One More Time

Role Libera | Izusu & Morrigan

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    Erano più o meno le sei di mattina, poco prima, l'albeggiare del sole iniziava a rischiarare l'altrimenti buia Tokyo Bay. Era la seconda settimana di settembre e, sebbene fino al giorno prima i pomeriggi fossero ancora caldi, la notte (e soprattutto la mattina presto) iniziava a serpeggiare un crudele venticello freddo che faceva venire i brividi. Era il momento migliore per prendersi un bel raffreddore.
    Alcune persone si aggiravano, pigre ed infreddolite, sulla sabbia fresca e un po' umidiccia, nessuno sembrava avere molta voglia di parlare. Poco distanti, appena fuori dalla spiaggia, un paio di camioncini ed alcune persone che facevano su e giù con degli scatoloni, intenti a smontare una sorta di piccolo bungalow di legno allestito per una festa iniziata la sera precedente e durata tutta la notte. Sarebbe stata l'ultima festa in riva al mare della stagione, ed era stato un evento piuttosto grosso sebbene non particolarmente degno di nota in quanto a contenuti: solo musica, gente e fiumi di alcool.
    Una ragazza dai lisci capelli neri sembrò svegliarsi improvvisamente e guardarsi intorno con aria stralunata, rimettendosi seduta sulla sabbia dove prima era distesa, avvolta in una coperta verde dall'aria non troppo pesante. Rabbrividì, si concesse un secondo per legarsi i capelli e si alzò, tirandosi il panno, che oppose una lieve resistenza ma alla fine le rimase ben saldo intorno alle spalle mentre se ne andava via sbadigliando, a passi lunghi e pesanti, con i piedi che affondavano nella sabbia.
    La seppur breve resistenza opposta dalla coperta sembrava essere stata data da un altro ragazzo, di corporatura più esile di quella che se n'era appena andata, che ora se ne rimaneva rannicchiato in posizione fetale in cerca di un po' di calore. La sua pelle era diafana, i suoi capelli di un bianco scintillante, indossava solamente un costume da bagno blu a pantaloncino con una stampa di fiori bianchi ed un paio di lunghi guanti neri che gli si stringevano a metà del bicipite. La sua quiete durò poco, fu evidente che la qualità del suo sonno dipendeva da quella copertina, poiché dopo appena qualche minuto iniziò a lasciarsi sfuggire qualche gemito infastidito mentre cercava di strizzare gli occhi e stringersi ancora di più a sé stesso.
    Ma fu tutto inutile, ed Izusu Morikawa si ritrovò a rantolare sulla sabbia scosso dalla tremarella, solo e senza copertina.
    -Mmmghh... Tomoe-san?- Non c'era nessuno, se n'era andata, e aveva anche avuto la faccia tosta di rubarsi il lenzuolo che lui aveva rubato a qualcun altro la sera stessa. Gli occhi pesanti, le membra indolenzite, il corpo pesante, Izusu rantolò nella sabbia ancora per qualche istante, si rovesciò e gattonò per qualche metro, per poi alzarsi in piedi con somma difficoltà. Che freddo. Si guardò intorno, ricordava di aver avuto una felpa ad un certo punto della serata, forse, chissà dov'era finita. Almeno le ciabatte però avrebbe dovuto ritrovarle, dubitava che lo avrebbero lasciato salire sui mezzi pubblici scalzo.
    A dire il vero, c'erano vestiti sparsi un po' per tutta la spiaggia, e sebbene qualcuno si aggirasse fra essi in evidente ricerca di qualcosa di proprio, il rapporto fra la quantità di vestiti e quella di persone impegnate nella ricerca sembrava suggerire che almeno alcuni fossero abbandonati. Dopo interminabili minuti di indecisione, il freddo vinse sull'inerzia del ragazzo e questi iniziò ad aggirarsi sulla sabbia in cerca di qualcosa con cui coprirsi: non avrebbe fatto il difficile, anche se non avesse trovato la sua felpa si sarebbe accontentato. Notò, a pochi metri da lui, una felpa rosa con una scritta generica bianca sul davanti, posata su una transenna che probabilmente di lì a poco sarebbe stata caricata su uno di quei furgoncini: senza pensarci più di tanto, l'albino si affrettò verso di essa, la indossò e godette dell'immediato sollievo che questa gli procurava. Tirò dunque un sospiro, e si guardò intorno con più calma per trovare delle ciabatte.
    La festa della sera prima era stata piuttosto divertente, sinceramente non ricordava più di tanto ma era più che sicuro di essersi divertito. Si chiese a che punto della serata avesse perso la sua felpa (ma ce l'aveva davvero una felpa, alla fine? Forse era più una maglietta, chissà), e si rispose che probabilmente doveva essere avvenuto in corrispondenza del suo riempirsi di alcool: quello lì scaldava un bel po', finché non ti faceva crollare a terra. Izusu non lo reggeva così bene, vi era abituato ma non sarebbe mai stato in grado di reggerne troppo, aveva qualcosa a che fare con la sua temperatura corporea bassissima o così gli avevano detto, anche se pensarci ora gli faceva venire il mal di testa: meglio evitare i pensieri troppo complessi.
    Ad essere sinceri, oltre a trovare il minimo sindacale degli indumenti per tornare a casa, gli sarebbe piaciuto trovare una fonte d'acqua (possibilmente non salata) con cui sciacquarsi il viso e fare qualche gargarismo, ne sentiva il bisogno, già la pressione bassa gli dava notevoli difficoltà a svegliarsi la mattina, se poi nemmeno poteva aiutarsi con un po' d'acqua in faccia era semplicemente impossibile, senza contare che quella notte aveva dormito tipo un'ora e mezza. Ah, e stava anche morendo di sete. Bere, dormire, coprirsi e tornare a casa, talmente tante cose a cui pensare che gli girava la testa (sicuramente non era per l'alcool, Izusu).
    Meglio sedersi sulla sabbia per un po', ed osservare il riflesso del sole nascente sull'acqua ancora un po' scura.
    In effetti, era molto bello.





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    Edited by Ryuko - 14/2/2021, 19:58
     
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    Si era addormentata sulla sabbia in un momento imprecisato della nottata, quando non era più divertente bere, la musica ormai non attirava più la sua attenzione e la stanchezza di aver ballato per ore aveva preso il sopravvento. Si era isolata lontana dal bungalow, vicino alla sabbia inumidita dal mare, in modo che le canzoni fossero più una melodia di sottofondo sovrastata dal rumore onde.
    Il suo fu un risveglio dolce, percepì le braccia di qualcuno attorno alla sua schiena nuda e alle sue gambe... quel qualcuno l'aveva appena presa in braccio. Non volle scoprire di chi si trattava, anche perchè bastò solo la sua risata per conoscerne il timbro di voce, non si mosse nemmeno, aprì solo lentamente gli occhi ed ebbe un lieve capogiro, che subito collegò all'eccessivo abuso d'alcol di quella sera. La prima cosa che vide fu il cielo, era chiaro ma ancora buio, i primi filamenti arancioni si stavano appena facendo visibili, poi il suo amico. Lui non era solo, era accompagnato da altri suoi stupidi amici che la fissavano con un ghigno malvagio sul volto. Capì cosa stava per succedere al posare i suoi occhi sull’orizzonte: il mare era molto più vicino di dove ricordava d'essersi appisolata.
    Non aveva animo per opporsi, la testa le pulsava e decise d'abbandonarsi al suo destino.
    Un paio di secondi dopo, quando l'acqua le stava per sfiorare la sua schiena, il ragazzo la buttò, ma nessun suono uscì dalla sua bocca né la sua espressione cambiò al cadere in mare, chiuse gli occhi e lasciò che l'acqua fredda l'avvolgesse. Fu come un secondo risveglio, stavolta sentì lo svegliarsi di tutti i suoi sensi, come se avesse appena preso un energy drink così da ritrovare tutte le sue forze. Li sentì ridere mentre lei riemergeva e prendeva una grande boccata d'aria. Subito iniziò a tremare, strabuzzò gli occhi ed avvolse le mani al petto, stava quasi meglio sott'acqua, fuori faceva dannatamente freddo.
    Non disse parola alcuna, li fissava con le labbra socchiuse e un'espressione di nulla sul viso, come se non avesse provato alcunché per quel tuffo, non volle dare loro alcuna soddisfazione. Qualcuno provò a prenderla in giro chiedendole se avesse molto freddo, ma lei si limitò a un sorriso gentile e una scrollata di spalle. Si sarebbe vendicata prima o poi, e Akira si sarebbe pentito di quello stupido scherzo.
    Vide nello sguardo dei complici una sorta di delusione e forse un pizzico di astio nei suoi confronti, come se si aspettassero lei si sarebbe messa ad urlare e a rincorrerli per tutta la spiaggia per provare a picchiarli, e invece in Morrigan era risultata una reazione parecchio noiosa.
    "Noi adesso andiamo a mangiare qualcosa, vieni?"
    L'irlandese indossava un costume a due pezzi rosa e degli shorts bianchi adesso completamente fradici, nessuno si degnò di passarle nemmeno un telo per potersi coprire, aspettarono la sua risposta —che fu un falso "vi raggiungo dopo"— e la abbandonarono a se stessa. Aveva fame ma avrebbe preferito fare colazione da sola piuttosto che passare altro tempo con loro, non erano stati degli idioti al suo risveglio, lo erano stati per tutta la serata. Era l'unica ragazza del gruppo —ed ora aveva capito il perchè— e non avevano fatto altro che provocarla e beffarsi di lei, e più lo facevano più lei diventava seria, per non scaturire in inutili discussioni con persone ubriache se ne era poi scappata a ballare con sconosciuti il resto della notte.
    Il suo problema adesso era il non riuscire a smettere di tremare dal freddo ogni volta che la brezza sfiorava il suo corpo. Dove aveva lasciato le sue cose? E... dov'era il bungalow? Si trovò spaesata al trovare tutto smantellato e alcuni camioncini a portare via il tutto, era sempre strano rimanere fino alla fine d'una festa e vedere ciò che ne rimaneva in mattina, in quel caso un bel mucchio di lattine, bottiglie, ed effetti personali sparsi qua e là. Le sarebbe stato impossibile trovare la sua maglietta e felpa in mezzo a tutto quel mucchio di vestiti sparsi.
    Fece lo sforzo di ricordare dove aveva lasciato i suoi vestiti, ma l'alcol e il freddo le impedivano di ragionare lucidamente, come poteva ricordare dove li aveva abbandonati se nemmeno ricordava di esserseli tolta? Rinunciò e trovò sollievo in un telo arancione poggiato tutto solo sulla spiaggia, si avvolse in esso e si asciugò un po'.
    Lo vide quasi di sfuggita, per caso, e dovette guardare altre due volte per rendersi conto che aveva trovato la sua felpa e che tale felpa era già addosso a una persona. Poteva trattarsi solo di una coincidenza e quella felpa poteva non essere la sua, ma era un ragazzo ad indossarla e nonostante ormai nel duemilaventidue fosse più che normale che un ragazzo potesse vestirsi di felpe rosa, quella era palesemente un modello per ragazze. Quel ragazzo dai capelli bianchi stava indossando la sua felpa.
    Rimase ferma a contemplare la sua schiena coperta dal tessuto rosa per un lungo tempo. Avrebbe dovuto lasciar perdere? Ma non l'avrebbero ammessa in alcun locale senza nemmeno una maglietta addosso. Poteva prenderne una da terra ma... perchè avrebbe dovuto? Poteva lasciar perdere la maglietta, non l'avrebbe mai trovata, ma la sua felpa era lì.
    Forse il ragazzo era simpatico e non si sarebbe fatto problemi a restituirla, forse poteva anche chiedergli di aiutarla a cercare i suoi sandali e magari invitarlo a mangiare qualcosa così non avrebbe dovuto farlo da sola. O forse era uno stronzo come i suoi amici.
    ‹ Hey... mi piace quella felpa, sai? ›, piccole gocce salate scivolavano dalle punte dei suoi capelli sciolti e scompigliati, lei lo aveva raggiunto e si era fermata al suo fianco, con un ghigno divertito, guardandolo di sottecchi. ‹ Somiglia tanto a quella che avevo addosso io qualche ora fa. ›
    Il ragazzo dai capelli bianchi l'avrebbe vista spuntargli da dietro, avvolta in un telo arancione che le copriva la schiena e parte del busto, lasciando invece visibili le gambe e i pantaloncini bagnati. Tremava un po', ed aveva tutto l'aspetto d'essere appena uscita dal mare.

