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Role Libera | Izusu & Morrigan

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    Morrigan O'Brien

    L'idea di poter trovare chissà quale prezioso tesoro nelle tasche dello zaino rubato stuzzicò anche Morrigan, probabilmente, come aveva detto l'albino, non ci sarebbe stato niente di valore altrimenti il ragazzo non si sarebbe arreso così facilmente, e in ogni caso qualunque cosa ci avesse trovato dentro sarebbe appartenuto ad Izusu e non a lei. Era più il semplice fatto di trovarci dentro qualcosa come premio per quella faticosa corsa, non aveva importanza quale esso potesse essere o a chi poi sarebbe appartenuto. Annuì quindi quando il ragazzo le disse che avrebbero dato un'occhiata, entrambi.
    Dopo una breve passeggiata, i due erano entrati dentro una pasticceria che fungeva anche da bar. Oltre a loro, come clienti, non vi era nessun'altro, il sole stava appena iniziando a sorgere sulla costa, era ancora troppo presto per vedere gente in giro, e tutta la gente del party probabilmente aveva preferito fare colazione in qualche grande fast food piuttosto che una piccola pasticceria sconosciuta.
    Dopo essersi separati per rinfrescarsi un po', i due si erano accomodati ad uno dei pochi tavolini presenti sul luogo, ed ora Morrigan era intenta a togliere un po' di crema dal viso dell'albino. Izusu aveva ubbidito al consiglio di lei, forse anche troppo, per tutto il tempo se ne era rimasto immobile, gli occhi dorati quasi spalancati, che guardavano lei con evidente sorpresa, non doveva essere troppo abituato che fosse una ragazza a fare una mossa tanto avventata. Dopo i primi secondi di perplessità, le labbra di lui si incurvarono in un sorriso, le sue gote assunsero un colore più vivo e una strana luce invadeva i suoi occhi. Dai suoi gesti non avrebbe detto che quel rossore si trattava d'imbarazzo, dopotutto non dava proprio l'idea di provare disagio all'invadere gli spazi altrui o a farseli invadere, sentiva fosse più come se un nuovo flusso di pensieri stesse invadendo la sua testa a partire dal gesto di lei. Aveva apprezzato quella fugace carezza, e forse la stava elaborando, cercando di interpretarne il significato.
    ‹ Uhmm, in realtà la maggior parte delle facoltà sono noiose. Rendono quello che studi molto macchinoso e meccanico, che per carriere basate sulla scienza può funzionare, ma per quelle più artistiche è come se la soffocassero. › gli spiegò, finendo il buonissimo cupcake al cioccolato che aveva ordinato. ‹ Ma amo quello che studio, nonostante ci siano certe materie o professori che non mi vanno proprio a genio. I libri... o meglio, le parole sono affascinanti. Sono chiare, precise, possono essere l'espressione di ciò che proviamo, o possono esserne la spiegazione. Si può esprimere un complesso pensiero attraverso una poesia, che a sua volta potrebbe avere molteplici interpretazioni. Hanno il privilegio di poter plasmare concetti astratti, informi e influenzare la visione del mondo di chi legge. › spiegò in parole povere ciò che lei sentiva per ciò che studiava, aprendosi un po' all'albino, totalmente sincera e senza alcun secondo fine nascosto stavolta.
    ‹ Sì, sono stata sulla tour Eiffel. › disse, pronunciando il nome con l'accento francese, non tanto per correggere Izusu sulla pronuncia di cui già sembrava piuttosto incerto, ma per pavoneggiarsi un po', e perchè trovava il francese fosse una bellissima lingua al parlato. ‹ Più di una volta. Volevo che tutti i miei appuntamenti fossero lì, credo di aver speso molti dei miei risparmi ai ristoranti lì dentro. Non sapevo quanto tempo saremmo rimasti lì a Parigi quindi ne approfittavo il più possibile, insomma uscivo apposta con qualche ragazzo solo per andarci. › ridacchiò, ripensando al breve tempo trascorso nella capitale francese, probabilmente il periodo più sereno e calmo della sua vita. Niente scandali, niente suicidi, niente clown che la facevano esplodere in discoteca o debiti da un milione di yen.
    Si era dilungata fin troppo a parlare di se stessa, ora toccava al ragazzo. Se avesse dovuto tirare a indovinare probabilmente avrebbe detto che studiava qualcosa come scienze motorie, o qualche carriera che richiedesse più di tutta quella sua energia, non ce lo vedeva a starsene fermo ore e ore circondato da complicati libri scientifici. No, sembrava un ragazzo più "semplice" se così poteva essere definito. E invece non studiava, né lavorava per il momento, siccome era arrivato a Tokyo solo da qualche settimana.‹ Oh, quindi non sei di queste parti mh? › notò subito, concentrandosi su ciò, piuttosto che sul fatto lui fosse disoccupato.
    ‹ Non è proprio un bel periodo per trasferirsi a Tokyo... tutti stanno scappando, piuttosto. › disse, riferendosi ovviamente al messaggio che qualche mese prima lo scienziato ex membro della 30minutes aveva lanciato su tutta la città, e alle più recenti notizie della migrazione degli abitanti della capitale verso altre città. ‹ Come mai proprio adesso? ›
    Afferrò con le dita il pezzettino di tortino che l'albino le stava offrendo, mangiandolo in un boccone, era fresco e non così tanto dolce come il cupcake che aveva appena terminato. ‹ Lo è. ›, si riferì al fatto se il suo non stare mai zitto fosse o meno un complimento. Morrigan adorava le persone di quel tipo, che le concedevano di non doversi troppo sforzare per dover mandare avanti una conversazione.
    La ragazza passò così alla red velvet, mentre lui appoggiava lo zaino sul tavolo ed iniziava a frugare tra le tasche, lei lo guardava incuriosita, osservando con interesse ogni oggetto che tirava fuori. Allungò la mano per prendere l'accendino, non era proprio nuovo, anzi, era abbastanza consumato. Iniziò a giocarci, rigirandoselo tra le dita, accendendolo e spegnendolo. Ma la sua attenzione poco dopo venne catturata dalla mano di Izusu, che ora teneva un portadocumenti, e ciò voleva dire che dentro potevano esserci dei soldi. Morrigan non era speranzosa di trovarne molti, dopotutto doveva aver speso la maggior parte quella stessa sera in qualche bottiglia d'alcol. Cinquanta yen, più di quanto sperasse.
    Il ragazzo fu propenso a condividerli, li avrebbe usati per pagare la colazione e poi un taxi per Tokyo. ‹ Bene, quant'è genero il nostro amico. › commentò inizialmente, con un sorrisetto scaltro sulle labbra. Non capì come mai il ragazzo avesse improvvisamente cambiato idea, ed ora preferisse il taxi piuttosto che prendere il treno, che sarebbe sicuramente costato meno. ‹ Ma non sentirti in dovere di offrirmi niente, lo zaino è tuo. ›

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    Izusu ascoltò la ragazza parlare del suo corso di studi con sguardo quasi rapito, gli piaceva ascoltare le persone parlare dei propri interessi e delle loro passioni, e fu piacevolmente colpito dal fatto che la ragazza si appassionasse così tanto di letteratura. Aveva capito, più o meno, cosa intendeva dire la ragazza, sebbene stesse usando costruzioni molto articolate ed esponendo concetti tutt'altro che semplici. Il privilegio di poter plasmare concetti astratti, ecco, era esattamente quello che stava facendo lei in quella breve ode alla letteratura. Quel discorso così altisonante danzò nella mente di Izusu mentre la soave voce della ragazza glielo decantava, e si rese conto che anche se forse non lo comprendeva appieno, lo trovava appagante.
    -Sembra davvero entusiasmante a sentirne parlare in questi termini.- Concesse, con aria sognante, posando i gomiti sul tavolo ed il mento sui palmi delle mani. -Vorresti diventare una scrittrice? O preferiresti... uh... insegnare? Quali sono gli sbocchi per quella facoltà?- La mente pratica del ragazzo, forse viziata dal fatto che lui l'università non l'aveva fatta, lo aveva portato immediatamente ad immaginarsi un eventuale futuro lavorativo per Morrigan, sebbene avesse capito che perlopiù studiava per il piacere di farlo e non ci trovasse nulla di male: lui stesso non aveva altro scopo nella vita se non godersela, se a lei piaceva studiare chi era lui per giudicare? -Ad ogni modo... sì, la scuola non è granché nello stimolare gli interessi delle persone. Per qualcuno che non ha le idee chiare come le hai tu, è difficile capire se un determinato percorso potrebbe interessarti o meno. Sembrano un po' tutti uguali e grigi.- Aggiunse, con aria riflessiva, per poi concludere con uno dei suoi smaglianti sorrisi ed indicarsi con il pollice. -Alla fine è anche per questo che ho deciso di non perderci tempo!- Concluse, con aria noncurante. Certo, qualcuno avrebbe potuto fargli notare che non gli correva dietro nessuno, ma quel qualcuno si sarebbe sbagliato: nel suo caso c'era qualcuno che gli correva dietro, ed era lui stesso, o meglio la sua mutazione che prima o poi lo avrebbe ucciso. Forse. Nel dubbio, meglio prepararsi al peggio, no?
    Al racconto di Morrigan sulle sue avventure all'ombra della Tour Eiffel, gli brillarono gli occhi.
    -Waah... dev'essere stato meraviglioso.- Non disse nulla riguardo l'uscire con dei ragazzi appositamente per andare in quel luogo, non ne pensò nulla di particolare e non gli sembrò in alcun modo scandaloso o riprovevole, anzi, lo trovò un aneddoto piuttosto divertente. Ancora non gli sfiorava l'idea che, se davvero si stava prendendo una cotta per lei, poteva essere lui il prossimo disgraziato sfruttato per qualcosa, e probabilmente non lo avrebbe realizzato fino a quando non fosse stato troppo tardi. Al termine del suo racconto la vide ridacchiare e si rese conto solo in quel momento che era molto più avida di lui in quanto a sorrisi e risate - non che ci volesse poi molto. Era davvero carina, però.
    -No! Sono di Okinawa! Ah, cioè, di una città nella Prefettura, quantomeno.- Si corresse, grattandosi una guancia con l'indice. Non menzionò la località precisa solamente perché non era niente di particolare, non è che si vergognasse o chissà cosa. Alla seconda domanda di Morrigan si accigliò e si mise le mani ai capelli, strofinandoli un po'. -Ah! Non mi ci far pensare! Parli di quel pazzo alla TV un mese fa, no?- Sbuffò. -Beh, non è passato poi così tanto, avevo già organizzato tutto. Ne ho approfittato per trovare un appartamento in affitto a metà del prezzo, però...- Smise di tormentarsi i capelli ed esalò un lungo sospiro. -La mia maledetta sfortuna.- Mormorò, con fare arrabbiato. -Speriamo che lo prendano prima che sia troppo tardi, uff.- Concluse, incrociando le braccia. -Beh... volendo potrei sempre tornare a casa, però...- Ci aveva riflettuto a lungo, in realtà, e aveva capito che se anche fosse rimasto a Tokyo c'erano solo tre esiti possibili. Primo, sarebbe andato tutto bene e non sarebbe successo nulla, il risvolto più indolore. Le altre due possibilità nascevano dall'eventuale riuscita del piano di Hanzo e dell'effettiva diffusione del farmaco nella città, a quel punto avrebbe potuto morire, oppure perdere il suo Quirk. Perdere la cosa che prima o poi lo avrebbe ucciso, poteva forse significare che avrebbe guadagnato la possibilità di sopravvivere a lungo termine? Era una visione un po' semplicistica delle cose, certo, Izusu non era famoso per le sue grandi analisi riflessive, c'erano molte altre cose che potevano andare storte, ma fondamentalmente c'erano tre risvolti possibili e di questi tre, due gli andavano più che bene: solo di morire avrebbe fatto a meno, ma in fondo sarebbe stato solo in anticipo sulla tabella di marcia. Con questo non voleva certo dire che valesse la pena di provare ad assumere il farmaco volontariamente, possibilmente avrebbe comunque evitato, il 50% di possibilità di non risvegliarsi mai più era parecchio, non avrebbe accettato nemmeno se fosse stata del 30%, Izusu amava la sua vita in fondo. Ma d'altro canto... poteva veramente essere peggio che rimanersene ad Okinawa ad aspettare di morire? Voleva vivere a Tokyo e ci sarebbe andato, il messaggio di Hanzo lo avrebbe interpretato come una sorta di segno del destino. -Beh, non mi va. Andrà come deve andare.- Concluse, con un sorriso disarmante. Non poteva certo spiegare per bene i motivi della sua decisione a Morrigan senza perdersi nella solita storia strappalacrime del suo Negaquirk eccetera, e non era una cosa di cui voleva parlare in quel momento, si stava godendo la compagnia di una nuova amica che - sebbene ci sperasse - non era nemmeno sicuro avrebbe mai più rivisto. Perché avrebbe dovuto lasciarle quel ricordo? -Oh, tu tornerai a casa, invece?- Domandò poi, curioso di sapere se sarebbe rimpatriata per allontanarsi dall'imminente crisi.
    Finalmente giunse il momento di infilare le mani in quel ricco (auspicabilmente) zaino: osservò gli occhi della ragazza seguirlo nel procedimento e le sue affusolate mani candide allungarsi verso l'accendino e giocherellarci.
    -Fumi? Vuoi anche le sigarette? Altrimenti le butto.- Domandò il ragazzo, agitando il pacchetto mezzo vuoto in direzione della ragazza, lasciando sottointendere che lui non fumava. Il modo noncurante con cui lo aveva chiesto, però, lasciava anche intendere che non aveva nemmeno alcun fastidio delle persone che fumavano. Se Morrigan avesse accettato avrebbe posato il pacchettino sulla sua parte di tavolino, se invece avesse rifiutato lo avrebbe lasciato nuovamente cadere con poco garbo sulla propria parte, in previsione di buttarlo via prima di uscire.
    -Ahw, eddai, ancora con questa storia che lo zaino è mio.- Ridacchiò. -Direi che appartiene ad entrambi in egual misura, ossia zero. Ma lo abbiamo noi, ora, e non c'è niente che il suo vero proprietario possa fare per fermarci dall'usare i suoi soldi.- Il suo ridere si trasformò in un sorrisetto quasi diabolico mentre parlava. -Ciò detto, per me è indifferente prendere il treno o il taxi, prendo sempre il treno, ma se ti senti più a tuo agio in taxi mi fa piacere spendere questi soldi non miei per portarti in città.- Batté poi un colpo sull rigonfiamento dello zaino, a sottolineare che non se ne sarebbe comunque tornato a casa a mani vuote. -Tanto io il mio bottino per oggi l'ho già fatto. A te la decisione!- Sminuì infine, tornando al tono più ingenuo e allegro che lo caratterizzava la maggior parte del tempo.





