🦋 Lovesick Amarena

Quando tutto era iniziato Theresa aveva avuto molta paura. Quel pazzo di Hanzo Takashi era salito in cima alla sede di 30MINDUSTRIES e aveva evocato come per magia un esercito di farfalle così nutrito da coprire la città come una gigantesca nube e di lì in poi le cose erano solo peggiorate. Si trovava ancora al museo quando la polizia aveva dichiarato lo stato d'emergenza, aveva timbrato il cartellino in fretta come tutti i suoi colleghi e tra un "buona fortuna" e un abbraccio si era diretta verso casa. Abitava troppo lontana però, le strade che sembravano così libere dopo l'esodo che aveva afflitto la città dopo l'estate sembravano nuovamente gremite di gente, i bus erano pieni di persone e la strada per tornare a casa, così lineare fino a qualche minuto prima, era diventata tortuosa come scalare una montagna. Aveva iniziato a correre, perché non poteva fare altro, ma era comunque una persona come tante altre: il fiatone aveva iniziato a farsi sentire, le gambe si erano indolenzite e in ogni caso non sarebbe mai riuscita ad arrivare a casa tutta intera. Il terrore aveva iniziato ad attanagliare il suo petto quando aveva visto delle nubi nere ergersi all'orizzonte e sebbene avesse una maschera antigas con sé nella borsa - perché era stata una di quei cittadini previdenti che si erano portati avanti per sicurezza - aveva deciso che cercare di spingersi oltre e tentare di arrivare al suo appartamento sarebbe stato troppo rischioso. Per questo, trovandosi ormai nei pressi di Shibuya, aveva deciso come tanti altri di cercare rifugio in uno degli innumerevoli love hotel ammassati dietro allo Shibuya 109. Aveva inforcato la maschera sul volto per sicurezza e si era diretta verso la collina. Quando la nebbia nera l'aveva investita come un tornado mortale aveva inizialmente iniziato a sentire le membra stanche e affaticate ma si era resa conto dopo una decina di passi che fortunatamente la maschera antigas funzionava bene e si trattava solamente dello stress e della paura per la situazione e, perché no, di tutta quella maledetta corsa che aveva fatto nella vana speranza di riuscire ad arrivare a casa sana e salva.
Giunta al Lovesick Amarena, uno dei tanti hotel del posto, aveva preso una delle camere più convenienti. Credeva nella polizia e negli eroi ed era sicura che avrebbero risolto la situazione in un battibaleno. Non era stato così, ma non dovevano comunque perdersi d'animo: si erano comunque organizzati per portare loro cibo e bevande e forse, col giusto tempo e i giusti mezzi, sarebbero anche riusciti a svuotare quegli alberghi e riportare ognuno a casa propria. Questa manovra però richiedeva decisamente più organizzazione e forse era impraticabile visto che le notizie da fuori parlavano di interminabili tappeti di farfalle che si aggrappavano alle caviglie di chi si avventurava per strada e causavano enormi rallentamenti al movimento tramite mezzi. Theresa credeva negli eroi e non si sarebbe persa d'animo.
