Who's To Blame?

Se fino ad allora aveva stuzzicato Hisoka, in quel momento Hayato non riconosceva seriamente il proprio sottoposto.
Quest’ultimo sembrava totalmente inferocito, eppure il Consigliere ebbene modo di capire che il suo fisico, invece, gli stesse dicendo di smetterla: inutile, perché Hisoka sembrava in tutto e per tutto intenzionato a scaricare la propria rabbia con quanto più impeto possibile.
Non ci aveva mai pensato.
Non aveva mai pensato al fatto che Hisoka Morow potesse soffrire in quel modo.
L’aveva sempre ammirato per la propria imperturbabilità, la propria indifferenza, eppure aveva davanti una persona totalmente diversa da quella che credeva di conoscere.
Una persona molto più umana che però non riusciva ad accettare in alcun modo le proprie emozioni, né tantomeno a controllarle.
Credeva di essere l’unico, tra i due, ad avere problemi con i propri demoni, eppure era estremamente chiaro che anche Hisoka stesse lottando duramente contro i propri mostri.
Ognuno ce li ha.
Ogni persona, ogni giorno, intrattiene uno scontro contro i rispettivi demoni: a volte si riesce facilmente a domarli; altre volte capita di farsi schiacciare e di non riuscire più a rialzarsi.
Hayato era già stato schiacciato da tempo, ormai.
Hisoka sembrava essere nel pieno di una lotta con se stesso.
In ogni caso, ad Hayato non importava.
Per quanto Hisoka avesse continuato a colpirlo, avrebbe risposto col fuoco ogni volta, anche a costo di perdere i sensi o peggio.
Non gliel’avrebbe data vinta, l’Hayato che desiderava essere non l’avrebbe accettato.
Che poi, riflettendoci meglio, forse era quello l’obiettivo che l’avrebbe reso libero: non tanto uccidere Hisoka, quanto più di dimostrare a se stesso di potercela fare, di non arrendersi anche di fronte a quella che era la sua più grande insicurezza.
Si sarebbe accontentato di quella consapevolezza?
Si sarebbe accontentato dell’aver lottato con le proprie forze fino all’esaurimento?
Di essersi scontrato contro la persona che ammirava di più, Hisoka, ed essersi liberato dal modo in cui quest’ultimo lo faceva sentire?
La risposta, in quel momento, non sarebbe arrivata.
Soltanto il tempo gli avrebbe concesso di capire se fosse riuscito a trovare un po’ di pace.

Powder Monster, dopo aver ferito Hisoka al petto, venne violentemente scagliato a tre metri di altezza, cosicché il jester pensò bene di scagliarsi direttamente contro il Consigliere e di sovrastarlo con la sola forzabruta, probabilmente per evitare di consumare altre energie o per recuperarle.
Dopo un affondo allo stomaco che, più che provocargli danni, fu indirizzato principalmente a distrarlo, Hisoka lo sorprese con un attacco a sorpresa che partì direttamente dal gomito e che era diretto alla propria faccia. Quella era la terza volta che Hisoka puntava al volto e, se si fosse fatto colpire, Hayato avrebbe riscontrato serie difficoltà a portare avanti la sfida in maniera efficace. Per quanto stanco, avrebbe potuto affidarsi al fatto che ormai il Jester sembrava aver puntato in un punto preciso del corpo - la faccia - per aiutarsi a schivare i suoi attacchi.
Fu proprio per questo che tentò in tutti i modi di spostarsi, cosicché l’attacco-propulsore gli sfiorò leggermente la guancia ma senza colpirgli in pieno la faccia.
Ciò che avrebbe dovuto preoccupare Hisoka, a quel punto, era rappresentato dal fatto che Powder Monster non ci fosse più e molto probabilmente il jester neanche ci avrebbe fatto caso, dal momento che pensava che fosse rimasto a mezz’aria per un po’.
Hayato l’aveva disperso per approfittare di nuovo della vicinanza dei due e, dopo aver allungato una mano all’altezza del fianco sinistro dell’altro, aveva immediatamente generato nuovamente il grosso artiglio di prima, Powder Stone, con l’obiettivo di piantarlo nuovamente nel nemico, stavolta all’altezza quindi del fianco.