     
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    Pendeva dalle sue labbra, Izusu, quando la sentì parlare della sua passione per la letteratura, Morrigan era brava a rendere interessanti, con le giuste parole, le poche cose che davvero le piaceva fare, ed a farne entusiasmare gli altri. L'albino poi, un po' come lei, sembrava fosse di quelli che non si tiravano indietro alle nuove esperienze, che anzi si cimentavano in tutto quello che era poteva captare il suo interesse.
    La domanda su quale lavoro avrebbe voluto fare era arrivata piuttosto in fretta, tutti più o meno andavano a parare lì con l'università. "Che cosa farai dopo la laurea?" Morrigan non ne aveva la minima idea. Se avesse dovuto rispondere sinceramente avrebbe detto che voleva iniziare una nuova facoltà, completamente diversa da quella che aveva scelto, magari iniziare di nuovo quella di medicina... e dopo quella un'altra, e poi un'altra ancora. Non aveva voglia di lavorare, l'idea di avere un posto fisso per sempre, o ritrovarsi a fare sempre la stessa cosa, la spaventava. Non c'era niente di più monotono di svolgere a ripetizione una stessa cosa per tutta la vita, lei non era una macchina, come pretendevano dovesse comportarsi come tale?
    ‹ Uhmm... sì, per un po' sarebbe divertente insegnare, ma preferirei farlo per i più piccoli, gli adolescenti finirebbero per spazientirmi. ›, essere un'insegnante implicava anche essere un po' il leader di un gruppo, oltre a istruirli di nuove nozioni, bisognava saperli guidare, controllare e Morrigan non aveva la stoffa del capitano. Il solo fatto di dover sopportare lo sguardo di più di tre persone la metteva un po' a disagio, figurarsi il pensiero di avere un gruppetto di venti giovani ad ascoltare e seguire ciò che diceva, oppure a non farlo e provar a rendere la sua vita un inferno. Che fosse in positivo o in negativo, la ragazza dai capelli rosa non voleva i riflettori addosso a sé. ‹ Ma forse virerei per qualcosa che ha più a che fare con i libri, magari redattrice editoriale? Mi piacerebbe anche provare a scrivere un libro... ›, non sarebbe nemmeno stata la prima volta che ci provava. Da qualche parte doveva avere alcuni appunti o qualche file sul pc pieni di idee che le erano venute in mente, o qualche capitolo che aveva iniziato, ma la maggior parte di quei progetti finiva per fallire nel giro di qualche mese, perchè lei era presa in altre attività. La sua mente era un distributore di idee diverse che purtroppo richiedevano molto tempo e non potevano essere realizzate tutte assieme. ‹ Ma in realtà non mi va di stabilirmi e lavorare... che noia. Se mi fosse possibile vorrei continuare a fare ed imparare cose diverse. › confessò, dando un altro morso alla sua red velvet; si trovava a suo agio a parlare con lui, che lui esprimesse le sue emozioni in maniera così trasparente e sincera, la spingevano ad esserlo a sua volta.
    Izusu aveva deciso di saltare il problema dell'università alla base ed aveva deciso di non andarci affatto, in Giappone era davvero difficile trovare qualcuno che mollasse la scuola dopo il liceo, molto spesso bastava la sola pressione dei propri genitori ad obbligarli a proseguire. Forse l'albino si era ribellato alla sua famiglia e proprio per quel motivo era andato via di casa ed ora si ritrovava a Tokyo, chissà.
    ‹ E a te cosa piacerebbe fare? Non per forza che riguardi qualcosa di lavorativo, ma più in generale, quali sono i tuoi interessi? › gli domandò, giusto per sapere qualcosa in più su di lui, la conversazione l'aveva vista anche troppo come protagonista.
    Il giovane di Okinawa sembrava sinceramente infastidito dalla situazione in cui ora si trovava Tokyo, sotto la minaccia di un terrorista, lo sarebbe stata anche lei se prima di trasferirsi qualcuno avesse minacciato la città e lei avesse già tutto pronto per partire. In quel caso però lei, al contrario dell'albino, avrebbe preferito rimanere a casa. Ciò un po' confermava la sua idea di lui: non aveva paura di "quel pazzo apparso in tv", e se voleva fare qualcosa l'avrebbe non lo avrebbe fermato certo una minaccia. Per un secondo le attraversò l'idea di chiedergli se avendo lui un quirk così invasivo, da impedirgli di toccare le persone con le mani, non avesse pensato alla possibilità di fare volontariamente da cavia, ma non glielo domandò, per il momento.
    ‹ Uhmm... ci sto pensando. Ho un po' di faccende in sospeso qui, persone che conosco e se me ne andassi probabilmente non tornerei... ma allo stesso tempo non mi va proprio di perdere la mia unicità e non ci tengo particolarmente nemmeno a morire giovane. › riassunse le sue incertezze al ragazzo, anche se il tutto era un po ' più complicato di così. Era scettica, anche riguardo al fatto che accadesse davvero qualcosa, come avrebbe fatto ingerire il farmaco o qualunque cosa fosse ai milioni di persone che abitavano Tokyo? Era impossibile.
    ‹ No, buttale. › disse, guardando con poco interesse il pacchetto di sigarette mezzo vuoto tra le due dita.
    Lo zaino non apparteneva a lui nonostante Morrigan lo considerasse in quel modo, secondo l'albino non apparteneva a nessuno dei due e di conseguenza nella sua logica potevano tutti e due utilizzare i soldi che vi avevano trovato dentro. Non aveva molto senso, ma lei non avrebbe rifiutato un viaggio più comodo verso casa, inoltre in treno avrebbero dovuto rimaner in silenzio o parlare a voce bassa, una scocciatura. ‹ Okay, vada per il taxi. ›. Non mancò di notare quel "per oggi" nella sua ultima frase, accompagnato dal suo solito sorriso malandrino, forse non significava niente, chissà.

