Into the woods.

Role libera | Mirai Ishigami [slot extra] & Ryo Sasaki

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    Ryo Sasaki
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    Mentre Ryo si muoveva, vedeva che Mirai era rimasta sul chi vive. Nonostante in quel momento non ci vedesse e non ci sentisse, la vide voltarsi leggermente mente lei faceva qualche passo. Ciò nonostante, non poté fare niente quando la mano di Ryo, dalle sue spalle, l'afferrò con veemenza dietro. In cuor suo, il ragazzo non nutriva grandi speranze che quella mossa avrebbe realmente funzionato, sbloccando improvvisamente la capacità di Mirai di controllare il suo potere. Perciò rimase stupito, subito dopo averla "aggredita", di notare come la sua mano sulla spalla della ragazza non emise alcun suono. Inoltre percepì qualcosa di strano come muoversi all'interno del corpo della ragazza, come un flusso che di lì a poco andò a condensarsi sul corno che svettava sulla fronte di Mirai. Da lì apparì una bolla, esattamente come la presunta allieva aveva descritto. Sbalordito e rimasto a bocca aperta, Ryo faticò a capire quello che stava vedendo.
    Ce l'ha fatta? E' riuscita ad attivarla?
    La bolla venne quindi presto sparata via, allontanandosi dalla ragazza. Non ebbe però vita molto lunga, perché dopo solo pochi istanti, quando poteva essersi allontanata di poco più di 1 metro, esplose come se fosse fatta di sapone. Incredibilmente, anziché fare lo schiocco che ci si aspettava da una bolla che esplode, il suono che ne scaturì fu molto diverso, più simile ad una leggera botta.
    Incredibile...
    Sapeva che Mirai non poteva sentirlo, ma non c'erano altre parole per descrivere quel fenomeno che aveva davanti agli occhi.
    E' un'Unicità utilissima! E' un vero peccato che non possa sentire, sono sicuro l'aiuterebbe a sfruttarla al massimo...
    Rimase a fissare il punto in cui era sparita la bolla fino a quando, nel tentativo di muoversi, Mirai quasi non perse di nuovo l'equilibrio. Per fortuna aveva continuo a reggerla per la spalla, per cui evitò il peggio. Così, un'evidentemente entusiasta Mirai si tolse infine la benda, tornando a vedere il mondo con i propri occhi. Girandosi verso di Ryo gli chiese quindi la sua opinione, esclamando a gran voce come fosse riuscita a percepire la propria Unicità e di quanto fosse felice per quel passo in avanti, per poi ricomporsi e porgergli nuovamente la benda che aveva ricevuto.
    Sei stata bravissima, ho visto la bolla di cui mi parlavi e devo dire che l'ho trovata incredibile.
    Ma si può dire che l'abbia usata volontariamente così?
    Spero che questa esperienza possa esserti stata utile per il futuro!
    Si protese per riprendersi la bandana, ma si accorse che la ragazza aveva rafforzato la presa su di essa. Uno sguardo veloce al volto di Mirai bastò a constatare come il suo umore fosse cambiato nuovamente. Ora sembrava pensierosa.
    Non capisco... Cosa le prende ora?
    Vide lo sguardo di lei concentrarsi sui suoi occhi, cosa strana dato che in genere si concentrava sul volto per leggere le labbra. Poi, con una voce atona che Ryo quasi stentò a riconoscere dopo l'esplosione di gioia di poco prima, diede forma ai suoi pensieri. Le domande che pose, una dopo l'altra, erano domande di non poco conto. Erano quei pensieri che affollavano la mente di Ryo da quando era stato ammesso e gli ricordarono la domanda che Darius aveva fatto prima di iniziare la prova d'esame. All'epoca, Ryo aveva risposto in maniera criptica, non aprendosi con l'esaminatore ed i suoi compagni. D'un tratto sentì la testa pesante e dovette abbassare gli occhi e così rimase per qualche secondo.
    So rispondere veramente a queste domande? Mi sembra come se abbia sempre evitato di provarci... Eppure è una domanda così normale e banale, non dovrebbe essere così complicato.
    Era difficile anche capire da dove iniziare, per cui Ryo decise da partire dalla parte apparentemente più generica e semplice. Si schiarì la gola e rialzò lo sguardo, in modo che Mirai potesse seguire le sue parole.
    Scusami ma credo che partirò dall'ultima domanda, in modo che sia più chiaro anche il resto. Un eroe... legalmente è una persona a cui è stato concessa la possibilità di usare la propria Unicità per permettergli di aiutare il resto della comunità. Ma considerando le domande che mi hai fatto, non credo che sia questo quello che ti interessa...
    Sorrise dopo queste parole. Sapeva che ciò non giustificava né spiegava in alcun modo la volontà di diventare un eroe, ma riteneva opportuno cominciare dalle cose più materiali.
    Volendo affrontare la questione da un punto di vista più... "filosofico"... Credo si possa dire che un eroe sia una persona che fa ciò che è giusto, non importa quale sacrificio questo gli richieda. Purtroppo questo però vuol dire tutto e niente. Giusto e sbagliato non sono sempre così facili da distinguere
    Almeno non lo è per me...
    Questo implica che teoricamente chiunque possa essere considerato un eroe, a prescindere se utilizzi la sua Unicità o meno. Per quanto riguarda me invece...
    Perché lo faccio?
    Onestamente... fino a poco tempo fa non sapevo cosa avrei voluto fare. Mi sembrava che qualsiasi cosa avessi fatto, non sarebbe mai stato qualcosa d'importante...
    Improvvisamente ed inavvertitamente abbassò quindi il tono della voce, ma questo certamente Mirai non avrebbe potuto notarlo.
    Una persona a me cara però crede veramente negli eroi.. e dato che lui non può più farlo, ho deciso che ci avrei provato io a diventarlo al posto suo. Mi chiedo solo se ne sono veramente in grado...
    Rimase qualche secondo in silenzio, poi si rese conto che aveva mischiato i pensieri con le sue parole e si era ritrovato a ragionare ad alta voce, totalmente noncurante della sua interlocutrice. Abituato com'era a provare a mantenere il controllo delle proprie azioni sempre e comunque non era abituato ad aprirsi così, anzi probabilmente quella era la prima volta che ne parlava con qualcuno. Si guardò in giro, in cerca di qualcosa per cambiare argomento, ed il suo sguardo virò sugli apparecchi di Mirai.
    Dannazione, la promessa!
    Li recuperò con delicatezza dalla tavola ed evitando di fissarla glieli porse in cambiò della sua bandana.
    Perdonami, purtroppo mi ero già dimenticato della promessa.

