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.Hayato OnoCITAZIONESisthra <3
Questa role è ambientata poco dopo l’assunzione di Hayato, prima del Tanabata Festival.. -
.Shinjiro AragakiEra ormai qualche settimana che aveva assunto Hayato Ono dopo quel colloquio di lavoro quantomeno bizzarro. Fino ad ora il ragazzo si era mostrato piuttosto capace, o perlomeno non aveva ancora sbagliato nessun ordine o combinato qualche casino. Non che Shinjiro glielo avrebbe permesso in ogni caso, ne andava sia della reputazione del locale che della salute delle persone dopotutto; anche quando gli affidava un ordine specifico continuava a tenerlo d'occhio, a meno che in quel momento non si trovassero proprio in zone diverse del locale.
Per ora, comunque, sembrava cavarsela, soprattutto considerato che era la sua prima esperienza in un locale dove serviva cibo. Sicuramente come barista aveva avuto i suoi momenti di stress, ma una cucina era un ambiente completamente diverso. Il caldo, oggetti appuntiti o bollenti ovunque, il dover coordinare tempi di cottura, il tutto con la pressione addosso di doverlo poi servire ad altri... cucinare per sé stessi era completamente diverso che farlo per qualcun altro.
Lui ci era ormai abituato, ma quando lo aveva assunto aveva temuto che la pressione e lo stress la avrebbero avuta vinta e avrebbe mollato dopo pochi giorni. Era tutt'altro che raro, ma Ono sembrava aver retto.
Quella serata era stata particolarmente intensa, complice l'arrivo di un nutrito gruppo di colleghi di lavoro che sembravano star festeggiando una qualche occasione che avevano ordinato di tutto e di più.
Al termine della serata, dopo aver mandato via le ultime due persone barcollanti, pulito tutto il locale e infine finito di svolgere le ultime faccende in cucina, si voltò mentre finiva di lucidare il piano cottura sentendosi rivolgere la parola, con una punta di sorpresa. Fin'ora Ono si era mostrato sempre piuttosto professionale e cordiale: se parlavano in orario di lavoro era stato solo per cose relative alla cucina, e aveva sempre mantenuto il tono più formale e distaccato possibile, per cui lo aveva un po' preso per il tipo di persona che finito il suo turno spariva e finiva lì, pur mantenendo un atteggiamento allegro e disponibile.
Si lasciò sfuggire un piccolo sospiro alle sue parole, annuendo con aria stanca ma soddisfatta.
« Quei tipi hanno ordinato così tanti kushiyaki che temevo avremmo finito tutta la carne in dispensa.» borbotto'.
La proposta dell'altro lo colse con una punta di sorpresa; andare a bere qualcosa? Da una parte era vagamente tentato di rifiutare;era stanchissimo, la notte scorsa aveva sacrificato ore di sonno per uscire di pattuglia con Desmond dopo aver chiuso il locale, una parte di lui voleva solo andare a casa, farsi una doccia rigorosamente gelata e infilarsi a letto abbracciando Ikiru... dall'altra però, uscire anche solo a fare un giro nei dintorni con una faccia nuova gli avrebbe fatto bene. Con tutto quello che stava succedendo in quel periodo... aveva bisogno di uscire, cambiare aria e distrarsi un po'.
« ... mi farebbe piacere, sì. E usciamo, voglio fare due passi prima di bere qualcosa.» rispose dopo un attimo di esitazione.
Dieci minuti dopo, aveva chiuso completamente il Kagejikan, controllando sia l'ingresso principale che quello sul retro e chiudendo entrambi con una chiave a doppia mandata. Si infilò il mazzo di chiavi del ristorante (ingresso principale, retro, registratore di cassa e dispensa) nella tasca dei pantaloni e rimase qualche secondo a godersi l'aria notturna, l'unico momento in estate in cui non soffriva particolarmente il caldo. Alzò una mano a scompigliarsi un po' i capelli, che erano rimasti un po' appiattiti dopo ore passati schiacciati sotto la bandana, come ogni sera.
« Ormai non siamo più in orario di lavoro, non c'è bisogno del lei, comunque. » fu la prima cosa che disse una volta riabbassata la mano. Si guardò un attimo attorno lungo la strada, poi si voltò a fissare il suo dipendente.
« Hai qualche posto da proporre in particolare, o andiamo dove capita?» chiese, iniziando poi ad avviarsi nella direzione proposta a passo lento, con calma.
« Ti ho visto un po' stressato, questa sera, ma non sei andato nel panico. Bravo. » commentò dopo un attimo. Sul momento tendeva a non esserci tempo per farlo, ma se c'era qualcosa per cui complimentarlo ci teneva a farglielo sapere.. -
.Hayato Ono
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.Shinjiro AragakiAlle parole di Hayato Shinjiro trattenne un mezzo sorrisetto.