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    Ironicamente, se Izusu avesse saputo cosa passava per la mente della ragazza sarebbe stato il primo a comprenderla: perché scendere a compromessi se comportava rinunciare a ciò che ti rendeva felice? Certo, lui alla fine era stato costretto a trovarsi un lavoro per sopravvivere, ma in fin dei conti non aveva mai lavorato un'ora più del necessario. Nella vita non c'era tempo per i compromessi.
    D'altro canto non riuscì a dedurre il dilemma interiore della giovane solo da quanto lei pronunciò, anzi, ridacchiò alla battuta sul fatto che gli adolescenti fossero difficili da gestire, richiamando alla memoria quegli spensierati tempi in cui era lui un adolescente difficile da gestire - per quanto spensierati potessero essere mai stati, con il suo anatema. Non era particolarmente cattivo o irrispettoso, e gli scherzi li riservava perlopiù ai suoi compagni, non aveva mai infierito su professori o personale. Però... era esuberante, iperattivo, quasi, quel tipo di persona che portava i professori a tirare un sospiro di sollievo quando lasciavano la classe. "È un bravo ragazzo ma". Tenendo in considerazione anche che i suoi voti non erano entusiasmanti, era semplicemente stancante avere a che fare con lui tutti i giorni della settimana, per ore. Certo, da allora si era un po' calmato, il suo animo rimaneva più o meno uguale ma avventurarsi nel mondo degli adulti gli aveva insegnato a comportarsi in maniera leggermente più matura. Leggermente. D'altro canto, forse era peggiorato in altri sensi, ma quello era un altro discorso.
    -Redattrice? Wah...- Izusu a malapena sapeva cosa faceva un redattore, nel senso, sapeva che si occupava di una persona coinvolta nella produzione di libri ma non direttamente nella loro stesura - quindi probabilmente si occupava del lato gestionale della cosa. D'altro canto gli suonava comunque come una figura autoritaria, importante, che doveva avere l'ultima parola su ciò che veniva pubblicato e ciò che veniva scartato. Ad essere sinceri non gli sembrava il lavoro più emozionante del cosmo, ma sicuramente era importante, e se era ciò che rendeva felice Morrigan... perché no? -Sembra un progetto molto ambizioso. Ti auguro che vada in porto!- Esclamò dunque, con un sorriso smagliante. -Hai già scritto qualcosa?- Domandò poi, curioso, sorseggiando il suo latte ormai vicino al termine. Ascoltò con interesse ciò che la ragazza dai capelli rosa disse poco dopo, riconoscendo una certa affinità con il rifiuto di arrendersi alla noia. La routine poteva uccidere anche gli animi più vigorosi, in fondo, era una gran brutta malattia.
    -Mmh. Allora forse dovresti fare come me, mirare a un lavoro con molte meno responsabilità e lavorare quel minimo che ti serve per non morire di fame.- Si indicò con il pollice, fingendo di essere un ottimo esempio da seguire, ma poi gli venne da ridere. -Scherzi a parte... capisco, sì. Ma in fin dei conti sei ancora giovane, è presto per pensare di adagiarti a una routine noiosa! Fai ancora in tempo a fare un sacco di cose, se vuoi.- La incoraggiò il giovane, che non voleva vedere una persona interessante come lei fare la fine dei suoi compagni di scuola più diligenti, che erano infine finiti fra i banchi di un ufficio con la testa china con l'unico scopo di portare a casa un salario. Certo, magari a loro andava bene così, ma Izusu non poteva pensare che non fosse triste.
    -A me? Oh...- Izusu si grattò il capo, era una domanda un po' scomoda perché non si era mai posto nessun goal a lungo termine per via della sua condizione. Ma forse la ragazza si sarebbe accontentata di una risposta più generica. -Vivo molto alla giornata. Come ti anticipavo, per il lavoro cerco sempre qualcosa che non mi dia troppo da pensare e che non mi occupi troppo tempo. Per il resto mi piace fare... tante cose! Direi un po' di tutto, in realtà. Ah... tranne lo sport, sinceramente.- Ridacchiò. -Per il resto, credo che ci siano veramente poche cose che non mi piacerebbe fare.- Si sentì un po' in colpa a rispondere in maniera così vaga dopo che lei aveva condito il tutto con un sacco di dettagli, ma la verità è che non c'era molto altro da dire: era vero, viveva la sua vita in maniera piuttosto superficiale, d'altro canto un motivo c'era. A quel punto, iniziò a considerare di spiegare a grandi linee la sua condizione a Morrigan, giusto perché potesse finalmente unire i puntini di tutte le piccole stranezze che aveva potuto notare sul suo conto. Si chiese come esordire il discorso, ma fortunatamente, poco più tardi, il pretesto giusto sarebbe arrivato.
    Ascoltò le ragioni di Morrigan con interesse, sentendo inevitabilmente lo stomaco stringersi quando le sentì dire che se se ne fosse andata probabilmente non sarebbe tornata. Aww, ma l'aveva appena conosciuta, non aveva ancora avuto modo di accollarsi abbastanza da farsi detestare come succedeva sempre.
    -Beh... Non mi sento di darti nessun consiglio in merito, Momo-san.- Del resto l'aveva appena conosciuta, come poteva permettersi di dire qualunque cosa? -Ah... Però sarebbe un peccato se non tornassi più.- Si lasciò comunque sfuggire, con aria un po' intristita. Non cercava di farle cambiare idea, era la sua solita mancanza di filtri tra la mente e la bocca a parlare.
    Quando la ragazza gli disse che poteva buttare le sigarette, gli venne un'idea, da mettere in atto solo una volta liberato il tavolo dall'impiccio dello zaino. Dopo le sue parole di incoraggiamento, confermò anche di voler tornare a Tokyo in taxi, dunque Izusu posó nuovamente lo zaino a terra, tenendo sul tavolo solo il portadocumenti e le sigarette - più ovviamente qualunque cosa avesse sgraffignato Morrigan.
    -Ok. Prima di andare...- Si sollevò una manica sinistra fino a metà avambraccio, scoprendo il lungo guanto nero che continuava ancora sotto l'indumento, fin quasi sotto la spalla, come aveva già visto la ragazza. Come forse aveva già notato, inoltre, i guanti di Izusu erano caratterizzati da dei punti che sembravano anelli più rigidi, ed uno di questi era posto poco sopra il polso del giovane: la mano destra si mosse verso di esso e lo afferrò, facendolo ruotare per novanta gradi in senso antiorario. Un minuto clack, un lieve sbuffo di condensa e Izusu fu libero di sfilare l'ultima sezione del guanto, dal polso in giù, rivelando la sua mano bianchissima. Sembrava quasi traslucida, sebbene fosse un mero effetto ottico, ed un tenue fumo si addensava attorno ad essa. La allungò leggermente verso Morrigan, per fargliela vedere. -Mi raccomando, non toccare.- Le fece un gran sorriso, distogliendo per la prima volta lo sguardo concentrato dalla mano. Dopo qualche istante, l'avrebbe ritratta ed avrebbe preso fra pollice ed indice il pacchetto di sigarette: tempo qualche istante ed esso si sarebbe congelato completamente, Izusu lo avrebbe lasciato cadere sonoramente sul tavolino. Avrebbe infine osservato la reazione dell'amica, chiedendosi se aveva visto abbastanza e poteva rimettersi il guanto o se voleva di più. Ecco il pretesto perfetto: decise che al termine della piccola dimostrazione le avrebbe detto del suo Quirk più nel dettaglio, le avrebbe parlato della spada di Damocle che pendeva sopra la sua nuca. Così finalmente, forse, avrebbe iniziato a capirlo davvero.

     
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    Morrigan O'Brien

    Morrigan incurvò le labbra in una sorta di sorriso di ringraziamento: nemmeno lei stessa credeva davvero di arrivare a diventare una vera redattrice, perchè come ogni suo "progetto ambizioso" anch'esso era destinato al fallimento, si sarebbe annoiata ed avrebbe trovato qualcosa di più interessante a cui aspirare, oppure la frustrazione che qualcosa non riuscisse al primo o al secondo tentativo l'avrebbero fatta desistere. E poi era un lavoro stressante e pieno di responsabilità verso un'altra persona... ci stava già ripensando.
    La domanda che poi l'albino le porse le ricordò del suo primo incontro con Daisuke, aveva recitato per lui un haiku composto da lei, inventandosi di averlo ideato nel momento ispirandosi al corvino, solo perchè sapeva che ciò lo avrebbe messo a disagio. Probabilmente quella era stata la vicenda meno strana di quella serata, dove erano finiti a parlare nell'appartamento di una sua amica, facendole credere che fosse il proprio.
    Izusu non sembrava il tipo che si sarebbe sentito a disagio se gli avesse detto di aver composto una poesia per lui, probabilmente non ci avrebbe nemmeno creduto e sarebbe scoppiato a ridere, e lei dopo di lui.
    ‹ Sì, parecchio, scrivo da quando ho memoria credo. ›, era un dei pochi hobbies che non aveva lasciato col tempo, come poco prima aveva detto al ragazzo dai capelli bianchi, considerava la scrittura avesse infinite possibilità e modi di esprimere uno stesso concetto, era impossibile stancarsi d'essa, soprattutto quando ne era affine e le risultava facile e naturale esprimersi in quel modo. ‹ Perlopiù poesie, mi piace scrivere senza dover per forza sottostare ad una struttura. ›, anche le poesie avevano le loro regole, ma non erano rigide, potevano essere piegate ed ignorate, d ovviamente Morrigan adorava ignorare tutto ciò che risultava troppo composto e in qualche modo matematico.
    Si mise come esempio, avrebbe dovuto lavorare il minimo necessario per sopravvivere e non prendersi troppe responsabilità, e che forse solo un scherzo o meno, aveva ragione. Era un po' sorpresa di come lui riuscisse a comprenderla e vivesse una vita fuori dai soliti standard giapponesi, quando aveva detto ai suoi amici che non le andava di lavorare, molte di loro l'avevano guardata come se fosse pazza, Izusu doveva essere quella famosa eccezione che confermava la regola.
    Da quel punto di vista, Morrigan ed Izusu erano affini e più lui parlava più avvalorava tale ipotesi; la ragazza aveva intuito giusto su di lui, faceva molte cose, voleva sperimentarne di nuovo e gli piaceva un po' tutto... tranne lo sport. Lei rise, nonostante fosse stato davvero molto vago, capiva perfettamente ciò che intendeva. ‹ Fare sport è tremendo. ›, che a lei non piacesse fare esercizio, l'albino avrebbe potuto dedurlo facilmente da come poco prima fosse quasi svenuta per una breve corsetta, anche se in quel caso era anche colpa della sua pancia vuota e il troppo alcol in circolo. Lui però sembrava un po' più atletico di lei, sicuramente molto più veloce.
    ‹ Anche a me piace fare un po' di tutto, e mi piacerebbe provare cose nuove. Un giorno potremmo provare qualcosa assieme. › lanciò quella frase allusiva e vaga con un tono gioco e di finta innocenza, nascondendo poi il suo ghigno dietro alla tazza di caffè, bevendone gli ultimi sorsi. Come aveva fatto poco prima, lo stava un po' provando.
    ‹ Sì... lo penso anche io. ›, lo guardava leggermente stranita e un po' curiosa quando le disse che sarebbe stato un peccato se lei fosse andata via, poteva trattarsi di una semplice frase di circostanza, ma il viso di Izusu non mentiva e pareva sinceramente dispiaciuto, dispiaciuto quanto poteva essere una persona che conosceva da alcune ore, ma forse un pochino di più.
    Il ragazzo di Okinawa iniziò a mettere via tutti gli oggetti che avevano trovato dentro lo zaino, Morrigan decise di tenersi l'accendino, più per ricordo che per utilità, ed infine lo vide sollevare la manica della maglia, capendo cosa stava per fare. Lei appoggiò i gomiti sul tavolo e il mento sul palmo delle proprie mani, era profondamente curiosa, e fissava ogni suo minimo movimento quasi qualcosa d'importante ne dipendesse. Una specie di anello gli bloccava il polso, come per tenere ben saldo il guanto alla propria mano, e quando lo liberò emise un lieve rumore simile a stappare una bevanda gassata.
    Quando vide la sua mano, istintivamente la ragazza si allungò verso essa per poterla osservare meglio. Era d'un candore inumano, e sembrava quasi potesse vederci attraverso come se non vi fosse vera pelle, o delle ossa dentro, emetteva anche un leggero fumo, come se si stesse scongelando, o sciogliendo; era la mano di una statua di ghiaccio. Non riusciva a capire che cosa la colpisse così tanto di quell'unicità, ne aveva viste sicuramente di più strane, ma quella era particolare, perchè sembrava uscita da una qualche favola o leggenda dove il protagonista veniva maledetto: con le sue mani ghiacciate avrebbe congelato tutto ciò quello che toccava. Ubbidì e non toccò le sue braccia, anche se ne era quasi tentata, per il gusto del proibito e perchè avrebbe voluto sentire come fossero al toccarle. Ma non era nemmeno sicura che le sue dita sarebbero poi tornare normali oppure avrebbero dovuto amputargliele come chi rimaneva intrappolato in qualche zona di montagna e perdeva i suoi arti per congelamento, non era disposta a perdere alcun dito per capriccio.
    Ritirò la sua mano ed afferrò il pacchetto di sigarette, che in un battito di ciglia si sarebbe congelato sotto i suoi occhi, lei rimase immobile, con le labbra semiaperte, stupita. Izusu lasciò cadere il pacchetto sul tavolo e Morrigan allungò il braccio per prenderlo in mano e studiarlo. Era ghiacciato esattamente come se lo avesse lasciato dentro al freezer per ore. ‹ Se ti toccassi in quanto tempo finirei come questo pacchetto? ›
    La sua era un'unicità interessante, se l'avesse avuta contro Hisoka al nightclub o contro la spacciatrice in quel parco ad Edogawa, le cose sarebbero andate in modo molto diverso. Probabilmente non lo avrebbe fatto davvero, ma la divertiva l'idea di congelarli e renderli vere e proprie statue di ghiaccio per addobbare il giardino —che non aveva—, come una villain ispirata da qualche fumetto.
    Gli occhi rossi di lei andarono poi a finire sul guanto. ‹ Posso? ›, gli stava chiedendo il permesso di afferrarlo.

