tal posto. Negli anni passati a fermarcisi e girarne le strade aveva appreso praticamente ogni via, ogni luogo di rilievo, ne aveva la mappa impressa nel cuore. Nel modo che soltanto crescere in un luogo può darti.

    « Sicuramente sono quel che sono anche per come ho passato l'infanzia... Tu che scusa hai? ♥

    Nemmeno tu devi aver una vita ordinaria alle spalle per esser arrivata qui al mio fianco ♣ »


    La stranezza attrae stranezza, no? Le persone normali non c'era divertimento manco a tormentarle, perché non sapevano risponderti a modo, e darti una sfida curiosa. Morrigan era l'esatto opposto. Come lui, le sfide sembrava quasi andarsele a cercare. Perché avesse scelto proprio lei? Appunto per quello... Erano simili. E soltanto qualcuno che s'avvicinava a Hisoka poteva veramente comprenderlo.

    Prima di trovare la ragazza non pensava tali individui potessero esistere.

    Con Hayato c'era un certo rapporto che non gli dispiaceva, era interessante, e ci passava il tempo in maniera diversa dalle sue altre conoscenze... Eppure sentiva un certo margine di distacco alle fondamenta della loro natura, s'incrociavano nel mezzo partendo da punti differenti. Con O'Brien sembravano correre quasi sovrapposti.

    Lei ancora non voleva dargli troppa lenza. Prima di gettare la premura al vento e stringergli le dita al palmo ebbe un momento di... Preoccupazione? Sapeva di non aver la sua fiducia, con quel gesto se l'era guadagnata? La donna poteva volergli far capire d'aver accantonato le diffidenze nei suoi confronti... Oppure che davvero lo possedeva e aveva tutto sotto controllo, e non aveva da preoccuparsi di un gatto randagio come lui.

    Situazioni del genere erano proprio ciò che spingevano Hisoka a fare tiri mancini come quello del gatto esplosivo. Voleva stuzzicare, tenere sulle punte dei piedi in allerta, costringere gli altri ad aspettarsi l'inaspettato e sorprenderli lo stesso... Con Morrigan però non riusciva a goderselo appieno vedendola ritirarsi da lui. Aveva bisogno che stesse ad ascoltarlo almeno fino alla fine della serata.

    Come fare a prenderla in contropiede senza tradirne la fiducia, quindi?

    « Il nome lo conoscevo solo scritto, è bello venire a saperne la pronuncia~ ♠ »

    Si abbassò in un leggero inchino, avvicinandosi senza chiedere il polso della donna che già avrebbe capito dove sarebbe finito. Ebbene sì, portò la mano della compagna alle labbra. Le baciò il dorso con un tocco rapido, uscito dai romanzi cavallereschi più banali e triti.

    La mano della ragazza era parecchio soffice, tra l'altro. Più di quanto si aspettasse. Era difficile credere che delle dita così delicate potessero destreggiarsi con un pugnale, eppure ne teneva la prova incisa sul braccio. Per quel breve istante in cui toccarono sentiva come se le sue labbra potessero affondarle nella pelle.

    « Morrigan O'Brien ♥ »

    Ripetette il nome con la sua classica cadenza melodica, accentuando la pronuncia irlandese che aveva sentito da lei, siccome un nome inglese detto nel mezzo di una frase giapponese saltava all'orecchio. La lasciò con un sorriso e dopo aver mollato la mano proseguirono verso la meta, come nulla fosse successo.

    A proposito della destinazione. A quel punto anche l'altra avrebbe notato che – seguendo le insegne del piano – ogni svolta li portava in direzione di un'attrazione specifica nel centro commerciali... Ne avrebbe ricevuto conferma definitiva una volta varcate le doppie porte di una sezione "al chiuso", e fatto qualche passo per un breve corridoio sarebbero sfociati nella vera e propria game room: Daiba Haunted School.

    « Romantic enough, for you? ♠ »

    Le disse con uno sfacciato sorrisetto. Innumerevoli ragazze Giapponesi si stavano godendo il festival dell'amore in destinazione romantiche e pitturesche... Morrigan era stata trascinata in una scuola degli orrori da un jester terrorista. A pelle gli veniva da pensare fosse il tipo da goderselo lo stesso, ma la scelta di Hisoka era principalmente egoista. Se doveva parlare di ciò che voleva non se la sentiva di farlo in un setting troppo serio... Il contrasto e l'ironia erano alla base del suo tutto.

