Katawaredoki

Role || Shinjiro, Amachi, Hayato (Slot Extra per Hayato)

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    Shinjiro Aragaki
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    Ci era voluto un po', ma erano infine riusciti ad organizzare quella uscita a tre che avevano programmato. In quel weekend di fine settembre, il Kagejikan sarebbe rimasto chiuso per ferie, in modo da permettere a Shinjiro, Hayato ed Amachi di fare una lunga e tranquilla gita fuori Tokyo senza lo stress incombente del dover tornare in città prima del tardo pomeriggio per aprire il locale. Tra i diversi orari e turni di lavoro e il fatto che ovviamente nell'orario di apertura non c'era solitamente tempo per chiacchierare troppo, sarebbe stata un'occasione per rilassarsi tutti insieme in un contesto diverso da quello lavorativo.
    Il piano per quella giornata prevedeva innanzitutto l'incontrarsi alla stazione di Shinjuku alle 9:00 di mattina. Da lì avrebbero preso la linea Ome che in un'oretta e mezza di treno li avrebbe condotti fuori città, sul monte Mitake nel bel mezzo del parco nazionale Chichibu Tama Kai. Sulla vetta del monte, raggiungibile in un paio di ore di cammino in mezzo alla natura, si trovava uno dei templi shintoisti più antichi del Giappone, il tempio Musashi Mitake, risalente al 90 D.C. Il tempio era da secoli un luogo di pellegrinaggio e custodiva oggetti che si diceva essere appartenuti a Yamato Takeru, un eroe leggendario giapponese, come la sua armatura considerata tesoro nazionale. Secondo la leggenda, il samurai persosi venne guidato fino al punto in cui si ergeva il tempio da una divinità che aveva assunto la forma di un lupo bianco. Per questo motivo, il tempio era stato dedicato anche al lupo compagno di Yamato e alla figura del cane in generale, ed era nata la tradizione per molti visitatori di recarsi al tempio con i propri animali domestici per farli benedire ed acquistare amuleti di buona fortuna. L'idea generale per quella giornata era semplicemente di fare una scampagnata in mezzo alla natura, ma quando aveva notato la descrizione del tempio nelle vicinanze Shinjiro aveva deciso provare a proporre ai due di fermarsi brevemente lì una volta arrivati.
    Che era anche il motivo per cui, quella mattina, con lui alla stazione di Shinjuku ad aspettare Hayato e Amachi ci sarebbe stato a sorpresa anche Ikiru, legato al guinzaglio e seduto tranquillamente al suo fianco, impegnato a scodinzolare lentamente; la visita al tempio sarebbe stata un piacevole bonus, ma onestamente voleva far fare anche al cane una passeggiata in mezzo alla natura che andasse oltre i parchi di Tokyo, per quanto grandi e spaziosi potessero essere. Con l'aria che iniziava a farsi più fresca il cane aveva iniziato a mettere il pelo invernale, diventando all'apparenza ancora più simile ad una nuvoletta bianca e soffice.
    L'abbigliamento di Shinjiro invece non rifletteva particolarmente l'arrivo dell'autunno. Comode scarpe da trekking e jeans neri erano accompagnati da una maglia a maniche corte con il logo di una band musicale giapponese. I capelli castano cenere allungatisi leggermente nel corso di quell'estate - e già non cortissimi, almeno per lo standard giapponese, anche se ovviamente non lunghi quanto quelli di Desmond- erano lasciati cadere in ciocche un po' disordinate sulle spalle; se necessario, al polso aveva l'immancabile elastico per legarli in una coda. Nello zaino che portava su una spalla per pura abitudine più che per vera utilità aveva una corta giacca, ma sarebbe probabilmente rimasta lì dentro per tutta la giornata; non aveva mai sofferto davvero il freddo, e dopo l'ulteriore aumento di temperatura che il suo corpo aveva subito quell'estate, dubitava sarebbe successo con un po' d'aria di montagna. L'unica cosa a cui non avrebbe mai rinunciato sarebbero stati berretti e bandane, ma per una rarissima volta non aveva effettivamente nulla a coprirgli la testa - ad Hayato in particolare che probabilmente lo vedeva sempre e solo con la tradizionale bandana a tenere fermi i capelli mentre lavorava avrebbe forse fatto un po' strano - . Se indossava giacche o cose come sciarpe o guanti, ormai, sarebbe stato per pura abitudine, per nascondere la sua figura o per evitare sguardi strani vedendolo girare a maniche corte a dicembre con mezzo metro di neve. Per evitare quelli era disposto a coprirsi e soffrire un po' il caldo di conseguenza, ma in quella fresca giornata autunnale la situazione non era ancora così estrema.
    ... sempre ammesso che ci sarebbero arrivati, a dicembre-
    Scacciò con forza quel pensiero; oggi non voleva pensare all'annuncio su Babel, alla minaccia di Hanzo e nemmeno ad Hisoka o qualsiasi altra cosa avrebbe potuto rovinargli la giornata. Quella giornata sarebbe stata dedicata solo e soltanto a passare un po' di tempo insieme e rilassarsi, nient'altro. Riprese a cercare le figure di Hayato e Amachi con lo sguardo, che avrebbe salutato una volta arrivate.
    « Allora, pronti a partire? Vi avviso che nel mio zaino ho solo due bottiglie d'acqua e cibo per Ikiru, come accordato mi affiderò completamente a voi per il pranzo.» commentò con un sorrisetto divertito. La ragazza era quella che aveva proposto l'idea di una gita fuori città, e lui aveva proposto l'idea che si occupasse del pranzo al sacco per tutti e tre. Sospettava che anche Hayato avesse preparato qualcosa, ma aveva tenuto fede alla sua parola: per una volta almeno non toccava a lui cucinare.

    Those precious times I didn't realize I should cherish,
    Now all I can do is remember them

    SCHEDA | VIGILANTES | CRONOLOGIA | #LIVELLO 7

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    Farnia_Play .Dim

    Ecco qua! I luoghi menzionati sono ovviamente veri e basta cercarli su google se volete più immagini per ispirarvi. In quanto alle notizie sul tempio le ho raccolte qui e lì da siti vari, (alcuni tradotti dubbiamente in inglese), ma per lo scopo della role direi che possiamo sorvolare sui dettagli troppo storici e tecnici, alla fine non è che devono farci la visita guidata. Spero sarà una role carina e tranquilla per tutti e tre (che poveracci ne hanno bisogno visto che qualche settimana dopo scoppierà l'apocalisse) e sono curiosa di vedere cosa ne uscirà!
     
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    Che dire, finalmente era arrivato il giorno in cui la lemure, Shinjiro ed Hayato si sarebbero visti fuori dal contesto lavorativo. Era in super agitazione, non tanto per il timore di incontrarli fuori dalle quattro mura del locale di Shin, bensì perché finalmente andavano a farsi una bella scampagnata fuori città! Amachi era super felice ed infatti aveva accettato -anche se non aveva avuto grande scelta- di preparare il pranzo al sacco per tutti. Non era una grandissima cuoca, ricordiamoci che la mutant stava imparando ad abbinare e cucinare per bene le pietanze grazie al suo amico, nonché capo, Shinjiro.. Altrimenti era ancora al Bollitore dell’acqua calda, ramen istantaneo e salsa di soia..FINE!
    C’era anche da dire che da pochissimo aveva anche incominciato a frequentare Darius, che con le sue conoscenze culinarie americane aveva dato una piccola mano ad Amachi a prendere dimestichezza tra sandwich, salse e qualche trucchetto per cucinare le uova.
    Ma adesso concentriamoci sulla ragazza, infatti era il giorno prima del viaggio ed era nella sua piccola cucina del proprio appartamentino, dove aveva la zona della penisola invasa da piatti, ciotolini, ingredienti, utensili per cucinare ed il suo smartphone messo su un angolo, rialzato, che mandava a tutto spiano la musica. Stava ascoltando un po’ di tutto, non c’era effettivamente qualcosa che le interessasse, bastava che le mettesse il buonumore e non le facesse cadere la testa in pensieri del ca**o, come era solito ormai per colpa della sua malata coscienza. Era agghindata da casa, infatti indossava solo un paio di culotte nere con sopra il sedere stampato il muso di un procione, mentre sopra aveva una t-shirt rossa, leggermente sbiadta ed impataccata di unto. Stava bellamente ballettando in cucina, mentre aveva davanti a se un piatto che conteneva del pancarrè senza bordi, dalla forma quadrata, che stava farcendo con della frittatina di uova leggermente piccante, erba cipollina ed una salsina bianca che era palesemente formaggio spalmabile. Un abbinamento strano, ma forse nella testa di Amachi era super top di gamma! La coda ondeggiava alle sue spalle, ma la teneva parecchio attaccata alla propria schiena per evitare di inzuppare la punta nelle pentole o piatti che erano messi sul banco da lavoro dietro di lei. Stava fischiettando una canzone che stava passando sull’app del suo telefono, mentre le orecchie erano tenute leggermente sollevate e sulla faccia aveva un’espressione serena e rilassata. Era davvero contenta di quello che l’aspettava il giorno dopo! Cucinare per tutti e tre era stancante, ma alla fine lo faceva con piacere e non poteva deludere il boss del locale ed il suo collega. Alla fine della preparazione del sandwich, prese il coltello che era poggiato lì accanto a lei e taglio in due rettangoli uguali quella prelibatezza.
    «Ed ecco qui! L’ultimo è fatto. Quindi…mettiamo tutto per bene, altrimenti non mi entrerà nello zaino.»
    Meno male che non doveva pensare al bere, altrimenti sarebbe stata un frigorifero ambulante e farsi una camminata nel bosco, carica come un mulo, non era proprio l’ideale.
    Con cura mise nei contenitori neri -quelli tipici giapponesi- le pietanze che aveva fatto. Non fece grandi cose, infatti si poteva vedere una vaschetta contenente verdura cruda tagliata a listarelle -carote, sedano, finocchio- un altro ciottolino aveva al suo interno dei chicchi d’uva bianca, ben lavati, pronti per essere mangiati, un cofanetto più grande nero con al suo interno due tipi di sandwich al pane bianco, quattro farciti con del salmone affumicato, burro, pepe nero ed una manciatina di rucola, mentre quattro riempiti di semplice formaggio a fette e fette fini di pollo con un velo di maionese. Non poteva fare solo panini, infatti aveva optato per fare qualche porzioncina di gamberi -sgusciati e privati della testa- cotti alla piastra e conditi con salsa di soia, pepe e cipollotto fresco. L’ultimo contenitore, anch’esso rettangolare, conteneva i sandwich che aveva finito di preparare poco fa… Quelli erano davvero strani, saranno di loro gradimento? Non c’era nulla di tipicamente giapponese, anche perché lei era di altre origini e non aveva ancora preso dimestichezza con i pranzi al sacco che creano lì…Quelle opere d’arte racchiuse in un cofanetto ben ordinato e con le pietanze che sembrano capolavori. Certe volte era difficili mangiarseli, perché dispiaceva rovinare tutta quella cura che c’era stata messa per prepararlo.
    La lemure si mise a contare le cose sul bancone, per poi impilare il tutto e metterle in frigorifero per conservarli fino al giorno dopo. Chiuse lo sportello dell’elettrodomestico ed andò a passare il dorso della mano sinistra sulla fronte, come a simulare di asciugare il sudore:
    «Fìu… Ce l’ho fatta. Adesso devo vedere che ne penserà Shin e ‘Ato… Diamine, mi è sembrato come un esame di scuola.. Ehehe… Speriamo bene!»
    E sorrise, mentre raccolse il telefono e cercò di allontanarsi per andare verso la propria camera da letto, mentre si scambiava qualche messaggino con Darius.
    La serata fu passata in serenità ed Amachi si addormentò mentre guardava un film che davano in TV, ma a quanto pare non era così interessante, perché appunto le calò la palpebra e…Zzzz buona notte!