    ❝ Quando sull’azzurro dei mari Zèfiro soffia la sua brezza,
    (...) lasciato il peso dei pensieri, nell’inerzia io posso annegare. ❞
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    Assorto com'era nella sua sonnolenta contemplazione, Izusu a malapena si era accorto di un po' di movimento sul bagnasciuga a qualche... centinaio di metri da lui, forse? Era così difficile stimare le distanze quando ti sembrava di avere la testa infilata in un elmetto di metallo di due taglie troppo piccolo, strizzare gli occhi gli dava un po' di sollievo ma al contempo riduceva drasticamente il suo campo visivo, senza contare che (occhi aperti o meno) era tutto un po' sfocato e traballante - o forse era la sua testa a dondolare un po', troppo pesante perché il suo esile collo la sorreggesse? In effetti, non era tipo la singola parte più pesante del corpo? O era vero solo per i neonati? Magrolino com'era, non si sarebbe stupito se fosse comunque stato vero anche per lui.
    Ad ogni modo, dei ragazzi, degli schizzi, qualcuno era finito in acqua, e poi boh. Non che fossero fatti suoi, in fondo, era fin troppo impegnato a fissare la spuma marina increspare le onde ed infrangersi su quello scoglio storto in mezzo al mare. C'era anche una boa, nei dintorni, che galleggiava pigramente sulla superficie, e lì per lì la invidiò perché sembrava così pacifico farsi cullare dal mare in quel modo. Poi realizzò che fissarla per troppo tempo gli dava la nausea, e decise di tornare allo scoglio.
    Il tepore dell'indumento che aveva recuperato gli riscaldava le membra e, se si abbracciava le ginocchia a quel modo, sentiva quasi il sonno tornargli, tra l'altro aveva anche un ottimo profumo quella felpa. E se si fosse fatto qualche altra ora di dormita? Nessuno avrebbe detto nulla, no? Ovviato al problema del freddo, si stava così bene in riva al mare.
    Ma il suo stato di semi-coma venne scoppiato come una bolla di sapone da una voce soave proveniente da un punto alle sue spalle, leggermente spostato verso sinistra. Una sirena, fu la prima cosa che pensò in quello stato confusionale, e si voltò verso di lei pronto a farsi ammaliare dal suo canto fascinoso. Si ritrovò davanti due pallide gambe magre e risalì sino a scrutare negli occhi... beh, non una sirena, ma una ragazza davvero molto carina, tanto da lasciarlo comunque ammaliato per qualche istante. Sfoggiava due brillanti occhi scarlatti ed una chioma di capelli rosa un po' appiattiti dall'acqua del mare da cui era evidentemente appena uscita.
    -Ah... sì, morivo di freddo e l'ho trovata su una transenna. Ha anche un ottimo profumo, sono stato fortunato.- Mormorò, stringendosi lievemente in essa per qualche istante, ingenuamente, senza rendersi conto di dove voleva andare a parare la ragazza. Il post-sbornia di Izusu tendeva ad essere pesantuccio, e Morrigan avrebbe probabilmente fatto meglio ad essere più esplicita se rivoleva indietro la sua felpa al più presto, perché in quello stato era parecchio ottuso. Infatti dopo averle mormorato quelle poche parole in risposta, le rivolse un gran sorriso ebete e palesemente sonnolento e se ne stette così per qualche secondo.
    Poi, alla buon'ora, la realizzazione lo colpì: scattò in piedi e si girò con tutto il corpo in direzione della ragazza, iniziando a tirare giù la cerniera.
    -AH! Sono stupido, non avevo capito, scusa!- Si mortificò, privandosi del capo e porgendolo a lei con un braccio, mentre con l'altro iniziava a stringersi il magro torso diafano. I suoi due lunghi guanti neri sembravano non offrirgli il minimo riparo contro la glaciale brezza mattutina. -Ehm... non è che avresti visto qualche altra maglia venendo qui? Oppure, non so... se non stai usando quel telo me lo potresti prestare? Solo, uh, finché non trovo qualcos'altro, te lo ridò subito.- Ad essere sinceri era uno spettacolo quasi patetico, tremava come una foglia, non dargli qualcosa con cui coprirsi sarebbe stato semplicemente crudele. Quale che fosse stata la risposta della ragazza (non l'avrebbe biasimata troppo se non gli avesse voluto dare il telo, era pur sempre uno sconosciuto), avrebbe comunque provato a rompere il ghiaccio rivolgendole un gran sorriso e qualche domanda di circostanza. -Bella festa, uh? Come ti chiami? Io mi chiamo Morikawa Izusu, molto piacere.-
    Il suo sguardo sarebbe poi, inevitabilmente, andato verso il basso, alla ricerca di qualche indumento utilizzabile. Di lì a qualche decina di metri c'era un grumo un po' più grosso, forse qualcuno stava iniziando a raccoglierli per buttarli o per rendere più facile ai legittimi proprietari ritrovarli. Cercando tacitamente l'assenso di Morrigan indicandole la pila con il dito, avrebbe iniziato a muovere dei passi in quella direzione.
    Chissà, magari ne poteva uscire anche con qualche vestito in più. Avrebbe avuto il coraggio di rubare qualcosa davanti alla sua compagna? Doveva ancora pensarci, non sapeva bene come l'avrebbe presa, male che vada però poteva sempre darsela a gambe. La priorità, quindi, erano delle buone scarpe con cui correre via compiuto il misfatto.



     
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    Forse il ragazzo stava male. Morrigan lo aveva trovato rannicchiato su se stesso e non aveva esitato un secondo prima di parlare, col solo obbiettivo di riavere indietro la sua felpa. L'alcol la rendeva incapace di pensare a due cose alla volta, era andata lì con un obbiettivo e non si era preoccupata di null'altro. Il ragazzo dai capelli bianchi aveva voltato il capo verso di lei e la guardava come se fosse un'allucinazione, aveva occhi gialli e una pelle da far concorrenza alla sua tant'era pallida. Aveva un'espressione buffa sul viso, tipica da post-sbornia e le palpebre stanche di chi aveva dormito poco, al contrario di lei, che aiutata dal tuffo in mare, si sentiva più sveglia di quanto non lo fosse stata quella notte.
    All'inizio pensò che anche lui stesse scherzando e quasi non ringraziò per il complimento al profumo della sua felpa, incurvò le labbra in un sorriso paziente mentre non cessava di tremare avvolta nel suo telo arancione. Il sorriso venne riflesso nel viso dell'albino e... nulla. Sembrava quasi in attesa di qualcosa, come se Morrigan dovesse aggiungere qualcosa a quel che aveva detto. Non aveva davvero capito la sua allusione?
    Forse aveva compreso tutto anche meglio di lei e non voleva ridargli la sua felpa rosa —che tra l'altro gli vestiva pure bene—, gli era piaciuta e avrebbe fatto il finto tonto nella speranza che lei si vergognasse troppo per chiedergliela direttamente. E aveva quasi ragione. La ragazza dai capelli chiari non avrebbe insistito per riaverla indietro, da una parte considerava fosse un suo diritto tenerla perchè l'aveva vinta, era stata lei quella a lasciarla in giro e perderla, l'aveva trovata solo perchè indossata da qualcun'altro e ora lo stava anche disturbando. In più in quel caso sarebbe stato fin troppo scortese e rozzo essere diretta, avrebbe spezzato l'atmosfera tranquilla, l'ultima cosa che desiderava era discutere per un oggetto insignificante.
    Il suo mal pensare venne smentito quando egli scattò in piedi, ritrovando energie che sembrava non possedere, e si scusò con lei. Non aveva davvero capito lei volesse indietro i suoi vestiti. Morrigan scoppiò in una risata cristallina all'ingenuità dell'albino, un po' quasi le provocava pena l'imbarazzo che doveva star provando in quel momento e il suo doversi spogliare dell'indumento. ‹ Sei divertente. › lo consolò, o forse lo prese in giro, rimettendosi la sua felpa; essa era tiepida, un po' meno di quel che si aspettava, ma si strinse comunque nelle spalle godendosi quel lieve tepore che subito scaldò la sua pelle umida.
    Non si era soffermata troppo a guardare il ragazzo prima, solo in quel momento notò i pantaloncini decorati da fiori, e quei guanti. Il ragazzo portava dei guanti neri che le coprivano la maggior parte del suo braccio, arrivando fino a sopra il gomito. A quel tipo di feste si incontrava di tutto, la gente indossava le cose più bizzarre e disparate, quei quanti però non avevano l'aria di essere solo un accessorio, altrimenti li avrebbe dimenticati presto assieme alla maglia che non aveva addosso. Cercò di non soffermarsi troppo su essi per non dare l'impressione che li stesse fissando, avrebbe fatto finta di nulla, anche se moriva dalla voglia di chiedergli il motivo per cui indossava dei guanti in piena estate. Era una strana moda? Forse voleva coprire le sue braccia per un motivo specifico, magari erano ustionate e non poteva esporle al sole?
    Sarebbe stato indelicato domandare subito, ma se lei avesse indossato qualcosa di così particolare sarebbe stata conscia avrebbero attirato tutta l'attenzione, che ciò fosse intenzionale o meno. Nello stato in cui era ridotto l'albino forse non ci stava nemmeno pensando, e non s'era nemmeno accorto della sua occhiata.
    Uno strano effetto che gli alcolici le davano era quello di amplificare quel sui lato introspettivo, prestava attenzione a dettagli o parole che la facevano immergere in una valanga di pensieri collegati tra loro, e perdersi nel suo mondo. Esattamente come aveva fatto con i guanti del ragazzo. Lo stava guardando negli occhi, ma di quel che aveva detto riuscì ad ascoltare solo l'ultima parte, intuendo volesse il "suo" telo arancione. Al vedere come tremava glielo avrebbe offerto lei stessa probabilmente. ‹ Questo? Ma certo, è un po' bagnato però... › lo avvertì, cedendoglielo. L'albino, che poi scoprì chiamarsi Izusu, dava quella sua stessa vibe fragile, aveva una corporatura asciutta e magra, la stessa altezza e lo stesso colore di pelle bianco, che quasi rifletteva i raggi di sole.
    Annuì distrattamente alle sue parole, più cercava di concentrarsi sui ricordi della scorsa notte, più essi diventavano vaghi e sfuggenti, procurandole solo un lieve dolore alla testa. ‹ Ti risponderò appena mi ricorderò che cosa ho fatto. ›. Dalle immagini che le tornavano in mente come flash, la festa era stata sicuramente carina e ben organizzata, era la compagnia che si era portata dietro quella non gradita. ‹ Izusu... Izusu... ›, quel nome l'aveva già sentito da qualche parte. Dopo alcuni secondi di riflessione, l'illuminazione: ‹ Hhm, come l'azienda di automobili? › gli rivolse un piccolo sorriso, divertita e perplessa come se le avesse appena detto di fare Yamaha di nome.
    ‹ Piacere, io sono Morrigan. › si presentò, chinando leggermente il capo in avanti.
    La studentessa l'avrebbe quindi seguito verso la pila ammucchiata di vestiti, e si sarebbe fermata davanti ad essa alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa le sarebbe andata bene, a quel punto quei vestiti non appartenevano più a nessuno e lei poteva prendere quel che voleva, senza nemmeno preoccuparsi troppo dell'albino, che non aveva certo esitato a rubarle la felpa.
    Iniziò a rovistare in cerca di una maglietta carina, e trovò invece degli shorts in jeans più o meno della sua taglia, che a differenza di quelli che indossava erano asciutti. ‹ Guarda. Ho trovato i miei... shorts di riserva. › ridacchiò. Stava chiaramente scherzando, ma dopo come aveva reagito prima Izusu, non si sarebbe meravigliata se le avesse creduto. La ragazza si sarebbe così tolta i pantaloncini bagnati, lasciandoli vicino al resto dei vestiti, —non avendo intenzione di portarseli dietro— rivelando il poco di pelle che essi coprivano e la parte inferiore del suo costume da bagno, rosa e con graziosi volant agli angoli. Avrebbe poi indossato i nuovi shorts a vita alta, leggermente più larghi di come avrebbero dovuto essere.