    A guardianare la vera e propria entrata nel labirinto del terrore vi era un set simil-casina, con uno sportello per i biglietti da un lato e un manichino crocifisso dall'altro. Se questa era l'entrata chissà cosa si riservavano all'interno.

    Superarono il cancelletto e raggiunsero l'unico membro dello staff nella casina, nascosto dietro una maschera da zombie per l'occasione, ma aprendo la bocca palesava sotto vi fosse un adolescente probabilmente assunto lì part-time. Era difficile per Hisoka lasciarsi andare nell'illusione... Di persona aveva forse visto peggio di ciò che volevano offrirgli.

    « Due biglietti, thanks~ E ovviamente offro io ♣ »

    Era un vero e proprio gentiluomo quel Caporegime di Aogiri.

    « Mi spiace ma dentro non si possono avere animali. »

    Gli rispose l'impiegato facendo cenno ai due felini... Quanti problemi.

    « Of course... Posso affidarli a te? ♥ »

    « Non sono autorizz– »

    Hisoka tirò fuori qualche banconota direttamente dalla tasca, siccome non possedeva un portafoglio. Gli posò al banco non solo il costo di entrambi i biglietti, ma un'ampia mancia personale. Più di quanto il ragazzo doveva fare in una settimana. Si notava la sua sorpresa anche sotto la maschera.

    « Grazie mille ♠ »

    Gli fece un occhiolino e prese in braccio i micetti, passandoli attraverso la finestra in braccio all'adolescente. Erano creaturine abbastanza tranquille, non ci sarebbero dovuti essere problemi... Sperava. Dopo un cenno il prestigiatore si congedò e con la propria compagnia prese passo verso l'entrata, oltre gli omen di malafortuna e le brochure pubblicitarie.

    « Non preoccuparti dei soldi, ne ho più di quanto sappia cosa farne, non mi devi nulla ♦ »

    Anche se l'intera scena ricordava decisamente il cliché del gangster innamorato che con le proprie risorse aggira il sistema e ottiene sempre quel che deve per la sua donna. Peccato che in quella situazione i suoi danari stavano agendo al servizio di lui stesso e basta, a conti fatti.

    « Anzi, se vuoi ripagarmi... Puoi farlo in saggezza ♣ »

    Ora toccava andare al nocciolo di ciò che li aveva portati assieme quella sera.

    « Mi hai chiesto perché abbia rivelato del mio passato proprio a te. La verità è che sarebbe comodo che comprendessi un po' sulla mia natura ♥ »

    Sapeva cosa doveva dire, ma le parole gli si ingarbugliavano in gola bloccandosi. Chissà da quant'è che non le pronunciava? O come minimo non le pronunciava onestamente.

    « ...I need your help ♠ »
     