    ❝ Quando sull’azzurro dei mari Zèfiro soffia la sua brezza,
    (...) lasciato il peso dei pensieri, nell’inerzia io posso annegare. ❞


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    -Da così piccola? Wow... Avrai scritto, tipo... un sacco di cose.- Cercò di contenere il suo entusiasmo, era veramente curioso ma non voleva darle l'impressione di essere un appassionato per poi deluderla con la sua totale mancanza di cultura in merito. Era solo... contento di sentire cosa rendeva contenti gli altri. -Ah, io non ci capisco molto come ti ho già detto, ma sarei curioso di leggere qualcosa di tuo.- Gli brillarono gli occhi, mentre un'idea lo coglieva. -Oh, oppure un giorno potresti leggermi tu qualcosa dei tuoi scritti! Mi piacerebbe molto! Non credo sarebbe lo stesso se le leggessi da solo, soprattutto le poesie.- Il giovane schioccò le dita un paio di volte. -Dovrebbero avere una certa cadenza, no?- Asserì, pienamente convinto di ciò che diceva. Non gli era passato per la mente che questo implicasse un doversi rivedere futuro che forse dava per scontato erroneamente, tantomeno che una cosa del genere potesse essere considerata imbarazzante. D'altro canto, nemmeno se la sarebbe presa più di tanto se la ragazza si fosse rifiutata, al massimo ci sarebbe rimasto un po' male. Per qualche secondo.
    Ridacchiò alla complicità della ragazza riguardo il fare sport, inutile dire che era piuttosto sicuro che sarebbe stata d'accordo, le sue membra esili e la sua costituzione fragile non mentivano, e non mentiva nemmeno il fiatone che aveva dopo cento metri di corsa. Sicuramente la notte insonne e l'alcool avevano fatto del loro, ma era palese che non si trattasse di un'atleta, quello sì.
    Gli occhi gli brillarono quando fu lei a proporre di fare qualcosa insieme, dopo aver detto che anche a lei piaceva provare cose nuove. Voleva fare qualcosa insieme? Con lui? Si sentì quasi fisicamente sollevare dalla sedia, come se fosse stato pieno di elio, ed esalò un sospiro sognante. La sua mente stava già navigando lidi lontani, e lui la stava lasciando andare. Qualcuno lo fermi.
    -Volentieri! Poi ci scambiamo i contatti!- Chiaramente il ragazzo non aveva minimamente immaginato che potesse essere una frase di circostanza, ma del resto se Morrigan non si era accorta di quanto fosse pericoloso accollarselo a quel punto avrebbe dovuto iniziare a fare i conti con l'inevitabile risultato di avercelo fra i piedi.

    Quando la vide avvicinarsi istintivamente ristrasse la mano di qualche centimetro, ma poi capì che aveva solo intenzione di osservarla e la lasciò fare, facendogliela anche vedere in controluce, con quell'assurda parvenza di trasparenza che la vaga luminosità rimandava. Sorrise e scrollò le spalle alla domanda di Morrigan.
    -Ad essere sincero, non lo so. Non ho mai provato a congelare una persona, ne ho sempre avuto un po' paura. Nel senso... di fare male a qualcuno.- Ci rifletté, poi, cercando di ricordare qualche volta in cui gli era capitato di congelare qualcosa di più grosso di un pacchetto di sigarette. Un comodino, una volta, per fare uno scherzo ad un amico. -Non moltissimo però, credo. Qualche minuto? Se ti prendessi con entrambe le mani forse meno di un minuto, sei mingherlina del resto.- Le sorrise poi con aria divertita, non c'era molto da ridere ma per qualche motivo trovava piuttosto ilare il parlare di lei in quei termini. Chiaramente non ne aveva la minima intenzione, era palese che non avrebbe fatto del male ad una mosca, forse proprio per quello era divertente anzi.
    -Mh? Il guanto? Certo, certo, anche se non è niente di speciale.- Il ragazzo glielo allungò senza troppi problemi, del resto era solo un guanto hi-tech da qualche centinaio di yen. Ma del resto si fidava fin troppo delle persone, non lo sfiorava l'idea che Morrigan potesse in qualche modo danneggiarlo, anche involontariamente. In ogni caso, quando se lo fosse trovato fra le mani, la ragazza avrebbe notato che era fatto di un tessuto sottilissimo ma relativamente rigido, e l'interno era un po' ruvido, come finissima carta vetrata, probabilmente per fare attrito con il ghiaccio che altrimenti sarebbe scivolato via. L'esterno invece sembrava vagamente gommoso. L'anello esterno più rigido in corrispondenza del polso, sembrava invece di un materiale simil-plastica, ma ad un'analisi più attenta la ragazza avrebbe notato un piccolo anello metallico all'interno, probabilmente per dare un po' di solidità alla struttura.
    Mentre la guardava analizzare il suo equipaggiamento, Izusu sorrideva con aria vagamente intristita, chiedendosi come avrebbe dovuto iniziare l'argomento.
    -Argh... Va bene, non c'è un modo carino di dirlo, quindi lo dico e basta.- Mormorò, scompigliandosi i capelli con aria frustrata con la mano ancora coperta dal guanto. -Quando mi hai chiesto dei miei piani e dei miei hobby non volevo fare il misterioso rispondendo in maniera vaga. È vero, non ho uno straccio di piano a lungo termine per la mia vita, e questo perché pare che prima o poi il mio Quirk potrebbe uccidermi.- L'ultima parola l'avrebbe appena mormorata, come se volesse sminuirla, e l'avrebbe accompagnata ad un sorriso colpevole. -La mutazione non ha sempre interessato tutte le braccia, è stata graduale. Prima solo le dita, poi le mani e così via, è in continua crescita, a ritmo un po' irregolare ma non si è mai fermata completamente. E quindi sì, insomma, alcuni dottori mi hanno detto che probabilmente non si fermerà, e prima o poi raggiungerà qualche organo di cui non posso fare a meno e lo atrofizzerà.- Scrollò le spalle, poi. -Non so quando di preciso, ma difficilmente arriverò alla vecchiaia. Ah... non lo dico per farti dispiacere o roba simile, è che mi hai raccontato dei tuoi studi e delle tue ambizioni e a confronto mi rendo conto di essere sembrato la persona meno interessante del pianeta.- Sorrise, poi, ritrovando istantaneamente tutta la sua allegria e sollevando indice e medio della mano nuda in un gesto di vittoria. -E nulla, mi faceva solo piacere dirtelo! Magari ora ti sembro un po' meno uno sfigato.- Le fece una piccola linguaccia, poi, in attesa dell'agognato verdetto: non era tanto una questione di essere sfigato o no, era più un desiderio di sentirsi compreso a dire il vero, ma non se ne rendeva pienamente conto. Era superficiale e affrettato, sì, ma ci teneva a coltivare quell'amicizia e ci sarebbe davvero rimasto male se avesse fatto la figura di "quello che non ha un lavoro/una passione/uno scopo nella vita" e magari Morrigan avesse deciso che non valeva più la pena risentirsi con uno del genere. Ce l'aveva uno scopo nella vita, ed era semplicemente quello di godersela il più possibile, seguendo le pulsioni del momento dovunque lo avessero portato.
    Non poteva avere rimpianti vivendo a quel modo, no?


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    Morrigan O'Brien

    Aveva decisamente esagerato, non scriveva da quando aveva memoria —anche perchè aveva ricordi anche di quando nemmeno sapeva come scrivere— ma di certo aveva iniziato da molto giovane. Morrigan era sempre stata una ragazza introversa e un po' silenziosa, con mille idee che le passavano per la testa ed in qualche modo aveva bisogno di esternarle, ed il metodo che aveva trovato era la scrittura.
    Izusu si mostrò insolitamente entusiasta della sua passione, chiedendole se un giorno avrebbe potuto leggere qualcosa di suo, e aggiungendo poco dopo, che forse sarebbe stato ancora meglio se fosse stata lei stessa a leggerlo a lui. L'albino si era già mostrato scaltro in precedenza, e Momo a quel punto si domandava se la sua fosse una strategia per garantirsi la possibilità di vederla una seconda volta, oppure si mostrasse genuinamente curioso d'ascoltare una delle sue poesie. Voler vedere il lavoro d'un altra persona quando questa ne andava orgogliosa, come lei aveva dimostrato dal modo in cui ne parlava, era un ottimo stratagemma, soprattutto per due persone che si erano conosciute totalmente per caso. Non riusciva ancora a calcolare il livello di innocenza di quel ragazzo, ed era naturale dato il poco tempo trascorso assieme. ‹ Non mostro spesso le mie poesie agli altri, la considero una cosa abbastanza intima... ma chissà, un giorno, potrei fare un'eccezione. ›, alzò le spalle, vaga. In parte era vero, l'unico sconosciuto a cui avesse recitato una poesia era stato Daisuke, per prendersi gioco di lui e perchè non era qualcosa che la riguardasse, per il resto, particolarmente per le poesie, le custodiva un po' più gelosamente, perchè sentiva di rivelare troppo di sè stessa in esse, e temeva qualcuno potesse comprenderle.
    Per quanto allusiva fosse stata la sua frase, lo intendeva davvero, anche se qualunque cosa volesse farci l'avrebbe sicuramente divertita di più se fosse stato illegale, il che era quasi strano quando, ad esempio, non aveva quegli stessi pensieri con Hisoka, e con lui probabilmente sarebbe stato molto più facile cadere nell'illegalità. Se con il rosso preferiva mostrarsi come una normale ragazza che frequentava l'università —solo un po' fuori di testa dato che parlava con lui—, Izusu l'incitava a mostrare il suo lato più dispettoso. Annuì così alle parole di lui, notando come sembrasse perso tra i suoi pensieri, con un'espressione quasi sognante. Probabilmente stavano pensando a cose diverse.