Ad esclusione del chiamarsi Theresa, lavorare in un museo e possedere una maschera antigas non c'era una singola parola vera tra quel mucchio di stronzate. Si era creata una piccola comunità al Lovesick Amarena e sebbene tutti passassero le giornate chiusi nelle loro stanze in paranoia quando la sera la solitudine e il timore si facevano più forti i poveretti che si erano trovati bloccati lì si raggruppavano nella hall e si raccontavano le proprie storie e le proprie paure. Un'intimità simile era bizzarra ed amaramente ironica in un posto simile che faceva dell'anonimità il suo forte per raggiungere un altro tipo di intimità. E quella era la menzogna che Theresa aveva deciso di raccontare a tutti, il carnefice che indossa una maschera da agnellino e si nasconde nel gruppo. Quella recita era a tratti divertente ed a tratti patetica, ma tra una cosa e l'altra era riuscita a mantenere lo status quo all'albergo. Si erano organizzati in turni di pulizia e tra chi fosse tenuto ad uscire alla ricerca di dispersi o per andare in contro alle spedizioni di cibarie e così via. Theresa possedeva due stanze, la 236 che utilizzava come alloggio personale e la 237 che, colma di farfalle all'insaputa di tutti, nascondeva il diffusore di gas di Shibuya che spargeva quel composto mortale dalla finestra aperta. E presto, una notte di quelle, avrebbe invaso l'intero hotel. Non oggi però.
Aveva conosciuto molte persone lì: Minato era un impiegato di circa trentanni ed era abbastanza sicura che mentisse più spudoratamente di lei, quel nome doveva essere falso e doveva certamente vergognarsi di essere lì per tutt'altro motivo che per cercare riparo durante una disgrazia; Mark e Lisa erano una coppia di stranieri in viaggio nel posto sbagliato nel momento sbagliato, non parlavano molto bene il giapponese e la sua padronanza dell'inglese aveva aiutato enormemente le loro chiacchierate; Yui non parlava molto, ma da ciò che aveva capito era diabetica e avrebbe presto avuto bisogno di aiuto. Un po' le dispiaceva, perché se poteva forse fare qualcosa per il coma indotto dal farmaco non avrebbe potuto fare un granché per una crisi glicemica.
Quel giorno sarebbero arrivati i soccorsi a portare il cibo e forse medicine e toccava a lei accoglierli. Aveva indosso una tuta di felpa azzurrina sotto la quale indossava la sua tuta da combattimento per scrupolo (in fondo erano pur sempre eroi), fissò la maschera antigas sul volto e si diresse fuori dal Lovesick Amarena. Ad attenderla un furgoncino che era arrivato lì con molta fatica e l'autista appena sceso che le fece un cenno di saluto per poi dirigersi ad aprire le porte posteriori. Dall'altra parte del mezzo un mutant e uno che sembrava un palombaro parevano discutere di chissà cosa. Aveva padronanza col ring e ne aveva visti di costumi bizzarri in vita sua ma quei due in mezzo ad un'apocalisse simile facevano quasi ridere. Senza il quasi, forse.
Siete qui per la consegna di cibo? - chiese loro dopo essersi sigillata la porta alle spalle, avvicinandosi al mezzo - Il mio nome è Theresa, lasciate che vi dia una mano. - fece loro un inchino dopo quelle parole ovattate dalla maschera antigas. Si sarebbe poi diretta sul retro del camion per prendere delle scatole di rifornimenti da portare all'interno dell'hotel. Il sistema che lo isolava dall'esterno era in realtà estremamente precario, improvvisato e azzardato: tre ventilatori incorniciavano la porta, uno di fronte e due ai lati. Il loro soffio serviva a tenere il più possibile il farmaco fuori dall'entrata mentre il condizionatore che campeggiava sopra di essa era stato impostato in modo da assorbire l'aria ed emetterla direttamente dal tubo di scarico.