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    Morrigan O'Brien

    Se lei fosse cresciuta in un circo le sarebbe piaciuto diventare un'acrobata, di quelle che fluttuano nell'aria appese al trapezio, ma lei aveva zero abilità atletiche e difficilmente si impegnava in una cosa per anni fino ad arrivare a perfezionarla, quando trovava sempre qualcosa di nuovo a cui aspirare. La vita al circo non avrebbe fatto per lei se non, come poco dopo disse il rosso, il poter viaggiare in giro per il mondo e non rimanerci che qualche settimana. Se trovava punti in comune con Hisoka, era proprio quello di voler trascorrere il meno tempo possibile in uno stesso posto, lasciarci una scia di caos e sparire.
    E come per Hisoka Kyoto era la sua casa, per Morrigan essa corrispondeva a Galway, il posto dov'era nata. Era da anni che non tornava a visitarlo, e non avrebbe nemmeno espresso quella malinconia che invece si era lasciata sfuggire il rosso al ricordarsi della sua casa. Il suo sguardo si era incrinato per un secondo, come la sua voce, cui parole rivelavano quasi un sussurro di tristezza. Fu in quell'istante che scoprì quello che stava succedendo, o almeno riuscì a intuirlo, il jester stava mostrando delle piccole crepe, sottili e quasi invisibile se non per un occhio allenato, nel suo carattere. Il personaggio che per tutto quel tempo s'era costruito vacillava e dai sottili squarci ne stava uscendo qualcosa di più umano. Chissà cos'era stato ad averli provocati...
    Il flusso dei suoi pensieri venne fermato dalla domanda che stavolta lui le rivolse.
    Nemmeno lei doveva essere normale se si trovava in compagnia di Hisoka, e su questo non aveva dubbi. ‹ I'm not sure if it was my experiences that made me who I am, or if I was born this way. ›, dopotutto, ripercorrendo la sua infanzia, aveva capito di non essere stata mai davvero quel che si può definire "normale". ‹ Sicuramente ciò che ho vissuto ha accentuato alcuni aspetti di quel che sono oggi, e ne ha modificati degli altri. Anche io ho viaggiato, non tanto quanto te immagino, ma sono abituata a trasferirmi e cambiare città ed amici con facilità. Anch'io ho lasciato dietro di me... marachelle, di cui mai si è scoperto il colpevole. › dalla più recente, e più grave, non erano passati molti anni, ma in quel caso forse era stata anche la fortuna ad aiutarla.
    Nulla accadde, non quello che aveva previsto lei almeno, Hisoka non sembrava avere intenzione di trasformarla in una bomba, ma nemmeno la lasciò andare con tanta facilità; nel nightclub aveva afferrato il suo polso e l'aveva trascinata e intrappolata a sè con una certa arroganza, ora invece coglieva una certa delicatezza, stavolta, se lei avesse voluto, avrebbe potuto ritrarre la sua mano prima che le labbra di lui ne sfiorassero il dorso.
    Fu l'inaspettato del gesto a procurarle un brivido, il suo nome pronunciato dall'intonazione simile alla sua e il tiepido fiato di quelle parole che toccavano la sua pelle. E l'attimo dopo fu come se ciò non fosse affatto accaduto, e solo le occhiate delle persone attorno a loro rimasero a fare da testimoni. Se lo sarebbe potuto aspettare da lui, ma ne fu colta alla sprovvista, lasciandole il tempo d'una tarda reazione di un sorriso appena accennato, gli occhi rossi assottigliati e nessuna replica.
    Poco più tardi arrivarono davanti all'attrazione designata da Hisoka per il loro appuntamento, Morrigan si trovò davanti a una gameroom al tanto inquietante che l'unico punto a favore che trovò fu che, essendo al chiuso, almeno non sarebbero morti di caldo. Davanti a lei si trovava un bigliettaio mascherato, e al lato dell'attrazione, un inquietante manichino crocifisso. La ragazza dai capelli rosa rimase a fissarlo per parecchio tempo, sapendo che una volta tornata a casa sarebbe riapparso nei suoi incubi. Era strano, ma se di paura si trattava, Momo si era fermata all'infanzia in cui si temeva il mostro nascosto sotto il letto. Gli adulti faticavano a prender sonno preoccupati delle mondane ansie di tutti i giorni, lei invece rimaneva sveglia tutta una notte dopo aver visto un film horror.
    ‹ Resterai sicuramente nei miei pensieri tutta la notte, quando non riuscirò a dormire. ›, si fermò davanti all'entrata, osservando con intensità l'uomo dietro la maschera. Ai gatti non venne concesso di entrare e Hisoka fu costretto a pagare molto più del prezzo dei due biglietti per convincere il giovane a custodirli per lui. A Morrigan scappò un sorriso divertito al vedere il bigliettaio, cui ormai aveva perso metaforicamente la maschera, ed aveva lasciato trasparire tutta la sua sorpresa. Doveva essere il suo giorno fortunato, non si sarebbe mai nemmeno sognato di ricevere una così generosa mancia per badare a due gattini. Si chiedeva da dove tirasse fuori tutti quei soldi, che non sapeva nemmeno come pendere, ma non fu preoccupata di ripagarlo in alcun modo.
    Il giovane però le chiese in cambio un po' di saggezza, perchè lui aveva bisogno del suo aiuto. Notò la pausa tra quelle parole e la frase prima, come se facesse molta fatica a pronunciarle. Era di quelle persone cui orgoglio impediva spesso di chiedere aiuto, oppure raramente ne aveva sentito il bisogno?
    ‹ Oh, farò del mio meglio, allora. ›. Morrigan già aveva intuito in precedenza che c'era qualcosa che non andava, e ora era sicura che anche lui ne fosse consapevole, e che voleva che lei lo aiutasse a comprendere, o chissà solo a farlo tornare come prima.
    ‹ Ha a che fare con quegli sguardi, che ogni tanto cambiano completamente la tua espressione. vero? ›, per quanto parlasse di sguardi, era di emozioni che parlava.
    Vennero guidati al lato dell'attrazione, gli fecero compilare un breve modulo e gli spiegarono le regole e la storia dell'attrazione: questa scuola, ormai chiusa e dimenticata, ha ospitato grandi tragedie; dopo essersi suicidato, lo spirito di una giovane ragazza ritorna e costringe i suoi compagni di scuola a seguire il suo l'esempio. Le morti aumentavano a dismisura, provocando alla fine il suicidio del preside e la chiusura definitiva del luogo. Il loro compito era esplorare la scuola e mettere a tacere i molti spiriti disturbati offrendo una benedizione al falò situato nel profondo della scuola.
    Venne loro fornita una torcia che subito Morrigan affidò ad Hisoka e poi vennero introdotti in quello che sembrava l'ufficio del preside. Lì dentro non ebbero tempo di parlare troppo, mentre sul computer appoggiato alla scrivania del Preside veniva trasmesso un videomessaggio dell'uomo prima che si togliesse la vita, ad accompagnarli vi era il cadavere in decomposizione di tale preside, che riposava in penombra sulla sedia. Il corpo era estremamente realistico il che portò la ragazza a concentrarsi sul breve messaggio, che diceva loro si salvare le anime degli alunni.