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    Mirai Ishigami
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    Sarà stata tutta una semplice coincidenza di eventi? O forse sono riuscita in parte a comprendere meglio la mia Unicità? si domandò la ragazza dai cappelli ramati con uno sguardo che cercava risposte all’esterno quando sapeva che queste le avrebbe dovute cercare tutte dentro di sé.
    Questi pensieri non riuscirono però a turbare fino in fondo la felicità della ragazzina che pensava comunque di aver raggiunto un notevole traguardo nonostante tutto.
    Ryo Sasaki, il suo sensei si congratulò e le rispose che sì, l’aveva vista quella strana bolla e le era sembrata una cosa fantastica.
    «Awww grazie Sensei!! Sono davvero felice di esserci riuscita… certo… forse dovrei provare altre volte e sentire quest’Unicità sempre più parte di me… ma già essere riuscita anche solo in questo per me è una grande cosa! E Questo lo devo soprattutto a te. Grazie Sensei. » disse senza poi aggiungere altro e prima di poter lasciare la benda che si era tolta nelle mani del ragazzo la strinse nel suo pugno con forza.
    C’era una cosa che in quel momento le interessava forse di più del sapere di essere in grado in qualche modo di sprigionare il suo potere.
    Era una cosa che si era domandata da tanto tempo, un tarlo che via via le aveva corroso il cervello perché non era riuscita a fermarlo.
    Cosa significava essere un eroe? Cosa davvero voleva dire questa parola?
    Non era riuscita a trovare una spiegazione, e a dire la verità si era rifiutata di entrare nell’Accademia perché non li vedeva di buon occhio.
    Erano solo persone devote a portare pace, sconfiggere cattivi e arrestarli o fermarli… ma era solo questo?
    Era solo fama e farsi un buon nome?
    E la sua era solo invidia?
    No, non lo era. Era la consapevolezza che ogni vita valeva tanto quanto quella di questi “eroi” e che nessuno mai di loro si sarebbe certo sporcato le mani a salvare la gente per strada. Quella che davvero aveva bisogno.
    Male, bene. Buoni, cattivi. Villains, Heroes. Che differenza c’è… alla fine? Non sono esattamente tutte facce della stessa medaglia?
    Per Mirai Ishigami non aveva un senso fare questa distinzione. Per lei una vita valeva l’altra, senza eccezione, senza porre una targa su nessuno, senza questionare sul giusto o sul torto.
    Fu proprio una ragazzina in spiaggia, una ladra, a metterle quel tarlo in testa.
    Nessun eroe era stato in grado di salvarla da quella misera vita, nessun eroe sarebbe stato in grado anche solo di “vederla”.
    Mirai aveva provato a farla ragionare, aveva provato a darle una scelta e aveva fallito. Si era preoccupata per giunta che fosse finita in mani sbagliate.
    E quella sensazione di essersi ritrovata a dare del giusto ad un torto perché semplicemente il mondo si era fregato di lei e le aveva voltato le spalle allora… sì.
    Si era domandata cosa significasse davvero essere un eroe e se davvero voleva lei stessa diventarlo.
    E fu la stessa domanda che aveva rivolto al suo Sensei.
    Aveva bisogno di un parere, di una persona che vivesse su quel lato della medaglia.
    Rimase così a fissarlo e poi spostò lo sguardo sulle sue labbra quando notò un accenno di movimento.
    «No… in effetti non è proprio quella la risposta che cercavo…» disse di rimando alla prima serie di battute e sorrise anche lei assieme a lui per allentare la tensione che aveva creato.
    Licenza per usare l’Unicità. Anche questa era una delle tante cose che trovava a dir poco assurde, ma se ne era fatta una ragione.
    Non era questa la cosa a cui puntava. Tutti sapevano cosa era agli occhi della legge un eroe.
    Il ragazzo le esplicò come un eroe avrebbe seguito l’ideale di giustizia senza tenere di conto il sacrificio che questa le avrebbe richiesto e le confermò subito dopo quanto giusto e sbagliato fossero due parole non così semplici da identificare in un atto, e in una persona.
    « Già. Hai ragione. » non disse altro per non interrompere il suo flusso di pensieri e di parole che era riuscita a tirare fuori.
    Stranamente non pensava che potesse riuscire ad aprirsi così, sembrava un tipo piuttosto riservato e invece questa sua volontà di spiegarle la sorprese alquanto … eppure… a giudicare dallo sguardo che aveva e dal linguaggio del suo corpo… pareva quasi che quelle parole le stesse dicendo più a sé stesso che a lei.
    Riguardo a ciò che disse poi rimase alquanto interdetta su cosa dire e non espresse il suo parere a voce.
    Chiunque poteva essere considerato un eroe a prescindere dall’utilizzo di Unicità.
    Certo, questo era vero, Mirai era d’accordo su quanto detto ma questo valeva anche per le altre persone?
    Poteva davvero essere considerato un eroe chi protegge un criminale dall’essere sbattuto in galera solo perchè ha peccato di sopravvivenza?
    No.
    Per la legge, e per gli occhi di tutti non sarebbe comunque stato visto come un eroe.
    Sarebbe stato visto al pari dello stesso criminale, quello che in gergo si sarebbe definito un complice solo per aver pensato che la cosa giusta da fare in quel momento era quella.
    Sospirò.
    Mirai prima o poi sarebbe finita nei guai. Più si addentrava a sgrovigliare questa matassa, e più si rendeva conto delle sue potenzialità e della sua Unicità, più si allontanava dal concetto puro dell’eroe e di quelli che chiamano Vigilantes.
    Che Mirai Ishigami fosse riuscita a trovare il centro della sua gravità?
    Il suo film mentale venne spento dalle parole del ragazzo che rispose alla sua prima domanda.
    Diceva che fino a poco tempo prima non sapeva cosa fare, e che qualsiasi cosa avrebbe fatto non sarebbe stata che di poco conto.
    Risvegliatasi dal suo stato, la ragazza lo osservò e a fatica potè comprendere l’ultima parte del discorso che sembrava quasi detta senza aprire troppo le labbra.
    Rimase sorpresa da quello che aveva sentito.
    Sta… portando sulle sue spalle il sogno di qualcun altro? Che… cosa nobile… si sentì quasi in colpa per aver solo pensato che gli eroi alla fine erano tutto fumo e niente arrosto.
    Qualcuno però era riuscita a smentirla e a farle comprendere che gli eroi non erano solo quello.
    C’era nobiltà d’animo, sogni, speranze e una grande forza di volontà. Non tutti potevano essere come quelli che si era immaginata.
    Ryo Sasaki era l’eccezione.
    Mpf… tutti ragazzi dal nobile animo trovo… che sia segno del destino? pensò ricordandosi di Yoshito Amaterasu, che della nobiltà e dell’onore aveva fatto un suo stile di vita.
    Mirai lo lasciò finire di parlare mentre sul suo volto che si era irrigidito per colpa dei suoi pensieri si posò un velo di tenerezza.
    La dolcezza nel suo sguardo, la comprensione per quelle parole non sarebbero certo passate inosservate.
