Is it actually supposed to hurt?

Tanabata Summer Event - Morrigan O'Brien (Lostien) x Hisoka Morow (Stan)

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    Morrigan O'Brien

    La luce tremolante della torcia era appena sufficiente a guidarli tra i labirintici corridoi della scuola, era fioca e sembrava sul punto di spegnersi e abbandonare i due al buio. Ogni tanto accadeva, piombavano nella totale oscurità e l'edificio prendeva vita attorno a loro, e lei era vulnerabile a quella finzione, credeva a tutti quei sussurri quasi si trovassero in una vera scuola infestata. I passi, i cigolii e le voci che rivelavano una presenza alle sue spalle non facevano che spingerla a stringersi ed aggrapparsi all'unico altro essere vivente lì vicino; gli occhi saettavano rapidi nel buio, osservavano le finestre, i lunghi corridoi e spesso si spostavano alle sue spalle, dopo l'inquietante sensazione di essere circondata, ed era bravo il cast, a far creder a lei non ci fosse alcun angolo in cui rifugiarsi, nessun punto di salvezza. E con una strana ironia, per Morrigan, quel punto era diventato Hisoka, lui, decisamente capace di spaventare perfino un fantasma, probabilmente era il partner perfetto per sperimentare quel tipo di giochi.
    La sua espressione non tradiva alcuna emozione, al solo guardarla non si sarebbe capito quanto immersa fosse realmente in quell'atmosfera, e nelle poche volte in cui il suo sguardo finì sul rosso, scoprì che anche lui non ne mostrava alcuna. Ma se non era il loro viso a parlare, lo erano sicuramente le loro azioni. Hisoka non si fermava mai, proseguiva con una certa tranquillità, sembrava stesse camminando tra i negozi come fino a poco prima, Morrigan invece aveva un passo più incerto e si lasciava guidare, affidandosi a lui, quando ben poca era la fiducia che provava nei suoi confronti, di solito.
    Il jester considerava superflua la sofferenza e chi l'accettava s'illudeva rifugiandosi in una scusa; la ragazza dai capelli rosa sorrise, trovando quasi i suoi pensieri assomigliassero a quelli di un innocente fanciullo, perchè alla fine tutto riconduceva al non voler soffrire e rimanere in uno stato perenne di felicità, pensieri che lei avrebbe ricollegato facilmente a un bambino, mentre più si cresce e più ci si rende conto che è impossibile.
    Morrigan aveva una visione diversa, forse più complessa, sicuramente più strana, di ciò. Se per Hisoka tale sentimento era collegato soltanto al dolore fisico o mentale, per lei non era per forza così. Vi erano sofferenze nella vita che accadevano così poco artisticamente da urtare per la loro incoerenza, la mancanza di significato o la loro rozzezza. Ma altre volte vi erano elementi estetici anche nella sofferenza e Morrigan era attratta dalla drammaticità di questi elementi: il suicidio di una donna per amore non ricambiato, il pentimento d'un assassino... che tali tragedie fossero le proprie o altrui, lei ne diventava spettatrice. Anche la sofferenza aveva una propria bellezza.
    Il luogo per discuterne forse non era il più adatto, infatti, il ragazzo venne interrotto dalla risata d'una bambina, cristallina ed inquietante, non riuscì nemmeno a capirne la provenienza, la visibilità diminuiva fino a scomparire in un corridoio nero, che pareva senza fine. Più si inoltravano più le pareti si avvicinavano quasi a soffocarli e presto divenne impossibile percorrerlo in due. Proseguirono ritrovando la vicinanza del loro primo incontro, cui nemmeno stavolta Morrigan rifiutò, riscontrandone però un utilità: era un po' più tranquilla stretta al suo petto, che non dietro con i sussurri a sfiorarle le orecchie, o davanti con la bambina dalla tetra risata. Si domandava piuttosto cosa avesse spinto Hisoka alla ricerca di quel contatto, quando avrebbe potuto lasciarla passare, o andare lui per primo.
    Aveva colto i pensieri della ragazza? E in quel caso, se ne era preoccupato? Come lui, poco dopo, specificò, le altre persone non gli importavano. Lui cercava egoisticamente il proprio piacere e tutto ciò che per lui non era divertente allora veniva ignorato ed era inutile. Come la sofferenza.
    Morrigan lo ascoltava pazientemente, cercando di cogliere tutti i dettagli tra le sue parole, concentrarsi su esse ed ignorare qualunque altro rumore. Trovò buffò come le allucinazioni per il rosso consistevano in cenette amichevoli a Kyoto e che per come lui viveva ciò fosse assurdo, come se avesse immaginato di cavalcare un unicorno. La visione però gli aveva lasciato una piacevole sensazione, gli era piaciuta quella normalità anche una volta finito l'effetto della droga, e non solo, quel Shin esisteva davvero. A quel punto, Morrigan si accigliò: ‹ Hai incontrato un ragazzo che avevi immaginato nella tua testa? ›, gli domandò, un po' incredula.
    Qualcuno gli aveva detto di essere "triste e solo", non era la prima volta, ma questa sembrava averlo colpito. La consapevolezza? O forse aveva iniziato a importargli, quell'essere solo, e stava iniziando a capire d'essere anche triste in quella sua superficiale felicità, che ora non gli bastava più. Il sentiva freddo e blu, non più mite, e quel colore poteva essere facilmente associato alla tristezza. ‹ Ma la vita non sarebbe divertente senza sentimenti di cui preoccuparsi. › riuscì anche a ridacchiare, nel corridoio della scuola infestata.
    ‹ Si, credo che il tuo subconscio stia cercando di dirti parecchie cose... ed è un bene che ti interroghi sui tuoi obbiettivi, ora che non hai più la certezza che siano realmente quelli che vuoi. ›, la situazione era davvero bizzarra, lei che parlava di sentimenti ad Hisoka, provando ad entrare nella sua mente ed allo stesso tempo combattendo invisibili voci e falsi fantasmi.
    ‹ Ma tu cosa pretendi? Vuoi capirti, o vuoi disfarti di quei sentimenti? ›, voleva capire con quale disposizione Hisoka si stesse affrontando, perchè lei era convinta che ormai fosse un po' tardi per tornare indietro, stava cambiando velocemente, in modo quasi brusco, e voleva sapere se si stesse illudendo di poter essere di nuovo quello di prima.
    Lo stretto corridoio finì e Hisoka si arrestò, gli occhi gialli puntati su una figura seminascosta dietro l'angolo. La luce rossastra della torcia la rendeva, se possibile, ancora più inquietante; era una ragazza dai capelli corvini, lunghi, scompigliati che lasciavano visibile solo metà del suo viso pallido, era d'un bianco simile al colore della neve, o di un freddo cadavere.
    Passarono svariati secondi prima che Morrigan si decidesse ad avanzare verso quella figura, superò lentamente il rosso, e appena ciò accadde la sua mano andò ad afferrare l'orlo dello yukata del ragazzo come ad incitarlo a fare lo stesso, non aveva intenzione di andarci da sola, e nel caso la donna fantasma avesse iniziato a correre verso di loro avrebbe potuto usarlo come esca e scappare dal lato opposto.