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    La risata melodiosa della ragazza dai capelli di sakura si insinuò nelle orecchie di Izusu come un dolce canto, e gli venne da sorridere di rimando. Non si sentiva particolarmente in imbarazzo o affranto, anzi: lei gli aveva detto che era divertente, ed in qualche modo si sentì perdonato del furto, e tanto bastava per metterlo di buonumore.
    -Ah, mi fa piacere che non te la sia presa. Alcune persone sono molto gelose delle loro cose. Una volta sono rimasto fuori da un locale al freddo per tre ore perché nessuno voleva prestarmi un cellulare con cui chiamare un taxi.- Raccontò poi, spigliato, mentre osservava la ragazza infilarsi l'indumento sopra il costume da bagno. Non gli sfuggì il suo indugiare sui suoi lunghi guanti neri, era abituato a quel tipo di occhiata e stava comunque fissando attentamente Morrigan a sua volta - un po' attendendo che gli desse l'asciugamano ed un po' semplicemente perché era la cosa più carina da guardare nel suo campo visivo.
    -Sono guanti della 30MINS. Il mio Quirk è un po' un guaio e questi mi danno una mano a non congelare le cose.- Sminuì, come se fosse una faccenda da nulla. Se poi la ragazza avesse voluto altri dettagli, non aveva il minimo problema a parlarne.
    La dolce ragazza si premurò di avvisarlo del fatto che la coperta era bagnata, prima di passargliela, al ché Izusu si scansò in maniera forse un po' esagerata.
    -Ah! Allora se è bagnata no, grazie, puoi tenerla.- Rifiutò dunque con una linguaccia, lasciando volentieri il telo alla ragazza, sembrando accorgersi solo in quel momento di quanto effettivamente anche lei fosse piuttosto bagnata, cosa osservabile soprattutto sui capelli che grondavano goccioline a terra e sul viso della ragazza. -Non è un po' presto per un bagno? Deve essere, tipo, freddissimo.- Domandò, curioso. Che fosse solo caduta?
    Alle sue domande di circostanza, lei parve perdersi a riflettere, ed alla fine asserì di non ricordare molto.
    -Pfwah.- Gli sfuggì un risolino. -Cioè, idem, ma di solito significa che mi sono divertito.- Non fece parola della sua compagnia per quella notte con cui aveva condiviso il telo per coprirsi (quella che lo aveva crudelmente abbandonato al freddo delle sei di mattina), ma non c'era nessun motivo particolare, non era nessuno di importante per quanto Izusu ci si fosse già affezionato. Tentennò alla successiva affermazione della ragazza sul suo nome.
    -Uhm... non era Isuzu, quella? Non so, comunque.- Scrollò le spalle, infine, senza voler insistere perché non era minimamente esperto di quel tipo di cose, poteva capitare che lui ed il fondatore di un'azienda condividessero un nome, il Giappone era pieno di gente che si chiamava Suzuki, in fondo.
    -Morrigan? Wah, che nome... strano.- Rifletté il ragazzo, tamburellandosi un indice sulle labbra. -In senso buono! Mi piace come suona. Mo-ri-gahn.- Scandì, cercando di storpiarlo meno possibile. -Da dove vieni?- Chiese dunque, con curioso entusiasmo, mentre i due si avvicinavano alla pila di vestiti.
    Quando la sentì parlare di shorts di riserva, stranamente, colse l'allusione al volo e rise di gusto: era il suo campo, quello, dopotutto, era il primo ad uscirsene con frasi del genere di continuo. Forse, dopotutto, la priorità non era più trovare delle scarpe con cui scappare via.
    -Ah, che fortuna! Anche io per fortuna ho portato un sacco di abiti di riserva.- Frugò nella pila sino a trovare una camicia più o meno della sua taglia, bianca, con un colletto rigido forse un po' troppo grande. La indossò senza pensarci due volte, ma continuò a frugare poiché il sollievo che un indumento del genere dava era piuttosto esiguo, coerentemente con lo spessore del capo. Infine vide quello che sarebbe stata la sua salvezza, una sorta di cardigan viola lavanda piuttosto largo, ma che probabilmente andava portato così. Lo indossò, constatando dalla lunghezza delle maniche che era decisamente di qualche taglia di troppo, ma lo tenne comunque e se lo strinse addosso.
    -Phew.- Sospirò, sollevato. -Ora vediamo se riesco a trovare anche un paio di scarpe o ciabatte. Cioè, il mio paio di scarpe o ciabatte, quelle di riserva.- Si corresse, portandosi l'indice alle labbra come ad invitare Morrigan alla segretezza: contrariamente a ciò che aveva detto, però, non aveva smesso di raccogliere e mettere da parte vestiti che potevano più o meno andargli bene, ed i suoi occhi quasi letteralmente brillarono quando fra gli stracci trovò anche un piccolo zaino grigio. -Oh... il mio zaino.- Ridacchiò, iniziando ad infilarci dentro alcuni dei vestiti che aveva raccolto, quelli che era riuscito a farci stare, il tutto senza dire una parola né battere ciglio, con una naturalezza che veniva quasi da pensare che quella roba fosse davvero sua. -AH! Finalmente.- Le sue mani saettarono verso quel lembo di tessuto verde che aveva intravisto tra una maglia e l'altra, estraendone un paio di converse smeraldine. Provò ad infilarsele e constatò che... beh, poteva camminarci per un po' ma non sarebbe stato uno di quei vestiti che avrebbe tenuto per sé, decisamente troppo piccole, doveva tenere le dita un po' piegate per farcele stare. -Tu hai avuto fortuna? Ah, a proposito, eri qui da sola o ti sta aspettando qualcuno?.- Chiese infine, domandandosi se sarebbe riuscito a trascinarla a fare colazione con lui. Gli piaceva la sua compagnia, ed - oh no, stava già iniziando ad affezionarsi.




     
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    Morrigan O'Brien

    Il ragazzo sembrò prendere velocemente confidenza, tanto che iniziò a raccontarle di una sua disavventura dopo una serata in un locale. ‹ Beh, il cellulare è una cosa molto personale, ormai non più un semplice oggetto, non credi? › gli rispose, forse un po' troppo seriamente per quello che era solo un'approccio. ‹ Spesso si nascondono cose che non vorremmo nessun'altro vedesse. Oppure ricordi che non vorremmo perdere. › forse non era tempo di fare tanta filosofia per un cellulare, stava iniziando uno di quei tipici discorsi da persone ubriache? ‹ Non so, forse nemmeno io ti avrei prestato il mio se ti fossi presentato con la mia felpa addosso. › stava iniziando a parlare troppo, pensieri che solitamente sarebbero rimaste nella sua testa uscivano dalle sue labbra, forse perchè la sua mente era già piena ed aveva bisogno di liberare spazio.
    Il ragazzo dai capelli bianchi si dimostrò più sveglio di lei e non si lasciò sfuggire l'occhiata che non troppo rapidamente aveva rivolto ai suoi guanti. Non era lui più sveglio, era lei troppo lenta. Non fece finta di nulla come Morrigan aveva immaginato, le diede una risposta un po' vaga, ma non pareva particolarmente dispiaciuto a parlarne. Spalancò gli occhi tutta meravigliata e come se avesse appena ricevuto il permesso la ragazza tornò ad osservare i guanti, con altre mille domande in testa. Era in grado di congelare le persone solo toccandole? Le sue braccia erano fatte di ghiaccio oppure lo emetteva solo? Perchè i guanti non si limitavano alle mani ma proseguivano fino a più della metà del braccio? Era rischioso toccarlo? Quanto avrebbe voluto vedere quel che si nascondeva sotto i guanti. Rimase in silenzio per troppo tempo e fu risvegliata dal suo brusco movimento, quando rifiutò il suo telo con una smorfia; impertinente e petulante, nel modo più carino d'esserlo. Lei rise e lasciò la stoffa sulla sabbia, dopotutto non era nemmeno sua.
    Si ritrovò a studiare meglio il suo aspetto, i quirk erano imprevedibili e non dipendevano affatto dall'aspetto fisico di una persona, ma Izusu aveva tutta l'aria di qualcuno che possedeva un'unicità legata al ghiaccio. Pelle candida, capelli di neve, chissà se al tatto avevano quella stessa struttura soffice e fresca, e labbra altrettanto pallide che sembravano aver perso il loro colore. Solo gli occhi uscivano da quella struttura, si celavano dietro sottili ciglia ghiacciate, delle iridi dorate. ‹ Perdona la mia indiscrezione ma sono rimasta davvero sorpresa dal tuo quirk. Sei in grado di congelare cose involontariamente soltanto toccandole? › le ricordava quasi la leggenda del Re Mida, qualsiasi cosa lui sfiorasse diventava automaticamente d'oro. Aveva ricevuto dagli dei una maledizione simile?
    ‹ Sì, il mare era congelato. Proprio per quello rivolevo indietro i miei vestiti. › lo rimbeccò, il solo pensiero dell'acqua salata sulla pelle la faceva rabbrividire dal freddo. ‹ Il lato positivo è che ti senti fresco come una rosa. ›, ma non ne valeva davvero la pena, ancor meno se dovevi tornare a casa con i vestiti umidi e i capelli salati.
    Non gradiva non ricordare quel che aveva fatto, non per paura d'aver combinato qualche guaio, ma proprio perchè non era divertente farlo se poi il giorno dopo se lo sarebbe dimenticata. Non era nemmeno solita bere troppo alcol, le annebbiava la mente e perdeva il controllo di quello che faceva, e di ciò che diceva, era una sensazione orribile, come se un'altra persona si impossessasse del suo corpo per un paio di ore, e poi ne rimuovesse i ricordi.
    ‹ Forse hai ragione. › avevano un suono simile, ma il nome di Izusu ricordava più la parola inglese "ghiaccio", che non il nome d'un azienda. Aspetta. Ice. Izusu. Era fatto apposta? Forse era solo una coincidenza, e in giapponese doveva avere tutt'altro significato.
    Le piaceva il modo in cui li orientali pronunciavano il suo nome, era molto diverso da come suonava in inglese, un po' più duro come se enfatizzassero ogni singola vocale mente le consonanti erano più leggere. ‹ Se ti è più comodo puoi chiamarmi semplicemente Momo. › gli consentì, sapeva il suo non fosse un nome particolarmente facile da pronunciare. ‹ Irlanda. ›. Al ragazzo dai capelli bianchi non era servita una doccia fredda per recuperare le sue energie, dava tutta l'impressione di essersi appena svegliato dopo un riposo di parecchie ore, esibendosi in gesti e smorfie che al solo guardarlo facevano tornare la stanchezza a Morrigan.
    Izusu colse il senso delle sue parole molto in fretta, e lo usò a suo favore, mettendosi a frugare in cerca dei suoi tanti vestiti di riserva. Non sembrava per niente a disagio al prendersi roba d'altri, un po' la straniva considerando l'educazione ferrea nipponica, ma di certo non le dispiaceva anzi. Quando si voltò a guardarlo di nuovo lo vide con addosso una camicia e un cardigan viola, entrambi piuttosto larghi per lui, dando l'idea d'un bambino che stava giocando con i vestiti di suo padre. ‹ Indossi sempre vestiti così larghi? Devi essere un'amante dell'oversize. ›
    I due non stavano proprio rubando —e un po' le dispiaceva mancasse quel brivido del pericolo—, quei vestiti erano stati abbandonati dai loro padroni e se nessuno li riscattava probabilmente sarebbero finiti nella spazzatura. Quel pensiero sembrava essere condiviso dal suo nuovo amico che, senza troppi complimenti, afferrò il suo zaino ed iniziò a infilarci dentro tutto quello che aveva sottomano. Morrigan si fermò a guardarlo meravigliata, le labbra semiaperte e scintillio negli occhi. Ad Izusu non importava d'apparire come un vero e proprio ladro ai suoi occhi, o che qualcuno lo vedesse, non gli importava nulla, stava letteralmente facendo shopping tra i vestiti usati. L'irlandese non riuscì a trattenere una leggera risata, era da molto tempo che non incontrava una persona così spontanea, dall'aspetto giovane e puro, ma scaltro di carattere.
    Si tolse la felpa ed indossò una maglietta a maniche corte bianche, semplice, e poi riprese a frugare in cerca delle sue scarpe di riserva. Trovò dei sandali neri che si afferravano alla caviglia e li indossò, erano proprio carini e sembravano nuovi. Nonostante avesse tutto quello che le serviva continuò a frugare tra i vestiti, trovandoci degli occhiali da sole. ‹ Guarda qui. › sventolò il suo trofeo davanti al viso dell'albino. ‹ Ma chi porta degli occhiali da sole ad una festa notturna...? ›, uscì un secondo dal personaggio e li studiò. Gli occhiali non sembravano essere un modello femminile, ma erano di marca e Morrigan se li sarebbe ovviamente tenuti. ‹ Voglio dire, li ho portati io ovviamente, sapevo che mi sarebbero serviti. Come mi stanno? ›, li indossò e Izusu avrebbe visto come essi erano quasi più grandi della sua faccia, le lenti specchiate erano azzurre.
    ‹ Mmmh... no. I miei amici pensavano io fossi una ninfa del mare e mentre riposavo mi hanno ci hanno restituita, per poi abbandonarmi. › gli raccontò con teatralità drammatica, ma scherzosa, sembrava quasi non se la fosse presa. Si tolse gli occhiali da sole, lasciandoli posarsi sui capelli. ‹ Tu, invece? Ti sto rubando a qualcuno? ›