    Si guardò poi intorno alla ricerca di qualcosa, come per distogliere lo sguardo o trovare un altro argomento per evitare di tornarci sopra.
    Trovò la scusa nei suoi apparecchi che aveva lasciato da una parte per terra e che si era quasi dimenticata e che, per qualche strana ragione, non trovò poi così importanti.
    Solitamente anche solo per il fatto di sapere che qualcuno poteva vederle le cavità delle orecchie rabbrividiva e invece no. Stavolta si sentiva a suo agio.
    Glieli porse come per scambiarli con la bandana che si accorse solo adesso di tenere ancora in mano.
    « Oh! Ah già… ma no! Non ti preoccupare… sai...» iniziò a gesticolare per evitare l’imbarazzo che in quel momento l’aveva colta non ricordandosi della promessa che gli aveva fatto mantenere « …io non sopporto che qualcuno… veda… cosa l’Unicità mi ha portato via. Ma… tu… non so perché. Ma con te mi sento a mio agio. Non ricordavo neanche di non averli più… forse perché… forse perché in parte mi hai aiutato ad accettare ciò che sono davvero… e mi hai aiutata a capire anche molto di più. Ti ringrazio. » disse abbassando leggermente la testa per ringraziare il suo interlocutore.
    «Sensei. » continuò osservando la bandana rossa che aveva tra le mani « Sai… per me essere un eroe è un concetto che non riuscirò ad abbracciare in pieno. Viaggiando per la città a fare consegne… vedo tante cose e più ne vedo e più non riesco a rimanere indifferente. » nella sua voce c’era una qualche nota di tristezza e di rammarico perché in cuor suo avrebbe voluto vivere in un mondo di pace, uguaglianza e felicità… un mondo utopico « Mi sono chiesta molte volte perché gli eroi non intervengono mai per queste persone…quando sento questa parola vedo solo fama… tu segui una nobile vocazione, ideali… ma se ti trovassi davanti ad un ladro che ruba per sopravvivere… tu cosa faresti? » gli chiese e non lasciò neanche il tempo per una risposta « E’ per questo che non ho volontariamente scelto di entrare all’Accademia. Perché penso che ci sia una grande differenza tra l’essere un eroe vero ed uno che vuol vedere soltanto bianco e nero. Solo giusto e sbagliato. Ma tu sei diverso da loro… hai detto tu stesso che è difficile poter capire cosa significa l’uno e l’altro…tu sei diverso dagli eroi che ho in testa io. » disse strofinandosi i capelli rossicci mentre i suoi occhi tornarono a sollevarsi e a guardare fissi in quelli di Ryo Sasaki.
    « Essere un eroe, Sensei, un vero eroe per me significa fare delle scelte non solo per sé stessi ma soprattutto per gli altri. Essere disposti a credere al proprio cuore e seguire il proprio istinto. Essere disposti a dare tutto, e a non ricevere niente in cambio. Ad essere pronti a cadere, a rialzarsi e a cadere di nuovo e sacrificare tutto quello che hai per qualcuno senza alcuna distinzione. Questo è ciò che penso io. » ed era ciò che realmente era intenzionata a fare. Come non lo sapeva.
    «Essere un eroe per me significa fare la differenza. » affermò con certezza e forse si sarebbero mossi tutti quegli alberi attorno e si sarebbe spaccata la roccia sotto i suoi piedi per quanta energia e determinazione aveva messo in quelle parole.
    Si portò avanti di un passo e con un gesto mise sopra i suoi apparecchi, sulle mani del ragazzo la bandana che le aveva mostrato in quel buio la verità che aveva sempre cercato.
    Non spostò la mano da lì sopra. Come se stesse per pronunciare un giuramento continuò a sostenere lo sguardo del ragazzo.
    «E tu per questo motivo sei un eroe, per me. » non c’erano tremiti o imbarazzo nella sua voce « Per il semplice fatto che hai fatto la differenza in questo momento in cui mi sentivo sola, mi sentivo abbattuta, in cui non sapevo che strada prendere o quale abbandonare. In un momento in cui vagavo nel vuoto e avevo troppe domande e nessuna risposta. Tu, Sasaki Ryo, tu e la tua nobiltà d’animo hanno fatto la differenza. »
    Si fermò giusto il tempo per fargli comprendere appieno la forza e la serietà delle sue parole
    «Avresti potuto lasciarmi da sola qui a sbraitare contro un albero… e non te ne sei andato. Avresti potuto prendere un’altra strada e ti sei avvicinato per aiutarmi. Avresti potuto dirmi di no e magari dirmi che sarebbe stata una pessima scelta provare ad utilizzare l’Unicità senza licenza e forse avresti anche potuto denunciarmi e invece mi hai sostenuto, mi hai detto che potevo farcela e che mi avresti insegnato e hai scelto di essere il mio Sensei e di non abbandonarmi.
    Avresti potuto fare tante cose, oggi, Sensei. Ma hai scelto di fare la differenza e questo ai miei occhi ti fa essere un eroe più grande di chiunque altro. »
    mise anche l’altra mano sulla bandana che se ne stava sopra i suoi padiglioni.
    « Tu hai scelto di prendere il sogno di questa persona e fartene carico... Ed io ora penso di avere capito perché lui o lei te lo abbia chiesto… Perché tu hai tutta la stoffa per diventare un grande eroe. » sottolineò questo aggettivo con forza come se volesse dare un netto distacco tra gli eroi marci del suo immaginario e quelli veri come il ragazzo che aveva a fronte « L’eroe che tutti noi gente comunque vogliamo. Uno dal cuore grande e dallo spirito forte, dalla capacità di provare empatia nelle persone che si trova di fronte e che non si arrende o si ferma di fronte a tutti ma capace di vedere ciò che per molti è invisibile. E se pensi che non ne sei in grado ti sbagli di grosso. Essere un eroe è parte di te e questo non te lo toglierà nessuno e nessuno potrà dire il contrario. Nemmeno tu. » e questa volta la sua voce mutò come per rimproverarlo di essersi dato dell’incapace e del non essere affatto degno del compito.
    « Non credi davvero di esserne capace? Allora studia, allenati, provaci e riprovaci. Non ti arrendere e combatti a denti stretti. Perché finché potrai fare del bene alle persone e finché avrai la possibilità di scelta e il potere di fare la differenza...finchè crederai in te, nelle tue capacità e nelle persone che ti sostengono e che ti hanno affidato questo compito…Allora ti accorgerai che l'eroe che pensi di non essere… già lo sei.» un discorso che non ammetteva repliche e che sperava avrebbe fatto breccia nel suo cuore e nella mente, nel suo animo.
    Sperava che fosse una nuova fiamma che avrebbe fatto tornare ad ardere quelle braci spente che aveva nel cuore.
    Questo pensiero penso di averlo rubato a Yoshito. Quel dannato… e i suoi modi strani di parlare… pensò scuotendo leggermente la testa per poi riprendere in mano il discorso.
    «Perciò non deluderci. E se vuoi potremmo ritrovarci qui in questo posto che solo noi due conosciamo per allenarci o anche solo per parlarci... Anche se in effetti il telefono per la seconda andrebbe meglio…mavvabbè…Io, Ryo Sasaki, mio Sensei, ti ho fatto una promessa. Tu invece prometti che cercherai di fare del tuo meglio per essere il nostro eroe. E magari anche di trovarti un nome figo. Potrebbe essere già un buon inizio. Ne? »