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    « Sai, hai un bel accento ♥ »

    Disse con nonchalance a Morrigan mentre passava il proprio telefono nelle mani dello zombie. Niente dispositivi tecnologici o luci o foto all'interno della Scuola Infestata, sia per atmosfera che una questione di mistero. Chi ci andrebbe se i contenuti fossero disponibili online?

    « Non ho mai conosciuto troppe persone Irlandesi, avete una parlata strana ma divertente, ti costringe a star attento a ogni sillaba ♣ »

    Anche la voce delicata della ragazza non faceva miracoli per attenuare la natura cruda del dialetto, ma a Hisoka non dispiaceva. Rimase piacevolmente sorpreso. Una delle cose che avrebbe volentieri cambiato di se sarebbe stato darsi un accento più vivace – che si abbinasse meglio al resto della sua presentazione eccentrica – invece del piatto inglese internazionale con cui si ritrovava. Somigliante all'Americano soltanto per mancanza di altre feature riconoscibili.

    « Would you mind letting me listen a bit more? Ti dispiacerebbe farmelo ascoltare un altro po'? ♠ »

    Le chiese poco prima di farsi strada nella scuola... Principalmente perché dar giusto un tocco di privacy alla loro conversazione. Voleva evitare tutti i membri dello staff si facessero i fatti suoi. Parlando un inglese madrelingua forse avrebbero nascosto un po' dietro la barriera culturale. Se Morrigan avesse accettato, le loro prossime frasi avrebbero accantonato il Giapponese quindi.

    Però l'accento gli piaceva davvero.

    Una pacca sulla spalla, una camminata per il corridoio, e si ritrovavano col destino di dozzine di anime tra le mani. Che fortunate che erano a trovarsi proprio Hisoka come principe azzurro, probabilmente se avesse incontrato un vero fantasma l'avrebbe fatto esplodere solo per vedere il risultato.

    Durante l'appassionato messagio del Preside, lui era più che altro preso dal cadavere di questo... Era vero, non c'era dubbio. Non il morto, ovviamente, ma l'attore che lo interpretava. Non si trattava di un semplice manichino. Addirittura gli ticchettò brevemente sulla fronte sperando in una reazione divertente, ma nulla. Che noia.