    Morrigan osservava con curiosità le sue braccia trasparenti, mentre lui le spiegava di non aver mai provato a congelare una persona, per timore di far del male. Ne rimase un po' sorpresa, si immaginava che almeno una volta, anche per sbaglio, tipo dopo aver bevuto troppo ad una festa od essersi dimenticato di non avere i guanti addosso, potesse aver toccato qualcuno, aveva tutta l'aria di essere un po' sbadato e incauto.
    ‹ Meno di un minuto? Pericoloso. Dovrò starci attenta allora. › ci scherzò anche lei, restia a pensare che volesse fosse lei la prima persona che congelava nella sua vita. Certo, l'albino poteva aver mentito su tutto ed essere uno psicopatico congelatore di gente, che se ne andava in giro per la spiaggia indossando felpe altrui per adescare le sue vittime, non lo conosceva e tutto poteva essere, anche quel modo inutilmente complicato di uccidere.
    Quando le diede il permesso, Morrigan afferrò il suo guanto e lo analizzò più con le proprie dita che con la vista, toccandone il tessuto gommoso esterno e poi quello un po' più ruvido al suo interno, constatando che no, con quel guanto addosso Izusu non sentiva nulla ed era triste.
    ‹ Quindi sei immune al tuo quirk o-. › lasciò la parola ad ragazzo di ghiaccio, riportando la sua attenzione interamente su di lui.
    Quel che il ragazzo le confessò a seguire cambiò tutta la prospettiva che aveva avuto su di lui in quei pochi minuti, era come se davanti a lei si fosse formata un'altra persona diversa dalla prima che aveva incontrato. Ora riusciva a comprendere meglio certi suoi atteggiamenti, inizialmente aveva pensato che Izusu le assomigliasse, che fosse vago e incerto sul suo futuro soltanto per una questione di carattere, ma lui non aveva nulla a che fare con Morrigan, lui non aveva nessun piano perchè non aveva un futuro. La sua mutazione avanzava in modo irregolare e prima o poi avrebbe raggiunto gli organi vitali, la sua stessa unicità lo avrebbe ucciso.
    Morrigan amava circondarsi di persone particolari, che avevano qualcosa d'interessante da mostrarle o insegnarle, perchè per ella la vita umana era la migliore delle opere d'arte e Izusu era una bellissima tragedia su due gambe. Ricordava d'averne parlato non troppo tempo addietro con Hisoka, del fatto che esistevano sventure estetiche, che una volta lasciato da parte l'orrore, si potevano apprezzare, come quando leggi un buon libro od osservi un quadro. Izusu era ciò, un buon protagonista per un romanzo, un romanzo a cui stava sorgendo l'idea fosse lei a voler scrivere.
    La sua testa stava già vagando tra mille domande ed idee, tra cui quell'improvviso lampo d'illuminazione sul voler scrivere qualcosa su di lui. Adesso, molto più di prima, voleva conoscerlo davvero, averlo vicino, in un capriccio probabilmente più forte di quello che lui aveva per lei.
    Le espressioni mentre narrava ciò non avrebbe saputo dire quali sentimenti vi nascondessero, in realtà non coglieva nemmeno appieno perchè avesse deciso di raccontarglielo repentinamente, gli importava davvero così tanto l'opinione che una sconosciuta aveva di lui? Era contenta lo avesse fatto e non fossero passati mesi prima che saltasse fuori quella tragica storia. Allo stesso tempo era dubbiosa su cosa avrebbe dovuto dire, ora. Lui ne parlava come se volesse sminuire il tutto, ma non sembrava del tutto a suo agio.
    Morrigan lo osservava con gli occhi sgranati e le labbra dischiuse, come se si trovasse di fronte ad una creatura mitologica e molto interessante da analizzare. ‹ Wow... non so proprio cosa dire. › confessò così. ‹ Ho tipo... un milione di cose da dire, ma non vorrei sembrare indelicata. ›, non le importava poi troppo l'essere inopportuna in se, quanto il non voler metterlo a disagio e rischiare di allontanarlo da lei, ad esempio ora le risultava difficile credere che si fosse trasferito a Tokyo, con tutto quello che stava succedendo, per pura coincidenza.
    ‹ Ora capisco come mai prima sei stato così vago, non pensavo che tu fossi un buono a nulla o cose del genere... ma sono felice che tu ti sia fidato abbastanza per confessarmi questo. ›. Non si sprecò troppo a chiedere se non aveva provato ad andare da qualche dottore, cercare in qualche modo una soluzione, era scontato avesse fatto tutto il possibile, e da come ne parlava, che in qualche modo si fosse "rassegnato" a quel suo destino.
    ‹ Immagino che sia qualcosa che tu hai già accettato, oppure... › lasciò la frase incompleta, in una tacita domanda: aveva o meno qualche speranza?

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    Non erano chiacchiere di circostanza quelle di Izusu - ad essere sinceri nulla lo era mai in compagnia dell'albino, sebbene molte delle cose che gli uscivano dalla bocca sembrassero così frivole e sciocche da dover essere di circostanza. Ma per lui ogni cosa era interessante, o meglio, poteva esserlo con le giuste premesse. Una poesia di per sé a Izusu non faceva né caldo né freddo, ma una poesia letta ed interpretata a voce alta dal suo stesso autore? Chissà, forse avrebbe acquisito un valore diverso, nella peggiore delle ipotesi non gli avrebbe detto nulla e avrebbe depennato "ascoltare poesie" dalla lista di attività potenzialmente interessanti a cui dedicarsi. Sapeva inoltre di essere di parte, perché a dire il vero a rendergli la cosa interessante bastava la presenza di Morrigan. In caso di un incontro dubitava seriamente che si sarebbero visti al volo, lei gli avrebbe recitato la sua poesia e si sarebbero salutati subito dopo: anche senza volersi fare troppi film, sperare di finire a prendere un caffè insieme e fare due chiacchiere non era certo utopistico. E quello avrebbe certamente ripagato un'eventuale esperienza mediocre.
    -Lo spero proprio! Mi farai sapere!- Esclamò, senza preoccuparsi di sminuire o dire che non voleva forzarla, non per cattiveria ma non gli sembrava una cosa così imbarazzante o privata e dunque non riteneva necessario eccedere con gli scrupoli. Erano solo un paio di poesie, no? A dire il vero, la sua riluttanza aveva più che altro dato a Izusu l'impressione che stesse volutamente e scherzosamente facendo la misteriosa. Forse voleva fargli venire curiosità? Ci era ovviamente riuscita.

    Non riusciva a capacitarsi dell'almeno apparente enorme interesse di Morrigan nei confronti del suo Quirk, solitamente la fase show and tell era sempre durata molto meno con chiunque altro a cui avesse mostrato le sue braccia. La ragazza dai capelli rosa ne sembrava invece quasi stregata, e questo in qualche modo gli scaldava il cuore e le gote (sebbene non sembrassero diventare più che rosa).
    -Ah... Veramente no, non sono immune al mio Quirk.- Mormorò, dopo un istante di incertezza: non era una domanda che gli volgevano spesso, a dire il vero. -Infatti sono così abituato a stare attento ad ogni cosa che mi viene naturale. Una volta, da ragazzino, mi sono congelato e strappato via un bel ciuffo di capelli!- Esclamò, ridendo divertito, ricordando quell'episodio che al tempo aveva trovato molto poco esilarante, accaduto quando aveva quindici anni. Gli era rimasta una chiazza pelata sopra l'orecchio sinistro per quasi due mesi - per qualche motivo la sua mutazione sembrava influenzare anche i peli ed i capelli, che crescevano lentissimi. Non appena gli era cresciuto quel centimetro di capelli di ricrescita aveva adeguato il resto della chioma a quella lunghezza e non li aveva praticamente più tagliati fino alla fine delle superiori.

    La ragazza reagì alla confessione di Izusu rimanendo per un po' in silenzio, durante il quale l'albino trattenne praticamente il fiato come in attesa di un giudizio finale. Alla fine, fortunatamente, Morrigan sembrò non essere troppo turbata o mortificata, ormai Izusu sapeva riconoscere lo sguardo di una persona a disagio che desidera solo andarsene e quello della ragazza dai capelli rosa comunicava tutt'altro. Ciò che scelse di dire al termine del suo silenzio, fu in realtà una reazione abbastanza ordinaria ed indolore, probabilmente stava sondando il terreno per vedere quanto la cosa facesse male al ragazzo e quanto liberamente poteva parlarne. Egli non sapeva bene quanto preoccupata fosse di essere indiscreta, gli sembrava poter essere sfacciata almeno quanto lui se voleva, ma reale o fittizio che fosse il suo interessamento ebbe solamente l'effetto di rendersi ancora più carina agli occhi del giovane. Di tutto il resto non gli pesava nulla, poteva anche riempirlo di domande per quel che gli importava.
    -Oh~ figurati, non mi dà il minimo fastidio. Io non lo trovo così interessante ma se hai domande chiedi pure!- Rassicurò dunque.
    Morrigan sembrava essersi convinta che Izusu fosse preoccupato di essere considerato un inetto, e sebbene a lui importasse cosa lei pensava di lui non era propriamente quella la sua preoccupazione.
    -Ah... Non era esattamente per un buono a nulla che temevo di passare, anche perché quello in fondo un po' lo sono.- Ridacchiò sotto i baffi, evidentemente disinteressato alla cosa. -Più che altro, non so, poteva sembrare fossi frivolo e privo di interessi? Ah, ad ogni modo non importa, abbiamo chiarito.- Non era tanto perché avesse paura di fare brutta figura che aveva vuotato il sacco, era perché aveva paura che Morrigan non lo reputasse abbastanza interessante da coltivare un qualunque rapporto con lui. Gli si dipinse un lieve sorrisetto sulle labbra, vagamente compiaciuto, come se si fosse reso conto in qualche modo di aver guadagnato qualche punto. Ad essere sinceri non aveva ben chiaro quanto Morrigan lo trovasse interessante (e probabilmente a saperlo se ne sarebbe stranito un po'), ma bisognava essere fin troppo ottusi per non notare gli occhi curiosi con cui la ragazza lo scrutava ed il tono della sua voce via via sempre meno distaccato. Il sorrisetto, tuttavia, si congelò (heh) sulle labbra del ragazzo quando lei gli pose una domanda incredibilmente diretta, seppur camuffata da osservazione. Lo aveva superato? La sua parte razionale voleva dire di sì, ma ad essere sincero se ci pensava troppo sentiva lo stomaco strizzarglisi. Poteva scherzarci su, poteva anche costruirci ragionamenti intorno e sicuramente era una realtà con cui si scontrava ogni giorno. Ma era come se vi fosse una lenza appesa al cuore, con un filo sottilissimo ed invisibile che si estendeva in lunghezza sino a perdersi oltre l'orizzonte: legata all'altra estremità del filo, una singola pietra con incise solamente due parole: perché io?. Izusu non la vedeva spesso e la maggior parte del tempo non ci pensava. Passava mesi, anni talvolta, senza ricordarsene nemmeno una volta, eppure se vi si concentrava lo sentiva, quel minuscolo peso al cuore, che gli rendeva il respiro leggermente più difficile.
    -Uhm, direi di sì, sinceramente non ci penso troppo spesso. Cioè, non in termini di rammarico. Pazienza.- Non finse di suonare entusiasta e felice come il suo solito, ma le parole uscirono comunque dalla sua bocca con dolcezza e sincerità. Non sapeva bene se lo aveva superato o meno, ma certamente aveva imparato a conviverci. Per ora andava bene così.
    La sua mano orbitava a una quindicina di centimetri dal tavolo da ormai qualche minuto, e sulla superficie del mobile iniziava a formarsi una lieve patina ghiacciata.
    -Ops. Ti spiace...? Te lo faccio rivedere un'altra volta!- Lasciò la sua ovvia richiesta cadere nel nulla mentre tendeva la mano ancora guantata verso Morrigan, aperta, in attesa che lei gli riconsegnasse il guanto che gli mancava.