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    Edit: ho dimenticato un pezzo di role alla fine(?)


    Edited by Lostien - 28/8/2020, 09:34
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    Hisoka Morow

    La tetra figura non s'era mossa di un soffio, si teneva fissa immobile al termine del corridoio, mantenendo un'oppressiva atmosfera spettrale sui due sciagurati. Un leggero sorriso incurvò le labbra d'Hisoka quando la compagna fu la prima a spingersi in avanti. Era ridicolo che in quel momento l'avesse apprezzata più del normale?

    Continuarono avvinghiati tra loro per giusto qualche passo... Poi, l'impensabile. Un suono di malfunzione elettrica dalla torcia... E piombarono nel buio. La batteria era scarica. I due rimasero appesi ad un filo, disorientati nell'oscurità più totale. Risvegliati dal suono di passi.

    Una corsa.

    Lo spettro stava correndo verso di loro.

    Passi piccoli e brevi, ma pesanti. Rapidi. E loro indifesi e privati della vista, alla mercé di qualsiasi forza malevola tra quelle mura. Gli istinti maturati in quello che tra poco si faceva un anno a Tokyo scattarono dentro Hisoka. Percepì un pericolo, e la prima linea di difesa era un'esplosione.

    Le pedate sulle assi di legno del pavimento s'avvicinavano, sempre più rapide, più imponenti.

    Senza pensare diede un soffice strattone a Morrigan per portarsela alle spalle, puntò il palmo aperto al corridoio, sentì l'energia di Tainted Love attraversarlo–... Ma che cazzo sto facendo?

    Pigiò un paio di volte il pulsante della torcia, e a fatica questa si accese. Nel corridoio non c'era nulla. Nessuno. Ogni suono era cessato, nella scuola vi erano soltanto i due Villain. In quel momento Hisoka si sentiva proprio un imbecille. Cosa gli era preso? Era ovvio fosse uno scenario costruito a tavolino proprio per una reazione del genere... Ma per qualche attimo non aveva pensato lucidamente.

    Discutere di tutte quelle emozioni lo stava trascinando in stati d'animo che non gli si addicevano.

    Si voltò verso la donna con un'espressione confusa in volto... L'avrebbe preso per matto? E non nel modo in cui la gente normale lo faceva. Come aveva detto prima, i suoi comportamenti soliti gli sembravano buoni e giusti, erano cose come quelle a fargli dubitare della propria sanità.

    « ...Cos'è, ti sei spaventata? ♥ »

    Gli tornò il sorriso. Proprio come quando un gatto mancava il salto e poi faceva finta nulla fosse successo, per nascondere la vergogna. Morrigan forse c'aveva visto più giusto di quanto sembrava nel paragonarlo ad un felino. Le porse ancora una volta l'avambraccio, la loro avventura non era finita. E manco la loro conversazione.

    « Dov'eravamo rimasti?~ ♠ »

    Qualcosa sembrava... Strano. Per un po' non registrò precisamente cosa, ma poi entrambi l'avrebbero notato. Era tutto silenzioso. Niente sussurri a parte i loro, niente passi sovrannaturali, niente struscii appena oltre le pareti. Una quiete letteralmente tombale.

    « Shin è... Beh, abbiamo una relazione particolare

    È stata una delle prime persone con cui mi sono divertito a Tokyo, ha un posto speciale nel mio cuore. È il mio pupillo. Anche se non penso lui lo sappia ♦

    Ci siamo incrociati la prima volta mesi e mesi addietro, la seconda poco fa, e nel mezzo abbiamo parlato tanto nella mia testa... Penso d'aver scambiato più parole con il suo miraggio che la vera persona, lmao ♥ »


    Ma tra i due parlare troppo non serviva. C'era un certo feeling ogni volta che il Jester e il cuoco si guardavano negli occhi, anche Aragaki lo sentiva, ne era sicuro.

    « È un individuo estremamente interessante, mi diverte a non finire, ne vado pazzo~ Forse mi odia... Però a lungo termine mi ringrazierà. La mia presenza lo sprona a migliorarsi sempre più, hehe

    E così facendo mi offrirà sfide sempre più interessanti. Capisci come sia una relazione benefica ad entrambi? ♠ »


    Si volse nuovamente a lei, e nella poca luce che illuminava i loro volti Morrigan avrebbe riconosciuto di non averlo mai visto così radioso. Eccitato e rallegrato come un cane quando il padrone tornava a casa. Soltanto pensare ad Aragaki lo riempiva di frenesia.

    « In tutto questo, però, non ho mai considerato spenderci una nottata a cena... Manco un'esplosione? Una minaccia di morte? Prendere la sua amica Lemure come ostaggio? Proprio nulla... Sarebbe strano ♣ »

    Dov'era la sfida in tutto quello? Ci vedeva soltanto noia. Ma qualcosa nei profondi meandri della sua mente doveva vederla diversamente, almeno abbastanza da farci un pensierino. Ridendo e sudando comunque stavano facendo buoni progressi per la Scuola Maledetta. Qualche svolta dopo l'incrocio con la Sadako Budget stavano raggiungendo la prima vera e propria stanza, che non fosse soltanto un corridoio. E al centro di questa, illuminata dalla fioca luce rossa... Un falò spento. In tradizionale stile giapponese, ovviamente.

    « Vuoi far tu gli onori? ♥ »

    La stanza era ampia e arredata soltanto da banchi e sedie gettati ai lati, come fossero stati scagliati via da una forza repulsiva centrale. Arrese tutte le responsabilità alla donna perché lui manco aveva pienamente capito cosa dovessero farci con quel falò. Qualcosa riguardo un'offerta di qualche tipo? Boh. Ci avrebbe pensato Morrigan.

    « Sicuramente voglio capire cosa mi stia succedendo, trovarne la radice. Poi chissà. Sradicarla mi sembra un'idea affascinante ♠

    Che tu sia convinta o meno ero veramente più felice prima, spensierato e leggero. Non mi dispiacerebbe tornare ad essere così beato... Ma forse è troppo tardi. O forse non dovrei, siccome l'ho fatto per tutti questi anni e mi ha portato in questa situazione ♣

    Qualsiasi cosa scelga, di sicuro finirò diverso da come ho cominciato ♦ »


    E non era sicuro quello fosse un bene.