Stava giocando un po’ troppo con le tecniche e, da lì a poco, sarebbe rimasto senza molte forze: per quanto fosse rischioso, Hayato aveva intenzione di tentare il tutto per tutto e dimostrare ad Hisoka di meritarsi di essere il Consigliere che tanto aveva faticato a diventare.

Come aveva previsto, per Hisoka non fu immediato sottrarsi alla lama di Powder Stone e, proprio per questo motivo, il jester riuscì soltanto a deviarne la traiettoria, cosicché la lama affondò nella carne dell'altro a livello del fianco ma senza riuscire a trapassarlo.
In quel nuovo momento di ravvicinamento, i due avrebbero avuto di nuovo la possibilità di guardarsi negli occhi e, se fino a qualche tempo prima nello sguardo di Hayato ci fosse stata esclusivamente rabbia, a quel punto il Caporecluta avrebbe potuto notare anche una profonda stanchezza (così come, forse, avrebbe potuto notare anche Hayato nell'altro).
Avrebbe potuto perfettamente immaginare che il contatto tra le mani di Hisoka e l'arma di polvere poteva voler significare che il jester la stesse caricando di forza esplosiva la tecnica, eppure stanco com'era non riuscì proprio a passargli per la testa, tant'è che alla fine l'efficacia di Tainted Love fu tale che l'arma finì per disgregarsi istantaneamente in una moltitudine di particelle che si dispersero per aria.
L'arma di polvere riuscì soltanto in parte a fare da 'scudo' contro la potenza repulsiva di Hisoka e alla fine entrambi i membri di Aogiri finirono per essere respinti in due direzioni opposte.
La strategia di Hisoka era stata ben mirata perché in quel momento Hayato avrebbe dovuto ritrovare la forza per generare una nuova tecnica totalmente da zero. Era molto stanco e, con ogni probabilità, non avrebbe retto a lungo. L'unica cosa che lo spingeva a continuare, per quel che potesse, era il desiderio di poter battere l'avversario.
Esattamente come il proprio sottoposto, anche Hayato faticò a tirarsi su in piedi.
Avanzò qualche passo verso l'altro ma, nei movimenti, si mostrava assai più lento di prima e anche leggermente più esitante.
Ormai stava per raggiungere il limite ed era sicuro che fosse lo stesso anche per Hisoka.
Più si avvicinava all'altro, più si sollevava da terra un quantitativo maggiore di polvere che lo circondava e che lo accompagnava in quel doloroso percorso.
Inspirava ed espirava profondamente, mentre le palpebre iniziavano ad abbassarsi.
Una volta che si fermò a circa un paio di metri dall'alto, Hayato avrebbe sollevato il braccio destro.
«Non ho più paura.»
Sussurrò, ma a voce abbastanza alta da farsi sentire dall'altro.
Un grande quantitativo di polvere si stabilì tutt'attorno ad Hayato e lo strinse come in una morsa: durò poco perché, da quel punto in poi, si sarebbe generata una devastante onda che avrebbe spazzato via tutto ciò che avrebbe incontrato, Hisoka compreso.
Era una tecnica scontata, sì, ma era tutto ciò che Hayato potesse fare in quel momento. Non aveva intenzione di portare il proprio fisico al totale esaurimento, altrimenti chissà che fine avrebbe fatto in quei boschi: avrebbe puntato alla potenza dell'onda ed al fatto che, a quella distanza (ammesso che Hisoka fosse ancora lì) sarebbe stato alquanto difficile per l'altro scansarsi via se non con l'utilizzo del suo Quirk (utilizzo che l'avrebbe portato a stancarsi ancor più di quanto già non fosse).
Sia che l'avesse colpito che non, dopo quell'ultima onda Hayato sarebbe finito per traballare ed inciampare, perdendo quasi l'equilibrio.
L'ora di pareggiare i conti stava per arrivare, come sarebbe finita?