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    Per fortuna, Mirai non sembrava essersela presa per il discorso della promessa. Emozionata com'era, aveva addirittura dimenticato di esporre la tanta paventata mutazione causata dalla sua Unicità. L'affermazione che in quel momento con lui non sentiva la necessità di nascondersi fu un sollievo per Ryo, che a dir la verità trovava più strano il suo imbarazzo che l'aspetto in sé. Anche se forse veder bulbi oculari schizzare fuori dalle loro orbite da quando era solo un ragazzino lo aveva desensibilizzato sull'argomento, abbastanza da poter chiudere un occhio su certe particolarità.
    Tutto ciò però non sviò la conversazione dal tema dell'essere eroi, nonostante il goffo tentativo di Ryo di cambiare l'argomento. Mirai infatti ci teneva a dire la sua, sorprendendo il suo sensei con idee abbastanza complesse. Idee tutto sommate giuste, ma che mettevano totalmente in discussione l'attuale sistema di eroi. In fondo la poteva capire, ingiustizie accadevano di continuo e per quanto gli eroi si potessero impegnare ci sarebbe sempre stato qualcuno che soffriva. Era difficile però dire se parlasse di qualche evento in particolare o meno, forse qualche eroe che aveva mancato di svolgere correttamente il proprio lavoro.
    In fondo le mele marcie esistono ovunque immagino...
    Per quanto potesse capire il discorso della ragazza però, Ryo non poteva essere d'accordo. Forse l'essere cresciuto con entrambi i genitori nel corpo di polizia di Tokyo lo rendeva indottrinato, ma immaginare che un gruppo di persone dovesse essere usato come capro espiatorio dal resto della società non riteneva fosse corretto. Gli eroi erano essere umani come gli altri e come tali dovevano essere trattati, nel bene o nel male. Non interruppe però Mirai, che specificava come in lui avesse visto le caratteristiche diverse da altri eroi. Era strano sentirsi dire una cosa simile da una persona che, fino a solo qualche minuto prima, non sapeva neanche il suo nome.
    Poi la ragazza fece un passo avanti, mise la bandana rossa fiammeggiante sulle mani di Ryo e lì la sua mano rimase, mentre lo fissava deciso. Non sapendo bene come comportarsi, il ragazzo sentì le guance farsi calde mentre il sangue affluiva al volto. Incapace di proferir parola, ascoltò il resto del discorso di Mirai. Mentre lo fissava negli occhi ripassò a mente i passi che lo avevano portati a quel punto, le scelte che il giovane aveva intrapreso e che la ragazza giudicava come qualcosa di prezioso.
    Ma tutto è iniziato per un semplice fraintendimento, ho solo seguito un rumore e trovato una ragazza da sola... Per un attimo ho pure pensato di scapparmene prima che si accorgesse di me
    Se già Ryo si sentiva in imbarazzo, quando Mirai posò l'altra mano tra le sue per poi cambiare tonò, rimproverandolo di non credere abbastanza in sé stesso nonostante lui fosse già un eroe, si congelò sul posto. Ciò che la ragazza non poteva sapere era che nessuno gli aveva chiesto di diventare un eroe, era stata una sua decisione per superare quello che era stato un trauma. Fino a quel momento, oltre ai complimenti per l'ammissione e l'appoggio, nessuno gli aveva mai realmente detto che vedeva in lui un eroe. Ad eccezion di un foglio di carta che gli comunicava l'ammissione all'accademia a seguito di un esame di selezione che Ryo aveva vissuto sentendosi inadeguato in confronto agli altri. Non credeva veramente che la sua forza o la sua Unicità fossero alla pari con gli altri.
    Ciò che però aggiunse Mirai fu ciò che portò Ryo ad una vera rivelazione, insegnandogli molto più di quello che aveva imparato in accademia. Determinata ad aiutare l'aspirante eroe, la ragazza si propose di supportarlo sia moralmente che materialmente, invitandolo a chiederle in caso di necessità. Avendo Gli occhi di Ryo si spalancarono mentre realizzava che ciò che lei stava facendo rispecchiasse, a parti invertite, ciò che aveva fatto lui stesso fino a poco prima, a discapito di tutte i problemi lei potesse già avere. Se quella speranza che lui stava sperimentando era ciò che lei aveva provato trovando qualcuno che la sostenesse, Ryo non poteva che non vedere il valore di quel gesto.
    Questo è qualcosa che posso indubbiamente fare, un eroe che posso diventare...
    Quando la ragazza propose di pareggiare la promessa che aveva fatto e gli chiese di diventare un grande eroe, finalmente il suo animo era pronto per quella decisione. Non aveva più un motivo per rifiutarsi, non quando gli veniva richiesto in quella maniera.
    Devo smetterla di essere così indeciso!
    Inspirò profondamente prima di risponderle con aria solenne.
    Va bene... Farò come dici Mirai-san. Lavorerò ogni giorno ed ogni momento libero...
    In quel momento, Ryo percepì che una nuova sensazione nasceva in lui. Era un misto di euforia e determinazione. Aveva un nuovo motivo per proseguire, una ragione che lo avrebbe spinto a farsi valere, costasse quel che costasse. Un sorriso sincero apparve nel suo volto, sebbene i suoi muscoli fossero ormai talmente poco abituati da trovare scomoda quella posizione. Riprese la bandana, lasciando gli apparecchi nelle mani della loro legittima proprietaria, e la portò insieme alla mano sopra al suo petto.
    Diventerò un eroe di cui entrambi possiamo essere fieri, è questa la mia promessa.
    Si fermò un attimo ad osservarla: rispetto a quando l'aveva trovata nella radura ora la vedeva in una luce completamente diversa.
    Sai, forse dovrei essere io a chiamarti sensei... Nascondi più saggezza di quanta ne dai a vedere. In ogni caso ti assicurò che quando avrò deciso un nome da eroe sarai la prima a saperlo, così magari mi dici che te ne pare...
    In quel momento un pensiero gli passò per la testa, difficilmente avrebbero avuto modo di incontrarsi casualmente come era successo quella mattina.
    Ah, ovviamente se dovesse servirti non esitare neanche tu a cercarmi... Se vuoi ti posso dare il mio numero, per qualsiasi cosa sarò a tua disposizione...
    Un modo davvero impacciato per dire che gli sarebbe piaciuto restare in contatto.