« Beh, una buona parte del lavoro che si fa in cucina è fare in modo che il cliente non ci pensi a queste cose... però sì, ogni tanto farebbe bene ricordare che a preparare i piatti sono comunque persone e che le scorte di cibo non sono infinite.» commentò, sembrando comunque compiaciuto che l'altro ci avesse in qualche modo fatto caso. Sicuramente lavorare in quell'ambiente aiutava a vedere le cose da un punto di vista diverso.
« Dovrò ordinarne altra dal macellaio che ci rifornisce domani mattina... se ti viene in mente altro che sta per finire dalla dispensa, di pure.» aggiunse dopo un attimo, appuntandosi mentalmente la cosa. Sapere di avere un paio di occhi in più a tenere d'occhio la dispensa era a suo modo rassicurante, si rischiava meno di ritrovarsi improvvisamente senza qualche ingrediente perché non aveva notato che stava per finire. Solitamente era piuttosto maniacale a riguardo, segnando ogni singola cosa con precisione sul suo fidato taccuino, ma le sviste capitavano sempre... soprattutto negli ultimi tempi, quando le possibili... "distrazioni" per così dire erano aumentate.
Hayato parve compiaciuto che avesse accettato, sfoggiando un piccolo sorriso. Aveva notato che tendeva a sorridere spesso, quasi come espressione di default, in netto contrasto con la sua, che variava da "perfetta impassibilità" che aveva imparato a sfoggiare in anni davanti ai clienti davanti alle cose più assurde (o a volte sinceramente irritanti) che dicevano senza potersi sbilanciare troppo, a "vago scazzo o espressione neutrale, a seconda dell'umore" nelle occasioni in cui non doveva mostrare particolare rispetto o con gli amici.
Sorrisi genuini tendevano ad apparire sul viso di Shinjiro solo quando sentiva di potersi sinceramente rilassare con qualcuno, o in maniera direttamente proporzionale alla sua distanza in linea d'aria con un cane.
Punti bonus se era Ikiru.
« Vai benissimo, fai strada.» rispose annuendo e dando le spalle ad Hayato per avviarsi. Si fermò dopo nemmeno tre passi, notando l'assenza di passi che lo seguivano e voltandosi per trovare Hayato impegnato a fissarlo con aria genuinamente sorpresa. Shinjiro ricambio' lo sguardo con un'occhiata interrogativa.
Aveva detto qualcosa di strano?
... non era un capo così severo da aver dato l'impressione di uno che non faceva complimenti, no?
Hayato si scuso' dopo qualche secondo, riprendendo a camminare e avviandosi questa volta verso il locale. Shinjiro lo seguì, le due figure illuminate a tratti dalle luci di lampioni o insegne colorate.
« Se hai sempre preferito di più cucinare, come mai non hai cercato prima un lavoro simile?» chiese, incuriosito. Il collega fornì una spiegazione del suo comportamento di poco prima dopo qualche minuto, spiegando che non era abituato a ricevere complimenti, e che ciò che faceva spesso non veniva apprezzato.
« Capisco... beh, sappi che io non faccio complimenti vuoti. Almeno non per quanto riguarda la cucina; se c'è qualcosa che non va nel tuo lavoro, te lo avrei già detto.» commentò in risposta con una punta di severità, ribadendo ciò che pensava.
« Forse risulto un po' duro o scostante durante il turno di lavoro, ma... è la prima volta anche per me, avere dei dipendenti. Devo ancora imparare a fidarmi completamente, e quando si parla di cibo non ammetto errori. C'è in gioco la salute delle persone.» aggiunse.
«.... a proposito, ho notato un certo nervosismo quando dovevi grigliare la carne, i primi giorni.» aggiunse dopo un attimo con un leggero sorrisetto mentre gli lanciava un'occhiata. Non sembrava arrabbiato, ma era evidente che, pur non sapendo dei "problemi" di Hayato ai fornelli, nei giorni in cui praticamente non gli aveva staccato gli occhi di dosso per controllare non preparasse male qualcosa - soprattutto la carne -, lo stress iniziale dell'altro non gli era sfuggito.
Fece una scrollatina di spalle alle parole dell'altro.
« Non mi reputerei un "asso", per cucinare serve solo pratica. Chiunque può farlo. Ho semplicemente iniziato presto, aiutando i miei genitori in cucina dopo scuola per un'oretta o due, e ho scoperto che mi piaceva genuinamente farlo e mi sono appassionato all'argomento. Molti clienti li ho ereditati da loro quando ho preso in gestione il locale, altri sono arrivati dopo che ho iniziato a fare pubblicità sui social.» rispose.. -
.Hayato Ono
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.Shinjiro AragakiAggrotto' le sopracciglia cercando di ricordare che aspetto aveva la dispensa l'ultima volta che aveva controllato nella zona in cui riponeva le confezioni di noodles. Sul momento non sapeva dire se stessero per finire, ma si fidava del suo giudizio. E al massimo avrebbe controllato una volta tornato al locale il giorno successivo.