INVENTARIO

Shoot! [Livello 3] [Costo 40 + 5]

Tecnica di attivazione del quirk. Al suo utilizzo gli arti della Painted Lady vengono ricoperti dalle scaglie che contraddistinguono il suo quirk. Queste scaglie sono in grado di tagliare la carne, graffiare e creare attrito. Le scaglie sono rivolte verso l'interno, quindi per tagliare qualcosa Theresa deve tirare l'arto a sé in prossimità del suo obbiettivo. Oltre a questo, questi costrutti di chitina (e quindi simili a veri e propri peli induriti) sono in grado di aumentare la resistenza dei suoi arti, donando una buona dispersione in caso di urti e anche una decente resistenza al calore. La tecnica attiva la singola coppia di arti. Nel caso ricopra entrambi, i costi sono da considerarsi due volte. Un arto coperto con l'unicità causa danno medio.

Winged Shield [Livello 3] [Costo 50]

Indurendo le scaglie che ricoprono gli arti, Theresa può aumentarne la resistenza, riuscendo a parare efficacemente danni da taglio e riducendo l'effetto dei danni da impatto. La riduzione è possibile sino a danni medio-gravi, che vengono ulteriormente ridotti di uno.
Difesa: Danni Medio-Gravi.

Point Blank [Livello 3] [Costo 70 + 35]

Tecnica di trasformazione che aumenta di uno l'entità dei danni fisici inflitti da Theresa, grazie ad un indurimento aumentato delle scaglie che ricoprono i suoi arti. Ha una durata massima di tre turni.
Effetto: Danni/Difese aumentati di uno per la durata massima di tre turni.

Diamond is Unbreakable [Livello 3] [Costo 70]

Theresa riesce ad estendere la presenza delle piccole scaglie su tutto il corpo. Durante l'utilizzo di questa tecnica non può muoversi ma è in grado di resistere a qualsiasi tipo di danno in qualsiasi zona del corpo.
Difesa: Danni Medio-Gravi.

Dropkick [Livello 3] [Costo 70]

Un dropkick, però eseguito con l'unicità. A conti fatti Theresa è un vero e proprio proiettile dalle ali di farfalla, attenzione alle costole.
Danno: Medio-Grave

Mariposa in Peace [Livello 3] [Costo 70]

Un pugno veloce come un proiettile e ricoperto di scaglie diretto verso l'avversario. Essendo queste ultime taglienti se colpisce di taglio può causare sanguinamento.
Danno: Medio-Grave.
Effetto: Sanguinamento.

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Shocker [Difensivo]

Il Taser è una pistola elettrica, anche nota come storditore elettrico o dissuasore elettrico. È classificato tra le armi da difesa «meno che letali» che fa uso dell'elettricità per paralizzare i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli. Se il suo uso fosse o meno da considerarsi legale è stato un argomento a lungo discusso o dibattuto. Nel novembre 2007 l'ONU ha equiparato l'uso di taser ad una forma di tortura e ne ha sconsigliato l'acquisizione alle forze di polizia. Qui un taser è stato integrato all'interno di un guanto, in modo da poter essere occultato più facilmente.
Effetto: Stordimento.

Maschera Antigas

Dispositivo di protezione delle vie respiratorie da agenti inquinanti dell'atmosfera. Le maschere antigas moderne sono composte da un facciale di gomma o silicone che garantisce la perfetta aderenza al viso; inoltre sono dotate di linguette e fibbie per fissare la maschera antigas dietro la testa. Sono anche dotate di un grande visore trasparente di policarbonato o vetro stratificato che offre un'ampia visibilità. All'interno è presente una seconda maschera che copre la zona naso-bocca. In questa maschera interna sono presenti due aperture: una per l'inspirazione e una per l'espirazione, fornite delle apposite valvole per condizionare il flusso dell'aria. La valvola d'inspirazione è collegata a un filtro che impiega sostanze a base di carbone attivo opportunamente trattate per filtrare e fissare i gas nocivi, mentre la valvola d'espirazione espelle l'aria respirata senza far appannare il visore. L'utilizzo della maschera in ambienti inquinati è possibile solo con un'adeguata presenza di ossigeno.

Suit [Costume]

Una tuta molto elastica e resistente, fatta in microfibre di carbonio, in grado di aderire perfettamente al corpo della persona che la indossa. Costruita in modo da imitare alla perfezione i modelli della Yuuei. Il tessuto è antistrappo, rinforzato alla base del collo e sul petto, resistente al calore ed in grado di isolare, in parte, dalla corrente elettrica. Il modello base è completamente di colore nero, e compatibile con una moltitudine di accessori e gadget.
Effetto: Resistenza Fisica Danni Medi, Elementale Danni Lievi.