Hayato si sarebbe aspettato di tutto, ma non che Hisoka si gettasse contro l'onda di polvere. Quelle XSQ dovevano fare miracoli, per dargli la forza necessaria ad oltrepassare un'onda del genere, ma fatto stava che in quel momento il jester si stesse dirigendo verso di sé a gran velocità e, ridotto com'era, Hayato non avrebbe potuto far nulla per evitare l'impatto.
Era troppo debole e non disponeva di XSQ - anche se ce le avesse avute, ci avrebbe pensato più e più volte prima di ingerirne una, sebbene in quella situazione di annebbiamento mentale probabilmente non avrebbe esitato.

Si ritrovò quindi addosso Hisoka, mentre questo gli teneva bloccate le braccia con le ginocchia e gli gridava frasi nella stessa maniera disumana che aveva adottato da lì a qualche minuto prima. No, decisamente quello non era più Hisoka, come anche quello non era più Hayato.
Il Caporecluta gli strinse forte il collo, probabilmente con l'intento di soffocarlo, ed inizialmente il biondino non poté fare a meno di pensare che stesse per finire tutto.
Avrebbe continuato a pensarlo, mentre sentiva il respiro farsi sempre più lieve, ritenendo di non essere più capace di portare avanti lo scontro.
Ma si sbagliava.
Dal punto di vista fisico, il Consigliere sentiva di poter sovrastare l'altro senza troppi problemi. Le ginocchia premevano sulle braccia in maniera non troppo forte, così come le mani gli stringevano il collo con poco vigore, rispetto a ciò che poteva sopportare.
Strinse forte i denti.
La polvere presente sul pavimento attorno ai due iniziò a tremare, ma non sarebbe stata intenzione del Superiore quella di utilizzare ancora una volta il proprio Quirk.
No, doveva impegnare tutte le forze che gli rimanevano per liberarsi dall'avversario e per metterlo definitivamente al tappeto.
Hisoka non avrebbe faticato ad accorgersi che le sue ginocchia avrebbero preso a muoversi e, lentamente si sarebbero sollevate per aria, finché Hayato non fosse stato libero a sufficienza da sollevarsi col tronco da terra e tentare, una volta liberatosi completamente, di tirare un pugno diretto nello stomaco dell'altro con quanta più forza gli fosse rimasta nel braccio (il destro, quello meno leso), augurandosi di poter affondare l'arto nel nemico quanto più a fondo possibile.
«Allontanati.»
Avrebbe ringhiato, rabbioso, affondando ancora di più il pugno nell'addome (se fosse riuscito a colpirlo) finché non sarebbe stato abbastanza da potergli permette di liberarsi definitivamente di Hisoka e vederlo rimbalzare leggermente all'indietro.

Sentire il pugno affondare nell'addome di Hisoka gli diede, ancora una volta, una sensazione piacevole. Non fu difficile liberarsi del peso di Hisoka e non fu neanche troppo complicato colpirlo, dal momento che il jester era allo strenuo delle forze esattamente come lui ma non a tal punto da non poter scagliare un'ultima esplosione che fu abbastanza forte da allontanare nuovamente i due.
Era evidente che, negli scontri ravvicinati, Hisoka fosse in netto svantaggio, altrimenti non avrebbe allontanato il Consigliere così tante volte, rischiando tra l'altro di mettere a repentaglio la sua stessa salute dal momento che le esplosioni - a distanza così breve - finivano per coinvolgere ogni volta anche l'utilizzatore della tecnica stesso.
Rotolò per due o tre metri, atterrando sul terreno ma ormai senza nessuna forza per andare oltre.
Era al limite.
Un'altra tecnica e avrebbe certamente perso i sensi.
Girò semplicemente il capo verso Hisoka e si accorse che anche quest'ultimo non riusciva più a muoversi.
Era finita.
Si erano distrutti l'uno con l'altro e avevano dato libero sfogo a tutta la rabbia che provavano nei rispettivi confronti.
Il biondino, esattamente come il jester, volse gli occhi al cielo, scrutandolo nella sua semplicità.