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    Morrigan sembrò schierarsi dalla parte di chi non gli aveva voluto prestare il cellulare, e Izusu sfoggiò uno sguardo affranto.
    -... Ma io volevo solo tornare a casa. Potevano almeno chiamarmi loro un taxi se non volevano prestarmi il telefono.- Al commento sulla felpa, gli scappò un risolino. -Certo, così non vale, ovvio che parti già prevenuta se ho la tua felpa addosso!- Protestò, senza tuttavia dare il minimo segno di rimorso per la cosa. Insomma, l'aveva trovata e gliel'aveva ridata subito, nella sua mente era tutto risolto, non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello che Morrigan potesse avercela ancora con lui. Aldilà dell'opinione contrastante, fu subito lieto che anche lei fosse più che propensa a scambiare qualche parola con uno sconosciuto, odiava quelle situazioni in cui doveva parlare praticamente da solo - perché ovviamente il silenzio non era contemplato, nemmeno alle sei di mattina.
    Come a contraddire ciò che il ragazzo aveva appena pensato, alla sua rivelazione sui guanti seguì un silenzio relativamente lungo, ma Izusu non cambiò opinione su di lei per così poco: era una cosa abbastanza normale, chiunque dotato di un minimo di empatia sapeva che certi argomenti erano difficili da affrontare di norma e - sebbene lui ne parlasse senza problemi - capiva perché qualcuno si facesse problemi a chiedere. D'altro canto, gli sembrava stupido dare spiegazioni più approfondite se non richieste, non era detto che Morrigan fosse curiosa, magari stava solo riflettendo sulle implicazioni. Sembrò rianimarsi solo quando Izusu rifiutò il panno bagnato, lasciandolo cadere a terra, cosa su cui il ragazzo si soffermò su qualche istante con un sorrisetto: quindi non era suo, pareva aver trovato buona compagnia.
    Contrariamente a molte altre persone con cui Izusu si era interfacciato, alla fine la ragazza dai capelli rosa non si fece nessun problema a chiedergli più informazioni.
    -Nessun problema! E... non proprio, in realtà mi basta starci vicino, le mie braccia assorbono il calore di ciò che ci sta intorno. Se tocco direttamente un oggetto, però, accelero di molto il processo. Però, sì, è tutto involontario, questi li devo portare sempre.- Concluse, con un sorriso a trentadue denti.
    Alla sua domanda rispose senza sbilanciarsi più di tanto, sebbene la domanda implicita di Izusu era cosa ci facesse in acqua a quell'ora. Forse non glielo voleva dire? Forse, ma in tal caso l'hint avrebbe compiuto una graziosa traiettoria ad arco proprio sopra la testa dell'albino, schivandolo completamente.
    -Ah, sì, immaginavo, infatti più che altro mi chiedevo chi te l'ha fatto fare.- Avrebbe insistito, dunque, senza preoccuparsi di essere inopportuno. -Non stento a crederlo, mi sento più fresco solo a guardarti! Del resto mi raffreddo facilmente.- Concluse, ridacchiando.
    L'argomento si spostò rapidamente sull'origine dei loro nomi, e sebbene la deduzione di Morrigan fosse stata molto acuta, non ne avrebbe avuto conferma poiché Izusu non si era posto il problema che lei potesse reputare il suo nome strano o degno di considerazione in qualunque modo, se ci stava pensando un po' più del dovuto probabilmente era ancora per quella storia dei camion. Momo, gli aveva concesso di chiamarla Momo.
    -Momo-san! Che carino, aww. Non ho nessun problema a chiamarti Morrigan ma Momo è così carino.- Non la stava affatto prendendo in giro, il suo gradimento per quel nomignolo era stampato a caratteri cubitali sul lieve rosa assunto dalle sue guance pallide ed il suo sguardo sereno, che tuttavia divenne subito curioso quando la ragazza rivelò l'origine così esotica del suo nome. -Irlanda? Wah, che fico. Oh... conosci Banagi? Dovrebbe essere lì da qualche parte, ero curioso di che posto fosse.- Sebbene la sua pronuncia lasciasse a desiderare, Izusu si stava riferendo ad una località irlandese di nome Banagher, sebbene non fosse particolarmente famosa o turistica a dire il vero.
    Quando i due si avventarono sulla pila di vestiti, la ragazza parve (giustamente) limitarsi a cercare dei rimpiazzi per ciò che stava indossando in quel momento, ma decise comunque di non commentare nulla alla ricerca ben più approfondita dell'albino, rendendosi volente o nolente complice del giovane ladruncolo.
    -Ah, indosso un po' di tutto, in realtà. Sono un amante dell'any-size!- Concluse, ridacchiando con aria colpevole. Riempito lo zainetto grigio, lo richiuse con un movimento deciso e la sua attenzione fu attirata da Morrigan che gli disse di guardarla. Indossava degli occhiali da sole, chiedendosi chi mai avrebbe potuto portarli ad una festa notturna, al ché Izusu le sorrise con aria gentile: la verità, è che li aveva portati lui, la festa era iniziata quando c'era ancora un po' di sole ed essendo praticamente albino era piuttosto sensibile alla luce. Non li aveva guardati da vicino né aveva confrontato la marca, ma dalla forma sembravano proprio i suoi. Non indagò né fece nessuna allusione al riguardo. -Beh, sono tuoi, ti stanno alla perfezione ovviamente!- Esclamò, alzando il pollice con un sorriso. Glieli avrebbe lasciati volentieri, in fondo li aveva portati lui, ma non sarebbe stato del tutto corretto dire che erano suoi.
    -Ah!? Sono stati loro allora!- Realizzò, un po' indignato, che era quella la risposta al quesito che aveva posto poco prima alla ragazza su cosa ci facesse in acqua. Non disse nulla perché non era sicuro di come l'avesse presa lei, ma se avessero fatto uno scherzo del genere a lui l'avrebbero sentito per giorni. Era anche vero che lui il freddo lo soffriva parecchio, e ritrovare un minimo di calore corporeo era molto difficile una volta raffreddatosi. -No no, sono qui da solo. Avevo conosciuto qualcuno durante la festa ma boh, l'ho persa di vista, sarà già tornata a casa.- Sminuì, scrollando le spalle.
    -Oi...- Una voce, in lontananza, distolse il ragazzo dalla contemplazione: si voltò verso il rumore e vide un ragazzo piuttosto abbronzato con basette e pizzetto camminare verso di loro con un braccio alzato, anch'egli indossando solo un costume da bagno azzurro, il suo fisico scolpito in piena vista. Izusu non sapeva di preciso cosa voleva, ma aveva già annusato aria di guai ed era scattato in piedi, mettendosi una bretella dello zaino.
    -Hai fame, Momo-san? Ti va se andiamo a fare colazione tipo... subito?- Sicuramente si era accorta anche lei del tizio in avvicinamento, e sebbene non avesse abiti da uomo indosso (a parte gli occhiali), non poteva dire di essere completamente pulita ed estranea alla vicenda.
    -OI!!- Esclamò una seconda volta il tizio, sempre più vicino ma ancora distante una decina di metri. Il tempo stringeva, non appena Izusu avesse avuto anche solo una mezza conferma dalla ragazza l'avrebbe afferrata per il polso ed avrebbe iniziato a correre. Non era il massimo correre in quelle condizioni pietose, di prima mattina e con i postumi di una sbornia, ma del resto non avevano nemmeno troppa scelta. Il vociare del tizio dietro di loro si sarebbe fatto leggermente più lontano mentre si allontanavano, segno che correvano più veloci di lui.
    -BASTARDO! RIDAMMI LO ZAINO!!-
    Almeno aveva le scarpe, ora.