    « ...Tu cosa mi consigli? Che faresti nei miei panni? ♥ »
     
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    Morrigan O'Brien

    Morrigan si pentì subito d'aver superato Hisoka nel momento in cui la torcia si spense completamente, abbandonandoli un'altra volta al buio. Per un attimo pensò che fosse stato il jester a spegnerla apposta per spaventarla, si stava voltando verso di lui, per cercare di rubargli la torcia ed accenderla il più velocemente possibile, ma i passi che si avvicinavano rapidamente a lei la fecero bloccare sul posto.
    Qualcuno si era messo a correre nella loro direzione, il fantasma della donna li stava per raggiungere, non avrebbe tardato più di qualche secondo e lei era lì senza via di fuga, intrappolata tra lo spettro ed Hisoka; correre sarebbe comunque stato impossibile, nell'oscurità rischiava di sbattere contro un muro o inciampare e quindi se ne rimase lì ferma per dei secondi che sembravano dilatarsi all'infinito. A risvegliarla fu il suo compagno, i secondi tornarono a scorrere normalmente, anzi più velocemente del normale, e con un suo strattone finì dietro di lui. Gli occhi, ormai quasi abituati al buio, riuscivano a scorgere vaghe ombre nelle tenebre, vide il braccio del rosso puntato nella direzione del fantasma. Stava per usare il suo quirk? ‹ Hisoka cosa- ›, parecchi pensieri attraversarono la sua mente mentre le parole uscivano dalla sua bocca per puro istinto, pronta a fermarlo. Ma perchè avrebbe dovuto? Beh, c'erano parecchi motivi per cui la ragazza avrebbe dovuto fermarlo. Sarebbe stato divertente vedere il jester farsi strada nell'edificio infestato facendo esplodere tutto il personale, il problema era che il commesso li aveva visti entrare assieme ed inevitabilmente lei sarebbe finita nei guai e voleva evitare un'altra denuncia per colpa sua. Morrigan avrebbe lasciato lui combinare tutto il caos che voleva finchè non era direttamente coinvolta, come in quel caso.
    Il corvino però si limitò ad accendere nuovamente la torcia, mentre lei lo fissava in silenzio con una nota di perplessità nello sguardo. L'aveva portata alle sue spalle, come per proteggerla, e poi aveva quasi usato il suo quirk... oppure lo aveva solo immaginato lei? Quanto di vero c'era stato in quelle sue azioni, quando la situazione era così falsa? Fino ad allora tra i due, quella più immersa in quella fantasia si era dimostrata Morrigan, era lei che poco prima voleva correre, che si era stretta al suo braccio ad ogni rumore, e in quei brevi istanti la situazione sembrava essersi capovolta. La ragazza dai capelli rosa che pensava ad evitare una denuncia, ed Hisoka pronto a proteggerla da un fantasma.
    Non avrebbe trovato risposta in lui, che preferì far finta di nulla, facendole almeno capire che la sua non era stata una recita e che era stato sinceramente intento a proteggerla. Si era spaventata, ma forse non quanto lui di se stesso, dopo quello che aveva fatto. Tutto ciò doveva essere in qualche modo collegato a quelle nuove sensazione che stava provando, dubitava che l'Hisoka che aveva incontrato in discoteca si sarebbe preoccupato di difenderla da un fantasma piuttosto che usarla contro di esso.
    Il silenzio era interrotto soltanto dalle parole del suo compagno, niente più sussurri, niente più passi, la scuola sembrava essersi improvvisamente calmata e ciò era inquietante quasi quanto lo erano stati i precedenti rumori.
    La sua relazione con questo Shin era decisamente particolare, Hisoka ne parlava con lo stesso entusiasmo di un padre che descriveva il proprio figlio, o di un maestro al proprio allievo. Disse di considerarlo un suo pupillo, ma il sentimento di Shin nei suoi confronti era diverso: lo odiava. Morrigan non aveva idea di cosa lui si riferisse a parlare di sfide, combattimenti? O qualcosa di più illegale? Non biasimava quel povero malcapitato, affrontare Hisoka in un qualunque ambito —o anche solo averci troppo a che fare— doveva essere arduo, e considerando il livello di ossessione che il rosso stava mostrando per lui, non avrebbe mai desiderato trovarsi al suo posto. Poco più tardi le raccontò più o meno quel che faceva: esplosioni, minacce di morte e rapimento. Decisamente stava iniziando a compatire quel Shin, se il rosso avesse mai provato a rapire qualcuno di caro a lei non avrebbe esitato a trovare un modo per ucciderlo, come aveva fatto con il proprio patrigno.
    Arrivarono davanti a una vera e propria stanza, non troppo ampia, dove al centro vi era posto un falò spento, illuminato di rosso dalla torcia, lì avrebbero dovuto lasciare la loro benedizione, ovvero un biglietto che le avevano dato all'entrata.
    Hisoka sembrava indeciso, nemmeno lui sapeva esattamente cosa fare, ma almeno capì che qualunque cosa facesse, anche se minimamente, sarebbe cambiato.
    Che cosa avrebbe fatto lei al suo posto? Era difficile... aveva mai provato una tale fissa per qualcuno?
    ‹ Credo che per te Shin stia diventando la cosa più vicino ad un amico. Ti divertiva sfidarlo, e ora ti divertirebbe anche una semplice cena con lui perchè vorresti conoscerlo meglio... amicizia, o infatuazione? Parli di lui con allegria ed entusiasmo, da quel che dici lo pensi spesso, ne sei ossessionato. Hai mai pensato di essertene innamorato? ›. Era difficile analizzare Hisoka quand'era così particolare, ma lui dava l'esatta aria di un tipo da amore ossessivo.
    Si avvicinò al falò, estraendo dalla manica del proprio yukata il bigliettino, rigirandoselo tra le dita, sicura che una volta posato qualcosa sarebbe accaduto. ‹ Hai molte scelte davanti a te, se vuoi provare a liberarti di quelle sensazioni, inevitabilmente dovrai liberarti di Shin. Il che potrebbe portarti a provare altre emozioni... ›, Morrigan scelse apposta la parola "liberare" che poteva passare per il semplice allontanarsi dal ragazzo, oppure ad ucciderlo. Come sarebbe cambiato Hisoka ad eliminare quella sua ossessione? Sarebbe stato interessante vederlo. Sarebbe stata una di quelle bellissime tragedie estetiche di cui prima ricordava.
    ‹ Se continui a frequentarlo è probabile che quelle sensazioni si intensifichino, che quelle emozioni diventino sempre più forti. E a quel punto ben poco dipenderà da te. ›, si abbassò, lasciando cadere la benedizione dentro al falò spento, voltandosi poi verso il rosso. A quel punto le sue emozioni sarebbero cambiate in base al loro rapporto, e lui sarebbe dipeso da Shin.
    ‹ Che cos'è più importante? Vuoi dare priorità a te stesso, o il rapporto con lui vale la pena? ›

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    Hisoka Morow

    Morrigan aveva indubbiamente notato Hisoka non fosse completamente apposto. Se prima c'era qualche sbilanciamento ora si trovava davanti a qualcuno con pochi punti saldi. La scenata della quasi-esplosione era stata abbastanza imbarazzante... Ma perché sentirsi imbarazzati? Perché lanciarsi a difendere Morrigan in primo luogo, ora che ci pensava? L'aveva invitata lì solo e unicamente per motivi pragmatici, volti all'utilizzare le loro nature affini per capirsi meglio, eppure tutta la serata lei non aveva fatto altro che scaturire in lui altri problemi. Altre contraddizioni.

    C'era altro che stava reprimendo?