« Va bene, potremmo anche iniziare a segnalarlo nella chat di gruppo, è più immediato.» commentò, prima di assumere un'espressione un po' più pensierosa alle parole dell'altro.
« Non so se definirei servire cocktail più "facile", sei molto più a contatto con il cliente e bombardato di richieste, proprio perché più immediati da preparare. Io servo solo alcolici classici per accompagnare il cibo perlopiù, e anche così ci sono serate dove devo comunque sorbirmi tutto quello che il cliente ha da dire, ma almeno ho la scusa di potermi ritirare in cucina a controllare qualcosa se necessario. E come in cucina devi fare attenzione a cosa prepari per non mettere a rischio la salute di qualcuno, anche certi cocktail possono essere pericolosi... a quanto so.» aggiunse dopo un attimo.
« Ammetto di non saperne molto, servire cocktail troppo moderni e... occidentali andrebbe contro lo spirito del locale, quindi non mi sono mai informato. Certo... con un cocktail probabilmente nessuno te lo rimanda mai indietro o si lamenta anche se non è miscelato esattamente alla perfezione.» concesse dopo un attimo di riflessione, che era probabilmente più in linea con la preoccupazione espressa da Hayato.
« Li considerei due lavori stressanti a modo loro. Ho fatto da barman una sera e mi è bastato.» aggiunse dopo un attimo, incupendosi per un attimo mentre pensava al Salem. Se solo se ne fosse stato a casa quella sera... ma ormai era inutile pensarci.
« Beh... io ho iniziato pian piano con i miei genitori che mi controllavano. All'inizio facevo poco altro che sbucciare e tagliare verdure o lavare piatti, al massimo... mi permettevano di servire un piatto ai clienti solo dopo che lo avevo preparato una volta per loro ed erano sicuri sapessi esattamente cosa stavo facendo. Però... un po' di nervosismo c'è sempre. C'è sempre qualcosa che può andare storto anche se ormai sai preparare qualcosa a occhi chiusi, basta un attimo di distrazione, o banalmente un coltello che ti sfugge di mano... non ci si può distrarre... però per certi versi cucinare mi rilassa tantissimo. Strano, vero?» rise dopo un attimo, forse la prima vera risata che Hayato gli aveva sentito fare, per quanto breve.
« Forse proprio perché non devo pensare a nient'altro in quei momenti... e ammiro che hai deciso di seguire le tue passioni. » aggiunse dopo un attimo, rivedendosi probabilmente in quella scelta.
Restò in silenzio alle successive parole dell'altro, colto un po' in contropiede. Volse lo sguardo a fissare un paio di macchine attraversare un incrocio per nascondere il viso, un po' in imbarazzo per quelle parole. E un po' perché, anche se Hayato non poteva averne idea, lui adorava quei programmi di cucina. Erano ovviamente esagerati e ultra drammaticizzati nella loro rappresentazione di quell'ambiente... però gli piacevano proprio per quello. Era... liberatorio, in un certo senso? Tranne quando lanciavano o buttavano cibo per delle inezie, lì non poteva fare a meno di piangergli il cuore.
Però... le parole dell'altro gli avevano fatto piacere.
« Beh... non lo farei mai sia perché non è nel mio carattere in generale mettermi a sbraitare...» iniziò dopo un attimo di pausa.
« Sia perché non ne vedo il motivo. Se c'è qualcosa che non va... lo dico, ma con calma e cercando di non farmi notare né dal cliente né da altri dipendenti. Non serve a niente... fare una scenata trasformando un rimprovero ad un dipendente in un umiliazione pubblica, secondo me. Perdi solo il rispetto degli altri... ma in tv ovviamente fa scena, suppongo.» aggiunse, imitando la scrollatina di spalle dell'altro.
Shinjiro si acciglió effettivamente nel sentire le parole di Hayato sull'aver bruciato "un bel po' di cose", ma non commentò. Tutti facevano errori le prime volte, dopotutto...
« ... ci sono dei trucchetti per aiutare a capire se è ben cotta senza doverla tagliare troppo. Posso illustrarteli domani, se vuoi.» commentò, lanciandogli un'occhiata. Avere effettivamente qualcuno con cui discutere di cucina che non fossero i suoi genitori era piacevole.
« Il segreto è tutto nel saper riconoscere le varie temperature di cottura...» si interruppe una volta che furono apparentemente in prossimità del locale a cui voleva portarlo Hayato, rimandando quel discorso al giorno dopo. Nonostante l'ora tarda, sembrava esserci ancora un po' di gente, era evidente che era il tipo di locale che magari apriva un po' più tardi rispetto a lui ma continuava poi per tutta la notte.