     
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    Morrigan O'Brien

    Morrigan non riusciva nemmeno ad immaginare come doveva essere esuberante quel ragazzo al pieno delle sue forze, se così era dopo una serata in quella festa sulla costa di Tokyo. E chissà quante altre buffe espressioni poteva assumere prima che iniziassero a farle male i muscoli del viso, di solito a lei bastava sorridere più tempo del dovuto perchè iniziasse a sentirsi stanca di farlo. Ma forse era il suo corpo quello strano e non adatto a quello che un qualunque altro essere umano era in grado di fare, come sorridere.
    Lasciò cadere il discorso, a cui non aspettava in realtà alcuna risposta, anche se ciò che disse le fece incurvare le labbra. Era evidente che se la fosse davvero presa per l'indifferenza delle persone che aveva incontrato, per niente disposte a collaborare. Se Morrigan fosse stata al posto suo probabilmente si sarebbe vendicata rubando loro il cellulare quando erano distratti, certamente non avrebbe aspettato tre ore fuori sperando che qualche buon anima s'impietosisse di lei. Il ragazzo dai capelli albini non si era fatto troppi problemi a prendere la sua felpa, e poco dopo non se ne sarebbe fatti a fare scorta d'abiti estivi, ma rubare un cellulare forse era troppo. Forse aveva una qualche sorta di morale: i vestiti erano stati abbandonati, il cellulare apparteneva ancora a qualcuno. Se non si aveva un quirk come quello dell'irlandese, si rischiava poi di venire scoperti... e Izusu non sembrava avere il fisico di qualcuno a cui piaceva fare a botte.
    Era piacevolmente sorpresa che il ragazzo parlasse del suo... negaquirk? Doveva essere azzeccata come definizione, in modo così aperto, in modo che lei potesse risultare invadente quanto volesse. Certo, avrebbe comunque evitato di esserlo, perchè nonostante il ragazzo non sembrasse volerlo mostrare ci doveva essere per forza un limite, una domanda, che non avrebbe dovuto superare e Morrigan voleva solo girarci attorno, magari vicino, senza però arrivare a toccarlo. ‹ È... ›. Aveva notato il sorriso e la leggerezza con cui il ragazzo ne stava parlando, e si chiedeva quanto sincera essa fosse. Le stava rivolgendo forse il sorriso più grande che non avesse fatto in quei pochi minuti, per un argomento che implicava tutt'il contrario di conseguenze positive. Era come se volesse dire che stava bene, che non avrebbe dovuto provare pena per lui. ‹ ...interessante. ›. E lo era davvero, la sua curiosità brillava negli occhi cremisi. Avrebbe tanto voluto vedere le braccia nascoste dietro quei guanti, quello era diventato il suo nuovo scopo. Non aveva ancora idea di come avrebbe fatto, ma avrebbe trovato il modo, c'era solo bisogno dell'occasione giusta.
    ‹ Immagino ti debba mancare la sensazione di sentire ciò che tocchi. ›. Lei non era una particolarmente fissata coi quirk, era la particolarità di quello di Izusu ad interessarle, il fatto che non ne avesse controllo e le conseguenze che ne portava. ‹ Uhmm... quindi significa che le tue braccia, se non hanno niente da cui assorbire calore, hanno una temperatura più fredda del normale? ›, la temperatura doveva essere collegata in qualche modo, i quirk avevano quasi sempre una spiegazione scientifica e se la natura aveva fatto in modo che potesse assorbire rapidamente il calore significava che non era in grado di produrlo da solo, era solo un po' strano che ciò fosse limitato solo alle braccia.
    Se Morrigan pensava d'esser invadente, l'albino non era certo da meno. Ella aveva capito perfettamente la domanda del ragazzo, a cui comunque avrebbe risposto poco dopo, e quest'ultimo non trovando la sua risposta soddisfacente, insistette, ritrovandosi solo con un'alzata di spalle. Nessuno poteva obbligare la ragazza dai capelli rosa a rispondere a una domanda se non voleva farlo; non era rimasta in silenzio per proteggere i suoi amici, ma non era quello il momento per confessarlo, sarebbe parso come se se ne lamentasse e non aveva certo intenzione di farlo con Izusu, come lui stesso aveva fatto poco prima con i ragazzi che non gli avevano prestato il cellulare. ‹ Ma non mi dire. › sorrise complice. Una battuta sul freddo... immaginava ne avrebbe sentite molte altre in sua compagnia.
    Le emozioni fiorivano nel viso pallido di Izusu e per la giovane risultava semplice come leggere un libro, il complimento che le stava rivolgendo possedeva la stessa sincerità di quella che le avrebbe rivolto un bambino, e gli piaceva molto quel nomignolo, pronunciandolo con esuberante entusiasmo. Quel ragazzo era proprio divertente.
    ‹ Banagi...? › la ragazza dovette pensare qualche secondo per collegare quella parola a Banagher, non era proprio una cima in geografia e la pronuncia storpiata non aiutava la sua memoria. ‹ Banagher, vero? Dista poco da dove abitavo, la conosco di nome ma non ci sono mai andata. ›, in verità Morrigan aveva davvero esplorato poco il suo paese, complice il fatto che aveva trascorso solo pochi anni della sua infanzia e poi raramente ci era tornata.
    ‹ Tu da dove la conosci? › gli chiese, curiosa. Trovava strano il fatto che lui conoscesse proprio quella piccola città. Se si pensava all'Irlanda i primi luoghi che le persone citavano era Dublino o Limerick, ma Banagher non era un luogo poi così turistico soprattutto all'estero.
    Erano poche le persone che le trasmettevano una sensazione come quella che stava avendo con Izusu: vedendolo mettere tutti quei vestiti dentro il "suo" zaino le faceva venire voglia di mettersi a sgraffignare anche lei un paio di abiti in più. Le dava l'idea che rubare fosse divertente, ancora di più in sua compagnia. La parte più malandrina di lei in quei ultimi tempi era assopita: voleva aiutare Daisuke con il suo disturbo post-traumatico, aveva aiutato Hisoka con i suoi problemi coi sentimenti —anche se aveva finito involontariamente a peggiorare la situazione—, aveva internalizzato una gentilezza che in realtà non possedeva. Aveva voglia di fare qualche dispetto.
    Mentre si sistemava meglio i suoi nuovi occhiali sul capo, la loro conversazione venne interrotta da una voce in lontananza, inizialmente Morrigan pensò che il muscoloso e abbronzato ragazzo che li voleva raggiungere fosse amico dell'albino, nonostante le avesse detto di essere lì da solo, ma dovette ricredersi quando il suo sguardo tornò, con fare interrogativo, all'albino. Non erano amici.
    Il ragazzo fece finta di nulla e la invitò a fare colazione, lei esitò per un secondo, osservando il tipo ormai sempre più vicino a loro, e alla fine annuì.
    Dire che stava correndo sarebbe stato sbagliato, l'irlandese si stava facendo trascinare da Izusu, cercando di tenere il suo passo ma trovandosi sempre e comunque dietro di lui, rischiando di inciampare in ogni momento, perchè quel ragazzo era dannatamente veloce. L'esitazione era stata dovuta appunto al fatte che sapeva che se accettava avrebbe dovuto mettersi a correre con lui, se fosse scappato da solo, l'uomo sarebbe stato costretto a inseguire lui mentre lei avrebbe preso la strada opposta indisturbata. Invece aveva deciso di assecondare il ladro di zaini, e lei rideva con quel poco fiato che aveva in corpo, trascinata da Izusu mentre erano inseguiti da un'uomo in costume da bagno. Assurdo.
    Si sarebbe fermata quando, guardandosi indietro, non avrebbe più visto pericolo al mescolarsi con la folla, sperando che Izusu facesse lo stesso, altrimenti sarebbe rotolata per terra.
    Avrebbe appoggiato le mani sulle proprie ginocchia, aveva un po' di nausea e le mancava il fiato, dal colorito pallido che mostrava sembrava sul punto di svenire, e ansimante si sarebbe presa un secondo di riposo. Nonostante fosse fisicamente distrutta, non ricordava l'ultima volta che si era divertita così assieme a qualcuno. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma decise che per il momento era meglio inspirare ed espirare quanta più aria entrasse nei suoi polmoni. Il pavimento stava iniziando a girare vorticosamente, ed era abbastanza sicura non si trattasse di un terremoto, ma del suo calo di pressione.

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    Rimase lievemente basito quando Morrigan etichettò il suo Negaquirk come interessante, non perché si fosse offeso o altro, semplicemente non aveva mai pensato alla sua condizione come tale, aveva solo due grossi pezzi di ghiaccio attaccati alle spalle. Forse la ragazza aveva immaginato uno scenario specifico o chissà che altro le passava per la testa... magari era solo appassionata?
    Probabilmente a Morrigan non sarebbe sfuggita l'improvvisa nota triste sul volto di Izusu, ma non avrebbe avuto il tempo di chiedersi cosa poteva essere stato poiché il ragazzo glielo avrebbe semplicemente detto: ebbene, era riuscita a tirare in ballo uno dei pochi argomenti che lo intristivano leggermente.
    -Ah... Beh, sì, in verità sì. A dire il vero è la cosa che mi manca di più al mondo.- Concluse con una risatina sommessa, massaggiandosi la nuca. -Beh... almeno sono solo le braccia ad essere insensibili.- Aggiunse, ritrovando la sua espressione spensierata di poco prima e facendo una piccola linguaccia a Morrigan. Sembrava essergli già passato tutto, se la ragazza non avesse più insistito sull'argomento avrebbe probabilmente smesso di pensarci a breve, fortunatamente sembrava che lei avesse altre domande che lo avrebbero velocemente distratto.
    -Hmm... Non che quando assorbono il calore delle cose si scaldino, anzi. In realtà... non so dove finisca il calore di quello che congelo.- Ridacchiò. -Chissà, forse se assorbissi il calore di tutte le cose del mondo, le mie braccia si scalderebbero? Non ci avevo mai pensato.- Rifletté, con aria molto seria nonostante la palese impossibilità di ciò che stava suggerendo. -In ogni caso sì, dire che hanno una temperatura più fredda del normale sarebbe riduttivo, sembrano pezzi di ghiaccio!- Concluse, tornando a ridacchiare. -Oh... Semmai più tardi ti faccio vedere.- Aggiunse, con un breve occhiolino, ben conscio di star suggerendo una cosa a conti fatti illegale. Non che quello sarebbe stato l'unico crimine di cui i due si sarebbero macchiati, quel giorno, a quanto pare.
    Morrigan non gli rispose quando insistette sui motivi per cui si stava facendo quel bagno alle cinque del mattino, ma anche l'insistenza del ragazzo aveva un limite: una volta posta la domanda esplicita ed evasa quest'ultima, non aveva senso porla di nuovo. Anche perché l'unico motivo per cui aveva insistito era perché non aveva capito che a lei non andasse di dirglielo, ora lo aveva capito e tanto gli bastava. Il karma lo avrebbe ricompensato più tardi, rivelandogli comunque cos'era successo.
    Si sentì correggere sulla pronuncia della città oggetto del suo interesse e provò istintivamente a correggersi.
    -Banagher.- Si posò l'indice sulle labbra, chiedendosi come poteva essere andato il suo tentativo. -Capisco, quindi abitavi lì vicino, che coincidenza! Ah, immaginavo che non ci fossi stata, non deve essere una località molto turistica.- Scrollò le spalle quando lei gli chiese come la conosceva. -Ho conosciuto un ragazzo di lì che ha studiato qui in Giappone per un anno e mi sono incuriosito.- Chissà che fine aveva fatto, non lo aveva più sentito da anni, un po' come... beh, moltissime delle sue amicizie passeggere, d'altro canto la sua vita era così.
    Un continuo ciclo di conoscenze temporanee, divertimento sfrenato, far incazzare qualcuno e ritrovarsi costretto a scappare via.
    Avevano corso un bel po', forse più o meno mezzo chilometro, i loro piedi fortunatamente coperti avevano iniziato a calpestare l'asfalto già da un po' quando avevano finalmente sentito le urla dell'uomo farsi più lontane: era ancora molto presto, ma le strade della città iniziavano a popolarsi di gente, molti lavoratori iniziavano il loro turno alle sette o perlomeno a quell'ora dovevano trovarsi ai loro esercizi per le pulizie pre-apertura. Persone fra cui confondersi e sparire.
    Dopo essersi assicurato che la loro fuga poteva terminare, il ragazzo si voltò verso Morrigan, che aveva sentito ridere durante la frenetica corsa di poco prima. Lui aveva il fiatone, gli faceva male la milza e gli tornava su la propria stessa bile, ma ad essere sinceri lei gli sembrava messa peggio: pareva sul punto di crollare a terra da un momento all'altro. Allungò una mano per posargliela sulla spalla sia per offrire complicità, sia per eventualmente aiutarla a reggersi finché non si fosse sentita stabile sulle proprie gambe.
    -Niente di meglio di un po' di jogging di prima mattina.- Mormorò, fra un'ansimata e l'altra. -Tutto ok?- Domandò poi, sorridendo, con il petto che si gonfiava e si sgonfiava vistosamente, ancora in piena respirazione profonda. -Scusa se ti ho fatto correre.- Concluse, con aria sincera. -Potrei aver sbagliato zaino.- Aggiunse, ridendo sotto i baffi.
    Quando lei si fosse ripresa dallo scatto, Izusu si sarebbe fatto leggermente più serio, ed avrebbe abbassato il tono di voce: una cosa era rubacchiare una felpa, un'altra era rendersi complice di un ladruncolo, passare del tempo con lui dopo che aveva rubato uno zaino pieno di vestiti e scappare con lui una volta pizzicato. Ad essere sinceri, ad Izusu non era mai capitato che qualcuno con cui stava conversando amabilmente sapesse da subito delle sue cattive abitudini, ma avrebbe perfettamente capito Morrigan se avesse voluto piantarlo lì e proseguire ognuno per la sua strada. -Ah, non so se ti va ancora di fare colazione con me, in caso contrario nessun problema.- Rassicurò dunque, dopodiché offrì comunque una mano alla ragazza. -Se invece ti va, suggerirei di andare verso la stazione, qualcosa troveremo di sicuro. A meno che tu non conosca la zona e voglia suggerire qualcosa, ovviamente!- Si sarebbe fatto nuovamente allegro man mano che proseguiva il suo discorso. Gli sarebbe dispiaciuto dividersi subito dalla sua nuova amica (già la considerava un'amica, sì), sperava tanto che decidesse di fare colazione con lui, ma sarebbe stata in grado di convivere con le implicazioni?