    « Pff~ Scaricabarile ♦

    Non poteva andar lui al falò? Siamo bravi tutti a suicidarci ♣ »


    Si notava che Hisoka non fosse particolarmente in balia dell'atmosfera? Era stato in presenza di cadaveri, non avevano né quell'aspetto né specialmente quell'odore. Nessuno teneva mai in considerazione la scarica intestinale dei corpi morti... La morte puzzava di bagno pubblico sporco.

    « Sguardi strani... ♦ »

    Mormorò tra se e se, ritornando a ciò che l'altra gli aveva detto prima d'entrare. Intanto ispezionava qua e là l'ufficio, cercando forse piccoli easter egg tra gli scaffali e dentro i cassetti. Ma sembrava un ordinario luogo di lavoro... Se s'ignorava la salma.

    « E io che speravo non si notasse troppo. Ma suppongo anche le piccole cose siano messe in risalto su uno come me ♠

    Però ora so d'aver fatto bene a sceglierti... Siamo molto simili, non trovi? ♣ »


    Era tornato vicino alla donna nel mezzo di quello stanzino in sottoluce, sorridendole dall'alto. Era riuscita a cogliere che ci fosse qualcosa di inusuale in Hisoka. Sapeva interpretarlo anche se era la seconda volta che passavano una serata assieme, ed era quell'abilità che gli serviva.

    « Non per vantarmi ma so di avere un certo talento nel leggere le persone. Decifrarne le emozioni, scoprire cosa vogliono e – perché no – anche usare ciò contro di loro ♥

    Purtroppo però non ho mai sviluppato questo callo su me stesso... Semplicemente perché di emozioni nella mia vita ne ho sempre avute poche~ Principalmente felicità, esaltazione, desiderio. Non mi sono mai soffermato troppo su sensazioni negative come ansia o tristezza ♣

    La vita è troppo corta per sprecar tempo a sentirsi male, giusto? ♠ »


    Stava per aprir bocca un'altra volta... Quando qualcosa lo interruppe, e di sicuro avrebbe colto anche l'attenzione di lei. Un movimento repentino, quasi impercettibile. Appena fuori dal loro campo visivo. L'occhio umano non era perfetto per i dettagli ma eccellente per i movimenti... E il corpo del dirigente si era appena mosso.

    Posando lo sguardo sul cadavere rimaneva esanime, ma si era decisamente spostato impercettibilmente. Il suo spirito stava tornando per tormentarli... Anche se più probabilmente era l'attore che voleva far intuire di sbrigarsi. Fossero rimasti si sarebbe certamente alzato per farli correre fuori dal suo ufficio.

    Era meglio incamminarsi.

    Aprendo la porta ci si trovava davanti a un breve corridoio che portava ad una finestra, sfociando poi in due diverse vie opposte. La cosa più opprimente però era il buio quasi totale. A quel punto il Jester avrebbe attestato la potenza della grossa torcia affibbiatagli... Misera. Proiettava un singolo raggio di luce rosso estremamente focalizzato, che creava un cerchio luminoso di modeste dimensioni in fondo al corridoio. Schiariva poco e nulla.

    « Almeno non andremo a sbattere contro i muri ♥ »

    Siccome quella sembrava l'unica vera utilità pratica. Ma era quello il bello, no?

    « Worry not, for I shall protect you, my lady ♦ »

    Disse con un tono eccessivamente cavalleresco e cliché, offrendo l'avambraccio a Morrigan se avesse voluto avvinghiarsi. E poi così vicini potevano sussurrarsi tutto ciò che desideravano durante il tragitto. Metà del cervello impiegato a sopravvivere il paranormale, l'altra metà a far da psicoterapeuta al Jester.

    « Comunque avrai capito... Di recente ho cominciato a provare cose. Cose strane. Specialmente per uno come me ♠

    Ho cercato di ragionarci da solo, capire il perché non mi lascino stare e cosa vogliano significare, ma temo sia fuori dalle mie competenze... Ma tu potresti capirmi meglio di me, forse~ ♣ »


    I due proseguivano per la scuola maledetta, passo dopo passo. Il corridoio era abbastanza stretto da costringere i due a premersi l'uno sull'altro per non toccare i muri... Era una sua impressione o riusciva quasi a sentire dei passi oltre i loro?
     