    « Hai mai pensato di essertene innamorato? »

    « Hmm... Amore... Non penso di sapere cosa sia, quindi non saprei dirti~ ♣ »

    Forse provava amore per le sfide. Quando sentiva parlare qualcuno del proprio amato trovava delle buffe similitudini ai suoi divertimenti. Un'infatuazione elettrica, dedicarci la vita, metterle al di sopra di qualsiasi altra cosa. Le sfide da sempre sono state la Dama del jester.

    « Nella mia organizzazione sono a carico di un collega, chiamiamolo Gianfranco ♦ »

    Noto più comunemente come Hayato. Ma non voleva rivelarne l'identità a Morrigan considerando che poteva essere connessa in qualche modo al Kagejikan. Non sembrava riconoscere il nome "Shin" o collegarlo al ristorante, ma avevano avute delle interazioni su Babel riguardo una postazione di lavoro. Non voleva sventare la copertura del suo sottoposto, nel caso si fossero incrociati.

    « Ho speso decisamente più tempo con lui che con Shin. Abbiamo anche cenato assieme, ed è un bravo cuoco. Lavoriamo fianco a fianco da un po' e non ho mai dovuto farlo saltare in aria. Persino le nostre conversazioni offrono spesso spunti interessanti... Se dovessi avere un amico sarebbe lui, no? ♥

    Ed è vero che con Gianfranco non ho mai avuto (troppi) istinti malevoli, e forse ciò di per se è un fenomeno strano... Ma per quanto sia piacevole starci attorno non potrà mai avvicinarsi a ciò che mi da Shin. Questo come lo spieghi? Quell'uomo è una sfida esaltante... Ma perché con proprio lui tra tutti devo percepire queste contraddizioni? ♣ »


    Non sapeva se aspettarsi davvero una risposta utile a quel quesito, si stavano addentrando in meandri oscuri del subconscio con cui anche lo psichiatra di Desmond avrebbe faticato.

    « Ho avuto a che fare con Eroi che mi han dato più filo da torcere, individui dall'intelletto più affinato, o dall'animo più infuocato... Eppure, anche verbalizzando tutto ciò, non metterei nessuno di loro lontanamente alla pari di Shin ♥ »

    La donna estrasse la benedizione, gettandola con delicatezza angelica nel falò... Un tranquillo sibilo si alzò da esso. Arigatou, ringraziò una vocina femminile. Poi, lentamente, la "fiamma" prese vita. Ovviamente non era un vero fuoco ma soltanto l'illuminarsi di alcune luci nascoste, l'importante era che illuminarono la stanza, simulando un focolare.

    Rapidamente Hisoka distolse lo sguardo da lei. Nella nuova luce che le bagnava il volto tornò a poterne vedere chiari e nitidi i lineamenti, gli occhi e le labbra, gli zigomi e le orecchie. Istintivamente si girò dall'altra parte. Non voleva proseguire sulla corrente di pensiero che la sua mente stava prendendo. Quanto mi era mancato vederla, una vocina gli sussurrava. È più bella di prima o solo una mia impressione?

    « Liberarmi di Shin... ♠ »

    Continuava a tenere gli occhi fissati verso il niente, rendendo palese che non volesse incrociare lo sguardo con Morrigan.

    « Sarebbe come giurare di far a meno per sempre del tuo cibo preferito perché ti fa ingrassare. Sarei troppo goloso ♣

    Nemmeno lo potrei uccidere anche se lui cercasse di farmi fuori. Ha troppo potenziale per estinguerlo così prematuramente... Potrei disfarmene solo se smettesse di darmi soddisfazioni, e a quel punto tutto questo problema non si porrebbe... Spero? ♦ »


    Quindi che opzioni aveva? Troppo importante per abbandonarlo, troppo destabilizzante da tenersi vicino. E in tutto ciò nemmeno sapeva il perché. Lasciò andare un profondo sospiro d'esasperazione, poco caratteristico della sua persona, ma meritato.

    « Non so... Grazie in ogni caso. »

    Parole dette con un altrettanto inusuale tono affranto – Deluso.

    « Forse stasera ho solo sprecato il tuo tempo. »

    Sicuramente aveva qualcun altro più importante con cui avrebbe potuto spendere la serata tipo Daisuke. E Hisoka dopo tutte quelle parole spese era quasi più confuso di prima... Doveva confrontarsi direttamente con Aragaki per arrivare al nocciolo di tutto? Che scena sarebbe stata.

    « Però è stato... Bello? Dire certe cose ad alta voce ci da molto più senso rispetto al confinare al mio cranio. Magari è ovvio da dire, ma sono nuovo a tutte queste emozioni. Quanti problemi. »

    Si fece coraggio e posò gli occhi su Morrigan, offrendole un sorriso meno tagliente del normale, quasi autoironico nell'assurdità di tutta la situazione. Fu come essere trafitto da un fulmine, ma se l'aspettava. Illuminata dalla soffice luce di quel falò che avevano raggiunto sguazzando per gli orrori era particolarmente pittoresca. Una bellezza accentuata dall'atmosfera tenebra... I suoi occhi sarebbero risaltati un sacco se fosse stata cosparsa di sangue, pensò. Il contrasto di un aspetto mozzafiato come il suo e una natura così interessante.

    Prima che se ne potesse accorgere aveva speso ancora fin troppo a fissarla senza dir nulla.

    « Se devo esser onesto Shin non è l'unico che mi fa sentire strano. Ti avevo chiamata per fini puramente pratici... Mi sei simile, ma più a contatto con il tuo lato umano. Hai uno skillset che m'interessava sfruttare per i miei fini... Però– »

    Aveva fatto qualche passo in avanti, notandolo solo a metà. Quasi attratto da una qualche forza magnetica verso la donna. Anche se non erano più tra gli opprimenti corridoi infestati sentiva necessità di rimanerle vicino, scrutarla dall'alto, con pochi centimetri tra loro.

    « Però non mi è facile metterti in quel contesto. L'idea di usarti e gettarti via... Non mi piace. Il che è ridicolo, vero?! Le persone esistono per essere sfidate, o sfruttate ai fini di una sfida... Ma non sento nemmeno il bisogno di sfidarti. Quindi cosa rimane? »

    Uno scomodo flashback alla scenetta di prima, e la sua reazione alla corsa dello spettro.

    « Non riuscirei a farti esplodere come quella notte al club. Anzi, se qualcuno volesse attaccarti... Il mio primo istinto sarebbe radere al suolo il mondo. Fare tabula rasa finché non rimani solamente tu. Ucciderli tutti. »

    ...Qualche membro dello staff li stava ancora ascoltando? Erano Hisoka e Morrrigan quelli finiti in una sceneggiata horror, o i malcapitati che dovevano girarci attorno? Il giullare ci diede un vago pensiero, ma ignorò il mondo esterno per concentrarsi su chi si trovava davanti. La ragazza che ormai si sarebbe trovata quasi petto a petto con lui dopo l'ultimo passo compiuto.