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    Di nuovo, mi scuso per il ritardo. Ho chiuso due role evento quindi da ora in poi dovrei essere più puntuale. Grazie per la pazienza :heart:
     
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    L'interesse di Morrigan nei confronti dell'albino era aumentato in modo esponenziale nel momento in cui aveva iniziato a parlare del suo quirk, se ad un inizio l'aveva soltanto incuriosita, adesso ne era seriamente affascinata. Non era tanto l'unicità in sé quanto il fatto che fosse così particolare, e invasiva a tal punto che aveva dovuto modificare la sua vita per adattarsi ad essa, e poi sarebbe morto. Che bello. Era strano quel suo interesse? Molto, forse anche un po' morboso, ne era cosciente e proprio per questo tratteneva il suo entusiasmo dietro un appena accennato sorriso.
    Il sorriso si ampliò in uno divertito al piccolo aneddoto sui capelli che Izusu e aveva raccontato, erano soprattutto quelle piccole cose che lei voleva sapere, che definivano meglio la sua persona e il possibile protagonista di questo nuovo romanzo che aveva in testa.
    Nonostante Izusu sembrasse un ragazzo un po' trasandato, che viveva alla giornata, doveva essere molto rigoroso e cauto quando si trattava del suo quirk, sia per non ferire se stesso che gli altri. Se lei fosse stata al posto suo probabilmente sarebbe morta nel giro di poco tempo, congelandosi da sola, o come minimo avrebbe trasformato il braccio di qualcuno in un ghiacciolo per sbaglio o forse anche intenzionalmente. Morrigan non sarebbe mai stata così responsabile, avendo un quirk come quello di lui, a malapena lo era col suo e ne aveva il pieno controllo.
    Morrigan aveva fin troppe domande nella sua testa, alcune più personali e delicate di altre, che forse era meglio non chiedere per ora, ed era contenta che Izusu si mostrasse disposto a risponderle. In realtà era ancora sorpresa dal modo spontaneo con cui parlava della cosa, e del fatto che non trovasse il suo quirk interessante, quando per lei era tutto il contrario.
    ‹ Uhm... oltre a congelare e cose, puoi anche tipo manipolare il ghiaccio e crearci oggetti? ›, si, Morrigan si stava immaginando la sua unicità come l'Elsa dei film, castello di ghiaccio compreso.
    Si era sbagliata, il ragazzo dai capelli bianchi non temeva passare per buono a nulla, quanto per superficiale e senza interessi. E forse ai suoi occhi era parso un po' frivolo, nei suoi atteggiamenti infantili, ma non c'era nulla di sbagliato in ciò, almeno per lei. Lasciò correre, non era qualcosa in cui era interessata a discutere.
    La sua espressione sembrò poi fermarsi nel tempo alla seguente domanda di Morrigan, riusciva quasi a vedere gli ingranaggi de suo cervello fermarsi e pensare per più di due secondi seriamente alla questione.
    Avevano un che di affabile e diverso il suo solito tono, che risultava sempre autoironico, e le sue parole sembrarono molto sincere. Forse aveva sbagliato ad utilizzare la parola "superato", non era qualcosa su cui poteva metterci una pietra sopra perchè non aveva una fine e persisteva nel tempo, forse avrebbe dovuto chiedere se l'avesse accettato. E probabilmente era questo quello che lui intendeva, lo aveva accettato, e per questo ne poteva parlare con tanta calma. Le sue labbra si incurvarono in un piccolo sorriso, quasi per ringraziare la sua onestà.
    Era così assorta dai suoi pensieri e dai racconti di Izusu che non si era minimamente accorta del lieve strato di ghiaccio che si stava formando su tavolo, a qualche centimetro sotto a mano di lui. Aveva pensato erroneamente che il ragazzo dovesse toccare qualcosa per congelarla, ma bastava solo stare vicino alle sue braccia per un tempo prolungato.
    ‹ Oh, certo tieni. › gli passò subito il guanto che, senza nemmeno accorgersene, stringeva ancora tra le sue mani. ‹ Potremmo continuare a discutere sul tuo quirk, o qualunque altra cosa, mentre andiamo a cercare un taxi, che dici? › nel mentre, la ragazza avrebbe chiesto il conto.

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    L'interesse di Morrigan per il quirk di Izusu continuava a lasciare il ragazzo perplesso, ma questi non obiettò minimamente quando lei gli fece un'ulteriore domanda. A questo punto, chiunque avrebbe smesso, chiunque tranne lei, e la cosa non infastidiva minimamente il giovane albino poiché... beh, qualunque cosa Morrigan facesse che la rendeva meno ordinaria era decisamente ben accetta e non faceva che alimentare la sua ammirazione/cotta per lei (per il giovane il confine tra le due cose era molto sottile). Gli piaceva vederla appassionata - sebbene lei mantenesse un certo tono composto che la faceva sembrare un po' distaccata - la quantità e l'entità delle domande che gli poneva non poteva essere fraintesa: in qualche modo era interessata.
    -Sarebbe molto bello! Ma purtroppo no, non posso farlo. Non emetto ghiaccio, assorbo solo il calore. Il congelamento è solo una conseguenza del raffreddamento estremo, non ha niente a che fare con il mio Quirk, non direttamente quantomeno.- Spiegò, cercando di essere il più chiaro possibile. Non era troppo abituato a dare spiegazioni così approfondite della sua mutazione quindi non era sicurissimo di che parole usare, ma in caso sarebbe stato più che disposto ad approfondire.
    Fu lieto che la parentesi sulle cattive impressioni fosse stata accantonata agilmente anche da lei e concordò tacitamente con la sua decisione di non parlarne più, ormai non aveva più importanza: se prima Izusu se ne preoccupava, dopo averci parlato per un po' aveva acquisito più serenità ed aveva già smesso di pensarci. Non aveva tempo per struggersi troppo sulle cose, del resto.
    Momo-san lo stette a sentire con interesse dopo avergli posto quella domanda così personale, quasi assorta, ed Izusu si ritrovò a fissarla di rimando dopo aver finito di parlare, chiedendosi dove stesse vagando la mente di quella ragazza così particolare. Era veramente curioso di conoscerla meglio. La patina di gelo formatasi sul tavolo, sfortunatamente, distrasse entrambi dalla contemplazione e ne seguì qualche istante di silenzio mentre il giovane si infilava nuovamente il guanto ed agganciava l'anello rigido a quello rimastogli vicino al polso per suggellare la chiusura. La ragazza propose di continuare il discorso mentre cercavano un taxi, al ché Izusu annuì, dando un'occhiata rapida al tavolo per assicurarsi di non essersi dimenticato nessun pezzo di dolce e di aver finito il caffè.
    -Oh, certo, perché no.- Al ragazzo si arricciarono le labbra in un sorrisetto mentre porgeva la banconota ritrovata nello zaino alla barista, che lo osservava con un vago fare di disapprovazione, probabilmente aspettandosi una carta di credito o qualcosa di leggermente più moderno. Era difficile vedere qualcuno utilizzare i contanti nel 2022, dopotutto, probabilmente li avrebbe scambiati per due turisti se non avessero chiacchierato in giapponese tutto il tempo. Magari li avrebbe presi per due campagnoli, ecco. -Anzi, tutte queste domande mi hanno fatto venire una gran curiosità del tuo invece.- Fu la domanda indiretta del giovane, seguita da uno sguardo supplichevole. -Mi dici cosa fa? Eddai.- Insistette, ancora prima che lei avesse la possibilità di rifiutare, mentre i due si avviavano verso l'esterno del locale con il resto dei soldi del poveraccio senza zaino. Ad Izusu non aveva nemmeno sfiorato il pensiero che lei potesse essere Quirkless, a sua volta affetta da Negaquirk o che potesse avere qualunque problema o trauma legato alla sua unicità, era palese che per quanto armato delle migliori intenzioni la discrezione non fosse il suo forte. Non per quel tipo di cose, quantomeno.
    -Dunque... potremmo telefonare, per il taxi, ma la stazione è a... tipo duecento metri o qualcosa del genere. Penso che ne potremmo trovare uno lì fuori se siamo fortunati. Ti va di andare a vedere?- Propose dunque, indicando con un gesto del collo lo scorcio di un edificio piatto e largo appena visibile in fondo alla strada, che doveva essere la stazione dei treni. Così facendo, tese la mano destra all'indietro offrendola istintivamente a Morrigan, senza che quel gesto dovesse significare nulla in particolare a dire il vero, gli era solo uscito spontaneo dato il suo continuo desiderio, no, bisogno di contatto fisico. Non che potesse sentire nulla con quei guanti, ma il semplice gesto sarebbe stato sufficiente, sebbene in fondo non si aspettasse che lei accettasse senza battere ciglio. Insomma, non ci aveva pensato, le aveva offerto la mano ed ora gli sembrava semplicemente più stupido ritirarla senza che lei avesse prima rifiutato, ma anche in caso non se la sarebbe presa. Era difficile liberarsi di lui, del resto.
    Ad ogni modo, il tragitto che li separava dall'edificio non era troppo oneroso, come previsto si trattava di poco più di duecento metri, e subito fuori dalla stazione vi era una postazione apposita per prendere i taxi, dove c'erano già tre o quattro persone in attesa ed un paio di vetture in fila che li facevano salire ordinatamente uno alla volta. Sembrava che non ci sarebbe nemmeno stato molto da attendere, dopotutto, questione di pochi minuti. Con il benestare della ragazza, i due si sarebbero diretti sotto quella piccola tettoia ed ivi avrebbero atteso per qualche minuto.
    -Vivi da sola? O sei con dei coinquilini?- Domandò improvvisamente Izusu, folgorato da un'improvvisa curiosità che non poteva trovare sollievo se non venendo soddisfatta. Era giunto a chiederselo a seguito di una serie di riflessioni, visto che Morrigan era un'universitaria non sarebbe stato troppo inusuale a dire il vero. -Io al momento sto in una pensione per qualche settimana! Sto valutando qualche appartamento, ma devo ancora decidere se stare da solo o cercare coinquilini.- Rifletté ad alta voce, non che glielo avesse chiesto qualcuno, ma quantomeno palesando da dove gli veniva la curiosità della sistemazione di Morrigan. A dire il vero poteva sembrare equivoca come domanda, ma sebbene non avrebbe affatto disdegnato finire sotto le coperte con la ragazza dai capelli rosa, non era per quello che voleva sapere se abitava da sola. E poi era molto più diretto di così, anche in caso avesse voluto chiederglielo, non era tipo da prenderla alla lontana.

     
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    Niente ghiaccio, Izusu poteva solo congelare qualunque cosa. ‹ Già, un peccato. › commentò la ragazza, scartando l'idea del castello di ghiaccio, tra le tante altre che aveva in mente in quel momento. Per prima cosa avrebbe dovuto chiedergli il consenso, se davvero avrebbe scritto qualcosa, di poterlo utilizzare come ispirazione per un personaggio, ma farlo adesso sarebbe stato fin troppo eccentrico per lei. Forse quella sarebbe stata la prima e ultima volta che lo avrebbe visto —anche se ne dubitava, lei per prima voleva approfondire quella conoscenza— e quindi non lo avrebbe mai saputo. Altrimenti ci avrebbe pensato in futuro.
    Il ragazzo di ghiaccio indossò nuovamente il suo guanto, porgendo poi la banconota rubata che non apparteneva a nessuno dei due, alla cameriera, cercando di renderlo il più palese gli fosse possibile. Infatti la donna gli lanciò un'occhiata obliqua, e per quanto Izusu ne stesse dando tutta l'impressione, dubitava che la donna sapesse che tecnicamente non la stavano pagando con i propri soldi ma con quelli di un tizio che li aveva rincorsi per la spiaggia. Probabilmente era solo che raramente la gente pagava in contanti e dal ghigno malandrino che mostrava l'albino aveva una mezza idea potesse esser una banconota falsa, o almeno lei l'avrebbe pensata in quel modo.
    ‹ Okay, okay. › disse ridacchiando, Morrigan non si fece pregare molto, dopo tutto quello che le aveva confessato riguardo al proprio quirk, il minimo che poteva fare era ricambiare. ‹ Guarda qui. › Lo seguì verso l'uscita del locale, prendendo dalla propria tasca il suo nuovo accendino, mostrandolo a palmo aperto a ragazzo dai capelli bianchi, con un gesto della mano poi, nascondendolo per un secondo agli occhi di lui, lo avrebbe fatto scomparire dalla sua mano, mostrandola di nuovo come se fosse vuota... in una sorta di trucco di magia. Infine, col pollice, avrebbe fatto come per accendere un accendino invisibile, ed effettivamente Izusu avrebbe visto una fiamma spuntare dal nulla, a qualche millimetro dalle dita di lei.
    La sua parte più dispettosa aveva riflettuto sulla possibilità di chiedergli lo zaino e poi sparire nel nulla, senza più fare ritorno. Sarebbe stato divertente, ma lo zaino non aveva nulla di valore, e non voleva andarsene prima di aver almeno preso il suo numero. (. . .)