Aspetto' a rispondere finché non ebbero preso posto ad un tavolino miracolosamente vuoto. Istintivamente, prese la sedia con lo schienale rivolto verso il muro, in modo da poter osservare tutto il locale e non dare le spalle alla porta.
Non era una abitudine che aveva assunto a livello effettivamente cosciente; un po' l'aveva sempre avuta, in parte. Con la sua tendenza a cercare di rannicchiarsi quasi a voler occupare il meno spazio possibile, in tavolate varie già dai tempi della scuola cercava sempre di infilarsi nei posti rivolti verso il muro o nell'angolo. Posti da cui non avrebbe insomma bloccato la visuale a nessuno sedendosi di fronte a loro.
Ora il gesto aveva sicuramente assunto anche un ulteriore motivo dopo svariate esperienze passate, ma non era comunque qualcosa di perfettamente consapevole.
... era diventato fin troppo paranoico già così.
« Beh, ho... molti clienti affezionati, e la pubblicità sui social deve aver funzionato bene, suppongo. Più il passaparola.» commentò in risposta, prima di prendersi qualche attimo prima di rispondere con la scusa di ordinare.
«... consigliami tu, sono curioso di provare qualcosa di diverso dal solito. Per certe cose sono... piuttosto tradizionale, come credo si sia capito... l'alcool è una di quelle. Di solito bevo semplicemente sake o birra.» confessò con un mezzo sorrisetto, lasciando ben presto perdere il menù dei drink.
« ... in realtà no, anzi. Ho sempre voluto cucinare. I miei avrebbero voluto vedermi studiare... qualcosa, e non mandare avanti il locale, ma non faceva per me.» spiegò brevemente, appoggiandosi allo schienale della sedia. Nel frattempo, quasi distrattamente, stava osservando gli altri avventori. Lo sguardo gli cadde su un gruppetto di - probabili, dall'età apparente- studenti agli ultimi anni di liceo. Avevano attirato la sua attenzione per la risata piuttosto rumorosa di uno di loro, ma ora che guardava un po' meglio, un altro dei presenti aveva l'espressione di qualcuno che trovava la situazione tutt'altro che divertente. Li osservò per un istante, erano troppo lontani per udire alcunché di cosa stava succedendo, e non voleva saltare immediatamente a conclusioni affrettate.
Forse era stata semplicemente una battuta pessima... lui era il primo che probabilmente aveva una faccia non dissimile da quella del tizio nella maggior parte dei casi, era l'ultimo a poter giudicare.
Riportò lo sguardo su Hayato, resistendo alla tentazione di lanciare occhiatine in tralice al gruppetto.
« Ma basta parlare di lavoro, siamo usciti apposta per parlare di altro, no? Che altro ti piace fare, oltre cucinare? »CITAZIONEEdit: Corretto qualche piccolo typo
Edited by Sisthra - 25/9/2020, 14:10. -
.Hayato Ono
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.Shinjiro Aragaki« Beh, è solo questione di abitudine... ci farai il callo e a quel punto riuscirai a rilassarti anche tu. Personalmente i miei momenti preferiti della giornata sono quando ho pochi clienti e posso cucinare con calma davanti al bancone e fare quattro chiacchiere. L'atmosfera è un sacco rilassante e si fanno conoscenze interessanti... ovviamente succede solo appena aperto o vicino alla chiusura, di solito.» commentò alle parole di Hayato.
« Nnrggf»
Alle sue successive parole si fece sfuggire uno strano verso, una via di mezzo tra un colpo di tosse e una risata subito soffocata.
Tra tutti i modi di dire, aveva usato proprio quello?
« Sì esatto.» confermò, senza aggiungere altro.
Alla risposta entusiasta di Hayato rispose con uno dei suoi rari sorrisi, animandosi un po' anche lui. Quell'entusiasmo era genuino, riusciva a percepirlo, non lo aveva detto tanto per dire o per assecondarlo, e ne era sinceramente felice. Avrebbe potuto ritrovarsi ad assumere qualcuno a cui interessava solo fare il minimo indispensabile e non combinare guai, invece Hayato sembrava voler fare sinceramente del suo meglio e volersi migliorare innanzitutto per sé stesso e non solo per mantenere il lavoro.
Arrivati al locale presero posto, ancora ignaro di come l'altro stesse praticamente analizzando ogni sua mossa, e lo lasciò a scegliere un drink per lui.
La proposta lo fece riflettere un attimo.
« Sì, perché no, prenderò quello.» annuì, c'erano diverse marche di sake fruttati, magari sarebbe stato qualcosa di simile con un contrasto di sapori un po' diverso.