    « Quando ti vedo prendere le distanze da me mi sento in colpa. Se ti guardo non riesco a smettere. Standoti vicino mi dimentico che il resto esista. Non ho idea del perché stia reagendo in questo modo proprio stanotte, non mi è mai successo con un altro essere vivente... Cerco di metterti a paragone con Shin, e non riesco. Non perché tu sia meglio o peggio... Siete in categorie totalmente diverse. »

    Perché le stava dicendo tutto ciò. Che vantaggio gli offriva. Stava soltanto sventolando le proprie vulnerabilità, più di quanto già non avesse mostrato. Le aveva offerto su un piatto d'argento innumerevoli maniere per manipolarlo e prendersi gioco di lui. Ma in quel momento gli sembrava la scelta giusta. Ogni ragionamento lo portava alla conclusione che fosse un'idea pessima, ma qualcos'altro oltre la testa lo spronava a continuare.

    « ...Cosa pensi significh– »

    Un tonfo. Ancora una volta le sue parole erano spezzate dall'imprevedibile. Non c'era da aspettarsi troppo diversamente dato il posto... Un altro tonfo. Più che tonfi sembravano rotture, o i botti di qualcosa che cadeva rovinosamente. Ed era qualcosa alla fine del corridoio da cui erano entrati in quel vicolo cieco di stanza... Un terzo tonfo e le loro paure furono realizzate. Ogni tonfo era più vicino di quello prima.

    Qualcosa si stava avvicinando.

    I tonfi divenirono il rullare di un enorme minaccioso tamburo, una marcia di guerra che puntava dritta versa di loro, e potevano giurare le pareti stessero traballando. La benedizione non aveva funzionato? Qualcosa li voleva ancora morti? L'unica via di fuga li portava diretti nelle fauci della fredda morte...

    Poi, una luce.

    Bianca, miracolosa, angelica. Una singola linea verticale di luce entrò nella stanza diradando il rosso della torcia e del Falò. Girandosi i due avrebbero potuto vedere un'apertura nella parete, la soffice promessa di una porta socchiusa, appena oltre una montagna di banchi e sedie che formavano una barriera.

    « Morrigan! Veloce! »

    Hisoka fu il primo a gettarsi verso l'ostacolo, posando la torcia al pavimento e cominciando a cacciare a destra e sinistra i soprammobili che sbarravano la strada verso la salvezza... Parzialmente anche per uscire da quella conversazione che si era fatta un filo troppo personale. Seppur sapesse che si fosse messo in quella situazione da solo.

    L'invisibile minaccia continuava il suo trambusto.
     
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    Morrigan O'Brien

    Se le aspettava quelle parole, da lui, si aspettava che non conoscesse l'amore, non avendone ricevuto nemmeno dai suoi genitori, uno morto e l'altro scomparso, avendo vissuto una vita solitaria senza la necessità di legarsi a qualcuno, fino ad ora.
    Come aveva immaginato Morrigan appena si erano incontrati, Hisoka non era completamente solo come voleva far credere, aveva un confidente, e questo non era Shin, che considerava suo amico, ma che non gli faceva provare le stesse sensazioni che aveva con l'altro. La ragazza dai capelli rosa ben poco poteva dire, non conosceva le dinamiche delle sue relazioni e il rosso era piuttosto vago. Chissà com'era quell'amico di cui parlava... insomma, un conto era lei che aveva deciso d'avvicinarsi perchè lo considerava un soggetto interessante da analizzare, ma che altra personalità aveva trovato affine alla sua? Il suo amico assomigliava a lei?
    Usava Shin come termine di paragone ma amici, eroi, nessuno era a suo pari. E più ne parlava, più Morrigan era convinta se ne stesse innamorando, lo idealizzava come chi perdeva la testa per una persona e finiva per ingannare se stesso. ‹ Ma lui ti detesta, giusto? Sai, a volte il rifiuto intensifica le sensazioni. È nella natura umana volere con ardore ciò che sembra impossibile da avere. › e mentre pronunciava queste parole, lasciò cadere il biglietto nel falò spento. Luci calde, rosse, arancioni e gialle fuoriuscono nascoste tra la legna simulando un fuoco e riempiendo la stanza eliminando quell'atmosfera fredda e cupa in una leggermente più accogliente, mentre il sussurro di una donna li ringraziava. Era tutto finito?
    La ragazza si voltò ad osservare Hisoka, le luci che illuminavano lei non giungevano a lui, ancora in penombra, solo i suoi occhi dorati e quei capelli scarlatti risaltavano della sua figura, occhi che fissavano un punto indefinito ben lontano da lei. Quando ci si apriva e si mostrava a qualcuno la propria parte più vulnerabile sostenere uno sguardo diventava insopportabile, non ebbe altri sospetti sul fatto che non la guardasse.
    Un sospiro deluso lo accompagnò, non avendo trovato soluzione ai suoi problemi: non poteva liberarsi di Shin e di conseguenza nemmeno dei suoi sentimenti. ‹ Hmm... ›, per Morrigan quella serata era stata molto più interessante di quello che pensava, Hisoka le aveva offerto una piccola crepa nella sua testa in cui entrare, rivelando pensieri intimi senza che lei si affaticasse e forzasse ad estrarli. Si era rivelato così lontano dalla persona che aveva conosciuto quella notte al nightclub che non poteva non rimanerne sorpresa dalla persona che aveva davanti.
    Finalmente tornò a guardarla, vide come la sua espressione improvvisamente si addolciva fino a diventare così terribilmente normale e umana, marchiata da un sorriso ironico che aveva perso tutta la sua solita arroganza. Davanti a se sembrava avere davvero tutt'altra persona, aveva gli stessi capelli rossi, gli stessi segni sulle guance, gli occhi affilati dai tratti felini, era Hisoka, ma non quello che aveva conosciuto.
    Un silenzio, che lei sostenne, li investì, un'altra volta si sentì studiata, il rosso la stava di nuovo guadando senza dire nulla, analizzandola come se cercasse in lei qualcosa. Era la seconda volta nel giro di qualche ora e ora si stava domandando se, ora che l'aveva aiutato, non avesse intenzione di liberarsi di lei, l'aveva lasciata scorgere la sua parte più umana, sapeva troppo e Morrigan era convinta ne fosse capace.
    Hisoka si avvicinò di qualche passo mentre parlava, Morrigan invece rimaneva stoica al suo posto, gli occhi rossi che si assottigliavano man mano che il monologo del rosso proseguiva. Si ritrovarono nuovamente separati da insignificanti centimetri, lui confessò di aver pensato all'idea di "usarla e gettarla via", ma che ora quell'idea non gli piaceva più. La giovane si era avvicinata a lui sapendo già che Hisoka le aveva chiesto un appuntamento per i suoi fini, non le era importato e lo aveva raggiunto comunque, questo però non significava ch'era disposta a farsi usare. La vita per Morrigan era fatta da un continuo dare e ricevere, in quel caso aveva accettato di aiutarlo perchè sinceramente interessata ad analizzarlo: aveva dato a lui una sua opinione, e in cambio aveva ricevuto interessanti informazioni. Come Hisoka, lei agiva per il proprio divertimento, o per benefici, se anche avesse provato ad usarla, avrebbe di certo trovato una certa resistenza.
    Il punto del discorso però non era quello, il punto era accaduto qualche minuto prima, quando il jester l'aveva protetta dal falso fantasma. Trovò le risposte alle sue domande, senza bisogno di chiedere, Hisoka avrebbe ucciso chiunque la minacciasse. Il suo volto si mostrò sorpreso una seconda volta, le iridi sgranate e le labbra semiaperte come sul punto di parlare, ma senza osare interromperlo. Non si era fermato ad osservarla per valutare se ucciderla, ma solo perchè non riusciva a smettere. Si sentiva in colpa della diffidenza d'ella, e non pensava a null'altro quando le stava vicino.
    Il viso di lei s'accigliò per un secondo, come se si aspettasse che da un momento all'altro sarebbe scoppiato a ridere come aveva fatto in spiaggia, dicendole che stava scherzando. Morrigan era una bella ragazza, sapeva d'esserlo e sapeva sfruttare il proprio fascino a suo vantaggio quando lo desiderava, sapeva come farsi amare da un'uomo, o da una donna, e di confessioni ne aveva sentite molte, politici d'una ventina d'anni più grandi di lei, uomini sposati... ma Hisoka?
    Stava giocando con lei? Quando si parlava di sentimenti Morrigan era certo miglior giocatrice, e lui doveva saperlo. Cercava nella sua mente qualcosa che potesse tradire le sue parole, ma si sorprese a trovare più atteggiamenti che le confermavano eppure non riusciva ad esserne cento percento convinta.
    Che cosa stava ottenendo al confessarsi in quel modo a lei? Se fosse stata al suo posto, se avesse provato qualcosa per una persona come se stessa non lo avrebbe mai detto, perchè non sarebbe mai stata la tattica giusta. Con un'innocenza innaturale le aveva volutamente offerto il miglior modo di manipolarlo, le aveva confessato che la sua debolezza era lei. Com'era successo così in fretta? Era sorpresa di se stessa, di non essersene nemmeno accorta. Se era vero o falso poteva essere verificato, erano più i perchè ad interessarle. Chissà quali pensieri avevano attraversato la sua mente in tutta quella serata.
    "Cosa pensi significhi?" Che sciocco, non ne aveva idea. Uno strano lampo le attraversò gli occhi, per poi lasciarla subito dopo senza espressione.
    Oh, come poteva lei non approfittarne?
    Il tutto venne bruscamente interrotto, per un minuto Hisoka le aveva fatto dimenticare di trovarsi in una pseudo scuola infestata, i tonfi, i tamburi e le pareti che tremavano le ricordarono che non era ancora in salvo. La ragazza si avvicinò al falò come se la luce rossastra che emanava potesse proteggerla.
    Poi la stanza fu riempita da una nuova luce, bianca, sottile, che fuoriusciva da dietro un muro di sedie e banchi.
    Morrigan non se lo fece ripete due volte, con una forza che non sapeva nemmeno di possedere, iniziò ad allontanare le sedie e i banchi dalla via d'uscita mentre sentiva come il suo cuore le martellava in petto, seguendo il ritmo dei tamburi sempre più vicini a quella stanza.
    Stavano per raggiungerli, qualunque cosa li perseguisse stava per entrare in quella stanza proprio nel momento in cui i due avevano creato sufficiente spazio per passare attraverso la parete di banchi. La giovane, senza mai voltarsi indietro, passò per prima, scivolando in fretta dall'altra parte, correndo verso la porta come non aveva mai corso in vita sua.
    Era ormai giunta, era scappata dai fantasmi, era sopravvissuta al jester, ma era ancora rimasto qualcosa d'inconcluso.