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Il fatto che il veicolo presentasse solamente due posti a sedere e il retro fosse ancora sigillato doveva significare che uno di quei tre non apparteneva originariamente alla spedizione. Escluso l'autista, il cui ruolo era abbastanza palese, restavano da identificare gli altri due individui. Era chiaramente molto probabile che la scorta originaria fosse il ragazzo dalle sembianze poco umane, più vicino al mezzo ed intento a dialogare con l'altro palombaro o qualsiasi cosa il suo bizzarro costume dovesse rappresentare. Le parole di quello che aveva identificato come l'eroe o aspirante tale del gruppo furono abbastanza rivelatorie: in base a come aveva appellato l'altro tizio dovevano essersi appena conosciuti. Eppure era possibile che gli eroi e la polizia mandassero due persone indipendenti a fare una consegna nello stesso posto senza informare gli uni e gli altri e soprattutto mandando una persona senza un veicolo o una scorta? Sebbene il costume di quel Null sembrasse effettivamente quello di un eroe quest'ipotesi sembrava sempre più da escludersi. Aveva sentito che molti civili avevano iniziato a fare consegne volontarie e questo gli rendeva molto onore, ma possibile che gli eroi non avessero nulla da ridire a riguardo quando questo era un loro colpo di testa personale? Insomma, tra quell'autista guidato dalla polizia e quella mina vagante di Null doveva pur esserci una differenza.
Piacere di conoscervi. - sorrise teneramente col volto coperto dalla maschera. Non le era sfuggito il modo ben poco giapponese di appellarsi del ragazzo in tuta nera e gialla. Lei stessa non era originaria nipponica ma ormai viveva lì da abbastanza tempo da accorgersi istintivamente quando qualcuno violava le normali norme della buona educazione. L'altro ragazzo invece, quello con la pelliccia ben visibile nelle zone non coperte dal costume, non si era presentato. Null sembrava molto intraprendente, forse anche troppo. Propose di accatastare tutte le scatole di vivande di fronte alla porta di ingresso del Lovesick Amarena per ridurre al minimo il ricambio d'aria e tenere il più possibile il gas fuori. Un'ottima idea, che però mandò in confusione l'eroe. La situazione era tesa e delicata, ma per mandare in palla una persona in un modo simile doveva significare che quel ragazzo non era davvero un eroe di professione. Uno studente, forse? O così o era un incapace, e non sapeva in quale sperare.
Oh, intendi Yui? - chiese quindi alla domanda del misterioso ragazzo in tuta nera. Strano che ne fosse a conoscenza considerato che le comunicazioni erano disturbate ma quella domanda, posta in quel modo, indicava la conoscenza del fatto che una persona specifica fosse in quella situazione e non che qualcuno di ipotetico potesse trovarvisi. E un'eventuale risposta affermativa a quel quesito, ovviamente, avrebbe semplicemente dissipato quel dubbio.
Sentendo le elucubrazioni dell'aspirante eroe storse il naso, fortunatamente la sua espressione era invisibile dietro la nera e cupa maschera anti-gas. Le farfalle avrebbero attaccato il cibo? Che farfalle intendeva, le effettive farfalle o le Farfalle nel senso di loro? E in quel caso, che razza di idea si era fatta la gente di loro? Tutto ciò che stavano facendo era per la preservazione della specie, non avrebbero certo sabotato delle consegne di cibo per far morire delle persone di fame.