Sicuramente non poteva essere più strano come sapore del famigerato gelato all'anguilla che aveva mangiato quel pomeriggio con Hamuko.
E per la cronaca sì, Shinjiro beveva il sake sia freddo che caldo. In inverno era un po' una tradizione non diversa dal vin brule' in occidente, e aveva imparato da suo padre a berlo con determinati piatti con cui andava particolarmente bene.
Quando distolse lo sguardo dal gruppetto di ragazzi notò che Hayato sembrava aver fatto lo stesso, e ora aveva assunto per un attimo un'aria un po' inquieta. Aveva visto anche lui la scena e qualcosa lo aveva messo a disagio?
Difficile dirlo, perché dopo un attimo ritornò a parlare come prima.
Oh, quindi gli piacevano gli animali?
« Sì, se avanza della carne o del pesce la do' a un gruppo di gatti randagi nei vicoli dietro il locale, ormai mi conoscono... e le ciotole sono sempre a disposizione, soprattutto d'estate. »
Alla domanda sui gatti si lasciò sfuggire un sorrisetto. Eh. La sua relazione coi gatti era... particolare.
« I gatti non mi dispiacciono, ma quelli con cui ho avuto a che fare erano sempre un po'... appiccicosi. Ti è mai successo che ti saltano addosso e non si schiodano dalle tue ginocchia per tutta la sera, pretendendo carezze tutto il tempo? Ecco, quello. Mi succede in continuazione.» commentò.
Se avesse saputo qualcosa in più sul comportamento dei gatti, avrebbe fatto il collegamento con il fatto che probabilmente lo facevano semplicemente perché spesso e volentieri tendeva a coincidere con l'essere il punto più caldo in una stanza, con l'ulteriore bonus di fornire anche un cuscino più morbido di una stufa e il dispensare grattini.
Quello la stufa non lo faceva, per quanto calda.
Aveva sempre dato semplicemente per scontato che fossero gatti piuttosto affettuosi, o banalmente che sentissero qualche traccia di cibo che gli rimaneva addosso sui vestiti e quello li portava a spalmarglisi addosso.
« Però preferisco i cani, lo ammetto... ne ho uno da qualche mese, vuoi vederlo?»
Avrebbe tirato fuori il telefono in ogni caso, anche perché chi diceva di no a voler vedere foto di cagnolini, soprattutto se erano una nuvoletta perfetta, educata e intelligente di bianca sofficiositá come Ikiru?
Se Hayato avesse accettato gli avrebbe fatto qualche foto fino all'arrivo del cameriere.
Il cagnolino era ormai cresciuto abbastanza e gli arrivava al ginocchio al garrese. Secondo il veterinario era ancora troppo giovane per aver già raggiunto la taglia adulta definitiva, ma sarebbe cresciuto al massimo di qualche altro centimetro, non di più.
All'arrivo del cameriere avrebbe confermato l'ordine proposto da Hayato, mettendosi poi ad aspettare. Nel silenzio che seguì dopo un po' mentre parlavano, non riuscì a trattenersi e lanciò un'altra occhiata al gruppetto di prima, cercando di carpire qualche altra informazione su cosa stava succedendo, per poi riportare lo sguardo su Hayato quando arrivarono i drink.
Prese un sorso dal suo cocktail, come descritto dall'altro era particolare ma non gli dispiaceva, come sapore.
« Li conosci per caso?» chiese dopo un attimo a bassa voce, indicando il gruppetto con un cenno vago del capo. Era la prima cosa che gli era venuta in mente per spiegarsi quel disagio, forse aveva riconosciuto qualcuno nel gruppo e non sapeva cosa fare?. -
.Hayato Ono
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.Shinjiro AragakiCome al solito le foto di Ikiru furono un successone: come si poteva resistere a quel muso dopotutto?
Ne fece vedere un po', la maggior parte foto singole del cane ma con in mezzo anche qualche selfie insieme allo stesso Shinjiro, generalmente al parco o sul divano.
Delle foto in successione in particolare ritraevano il cane intento a staccare il braccio al peluche di un clown dai capelli rossi, per poi fissarlo tutto triste nella foto successiva.
Una terza foto concludeva la tragica storia ritraendo Ikiru che fissava scodinzolante il peluche con il braccio ricucito alla bell'e meglio.
« È un maschio, si chiama Ikiru... è con me da qualche mese, era un randagio che vedevo spesso qui nei dintorni e ho deciso di adottarlo quando me lo sono ritrovato davanti in un rifugio per cani abbandonati. Diete particolari...no, non credo. Gli do quello che mi ha suggerito il veterinario.» rispose, dopo un attimo di esitazione.
Doveva dirlo che ogni tanto cucinava appositamente per lui...?