    Al mattino seguente la sveglia suonò di buon ora ed Amachi tutta pimpante si alzò dal letto, quasi come fosse stata mossa da una molla:
    «E’ IL GIORNO! E andiamo…»
    E mentre disse così sollevò la mano destra chiusa a pugno, come ad incitarsi per incominciare bene quella giornata così ricca di cose nuove da esplorare e passare del tempo con i propri colleghi.
    Non conosceva benissimo Hayato, dopotutto c’aveva scambiato qualche parola al locale, ma niente di che, non era come con Shinjiro che aveva stretto un bel rapporto di amicizia. Forse poteva succedere anche con il ragazzo che lavorava con lei? Era positiva su questo, forse anche perché ci si trovava bene nelle ore di lavoro e partì a botta sicura che sarebbe stato così anche extra locale.
    La mutant su lavò e si mangiò una ricca colazione a base di latte, cereali, due quadratini di cioccolato fondente ed una paio di chicchi d’uva. Non fu così pesante nel pasto, doveva comunque affrontare una bella scarpinata nel bosco portando il pranzo sulle spalle:
    «Bene, devo sistemare lo zaino ed andare…Altrimenti perderò il bus che porterà alla stazione. »
    Si disse come promemoria, mentre si vestì con una t-shirt bianca aderente che le avvolgeva le sue forme femminili, con le maniche nere corte e sopra disegnati due kanji. Sulle gambe aveva messo un paio di shorts strappati color nero ed ai piedi calzettoni massicci grigi e scarpe da trekking color marrone e nero. I capelli li lasciò sciolti ed anche se aveva cercato di dargli una piega, questi si mostrarono come al solito confusionari ed ispidi… Insomma, Amachi non aveva dei bei capelli e spesso li nascondeva sotto stravaganti parrucche.. Ma non era oggi quel giorno! Oggi era super free, anche i capelli!
    Sistemò lo zaino da escursione e ci mise dentro una borraccia blu di metallo contenente mezzo litro d’acqua, un impermeabile fine in caso di pioggia ed in fine il pranzo al sacco. Aveva giocato un po’ a tetris per poter sistemare il tutto, ma dopo qualche imprecazione ce la fece.
    Uscì di casa e chiuse a chiave la porta, per poi dirigersi alla fermata del bus che era a pochi metri dal portone della palazzina. Attese così il suo mezzo, per poi salire su di esso e guardarsi attorno. Come al solito, prima di addentrarsi nel mezzo pubblico, dava sempre uno sguardo per vedere che tipi c’erano al suo interno. Le orecchie adesso erano bassa e la coda non ondeggiava come ieri mentre cucinava, bensì era tenuta bassa e quasi del tutto ferma. Sembrava come se fosse uscita dalla sua bolla sicura ed il suo umore si fosse macchiato di quell’ambiente in cui si trovava adesso. Si andò a sedere su un seggiolino libero, lontana dalla gente e rimanendo comunque verso il cima della vettura e per tutto il viaggio cercò di tenere lo sguardo rivolto all’esterno. Non faceva freddo, anche perché era fine estate e non era ancora scesa la temperatura rigida autunnale, quindi la lemure non si mise ancora il giacchettino impermeabile che aveva nello zaino. Ci volle una ventina di minuti, forse qualcosa di più , prima di arrivare alla stazione che aveva designato Shinjiro per il ritrovo, ma quando le porte del bus si aprirono, Amachi si fiondò fuori come se stesse fuggendo ad una prigione. Fece qualche passo in avanti e si ritrovò nella zona pedonale e si fermò. La prima cosa che fece fu dare un’occhiata al telefono che teneva nella taschina appena sulla bretella dello zaino da trekking, così cercò di vedere se era in orario…E fu così! Miracolo!
    La coda ondeggiò sinuosamente alle sue spalle, mentre la testa della lemure si alzò e gli occhi dalle sclera nere e le iridi gialle guizzarono tra le persone presenti nel loco. Non fu difficile scorgere quello stangone di Shinjiro, aveva anche portato con se il suo fidato cagnolone Ikiru che stava seduto al fianco del suo padrone e con la lingua perennemente di fuori dalle fauci. Sulle labbra fini e nere della ragazza spuntò un sorriso felice, mentre si avviò con passo sicuro verso di loro:
    «Shin!! Ehi Shin!!»
    La sua voce era squillante e sprizzava gioia da tutti i pori. Si sapeva che Amachi non era avvezza alle usanze giapponesi, come del fatto che è raro abbracciare qualcuno, ma lei se ne fregava altamente… Infatti la prima cosa che fece fu allungare le braccia aperte verso il Boss e cercò di dargli una leggera strizzatina affettuosa attorno al suo torace -anche perché lei era una tappa in confronto. Se Shinjiro si fosse fatto dare quel “saluto invadente”, Amachi si sarebbe spostata per andare davanti al cane pelliccioso e bianco, provò ad accucciarsi davanti a lui e cercò di accarezzarlo e stropicciarlo sulle guanciotte soffici di peluria:
    «Ma chi è la mia nuvoletta preferita, eh? Buondì bestiolina famelica!»
    Insomma, aveva l’affetto per tutto e tutti…Ma Hayato? Mancava solo lui all’appello. Ma come avrebbe reagito lui ad un saluto simile? Non se l’era posto come problema, perché aveva altri mille pensieri felici che stavano soffocando il suo essere negativo che albergava in lei, pronto a farsi vivo per romperle le uova nel paniere.
    Si alzò così in piedi, in eretta postura ed andò a guardare verso Shinjiro e sollevò di qualche grado il mento:
    «Manca ‘Ato? Che non si sia svegliato?» fece una piccola pausa e controllò velocemente attorno a loro «Ho portato il pranzo si… Non ti preoccupare! Anche se dovrai affidarti ai miei gusti, le mie prelibatezze…Ti ricordo che fino a qualche mese fa il mio piatto più raffinato era udon istantanei con salsa piccante! AHAHAH!»
    Scoppiò a ridere, mentre cercava di guardare se arrivava o meno Hayato.
    Quando l’altro si fosse fatto vivo e fosse venuto vicino a loro, la ragazza lemure avrebbe riservato lo stesso trattamento che aveva dato a Shinjiro: Un abbraccio breve ma affettuoso , accompagnato da un sorriso ed un semplice “Buondì!!”.

     
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    Hayato Ono
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    «Non hai alcuna speranza di vincere.»
    Sussurrò Hayato rabbioso, stringendo forte i pugni e aguzzando lo sguardo, digrignando i denti dal nervosismo.
    «Stavolta non ti darò alcuna possibilità di fregarmi.»
    Avanzò qualche passo con fare minaccioso, espandendo e restringendo le narici continuamente, come se fosse talmente irritato da dover aumentare la ventilazione polmonare.
    «Sei stata furba, l'altra volta, devo ammetterlo.»
    Continuò, tirando un profondo sospiro.
    «Ma adesso ti conosco e so come trattarti, maledetta
    Si sarebbe abbassato e piegato sulle ginocchia, allungando l'indice dinanzi a sé.
    «Ti divorerò.»
    Chi conosce Hayato potrebbe pensare che questo stia facendo la solita ramanzina alla sua controparte, ma questo non era il caso. No, quella sera Hayato stava semplicemente parlando con... con la sua lasagna.
    Sì, esatto, si trovava dinanzi al forno, all'interno del quale era stata disposta la sua famosa lasagna recuperata da una ricetta italiana ma che il Villain non era mai riuscito a riprodurre in tutto e per tutto. Era estremamente complessa e, per quanto avesse studiato i procedimenti, era stato comunque estremamente complicato comporla e non bruciarla. Era rimasto davanti al forno per tutto il tempo che questa si prese per cuocere a sufficienza, facendo attenzione a non incendiare niente.
    Negli ultimi tempi era diventato molto più abile in cucina ma le ricette italiane continuavano ad essere abbastanza difficili, per quanto squisite.
    Recuperò la lasagna dal forno e la posò sul tavolo, facendo attenzione a non farla rovinosamente cadere sul pavimento. Sembrava abbastanza buona, di certo gli era venuta meglio rispetto alle altre volte, ma il sapore avrebbe sancito il giudizio finale (anche perché, a dirla tutta, l'aspetto era ben diverso rispetto a quello delle tipiche portate italiane).
    «Ah, non mi è venuta tanto male~»
    Il tono di Hayato cambiò repentinamente, passando dall'essere severo a minaccioso a gentile e giocoso. Ah, comunque sì: in tutto questo Hayato stava parlando da solo, come al solito.
    Avrebbe sistemato la lasagna all'interno del grosso zaino di trakkeing, insieme ad un cappello, un cappotto e altri svariati effetti personali. Già, perché finalmente era arrivato il momento di fare quella carinissima gita insieme a Shinjiro e Amachi di cui avevano parlato in privato diverso tempo prima.
    Hayato era parecchio entusiasta all'idea di passare una giornata in montagna insieme ai due tant'è che, quella sera, riuscì addirittura a prender sonno dopo non molto tempo (fenomeno più unico che raro).

    Il giorno dopo il nostro Villain si sarebbe diretto alla stazione stabilita da Shinjiro per partire verso il Monte Mitake, la zona che avrebbero dovuto visitare quella mattina. Hayato, in particolare, era talmente felice che per quel giorno non aveva nemmeno in mente di ingegnarsi per ricavare chissà quali informazioni da Shinjiro e Amachi. Sì, per quel giorno avrebbe messo da parte la propria missione e si sarebbe invece dedicato a godersi quella piacevolissima giornata in compagnia, esonerando qualsiasi possibile congettura e piano diabolico.
    Per l'occasione aveva optato per un pantalone cargo verde militare, scarpe da trekking ed una maglietta bianca a mezze maniche: all'interno dello zaino da trekking, oltre che la lasagna, piatti, forchette etc... Hayato aveva posizionato anche la rimanente parte dell'outfit, che però avrebbe sfruttato soltanto se fosse calato eccessivamente freddo. Il clima quella mattina era fresco ma non freddo: meglio, comunque, portarsi dietro qualcosa di più pesante, dato che in montagna non si poteva mai sapere.

    Non ci mise molto ad adocchiare Shinjiro e Amachi, quando arrivò alla stazione di Shinjuku intorno alle ore 9.00. Insieme ai due, però, Hayato riuscì ad intravedere il graziosissimo cagnolone bianco di Shinjiro, Ikiru. Inutile dire che, prima di salutare i due colleghi, il biondino si fiondò sul cane, mettendosi in ginocchio per terra ed iniziando a spupazzarlo.
    «AWWWWW, ma che carino~»
    Non sapeva bene come avrebbe reagito Ikiru a tutte quelle smancerie, né tantomeno Shinjiro. A volte le persone avevano l'errata mania di metter subito le mani su cani che non conoscevano, anche solo per accarezzarli: niente di più sbagliato. Il cane ha estremo bisogno di conoscere prima la persona con cui deve entrare in contatto, deve annusarla, identificarla, e solo se il proprietario fosse stato d'accordo allora si sarebbe potuto procedere alle carezze e tutto il resto.
    Ovviamente questa doveva essere una sorta di prassi tecnica ma né Hayato né la maggior parte della popolazione mondiale sembravano esserne a conoscenza.
    Inoltre, come ben sappiamo Hayato era un amante degli animali quindi figuriamoci se si fosse trattenuto.
    «Eccomi! Scusatemi, spero di non aver fatto tardi.»
    Hayato si sollevò subito da terra, dedicando subito la propria attenzione a Shinjiro e la sua adorabile collega, Amachi. Non aveva ancora avuto l'occasione di parlarci molto, di solito si limitavano ad intrattenere un semplice rapporto tra colleghi, forse quel giorno sarebbe stato ideale per conoscerla meglio: a pelle, comunque, le era sempre stata estremamente simpatica. A volte le era sembrata un po' timida, altre volte molto espansiva: chissà, magari la sua conoscenza gli avrebbe riservato qualche piacevole scoperta.
    Nel momento in cui si alzò, si vide davanti Amachi che gli strizzò rapidamente il torace, chiudendolo in un abbraccio affettuoso al quale Hayato rispose con un sorriso gentile e lievemente impacciato.
    «Ciao Amachi, che piacere vederti~ come stai?»
    Domandò, quando questa lasciò la delicata presa.
    «E ciao anche a te, Shinjiro! Sono così emozionato! Non faccio una gita del genere da non so quanto tempo, non sto più nella pelle di partire!»
    Esclamò, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso dolce e accomodante, intervallando lo sguardo tra i due.
    «Wow, è strano vederti senza una bandana in fronte. Di solito le bandane ti rendono molto più... imbronciato, sai? Così stai molto bene~»
    Si lasciò scappare. Ormai con Shinjiro aveva acquisito una certa confidenza, per cui poteva permettersi commenti del genere (non che avesse detto chissà cosa, comunque). Con la fronte scoperta Aragaki aveva certamente un'espressione più rilassata, meno minacciosa.
    «Sapevo che Amachi si era offerta di cucinare, ma ho portato anche io qualcosina~ si tratta della lasagna italiana, una ricetta che sto tentando di elaborare da tempo... non è ancora ultimata-ultimata ma penso sia comunque mangiabile.»
    Continuò, lasciandosi scappare una lieve ma fragorosa risatina. Si guardò poi attorno, notando un orologio ancorato ad una struttura metallica che, indirettamente, avrebbe invogliato i tre a muoversi in direzione del treno.
    «Oh, credo che dobbiamo andare!»
    Esclamò e, se fossero stati d'accordo, si sarebbero diretti tutti in direzione del binario.
    «Allora, come vi sentite? Siete mai stati su questo Monte Mitake? Io ho spulciato tantissimi siti internet e ho scoperto che si tratta di un luogo incantevole, totalmente immerso nella natura~»
    Ovviamente Hayato non ci pensò neanche due volte quando si trattò di dare libero sfogo alla sua solita logorrea, sperando che questa non infastidisse troppo i due.