    Izusu propose di andare alla stazione che si trovava a pochi isolati da loro: un edificio basso e largo infondo alla via, lì avrebbero sicuramente trovato qualche taxi disposto a portarli verso la città. Poi Izusu le porse la mano, e lei la accettò senza esitare troppo. Non era sorpresa di tutta la confidenza che il ragazzo si prendeva, aveva già capito, anche prima di quello che gli aveva raccontato sula sua unicità, che non era un ragazzo timido o che si faceva quel tipo di problemi. Si chiedeva piuttosto come si relazionava con le persone attorno a lui, soprattutto per i rigidi standard giapponesi dove, in pubblico, non si prendevano le mani nemmeno le coppie. Era così confident (non ricordo come si dice in italiano ciao) soltanto perchè anche Morrigan lo era, oppure lo sarebbe stato con chiunque?
    Raggiunsero la stazione in poco tempo e si fermarono sotto una piccola tettoia, dove erano parcheggiati un paio di taxi, aspettando i loro turno. Izusu se ne uscì con una domanda che facilmente poteva essere fraintesa, soprattutto dato il contesto: sarebbero andati verso casa sua. Inarcò un sopracciglio, chiedendosi se stesse sondando il terreno o la motivazione fosse tutt'altra e più contorta. ‹ Ho una coinquilina. › chiarì, mordendosi l'interno del labbro inferiore per trattenere qualunque commento su quanto sfacciata fosse stata la sua domanda, lasciandogli così il tempo per comprendere il vero motivo per cui lo aveva chiesto, forse.
    ‹ Ti consiglio di trovarti un coinquilino. Vivere da soli è noioso, stai sempre da solo, soprattutto in periodo scolastico, e non hai nessuno con cui distrarti dai tuoi stessi pensieri. ›, e per quanto Morrigan stessa tendesse ad essere introversa ed amava pensare e stare da sola con i propri pensieri, alla lunga diventava pesante ed aveva bisogno di qualcuno che la stesse a sentire, come la sua povera coinquilina. ‹ E tu non hai affatto l'aria di qualcuno che sopporterebbe vivere da solo. › aggiunse, rivolgendogli un piccolo sorriso.
    Finalmente giunse il loro turno, Morrigan salì per prima, ed una volta che fu salito anche Izusu, indicò al taxista il suo indirizzo a Ueno.

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    Sembrò quasi dispiaciuta, Morrigan, quando Izusu le rivelò che non emetteva fisicamente ghiaccio da controllare. Il giovane si chiese il motivo, certo il suo Quirk se lo si analizzava con attenzione non era veramente un granché, ma di lì a provare della vera e propria delusione... Che la ragazza si stesse facendo qualche tipo di castello? Si stava immaginando qualcosa di specifico? Chissà, la curiosità divorava l'albino ma sarebbe stata una domanda fin troppo contorta da porre, non aveva nemmeno precisamente idea di come articolarla, dunque lasciò perdere e si limitò a fantasticare su ciò su cui lei poteva star fantasticando. Forse a quel punto qualcuno avrebbe collegato il fatto che fosse una scrittrice in cerca d'ispirazione, ma il collegamento non sarebbe mai giunto in mente al giovane senza che lei glielo dicesse esplicitamente, avrebbe potuto girarci intorno per quanto voleva.
    Disguidi con la cassiera a parte - alla fine ricevettero il resto senza che lei fiatasse - i due uscirono finalmente dal locale che li aveva ospitati durante la loro pigra ed abbondante colazione. La ragazza non obiettò affatto alla richiesta di Izusu, ma non pareva intenzionata a descrivere il suo Quirk a parole, quanto più a dare una dimostrazione. Al suo "guarda qui" gli occhi di Izusu quasi si dilatarono per l'entusiasta curiosità mentre tratteneva il fiato e si avvicinava platealmente alla mano dove la ragazza stringeva l'accendino. E poi, all'improvviso, l'accendino sparì nel nulla.
    -Wah! Come...- Esordì, sorpreso, ma quando la vide muovere le dita capì che non era finita così. Forse lo stava facendo riapparire? No, semplicemente gli dimostrò che non era affatto sparito: la fiammella che si era creata sospesa nel vuoto a qualche centimetro dalla sua pelle indicava chiaramente che l'oggetto fosse ancora fisicamente presente, solo invisibile. Gli occhi di Izusu brillarono, quasi letteralmente, mentre si rendeva conto di quanto fosse perfetto. Con un Quirk del genere avrebbe potuto rubare tutto quello che voleva. Si sentì terribilmente in colpa e quasi in imbarazzo che il suo primo pensiero fosse stato quello - quanto era caduto in basso? D'altro canto era semplicemente inevitabile pensarci, era il Quirk perfetto per qualunque ladruncolo. Si chiese quanta di quella malizia fosse trasparita all'esterno un po' preoccupato, ma trasse un vago conforto dal ricordo che Morrigan lo aveva silenziosamente appoggiato nel suo furtarello di poco prima. Certo, pareva fermamente sicura che quei vestiti sarebbero stati buttati e Izusu non si era disturbato a convincerla del contrario, quindi non era ancora sicurissimo di come pesasse quel tipo di furbizie sulla sua personale bilancia morale.
    Ennesimo motivo per approfondire la sua conoscenza, chissà, magari potevano diventare partners in crime? Era così divertente ed eccitante pensarlo, ma non poteva certo uscirsene con una proposta del genere da un momento all'altro. Doveva dare tempo al tempo, ma improvvisamente si rese conto che se ne stava in silenzio da fin troppo tempo, dunque si prese con forza le guance fra le mani per scuotersi e si rivolse di nuovo a Morrigan.
    -Scusa, mi ero perso a riflettere. Il tuo Quirk è fichissimo!- Esclamò infine, con entusiasmo ma cercando di tenere la voce bassa: non voleva certo urlare ai quattro venti che lei aveva appena usato la sua Unicità illegalmente. -Puoi far sparire qualsiasi cosa? Di qualunque dimensione?- Fu il suo turno di bombardarla di domande: ironico come nessuno dei due fosse completamente disinteressato nella propria curiosità, forse in fondo si capivano meglio di quel che pensavano.
    Il discorso sulla noia del vivere da soli colpì Izusu particolarmente, lui soprattutto era molto soggetto agli attacchi di noia che lo spingevano solitamente a fare qualche stupidaggine, ma lo spaventava un po' vivere costantemente con una persona perché sapeva che si sarebbe inevitabilmente affezionato e avrebbe finito per provare ad avere contatti che potevano potenzialmente rovinare una pacifica convivenza. Ad essere sinceri, quello era l'unico argomento che lo faceva dubitare di volere davvero un coinquilino, perché per il resto adorava stare con le persone.
    -Hai ragione. Dovrei solo imparare a non accollarmi!- Rise poi di sé stesso, sminuendo la cosa per evitare che Morrigan lo prendesse troppo sul serio. In fondo non era un problema così insormontabile, doveva solo pensarci sù, alla fine anche se fosse andato a vivere da solo sarebbe sicuramente andato a spassarsela ogni giorno, la casa era solo un posto dove crollare esausti la sera e dormire. -Tu vai d'accordo con i tuoi coinquilini?-
    Il taxi arrivò ed Izusu lasciò che Morrigan comunicasse il suo indirizzo al tassista, decidendo che sarebbe sceso anche lui lì: non aveva intenzione di pedinarla fino a casa, semplicemente voleva proseguire il viaggio verso casa sua coi mezzi pubblici, com'era sua intenzione fare fin dall'inizio. Fra le decine di cose inutili su cui spendeva soldi, i taxi non erano contemplati.
    -Mi piacciono i tuoi capelli, Momo-san.- Dopo appena un paio di semafori, la testa di Izusu ciondolava un pochino, sembrava si stesse sforzando di tenere gli occhi aperti ma riuscì a pronunciare solo quella frase fra i denti prima di precipitare in avanti. La cintura di sicurezza lo bloccò e la sua testa rimbalzò e ciondolò di lato, in direzione di Morrigan (sebbene il sedile mediano li distanziasse abbastanza da impedire il contatto), posandosi sul sedile dolcemente. Agli occhi di Morrigan, per cui era stato pieno di energie fino a qualche minuto prima, sarebbe sembrato quasi come se fosse stato un robot che aveva improvvisamente terminato le batterie. Se la ragazza non lo avesse svegliato o spostato, se ne sarebbe stato in quella posizione fino a quando non avesse sentito l'auto fermarsi, al ché si sarebbe scosso guardandosi intorno con aria confusa e gli occhi pesti.
    -Ah-! Scendo qui anche io!- Esclamò, nel caso la ragazza stesse facendo per uscire. -Siamo a Ueno, vero? Prendo i mezzi fino a casa!- Spiegò, sorridendo con aria innocente e assonnata. Pagò dunque il tassista e lo lasciò andare, infine si rivolse nuovamente alla ragazza. -Mi sono molto divertito e mi piacerebbe passare altro tempo con te, ma sono stanco morto.- Ridacchiò, carezzandosi la nuca un po' indolenzita. Mise una mano in tasca e ne estrasse il cellulare, che allungò a Morrigan senza troppi complimenti. -Ti registreresti nella mia rubrica come Momo? Fai prima tu che io con i guanti.- Concluse, alzando le mani con una risatina colpevole e lasciando lavorare la ragazza, qualora avesse accettato. Ovviamente, lo sblocco del cellulare di Izusu avveniva con una semplice sfregata del dito, senza codici o sequenze particolari per facilitarlo, ed ovviamente senza riconoscimento delle impronte digitali.