Eppure... Non aveva parlato molto con Hanzo, d'altro canto aveva i suoi motivi personali per inseguire quell'obbiettivo che esulavano dai suoi desideri futuri, ma sapeva benissimo che non era una cattiva persona. Credeva davvero di essere nel giusto e di fare del bene, ma aveva specificatamente deciso ed accettato di accettare la maschera da cattivo per la società. Era normale che molti, probabilmente la maggioranza, non capissero le loro ragioni e li vedessero come degli effettivi terroristi, era il ruolo che avevano deciso di recitare. E lì ebbe un'illuminazione: forse era il caso di andare fino in fondo ed imbracciare quel terrore fino in fondo. Se il ragazzo mutante sembrava non fidarsi neppure delle proprie parole e cambiava idea in fretta perché doveva fidarsi degli altri? Un lugubre sorriso si manifestò sul suo volto.
Prese una delle casse come ordinato dall'aspirante eroe e si mosse verso la porta di ingresso del love hotel. Lì si piegò per poggiarla a terra con un leggero sospiro di fatica. Dita libere e braccia tese, si fermò in quella posizione innaturale per un paio di secondi come avesse appena avuto una grande rivelazione, come avesse riconosciuto un orrore nel buio.
U-umh... Wolfie...? - disse ancora piegata, la voce tremolante e insicura dietro la maschera. Non era una star di Hollywood ma il suo passato nel wrestling prima di passare alle arti marziali miste con utilizzo del quirk la aveva se non altro istruita nell'arte della recitazione. Era abituata a modificare i suoi atteggiamenti e le sue parole per entrare in questa o quell'altra gimmick ed era abituata ad indossare la maschera. Maschera che, ora, non era più quella della famosa Painted Lady ma quella di una ragazza impaurita nel mezzo di una catastrofe. Non aveva sentito la presentazione dell'eroe e lui non si era degnato di ripetersi in sua presenza, quindi lo appello semplicemente "Wolfie" a giudicare dalla sua pelliccia e dalla forma assunta dalla sua maschera antigas modificata. Si alzò lentamente in posizione eretta.
D-da... - riprese parola, voltandosi verso di loro. I gomiti stretti verso i fianchi, le mani alte verso il petto tremolavano leggermente - Da quanto conosci Null...? - aggiunse con una nota di terrore nella voce - V-voglio dire... Le comunicazioni qui sono disturbate... Sono giorni che cerco di chiamare la mia famiglia senza riuscirci... E-e lui sa che Yui si trova qui...? - mosse lentamente la mano destra in fronte a sé, indicando il ragazzo in tuta nera con l'indice accusatorio leggermente tremolante - N-non è un eroe, n-no? O non gli avrebbero fatto portare le cose a mano... I-in quello zaino avrà al massimo roba per un hotel o due, c-che senso ha...? - ritirò il braccio quasi impaurita che l'uomo, in segno di ripicca potesse staccarglielo - Se... se volesse intrufolarsi nell'hotel per rubare... O... O peggio... Per costringerci ad inalare il gas...? - strinse saldamente i pugni, quasi a ferirsi con le sue stesse unghie - Persino il suo nome è spaventoso! - concluse così la sua recita. Aveva intenzione di metterli l'uno contro l'altro? Chissà, per ora intendeva solo divertirsi. Sperava che Null avrebbe spiegato le sue ragioni solo per avere più informazioni su di loro e poi probabilmente avrebbe chiesto scusa. Chi, in fondo, poteva biasimare una ragazza spaventata nel mezzo dell'apocalisse? Stava facendo entrare due sconosciuti nel suo unico posto sicuro, era comprensibile avesse dei timori nei loro confronti e non si fidasse subito di loro.