Non sapeva se Hayato lo avrebbe trovato divertente o troppo strano.
Dopo l'arrivo dei drink passarono un po' di tempo a bere in silenzio, finché il discorso non tornò sulla scena lì di fianco.
Dopo qualche attimo, Hayato confessò che era stato vittima di atteggiamenti simili da giovane. Il cuoco lo fissò con una punta di sorpresa, dal suo carattere solare e aperto non se lo era aspettato, ma era anche tristemente vero che quello del bullismo fosse un enorme problema, in Giappone.
« Mi spiace, spero le cose vadano meglio ora.» non voleva essere così sfacciato da chiedere per cosa era stato bullizzato, anche perché il motivo non aveva poi tutta questa importanza: spesso era solo una scusa.
Inizialmente non rispose alla domanda dell'altro su cosa fare, dando forse l'impressione di voler ignorare la cosa, quando invece si stava sforzando per cogliere qualche stralcio di conversazione. Ormai sembrava comunque piuttosto evidente che non erano semplici scherzi di amici: non stavano ridendo con qualcuno, ma di qualcuno. Riuscì a cogliere la parola "Quirk", e quello gli strappò un mezzo sospiro rassegnato mentre si voltava di nuovo verso il suo bicchiere e Hayato.
... perché si tornava sempre lì?
La domanda dell'altro lo colse un po' impreparato, e lo fissò in silenzio per qualche attimo. Era parso piuttosto esitante nel farla... forse sperava di aver trovato qualcuno che capisse cosa aveva passato?
In quel caso, avrebbe dovuto "deluderlo".
« ... non mi è mai successo, no.» rispose, con una punta di disagio, quasi sentendosi in colpa a dovergli dire che no, non aveva mai subito nulla di simile.
Anche quando era piccolo e aveva sviluppato per la prima volta il quirk, non era mai stato davvero preso in giro a riguardo, nonostante fosse conosciuto un po' come "il bimbo a cui sale la febbre" non era mai stato fatto con malizia, in questo era stato fortunato. Il risentimento che aveva provato verso il suo quirk in quel periodo era venuto completamente da sé stesso, ma le cose erano cambiate pian piano con il tempo.
Tornò poi con lo sguardo verso il gruppetto, tamburellando con il dito sul bordo coperto di condensa del bicchiere.
Dovevano intervenire? Avvicinarsi e intimare loro di piantarla?
Fossero stati nel suo locale si sarebbe sentito perfettamente autorizzato a sbatterli fuori personalmente senza problemi(e a proposito, il barista che stava facendo?), ma lì voleva evitare di sollevare un polverone o ancora peggio rischiare lo scoppio di una rissa tra ubriachi che poteva degenerare in peggio fin troppo facilmente.
Prese un altro sorso pensieroso, poi incrociò lo sguardo di Hayato e venne colto da un'idea.
«... ti va di reggermi il gioco?» chiese improvvisamente, poi si alzò.
Afferrò il bicchiere ancora mezzo pieno nella mano destra mentre con la mano sinistra si massaggio' il collo indolenzito un paio di volte, per poi avviarsi verso il gruppetto con la sua tipica camminata un po' ricurva, ancora più accentuata dal doversi muovere in uno spazio ristretto come quello.
« Ehiiii!» chiamò allegramente rivolto al ragazzo preso di mira, portando lui e tutto il gruppo a girarsi nella sua direzione.
Lo fissarono un po' tutti confusi, soprattutto quando si avvicinò e posò la mano libera sulla sua spalla, portando il ragazzo a fissarlo per un attimo (comprensibilmente) tra il perplesso e lo spaventato.
« Non mi avevi detto che uscivi stasera, o ci saremmo uniti anche io e il mio amico...» commentò nello stesso tono allegro, prima di rivolgere un gran sorriso al ragazzo che aveva sentito ridere per primo.
« Allora... vi ho visti ridere giusto ora. Di che stavate parlando con il mio fratellino di tanto divertente?» chiese.
Il fatto che lui e il ragazzo non si somigliassero affatto, in una società come quella dei quirk, non voleva dire granché, per fortuna.
Mentre parlava, continuò a tenere una mano sulla spalla del ragazzo; lo sentiva tremare leggermente... se per il nervosismo o altro, non poteva saperlo.
Con la scusa di prendere un sorso dal bicchiere si mise un po' più dritto, continuando a osservare il ragazzetto che sembrava il "capo" dall'alto in basso.
Nel notare l'ora evidente differenza di stazza ci fu un brevissimo lampo di incertezza nel suo sguardo.
« Allora? Fate ridere anche me, avanti. O vuoi dirmelo tu, fratellino?» chiese, lanciando un'occhiata al ragazzo di cui si stava in teoria improvvisando "fratello maggiore".