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    Morrigan O'Brien

    Era un po' riluttante ad affidare il suo cellulare a degli sconosciuti, tanto che chiese se era obbligatorio, e pensava che anche Hisoka avrebbe condiviso quel sentimento, in quanto si trattava di un oggetto personale, e invece lo consegnò come niente fosse. Alla fine dovette cedere anche lei, i dipendenti non volevano trapelassero foto del luogo o si usasse una luce diversa da quella della torcia che avevano fortino, cosa cui Morrigan aveva anche pensato di fare.
    La complimentò per il suo accento "strano ma divertente", che risultava insolito alle orecchie di uno straniero, con tutte quelle vocali dal suono diverso, che lei non badava a nascondere in alcun modo; a render ancora più complicato comprenderla era la sua parlata veloce ma bassa, sfuggente, quasi non volesse davvero essere sentita. ‹ Of course. › da quel momento in poi avrebbe abbandonato il giapponese per riprendere a parlare la sua lingua. Non si trattava soltanto di sentire il suo accento, ma di mantenere una certa privacy in ciò che avrebbero parlato.
    A differenza sua, che era rimasta ferma ad ascoltare il messaggio, Hisoka se ne andò ad esplorare la stanza in cerca di chissà che cosa, per poi fermarsi a toccare il cadavere, o meglio l'attore che lo interpretava. Morrigan lo seguì con lo sguardo per tutto l'ufficio, osservando con la coda dell'occhio il cadavere, che non reagì in alcun modo al suo tocco.
    Che fosse Morrigan a stare attenta ad ogni dettagli, oppure il fatto che tutto in una persona eccentrica come lui tutto ciò che era estraneo a lui risaltasse, rimaneva il fatto che no, almeno ai suoi occhi non era riuscito a dissimulare quegli sguardi strani. O forse si trattava del fatto ch'erano simile a permettere alla ragazza dai capelli rosati di riuscire a interpretarlo meglio, avendo quindi anche un termine di paragone. Certamente avevano tratti in comune, eppure approcci e atteggiamenti molto diversi.
    Non c'era persona più pericolosa di chi riusciva a capire gli altri e a manipolarli a proprio piacimento, Morrigan lo sapeva bene e lo sapeva fare, ed era questo che rendeva ancor più pericoloso il rosso. Lei voleva capirlo, ma non voleva in alcun modo che accadesse il contrario.
    Comprendeva il suo non riuscire ad analizzare se stesso, era sempre più difficile rispetto a farlo con qualcun'altro, si tende ad essere meno oggettivi, e ci sono cose che apposta si evitano di vedere, cose che nascondiamo a noi stessi, sentimenti che non capiamo nemmeno per quale motivo proviamo. Anche a lei risultava difficile capirsi, a volte.
    Avrebbe voluto aggiungere qualcosa a quella sua ultima frase, risultava in qualche modo così ingenua ed innocente, così in contrasto con Hisoka, quasi fin troppo romantica per lui, ma il lieve scricchiolio della sedia dov'era posato il cadavere attirò prima la sua attenzione. In apparenza, siccome lei non si era soffermata a guadarlo per troppo tempo, non le sembrava fosse cambiato nulla, né che si fosse mosso.
    ‹ But if you never bleed, you'll never grow. Stare male, soffrire, sono aspetti fondamentale per l'essere umano. ›, discordò con ciò che lui disse, prima di incamminarsi verso la porta appena aperta, in fretta, prima che il cadavere si spazientisse ed iniziasse a rincorrerli tipo zombie.
    Ciò che si presentava davanti a loro era un breve corridoio che li conduceva ad un bivio munito di finestra, Morrigan aveva pensato si sarebbero ritrovati immersi nella penombra, e invece l'oscurità avrebbe impedito loro capire anche solo dove stavano mettendo i piedi. Il rosso accese la torcia testando la sua potenza, purtroppo appena sufficiente a guidarli e, come disse lui, a non sbattere contro i muri.
    Ad escludere la voce del ragazzo, non si udiva null'altro che i loro passi, accompagnati da quelli più lievi di qualcun'altro da qualche parte. Morrigan non ci aveva pensato due volte prima di accettare l'offerta di Hisoka ed avvinghiarsi al suo braccio. Che importa se la persona più pericolosa in quella stanza era proprio lui, quando c'erano degli strani spiriti ad inseguirti? In più, in quel modo non avrebbe rischiato di inciampare accidentalmente dato che, indossando i geta, camminare al buio diventava un'impresa.
    Si chiedeva, e più avanti sicuramente lo avrebbe chiesto a lui, quale o chi fosse stato il trigger perchè lui iniziasse a provare quelle che lui definiva "cose strane". ‹ Cosa hai iniziato a provare, dunque? › La ragazza si fermò davanti al bivio, lasciando che fosse Hisoka a guidarla, dopotutto lui aveva la torcia. Ammetteva che sarebbe stato difficile concentrarsi su di lui, quando il rumore dei passi che li seguivano, e lo scricchiolio di finestre e porte che si aprivano da sole bastavano a distrarla.