     
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    Morrigan O'Brien

    L'espressione del ragazzo di ghiaccio si rabbuiò per la prima volta, mostrando a lei che aveva toccato un tasto dolente e non poteva dissimularlo alcun modo. Né voleva, in realtà, perchè subito le confessò a cos'era dovuta quell'espressione. Le dita di Morrigan andarono a toccare la propria felpa, a constatare che sì, lei ne sentiva il tessuto morbido, e si chiedeva che cosa si provava a non sentire. Poteva solo paragonarlo a quando si indossavano i guanti d'inverno, qualunque cosa si toccasse con essi aveva peso e forma, ma mancava di tatto, era tutto uguale, che toccasse la sua felpa o la pelle scoperta sarebbe stata la stessa cosa, lei sarebbe finita per impazzire. Capiva la sua mancanza, era terribile quando ti privavano, o nascevi privo, di qualcosa che di diritto ti apparteneva e che tutti gli altri possedevano.
    Morrigan non commentò, non ebbe bisogno di parole di conforto perchè Izusu sembrava saper tirarsi su di morale da solo, e dimenticarsi presto delle proprie pene con la stessa velocità in cui le erano tornate in mente.
    Il calore che assorbiva non serviva a riscaldare le proprie braccia, non aveva la minima idea di dove finisse, ma non certo sui suoi arti. ‹ Oh, curioso. ›, la sua unicità prendeva senza nulla dare in cambio, assorbiva il calore ma non lo restituiva ad Izusu. Forse era anche meno crudele nei suoi confronti, se avesse potuto far tornare le sue braccia ad una temperatura normale col solo togliere il calore ad altro, magari ad un'altra persona, avrebbe dovuto scegliere tra se stesso e gli altri, sarebbe stato divertente il dissidio della scelta, ma quel problema non gli si presentava.
    Gli occhi rossi di lei quasi brillarono quando l'albino le propose di farle vedere le sue braccia, non aveva avuto bisogno di nessun piano né di pensare troppo, si era offerto da solo. ‹ Sì, mi piacerebbe molto. › confessò.
    Morrigan lo ascoltava con un sorriso sulle labbra, ed annuiva a ciò che le raccontava, ma più che su ciò che diceva ella si concentrava più sul voler comprendere meglio la sua personalità. Era un ragazzo molto estroverso, molto considerando gli standard giapponesi, possedeva un'innocenza fanciullesca nelle sue espressioni e parole, ma la furbizia d'una volpe nei suoi gesti.
    Ci sarebbero stati un sacco di altri modi in cui poter risolvere la cosa senza che Morrigan fosse costretta a correre via assieme ad Izusu, avrebbe potuto semplicemente andarsene per la sua strada, avrebbe potuto dirgli di incontrarsi in un punto specifico poco dopo, lasciando solo l'albino a correre mentre lei sarebbe sparita e riapparsa una volta in salvo. Izusu non le aveva lasciato il tempo di elaborare un piano migliore, non c'era stato tempo e la mente dell'irlandese non lavorava bene a quell'ora del mattino, dopo una festa durata tutta la notte.
    Si ritrovava quindi lì, con una marea di orribili sensazioni ad impossessarsi del suo corpo. Quando sentì la mani dell'albino posarsi sulla propria spalla, lei fece o stesso sulla sua, per cercare di mantenersi stabile mentre riprendeva fiato e fissava il pavimento che pian piano smetteva di muoversi.
    Non farmi ridere ora che sono sul punto di morire Izusu, avrebbe voluto dire, ma il pensiero rimase solo ben impresso nella sua mente, le sue labbra invece soffiavano una risata tra un respiro e l'altro.
    ‹ Sto meravigliosamente, non si nota? ›, disse dopo alcuni interminabili secondi. Sentiva ancora come le sue gambe fossero fatte di spaghetti, e una leggera nausea, ma per riprendersi aveva solo bisogno di mangiare qualcosa.
    Era quasi pronta a riprendere a camminare, stavolta ad un ritmo più moderato, a le parole di Izusu la fermarono. ‹ Mh? Perchè mai non vorrei far colazione con te? › chiese con recitata innocenza, in realtà voleva solo sentirglielo dire, perchè già aveva una vaga idea di quale lui considerasse fosse il problema. Pensava lei lo giudicasse perchè ora era palese fosse scappato con lo zaino di qualcun altro? Se Morrigan avesse disprezzato il suo comportamento lo avrebbe abbandonato molto prima —evitando di rischiare di svenire— quando lo aveva visto mettere via una manciata di vestiti non suoi dentro allo zaino rubato. La ragazza dai capelli rosa sentiva tutto il contrario di ciò l'albino pensava: era stata quella sua marachella ad incuriosirla.
    ‹ Andiamo alla stazione, non conosco molto la zona. › Morrigan afferrò tranquillamente la mano del ragazzo, o il guanto che la ricopriva, ed iniziò a camminare verso la stazione, lasciando che fosse lui a guidarla dato che non aveva la minima idea di dove essa fosse.

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    Per la prima volta ebbe la sensazione che Morrigan si fosse esposta in maniera genuina mormorandogli che le sarebbe piaciuto molto vedere la sua mutazione, e non poté fare a meno di sorriderle.
    -Allora più tardi ti faccio vedere.- Le promise, senza volerle estrarre subito per il banale motivo che era già abbastanza infreddolito, e per sua sfortuna non era immune agli effetti del proprio Quirk. Apprezzó però la curiosità della ragazza, non perché gli piacesse particolarmente parlare di sé e della sua condizione ma perché finalmente sentì di aver colto qualcosa sul suo conto: era curiosa, vispa anzi (post-sbornia permettendo), e sembrava porsi mille domande per ogni cosa. Gli sarebbe piaciuto molto reincontrarla in futuro e vedere com'era la Morrigan non debilitata dall'alcool e dal poco sonno.
    Dopo la loro fuga breve ma molto intensa, sentiva di essersi svegliato un po' meglio e rise di gusto al sentire quella specie di buffo singhiozzo senza fiato della sua compagna di avventure, indovinando che stesse tentando di ridere.
    -Eccome! Chiedevo tanto per conferma, chiaro.- L'aiutò a sorreggersi, non che fosse un baluardo di stabilità ma se non altro lei sembrava magrolina come lui ed il suo supporto sembrava bastarle. La malizia dietro la seconda domanda della ragazza gli passò interamente sopra la testa, senza nemmeno sfiorarlo, la credette una domanda innocente. Pensò a come porre la questione con aria pensierosa e gli occhi al cielo, tamburellandosi l'indice sulle labbra.
    -Ah? Dunque... - Non c'era un modo particolarmente bello di dire ciò che stava per dire, ma cercò quantomeno di usare un tono leggero che sminuisse un po' la cosa. -Perché ho ovviamente rubato delle cose e a questo punto non puoi più fare finta di non essertene accorta, ecco!- Usando un tono così spensierato gli venne meccanico terminare con un sorrisetto, salvo poi rendersi conto che era fuori luogo e spegnerlo al volo.
    Ad ogni modo, sembrava che Morrigan sarebbe rimasta con lui pera colazione, e la cosa non poteva che rallegrarlo. Sì, la tizia della sera prima era già stata dimenticata e sepolta, senza contare che Morrigan era infinitamente più carina ed... esotica? Sarebbe stato razzista parlare di lei in quei termini? D'altro canto, sebbene ci si fosse ormai abituati a corna e colori strani, il fascino dello straniero era tutt'altra cosa: era facile cadere nella trappola che rendeva una persona affascinante solo per via della sua origine oltremare. Ma da quel poco che aveva visto di lei, gli sembrava una persona molto interessante anche per altri motivi, ed era contento che lei, restando, gli desse la possibilità di mostrarle il suo Quirk, verso cui si era dimostrata così curiosa fino a poco prima.
    I due si sarebbero dunque avviati verso la stazione - fortunatamente indicata in maniera più che esaustiva da numerosi cartelli - ancora senza sapere che si sarebbero diretti entrambi verso Tokyo.
    -OH, guarda questo Momo-san! Hanno i tortini alla frutta!- Izusu si affacciò alla vetrina di quella che sembrava quasi più una pasticceria che un bar, ma la macchina per i caffè ce l'aveva e tanto bastava al ragazzo, ben più attratto dai vivaci colori dei tortini in vetrina. In particolare ne stava adocchiando uno composto da pan di spagna imbottito di panna, glassato e decorato con un paio di fette di pesca. Era posato su una piattaforma rotante, e ad esso si alternavano un bel dolce rosso ed uno al cioccolato fondente.
    -Entriamo?- Propose dunque, sporgendosi verso la porta ma attendendo un'ultima conferma. Se avesse accettato, il giovane avrebbe ordinato il dolce che lo aveva già ingolosito poco prima, riproposto in quadratini più regolari anche dietro il bancone, ed un latte macchiato grande e ben zuccherato. Si sarebbe dunque seduto ad uno dei tavolini rotondi in legno lucido, salvo realizzare che quella era l'occasione perfetta per lavarsi un po' il viso.
    -Ah, ti spiace se vado un momento al bagno? Con permesso.- Si scusò, alzandosi e dirigendosi ai servizi, lasciando lo zaino grigio a tenergli il posto. La sensazione dell'acqua tiepida sul volto lo rinvigorì, tirò un lungo sospiro di sollievo e si pulì un po' gli occhi con più attenzione. Si bagnò anche la bocca e, dopo un momento di indecisione, bevve anche una lunga sorsata d'acqua mettendo le mani a coppa. Si scompigliò un po' i capelli nel tentativo di ravvivarli, dal momento che durante la notte si erano appiattiti, ed infine si prese qualche istante per ridere del suo improbabile outfit ora che aveva l'occasione di guardarsi allo specchio.
    -Sembro proprio un turista!- Avrebbe esclamato, divertito, tornando verso il tavolo dove (auspicabilmente) Morrigan lo stava ancora aspettando. -A proposito, tu non mi sembri una turista, giusto? Parli molto bene il giapponese. Come mai qui?-