Quello scosse solo la testa, lo sguardo basso e il viso rossissimo.. -
.Hayato Ono
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.Shinjiro AragakiHayato si strinse nelle spalle in risposta al suo commento. Per quel poco che lo conosceva, Shinjiro lo aveva comunque sempre visto o completamente concentrato sul suo lavoro o al contrario con un sorriso tranquillo e rilassato sul viso. Quell'espressione quasi... di scuse e imbarazzo gli era nuova. Era evidente che quell'argomento doveva averlo influenzato parecchio all'epoca, anche se ora sembrava essere acqua passata.
« Meglio così.» si limitò a commentare. E Hayato non poteva averne idea, ma aveva azzeccato in pieno la descrizione di Shinjiro più giovane (non che ora la situazione fosse poi tanto diversa); se nessun bullo aveva mai cercato di prenderlo di mira ai tempi della scuola, era perché non aveva mai dato loro nulla su cui appigliarsi.
... quello, e la pubertà che lo aveva fatto letteralmente esplodere improvvisamente in altezza e superare nettamente tutti i suoi compagni per buona parte della sua carriera scolastica aveva indubbiamente aiutato.
Il ragazzo parve preso di sorpresa dal suo gesto improvviso, a giudicare dalle sue parole. Voltandogli le spalle dopo essersi alzato, Shinjiro non vide l'espressione con cui Hayato si era soffermato ad osservarlo.
Se lo avesse fatto, probabilmente si sarebbe reso conto che quel bullismo che l'altro aveva subito doveva averlo influenzato molto più in profondità di quanto volesse dare a vedere, se reagiva a quel modo a qualcuno che decideva di intervenire.
Nel vederlo avvicinarsi così improvvisamente, il gruppetto di ragazzini era rimasto piuttosto confuso, ma si ripresero poco dopo che, come sperava, anche Hayato si fu infilato nella discussione... più o meno letteralmente, da come era sgusciato in mezzo al gruppetto. In tutta sincerità non sapeva se trovare quel "Ciao bimbi~" divertente o vagamente inquietante, anche se protendeva più per la seconda, forse per l'età dei soggetti a cui era rivolto.O forse per il simboletto alla fine che ricorda Hisoka
Uno dei ragazzi si decise finalmente a rispondere, seppur con aria un po' titubante.
« Beh, credo siano affaracci anche miei, no?» ribatte' in risposta, lasciando poi spazio ad Hayato.
Che non sembrò cavarsela malissimo, stemperando il tentativo dei ragazzi di abbattere di nuovo la loro "vittima" con una nuova risata. Nel sentirli ridere il ragazzo che stava ancora tenendo per la spalla ebbe un leggero fremito ma continuò a tenere lo sguardo basso senza reagire. Era evidente che, in un certo senso, doveva esserci abituato.
Per quei ragazzi non contava che tipo di persona era quel ragazzino, che passioni aveva, l'importante era trovare qualcosa su cui sentirsi superiori, fosse anche qualcosa su cui non si aveva il minimo controllo.
Prendere qualcuno in giro per il quirk era come prendere in giro qualcuno perché doveva portare gli occhiali.
... che non era l'esempio più felice possibile visto che effettivamente succedeva anche quello in probabilmente qualsiasi scuola elementare.
Provò una punta di frustrazione mista a rabbia e assottiglio' lo sguardo verso il gruppetto di ragazzini, inizialmente senza rispondere alla domanda di Hayato.
No, doveva mantenere la calma. Erano solo un gruppetto di ragazzi del liceo, dopotutto. Ma non poteva fare a meno di pensare che, tempo qualche anno, e sarebbero potuti finire a lavorare in qualsiasi ufficio a continuare sottilmente la loro discriminazione.
Magari "guarda caso" dando i lavori più pesanti ad un dipendente solo perché Quirkless, o "guarda caso" promuovendo qualcuno dotato di Quirk al loro posto, quando la presenza o meno di una unicità non doveva influenzare in nessun modo il loro lavoro.
Era uno dei motivi per cui mal sopportava così tanto la "glamourizzazione" dei Quirk che, anche involontariamente, mettevano in atto i Pro-Hero e i media, semplicemente mettendoli continuamente sotto i riflettori.
« Se questa è la cosa peggiore su cui riuscite a prenderlo in giro, è un sollievo! E io che mi stavo preoccupando avesse fatto qualche stronzata davvero imbarazzante.» ribatte' infine, portando il ragazzetto a lanciare prima a Hayato e poi a lui (un po' difficile, vista la posizione) un'occhiata esitante, come se fosse sorpreso che qualcuno lo stesse effettivamente aiutando.
« Hai completamente ragione, andiamocene. Ho un paio di ore libere e non voglio certo sprecarle a questo modo.» sentenzio', trascinandosi poi via il ragazzetto dal gruppo, facendosi strada con una spallata nemmeno troppo gentile.