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    Finalmente fuori. A braccio teso Hisoka aveva spalancato la porta, atteso Morrigan la varcasse, e lanciata in chiusura con poca delicatezza. Solo allora ebbe tempo di sentire il bruciore agli occhi. I due erano passati bruscamente dal semibuio della scuola alla luce accecante del supermercato, era normale rimanerci storditi un attimo. Tutto quel casino per uscire praticamente da dov'erano entrati. La porta salvavita era un passaggio nascosto, mimetizzato e impercettibile come parte del muro a pochi passi dal corridoio d'ingresso.

    « Per un soffio, eh? ♥ »

    Il classico cliché degli Eroi che evitano la sconfitta all'ultimo momento... Era strano tornare così rapidamente alla normalità. Oltre le doppie porte si poteva sentire vagamente il mormorio nella zona principale del negozio. Un attimo prima erano vittime di entità sovrannaturali, quello dopo normali clienti. Come se l'avventura fosse stata un mero sogno, reale per nessuno eccetto loro.

    In un certo senso magari era così.

    Hisoka era tornato a comportarsi come Hisoka. Essere buttato in un contesto meno oppressivo e decisamente meno intimo gli aveva schiarito le idee. Il danno era fatto, aveva parlato troppo, il minimo che poteva fare era ripararsi dietro la difesa migliore che conosceva: Il sorriso.

    « Ti sei divertita? ♠ »

    Dalle espressioni di Morrigan non era riuscito a decifrare cos'avesse pensato delle sue ultime uscite, se non che fosse sorpresa. Così come lui stesso lo era di se. Ma andava tutto bene... Non serviva parlarne, se lei non avesse voluto. Sicuro lui non fremeva dalla voglia di farlo.

    Passarono dalla biglietteria giusto un attimo per recuperare Dempsey e Haley. Lo zombie alla cassa sembrava un po' rigido... Che avesse sentito qualcosa di come si erano comportati là dentro? Quanto avevano capito della loro conversazione? Raccolse i micetti e li posò a terra, tornandone a capo del guinzaglio. Immediatamente cominciarono a strusciarsi alle gambe del mago, magari non perché era propriamente mancato, ma perché non apprezzavano facilmente stare con sconosciuti... Il che rese strano che andarono a strusciarsi anche a Morrigan.

    « Oh~ Si sono affezionati in fretta ♦ »

    Così come hai fatto tu, la vocina gli sussurrò. La ragazza era stata estremamente profetica e precisa tirando paragoni tra lui e le creaturine. Ignorò questi pensieri, per stanotte ne aveva avuto abbastanza. Era lieto d'aver chiamato Morrigan, ma anche esausto, aveva abbattuto qualche muro ma non facilmente, e si era accorto che ce ne fossero molti più di quanto s'aspettava. Alcuni creati ad hoc proprio da chi l'avrebbe dovuto aiutare a sfondarli.

    « Quindi... Hm... ~? ♥ »

    E adesso? La discussione era finita, Hisoka aveva ottenuto quel che cercava... Dovevano dirsi addio. La notte ancora era giovane, forse aveva tempo per scaricare i gatti a casa e uscire vestito più colorito per cercare una buona sfida. Eppure, lui in persona aveva già detto, non gli veniva facile... Pensare di doversene separare. O almeno facendolo così facilmente. Niente botto finale? Nessun colpo di scena? Manco una piccola esplosione? Una normale (per i suoi canoni) conversazione tra conoscenti e un arrivederci. Così... Banale. Ma non se ne pentiva nemmeno.