     
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    Shinjiro Aragaki
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    La prima ad arrivare fu Amachi, che si fece immediatamente chiamandolo ad alta voce con quel nickname che sembrava aver adottato unicamente lei. Il cuoco non poté non trattenere un sorriso nel vederla così serena; con tutto quello che stava succedendo in quel periodo e soprattutto che aveva passato ancora prima dell'annuncio di Hanzo su Babel, temeva che l'aspirante eroina si portasse ancora dietro qualche traccia di quella tristezza e dubbi che le aveva mostrato tempo prima, dopo quella loro prima partita a pallacanestro. Invece in quel momento sembrava completamente... felice e tranquilla.
    Un po' sorpreso dalla sua espansivitá fu Shinjiro quando Amachi si sporse ad abbracciarlo rapidamente, ma la lasciò comunque fare. La ragazza avrebbe potuto notare che il cuoco sembrava piacevolmente caldo, come se avesse già passato un'intera giornata sotto il sole estivo invece di essere rimasto all'esterno in una mattinata d'autunno inoltrato, poi rivolse le sue attenzioni al cane. Fortunatamente Ikiru era abituato a ricevere attenzioni senza lamentarsi (perché, ripetiamolo, era un bravo cane) e in ogni caso conosceva già la ragazza, perciò si lasciò coccolare socchiudendo pigramente gli occhi e scodinzolando un po' più forte.
    « Sei la prima ad arrivare, non mi ha fatto sapere nulla ma immagino sia in metro.» commentò, lanciando un'occhiata allo schermo del telefono per vedere se il dipendente gli avesse mandato qualche avviso in privato, ma non sembrava essere il caso.
    « Tranquilla, ho uno stomaco di ferro e mi piace provare sapori... stravaganti, sono curioso di vedere quali vette inesplorate del sapore mi farai scoprire.» scherzo' in risposta alle sue successive parole, sottointendendo che era pronto ad assaggiare qualsiasi cosa avesse preparato. In realtà era piuttosto fiducioso, dopotutto la ragazza lavorava ormai al Kagejikan da un po' e a furia di vedere e rivedere il procedimento per i diversi piatti del menù qualcosa aveva comunque imparato praticamente per osmosi... che poi era esattamente come aveva imparato lui con i suoi genitori, osservandoli e sperimentando pian piano.
    Anche se il pensiero delle foto di udon istantanei che gli aveva mandato in chat privata tempo prima continuava a mettergli i brividi.
    E in ogni caso si trattava di un pranzo al sacco, non una cena per dieci persone.
    Poco dopo giunse anche Hayato, Ovviamente le attenzioni iniziali del ragazzo una volta raggiuntili non furono rivolte a lui ma ad Ikiru. Ormai ci era rassegnato, era una sorta di legge universale che stabiliva che, quando si incontrava qualcuno con un cane, si salutava prima il cane e poi il padrone. Sempre. Soprattutto se erano persone che come Hayato sembravano amare particolarmente gli animali.
    « Tranquillo, sei in perfetto orario.» commentò. Aveva dato le 9:00 come orario di incontro perchè il treno partiva alle 9:20, in modo da potersi avviare al binario e prendere posto in tutta calma. I treni giapponesi, si sa, spaccavano il secondo quando si trattava di partire e arrivare puntuali, così sarebbero dovuti arrivare a destinazione poco prima delle undici di mattina.
    Al commento di Hayato sulle bandane inarcò un sopracciglio e alzò la mano che non reggeva il guinzaglio a sfiorarsi i capelli, sovrappensiero.
    « D-davvero...?» chiese, un po' in imbarazzo. Ma a lui piacevano, le bandane... però era anche vero che un paio di volte lo avevano scambiato per una persona non troppo raccomandabile. Hamuko al parco, Desmond, Fukuda... vuoi vedere che era seriamente la bandana o il berretto a dargli inconsciamente un'aria truce? Sembrava davvero così tanto un senzatetto pronto ad accoltellarti in un vicolo buio per due spicci?
    .
    « Sono così abituato a portarle che non ci ho mai pensato... ma grazie comunque.» borbottò dopo un attimo, in risposta al complimento sullo stare comunque bene senza. Era comunque un complimento, no...?
    Il suo interesse venne comunque catturato dalle parole successive dell'altro, come era ovvio quando si parlava di cibo e ricette.
    « Oh, non ho mai provato a farla... sono curioso di provarla, allora.»
    Se Shinjiro avesse saputo dei trascorsi "storici" di Hayato con quella lasagna, avrebbe pronunciato quella frase con un po' più di cautela.
    In ogni caso sì, era ora di andare. Il gruppo si sarebbe diretto verso il binario insieme ad Ikiru, per poi cercare con calma il numero della carrozza e dei posti che era stato loro assegnato quando avevano prenotato i biglietti. Erano i classici posti a quattro con un tavolino nel mezzo, disposti in modo da essere seduti a coppie uno di fronte all'altro. Shinjiro prese posto su uno dei posti vicino al finestrino, con lo Shiba che si rannicchiò sotto il tavolino ai suoi piedi, dove non avrebbe dato fastidio a nessuno.
    « Non sono mai stato proprio sul monte Mitake, ma con la scuola siamo stati un paio di volte in gita al parco circostante, in escursione... sono curioso di vedere come è, e dicono che il tempio sulla cima sia bellissimo.»
    Detto questo si sarebbe sporto un attimo sotto il sedile per controllare che Ikiru fosse a suo agio, ma il cane aveva già chiuso pigramente gli occhi e muoveva solo un po' le orecchie mentre seguiva il discorso tra i tre. Chissà quanto era in grado di capire, di cosa dicevano...
    Il treno sarebbe partito puntualissimo e si sarebbe diretto fuori Tokyo, acquistando pian piano velocità. Un controllore sarebbe passato dopo poco a controllare i biglietti e chiesto a tutti e tre se volessero del tè o caffè da bere, per poi allontanarsi.
    Dopo una decina di minuti dalla partenza, si sarebbe rivolto ad Amachi.
    « Hai poi continuato quel corso di tamburi taiko a cui avevamo partecipato? Ricordo che eri interessata ad approfondire...» chiese. Aveva scelto appositamente un argomento neutrale e che potesse portare ad una conversazione leggera che coinvolgesse tutti e tre; l'ultima cosa che voleva quel giorno era parlare di lavoro.

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    Scusate il leggero ritardo, ieri sera mi sono addormentata letteralmente a metà post ahah
     
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    Gli occhi della donna lemure si fiondarono su Shinjiro e lo fissò nel volto, mentre rimase a qualche passo di distanza da lui, in attesa dell’arrivo di Hayato. Amachi sorrise, ma socchiuse le palpebre e mostrò un faccino furbetto, mentre sollevò ed abbassò un paio di volte le sopracciglia:
    «Ho fatto qualche cosa di testa mia, ma alcune ricette le ho rubate a Darisu che è un mezzo americano, lui penso abitasse nella patria del sandwich…O i genitori. Insomma, mi ha insegnato qualche abbinamento che potrebbe fare al caso nostro! Ehi, ho lavorato tutto il tempo ieri a queste pietanze, spero proprio di non aver fatto delle ca**ate!»
    Se la rise alla fine, mentre sollevò di qualche grado le orecchie pellicciose che sbucavano tra i capelli color pece.
    Si, essere lì e sapere che aveva in programma una gita fuori porta la faceva stare bene, soprattutto se quel viaggetto era in posti inesplorati e soprattutto senza un affollamento di gente potenzialmente fastidiosa. La coda ondeggiava lenta dietro di lei, ma spesso era posta a punto interrogativo dietro la schiena, bella alta, segno che stava bene ed era attualmente serena.
    Poco dopo ecco che giunse anche il collega, Hayato. Di lui sapeva poco, come già avevamo detto, ma il carattere di Amachi l’aveva spinta a trattare quel ragazzo come faceva sempre con gli altri a cui voleva bene. Era spontanea, forse certe volte invadente, ma esprimeva così il suo voler bene a qualcuno. Gli occhi dalle sclera nere e le iridi gialle si piazzarono sul ragazzo che aveva salutato -a modo suo- e pose le mani ad afferrare le bretelle dello zaino all’altezza del petto. Lo sguardo balzò da un individuo all’altro, mentre ascoltò quel commento che aveva dato il nuovo giunto a Shinjiro. Lei aveva visto raramente il cuoco senza la sua bandana, ma non aveva mai fatto caso a come potesse essere dannatamente diverso dal solito. Sfarfallò le ciglia e curiosa fissò il viso del vigilantes, per poi sorridere e fare spallucce:
    «Beh, i belli e dannati sono sempre i favoriti tra le ragazze. Magari sta cercando di rimorchiare qualche cliente….Che sia la ragazza dai capelli biondi che viene a prendere spesso da mangiare da asporto?»
    Fece un’espressione languida e maliziosa, per poi borbottare verso Hayato, sporgendosi appena al suo lato, ma in modo che sentisse anche Shinjiro:
    «Qui nascono scoop amorosi! E ci tiene nascosto qualcosa…Ehehehe!»
    Sta solo giocando! Si divertiva a mettere un po’ in imbarazzo l’uomo che le aveva offerto un lavoro per poter arrotondare la paga che le allungavano i suoi genitori per poter studiare in Giappone. Se la ridacchiò, per poi guardare di nuovo i due e sentire in fine quello che aveva preparato Hayato. Sbarrò gli occhi, quasi le brillavano come due diamanti, mentre la boccuccia divenne un tre rovesciato :
    «Ahw, lasagna! Sono curiosa, non ne ho mai assaggiate di quelle.. Hai parenti Italiani?»
    Non conosceva il passato del cameriere, infatti cercò proprio di approfondire quella conoscenza sfruttando quella gita in montagna:
    «Mh, no! Non ci sono mai stata. Anche io ho dato un’occhiata veloce su internet e devo dire che sembra un posticino tranquillo dove possiamo rilassare mente e fisico! Sono contenta di fare questa uscita con voi due. Spero di non esagerare nella mia…Esuberanza…? Si diciamo così. In tal caso fatemelo presente e cercherò di calmarmi.»
    Ridacchiò ancora e concluse la risposta sul fatto se era mai stata sul monte Mitake.
    Intanto l’ora della partenza si stava avvicinando, ma loro erano arrivato con largo anticipo per evitare di perdere il treno! Si avviarono verso il binario dove avrebbero trovato la loro vettura, per poi salire sul vagone che aveva i loro posti prenotati. Fece andare per primi i due ragazzi, poi entrò lei a seguito. Seguì i loro passi, fin quando non si trovarono ai quattro posti designati a loro. Con calma Amachi si sistemò e pose lo zaino , senza rovesciarlo o sbatterlo, nel porta oggetti, l’unica cosa che posò sul tavolo furono il cellulare ed il biglietto del viaggio. Guardò verso Hayato e con un velo di imbarazzo indicò il posto vicino al finestrino, quello davanti a Shinjiro:
    «So che è un po’ scortese, ma potresti andare tu lì? Io con la coda…Ho difficoltà a stare incastrata tra finestrino e un’altra persona.»
    Shinjiro poteva scorgere in lei l’espressione di imbarazzo e disagio che diverse volte aveva avuto anche con lui e la gente che le stava intorno, come al museo della musica.
    Se Hayato avesse accettato, si sarebbe messa accanto a lui, usufruendo del posto a sedere vicino al corridoio del treno. La coda penzolata e rimaneva mezza appoggiata al pavimento della carrozza, ma la teneva in modo da non risultare un intralcio per chi dovesse passare nel corridoio tra i sedili. Dette uno sguardo anche lei al cane di Shinjiro, sorrise debolmente sulle labbra vedendolo accoccolato sotto al tavolinetto, per poi alzare gli occhi verso la gente che era presente sul treno. Le orecchie si muovevano un pochino di più, come se stessero controllando i vari suoi e chiacchiericci attorno a loro… Sembrava guardinga, leggermente a disagio, come se si aspettasse da un momento all’altro qualche piccola scaramuccia o offesa data la sua forma Mutant. Il controllore venne ad obliterare i loro biglietti e non fece storie a riguardo, perche avevano tutte le carte in regola. Dopo poco che questo se ne andò, fu il cuoco a prendere la parola ed interpellò proprio Amachi riguardo alla musica. Annuì verso di lui e portò le braccia conserte sul bordo del tavolino, mentre prese a parlare:
    «Oh si, devo dire che è un modo molto bello di suonare questi tamburi tipici di qui! Ma devo ammettere che sono molto fiscali e devi essere in perfetta sincronia con il resto del gruppo. Quindi ci vuole tanto impegno e dedizione! Poi ho anche fatto una esibizione davanti ad un cacciatore di talenti e mi ha proposto di fare un provino in studio, ma non ho usato i tamburi, ma canto e chitarra.. Ma.. Ecco.. Ehehe, non l’ho ancora fatto. Ho alcuni dubbi a riguardo, alcune rotture di scatole con i miei e qualche piccola complicanza con.. con me stessa, si.»
    Inutile nascondere a Shinjiro il fatto che lei, dopo quello che aveva subito da dei bulli, avesse dei problemi con la sua forma ed il suo potere mutant. Fece spallucce e guardò un po’ entrambi, poi gettò un’occhiata fuori dal finestrino:
    «Per il resto va diciamo bene, normale. E invece tu? Non mi hai ancora dato una recensione sull’anime che ci siamo visti!»
    Disse a Shinjiro, ma poi si voltò verso il cameriere e disse con un leggero sorriso stampato in faccia:
    «Sai che io e Shin ci vediamo una sera a settimana un episodio di un anime che scegliamo insieme di guardarci? Ognuno da casa sua, tramite computer e poi commentiamo insieme.. Certi anime mi fanno piagnucolare, sono troppo pieni di colpi di scena e momenti dolorosi!...»
    E sospirò, per poi volgere lo sguardo fuori dal finestrino, anche se ascoltava cosa dicevano i due lì vicino a lei.