Finì l'ultimo sorso del drink e lo posò al bancone mentre si dirigeva verso l'uscita, rivolgendosi poi al barista con un cenno.
« Lo metta sul conto di quel gruppo laggiù, hanno detto offrono loro.» commentò, prima di uscire dal locale.
Beh, non era durata granché, ma doveva ammettere che dopo quella scena gli era un po' passata la voglia di stare seduto lì dentro. Il drink non era stato affatto male però.
Lasciò la presa sul ragazzino e si appoggiò al muro di fianco al locale, mani infilate in tasca.
Il ragazzino continuò a fissarsi le scarpe, indeciso, evitando lo sguardo di entrambi.
« G- grazie... non era mai intervenuto nessuno fino ad ora.» sussurro' a mezza voce.
Quindi come pensava non era la prima volta che succedeva.
Il cuoco sospirò, cercando come aiutarlo in qualche modo senza ridursi a frasi fatte che suonavano vuote.
« Quindi è già successo altre volte? Io inizierei con il cambiare giro di conoscenze.» disse dopo un attimo, provocando una smorfia nel ragazzo.
« Sono compagni di classe... e se non faccio cosa dicono hanno minacciato di annunciarlo a tutta la scuola... mi prenderanno in giro ancora di più.»
La punta di rabbia che aveva provato sfumo' in una sensazione di... sconforto.
Per un attimo non seppe cosa dire, e si voltò a fissare Hayato.
« Forse dovresti parlargli tu...» disse dopo un attimo.. -
.Hayato Ono
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.Shinjiro AragakiDopo essersi voltato verso Hayato in cerca di aiuto si fece un po' da parte per non dare l'impressione di stare troppo addosso al ragazzo. E poi voleva dare ai due un po' di spazio. Fin da quando aveva visto il gruppetto Hayato gli era sembrato combattuto su cosa fare, e nonostante lo avesse un po' trascinato improvvisamente in quella situazione (ormai stava diventando un suo hobby, "trascinare persone in cose più o meno pericolose"), sentiva che lui fosse la persona migliore per aiutare quel ragazzino.
Non sapeva per cosa era stato bullizzato, e improvvisamente realizzò che per quanto ne sapeva poteva benissimo essere per lo stesso esatto motivo: chi gli diceva in fondo che anche Hayato non fosse senza unicità? Il discorso dopotutto non era mai uscito, le ore di lavoro non erano esattamente il momento migliore per perdersi in chiacchiere in generale, figuriamoci su un argomento che lui non amava particolarmente e che per quanto ne sapeva anche chiunque altro come Hayato poteva trovare delicato.
In ogni caso restò in ascolto delle parole del biondo, che sicuramente si espresse in modo migliore di come avrebbe potuto fare lui a riguardo.
Forse stava ripetendo le stesse cose che erano state dette a lui, o forse erano cose a cui era arrivato anni dopo, quando ormai era uscito da quell'ambiente.
Il ragazzo li ringraziò e corse via, e Shinjiro restò a fissarlo allontanarsi per qualche secondo, prima di riportare lo sguardo su Hayato.
« ... non all'inizio, no.» disse infine. Non era mai stato il tipo da indorare la pillola, e spesso con i suoi clienti più fedeli, se gli parlavano di cose particolarmente delicate chiedendo la sua opinione a riguardo, risultava brutalmente onesto. Capire quando ascoltare e offrire semplicemente il proprio supporto e quando invece qualcuno voleva la tua opinione onesta era una delle piccole abilità che si sviluppavano in un lavoro a contatto con le persone come il suo.
« Ma spero che quando si ritroverà di nuovo preso di mira, potrà almeno ripensare a questa sera.» aggiunse dopo un attimo.
Gli ritornò in mente il discorso che aveva fatto con Desmond dopo il loro primo allenamento; forse quella sera aiutando quell'uomo non avevano fatto molto, non gli avevano impedito di venire malmenato di nuovo, magari perfino dagli stessi due individui per ripicca. Non poteva saperlo. Però almeno quell'uomo e quel ragazzino avrebbero saputo che almeno quella volta, qualcuno era stato dalla loro parte.
Erano piccoli gesti come quelli che tendevano a lasciare il segno più di molti altri, anche nelle cose più banali.
E come aveva detto sempre con Desmond: se poteva farlo... perché no?
« Sinceramente non ho molta voglia di rientrare, dopo quella scena... e preferirei allontanarmi prima che scoprano di dover pagare due drink che nemmeno hanno bevuto extra.» sogghigno' dopo un attimo, staccandosi dal muro e avviandosi di nuovo lungo la strada, in realtà senza una meta ben precisa.. -
.Hayato Ono
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