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    Forse aveva esagerato un pochetto col suo discorso.
    Si era così fogata e ci sentiva così tanto in quello che aveva detto che non era riuscita a trattenere il suo flusso di pensieri.
    Ciò che la sta mente pensava, Mirai diceva a voce. Senza tenere di conto di tanti particolari che forse a Ryo Sasaki non sarebbero piaciuti.
    Oramai però era troppo tardi per tornare indietro.
    Non sapeva da quando la visione dei fantomatici “eroi” le era scaduta nella sua mente, non c’era un fattore scatenante, un sopruso subito o un compito non portato a termine.
    Semplicemente vivendo a contatto con tante persone, osservando i posti più disparati della città da quelli più altolocati a quelli più marci Mirai aveva sempre pensato che gli eroi avrebbero potuto fare la differenza per parecchie persone che continuavano ad essere invisibili per tutti ma non per lei.
    Si sforzava di credere, ce la metteva tutta, che gli eroi erano persone mosse da ideali di giustizia e pace, schierati contro i criminali come quell’Hanzo Takashi.
    In guerra, come nella vita, è più facile distruggere che perdonare. Uccidere che salvare. Essere ciechi piuttosto che guardare.
    Non poteva fare di tutta l’erba un fascio.
    Yoshito Amaterasu per lei era un vero eroe. Qualcuno a cui ispirarsi e aspirare. Qualcuno con nobili intenti. La visione più classica, e a dir poco da favola, dell’eroe.
    Ma degli altri si poteva dire la stessa cosa?
    Non amava i loro modi di agire, non amava a dir la verità il fatto che nessuno aveva ancora mai mosso un dito per coloro che davvero hanno bisogno di un eroe nella loro vita… e per cosa? Perché non da fama quanto sbattere in prigione una faccia nota sulla lista dei ricercati.
    No. Questo per lei era inaccettabile.
    Per questo aveva lasciato andare tutte quelle parole senza fregarsene di quello che poteva pensarne Ryo Sasaki… era come se si fosse liberata di un peso e si fosse accorta della terribile gaffe che aveva appena fatto.
    Lo osservò mentre il colore del suo volto divenne sempre più colorito e i suoi occhi non riuscivano a nascondere l’imbarazzo che provava e questo Mirai lo trovò alquanto dolce e tenero.
    Come qualcuno di sua conoscenza.
    Le parole che cercò di offrirgli sperava tanto che potessero essere giuste e perfette per infondergli il coraggio che gli serviva, sentiva che aveva bisogno di una scintilla.
    C’era già passata, e qualcun altro aveva fatto con lei la stessa cosa. Aveva semplicemente acceso una piccola fiammella e le sperava di aver dato a Ryo Sasaki ciò che cercava.
    Qualcuno che potesse dirgli che lo vedeva davvero come un eroe, perché sì. Mirai lo credeva fermamente.
    Credeva che quel ragazzo avesse tutte le potenzialità per diventarlo. Perché per lui, lei non era stata invisibile e così sarebbe stato forse per altre persone che avevano bisogno di lui.
    Poteva fare la differenza e questo voleva imprimergli nel cuore. Il fatto che con il suo potere e la sua determinazione e la sua forza di volontà poteva fare la differenza come persona e come eroe nella vita di tanti altri. E prima nella sua.
    E la vide. La vide nei profondi occhi di Ryo, quella fiamma che si accese, lo vide impettirsi per quella promessa che uscì dalle sue labbra decisa. Priva di qualsiasi turbamento.
    Se soltanto avesse potuto sentire se le sue parole si sarebbe accorta del tono diverso e profondo che aveva dato ad ogni sua sillaba.
    Riprese la bandana e lasciò nelle mani di Mirai i suoi apparecchi, e lo vide portarsela al petto e stringerla a sé.
    Si sarebbe dato da fare, giorno dopo giorno, si sarebbe allenato forse e sarebbe diventato quell’eroe che entrambi desideravano. Qualcuno per cui esserne fiero.
    Fu questa la sua promessa e vederlo così, leggere quelle parole dalle sue labbra fu una gioia così grande che Mirai quasi non iniziò a saltellare sul posto e tentò di non saltargli addosso per abbracciarlo e dirgli “sono fiera di te” ma si trattenne… almeno per il momento.
    «Si! E’ proprio questo che volevo sentirmi dire! Lo so che ci riuscirai. Diventerai un grande eroe e farai vedere al mondo di cosa sei capace. So che ci riuscirai…» disse tenendo i due oggetti, ognuno in una mano diversa, stretti a pugno come se dovesse iniziare un incontro di boxe.
    Era così bello. Mirai sentiva lei stessa di avere fatto la differenza in quel ragazzo.
    Forse entrambi avevano bisogno l’uno dell’altra in quel momento.
    Lei di un sensei, lui di una supporter.
    Vederlo così sorridente e carico di energia, sembrava quasi una persona totalmente diversa da quella che aveva visto all’inizio e questo le riempì il cuore di gioia.
    Penso che anche Yoshito sia fiero di me… sono riuscita anche io ad infiammare lo spirito di un'altra persona… awww… me felice! sghignazzò pensando a questo prima che il ragazzo esordisse dicendole che avrebbe dovuto chiamarla lui sensei e poi una sequela di complimenti seguirono questa affermazione facendola passare dallo status “ sono troppo fogata e felice” a “ oh mamma che imbarazzo e adesso che dico?”
    Si limitò a sorridere e ad arrossire come suo solito «I..Io non ho fatto proprio niente. Ho solo detto quello che pensavo. E lo credo davvero. Con tutto il cuore. E … ne… ne sarei davvero onorata… G-g-Grazie Sensei. » disse portandosi i pugni chiusi al volto per mascherare il rossore nelle guance alla proposta che sarebbe stata lei la prima a sapere del suo nome da eroe.
    Mentre Mirai si rimetteva alle orecchie i due padiglioni, cercando di non strapparsi ciocche di capelli rossicci – il che rendeva l’operazione alquanto difficile e più lunga del previsto visto che l’imbarazzo l’aveva resa ancora più impacciata del suo solito – il ragazzo esordì con un'altra frase che la lasciò ancora più senza parole di prima.
    Voleva darle il suo numero di cellulare, nell’evenienza e per qualsiasi cosa avrebbe potuto cercarlo.
    «D-davvero? Posso davvero? … Ooohhw Sarebbe fantastico! Gr-G-grazie. Sei davvero tanto gentile…. A…Aspetta…» disse per poi andare a raccogliere il suo zaino che era ancora disteso a terra sotto la roccia.
    Frugò nelle tasche per prendere il cellulare, cover rosa caramella e un piccolo strap con attaccata quella che sembrava essere un'origami di carta a forma di pesce.
    «Q-Q-Questo è il mio numero… » balbettò con il rossore in guancia, strappò un pezzo di carta che avvolgeva i suoi mochi e con una penna – anche questa tirata fuori da chissà quale anfratto dello zaino- lesse sullo schermo e trascrisse il suo numero e glielo passò con sguardo basso.
    Se avessero avuto un uovo e gliel’avessero aperto sulla guancia probabilmente si sarebbe cotto in due secondi.
    «Ah..e… meglio i messaggi… o le chiamate video… sai… io… se mi chiami normalmente non posso sentirti… » disse impacciata mentre si massaggiava il retro della nuca.
    Aveva il suo numero di telefono.
    Il suo sensei aveva il suo numero di telefono.
    Lui, l’unico essere vivente oltre ai suoi genitori e probabilmente al medico di famiglia che sapeva di cosa era capace il suo Quirk le aveva chiesto il numero di telefono.
    Le pareva quasi incredibile tutto questo!
    Poteva vantare adesso di avere un insegnate personale e un futuro grande eroe con cui poter parlare anche della sua Unicità... una cosa che lei non aveva mai fatto con nessuno.
    E questo era più di quanto avesse potuto desiderare di avere.
    Un amico a cui confidare tutto.
    Non che Yoshito non lo fosse, ma lui a differenza di Ryo Sasaki era convinto che fosse una semplice ragazza normale con uno strano corno sulla fronte e per Mirai Ishigami andava bene così.
    «Dovremo trovare un nome segreto per questo posto… magari così …potremo ritrovarci qualche volta anche solo per allenarci… senza che nessuno sappia dove siamo… no? …» chiese tamburellandosi il mento con un dito, trovando quest’idea di fare le cose di nascosto molto esaltante.
    « E poi dovrò fare un sacco di strada per poter anche solo arrivare al tuo livello… ma… va bene così. Adesso posso dire di avere qualcuno a cui posso aspirare! Per cui non mollare mai, sensei. Ed io ti supporterò come meglio posso! » disse con un sorriso raggiante facendo segno verso il ragazzo con le dita a V in segno di vittoria.
    Chiuse il cellulare e lo ripose nello zaino - chissà sae in tutto questo Ryo avesse scorto la foto dei due al Tanabata messa come sfondo al blocca schermo.... -per poi tirare fuori un vassoietto coperto con la carta da cui aveva strappato il “biglietto da visita” e lo aprì per bene in modo che si potesse vedere la fila ordinata e precisa dei mochi alla pesca.
    I suoi preferiti.
    « Io ne vado matta… ne vuoi assaggiare un po’? Usare la mia Unicità mi ha messo appetito… hehe. Sono buonissimi. I migliori... dai, forza. Non fare complimenti! Hai bisogno di qualche zucchero pure tu...!» disse per poi porgergli il vassoio per cercare di stemperare un po’ l’imbarazzo che era caduto tra i due.
    I mochi alla pesca erano una specialità della pasticceria, una fetta di tradizionalità mista a gusti più freschi e più nuovi. Un’idea di sua madre. La migliore che le era venuta.
    Mochi al thè verde, alla fragola, alla pesca, al mango, e tanti altri ancora andavano tutti a ruba.
    « Sensei… se accadranno cose brutte da qui in poi… starai attento, non… è vero?» chiese con i suoi soliti occhioni dolci come di chi si preoccupa amorevolmente di un suo caro amico. Istinto di protezione? Mirai era fatta così.