     
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    Hayato Ono
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    L’imbarazzo di Shinjiro, nel ricevere quel complimento, era letteralmente adorabile. Hayato sollevò gli angoli della bocca in un sorriso dolce e sarebbe stato intenzionato a non proferir altra parola a riguardo, considerato il disagio del cuoco: Amachi, d’altro canto, parve interessarsene poco, dal momento che infierì in maniera simpatica ma che probabilmente avrebbe messo ancor più in imbarazzo il povero Shinjiro.
    Hayato, comunque, aveva sempre notato una certa ‘confidenza’ tra i due, per cui era certo che il Vigilantes fosse già abituato all’atteggiamento esuberante dell’aspirante eroina.
    «Ah, sai che non ho ancora avuto la possibilità di conoscerla per bene? Chissà se è simpatica~»
    Commentò Hayato, riferendosi ala ragazza di cui parlava Amachi.
    «Dici che possa essere il tipo per Shinjiro, Amach—»
    Si interruppe bruscamente, comprendendo quanto - probabilmente - avrebbe potuto metter a disagio Shinjiro.
    «Ah, nulla nulla.»
    Asserì, sventolando le mani a mezz’aria come se volesse scacciar via nel vento la frase appena enunciata e non portata a termine.
    «Oh, no, non ho parenti italiani, però ho sempre sentito parlar benissimo della cucina italiana e ho cercato di riprodurre uno dei piatti tipici - quello che più mi attirava fra tutti. Spero possa piacervi~»
    Disse, in tono lieve e giocoso. Sperava vivamente che quella volta gli fosse venuta meglio delle altre volte, sebbene la completa riuscita del piatto sarebbe stata possibile soltanto adoperando materie prime italiane: si augurava fosse quanto meno commestibile, ecco.
    Si diressero verso il binario ed il vagone che spettava ai tre in base ai biglietti che avevano acquistato: mentre si apprestavano a sistemarsi, Hayato ebbe la possibilità di ascoltare entrambe le risposte dei due compagni di viaggio circa esperienze passate sul Monte Mitake: nessuno ci era mai propriamente stato. Beh, era decisamente meglio, no? Conoscere nuovi posti insieme ad altre persone era pur sempre un’esperienza bella e stimolante, chissà che non avessero avuto la possibilità di vivere delle emozioni insieme.
    O meglio, chissà se Hayato fosse riuscito a provare delle vere sensazioni positive, dati i suoi precedenti.
    «Capisco~ a proposito, ho letto che il tempio in cima al Monte è dedicato ai canidi, è per questo che hai deciso di portare con te Ikiru, Shinjiro? Oppure sei abituato a portarlo con te quando vai in gita?»
    Domandò al cuoco, per poi dedicare le sue attenzione all’adorabile aspirante eroina.
    «Non scherzare proprio, Amachi~ non potresti mai essere fastidiosa, sei così simpatica!»
    Rassicurò la ragazza. Ad Hayato le personalità come quella di Amachi non dispiacevano affatto, anzi, solitamente ci si trovava meglio rispetto a quelle più taciturne.
    Sorrise quindi alla lemure, per poi ascoltare pazientemente la sua richiesta circa la disposizione dei posti: naturalmente per lei sarebbe stato molto più comodo sedersi internamente, vicino il corridoio, e di certo Hayato non avrebbe fatto nessuna storia a riguardo.
    «Ma certo! Non c’è neanche bisogno di spiegare. E non sei affatto scortese~»
    Disse, sistemando lo zaino e prendendo quindi posto vicino al finestrino, di fronte a Shinjiro, e lasciando che la ragazza potesse sistemarsi comodamente.
    «Tra l’altro mi piace molto stare vicino al finestrino. È bello vedere il paesaggio che ci passa accanto così tanto rapidamente, no?»
    Chiese, sebbene fosse imposta perlopiù come una domanda retorica.
    Prestò poi attenzione al discorso riguardo i tamburi e non rimase abbastanza sorpreso rispetto alla possibilità che Amachi potesse seguire corsi riguardanti la musica: ce la vedeva proprio bene.
    «Ohw, sei una musicista, Amachi?»
    Domandò, quindi, curioso di sapere se per la giovane ragazze fosse semplicemente ho hobby oppure se si stava impegnando per qualcosa di più importante. Hayato, d'altro canto, non aveva mai avuto a che fare con nessuno strumento musicale, per cui avrebbe potuto condividere poco a riguardo; discorso diverso per gli anime, con cui di tanto in tanto ancora si dilettava.
    «Che cosa carina~»
    Commentò, applaudendo lievemente per una o due volte e sorridendo dolcemente, riferendosi al fatto che guardassero anime insieme.
    «E, ditemi, qual è il genere che preferite?»
    Domandò, posando il gomito sul tavolino ed il mento sul palmo della mano, ma facendo attenzione a non sporgersi troppo da impedire ad Amachi di poter guardare liberamente dal finestrino.
    «Io di tanto in tanto li guardo, mi piacciono molto quelli polizieschi. Avete presente?»
    Domandò. I casi dove si necessitava di ingegnarsi per trovare una soluzione erano i suoi preferiti ma non disprezzava neanche qualcosa di più leggero. Apprezzava anche gli splatter ma di quello preferì non dire nulla.




    Edited by .Dim - 20/11/2020, 13:32
     
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    Shinjiro Aragaki
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    Nel sentire la descrizione di Amachi Shinjiro non fece il collegamento tra "Darisu" e il nuovo Pro-Hero che era entrato in attività da qualche mese, più impegnato a non sapere se essere intrigato o vagamente preoccupato dalle parole della ragazza sull'aver imparato degli "abbinamenti" da lui.
    Verissimo che aveva appena detto che lui era aperto a sapori strani, e la stessa cucina giapponese ad altre culture poteva apparire strana (di nuovo, gelato all'anguilla), ma... gli americani erano tra quelli che bollivano l'acqua per il tè nel microonde, e da giapponese al 100% dove la cerimonia del tè era un qualcosa di quasi sacro quello era un affronto che Shinjiro sentiva fin nella parte più profonda del suo cuore e in ogni proteina del suo DNA. Ma avrebbe trattenuto i giudizi fin quando non avesse effettivamente assaggiato quei sandwich. In fondo erano sandwich. Qualsiasi cosa o quasi stava bene tra due fette di pane... no?
    In compenso a distrarlo da quei pensieri ci pensarono entrambi i colleghi di lavoro, che sembravano essersi alleati per metterlo quanto più in imbarazzo e possibile.
    "B-bello e dannato"...? Lui...? Dava davvero quell'impressione?
    « Ah, ma no... sono sicuro le piacciono solo gli udon.» borbottò a mezza voce, il rossore sulle guance facilmente visibile sulla carnagione pallida.
    Al punto da ordinarli puntualmente ogni settimana, sempre alla stessa ora, sempre casualmente quando c'era di solito lui al bancone per consegnarli e scambiare qualche parola.
    Sì.
    E in effetti era curioso anche lui di sapere come mai tra tutte le ricette Hayato avesse scelto proprio quella, e la risposta arrivò piuttosto in fretta.
    « Ce ne sono così tanti di famosi, il problema immagino sia trovare gli ingredienti giusti... ho sempre pensato che come mentalità nella cucina quella italiana e quella giapponese avessero qualche punto di contatto. Abbiamo entrambi "noodles", una cultura basata sul mangiare spesso pesce e verdure, dieta naturalmente equilibrata rispetto ad altre cucine molto piu' pesanti... non mi dispiacerebbe andarci, un giorno.» commentò. Che era un discorso che lasciava un po' il tempo che trovava e sarebbe rimasto un po' un sogno nel cassetto per un bel po', vista la situazione attuale che gli permetteva a malapena di allontanarsi da Tokyo per una giornata, figuriamoci partire in vacanza all'altro capo del mondo.
    E alle parole di Amachi si limitò a scuotere la testa.
    « Tranquilla, nessun bisogno di trattenerti. Siamo qui per questo, no? Rilassarci ed essere noi stessi.»
    I tre (più Ikiru) presero posto dopo la piccola richiesta di Amachi; effettivamente, era ormai così abituato alla ragazza che non aveva pensato al disagio che poteva causarle la coda in un sedile troppo stretto, ma alla fine presero posto senza troppi problemi. Alla domanda di Hayato annuì con un sorrisetto, compiaciuto che anche l'altro si fosse informato.
    « Sì! In realtà lo avrei portato con me a prescindere, per fargli fare una passeggiata un po' più lunga dei soliti parchi, ma l'ho fatto anche per questo. A quanto pare si possono comprare degli amuleti di buona fortuna per i propri animali e farli benedire da dei monaci con un rituale particolare... e mi piaceva l'idea di concludere la scampagnata fermandoci un attimo lì. Quando l'ho adottato era stato colpito di striscio da una macchina, sapete? Nulla di gravissimo... ma è stato comunque fortunato che qualcuno lo abbia raccolto e portato al canile.» rispose, abbassandosi a fare una carezza tra le orecchie al cane con uno dei suoi rari sorrisi genuini. Rialzando lo sguardo notò che Amachi sembrava un po' all'erta, le orecchie della ragazza si muovevano un po' a scatti, cogliendo stralci di conversazione qui e lì... per qualche attimo, il cuoco pensò tristemente che evidentemente la ragazza non era ancora completamente a suo agio in pubblico, come se si aspettasse di venire offesa o aggredita da un momento all'altro come le era accaduto in passato.
    Chissà dove erano i tipi responsabili? Chissà, magari lui, Desmond e Daisuke li avevano perfino incontrati qualche sera, durante una delle loro "passeggiate" notturne... in un certo senso, Amachi era stata ciò che lo aveva spinto attivamente ad iniziare le sue attività da "vigilantes", eppure non lo sarebbe mai venuta a sapere. Non doveva mai venirlo a sapere.
    Da un certo punto di vista, da quel momento in poi gli piaceva pensare di aver potuto aiutare almeno un po' altre possibili vittime di razzisti vari Anti-Mutant, ma non aveva potuto aiutare Amachi... almeno non direttamente. Però poteva farlo in altri modi, come era ad esempio quell'uscita a tre in mezzo alla natura.
    « Sì, ricordo bene l'importanza di seguire alla perfezione il... ritmo.» rispose, arrossendo dopo un attimo al pensiero della figuraccia fatta quella volta al museo, quando uno dei legnetti con cui si suonavano gli era volato via dalla mano per atterrare sulla fila di poltrone piu' in là, al termine della dimostrazione pratica.
    « Sono felice che ti piaccia comunque, scommetto che anche l'istruttore sia contento di avere qualcuno di così appassionato.» non doveva essere facile trovare qualcuno disposto ad imparare a suonare uno strumento così tradizionale, dopotutto.
    « E... capisco. Immagino ci sia sempre tempo per farlo.» rispose dopo un attimo; se Amachi non voleva parlarne, avrebbe evitato l'argomento, che infatti passò rapidamente ad altro.
    « Oh, giusto... beh, io l'ho trovato un sacco interessante. Mi è piaciuto soprattutto per le interazioni che i vari personaggi storici avevano tra di loro, con i personaggi più "recenti" che ovviamente conoscevano i più "antichi", era una situazione interessante... il mio personaggio preferito era il pilota.» rispose dopo un attimo, ridacchiando, per poi rispondere alla domanda di Hayato.
    « Anche a me non dispiacciono i polizieschi, ma mi piacciono molto anche gli storici e i fantascientifici... ad esempio quelli che immaginano cose come... "come vivrebbe l'umanità se non fossero mai apparsi i quirk"? O se tutti avessero quirk di un solo tipo... cose del genere.» rispose. Amachi lo avrebbe già saputo visto che il discorso dei generi preferiti era uscito ampiamente durante il loro primo incontro, ma per Hayato sarebbero state informazioni nuove.
    « Quindi sei il tipo di persona a cui piace cercare di risolvere il caso mentre guarda l'episodio, o che lo riguarda per trovare tutti gli indizi disseminati dall'inizio?» chiese con un sorrisetto rivolto ad Hayato mentre si rilassava un po' di più sul suo sedile.

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    Dai vostri prossimi post per me volendo potete tranquillamente iniziare a descrivere che arrivano a destinazione!
     