     
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    Nota mentale per il futuro: non correre dopo una serata insonne d'alcol. Probabilmente era lei ad essere debole e con qualche drink o senza sarebbe finita senza fiato comunque. L'albino accanto a lei non sembrava affatto stare male, non che si fosse concentrata su come stesse mentre cercava di non mettersi lì a vomitare davanti a lui, ma fiatone a parte si era ripreso decisamente in fretta. Tra l'altro era stato anche molto veloce, quello doveva aver influito molto, il ritmo di corsa del ragazzo era stato troppo per lei ed aveva dovuto cercare di eguagliarlo per non inciampare e cadere rovinosamente sul marciapiede. Ora stava bene, la terra aveva smesso di girare e la nausea stava pian piano diminuendo.
    Pensava quella domanda in lui avrebbe scaturito un certo disagio, non era comodo essere colti sul fatto, ancora meno doverlo ribadire ed ammettere apertamente di essere un ladro. Ammise il suo peccato con una certa sfacciataggine e non invece con colpevolezza, nonostante fosse "stato scoperto" non gli importava, non se ne pentiva. Si lasciò sfuggire un sorriso, che dovette subito dopo correggere: era spontaneo, e gli era difficile nascondere ciò che realmente sentiva. ‹ Hai ragione. Hai "rubato" dei vestiti abbandonati in spiaggia che altrimenti sarebbero stati buttati, sei proprio un cattivo ragazzo. Andrò a denunciarti. › fece suonare il tutto come fosse assurdo, con una certa ironia, per dimostrargli che non aveva alcun problema e che non lo avrebbe giudicato male per ciò.
    Era la prima volta che lo faceva? Con tutta la confidenza e nonchalance che aveva avuto la ragazza dai capelli rosa non lo avrebbe detto; non aveva esitato nemmeno un attimo a prendere quello zaino e riempirlo di vestiti, nemmeno a lei, ragazzo piuttosto lesta, le sarebbe venuto in mente un'idea del genere.
    ‹ Ti confesso un segreto. › disse poi, facendole cenno con una mano di avvicinarsi a lei, si guardò attorno con circospezione, come per verificare che nessuno li stesse sentendo. ‹ Nemmeno questi occhiali sono miei. › gli sussurrò, con le labbra incurvate in un sorriso complice; tutto ciò per fargli capire di essere in pari condizioni. Morrigan era molto d'adattarsi all'indole della persona che aveva davanti, nonostante mantenesse quasi sempre alcuni aspetti del suo vero carattere, riusciva a mimetizzarsi e mettere a suo agio l'interlocutore, oppure ad imbarazzarlo quando voleva, ed era difficile capire come fosse fatta veramente, probabilmente se qualcuno fosse andato a chiedere ai suoi amici com'era avrebbero parlato di lei tutti in modo diverso. Izusu l'ispirava solarità, fanciullezza, connivenza, ed a questo lei si sapeva adeguare perfettamente, erano caratteristiche molto lontane dal suo essere e forse per questo riusciva a comprenderle molto meglio. Era molto più semplice parlare con il ragazzo dai capelli albini che non con Hisoka a cui doveva sempre star attenta a misurare ogni parola.
    Si incamminarono così verso la stazione, i cartelli che la segnalavano doveva per forza essere stati fatti apposta per lei, non c'era proprio modo di perdersi. Izusu però venne attirato dalla vetrina di una pasticceria, segnalando con desiderio dei tortini alla frutta su una piattaforma girevole. Il posto non era un bar, ma anche Morrigan avrebbe preferito i prodotti più artigianali di quel negozio, piuttosto che le solite brioche troppo dolci.
    L'irlandese avrebbe dato la sua conferma e sarebbero entrati. Al contrario del ragazzo, lei come buona americana aveva ordinato due cupcake: uno al cioccolato, con una ganache dello stesso sapore e goccioline di cioccolato, il secondo invece era rosso, red velvet probabilmente, decorato con panna. E poi un caffè macchiato, con poco zucchero per contrastare i cupcakes. ‹ Fammi indovinare, non ti piace troppo il sapore amaro, no? ›, chiese, al sentire la sua ordinazione.
    Andarono poi a sedersi ed Izusu l'abbandonò poco dopo. Morrigan si guardò, notando che le sue braccia erano più bianche del solito, vi erano come alcune chiazze, residui di sale sulla sua pelle dopo il breve e intenso bagno mattutino in mare. I capelli, ancora un po' umidi, sembravano comunque ormai uniti in un unico blocco sulla sua testa. Approfittando dell'assenza del ragazzo, anche lei approfittò per andare in bagno, lavandosi mani e braccia, rinfrescandosi anche un po' il viso. Velocemente bagnò anche un po' i capelli, cercando di togliere la sabbia e il sale che doveva essersi accumulato quella sera.
    ‹ Scusami, avevo bisogno di rinfrescarmi un po'... ulteriormente. › sorrise, tornando giusto un minuto dopo di lui, andando ad accomodarsi al suo posto. ‹ Non prendermi in giro, non parlo bene il giapponese, ho una pronuncia terribile. › ridacchiò, gesticolando con una mano, in quella che era la verità. Ultimamente si dimenticava molto meno spesso le parole, ma le storpiava ancora un po'.
    Non pensò poi molto prima di rispondere alla sua domanda: ‹ Uhmm... studio all'università di Tokyo. Sono venuta un anno come studente di scambio e poi ho deciso di rimanere e concludere qui i miei studi. › confessò, anche se negli ultimi tempi non si era poi molto concentrata sull'università. Nel mentre la pasticciera aveva portato loro l'ordinazione, Morrigan la ringraziò, sorseggiando il suo caffè.
    ‹ Piuttosto, sono curiosa di sapere come mai sei venuto da solo alla festa. Voglio dire, di solito ci si porta dietro almeno un amico, insomma non avevi paura di annoiarti, o di rimanere da solo per tutta la notte? ›

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    L'albino ascoltò la ragazza dai capelli rosa tentare di giustificarlo o quantomeno di sminuire il suo gesto. In effetti, forse, non aveva tutti i torti: in quel caso non aveva rubato nulla di che, e forse il suo credere che Morrigan potesse non voler più avere a che fare con lui era legato più che altro al fatto che aveva la coscienza sporca. Non nel senso che letteralmente si pentiva di ciò che faceva, ma nel senso che sapeva di essere un ladro, e solo perché questa volta il suo furto non aveva causato grossi guai a nessuno per lui non sarebbe stato diverso riempirsi lo zaino a quel modo in un negozio di abbigliamento. Certo, non aveva intenzione di insistere sulla cosa, Morrigan lo stava giustificando ed era più che deciso a cavalcare l'onda per... farsi perdonare? A dirla tutta, gli era sembrata piuttosto complice, non credeva ce l'avesse con lui o lo temesse in qualche modo.
    -Infatti, sono d'accordo! Ah, beh, a parte lo zaino a quanto pare.- Ridacchiò poi con aria dispettosa, con la mano a coprirsi le labbra. Il proprietario di quello zaino sembrava tutt'altro che disposto ad abbandonarlo, anche se chissà, veder schizzare via i due fra la gente che iniziava ad occupare i marciapiedi poteva averlo fatto desistere, del resto se era lì doveva essere reduce anche lui di una nottata all'insegna di alcool e musica assordante. A quel punto, la ragazza gli disse che voleva confessargli un segreto, dunque si avvicinò come richiesto, sentendo di nuovo il profumo della felpa che fino a poco prima aveva indossato misto alla salsedine che si annidava fra la disordinata chioma rosa. Gli occhiali. Gli venne istintivamente da ridere ed abbassò il capo sino quasi a sfiorare la spalla della ragazza mentre cercava di contenersi, dopodiché si rialzò con uno sguardo teatralmente incredulo, accompagnato da un rumoroso sospiro.
    -No!- Esclamò, per poi scoppiare a ridere. Valutò per un istante se dirle che sì, lo sapeva e che quegli occhiali erano suoi, ma desistette al vedere il sorriso dipinto sulle labbra della giovane, non volendo far sì che si creasse nella sua mente un qualche processo che la portasse a ridarglieli come lui le aveva ridato la felpa. Chissà, forse glielo avrebbe detto quando si fossero conosciuti da un po', semmai l'amicizia fosse proseguita.
    Fortunatamente, la ragazza sembrò apprezzare a sua volta la scelta dell'albino, anch'ella forse in cerca di qualcosa di più sfizioso di quello che si poteva trovare in un bar. Ordinò un cupcake al cioccolato e un quadratino di red velvet ed accompagnò il ragazzo al tavolo, provando ad indovinare qualcosa sul suo conto. Non gli piacevano le cose amare? Mah... non è che gli dispiacessero, andava molto a sentimento in realtà: in quel momento gli andava un bel latte macchiato zuccheroso e lo aveva preso senza stare troppo a pensarci.
    -Mmh? Non saprei, non mi dispiacciono nemmeno le cose amare.- Esordì, scrollando le spalle. -Beh, a patto che non siano troppo amare.- Aggiunse, ragionevolmente: alla fine aveva dei gusti piuttosto ordinari. L'unica cosa che non gli piaceva mangiare era la carne, ed anche lì, non era esattamente il sapore a non piacergli bensì aveva vere e proprie difficoltà a digerirla. Non si interrogò troppo sulle ragioni della domanda della ragazza dai capelli rosa, la prese per una semplice curiosità di circostanza.
    Dopo la breve rinfrescata e riassestata al bagno, Izusu tornò a sedersi al tavolo e notò che Morrigan, probabilmente, lo aveva imitato, dunque osservò la cameriera posare al tavolo le rispettive ordinazioni dei due e tirò verso di sé i due quadratini di torta bianca che aveva scelto. La sua mente valutò se aspettare Morrigan per educazione, ma la sua mano si era già posata sul tortino ed alla fine si concesse quel piccolo peccato di gola sperando che lei non se la prendesse troppo. Deliziosa, non sapeva se si era solo lasciato suggestionare ma gli sembrava la torta più buona che avesse mai mangiato - anche se, se si fosse soffermato a pensarci per più di due secondi, si sarebbe reso conto che era una cosa che provava spesso. Ma del resto, meglio sapersi meravigliare delle piccole cose che vivere una vita di insoddisfazioni.
    -Ah, certo, immagino avrai voluto lavarti via un po' di sale.- Commentò, annuendo pensieroso, alle parole che l'irlandese gli rivolse tornando a sedersi al tavolo. Gli occhi la seguirono sino a quando non si fu seduta, dunque caddero verso il basso posandosi per un istante sulla velvet rossa: il cupcake non gli diceva nulla, ma anche quella torta sembrava molto appetitosa - sebbene non quanto i tortini bianchi di cui si era munito. Udì Morrigan mortificarsi sulla sua pronuncia, dunque storse il naso. -Beh, che discorsi, certo che non è perfetto, ma non sei giapponese, per me sei anche troppo brava.- Asserì, con tono definitivo: chiaramente non si sarebbe accorto subito che era straniera - tanto da chiederle da dove veniva - se il suo parlato fosse stato perfetto, ma questo non significava che fosse totalmente incapace. Se si fosse messo lui a parlare in inglese, il risultato sarebbe stato infinitamente peggiore. -Oh, vai all'Università? Fico. Studi lingue?- Fu la sua prima ipotesi semplicemente perché solitamente chi si muoveva così lontano studiava la lingua del paese in cui andava ad abitare, ma poi fu colto da una seconda realizzazione. -Quindi anche tu stai a Tokyo? Ci devo tornare anche io! Prendiamo il treno insieme?- Propose, con evidente invadenza entusiasmo.
    Alla domanda sul perché fosse andato da solo, si ritrovò a riflettere. Non perché ci fosse chissà che motivo astruso, anzi, proprio perché non gli veniva in mente ci fosse un motivo particolare per cui era andato da solo. Certo, aveva chiesto a qualche suo amico, ma quando avevano rifiutato non ne aveva fatto una tragedia. Perché non andarci?
    -Ecco, non lo so, nessuno dei miei amici poteva venire ma io ci volevo venire lo stesso, e così ci sono venuto.- Scrollò le spalle. -Qualcuno a cui accollarmi lo trovo sempre!- Esclamò, forse in un momento di autoconsapevolezza, sollevando il bicchiere in direzione della ragazza come ad indicare la loro corrente situazione. Le sorrise di nuovo, per poi concedersi un sorso del dolce latte che aveva ordinato. -Alla fine, se mi annoiavo potevo sempre andarmene. Meglio soli che male accompagnati, no?- Sollevò le sopracciglia con aria inquisitoria, ovviamente alludendo alla pessima compagnia che la ragazza si era trascinata dietro.