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    Era difficile rimanere impassibile davanti all'euforia di Mirai, Ryo doveva ammetterlo. Forse per questo in quel momento si era veramente sentito fare quella promessa: chissà che un giorno potesse rimpiangere quel momento. Fatto sta che, considerando come si era sentito giù di corda nell'ultimo periodo, le parole di stima che il ragazzo le rivolse erano sincere e sentite. Non si aspettava l'imbarazzo che lei provò a quelle affermazioni, ma lo divertiva il pensare di averla ripagata con la stessa moneta.
    D'altra parte la richiesta di scambiarsi i contatti sembrò ravvivarla nuovamente, dato che lo ringrazio accoratamente e si fiondò al suo zaino, mettendolo sotto sopra alla ricerca di qualcosa. Dopo un po' estrasse il proprio cellulare, protetto da una cover rosa con tanto di origami ad ornamentarlo, insieme con un pezzo di carta strappato dall'incarto di qualcosa che Ryo non capì bene cosa fosse.
    Ehm, posso anche darti io il mio...
    Ma la ragazza era concentrata sullo schermo del proprio cellulare per notare che Ryo le stava parlando. Con una penna, che Ryo non capì neanche da dove l'avesse tirata fuori, prese nota del numero che leggeva a schermo, per poi porgere il foglietto al ragazzo. Questi, abituatosi ad avere lo sguardo di lei puntato addosso tutto il tempo, trattene a stento una risata nervosa notando che lei guardava a terra invece di osservarlo in viso. Estrasse quindi il suo cellulare, la cui anonima cover trasparente faceva intravedere il colore scuro del proprio, e prese nota del numero, premurandosi di rileggerlo per non sbagliare.
    Mmm qua non prende bene, eventualmente le mando un messaggio appena c'è linea, così avrà anche lei il mio numero.
    Quando la ragazza gli spiegò di utilizzare messaggi o videochiamate, si limitò ad un breve cenno di assenso con la testa.
    Certo, capisco... Lo terrò a mente
    Ryo era felice che avesse accettato di restare in contatto, ma si rese conto che forse tra i due era addirittura più emozionata lei per la faccenda. Stava già pianificando tutto: trovare un nome segreto e tornare ad allenarsi in quel punto assieme in modo da poter spingersi a migliorare l'un l'altro. Il ragazzo però, per quanto ci provasse, dentro di sé non riusciva a trascurare del tutto l'inquietudine di fare qualcosa di proibito.
    Speriamo di fare la cosa giusta...
    In ogni caso non era mai stato bravo a trovare nomi alle cose, gli sembravano sempre parole vuote del significato effettivo. Anche il nome che usavano da bambini quando andavano lì a giocare, chiamando quell'oasi "la tavola rotonda", sembrava un po' insulso adesso.
    Mmm non saprei che nome potremmo scegliere...
    Nel frattempo ripose il cellulare nella tasca da cui l'aveva estratto, distraendosi e non notando lo sfondo del cellulare della ragazza che la ritraeva con il suo compagno di corso. Quando la sua attenzione tornò a rivolgersi a Mirai, la ragazza era intenta a rivelare il contenuto del pacchetto di prima, mostrando una fila di mochi riposti con cura su un vassoio. Con grande premura, offri al ragazzo di assaggiarli, assicurando sulla loro qualità. Un po' per fame, avendo fatto colazione presto quella mattina, un po' anche per semplice educazione, Ryo accettò l'offerta e prese uno dei dolci dal vassoio che gli veniva offerto.
    Grazie per il pasto.
    Si sedette sulla tavola a gambe incrociate e diede subito un morso al mochi, che riserbava la gradita sorpresa di un sapore alla pesca. Effettivamente Mirai aveva ragione, erano molto buoni. Stava ancora masticando e gustando il primo morso quando ricevette un'inattesa richiesta di badare alla propria sicurezza. Lo stupore fu tale che a Ryo rischiò di andare il dolce di traverso.
    Mirai-san, sai trovare benissimo parole di incoraggiamento, ma certe volte sembri davvero ingenua. Come faccio a diventare un eroe senza correre rischi?
    Certo, Mirai-san. Non ti preoccupare, in fondo sono solo uno studente ancora. Starò benone.
    Un po' gli dispiaceva mentire così spudoratamente, ma in fondo gli sembrò più giusto fare così piuttosto che farle notare quanto fosse impossibile, in una professione basata sul sacrifico personale per mettersi al servizio degli altri, escludere ogni possibile pericolo. In fondo non c'era motivo di darle quel peso sulle spalle. Mentre pensava questo, finendo in quel momento il mochi che aveva accettato, si ritrovò a riflettere quanto in effetti poco avesse ancora scoperto sui pensieri della ragazza. Sapeva che stava cercando di imparare ad usare la propria Unicità, ma cosa pensasse di farci una volta perfezionato il controllo rimaneva un mistero. Preferiva però che fosse lei a parlargli nel momento in cui si fosse sentita pronta, senza forzarla.
    Ingoiò infine l'ultimo boccone e passo le mani sulla roccia per togliere ciò che era rimasto attaccato. Poi lentamente e con orrore si rese conto di aver fatto un terribile errore.
    AAAAAH. MIRAI- SAN SCUSAMI
    Si sarebbe prostrato in segno di rimorso se non fosse che in quella maniera non avrebbe permesso alla ragazza di leggergli il labbiale.
    Dimenticavo che non ho nulla con me per poter ricambiare la tua gentile offerta! Perdonami, ripagherò il mio debito la prossima volta che ci incontreremo
    L'educazione prima di tutto.