Davvero gli andava bene? Theresa aveva un'infinità di motivi in più per fidarsi di Null rispetto a Mac, ad esempio essendo lei stessa la criminale, eppure non riusciva a credere ad una singola parola di quelle che erano uscite dalla sua bocca. Non aveva mai visto quel tizio ovviamente, anche perché Papillon non avrebbe mai permesso a qualcuno con un costume così ridicolo di entrare all'interno del Culto, eppure se prima era convinta fosse un rando qualunque le sue scuse avevano in qualche modo alimentato invece l'idea che fosse davvero qualcuno di cui sospettare. Theresa Montes e la Painted Lady erano due persone diverse. Theresa era un'atleta, aveva preso parte a numerose competizioni sportive ufficiali e aveva portato a casa risultati encomiabili. La Painted Lady era una splendida femme fatale dai colori sgargianti che non avrebbe risparmiato nessuno sopra ad un ring. Nessuno, però, sapeva che Theresa Montes era la Painted Lady. Aveva deciso di tenerlo nascosto perché la seconda era un personaggio pubblico e mentre erano in pochi ad interessarsi alle competizioni sportive agonistiche erano invece molti quelli interessati alla lucha e al wrestling e non aveva la minima intenzione di trovarsi un qualche ammiratore troppo appiccicoso mentre faceva da guida al museo. Per questo motivo riusciva benissimo a comprendere l'utilizzo di uno pseudonimo al fine di proteggere la propria identità. Allo stesso modo, però, non avrebbe mai lasciato che la Painted Lady rivelasse il nome del suo fidanzato, perché quanto ci avrebbero messo a scoprire la sua identità? Il cortocircuito nelle parole di Null era palese: perché non rivelare il proprio nome ma rivelare quello della propria amata? Che volesse proteggersi dai criminali o dalla polizia, entrambe preoccupazioni comprensibilissime, rivelare quell'informazione era tanto mortale quanto rivelare il proprio nome. Anzi, era peggio, perché mettevi nei guai un'altra persona senza alcun motivo quando, per renderti una persona affidabile, sarebbe bastato semplicemente identificarti, mostrare un semplice documento.
C'erano quindi poche opzioni possibili: 1. quel Null era un idiota, 2. era un pessimo bugiardo, 3. Takuya Yui era anch'esso uno pseudonimo e si erano davvero organizzati per predare quell'albergo. Non c'erano altre motivazioni per celare il proprio nome ma rivelare un legame personale con cotanta leggerezza. Theresa poi non era una biologa o una genetista, ma aveva ascoltato Hanzo parlare per così tanto tempo che una o due cose le aveva capite, e tra queste figurava anche che se le unicità si diffondevano a macchia d'olio e sempre meno persone ne erano prive era anche perché erano dei... "caratteri fortemente dominanti". Avere un'unicità era ormai la norma nella società e se davvero quel poverino era nato senza da un padre che era addirittura un Pro-Hero... Da un lato le spiaceva fortemente per lui, dall'altro almeno era uno dei pochi fortunati che non sarebbero periti sotto l'effetto del gas che aveva invaso la città.
Se poteva credere che quel ragazzo senza unicità, tradito dalla sua ragazza e con una personalità così inesistente da accollarsi persino il nome di suo padre e da portare delle medicine alla donna che lo aveva tradito fosse davvero una persona in carne ed ossa e non l'agglomerato di sfortune scritto dalla penna di un qualche autore di romanzi grotteschi o la semplice scusa di un truffatore, ciò a cui davvero non riusciva a credere erano le parole del lupacchiotto. Passi l'accettare una mano da tutti in periodo di crisi, l'essere disposto a mettere il bene comune sopra un ordine gli faceva più che onore, ma davvero non aveva intenzione di chiedergli neppure un documento? Al di là del fidarsi o meno, se Null sulla via di casa fosse stato aggredito o avesse finito i