Se Hisoka non sapeva bene come sentirsi, dall'altro canto Hayato avvertiva una sensazione di felicità attraversargli il corpo.
Sì, era felice.
Aveva finalmente avuto modo di sfogare tutta la rabbia, la frustrazione e la tremenda oscurità che si portava dentro costantemente, ed ora si sentiva bene.
Una sensazione tanto piacevole da ignorare quasi totalmente i danni ricevuti durante quello scontro devastante, ma solo per pochi secondi.
Da lì a poco, infatti, Hayato avrebbe avvertito interamente la stanchezza data dal duello e dalle innumerevoli contusioni che aveva ricevuto su diverse porzioni del corpo. Se entrambi fossero stati ad un livello leggermente più alto, probabilmente non avrebbero avuto neanche più la forza di respirare.
Il cielo sembrava fissarlo.
Le nuvole sembravano congratularsi con lui.
Oppure era tutto frutto della propria immaginazione?
Derivava dalla propria felicità?
E nei confronti di Hisoka, invece, come doveva sentirsi? Lo odiava ancora, dopo aver apertamente manifestato tutto il rancore che provava nei suoi confronti?
No, in quel momento non lo odiava.
In quel momento c'era solo tanta stanchezza e tanta soddisfazione. Sentiva di aver abbattuto un muro, un castello che lo teneva ancorato al passato.
Ma era soltanto uno dei tanti muri.
Aveva ancora parecchia strada, da fare, ma quel giorno Hayato sentiva di aver oltrepassato un nuovo, grande, ostacolo.
E, in fin dei conti, era stato merito di Hisoka.
Poteva considerare tutto ciò che era successo positivo?
Da un lato sì, dall'altro no.
Era inevitabile che tra sé e il jester si fosse appena aperta una crepa. Una crepa enorme, ma che non aveva ancora acquisito una corretta fisionomia.
Anche Hisoka, probabilmente, non avrebbe saputo come interpretarla, almeno per allora.
Forse spettava al tempo decidere.
Forse avrebbero dovuto riposarsi, così da poter ragionare in maniera più lucida.
Doveva dire qualcosa al suo sottoposto?
Le condizioni fisiche e psichiche per intrattenere un discorso erano totalmente assenti, ma c'era la forza di esprimere ancora un pensiero, prima di lasciarsi andare ad un profondo riposo.
«Spero tu possa sentirti come mi sento io adesso, Hisoka.»
Il tono di voce, a parte essere tremolante, era tornato dolce esattamente come suo solito.
Che cosa avrebbe provato, il Caporecluta, in quel momento? Si sarebbe sentito ancora adirato? Offeso? In guerra con i propri sentimenti? Era riuscito a trovare anche un singolo, breve, momento di pace, al termine di quello scontro, esattamente come aveva fatto Hayato?
Se lo augurava.
Ma non riusciva a pensare ad altro.
La mente del giovane Consigliere era fin troppo annebbiata e ci sarebbe stato il giusto tempo per pensare a tutte le congetture circa ciò che ne sarebbe stato di loro due, da quel giorno in poi; della missione con Aragaki, delle rispettive posizioni.
Per ora non aveva intenzione di mollare nulla.
Non voleva accantonare la missione di Shinjiro, non voleva scaricare Hisoka nelle mani di un altro Superiore che di certo non avrebbe in alcun modo rispettato.
O magari sarebbe stato meglio per entrambi allontanarsi e basta.
Ciò che sarebbe stato di loro sarebbe avvenuto e basta.
Le palpebre di Hayato si abbassarono lentamente, pronte ad immergere il biondino in qualche ora di riposo.
Nessuno l'avrebbe disturbato in un posto simile, sperduto tra i boschi, nessuno avrebbe potuto impedirglielo, ad eccezione di Hisoka.
Che cosa avrebbe fatto?
Riusciva a muoversi?
Poteva ancora fargli del male?
Non gli importava.
Lo scontro, nel bene o nel male, si era concluso.
In quel momento c'era solo felicità e dolore.
Le palpebre del biondino calarono come cala il sipario di un teatro in seguito ad uno spettacolo.
Sorrideva.