    Energia: 100 | Forza: 28 | Quirk: 20 | Agilità: 27
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    Non ho potuto raccogliere l'indizio del cellulare, o sarebbe stato un problema nella role con Yoshito. Sorry :P
     
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    Mirai Ishigami
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    L’amicizia era davvero una cosa davvero incredibile. Quando pensi di essere sola e di non avere nessuno che ti può capire o incoraggiare o anche solo darti una mano per rialzarti…ecco che qualcuno sbuca dal nulla ed entra nella tua vita… così. Destino? Casualità? Non lo so… e forse non mi interessa... pensò mentre trascriveva il suo numero su un pezzetto di carta sgualcito.
    Non erano molte le persone che erano entrate nella sua vita e avevano lasciato un segno indelebile.
    Una di queste era proprio quello strano ragazzo che aveva incontrato in quella radura: così opposto di carattere al suo, eppure così grande di spirito.
    Yoshito Amaterasu le aveva indicato la strada e le aveva dato una torcia per illuminare il cammino con la sua stessa ardente fiamma. Ryo Sasaki invece le aveva dato gli occhi per vedere e la forza per seguire quella strada che Mirai aveva deciso nella sua testolina di seguire.
    Forse neanche lui si rendeva conto di quanto fosse forte e coraggioso, di quanto la sua presenza e il suo aiuto fossero stati preziosi per lei.
    Era felice che il suo Sensei le avesse dato l’opportunità di potersi sentire e di rimanere in contatto… era come se si sentisse in qualche modo con le spalle protette.
    Ryo d’altro canto sembrava felice della cosa sebbene le parole che la ragazza pronunciò dopo lo abbuiarono un poco e Mirai poteva capirne il motivo.
    Rimase un attimo in silenzio e lo guardò, il suo volto si addolcì.
    « S-Sc-Scusami. Sono sempre così euforica per tutto…heh. » si strofinò i capelli rossastri per l’imbarazzo « So che per te non è possibile farlo sempre… insomma. Tu sei uno studente ed io… no. Quindi, lascia perdere. Non voglio metterti nei guai. Non me lo perdonerei mai. » a questo non ci aveva pensato. Del fatto che in teoria non poteva esercitare così il suo Quirk senza neanche avere una licenza. Era una cosa abbastanza proibita per lei, figurarsi per un giovane della Yuuei.
    «Mpf… scusami… non ci avevo proprio pensato. » si mise a guardare il terreno con aria non certo afflitta ma che si rendeva conto della cavolata che aveva appena detto.
    Finchè il suo stomaco non brontolò sonoramente e anche lei percepì le vibrazioni farsi largo lungo tutta la sua pancia.
    « Oh…» si portò una mano di fronte alle labbra e iniziò allegramente a ridacchiare sotto i baffi.
    Fu così che tirò fuori dallo zaino il vassoio pieno di mochi, alla pesca. Avrebbe sfidato giganti, e deserti, e qualsiasi tipo di mostro per uno solo di quei mochi – e anche per i takoyaki ma quello era un altro discorso -.
    Ryo si sedette sulla pietra, vicino a lei, a gambe incrociate e lo vide addentare quei piccoli dolcetti morbidosi e il suo cuore si riempì di gioia.
    Non era bello gustare tante prelibatezze da sola. In due avevano un gusto decisamente diverso.
    Fu in quel momento che Mirai fu colta da una domanda, quel tarlo che le si era insidiato nelle orecchie e che la portava sempre a preoccuparsi prima degli altri e poi di sé stessa.
    Gli chiese di badare a sé stesso e di stare attento a quello che potrebbe succedere da quel giorno in poi.
    Perché? Semplice. Aveva davvero paura.
    L’unica a cui aveva accennato la cosa era Mira, per messaggio, ma non era la stessa cosa. Decisamente non era la stessa cosa.
    E poi aveva costante paura di quello che poteva succedere a loro. Yoshito, Ryo… erano studenti, forse non sarebbero stati mandati a fronteggiare quella minaccia in prima persona. Forse.
    Sorrise quando le disse che non doveva preoccuparsi più di tanto, e questo in qualche modo la tranquillizzò un po’.
    « Eh, hai ragione… e poi, tu sei forte. » gli disse sorridendo e prima che potesse aggiungere altro lo vide contorcersi in un grido di terrore.
    «Mh?» la ragazza piegò la testa verso la spalla mentre continuava a masticare un mochi, senza sapere effettivamente a cosa stava pensando o perché in quel momento aveva cambiato così tanto espressione.
    Poi tutto le apparve chiaro quando le disse che non aveva niente per ricambiarla per la gentile offerta e poi…
    Ha detto… la prossima volta che incontreremo? deglutì il boccone che aveva a fatica, molta fatica e divenne rossa come un peperone mentre delle lacrime di gioia iniziarono a luccicarle negli occhioni.
    « Aaaah Baka Sensei!» gli disse muovendo la mano destra su e giù « Non ti preoccupare! Mi hai già ripagato tanto…in questo giorno. Ma… mi farebbe piacere davvero rincontrarti… ecco… la prossima volta… va bene anche se andiamo a prenderci qualcosa in città. Che ne dici? … Oh! Potrei portarti in un posticino carino di cui parlano tutti! – E’ un po’ lontano da casa mia ma vorrei proprio provarlo. Che ne dici? Ne? » cercò di riprendere controllo di sé e allo stesso modo tentò di fargli capire che non importava scusarsi, che le sarebbe piaciuto uscire di nuovo con lui, e che non si sarebbero trovati per fare cose di nascosto e illegali la prossima volta.
    « E’ bello sai? Non ho mai avuto tanti amici fino ad ora ma… tu sei il primo che sa davvero come sono fatta e cosa posso fare. Non so dove la vita mi porterà, ma sono felice, davvero felice che tu ti sia fermato oggi, che tu mi abbia aiutato e che tu mi abbia sostenuto. E’ una cosa che non molti sono riusciti a fare.» rimase ferma per un pochino e sentì quella sensazione che la prendeva sempre in alcuni momenti e che non riusciva a frenare.
    E in un secondo, senza preavviso, senza neanche dargli l’opportunità di difendersi da quell’attacco, Mirai si sarebbe gettata al suo collo aggrappandolo come se non avesse altra ancora di salvezza e quasi stritolandolo in quell’abbraccio ricco di affetto.
    Era fatta così e nulla al mondo avrebbe potuto cambiarla.
    « Quindi, grazie. Grazie di cuore per tutto. Per essere il mio Sensei e un mio grande amico, per essere il mio eroe. Per quanto sarà in mio potere, e per quanto potrò, sappi che su di me potrai sempre contare e che se ti servirà qualcuno per guardarti le spalle… io ci sarò. » sospirò e si liberò dalla presa con un gran sorriso sulle labbra e una dolce sensazione nel petto – e il volto immerso nel rossore perché Mirai era sempre fatta così. Non ci pensa due volte a mettersi in imbarazzo.
    « Sensei, beh, direi che forse è il momento di andare…non… non ti offendi se ti chiedessi di aiutarmi a tornare a casa? Penso che potrei perdermi. » ma non se ci sei tu con me…
    L’amore è un sentimento dalle mille sfaccettature e Mirai iniziava ad approfondire pian piano quest’aspetto. Provare affetto per una persona equivaleva ad amarla? E sentirsi parte del suo mondo?
    Allora forse li amava tutti allo stesso modo, tutti quanti coloro che avevano lasciato un segno nella sua piccola vita...