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    La poca luce offerta sembrava appesa ad un filo, sostenuta da batterie semi-vive, e perciò proni a lampeggiare o addirittura spegnersi per qualche momento. Ogni qualvolta i due finivano nelle tenebre anche un istante, la scuola intera pareva incattivirsi. Passi, movimenti struscianti, sibili e sussurri... Invigoriti nel buio. Si facevano sentire appena oltre i muri, ma anche direttamente alle loro spalle. Eppure girandosi vi era soltanto lo stesso nero che permeava tutti i corridoio. C'era la netta sensazione di non essere mai soli...

    Perché si avevano sempre i membri dello staff attorno, impegnati a fare quei rumori.

    Stavano facendo un lavoro eccellente, non c'era dubbio, ma l'unica spiegazione era quella. Come faceva Hisoka a lasciarsi andare nell'atmosfera quando aveva pagato per l'entrata? Gli era stata promessa una certa esperienza, e quella stava trovando. Sapeva non ci fosse pericolo alcuno. Magari stessero girando per una vera scuola abbandonata avrebbe avuto più effetto...

    Ma non esternò nulla di tutto ciò. Rimase con fare neutrale (che per lui era sorridente), non sbuffò o fece capire in altro modo che tutto lo stesse un po' deludendo. Guidava la ragazza per i corridoi labirintici dell'istituto, affiancando di rado finestre o tende, scavalcando l'occasionale blocco di un banco sfregiato da incisioni minacciose nel legno... Non voleva smorzarne il divertimento.

    Era chiaro a lei l'atmosfera stesse facendo effetto, temeva che trovandosi uno scettico vicino si sarebbe goduta tutto di meno. Se Morrigan si stava divertendo... Perché rovinarle la serata? Decisamente un approccio poco caratteristico del Jester. In altre circostanze a quel punto sarebbe semplicemente uscito, sfondando le pareti con un'esplosione se doveva. Che senso aveva continuare fino alla fine se già si stava annoiando? Ogni secondo passato lì avrebbe potuto impiegarlo da qualche altra parte... Ma non ci sarebbe stata lei.

    In qualche modo ci teneva a farla felice, seppur fosse lui a risentirne... Perché? Forse non voleva lo lasciasse andare. Sentiva le sue braccia stringersi ulteriormente dopo ogni suono molesto, e il sorriso del mago si allargava. Era una sensazione piacevole. A volte i gatti gli si attorcigliavano attorno alla mano, ma quella era un'altra cosa.

    Un dubbio esistenziale sulle proprie emozioni alla volta, suvvia.

    « Tutti dicono che soffrire sia importante... Ma a me sembra soltanto una scusa ♣

    Una giustificazione per crogiolarsi nella propria inadeguatezza. Non si riesce a scappare dai problemi, e invece che trovare un modo ci si convince sia in realtà un bene ♦ »


    Sibilò sotto il fiato, continuando il loro strambo discorso in una location già di per se strana.

    « Io sono la persona più felice che conosco~ ♥

    Faccio quello che voglio, quando voglio, e non mi lascio trasportare da ciò che mi annoia. Se qualcosa non mi appaga semplicemente salto alla prossima, come un gatto ♣

    ...Proprio per questo è fastidioso che di recente non riesca a disfarmi del nuvolone che mi gira in tes– ♠ »


    L'intera scuola fu pervasa dal suono più definito e imponente da quand'erano entrati: una risata. Gioviale e bambinesca ma che nel contesto dava tutt'altro che gioia, sembrava appartenere ad una ragazza... Proprio quella? Come se non bastasse, dopo qualche bivio erano giunti ad un corridoio più buio di qualsiasi altro, sembrava di aver davanti un muro solido dipinto di nero. Soltanto il piccolo cerchio rossastro qualche metro in avanti confermava potessero avanzare.