filtri per la maschera antigas e la sua famiglia ne avesse denunciato la scomparsa il buon Mac non avrebbe neppure saputo il suo nome, non avrebbe potuto identificarlo, dire dove lo aveva visto l'ultima per ridurre il campo delle ricerche e cercare di aiutarlo. Uscire di casa era vietato dalla polizia e di certo arrestarlo lì fuori dall'albergo sarebbe stato ridicolo, ma almeno accertarsi di chi fosse e tenerlo d'occhio? E davvero era riuscito a paragonare un tizio con una tuta da eroe addosso e uno zaino di medicine (che chissà dove si era procurato dato che le farmacie erano chiuse) in spalla ad un autista che era stato inviato lì dalla polizia? Se fosse uscita viva da tutta quella storia si sarebbe complimentata con Henry: il suo piano per mettere eroi incompetenti sulle strade aveva proprio colpito nel segno, doveva ammetterlo.
Oh... Quindi voi siete... - ... Masao Suzuki. portò la mano destra alla maschera antigas, come volesse coprirsi la bocca per non far uscire un prezioso segreto, quando Null disse di essere il fidanzato di Yui. Ovviamente Theresa non aveva la minima idea di chi fosse né conosceva davvero il suo nome, ma se era davvero il fidanzato della ragazza avrebbe avuto senso per lei parlarne in una di quelle sere solitarie all'interno dell'albergo, no? Parlare di quanto si era pentita di averlo tradito, di cosa avrebbe fatto pur di tornare indietro nel tempo per evitare di compiere quell'errore. E se invece non era davvero il suo fidanzato - anche se Theresa non aveva alcun motivo di sospettarlo visto quanto l'esserlo sarebbe stato imbarazzante - Null avrebbe potuto capire che stava mentendo ma non avrebbe avuto alcun modo di dirlo a Mac senza ammettere di essere stato lui il primo a mentire. Oppure, anche se questo Theresa non lo sapeva, essendo il suo ex avrebbe potuto comunque credere alle sue parole conscio che però Yui le aveva parlato di un'altra persona. E chissà, magari il suo cuoricino si sarebbe spezzato e si sarebbe anche reso conto di aver potenzialmente messo nei guai una persona che non c'entrava nulla con quella storia.
Se Mac si fida di voi chi sono io per ribattere. Mi affido a voi, Hero-san. - disse accennando un inchino con le mani strette al pube e poi tornò al suo lavoro di spostamento casse. La maschera antigas nera celava un sorriso a trentadue denti: non aveva mai avuto intenzione di portare avanti quella farsa ma il teatrino le aveva offerto una prospettiva ben chiara sui due ospiti: un eroe molto ingenuo e probabilmente fresco fresco di accademia e un ragazzo potenzialmente quirkless che voleva tenere nascosta la propria identità a fatica. A conti fatti nessuno dei due pareva una minaccia per le sue macchinazioni.
Va bene... - borbottò passando un polso tra i capelli per aggiustarli, di fronte alla porta dell'hotel. Le provviste presenti nel camion erano preparate per numerosi edifici quindi al di là dello zaino saldo sulle spalle di Null, che Theresa non era intenzionata a visionare, c'erano solo cinque o sei scatole da portare dentro. Dal colore grigiastro, erano in acciaio e chiuse con un apposito meccanismo che garantiva di tenere il contenuto sottovuoto ed evitare qualsiasi tipo di infiltrazione del gas venefico - A-Allora io apro e cerchiamo di passarle dentro il più in fretta possibile, ok? - disse quindi riprendendo il piano del palombaro. Lei sarebbe stata il primo anello alla porta. Ad aiutarla sarebbero rimasti solo i due ragazzi in costume perché il civile aveva chiuso nuovamente le porte e aveva deciso di proseguire il percorso nel frattempo: visto quanto le farfalle ingombravano la strada tanto valeva iniziare a portare il camioncino più avanti mentre loro finivano di portare le casse all'interno e si assicuravano che tutto andasse bene. Theresa strinse la maniglia.