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    Socchiuse le palpebre quando sentì Shinjiro che commentava sul fatto che quella biondona potrebbe venire al locale solo per i suoi udon.
    Un sorrisetto furbetto e malizioso comparve sulle sue fini labbra color pece, mentre inclinò leggermente il busto di lato, verso Hayato, per tentare di bisbigliare verso di lui:
    «Guarda, Guarda…Guarda come fa il timidino Ihihih»
    Ridacchiò ponendo la mano destra scura davanti alla bocca sorridente. Ogni tanto le piaceva tirare piccoli punzecchiamenti a Shinjiro, anche perché ormai aveva preso una certa confidenza con quel che per lei era diventato un buon amico, oltre che collega. Fu grazie a lui che la lemure uscì nuovamente di casa, quel periodo buio, terribile, dove ogni essere che camminava per la città le faceva paura.. Ma fu proprio il cuoco a convincerla a rimboccarsi le maniche e riprendersi in mano la sua vita, lo fece invitandola a giocare a Basket in quel parco di Tokyo non molto lontano da casa di lui.
    Rimaneva comunque vigile e sempre le sue orecchie si muovevano, quasi involontariamente, a catturare i rumori e chiacchiericci che li circondavano. La coda ad anelli si mosse e cercò di posarla sulle proprie gambe, così da non averla in mezzo al corridoio del vagone che poteva risultare un ostacolo per chi doveva passare. Incrociò le braccia sotto il petto, mentre la schiena si adagiò al seggiolino che risultò abbastanza comodo. Ascoltò in silenzio la spiegazione di cucina, sul fatto che quella ricetta italiana era un classico che ormai in tutto il mondo cercavano di replicare, ma ovviamente solo il Italia si poteva mangiare veramente bene un piatto simile. Sospirò dal nasino nero, mentre si azzardò a dire:
    «Se non costasse quanto un rene il viaggio in Italia, sarebbe da farla come prossime vacanze estive…»
    Buttò lì un’idea improbabile e posò l’attenzione fuori dal finestrino, proprio dove Hayato aveva lasciato spazio visivo non intralciando il panorama con la sua testa:
    «..Io ci verrei in Italia per il cibo.»
    Fece piccola pausa, dopotutto era risaputo che Amachi era una golosona e le piaceva un sacco provare nuovi cibi e nuove ricette, soprattutto se erano fuori dagli standard culinari.
    «Mh? Ah si ‘Ato! Anche a me piace guardare fuori dal finestrino. Sai cos’è bello? Se uno fa ogni giorno la stessa tratta con il treno, vedi i cambiamenti delle stagioni. E’ bellissimo!»
    Sincera lo disse, per poi ridacchiare. Forse aveva avuto questa esperienza e le piacque molto.
    Dopo poco Shinjiro prese parola e commentò alla mutant il fatto che doveva essere se stessa e non pensare a stupide paranoie sulla sua esuberanza. Annuì e cercò di dare una breve risposta anche a questo:
    «Sapere che siamo fuori città, senza la folla di gente, in mezzo alla natura…Mi fa diventare super Happy!»
    E si strinse nelle spalle per un breve lasso di tempo, scuotendole e sorridendo sul musetto grigiastro.
    Ascoltò la storia del cane di Shinjiro, a quanto pare fu investito, nulla di grave, ma le orecchie pellicciose della mutant si sollevarono di qualche grado e mostrò un’espressione leggermente più sorpresa:
    «L’importante che or stia bene! Ma sono certa che con te starebbe chiunque!!»
    Così cercò di far intendere che il cuoco era un pezzo di pane, buono con tutto e tutti, come si poteva odiare tale persona!?
    Entrambi i ragazzi poi andarono a puntare l’attenzione su Amachi. Hayato scoprì proprio lì in quel momento che la lemure umanoide era una musicista, o almeno ci provava ad esserlo. Sorrise con timidezza sulle labbra ed annuì al cameriere, poi rispose osservando un po’ l’uno e poi l’altro:
    «Si mi piace molto cantare e suonare la chitarra, ma adesso sto facendo un corso di tamburi tradizionali giapponesi. Provammo io e Shin per puro caso tempo fa al museo della musica.» Le sfuggì un accenno di risata «E lui dette un bello spettacolo…Ihihih… Ma ci siamo divertiti, non è vero?»
    Guardò verso Shinjiro, per poi cercare di tornare a spiegare verso il duo:
    «Il maestro è felice della classe, si. Siamo tutti belli affiatati e diciamo che per lo più riusciamo a stare a tempo. E’ molto difficile, devi avere una bella sintonia col gruppo con cui suoni, perché basta che uno rallenti o aumenti il ritmo e rovini tutta la melodia! Però devo dire che scarica i nervi. Inizialmente avevo un po’ di paura perché comunque non è vicinissimo a casa mia, ma ho trovato un modo per andarci la sera senza prendere gli autobus, ho trovato un’app sul telefono che mi permette di prenotare dei taxi super convenienti.»
    E con quel discorso cercava di far capire che iniziava ad evitare i mezzi pubblici affollati, infatti si era mossa per trovare una soluzione conveniente ed adatta a lei, così da evitare incontri spiacevoli.
    Non disse altro a riguardo, infatti passarono i tre a parlare di Anime, sia cosa preferivano guardare, sia la recensione sull’ultima serie che si erano visti lei e Shinjiro. Intanto il capotreno comunicò con gli altoparlanti che sarebbero arrivati alla fermata che il trio dovevano prendere. Amachi cominciò ad alzarsi e prese le sue cose, riponendo nella tasca del pantaloncino il telefono, poi si allungò a sfilare lo zaino dal porta pacchi per rimetterselo in spalla con cura. Mentre si avviavano all’uscita della carrozza, lei continuò a dire la sua sulla recensione:
    «Io invece mi sono innamorata del pazzo con la benda sull’occhio e quella specie di archibugio. Cioè dai era geniale, ma allo stesso tempo pazzo come un cavallo! Adoro..»
    E sospirò mentre parlava di uno dei protagonisti dell’anime.
    Hayato e Shinjiro a quanto pare apprezzavano comunque i polizieschi, infatti fu il cuoco a chiedere all’altro se faceva anche i rewatch per scoprire indizi o simile. Il treno si fermò e fu la aspirante eroina a scendere per prima quando le porte si aprirono. Fece un paio di saltelli per scendere e poi si voltò verso i due ragazzi ed il cagnolone:
    «Dai Poliziotti del ramen, dove dobbiamo andare!? Destra o sinistra?»
    Chiese a modo suo, mentre aprì le braccia ed indicò le due direzioni che aveva nominato.
    Quando il trio iniziò a muoversi verso quell’avventura che li portava verso un tempo dedicato ai canidi, cercò di dare il suo parere su cosa era bello o meno come tipologia di anime:
    «Bah, guardo un po’ di tutto…Ultimamente mi sto guardando gli storici con lui, ma mi sta prendendo una voglia di trovare qualcosa inerente al post apocalittico. Ehi, non giudicatemi…Non sono una ragazza tipicamente attaccata agli anime glitterosi, fashion e simile. I polizieschi li seguo poco, perché non capisco mai chi è il colpevole e mi inca**o.»
    Bastava darle un’occhiata per capire che non era la tipica ragazzina legata alle solite cose inerenti a bellezza, romanticismi e cose così.





    Edited by Farnia_Play - 1/12/2020, 13:37
     
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    Hayato Ono
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    Shinjiro lasciò trasparire un lato timidino che sia Hayato che Amachi parvero trovare adorabile. L’aspirante eroina sembrava un po’ più abituata agli atteggiamenti del cuoco e anche in quel caso il motivo era da attribuire al fatto che si conoscessero certamente meglio.
    Hayato non aveva mai avuto molte occasioni per restare da solo con il proprietario del Kagejikan, un po’ per paura di risultare indiscreto e un po’ per la mancanza di situazioni opportune vere e proprie.
    Eppure, dietro il carattere tenebroso di Shinjiro, sembrava nascondersi un ragazzo molto semplice.
    In ogni caso, sia Hayato che Amachi parvero accantonare la questione della ragazza, per cui il biondino non avrebbe infierito col fare domande.
    «È stato proprio questo il problema: gli ingredienti. Purtroppo non sono per niente simili a quelli che si usano in Italia e di conseguenza il risultato finale è venuto un po’ diverso rispetto alle immagini che si vedono comunemente in rete.»
    Spiegò, annuendo alle parole di Shinjiro.
    «Anche io mi farei un bel viaggetto lì, sai Amachi? Oltre le pietanze, ci sono tanti posti belli. Chissà, magari qualche volta si potrebbe pensare di passarci una settimana... quando avremo abbastanza soldi, sì.»
    Commentò, vagamente ironico. Non aveva mai viaggiato tanto, ma gli avrebbe fatto piacere visitare altri posti, conoscere culture diverse e vivere nuove esperienze. Negli ultimi tempi era stato così preso da Aogiri da aver completamente accantonato qualsiasi hobby e/o interesse alternativo al mondo della criminalità.
    «Aw, sarebbe bellissimo vedere il paesaggio trasformarsi di giorno in giorno. Si tratta di una visione un sacco poetica!»
    Disse ad Amachi, quando questa gli fece immaginare quel meraviglioso scenario, prima di concentrarsi su Shinjiro e sulla ragione per cui aveva portato con sé Ikiru. Che fosse stata quell’occasione o un’altra, il cuoco fece ben trasparire il fatto che il proprio amico a quattro zampe in qualsiasi caso.
    «No, non lo sapevo... Povero Ikiru! C’è così tanta superficialità e scarsa considerazione da parte degli automobilisti nei confronti degli animali randagi. A volte mi sono ritrovato davanti a spettacoli terribili, Ikiru è fortunatissimo ad averti trovato, Shinjiro.»
    Commentò, in tono dolce, per poi allontanarsi leggermente dal tavolino per carezzare il cane e dedicargli un sorriso.
    «Ho sempre desiderato un cane, ma non l’ho mai adottato per paura che rappresentasse una responsabilità troppo grande: per questo mi limito a dar da mangiare ai gatti randagi, come ti dissi già una volta se non sbaglio.»
    Tirò un sospiro, come per prendersi una breve pausa.
    «Dici che è difficile gestire un cane? E tu hai animali domestici, Amachi?»
    Domandò alla ragazza, a quel punto, rivolgendole un espressione gentile.
    Seguì poi volentieri il discorso sulla musica e, come per confermare le impressioni di prima, Hayato pensò che Amachi potesse essere a dir poco perfetta nei panni di una chitarrista. Ce la vedeva tantissimo e col suo carattere esuberante sarebbe senz’altro riuscita a mangiarsi il palco.
    O almeno questo è che ciò che avrebbe pensato se non avesse sentito le successive parole dell’aspirante eroina. Perché non voleva prendere gli autobus? Erano sicuramente più economici dei taxi ma, da come ne parlava, sembrava che la ragazza non avesse alcuna intenzione di prenderli in considerazione.
    Aveva qualche problema con i mezzo pubblici? O forse con le persone che usufruivano degli autobus? O magari aveva semplicemente avuto una brutta esperienza, chissà: fatto stava che Hayato decise di non approfondire la questione, perché ebbe l’impressione che questa potesse rendere Amachi più... vulnerabile. Non era il caso di farla incupire, d’altra parte erano lì per divertirsi.
    Fu ben lieto di sentire i propri interlocutori parlare di anime e fu ancor più felice quando si rese conto che questi avessero gusti non troppo dissimili dai propri.
    «Mmmhh... credo di essere più il tipo da cercare di indovinare mentre guardo le puntate. Anche se, beh sì, solitamente non ci arrivo comunque.»
    Si lasciò sfuggire una risata. Aveva sempre manifestato a Shinjiro la figura dell’imbranato e doveva continuare a mantenerla, per una questione di coerenza: d’altra parte, seppur per quel giorno volesse rilassarsi, era pur sempre un dipendente del Kagejikan sotto copertura.
    «E tu, Shinjiro?»
    Domandò e, da lì a qualche tempo dopo, il treno si fermò e giunse a destinazione, cosicché tutti e tre scesero dal mezzo. Fu soltanto allora che Amachi gli rispose circa il suo genere preferito.
    «Ahahah~ in effetti non avrei mai ipotizzato che potessero piacerti gli anime glitterosi, Amachi.»
    Ridacchiò. No, almeno da quel che aveva potuto capire dall'aspirante eroina, era abbastanza certo che questa non fosse per nulla avvezza ad intrattenersi con anime su principesse o altre cose del genere.
    «Eh, il mio stesso problema! Non riesco mai ad indovinare il colpevole. Dovrebbero creare delle fasce in base ai livelli di difficoltà... almeno mi sentirei meno impedito!»
    Continuò, esplodendo in una breve e fragorosa risatina, prima di concentrarsi sulle direzioni poc'anzi indicate dalla lemure.
    «Mmmh...»
    Rifletté, ticchettando l'indice sul mento e guardandosi sia a destra che sinistra.
    «Credo che dobbiamo andare in quella direzione! Sei d'accordo, Shinjiro?»
    Domandò, allungando un braccio.
    Nel frattempo, comunque, l'aria di montagna era già vagamente apprezzabile e faceva leggermente più fresco rispetto a prima, sebbene fossero ancora abbastanza lontani dal tempio (che si trovava in cima).
    «Ah, che meraviglia respirare aria così pulita~»
    Disse, tirando un profondo sospiro e volgendo lo sguardo al cielo. A Tokyo era abbastanza difficile inalare particelle pure, trattandosi di una grossa metropoli: quell'escursione sarebbe servita ai tre anche per rubare un po' di aria sana.
    «Se non sbaglio per arrivare al Monte dobbiamo percorrere una strada boschiva, sono certo che avremo ancora più possibilità di apprezzare la natura~»
    Decisamente finalmente di chiudere la bocca, a quel punto, per tentare di stabilire prima con gli altri quale fosse la direzione giusta da prendere. Una volta determinata, avrebbero certamente iniziato a muoversi verso di essa.