     
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    Ed ora era Izusu che pendeva dalle sue labbra, o dalla sua mano, dall'entusiasmo quasi infantile con cui la guardava mentre faceva sparire da essa. Quella meraviglia iniziale però prese un'altra sfumatura dopo l'apparizione della piccola fiamma visibile sopra le sue dita. Se prima la sua era una semplice espressione di sorpresa, ora riusciva a leggere nel suo viso che vi fossero entrati altri pensieri ad invadere la sua mente, maliziosi, avrebbe detto se avesse dovuto tirare ad indovinare.
    Se ne rimase incantato per svariati secondi a fissare la fiamma, forse pensando all'utilità di quel quirk giusto per qualche ora prima: se avesse potuto rendere invisibile lo zaino, il vero proprietario non lo avrebbe notato e non avrebbero dovuto mettersi a correre per la spiaggia. Oppure a quanto facile per lei sarebbe stato rubare qualcosa da qualunque posto, o spiare gente senza nemmeno essere notata, pensieri che sarebbero venuti in mente a chiunque pensasse ad un quirk come il suo. E che per lei non erano soltanto pensieri, avendo fatto sia l'una che l'altra cosa.
    Ovviamente la sua unicità era fichissima, lo sapeva ed era grata che fosse capitata proprio a lei, e che si adattasse così bene alla sua personalità. Non le piaceva essere il centro d'attenzione, osservare o ascoltare senza essere notata era qualcosa che gradiva, e volendo era qualcosa che poteva fare, anche se era più una metafora, non usava il suo quirk per spiare gli altri di solito.
    ‹ ...qualunque dimensione? Vorrei proprio sapere a cosa stai pensando. ›, forse Izusu aveva in mente qualcosa di specifico che avrebbe voluto far sparire. Non era abituata a ricevere troppe domande sul suo quirk, non ne parlava spesso e le poche volte che succedeva gli altri le domandavano se poteva far scomparire loro.
    ‹ Non saprei se posso far sparire qualunque cosa. Voglio dire, non so i limiti, non ho mai provato a far sparire qualcosa di più grande di una persona... forse riuscirei a far scomparire anche una macchina, ma magari non un edificio... anche se sarebbe divertente. ›, Morrigan usava la sua unicità per se stessa e in modo che non fosse scoperta nel farlo. Rubare qualcosa da un negozio di vestiti, un cellulare o entrare al cinema senza pagare il biglietto, far sparire una macchina per rubarla sarebbe stato più complicato, non aveva mai avuto bisogno di utilizzarla per far sparire oggetti che non potesse trasportare sulle proprie braccia.
    Morrigan non fece alcun commento sulla sua battuta autoironica, limitandosi ad incurvare le labbra in un sorriso divertito. Ancora non sapeva quanto Izusu fosse appiccicoso, anzi, era solo in quel momento che stava notando che un po' lo era: era riuscito a fare in modo di restare con lei, fare colazione ed ora accompagnarla fino a casa ottenendo infine il suo indirizzo. Forse era stato tutto solo frutto del caso, o forse l'albino aveva fatto in modo di poter passare il più tempo possibile con lei, senza che nemmeno se ne accorgesse.
    ‹ Si... dimmi, hai già vissuto da solo o questa sarebbe la prima volta? › rispose in modo sbrigativo, disinteressata a parlare di lei e la sua coinquilina, con cui andava davvero d'accordo siccome era semplicemente stupido inimicarsi la persona con cui vivevi.
    Il taxi avanzava con il non indifferente traffico della metropoli, non troppo velocemente, Morrigan fissava assorta in paesaggio cittadino dal finestrino, e da nulla Izusu le fece un complimento. O il suo era un genuino complimento, anche se campato all'aria, oppure ci stava provando. Si aspettava che lei si girasse verso di lui, dicesse qualcosa di carino a sua volta, o non dicesse proprio niente, si avvicinassero pian piano l'uno all'altro e finissero per baciarsi? Morrigan si voltò, indecisa su quello che voleva fare... si sarebbe limitata ad un "grazie", o avrebbe solo sorriso aspettando di vedere che cosa lui avrebbe fatto... ma Izusu si era addormentato. Lo guardò con un sopracciglio inarcato mentre scivolava verso di lei, appoggiando infine la testa sul sedile di mezzo. Non riuscì a fare a meno di farsi scappare una leggera risata, alla conferma che quel ragazzo era proprio un bambino troppo cresciuto.
    Il taxi si fermò davanti al suo appartamento, Morrigan fece per svegliare Izusu, per salutarlo, e perchè a quel punto avrebbe dovuto dire al taxista dove andare, ma il ragazzo si svegliò da solo, scendendo successivamente assieme a lei.
    ‹ Anche io mi sono divertita, escludendo la parte in cui abbiamo corso e io ho quasi perso i polmoni. › scherzo sorridente, afferrando poi il cellulare del ragazzo per registrarsi come lui aveva chiesto "Momo :<3:" con un piccolo cuoricino, per poi ridarglielo.
    ‹ Ecco fatto. Non sto molto sul cellulare quindi potrei impiegarci un po' a risponderti. › e il fatto che lo stesse avvisando di quanto lei fosse lenta a rispondere era molto.
    ‹ E' stato un piacere incontrarti, Izusu. Ci vediamo. ›, se l'albino non l'avesse fermata, Morrigan se ne sarebbe così andata verso il proprio appartamento.

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    Il sorriso gli si arricciò quasi in maniera beffarda quando Morrigan si interrogò ad alta voce sui pensieri di Izusu.
    -Chissà.- Mormorò, sottovoce, con un paio di risatine. In realtà stava mentalmente passando in rassegna qualunque oggetto gli venisse in mente, via via sempre più grandi, chiedendosi fino a che punto avrebbe potuto contare su di lei per farli sparire. Un accendino, un orologio, un cellulare, un paio di occhiali da sole, un portafogli, un pacco di biscotti, una bottiglia di sake, una camicia, dei pantaloni, un maglione, un completo elegante. Erano la coppia perfetta, lui sbriciolava gli anti-taccheggio e lei faceva sparire gli oggetti, avrebbero potuto ripulire intere corsie senza che nessuno si accorgesse di nulla. Forse.
    -Riesci a far sparire una persona intera?- Questo cambiava tutto, era ancora più incredibile di quel che pensava: il ragazzo avrebbe avuto un bel po' su cui fantasticare tornato a casa, mentre una parte non così remota del suo cervello continuava ad interrompere i suoi pensieri per sussurrargli Bonnie & Clyde, Bonnie & Clyde, Bonnie & Clyde, Bonnie & Clyde. -Okay, è decisamente fantastico.- Concluse, cercando di darsi un contegno ma lasciando trapelare comunque un certo entusiasmo.
    Morrigan sembrava sottovalutare ancora le sue notevoli capacità di accollo, ma era unicamente perché Izusu aveva avuto la fortuna di incontrare una delle poche persone a Tokyo che lo potevano considerare un individuo interessante senza esserne troppo infastiditi. Almeno per il momento, insomma, poi il giovane non aveva la minima intenzione di cambiare i suoi modi di fare solo per compiacere Morrigan anche se lei lo avesse disprezzato: lei gli piaceva ed era innegabile, ma teneva troppo al suo stile di vita. Se ne sarebbe fatto una ragione, come aveva sempre fatto, non sentiva ancora il bisogno di crescere e chissà se lo avrebbe mai sentito.
    -Ah, no, non mi sono mai preoccupato di cercarmi una casa, vivevo ancora con i miei ad Okinawa. Anzi, per essere precisi abitavo nella metà casa dove c'era mia nonna, perché era anziana e da sola, e non mi sentiva tornare tardi la notte, ero un po' più indipendente che non abitare proprio insieme ai miei genitori.- Confessò, con un vago sorriso nostalgico. Gli mancava un po' casa, anche se era partito da poco, ma in fondo era normale: aveva vissuto lì per tanto tempo.
    E di lì a poco fu il buio: il dolce ondeggiare dell'auto, l'insonorizzazione, una canzone gradevole alla radio e la pura e semplice stanchezza accumulata colpirono Izusu tutte insieme mettendolo K.O. nettamente, da un minuto all'altro. Al suo risveglio sbatté le palpebre intontito per qualche istante, ricordava vagamente di aver farfugliato qualcosa prima di addormentarsi ma la ragazza non fece commenti, sperò solo che non fosse nulla di troppo imbarazzante - cosa apparentemente smentita dal fatto che lei accettò di buon grado di scambiarsi il numero di telefono e confermò di essersi divertita. Fuga frenetica dal tizio dello zaino a parte.
    -Perfezioneremo la nostra tecnica per evitare che si ripeta.- Asserì il giovane, annuendo convinto. -Per esempio, potresti far sparire lo zaino la prossima volta.- Una semplice battutina, buttata lì con aria innocente, ma in fondo era soprattutto un modo per tastare il terreno. Doveva tentare di inquadrarla un po' meglio, perché sembrava complice ma quanto lo era? Fin dove si sarebbe spinta? Rubacchiare dei vestiti abbandonati era solo la punta dell'iceberg, e Izusu non aveva mai conosciuto nessuno che gli condonasse una cosa del genere prima d'ora. Forse avrebbe dovuto accontentarsi, ma parte di lui gli suggeriva che forse potevano essere più che una bellissima ma banale coppia di amici, o amanti, o anche fidanzati. Potevano essere partner.
    Ma erano considerazioni che per ora avrebbe lasciato perdere, ogni cosa aveva il suo tempo. Si dispiacque un po' per aver preso sonno in auto ed avere di conseguenza sprecato del tempo prezioso assieme a Momo-san, ma alla fine fu più che soddisfatto del risultato finale: la sua amicizia (forse?) ed il suo numero di telefono.
    -Grazie! Più tardi ti faccio uno squillo così ti registri il mio!- Esclamò, inchinandosi meccanicamente per accompagnare le parole. -Ah, e non c'è problema, anche io non ci sto tantissimo.- Era vero, gli sarebbe piaciuto ma non era in contatto con troppe persone e i guanti gli rendevano antipatica la semplice azione di chattare, sedersi da qualche parte per ore solamente a navigare social e scambiarsi messaggini. Beh, Morrigan avrebbe constatato molto presto quanto fossero terribili i suoi messaggini, non aveva certo la pazienza di combattere contro una tastiera touch che non rispondeva bene alle sue dita coperte. -Il piacere è tutto mio. Ci si vede!- Salutò il giovane, che sembrava aver ritrovato parte delle sue energie dopo il sonnellino. Camminò verso la stazione più vicina a passo piuttosto spedito, ad essere sinceri aveva solo voglia di crollare nel letto e dormire fino al giorno dopo, dunque non si guardò indietro - e quali che fossero le speculazioni di Morrigan no, non l'aveva accompagnata per "rubarle" l'indirizzo di casa, il giovane aveva a malapena fatto caso al quartiere dove si trovavano per orientarsi con i mezzi pubblici, non aveva avuto né aveva tutt'ora l'intenzione di appuntarsi nome della strada e civico. Ricordò di aver promesso uno squillo alla giovane dai capelli rosa, dunque prima che entrambi se ne dimenticassero e lei potesse trovarsi a chiedere chi era quel numero che l'aveva chiamata decise di provvedere: aprì la rubrica e scrollò fino alla M, e per un istante smise di camminare dalla sorpresa.
    Momo :<3:
    Un cuoricino, gli aveva messo un cuoricino. Gli aveva messo un cuoricino.
    -WOO!!- Si lasciò sfuggire un urletto eccitato ed un piccolo salto (sì, era molto probabile che Morrigan lo avesse visto e sentito), mentre faceva partire la telefonata e riprendeva a trotterellare verso la metropolitana a passo ben più allegro di prima.


    CITAZIONE
    Ci siamo sentiti in privato ma di nuovo grazie per la role, è stata spassosissima :heart:
     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    Wholesome. Se questi due non diventano partners in crime mi riterrò molto delusa da voi due, sappiatelo.

    Morrigan: +50 EXP + 25 EXP;
    Izusu: +50 EXP + 25 EXP;

    Passo e chiudo! :**:
    contattiwww
     
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29 replies since 3/10/2020, 14:04   677 views
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