    A walking contradiction.

    Presero per tornare all'area principale del piano, e poi da lì... Avrebbero camminato le loro strade? Sarebbero rimasti congiunti ancor un po? Dipendeva da ciò che desiderava Morrigan, perché Hisoka manco sapeva ciò che il suo animo davvero cercava. L'avrebbe semplicemente guardata sorridendo e aspettandosi una risposta.
     
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    Morrigan O'Brien

    Tutto ciò che provava si trasse in un sospiro di sollievo, nel momento in cui varcò la soglia e si lasciò indietro i fantasmi e quella scena. La luce candida del mall la abbagliò, costringendola a chiedere gli occhi per qualche secondo, per abituarsi di nuovo a tutto quello splendore bianco, avendo passato chissà quanto tempo al buio della casa infestata. Erano tornati alla realtà così bruscamente da far sembrare ciò che avevano vissuto soltanto un'illusione e per Morrigan, in effetti, ciò era parso più un bizzarro sogno che non qualcosa di vero, tangibile. Avevano inserito della droga nei batuffoli di zucchero filato?
    Era stata catapultata in un'altra dimensione dove Hisoka si era trasformato nell'improbabile protagonista da film horror, dove gli unici sopravvissuti erano i due amanti e alla fine lui riusciva a salvare la fanciulla, dichiarando i suoi sentimenti per lei. La fanciulla in quel caso però era la ragazza dai capelli rosa, e nessuna persona sana di mente avrebbe mai dovuto provare qualcosa per Morrigan, così volubile e capricciosa con le persone: un giorno potevi diventare di suo massimo interesse e il giorno dopo perderlo. Soltanto due persone erano riuscite a conquistare il suo cuore, la madre, e la migliore amica. Doveva ammettere però che amava essere amata, vedere e sapere la percezione che avevano di lei altre persone annebbiate da una cotta, e il fatto di riuscire a rendere l'altro più vulnerabile, lo rendevano il sentimento più semplice da usare come arma.
    ‹ Sì. › disse concisa, senza lasciar trasparire nessun pensiero, conservandoli per se stessa, tutt'al contrario del rosso da cui parole ed espressioni si era lasciato guidare, lasciandosi cadere senza sapere cosa avrebbe incontrato alla fine dell'abisso, atterrando nella morbida ragnatela che Morrigan realizzava adesso d'aver tessuto, di puro istinto. Hisoka l'aveva divertita molto più di quel che immaginava, donandole preziose informazioni e trasformando la piccola crepa nella sua mente in un grande squarcio perchè lei potesse entrare quando lo desiderava. L'aveva sorpresa almeno quanto aveva fatto la prima sera, ritrovandolo come una persona diversa, in processo d'un cambiamento che poteva finire in tragedia. E non lo sapeva, Hisoka semplicemente non poteva capire, non comprendeva quello che provava e poteva paragonarsi a una tela ancora bianca il cui disegno ancora non era stato definito.
    Si diressero di nuovo alla biglietteria per recuperare i due mici, al di là del bancone il demone che li osservava sembrava ironicamente spaventato da loro. Li aveva sentiti? Dovevano essere abituati a dover intrattenere turisti, forse era addirittura riuscito a capire qualcosa della loro conversazione, Morrigan aveva cercato di mantenere l'accento più irlandese possibile proprio per evitare d'essere facilmente compresa.
    I gattini dopotutto sembravano affezionati ad Hisoka, e presto anche a lei. Tali gatti, tale padrone, no? Un piccolo e furbo sorriso tinse le labbra della donna, lo sguardo fisso su Dempsey e Haley mentre camminavano senza una precisa meta verso la parte centrale del centro commerciale.
    "Quindi... Hm... ~? ♥ "
    Ora tutto era tornato alla normalità, lontani dall'inquietante scuola e da ciò ch'era accaduto e il rosso poteva anche far finta di nulla, ma Morrigan non se lo sarebbe scordato, s'era questo che sperava. Forse desiderava una qualche risposta, che lei gli rivelasse cosa significava quella sua confessione, ma questa volta era ella a non volerlo aiutare. Che gusto c'era nel togliergli così repentinamente la possibilità di comprenderlo da solo, magari quando ormai era troppo tardi per liberarsene.
    Non dovevano essere passate troppe ore, era ancora presto, ma era sicura della stanchezza di entrambi: Hisoka immerso nel mare sconosciuto di nuove sensazioni, e Morrigan con così tante cose per la testa. Avevano entrambi bisogno di tempo, di spazio e di riflessione, quella serata era perfetta così, sarebbe stato solo nocivo trascorrere altro tempo assieme, sopratutto per la giovane che non aveva altro da aggiungere e diventava silenziosa nei momenti in cui sentiva di aver bisogno solo della propria compagnia.
    Ma come aveva detto prima, per Hisoka chissà era più complicato volersi separare da lei. ‹ Credo di dover proprio scappare, i miei amici mi aspettano. ›, la sua non era poi una bugia, era giunta lì con la macchina di una sua compagna d'università, se l'avessero lasciata avrebbe dovuto tornarsene a casa in taxi e quel giorno così affollato avrebbe reso il tutto troppo difficoltoso.
    Non se ne sarebbe però andata così, ancora una volta voleva far in modo di non esser dimenticata, fortunatamente per Hisoka questa volta non avrebbe usato un coltello per ferirlo.
    La donna si fermò all'improvviso, spostandosi davanti a lui, bloccando il passo. La sua espressione era serena, attraversata da un sorriso candido, e gli occhi rossi fissavano le iridi taglienti di lui. Tutte le volte era stato lo scozzese ad avvicinarsi a lei, ma questa accadde il contrario. Le mani di lei toccavano l'orlo del suo yukata, spingendolo gentilmente e lentamente verso il basso, nella sua direzione. Se Hisoka si fosse lasciato trascinare da lei allora i loro visi sarebbero stati di nuovo vicini, i loro nasi che si sfioravano appena e il respiro d'uno che si una a quello dell'altra. Morrigan sarebbe rimasta così ad ammirare il riflesso di se stessa negli occhi di lui, uno... due... tre secondi... la mano che prima accarezzava lo yukata ora era corta alla sua mascella e lui avrebbe ricordato quel tocco. Un'altro secondo... due... tre, e avrebbe spostato il viso di lui di lato in modo che l'effimero bacio sfiorasse la sua guancia, un solo attimo.
    Si sarebbe quindi allontanata, contemplando il viso di lui con lo stesso sorriso con cui s'era avvicinata. Non avrebbe detto altro, non avrebbe proferito parola, nemmeno un saluto. gli avrebbe dato la schiena e si sarebbe persa tra la folla. (...)
    La serata era andata molto diversamente da come se l'era aspettata, aveva preso una piega del tutto inaspettata e ne era contenta, aveva fatto davvero bene ad accettare l'appuntamento, ogni tanto avrebbe dovuto seguire più spesso i suoi impulsi. Non avrebbe mai nemmeno immaginato di incontrare quell'Hisoka, non pensava nemmeno esistesse.
    Morrigan osservava il soffitto, nella sicurezza del suo appartamento, stesa scompostamente sul letto. Era tornata a casa soltanto qualche minuto prima, ma era terribilmente stanca, ogni suo muscolo pregava riposo, eppure non riusciva a chiudere occhio. La sua mente viaggiava ancora ad Odaiba, ascoltando ripetutamente le parole del rosso per coglierne ogni minimo dettaglio. Che cosa ne avrebbe fatto di lui?
    E ogni minimo rumore risaltato dal silenzio le ricordavano quella casa infestata: la porta che si apriva apparentemente da sola, spinta in realtà dal suo cagnolino, le ombre degli alberi proiettate sulla finestra che ogni tanto bussavano su essa... si prospettava una notte insonne.