     
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    Hayato fece notare che la parte più difficile di quella ricetta era stata proprio la difficoltà nel reperire certi ingredienti, ritrovandosi poi ad ammettere che era dovuto scendere a compromessi adattando un po'la ricetta con quello che aveva a disposizione. Shinjiro si limitò ad annuire.
    « Sì, spesso purtroppo ci si deve adattare per piatti stranieri particolari... anche perché importati fino a qui anche a trovarli costerebbero una fortuna.» commentò, ricordando la sfida di trovare della carne di agnello (decisamente poco diffusa in Giappone) per la Sheperd's Pie al compleanno di Desmond. Lo aveva fatto con piacere in quell'occasione, ma non era ovviamente qualcosa che poteva fare tutti i giorni con le sue risorse economiche.
    E riguardo al passarci una vacanza, aveva la netta sensazione che, almeno per lui, sarebbe rimasto solo un sogno ancora per un bel po'. Sorrise leggermente appoggiandosi allo schienale del suo posto osservando i due discutere sul panorama fuori dal finestrino e sul passare delle stagioni. Sì, era un panorama molto suggestivo, personalmente gli piaceva vedere come ogni stagione dell'anno venisse accompagnata dal suo tempo atmosferico, i suoi colori, le sue tradizioni e ovviamente cibi tipici.
    « Sì, è molto bello... non so se mi piacerebbe vivere in posti dove fa sempre caldo o freddo e tutti i mesi dell'anno sembrano uguali.» commentò come suo contributo alla conversazione. Amachi espresse la sua felicità nel fare quella passeggiata fuori dalla natura, sembrava davvero sprizzare energia da tutti i pori, e non poteva che esserne contento. Se non ricordava male, già al loro primo incontro aveva detto che le piaceva molto stare in mezzo al verde e agli alberi, perciò quell'escursione le sarebbe sicuramente piaciuta.
    Il discorso si spostò poi su Ikiru, e sul piccolo incidente che aveva subito.
    « È stato fortunato sì... e le strade a volte sono così strette che purtroppo anche a cercare di evitarli non sempre è possibile. E... grazie.» aggiunse al commento di Amachi, con una punta di imbarazzo.
    « Difficile... beh, devi ovviamente avere del tempo da dedicargli e adeguare la tua routine per prendertene cura nel modo giusto.» commentò pensieroso in risposta alla domanda di Hayato.
    « Forse è un bene che io lavori di notte, la mattina e nel primo pomeriggio passo tempo con lui e lo porto a passeggio e la sera finché torno a casa ormai si è abituato a mettersi a dormire finché non mi sente tornare. » spiegò.
    Restò poi ad ascoltare la ragazza descrivere meglio come si stava trovando in quel corso di musica; era bello che avesse comunque un hobby a cui dedicarsi al di fuori degli studi e del lavoro.
    « Sì, è stato un sacco interessante, e sentire quei tamburi dal vivo in una sala che amplifica ancora di più il suono è stato molto... intenso. Ascoltare i video su Youtube non è la stessa cosa.» commentò, per poi aggiungere:
    « Magari alla prossima mostra che faranno ci sarai tu sul palco a dare una dimostrazione pratica!» commentò, in tono nemmeno troppo scherzoso e cercando un po' di distogliere l'attenzione di Hayato dal commento sugli autobus di cui sospettava di sapere il motivo. In realtà non lo aveva detto tanto per dire, ce la vedeva benissimo, sia che fosse con la chitarra che a scatenarsi su quei grossi tamburi su un palco... magari non a petto nudo come alcuni dei suonatori tradizionali, però.
    In breve tempo arrivarono a destinazione e si avviarono per scendere dal treno; Ikiru si alzò con uno sbadiglio dopo aver dormicchiato pacificamente e seguì Shinjiro docilmente mentre il discorso tra i tre continuava a vertere sugli anime e genere di media preferito.
    « Beh sì, considerato anche che personaggio rappresentava non mi stupisce.» commentò con una mezza risata al commento di Amachi.
    « Sì, in genere anche io, ma se ci riesco o no dipende molto da... quanto assurdo vogliono rendere il caso. Me la cavo meglio con i casi più... realistici?» spiegò.
    « Diciamo che quando tirano fuori che il colpevole è Tizio perchè lui ha un quirk assurdamente specifico e lo ha usato in un modo assurdo e astruso a cui nessuno penserebbe... era praticamente impossibile arrivarci da soli in modo logico.» ridacchiò.
    « Infatti preferisco più i thriller classici alla "Sherlock Holmes" ambientati prima dei quirk... le cose assurde ci sono comunque, ma almeno le opzioni non sono praticamente infinite.» concluse.
    « ... non invidio gli investigatori moderni, infatti.» aggiunse in un borbottio a voce un po' più bassa. Una scena del crimine vera gli era bastata.
    Scesi dal treno si guardò un po' attorno insieme agli altri due fino ad indicare una direzione.
    « Sì, dovrebbe essere da quella parte.» concordò.
    Il terzetto si avviò con i rispettivi zaini fuori dalla piccola stazione; fortunatamente essendo un luogo famoso trovarono subito cartelli che indicavano chiaramente la direzione da seguire per il percorso che portava alla vetta. Si avviarono, con il sole ormai alto nel cielo e proseguendo la conversazione. Shinjiro inspirò a sua volta lentamente, godendosi l'aria pulita. Sì, c'era proprio qualcosa di diverso nell'aria di montagna. Il percorso come detto da Hayato si avviava rapidamente nel bosco, in leggera ma continua salita con cartelli in legno a intervalli regolari che offrivano informazioni sull'area, indicazioni o semplicemente l'altitudine raggiunta. Man mano che si allontanavano dal centro abitato i rumori si fecero più ovattati, sostituiti dal vento tra le foglie e altri piccoli rumori della foresta. In lontananza, da qualche parte, gli sembrava di sentire perfino un piccolo ruscello. Ikiru al suo fianco camminava allegro; aveva allungato un po' il guinzaglio per permettergli di girare un po' più liberamente, e il cagnolino faceva avanti e indietro tra loro e ogni piccola cosa che attirava la sua attenzione, colpito da tutti quei nuovi odori e colori.
    « Mmm... hai detto post apocalittici, prima?» chiese ad Amachi, riprendendo il discorso di prima.
    « Io sono più sul lato fantascientifico, ma a volte i due generi si sovrappongono... che genere di post apocalittico intendi? Calamità naturali, zombie, post guerra nucleare o qualcos'altro? E' un genere un sacco ampio.» chiese.
    Nel frattempo continuava a camminare a passo non rapidissimo ma deciso; la salita aumentava pian piano di rapidità, e ogni tanto incrociavano altri gruppetti di persone, sia giapponesi che straniere.

    Those precious times I didn't realize I should cherish,
    Now all I can do is remember them

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    Le braccia si sollevarono e le mani dal colore scuro si aggrappano l’una all’altra. Il corpicino della ragazza si inarcò appena in avanti, gettò in fuori il petto, mentre le gambe restarono vicine e con il piede destro che precedeva il sinistro. Stese tutti i muscoli, cercò di rilassarsi ora che era in piedi e fuori da quel vagone. Inspirò profondamente dell’aria fresca, per poi rigettare fuori quando ne aveva sentito quella purezza rispetto all’aria di città.
    «Aaah! Che bellezza!!» Gongolò con una vocina rilassata, fece una piccola pausa «Per risponderti alla questione Animali domestici, ‘Ato… No, non ne ho. Sono già abbastanza piena di robe da fare e non avrei tempo neanche per accudire un pesce rosso.»
    Confermò al ragazzo senza aggiungere oltre, mentre abbassò di colpo le leve superiori e le fece sfiorare ai propri fianchi. Un leggero brivido la prese sulla spina dorsale, tant’è che si smosse come scossa da qualcosa, con la coda che oscillò prepotentemente dietro di lei , ponendosi di nuovo alta qualche secondo dopo. Osservò il giovane Hayato che pensò a dove si doveva andare e così disse la sua, col cuoco che affermò a sua volta che dovevano andare per di là. Amachi cercò di mettersi nel mezzo a loro, ma senza neanche chiedere, si cercò di imbucare tra i due e di essere così la nana della situazione. Sembrava una scena buffa, ma sembrava che per Amachi stare lì era come avere dei paraocchi. Le orecchie si rilassarono poco dopo, ma anche la sua espressione facciale e quegli occhi neri e gialli che guardavano con più spensieratezza attorno a loro. Ascoltava la discussione in atto e si era fermi sulla questione Anime, soprattutto cosa si preferiva guardare. Attualmente Hayato aveva detto la sua sul fatto che dovevano fare delle puntate a fasce di difficoltà, solo perché così poteva sentirsi meno impedito per cercare le soluzioni. Amachi in quel momento scoppiò a ridere, andando a porre le mani sulle bretelle dello zaino e cercando così di rispondere verso il cameriere con tono divertito:
    «’Ato non dire così…E comunque Siamo impediti…Non solo tu! Anche io non li riesco a beccare i criminali…» e si chetò un secondo, per poi borbottare con imbarazzo «E detto da una che dovrebbe diventare un eroe…Beh, avete capito…»
    Sospirò e chinò un momento la testa, scrollando questa e di conseguenza i suoi capelli ispidi e neri. La coda oscillava dietro di lei, lentamente, ma ogni tanto dava qualche sferzata dietro l’aria, ma niente di importante. Continuava a camminare e cercava di restare il più possibile con la mente libera e pensare solo a cose semplici o che non fossero legate al lavoro/scuola.
    «Mmmh..Una volta provai a vedere un’anime super glitteroso…Dopo due puntate non lo guardai più. Cioè aveva delle scene dove c’erano Trappole con sopra scritto TRAPPOLA! E i protagonisti che facevano? BA-BAM! Dentro al trappolone fino al collo…Cioè va bene tutto ma così…. Oppure quand sconfiggono i cattivi con le mega parole del tipo "l'amore delle persone ti renderà una persona super buona, abbandona la mavlagità!" Tsk, vallo a dire ad un criminale vero, vediamo cosa dice!»
    E lasciò in sospeso la frase, sospirando per gettare fuori quel ricordo così ridicolo.
    Tornò su Shinjiro e borbottò con tono ancora leggermente imbarazzato, mentre chinò le orecchie pellicciose:
    «Ehm..Non so se potrò esibirmi, non sono così esperta con i tamburi tradizionali. Vedremo..Ehehehe!»
    Ridacchiò verso il cuoco, andò per un momento a guardarlo e poi posò lo sguardo sul cane che annusava e trotterellava vicino a loro. Sorrise sulle fini labbra nere, poi tornò a guardare in avanti e restare al passo con i due.
    Ma tornando agli anime, Shinjiro disse la sua opinione e soprattutto le preferenze, tant’è che lei annuì un paio di volte e cercò di rispondere a sua volta:
    «Shin, se vuoi vai al mio posto a scuola…Per queste cose ti ci divertiresti.. Risolvere casi, studiare i quirk, cose così. Una volta mandarono me ed altre due dell’istituto su un luogo del delitto successo al teatro Kabuki della città. Quello super famoso, sapete?»
    E guardò entrambi, rimbalzando da uno e poi l’altro. Ma alla fine sollevò gli occhi al cielo e al sol ricordo lei rabbrividì. Si strinse nelle spalle e la coda frustò fortemente l’aria:
    «Al solo ricordo sto male. Sono dovuta scappare in bagno a vomitare quando ci siamo avvicinati al cadavere, gli odori troppo intensi sono una condanna per me… E dove c’è un morto.. Beh…»
    Lasciò in sospeso la frase, mentre la mano destra cercò di andare a darsi un piccolo buffetto con l’indice sul nasino nero. Arricciò quest’ultimo e cercò poi di cambiare discorso.
    Incominciarono ad insinuarsi sul percorso che li avrebbe condotti al Tempio, infatti si lasciarono alle spalle la cittadina e stazione ferroviaria. Iniziarono così a percorrere un sentiero abbastanza ampio, ma che era interamente circondato dal bosco. La brezza fresca di montagna la percepiva, ma era quel frizzante frescolino che a lei piaceva. Gli occhi vennero catturati dalle fronde degli alberi, quei rumori che non sentiva da diverso tempo: le foglie scosse dalle folate di vento, il cinguettio degli uccellini ed i leggeri chiacchiericci delle persone che incrociavano durante il loro percorso. Quando Shinjiro riprese il discorso sugli anime, Amachi trasalì e sollevò di qualche grado le orecchie, mentre si voltò con la testa in sua direzione. Sfarfallò le ciglia e a quella domanda annuì:
    «Si, il post-apoc è uno di quei generi che mi intriga di più e mi mette una adrenalina addosso assurda. Preferisco il post-apoc nucleare, oppure quello dovuto al declino della civiltà dove le risorse sono ormai quasi esaurite e si lotta per la sopravvivenza. Zombie..Mmh.. Non sono una grande fan, anche perché quelli che conosco io e che trovo nei giochi sono lenti e stupidi, negli anime diventano i super fighi, ultra veloci, super forti, insomma..Meh. Di fantascientifico e post-apoc cosa intendi? Tipo gente partita nello spazio perché la terra collassa e devono cercare di sopravvivere con quel che hanno in un’astronave?»
    Era dubbiosa sul suo musetto, infatti sollevò il sopracciglio destro e guardò per una manciata di secondi il cuoco. Alla fine però si voltò anche verso il cameriere:
    «E tu? Hai mai visto qualcosa di Post apocalittico?»