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    Grazie per questa splendida role! Mi ha dato davvero un sacco di spunti per il futuro! =D Ora Mirai è sempre più convinta della strada vuole intraprendere e grazie al suo Sensei ora ha compreso come "accedere" al suo Quirk, e a conoscerlo meglio.
    grazie davvero di cuore Dark.
     
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    Qualcosa in quello che Ryo aveva detto sembrò turbare Mirai, o forse era più quello che non aveva detto. Per qualche motivo però la ragazza esagerò le sue ansie, affermando che comprendeva quanto difficili poteva essere per lui quella situazione considerando la sua posizione all'accademia e di non voler essere causa dei suoi problemi.
    Problemi con l'accademia... E' altamente improbabile che ciò abbia conseguenza alla Yueei, in fondo siamo solo noi qui. Il punto è quali saranno le conseguenze reali... Cosa farà Mirai con la sua Unicità? Qualsiasi sia la risposta, né sarò in parte responsabile.
    Avrebbe voluto dire a Mirai di non angustiarsi, ma non gli venivano parole adatte ad esprimersi come voleva. Così, dopo aver accettato il mochi dalla ragazza, tra un boccone e l'altro continuò a pensare a cosa dire. Questo fino al momento in cui si accorse della figuraccia a cui era andato incontro accettando il dolce ed alle imbarazzatissime scuse che ne erano seguite. Eppure qualcosa che aveva detto sembrò metterla ancor più in imbarazzo di prima, infatti anche lei diventò visibilmente rossa ed aveva gli occhi umidi. Per un motivo che non comprendeva, Ryo si aspettava una sorta di sfuriata da parte sua.
    L'ho offesa in qualche modo? Non capisco...
    Al contrario invece Mirai declinò le sue scuse con la mano e lo apostrofò con un sentito baka che l'aspirante eroe di cui l'aspirante eroe non capiva il motivo. Sembrava felice però, come se qualcosa le avesse sollevato nuovamente il morale, o almeno così sembrava dalle sue parole. Certe volte era davvero difficile capire cosa stesse provando veramente. Infatti, nulla avrebbe potuto preparare il ragazzo a quell'invito ad andare a provare un locale in città che sembrava averla interessata e quella richiesta lo lasciò con la bocca un po' aperta.
    Ma, ma Mirai-san... è il caso? Ci siamo conosciuti poco fa
    Il discorso che Mirai fece dopo chiarì a Ryo il punto di vista della ragazza, che non essendosi aperta con nessuno prima di quel momento probabilmente non aveva potuto condividere certe esperienze con un amico. Crescendo in una maniera tanto solitaria, non era di certo strano voler assaporare finalmente un po' di vita sociale.
    Certo, non è che ti è andata tanto bene. Doveva essere per forza una persona così asociale e complessata a trovarti qui?
    Mirai si fermò dal parlare e rimase ferma qualche secondo, per cui era decisamente il momento di prendere la parola. Diede un colpetto di tosse per schiarirsi un attimo la voce, dimentico che in realtà non serviva per farsi capire.
    Ehm, io...
    L'attimo dopo si ritrovò davanti al volto una massa di capelli ramati ed un paio di braccio che lo stringevano forte. Difficile dire se il fiato gli fosse mancato per la stretta attorno al collo o per la sorpresa di quel gesto. Riuscì a malapena a fare uscire un filo di voce.
    Mirai-san, sei troppo vicina, cosa fai?
    Sicuramente non avrebbe mai potuto capirlo da quella posizione e Ryo non ricevette mai risposta a quella domanda. Sentiva che il cuore di botto aveva accelerato il proprio battito ed il volto chiaramente paonazzo.
    Come dovrei comportarmi? Non mi sono mai ritrovato in una situazione simile.
    Gli tremò la mano mentre la portava dietro la schiena di Mirai, cingendola con il braccio senza però stringere molto. Mentre erano in quella posizione Mirai sfogò i propri sentimenti, ringraziandolo per l'aiuto e proclamando la loro amicizia. L'espressione di stupore sul volto di Ryo si tramutò nuovamente nel sorriso di prima e nel mentre strinse più forte il proprio abbraccio alla ragazza per provare a trasmetterle la sua riconoscenza. Non aveva mai avuto fratelli o sorelle, ma immaginò che fosse questa una tipica dimostrazione di affetto di una persona cara. Quando finalmente l'abbraccio si sciolse Mirai era in imbarazzo, ma Ryo non ci pensò due volte a prendere la parola, con la sua solita espressione seria in volto. Improvvisamente sapeva cosa voleva esprimere.
    Mirai-san poi sarei io il baka, se qualcuno arrivava adesso cosa avrebbe pensato? Per quale motivo ti sei messa a piangere poi? In ogni caso...
    Concesse al suo sguardo di addolcirsi un po', mentre proseguiva il discorso.
    Non ti preoccupare di causarmi problemi, basta che non sia tu a metterti nei guai andrà tutto bene. E mi piacerebbe tanto se ci potessimo vedere anche in situazioni più normali, magari ridendo un pochino di più. Non posso sapere cosa ci riserva il futuro, ma penso che un po' di supporto servirà ad entrambi a prescindere.
    Riprese un attimo fiato e si rimise in piedi, per poi sistemarsi nuovamente la bandana alla cinta.
    Ah, Mirai-san, se dovesse servirti qualcosa ed io esitassi, ti prego di insistere. Certe volte tendo ad avere la testa dura, ma poi passa...
    Dev'essere qualche strana forma di autolesionismo immagino
    Recuperò la vicino le sue cose e si apprestò a scendere dalla tavola, per poi voltarsi ed alzare il braccio. Protese la propria mano finché non si separò dal braccio in direzione di Mirai, fermandosi vicino alla tavola e restando aperta.
    Ti aiuto a scendere e torniamo indietro allora. Credo sia il momento giusto per andarsene. Ne?

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    Come ti ho già detto, vorrei essere io a ringraziarti per la role. Mi è servita tantissimo per prendere confidenza con il pg e riprenderci un po' la mano a ruolare, oltre che apprezzare tantissimo come sia venuto fuori totalmente spontaneamente senza pianificare praticamente nulla.

    Ti direi alla prossima, ma tanto si continua in AM, ne? :asd:
     
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    Hello,
    Non ho nulla di particolare da far notare, è stata una role carina e fondamentalmente corretta.
    Avete fatto 11 post a testa quindi prendete il bonus :sparks:

    Mirai: 50exp+25exp
    Ryo: 50exp+25exp

    Chiudo~
     
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22 replies since 1/9/2020, 22:05   533 views
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