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    Se l'aspettava, ma non significava lo infastidisse meno. E si diceva infastidito perché ammettere d'essere dispiaciuto era un passo di troppo. In un certo senso era anche fortunato, se Morrigan gli fosse rimasta attorno ancora per molto... Non sapeva cosa sarebbe potuto succedergli. Era come trainato da una forza invisibile che non poteva comprendere. Se la serata fosse continuata, l'avrebbe tirato dentro un buco nero senza scampo.

    « Ci si vedrà un'altra volta, forse~ ♥ »

    Una frase agrodolce. Non sopportava l'idea di vederla allontanarsi tanto quanto tenerla al fianco. In un caso si sentiva male, nell'altro... Bene? Ma forse troppo bene. Il bene che ti cambia, che riassesta le tue priorità e ti porta a fare cose stupide, e già Hisoka aveva dimostrato non ne fosse immune. L'intera serata era stata un monumento alla sua idiozia.

    Era così che si ritrovava la gente normale? Non c'era da sorprendersi che riuscisse a ingannare e beffarsi di praticamente chiunque, se le emozioni ti annebbiavano in quel modo. Quali chance puoi avere di vincere contro un avversario freddo, immovibile, senza scrupoli? Hisoka avrebbe sacrificato chiunque per i propri scopi ed era questo a renderlo imprevedibile... Adesso, invece, aveva qualcuno che non poteva ignorare.

    Morrigan era una vulnerabilità.

    Si rigirò il laccio del guinzaglio a doppia testa tra le dita, ragionando su come spendere il resto della notte. Voleva smettere di provare cose, di sicuro. Smettere di pensare. Sbattendosi sul letto la situazione sarebbe soltanto peggiorata, gli serviva qualcosa di stimolante, che lo costringesse a concentrarsi su qualcosa di solido e logico, al contrario di quelle fastidiose sensazioni. Magari poteva giostrarsi in un Casinò, o provare a derubare una delle case nei borghi più ricchi.

    Fu allora che notò il fermarsi della donna, l'intenzione nei suoi occhi... Oh no. Razionalmente ci mise un po' ad arrivarci, furono i suoi istinti ad avvertirlo prima che la mente connettesse. Gli mancò un battito e si sentì gelare. In quel momento era paralizzato dal terrore più di quando Xander l'aveva costretto a convincersi della propria morte. Quella ragazza era uno spettro, uno dei messaggeri dell'apocalisse, la gentile canzone di una sirena. Chiuse le distanze e lo strinse allo Yukata nella sua – soffice ma inevitabile – presa. Lo voleva baciare.

    Perché? Si era innamorata di lui? Quella era nuova... O forse con i discorsi di prima le aveva dato l'impressione fosse lui l'innamorato? No. No. Non era così. Hisoka non era innamorato, l'aveva capito male. Aveva visto una confessione dove c'erano solo disparati pensieri confusionari.

    I due si fissavano, lui dall'alto che poteva vedersi riflesso e confuso negli grandi brillanti occhi di lei. In gola tratteneva le parole ch'era disperato per dire. Voleva farle capire avesse frainteso, si fosse fatta un'idea sbagliata di lui. Non era capace di amare nessuno. Il suo bacio sarebbe andato sprecato.

    Ma le giustificazioni non uscivano. Il faccino soffice di lei era ipnotico, sopprimeva qualsiasi obiezione e lo trasportava, che lo volesse o meno. Anche sapendo di essere a un passo dal dirupo... Stavolta era lei a volerlo buttare giù. E tutto per un malinteso.

    Chi prendi in giro? Ammettilo che sei innamorato.

    Morrigan gli posò il palmo alla guancia, Hisoka le afferrò la spalla. Sembravano proprio una coppia che s'intrecciava per uno scambio amoroso... Ma il Jester ribolliva d'istinto omicida. Sarebbe stato semplice farla esplodere, infrangerne la cassa toracica e sparare i polmoni dal lato opposto, gettarla a terra mezza morta e infierire, detonazioni su detonazioni, fino a che non fosse rimasta traccia della sua figura immacolata. Cancellarla.

    Era una persona interessante ma pericolosa. Più pericolosa di Endeavor e Xander messi assieme, perché bypassava ogni sua difesa e intaccava nervi impossibili da difendere. E l'avrebbe ucciso, cambiandolo. L'Hisoka di prima sarebbe morto e qualcuno nuovo emerso dalle sue ceneri... E non era pronto. Odiava l'idea di essere plasmato da qualcuno.

    Aveva già ottenuto la felicità, gente come Morrigan voleva soltanto rubargliela. Costringerlo a vivere in un mondo che non gli apparteneva. Aragaki, Desmond, Hayato, forse avrebbe dovuto ucciderli tutti. Recidere ogni legame all'umanità che tanto detestava, il veleno che voleva annidarsi nel suo cuore, la forza malevola che lo ostacolava dalla vera e semplice serenità.

    Le labbra lasciarono un marchio bagnato sulla sua pelle... Dissipando tutti quei pensieri. Al posto di frustrazione o rabbia, i suoi occhi lasciavano trasparire mera confusione. Non era stato il potere dell'amore a sedarlo o qualcosa del genere... Anzi, non aveva sentito proprio nulla. Morrigan sembrava soddisfatta e si voltò dandogli l'addio, ma non lui, lui... Non provò niente.

    S'aspettava qualcosa sarebbe cambiato dopo quel bacio. Che avrebbe peggiorato la situazione, o chissà magari migliorata, invece era vuoto. Aria fresca. Era strangolato da tutte quelle emozioni contraddittorie verso Morrigan... E a malapena registrò un bacio.

    In un centro commerciale circondato da tutti i tipi di persona, nel mezzo di un'atmosfera da festival così romantica, dopo una serata passata con una ragazza come lei... Non si era mai sentito talmente solo. Era solo.

    Toccò il punto del bacio e sentì bagnato. Ma non dalle labbra della ragazza, era un liquido decisamente più corposo, e salato. Cadeva in una singola goccia dall'occhio del mago, lasciandosi dietro un'amara traccia.

    Con gli occhi umidi, il giullare si lasciò in una solitaria risata...

    Che schifo le emozioni.
     
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