     
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    Proprio come si aspettava, tenere un cane richiedeva un gran bell’impegno. Da come ne parlava, non sembrava affatto che Shinjiro si scocciasse troppo nel dedicare parte del proprio tempo ad Ikiru: discorso diverso per Hayato. Per quanto gli piacessero gli animali, infatti, il Villain era abbastanza certo che dare corpo e anima per un altro animale l’avrebbe facilmente portato all’esaurimento. Risultava di certo meglio, quindi, continuare ad occuparsi degli animali randagi dandogli da mangiare e basta, senza preoccuparsi troppo di accudirli come se fossero stati propri.
    La conversazione proseguì quindi all’esterno del mezzo, alla destinazione presso cui giunsero nel giro di non troppo tempo.
    «In effetti i Quirk in questo caso tendono a rendere tutto un po’ troppo... semplice, sì. Per storie del genere poliziesco/giallo sarebbe di certo meglio toglierli di mezzo, giusto per permettere all’osservatore di poter spremere meglio le meningi.»
    Disse, annuendo alle parole del cuoco. Era intelligente e si dilettava in argomenti non troppo strani o complessi: più passava il tempo, più Hayato iniziò a credere che Hisoka volesse seriamente prenderlo in giro e basta, facendogli perdere tempo lì.
    «Eroe?»
    Ripeté Hayato, istintivamente, spostando subito l’attenzione su Amachi. L’aveva detto con ironia, oppure la ragazza-lemure era davvero iscritta ad un corso per diventare eroina? Non lo sapeva, non gliene aveva mai parlato. Beh, d’altra parte non è uno di quegli argomenti con cui ci si presenta fin da subito e, per di più, non aveva mai avuto modo di parlare approfonditamente con Amachi.
    Beh, di certo Hayato non poteva far altrettanto sfoggio del suo essere Villain dinanzi a quei due. Shinjiro non gli dava l’idea di uno studente ma neanche di essere un criminale.
    «Stai studiando per diventare eroina, Amachi?»
    Domandò, quindi, giusto per sicurezza, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso gentile. Doveva mostrarsi sorpreso positivamente dalla notizia, non l’avrebbe accompagnato nessuna reazione anomala.
    Le successive parole di Amachi non fecero altro che far crescere ancora di più la curiosità di Hayato nei suoi confronti: quella ragazza doveva essere implicata in faccende piuttosto importanti, almeno dagli avvenimenti a cui stesse facendo riferimento.
    Possibile che una persona così tanto giovane fosse già stata esposta a situazioni del genere? Se doveva far parte di una scuola di eroi, era evidente che a questa non fosse particolarmente cara la sensibilità dei ragazzi dell’istituto. Meglio così, comunque, almeno avrebbero avuto l’occasione di potersi subito scontrare con la mera realtà dei fatti.
    «Sì, certo che ce l’ho presente— brrr, quindi tu... beh, sì, hai davvero visto un cadavere, Amachi? Immagino sia stato terrificante, io probabilmente sarei scappato—»
    Disse, come se il solo pensiero lo terrorizzasse. Doveva pur sempre fingere anche con l’aspirante eroina, di certo non poteva mettersi a parlare della morte come se fosse un argomento normale per lui (non che lo fosse poi tanto, in fin dei conti Hayato non era un serial killer).
    Il sentiero boschivo riuscì ad alleggerire un po’ la situazione, cosicché nel giro di non molto tempo Hayato ebbe modo di svagare un po’ i propri pensieri, mentre il suono delle foglie secche sotto le scarpe si faceva sempre più intenso. In lontananza era persino possibile ascoltare il suono di un fiumiciattolo, segno del fatto che si stessero addentrando sempre più nella natura. La luce del sole iniziò a farsi strada tra il fogliame degli alberi che accompagnarono il loro cammino, mentre il sentiero tendeva a perdere sempre più la propria linearità, mescolandosi con radici, fogli, tronchi, rocce e quant’altro.
    «Post-apocalittici? Sì, perché no! Mi piacciono quelli in cui si viene a ristabilire da capo un’intera società, seppellendo quella che dominava prima della fine del Mondo. È interessante scoprire come si modifica e quali si rivelano essere le nuove aspirazioni dei governatori, benevole o malvagie che siano.»
    Rispose, gentile e tranquillo come suo solito.
    La strada, intanto, si faceva sempre più verde e gli alberi lasciavano una visuale del cielo sempre minore.
    «Avete mai avuto la fortuna di vedere un animale selvatico?»
    Domandò, continuando a camminare.
    «Non so se in questa zona ce ne sono di specifici, ma in generale ho letto che è difficile osservarne uno, ad eccezione dei volatili... beh, il motivo mi sembra abbastanza scontato.»
    Ridacchiò, riferendosi chiaramente al fatto che gli uccelli fossero molto più esposti all’occhio, dal momento che sfruttavano delle ali e di un cielo per muoversi.
    «Però ci sono alcuni trucchi per avere la possibilità di scrutarne qualcuno. Ad esempio, sapevate che aiuta molto vestirsi degli stessi colori dell’ambiente circostante? Mette a proprio agio gli animali, li invita ad avvicinarsi più volentieri~ al contrario, tinte sconosciute li spaventano parecchio.»
    Aveva letto quelle informazioni su internet, mentre cercava l’occorrente per una passeggiata in montagna in giro per la rete.
    «E poi è un sacco utile seguire le impronte, anche se... beh, sì, in mezzo a questo fogliame è un po’ difficile notarle.»
    Constatò, allungando il collo in direzione del sentiero.


     
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    La ragazza confermò dopo un po' che non aveva animali domestici, e nell'iniziare a camminare Shinjiro notò con una punta di divertimento che si era messa tra lui e Hayato; in quel modo la differenza di altezza era ancora piu' marcata. Solo dopo qualche secondo, essendo a conoscenza delle esperienze passate della ragazza, gli venne in mente che poteva esserci un'altra motivazione dietro, soprattutto nel vederla rilassarsi in modo quasi impercettibile, le orecchie meno ritte e impegnate a scrutare i dintorni. Si era messa tra loro due anche per sentirsi più "protetta"? Per non dover pensare continuamente a sguardi e occhiate colte di sfuggita nella sua direzione, che aveva fatto già tempo prima al museo? In ogni caso, non si sarebbe spostato, continuando a camminare al fianco della ragazza "chiudendola" tra lui e Hayato.
    Rimase un po' sorpreso - e sembrava esserlo anche Hayato, anche se probabilmente per motivi diversi - nel sentire Amachi menzionare il suo essere iscritta alla Yuuei.
    « Oh beh, non devi mica fare tu le indagini... a quello ci pensano i detective e la polizia, no...?» chiese per stemperare l'atmosfera. In realtà aveva visto che evidentemente no, era richiesto intervenissero anche i Pro-Hero sulle scene del crimine a volte, ma era meglio fingere di non saperne troppo a riguardo... non che ne sapesse poi chissà quanto in effetti, visto che quell'esperienza gli aveva lasciato più domande che risposte.
    Non potè non lasciarsi sfuggire un piccolo sorrisetto all'invettiva - perchè più o meno quello era- di Amachi sugli "anime glitterosi" come li aveva definiti lei.
    « Beh, tendono ad essere rivolti più che altro a bambini, a quell'età va bene avere una visione così... rosea del mondo.» commentò. Finchè si restava ai cartoni animati perlomeno, andava benissimo.
    « Io...? Ma no... al massimo potrei lavorare alla mensa.» ridacchio', prima di bloccarsi un attimo alle sue successive parole. Ovviamente sapeva che Amachi aveva partecipato a sua volta all'indagine lo scorso dicembre, anche se alla scena del crimine diversa dalla sua. Così come ci aveva partecipato quello Shoya, ma non ne avevano mai parlato. Non a voce perlomeno, la ragazza gli aveva solo accennato brevemente la cosa via messaggio un paio di volte.
    « ... sì, me lo avevi accennato. Terribile.» borbotto'.
    « ... terribile anche che vi abbiano fatto partecipare ad una cosa del genere.» aggiunse dopo un attimo, più cupo. Ancora non se ne capacitava, il far vedere potenzialmente a dei sedicenni una scena simile. Potevano volerli "addestrare fin da giovani" a gestire bene il Quirk e tutto ciò che aveva detto Fukuda... ma poi venivano potenzialmente sbattuti davanti a scene simili. Non lo capiva, semplicemente.
    I commenti successivi di Hayato gli scivolarono addosso; non era solo la vista che era terribile, tutto di quella scena gli si era impresso a fuoco. Il corpo della vittima usato come semplice oggetto di scena, come se non fosse stata una persona innocente fino a solo poche ore prima, la pelle carbonizzata al punto da renderla irriconoscibile, e l'odore, quello stramaledetto odore... ironico come uno dei sensi meno sviluppati e usati dalle persone fosse anche quello che poteva riportare alla mente con più forza certi ricordi, radicarsi più in profondità.
    Chissà cosa sarebbe successo se per puro caso anche a lui fosse stato detto di recarsi al teatro a Ginza, invece che al tempio? Amachi lo avrebbe riconosciuto, qualche mese dopo a febbraio, e la sua copertura saltata immediatamente? Con i suoi sensi fini, era più che probabile, non sarebbe bastato camuffare un po' il viso... anche se quegli stessi sensi sembravano averla tradita da quanto aveva detto, se si era addirittura sentita.
    « Gli odori troppo forti ti danno fastidio... e poi vieni a lavorare in una cucina?» commentò divertito, per cercare sia di cambiare argomento che sollevare l'atmosfera da quell'aria un po' cupa che aveva assunto.
    « Allora ti vuoi proprio male... e non andare mai al mercato del pesce a Tsukiji, allora. Il pesce è freschissimo, ovviamente, ma comunque l'odore è... intenso.»
    Continuarono a camminare nel bosco, il sentiero che diventava sempre meno lineare... e anche più ripido. Ben presto iniziarono a dover salire lungo dei veri e propri scalini scavati nella roccia, parzialmente coperte di muschio. Gli unici rumori erano quelli della natura, i loro passi e le loro parole. Niente macchine, niente clacson, sferragliare dei treni e tutti quegli altri piccoli rumori lontani che, anche nei parchi più grandi di Tokyo, ti portavano a ricordare di essere comunque in città. Era estremamente rilassante, quasi ipnotico, e anche se la salita stava iniziando a farsi un po' più faticosa si trovò ad accogliere con piacere quell'occasione di fare un po' di esercizio. Non c'erano esattamente posti su cui inerpicarsi come quella salita, a Tokyo. Al suo fianco, a quattro zampe, Ikiru aveva vita più facile, continuando a seguirli a passo spedito, scodinzolando e girando loro attorno.
    « Sì, proprio quelli. La fantascienza pura tende più ad incentrarsi sull'esplorazione, società interagalattiche, l'avanzare della tecnologia, cose così... post-apocalittiche c'è più enfasi sulla sopravvivenza, sul... quanto sia estraneo e pericoloso lo spazio, e quanto sia fragile una astronave e ostile come ambiente per le persone. Se ti interessa, posso suggerirti qualche libro... o anche app per il telefono, ci sono un paio di giochi interattivi carini su quel tema. Sai quelli dove mandi "messaggi" ai personaggi del gioco e loro ti rispondono in tempo reale?» chiese retorico.
    Glieli aveva fatti conoscere all'epoca la sua ex quando si era fissata con uno in particolare, dove si "chattava" con dei tizi coreani con una finta app di messaggistica.
    (E il fatto che a volte restasse sveglia fino alle due di notte per sbloccare la chat di Tizio se no "non riesco ad ottenere la sua route" e solo dopo rispondeva ai suoi lo aveva fatto ingelosire un po' e sentire piuttosto stupido contemporaneamente... sentimento di cui non sapeva ancora se vergognarsi o meno)
    La maggior parte erano appunto dating sim, ma alcuni avevano preso la stessa idea e l'avevano appliccata ad altri generi.
    « Ne avevo trovato uno dove il protagonista era l'unico sopravvissuto allo schianto della sua nave su un pianeta disabitato, e dovevi dargli consigli per sopravvivere, aspettando ore in base a cosa gli suggerivi di fare prima di una risposta... al momento mi sfugge il nome, ma posso ritrovarlo.» aggiunse per spiegarsi meglio.
    « ... nemmeno a me piacciono molto gli zombie.» borbottò, prima di riflettere invece sulle parole di Hayato.
    « Quindi tu sei più interessato al lato "società", di come le persone agirebbero e si organizzerebbero dovendo ripartire da zero? Se scelgono il "bene" o il "male"?» chiese, forse semplificando un po' troppo il discorso. Ne aveva letti un paio anche di quelli... roba un po' alla Mad Max, anche.
    « Umm... in effetti no.» rispose dopo un attimo alla domanda di Hayato, sovrappensiero.
    « Non saprei nemmeno che animali ci sono qui in zona... un mio zio fuori città giura da anni di aver visto un orso frugare nella sua spazzatura una sera, ma secondo me aveva solo bevuto troppo sakè caldo.» ridacchiò, prima di continuare ad ascoltare.
    « Sì, in genere ci sono un paio di cose che possono aiutare... io sapevo del tenersi sottovento, in modo da non far avvertire il proprio odore. In questa zona però ci sono così tante persone di passaggio, che immagino abbiano imparato a starsene alla larga... o forse al contrario si sono abituati, chissà.» commentò, prima di abbassare lo sguardo su Ikiru e chinarsi ad accarezzarlo.
    « Magari Ikiru si rivelerà un ottimo segugio, che dici?» chiese, rivolgendosi direttamente al cane, che lo fissò inclinando un po' la testa di lato, prima di riprendere a camminare.
    Shinjiro invece dovette fermarsi un attimo, sfilandosi un attimo lo zaino dalla spalla per prendere una delle borracce all'interno, aprirla e prendere un paio di lunghi sorsi.
    « Scusate, continuiamo... è più ripido di quanto pensassi.» sbuffò, leggermente accaldato.