Una volta portate tutte le casse dentro e chiusa la porta alle loro spalle, Theresa si allontanò di qualche metro dall'entrata. Quel sistema per tenere fuori il fumo nero era una soluzione improvvisata e alle volte aspettarsi che funzionasse era quasi come credere in un miracolo. La hall dell'albergo però era comunque un posto sicuro e non contaminato quindi, mossi i suoi passi, la donna portò le mani al volto e rimosse la maschera antigas. Il suo volto dalla pelle leggermente scura e i suoi occhi, castani come i capelli che portava corti, si rivelarono ai due uomini che si erano recati lì per consegnare le provviste. Prese un lungo respiro osservando la maschera antigas che stringeva tra le mani.
Qui è un posto sicuro, se volete. Meglio non sprecare i filtri suppongo. - disse quindi voltandosi verso di loro - Mi chiedo chi sarà là fuori quando questi si esauriranno. - mormorò quindi portando nuovamente lo sguardo alla maschera prima di fissarla al fianco destro.
Le spiaceva davvero, al di là della recita? Forse, probabilmente sì. D'altro canto l'aver acconsentito e supportato il piano non implicava necessariamente il trarne gioia o godimento. Essere colpiti improvvisamente dal gas per strada, al di là degli ovvi effetti, poteva anche significare il rimanere dispersi per ore e ore e il nullificarsi di quel cinquanta per cento di possibilità di sopravvivere. Lo stesso Hanzo aveva annunciato l'annuncio del gas in pompa magna proprio per far sì che le persone si rintanassero nelle loro case, un posto decisamente più sicuro rispetto alla strada. Pian piano il gas avrebbe comunque trovato la via per entrarvi e il piano sarebbe proseguito come previsto.
Sì, la stanza della guardia. - rispose quindi a Null, piegandosi per raccogliere una delle scatole metalliche. Al di là del pilastro centrale nella stanza, dietro il quale si trovavano gli ascensori per accedere ai piani superiori con le camere, vi era solo la reception. Questa, alla sinistra dell'atrio, era automatizzata e presentava vari schermi su cui era possibile vedere immagini delle stanze in modo da scegliere quella da prenotare. Ovviamente, al momento, tutti gli schermi erano spenti. Subito dopo questo enorme blocco elettronico si trovava una piccola porticina di colore nero: era la stanza della guardia dell'hotel. Nonostante la privacy e tutto il resto, chiaramente, un sorvegliante doveva comunque esserci per evitare screzi, problemi, vandali o ladruncoli.
Inutile dirlo, la guardia aveva ovviamente abbandonato l'hotel per l'emergenza - come chiunque si era ritirato dal proprio lavoro tranne medici e pochi altri - e i disperati che erano andati lì a rifugiarsi avevano iniziato ad utilizzare lo stanzino come un piccolo magazzino e stanza di riposo.
Giunti lì con le casse, i due non avrebbero visto nulla di particolare. Varcata la porta si trovava una stanza leggermente sviluppata in lunghezza con una singola lampadina gialla accesa ad illuminarla. Sul fondo della stanza, lunga circa tre metri, si trovava una finestra in vetro completamente ricoperta di farfalle: non si riusciva a vedere nulla se non le loro ali blu e i loro corpicini tremolanti.
Poggiata al muro destro, oltre la porta, una brandina di colore verde su cui Theresa si sedette prontamente una volta poggiata la sua cassa a terra. Nonostante fosse la stanza della guardia non vi erano telecamere o altro per garantire la privacy dei clienti, solo una piccola scrivania in legno con un telefono sopra. La donna posò la sua cassa proprio sotto di essa prima di sedersi sulla branda cigolante.
Mah. - scrollò le spalle alla domanda di Null - Per essere nel bel mezzo dell'apocalisse normale, suppongo. Nessuno si fida di nessuno ed è probabilmente giusto così. - spiegò - La notte spesso si sentono degli strani rumori provenire da fuori, tutti hanno paura che l'uno o l'altro sia una spia per i "banditi" o per quei pazzi criminali. - aggiunse mimando le virgolette con le dita. Non erano nel far west ma non le venivano nomi più lusinghieri per chi in quella situazione andava in giro a svaligiare case e negozi.
U-umh... - cercò di prendere parola dopo Mac - Con tutto il rispetto Hero-san, non posso permettervi di andare ai piani superiori. - disse, per poi indicare la brandina su cui sedeva con l'indice destro - Questa stanza è... Come dire... - cercò un attimo la parola giusta, in fondo non era uno scienziato - Una... Stanza di decontaminazione, ecco. - specificò - Come detto, qui nessuno si fida di nessuno e hanno paura si possa portare il gas su. Tutti quelli che arrivano dall'esterno devono passare almeno sei ore nella stanza di guardia. - aggiunse con un sospiro, per poi portare lo sguardo sulle casse. Non era neppure una bugia, quella: molti in quell'albergo erano paranoici (e come dargli torto) e avevano scelto assieme quelle regole per una buona convivenza. D'altro canto nessuno poteva negare con certezza che il gas impregnato nei vestiti non fosse abbastanza per infettare una persona entrandovi in contatto.
Ciononostante... - riprese parola - Penso anche io che consegnare l'insulina abbia la priorità. - spostò lo sguardo d'assenso sul tizio vestito da palombaro - Se togliete la tuta e fate in fretta penso possiate salire evitando il linciaggio. - disse quindi - S-se avete dei vestiti sotto la tuta, ovviamente. Altrimenti... - portò la mano destra alla sua tuta, alzandola leggermente e mostrando la presenza di una sorta di body di colore nero a coprirle l'addome - Posso andarci io. Nel frattempo potete svuotare le casse, suppongo sia molto più comodo per voi riportarle indietro per altri carichi. - concluse quindi, attendendo una risposta da parte loro. Essere circondata e in palese svantaggio numerico le faceva battere fortissimo il cuore nel petto, neanche lei capiva come stava facendo a trattenersi.