     
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    ‹ Lui non era abbastanza determinato. › lo giustificò di nuovo, se l'uomo non li aveva inseguiti in città per riprendersi il suo zaino voleva dire che non ne valeva davvero la pena, o forse era solo collassato come lei poco prima. Il ragazzo si avvicinò a lei senza troppi complimenti o alcun problema all'invadere il suo spazio personale, e rideva chiassosamente, ogni cosa che faceva sembrava in qualche modo esagerata più del dovuto, come se stesse recitando a teatro, si distingueva molto dalla timidezza e riservatezza dei suoi compaesani. Lo si sarebbe anche potuto scambiare facilmente per uno straniero, non aveva proprio le fattezze tipiche d'un orientale, ma da come parlava e dal suo giapponese perfetto doveva come minimo essere nato in Giappone.
    Morrigan era quel tipo di persona che si divertiva ad analizzare ogni minimo aspetto della persona che aveva davanti, osservava le sue azioni e cercava di dedurne qualcosa, si soffermava anche su sciocchezze come la scelta della colazione, soprattutto se questa era in qualche modo particolare, come Izusu che probabilmente sarebbe andato in overdose di zuccheri, come se non fosse già abbastanza energico di suo. Il ragazzo fu piuttosto vago, non le dispiaceva l'amaro nonostante avesse evitato il caffè, la sua scelta non doveva aver avuto nessun significato particolare.
    Quando tornò a sedersi al loro tavolo, fresca e un po' meno salata, notò il piccolo morso alla tartina dalla parte dell'albino, non aveva resistito ed aveva già iniziato a mangiare senza di lei, e poi il suo viso, ed una piccola macchia su esso.
    ‹ Fermo. › gli raccomandò mentre parlava, la ragazza dai capelli rosa allungò il braccio verso di lui, mentre l'altro rimase appoggiato al tavolo, avrebbe appoggiato l'indice sotto al suo mento e con il pollice avrebbe pulito quella macchia di crema pasticciera sopra il labbro. Avrebbe esitato un secondo, prima di leccarla via dal proprio dito. ‹ Ottima. › avrebbe riso. Forse erano gli effetti del post-sbornia, l'ambiente, o forse era Izusu e il suo essere estroverso ed invadente ad influenzarla in quel modo, dopotutto se aveva fatto quel gesto era proprio perchè era convinta che il ragazzo dai capelli bianchi non avrebbe avuto da ridire per quel gesto. E si, si sarebbe divertita ad osservare la sua esagerata reazione. Era stata la prima volta che toccava direttamente la sua pelle ed aveva notato come il suo viso fosse più freddo rispetto alla sua mano, era influenza del suo quirk e delle sue braccia congelate? Un'altra delle domande che più tardi, quando le avrebbe fatto vedere la sua unicità, gli avrebbe posto.
    ‹ No, lettere. ›, Morrigan avrebbe afferrato prima il cupcake al coccolato, dandogli un piccolo morso, lasciando che un paio di briciole scivolassero sul piatto. ‹ Sai, prima di venire qui in Giappone sono vissuta negli Stati Uniti, e prima ancora in Francia. Dicono che più lingue si imparano più è facile impararne delle altre, e forse è vero... anche se col giapponese è stato comunque molto complicato, ma trovo davvero noioso studiare lingue. ›, non era di suo interesse mettersi ore sui libri a leggere la pronuncia d'un altro idioma, quando sarebbe stato molto più semplice impararlo andandoci a vivere, conoscere la loro cultura e le loro tradizioni. ‹ Tu invece, studi? ›
    Vide il modo in cui ogni tanto lanciava un'occhiata alla sua fetta di torta rossa, come se volesse mangiarsela. ‹ Ne vuoi un po'? › gli offrì quindi, tagliandone un generoso pezzo con la forchetta.
    Quando l'albino le chiese se voleva prendere il treno assieme a lui, le venne in mente che inevitabilmente avrebbe dovuto prenderlo, era arrivata in macchina con i suoi amici, ma ora li aveva persi nella baia e non aveva intenzione di andarsene in giro a cercarli. ‹ Quanto mi piacerebbe comprarmi una macchina... › sospirò lei, aveva messo da parte dei risparmi, che però ora stava utilizzando per sussistere dato che da qualche mese aveva lasciato il suo lavoro e si manteneva grazie a sua madre e a quei risparmi. ‹ Comunque sì mi va bene, dopotutto stiamo andando dalla stessa parte. ›
    "Qualcuno a cui accollarmi lo trovo sempre!" e Morrigan non ne aveva alcun dubbio. Certo, le circostanze in cui loro due si erano conosciuti erano state particolari e in qualche modo era stata lei ad approcciare lui e non il contrario, ma probabilmente lui non avrebbe avuto nessun problema a fare il contrario. ‹ Immaginavo, hai proprio l'aria di uno con la parlantina facile. ›. Doveva essere uno di quei tipi che iniziano con qualche pessima battuta e poi non la smettevano più di parlare, riempiendoti di domande per farti interagire, ed erano perfetti per quel tipo di feste cosicché lei non dovesse nemmeno impegnarsi troppo a mantenere viva la conversazione.
    ‹ Ouch. › esclamò poi lei, a quella velata frecciatina sui suoi pessimi amici. ‹ In mia discolpa mi servivano come mezzo di trasporto per la festa. ›

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    -Evidentemente non lo era.- Confermò Izusu. -In fondo se lo aveva abbandonato lì non potrà esserci nulla di troppo importante dentro. Effettivamente non ho ispezionato le tasche, uhm...- Ne prese mentalmente nota, era un'altra cosa che avrebbe fatto al più presto, magari seduto al tavolino di un bar con un latte macchiato. -Più tardi diamo un'occhiata.- Aggiunse, con un sorrisetto innocente. Aveva inconsciamente parlato al plurale come se Morrigan fosse stata la sua complice, ed in un certo senso lo era, anche perché se per assurdo avesse trovato qualcosa di valore lo avrebbe certamente diviso: la corsa non l'aveva mica fatta solo lui, e poi gli faceva piacere condividere, quasi come se sentisse in qualche modo il bisogno di ripagare il tempo di chi si prendeva la briga di stare con lui. Forse, sotto sotto, lo sapeva di essere un problema, ma fortunatamente gli importava il giusto.
    Appena una decina di minuti più tardi, erano già comodamente seduti all'interno di quell'accogliente (seppure abbastanza anonimo, all'interno) bar-pasticceria. Morrigan era uscita dal bagno e, dopo aver spiegato il motivo della sua assenza, aveva detto a Izusu di stare fermo. Egli ubbidì, fidandosi istintivamente e ingenuamente della ragazza dai capelli rosa, d'altro canto non sembrava un ordine, quanto più una raccomandazione, come quando un tuo amico voleva sistemarti il colletto della camicia. Il pollice della giovane strusciò sul mento del ragazzo per pulirlo da un po' di crema e, dopo un istante di esitazione in cui parve chiedersi cosa farne della crema, se la imboccò con fare giocoso. Ottima, disse. Izusu era stato immobile per tutto il tempo, paralizzato dal contatto inaspettato, non perché non apprezzasse ma perché ne era genuinamente sorpreso: solitamente era lui a violare gli spazi personali altrui in maniera irrichiesta e venire conseguentemente respinto. Passata la sorpresa, ripensò a quella sensazione che bramava così tanto, il silenzioso e soffice strusciarsi della pelle contro la pelle, la zona toccata che quasi poté sentire riscaldarsi per qualche istante. La bocca gli si aprì in un largo sorriso, mentre le gote gli si accendevano di rosso leggermente, non necessariamente per imbarazzo, quanto più per l'emozione.
    -Sì, è deliziosa!- Avrebbe confermato, prendendone un altro morso e poi leccandosi le labbra per pulirsi dei residui in maniera quantomeno sommaria. Il suo cuore sembrava aver leggermente accelerato dopo quel gesto, probabilmente come al solito si stava prendendo una cotta, non che ci fosse nulla di cui stupirsi, accadeva più o meno tre volte a settimana. Le sue storie tendevano a finire male e presto, sebbene lo spettro degli esiti fosse molto ampio, spaziando da semplici delusioni, al ghosting (ovviamente subìto, mai inferto) fino a dei veri e propri disastri in cui si ritrovava a dover scappare dalla finestra - sperando di avere almeno i vestiti addosso. Questo gli aveva insegnato ad essere più moderato e cauto nel concedersi? Assolutamente no, e infatti ora erano punto e a capo: sentiva arrivare la cotta anche in maniera cosciente e non stava facendo assolutamente nulla per fermarsi, lasciando il suo cervello libero di fantasticare. C'era solo da sperare che Morrigan lo trattasse bene, senza infierire più di tanto.
    -Lettere? Capisco. Non... so bene se mi piacerebbe o meno.- Confessò, ridacchiando. Spalancò gli occhi stupito, però, al sentire dei numerosi viaggi della ragazza. -Sugoi... hai viaggiato così tanto! Mi piacerebbe fare un viaggio in Europa, un giorno!- Esclamò, entusiasta. -Sei salita sulla T-Tour Eiffel?- Balbettò leggermente nella pronuncia, ma era sicuramente più comprensibile di quando le aveva chiesto di Banagher. Si imbarazzò lievemente quando fu lei a chiedergli se studiava: era abituato alla concezione giapponese per cui studiare dopo le superiori era praticamente un must, e a volte si chiedeva se non avrebbe dovuto continuare. D'altro canto, nella sua condizione, ad essere sincero gli sembravano anni buttati, per questo aveva mollato prima. Se non altro Morrigan non era giapponese, che lui sapesse in occidente non ricevevano necessariamente lo stesso tipo di pressioni, dunque si limitò a carezzarsi la nuca per qualche istante prima di rispondere, senza perdersi in giustificazioni.
    -Ah, beh, a dire il vero no. Lavoro. Cioè, lavoravo, ma mi sono trasferito a Tokyo da poche settimane e non ho ancora trovato un lavoro qui. Ah, ho qualche colloquio la settimana prossima però!- Affermò, evidentemente soddisfatto.
    In un impeto di generosità, la ragazza gli offrì la sua torta rossa, e all'albino brillarono gli occhi. Non la desiderava così tanto, ma se gli veniva offerta non poteva rifiutare. D'altro canto, non era una di quelle persone che amava ingozzarsi, era goloso ma il suo metabolismo era quel che era: con la propria forchetta tagliò un pezzo equivalente dal tortino intatto.
    -Ah, grazie mille! Sì, sembra molto buona. Permettimi di ricambiare.- Dopo aver preso la fettina rossa, avrebbe usato la forchetta per allungare quella bianca alla sua nuova amica, sorridendole garbatamente. -Ooh, è molto buona anche questa!- Asserì, dopo averla assaggiata. Non buona come quella bianca che aveva appositamente scelto, ma decisamente gradevole. La vide incupirsi leggermente quando parlò di treno, a quanto pare sentiva molto la carenza di un'automobile nella sua vita. Izusu non si era mai posto il problema, i mezzi pubblici non gli davano particolari problemi e squattrinato com'era non aveva mai considerato alternative. Magari una volta trovato un lavoro si sarebbe procurato un'auto, chissà, la patente fortunatamente aveva deciso di prenderla. I suoi pensieri furono spazzati via dalla conferma di Morrigan sul prendere lo stesso treno, alla quale il ragazzo si accese nuovamente in un sorriso contento.
    -Yatta!- Alzò indice e medio in segno di vittoria, seppur in maniera discreta per paura di rovesciare bicchieri o cose simile, non provando alcuna sensibilità alle braccia era abituato a prestare attenzione a dove sbatteva. Se la rise sotto i baffi quando lei gli dette della persona dalla parlantina facile, non potendo darle torto in alcun modo, ma senza riuscire a decifrare se il tono della giovane fosse accusatorio o scherzoso. -Lo prenderò come un complimento.- Asserì, per sdrammatizzare. E con quell'ultima confessione sul vero motivo per cui si era accollata a quel pessimo giro (perlomeno questa era l'idea che Izusu si era fatto), anche l'ultimo mistero del giorno era svelato.
    -Ooh, ora capisco.- Mormorò, con aria concentrata, riflettendo che forse dopotutto i mezzi pubblici disturbavano Morrigan più di quanto volesse ammettere, se addirittura era stata disposta a scontare quella compagnia solo per non prenderli. Colto da un'improvvisa idea, inghiottì il suo ultimo pezzo di torta, prese lo zaino e lo posò sul suo lato di tavolo, iniziando a frugare nelle tasche laterali e quella davanti e posando la refurtiva sul tavolo. Una penna, biglietti da visita vari ed eventuali, un accendino, due penne, mezzo pacchetto di sigarette. Infine, un portadocumenti dall'aria promettente, quantomeno per l'occhio allenato di Izusu che sapeva più o meno dove aspettarsi di trovare cose di valore. Al suo interno, un abbonamento ai mezzi pubblici e una banconota arrotolata da cinquanta yen. Beh, poteva andare meglio, ma da uno zaino abbandonato non si aspettava molto di più. Prese la banconota fra indice e medio e la sventolò leggermente per attirare l'attenzione di Morrigan, sulle labbra un sorrisetto diabolico. -Bingo. Il nostro amico ci offre colazione e taxi per Tokyo. Ci stai?- Se fosse stato per lui avrebbe preferito pagarci la colazione e dividere il resto da intascare, ma se Morrigan avesse voluto tornare in taxi non avrebbe avuto il minimo problema ad assecondarla.
    I soldi esistevano per essere spesi, in fondo.


     
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