    Those precious times I didn't realize I should cherish,
    Now all I can do is remember them

    SCHEDA | VIGILANTES | CRONOLOGIA | #LIVELLO 7

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    Continuavano a camminare tutti e tre insieme, ma ogni tanto si fermavano quando doveva riprendere un po’ di fiato e bersi un po’ d’acqua. Amachi forse era quella che ne stava risentendo meno, forse perché era un minimo più allenata, oppure perché era semplicemente una nota positiva al suo quirk. Ogni tanto la ragazza osservava verso i due ragazzi che la affiancavano, ma certe volte, distrattamente, le veniva d’istinto di guardare in direzione del cagnolone di Shinjiro che scodinzolante camminava vicino al suo padrone.
    Si voltò verso Hayato alla domanda su cosa stesse studiando, precisamente se doveva diventare un’eroina di Tokyo o meno. Annuì , anche se su quel viso si leggeva una lieve velatura di insicurezza, come se quella strada non fosse propriamente una cosa che aveva scelto di testa propria:
    «Si, bizzarro vero? Eppure…Sono qui per studiare proprio alla Yuuei. Ma è ancora tutto da vedere se riesco o meno.»
    Ridacchiò e scosse appena la testa per scacciare quella sua situazione. Sembrò stringata nel discorso, ma non aggiunse poi più di tanto e lasciò che i maschietti potessero parlare tra di loro di diversi argomenti. Lei nel frattempo muoveva ogni tanto la coda alle sue spalle, lentamente, ma anche le orecchie che pigramente si giravano o alzavano per captare rumori che circondavano il gruppetto. Per un po’ sembrava che Amachi si fosse estraniata, neanche stava pensando a nulla, ma gli occhi si persero su quel paesaggio e la scarpinata che li stava attendendo per poter andare verso il tempio. Il respiro della ragazza divenne più appesantito, con l’aria che entrava ed usciva con più pesantezza dalle narici del piccolo naso nero ferino.
    Annuì quando sentì di sfuggita la parte di quando lei andò al teatro Kabuki a vedere quell’omicidio straziante e schifosamente pesante da assistere, ma si limitò a dire verso il cameriere :
    «Infatti fui l’unica imbecill* che scappò in bagno a vomitare…Che figura di..»
    Ma non continuò con quella parolaccia e si limitò a camminare ancora verso la loro destinazione:
    «Beh Shin, il cibo è cibo, anche se ha odori forti non sono come quello di un corpo morto carbonizzato. Mmmh…Mi torna difficile spiegarti come funziona la sensibilità del mio olfatto. Cioè sì, al mercato del pesce potrei avere qualche problemino di starnuti per liberarmi le narici dagli odori forti, ma non sono così nauseanti. »
    Passo, dopo passo, i tre ormai si stavano inerpicando nella salita più faticosa, infatti Amachi cercò di restare zitta, ma di limitarsi ad ascoltare e rispondere quando proprio era richiesto. Doveva mantenere il ritmo del passo, concentrarsi sul respiro e non doveva perdere fiato con inutili chiacchiericci. Lasciò che fossero loro due a descrivere cosa piaceva o meno come anime, giochini ed ambientazioni, a quanto pare su qualcosa erano d’accordo…Il post apocalittico. Inarcò le sopraccigliette scure e guardò per un momento di sfuggita Shinjiro. Si sorprese nel sentire quel gioco che aveva appena descritto, ma la lemure si limitò a fare spallucce e con un visino imbarazzato gli mormorò:
    «Forse ero troppo piccola per conoscere certi giochini…Credo eh..»
    Se non avesse la pelliccetta a coprirle la pelle, si vedrebbe un rossore che decorava le sue guanciotte. Meno male aveva questa specie di scudo e non poteva mostrarsi paonazza al duo.
    Quando Hayato passò con il discorso sugli animali, Amachi ne approfittò per fermarsi un secondo, infatti cercò di poggiare le mani sulle ginocchia lievemente piegate e provò a riprendere un po’ di respiro. Sospirò, lentamente si raddrizzò nella sua bassezza e posò le mani sui fianchi esili
    «Mmmh…Credo che sia difficile un orso in zona, non credi Shin? Forse era un gatto..O un cane? Oppure un procione! Ma ci sono i procioni?»
    Sembrava che anche la ragazza non sapesse proprio cosa ci fosse lì come fauna e flora locale, ma dette uno sguardo intorno a loro, verso la boscaglia, per poi tornare sui due:
    «Mai visti.. Forse qualche strano volatile quando stavo in Cina, ma qui non ho mai avuto modo di vedere qualcosa di selvatico. Stando in città e non girando mai, non ne ho visti, ecco.»
    Sospirò ed approfittò del fatto che anche il cuoco si era fermato ad abbeverarsi e riposare. Guardò mentre bevve quell’acqua dalla borraccia, ma la lemure non fiatò e si limitò a fissare quella fresca acqua che scorreva via dalla boccia per dissetare il ragazzo. Chinò lo sguardo, cercava di stare in piedi ma a riposare quei pochi minuti. Ascoltò la spiegazione di Hayato su come dovevano essere vestiti ed Amachi si guardò fugacemente, notandone i colori sgargianti dei propri vestiti. Imbarazzatasi andò a dire verso il duo, mentre li guardò ridacchiante:
    «Io sono un semaforo nel bosco allora…S-Scusate se faccio scappare le bestioline. Ehehe!»
    E poco dopo guardò verso il cane di Shinjiro, così da dire in sua direzione:
    «Bravo patato, pensaci tu a scoprire animaletti selvatici da far vedere a questi ometti!! Ehehe»

     
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    Hayato Ono
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    Hayato non era un grande frequentatore del mercato del pesce di Tsukiji. Anzi, in realtà cercava di evitarlo il più possibile: non gli piaceva la fragranza del pesce fresco né tantomeno gli andava a genio di essere circondato da venditori urlanti, camminando in stretti viattoli a causa delle pescherie addossata l'una all'altra, quasi ad annullare qualsiasi spazio tra uno stand e l'altro.
    L'ultima volta che ci era andato, poi, aveva avuto delle brutte esperienze con un venditore rozzo e cafone che l'aveva insultato perché aveva scambiato un tonno per un altro pesce. Un ragazzo decisamente scostumato e poco professionale che gli aveva impresso nella mente un brutto episodio: sperava di non doverci tornare più.
    D'altro canto, per Shinjiro il mercato di Tsukiji doveva essere certamente più familiare, dal momento che conduceva un ristorante. Probabile che andasse lì a rifornirsi, e probabile che prima o poi avrebbe chiesto ad Hayato stesso di svolgere qualche commissione lì.
    Beh, in ogni caso, comunque, Hayato avrebbe di certo preferito annusare del pesce fresco piuttosto che l'odore putrido di un cadavere. Poteva soltanto immaginare come si era sentita Amachi: una persona così dolce e giovane di fronte ad un corpo esanime. Una storia da brividi, non c'era che dire.
    «Non essere severa con te stessa, Amachi. Sono certo che si sia trattato semplicemente di un caso se ti sei ritrovata circondata da persone con uno stomaco forte. Io, personalmente, sono abbastanza certo che ti avrei accompagnato in bagno per rimettere--»
    Disse, lasciandosi attraversare da un brivido, come se il solo pensiero lo disgustasse, benché in parte stesse fingendo. Sì, da quando aveva aderito ad Aogiri ovviamente i discorsi sui cadaveri ed i morti non lo impressionavano più di tanto, ma di certo non poteva lasciar trasparire che l'argomento non lo turbasse.
    I tre continuarono a camminare, cosicché ad un certo punto si ritrovarono anche di fronte ad una scalinata che affrontarono attentamente.
    «Oh, attenzione, c'è un po' di muschio su questi grandini... potremmo scivolare.»
    Avvisò i due compagni, come per far vedere che si preoccupasse per loro. In realtà, Hayato non capiva bene se Shinjiro ed Amachi gli stessero davvero simpatici. Il cuoco, da un lato, aveva avuto modo di conoscerlo meglio e aveva scoperto in lui dei lati che gli piacevano molto, ma da cui tentava di tenersi a debita distanza: l'ultima cosa che desiderava era che il ragazzo finisse per stargli simpatico al punto di legarsi a lui come era successo con Hisoka. Doveva semplicemente trattarlo come l'obiettivo di una missione e basta.
    Amachi, dall'altro lato, gli aveva ispirato subito simpatia, ma non sapeva quanto questa potesse essere sincera: dopotutto Hayato era diventato loro amico per spiarli, osservarli, studiarli. Poteva effettivamente considerare quella scampagnata come una passeggiata tra amici oppure si stava illudendo come suo solito?
    «Sì, esatto, proprio quelli!»
    Rispose a Shinjiro, entusiasta, come se questo avesse appena fatto centro a ciò cui voleva alludere.
    «Trovo molto interessante il modo con cui le persone si organizzano dopo un evento disastroso, qualcosa che porta al ribaltamento del Mondo, degli ordini, dei ruoli; qualcosa che costringa gli esseri umani a ristabilire un modo di vivere totalmente diverso rispetto al precedente... ed è anche interessate constatare se scelgano una strada eticamente giusta o meno.»
    Asserì, quindi, lasciandosi trasportare dall'argomento. Chi mai poteva conoscere meglio la differenza tra il Bene e il Male, se non Hayato? Se c'era una cosa che aveva imparato durante i propri anni di turbamenti vari, questa era di certo rappresentata dal fatto che il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è di certo più sottile di quanto si creda. Molto più sottile.
    «In effetti, riflettendoci meglio, mi sento proprio strano a star qui.»
    Disse ad Amachi, a proposito del fatto che non avesse mai avuto modo di veder qualcosa di selvatico.
    «Cioè, nel senso...»
    Riprese subito a parlare, come se volesse spiegarsi meglio.
    «A voi non fa strano vedere tutti questi alberi, queste foglie, questo cielo totalmente privo di grattacieli?»
    Chiese. A Tokyo c'erano molti parchi, sì, ma all'orizzonte di essi era sempre possibile notare la presenza di qualche palazzo. Lì, invece, non c'era assolutamente nulla.
    «A me provoca una strana sensazione, mi sento come se qualcuno mi avesse appena tirato fuori dalla mia comfort zone, come si usa dire. Eppure... beh, sì, noi esseri umani proveniamo proprio da qui, non di certo dalle metropoli. Bizzarro, non credete?»
    Domandò, mettendo in risalto il fatto che si sentisse strano in un luogo rispetto cui in realtà doveva sentirsi estremamente vicino. E pensare che c'erano persone che lì ci vivevano e che non avevano nulla a che fare con le città.
    «La mia infanzia l'ho trascorsa tutta a Tokyo, infatti, gli episodi in cui mi sono allontanato sono stati davvero rari... voi, invece? Avete avuto la possibilità di trascorrere del tempo tra la natura, quando eravate piccoli, oppure siete anche voi radicati all'asfalto, piuttosto che al terreno?»
    Annuì alle parole di Shinjiro, come se fosse d'accordo, per voi vedere Ikiru sfrecciare in avanti.
    «Ah, beato lui che ha tutta quest'energia!»
    Esclamò, ridacchiando.
    «Dite che ci vuole ancora molto? Tra l'altro ho un pessimo senso dell'orientamento, spero che stiamo proseguendo nella direzione giusta.»
    Commentò, guardandosi attorno ma al tempo stesso facendo attenzione a dove stesse mettendo i piedi: il pericolo di inciampare in una radice coperta di fogliame, in quelle circostanze, era dietro l'angolo. Meglio fare attenzione.
    «Altrimenti possiamo affidarci in tutto e per tutto ad Ikiru, non so perché ma mi ispira molta fiducia!»
    Disse, ironico, come se il cane potesse effettivamente condurli a destinazione. Beh, chissà, facendogli odorare qualcosa tipico del tempio magari avrebbe riservato loro una bella sorpresa.


     
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