    A ogni passo i muri si avvicinavano, il corridoio in se diventava più stretto. Hisoka dovette svincolarsi dalla presa di Morrigan e metterle lo stesso braccio attorno alle spalle, portandola al proprio petto per stringersi e proseguire. Da quella distanza, quel contatto, gli sembrava quasi di poter sentire il battito cardiaco della ragazza risuonare sulla sua cassa toracica. Un suono calmo e pacato, che annegava ogni altro rumore "inquietante" potessero avere attorno.

    « Al mio nucleo sono una persona semplice. Seguo le mie sfide, mi diverto, passo alla successiva. Mi importa poco di qualsiasi altra cosa o chiunque altro. Non sento il bisogno di legare con altri esseri umani come fa la gente normale, non lo trovo divertente. E ciò che non mi intrattiene è inutile

    Tuttavia... God, come comincio a spiegarti tutto?~ ♠ »


    Doveva raccontarle di chi era Aragaki, di Jane e il suo magazzino, di come c'era finito, della tortura, delle memorie soppresse, poi di Amachi e Desmond... Facevano in tempo a finire il giro per la scuola cinque volte. Doveva tagliare qua e là, sperava alla ragazza non fossero mancati troppo i dettagli.

    « Mi è stata somministrata una droga che mi ha mandato in trip. Per qualche giorno sono stato intrappolato in una visione... Inquietante ♣

    Ero una persona normale, terribilmente banale e mondana. Sono andato a cena a casa di un mio amico, Shin, a Kyoto. Abbiamo discusso a tavola e ci siamo divertiti. Una bella serata... Assurdo, vero? Hahaha~ ♥ »


    Chissà cos'avrebbe pensato lo staff dell'Haunted School sentendo quella risata. Magari gli avrebbero offerto un lavoro.

    « Posso accettare che un Hisoka annebbiato abbia potuto trovare qualcosa del genere piacevole, ma certe strane sensazioni non mi hanno abbandonato da allora. In particolare da quando ho veramente incrociato Shin, a cui non sto proprio simpaticissimo... Ma vedermelo davanti ha risvegliato qualcosa in me, ripensando alla nostra cena ♦

    Poi due persone in due giorni mi hanno dato del "solo e triste", nomignoli che spesso mi vengono affibbiati... Ma prima d'ora non ci avevo mai pensato due volte. Non so spiegarlo... Mi sento blu, ha senso? Freddo. Quando prima ero grigio e mite ♠ »


    Vicino a Morrigan, invece, si sentiva rosso e caldo, tutt'un altro paio di guanti.

    « Ahhh~ Quant'era semplice non aver nulla di cui preoccuparsi, emotivamente ♣

    Ora... Non so bene in che direzione andare ♥

    Quello che voglio è davvero ciò che voglio? O il mio subconscio sta cercando di dirmi qualcosa? E perché? Idk... ♣ »


    Senza dubbio la compagna avrebbe notato un graduale cambiamento nel suo tono e le sue cadenze. Cercava di mantenere la solita scenicità, ma parlando di argomenti così scomodi per lui era difficile nascondere l'incertezza nelle parole. Hisoka incerto di qualcosa... Più unico che raro.

    Nel mentre avevano continuato, passo dopo passo, così vicini da sentire il respiro l'uno sulla pelle dell'altro... Stop. Una frenata brusca da parte di Hisoka. Alla fine del corridoio, nascosto oltre lo svoltare dell'angolo ma illuminato dalla soffice luce rossa... Qualcosa.

    Lunghi capelli neri. Metà di una faccia. Una ragazza li studiava.

    Hisoka rimase in silenzio, avrebbe lasciato fosse Morrigan a decidere come reagire. Fosse stato per lui avrebbero continuato a camminare tranquillamente... Non se n'era accorto, ma d'istinto si era spinto leggermente più avanti della ragazza. Quasi come stesse cercando di portarsela alle spalle e difenderla.
     
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