SQ: Memorie - Ch. 1

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    Yoshito Amaterasu
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    È tarda serata nel distretto di Asakusa e in una stanza nel retro del dōjō di quartiere, il giovane Yoshito Amaterasu preleva un libro dalla libreria della sua camera. La stanza era semplice con muri e pavimento di legno come da tradizione giapponese e, fatta eccezione per la libreria, il mobilio era scarno e formato solo da futon e da un piccolo tavolino basso al suo fianco.
    Il ragazzo si sedette in ginocchio ai piedi di quello che doveva essere il suo scrittoio e, con la sola luce di una singola candela poggiata su esso ad illuminare la stanza, il ragazzo vi poggiò il libro e lo aprì. Era nuovo di zecca e le pagine al suo interno eran prive di contenuto; afferrò una piccola di inchiostro posizionato sulla sua sinistra e vi immerse la punta del pennello poggiato lì di fianco.
    Gli occhi eran bassi su quelle pagine vuote, con la solitaria luce della candela che li rendeva ancor più intensi ed ardenti mentre un sorriso spezzava la serietà di quel volto. Afferrò con flemma il suo strumento di scrittura, aveva appena terminato gli allenamenti quotidiani e risentiva dell stanchezza fisica, ma la mente era ancora vispa e carica ed era determinato ad iniziare questa cosa.
    Va bene, direi ch'è il momento di iniziare. Disse a sé stesso a bassa voce. Concentrato, ma sempre sorridente, posò la punta del pennello sulla prima pagina ed inizio a scrivere: Memorie di Yoshito Amaterasu. Fa un po' ridere pensare a cosa volesse scrivere, sapendo che in realtà non era più che un ragazzino.

    Memorie di Yoshito Amaterasu
    天照良人の思い出
    Asakusa, 10 Maggio 2006

    Prefazione

    Io, Yoshito Amaterasu, ispirandomi alle grandi figure del passato, ho deciso di incominciare la stesura di questo manoscritto come lascito per le generazioni future, in speranza ch'esse possano trovarlo un'interessante lettura. Ho deciso che in quest'opera cartacea verranno racchiuse le mie memorie sugli eventi della mia vita e sui miei incontri, i miei appunti e le mie considerazioni sulle mie conoscenze ed esperienze personali, ed infine, i miei pensieri personali; dedicherò dunque parte di quest'opera scritta come diario personale. In speranza che questa proemio non vi abbia portato noia, inizierei il mio racconto, con la premessa che cercherò di mantenere un linguaggio semplice e lineare per permettere la lettura a chiunque lo voglia.

    Capitolo 1 - La mia prima volta

    Il ricordo più vecchio in mio possesso penso risalga a più di una decade fa.
    Rimembro chiaramente quel giorno: era una calda e solare giornata primaverile, ormai ci si preparava per il periodo estivo, e quel giorno mio padre decise di regalarmi una kodachi di quercia rossa per il mio quarto compleanno. Non era la prima volta che vedevo una spada, mio padre possedeva e possiede tutt'ora una vasta collezione di katane che custodisce con gran cura; ma era la prima volta che mettevo le mie mani su una. Ho sempre spiato in gran segreto la sua collezione e forse fu quello il motivo che lo spinse a farmi quel regalo.
    Ricordo chiaramente l'emozione che provai: ero estasiato. Era una semplice spada da allenamento, ma mentre per altri miei coetanei sarebbe apparsa come un semplice giocattolo, ai miei occhi pareva un vero e proprio tesoro che, da qual momento in poi, ad oggi custodisco gelosamente. Ricordo le espressioni cariche di gioia e sorrisi nei volti dei miei genitori, specie in quello di mio padre, era un uomo differente a quei tempi.
    Dal giorno dopo iniziai quella che è diventata la mia routine quotidiana. Con mio padre come sensei, imparai i principi del bushido e i principali kata dell'aikido. Da generazioni la mia famiglia tramanda l'arte della spada ai suoi componenti maschi sin dalla tenera età ed io come mia padre e suo padre prima di lui, la imparai all'età di quattro anni, l'età intorno alla quale si manifesta la propria unicità.
    Vivendo in un dōjō son sempre stato affascinato da quel mondo e da quelle arti e, per mia fortuna, ho avuto anche un buon maestro a trasmettermele. Inizialmente per me non era più che un gioco, un modo di spendere tempo con quella persona allegra e solare che chiamavo padre, ma col tempo ho imparato ad apprezzare e ad amare ciò che apprendevo.
    Devo confessare che non fu semplice. Per quanto fosse un uomo allegro e che mi trasmetteva sicurezza, mio padre era e rimane una persona severa ed esigente quando si parla di disciplina. Non avevo trattamenti di favoritismo rispetto ai suoi studenti ed anzi, posso confermare con certezza che il mio allenamento era decisamente più rigido rispetto a quello del novizio medio. Ma io, non me ne sono mai lamentato.
    Un altro ricordo che porto nel cuore, sono le storie dei guerrieri e dei grandi eroi del passato. Ogni volta che prendevamo una pausa dai nostri allenamenti privati, mio padre narrava racconti di un tempo ormai passato. Dalle grandi conquiste dello stratega Oda Nobunaga, alle leggendarie gesta di Miyamoto Musashi. Uomo appartenenti all'era dei samurai, uomini di onore e di grande abilità, le cui azioni ancora echeggiano ai giorni nostri.
    Ricordo come se fosse ieri di come ero rapito da quei racconti. Mi han sempre trasmesso un brivido così intenso che mi pervade anche adesso che scrivo queste parole. È anche grazie a quelle storie, quegli insegnamenti del passato, se sono diventato l'uomo che sono oggi. Ho provato sempre una forte ammirazione per gli uomini di quelle cronache. Ne ammiravo le gesta. Ne ammiravo il portamento e anche il modo di parlare. Ma ne ammiravo soprattutto la morale. Cose che anche adesso, che scrivo questo manoscritto, provo ad imitare nel mio comportamento quotidiano. Penso che seguendo le abitudini e i modi di fare degli uomini di quell'epoca, come loro anch'io possa diventare una persona degna di ammirazione.
    Penso che quelli fossero i giorni per me più felici. Eran i giorni della scoperta e dell'ingenuità fanciullesca; momenti decisamente più sereni e spensierati dei doveri e delle responsabilità che ci porta l'età. Non fraintendere, oh mio lettore, costui non disdegna la sua attuale status e vita sociale; ma non posso provar che nostalgia nel narrarti dei tempi precedenti a quello che io definisco "il cambiamento". Ma questo è racconto che ti risparmierò per il momento.
    Il pennello si fermò ed il giovane sospirò soddisfatto. Va bene, direi che per oggi può bastare.
    Attese qualche minuto che l'inchiostro si asciugasse ed approfittò del momento per alzarsi e stiracchiarsi. Inclinò la schiena indietro gemendo per i muscoli contratti, sedersi chino ed in ginocchio non era un'esperienza piacevole ma non lo avrebbe ammesso nemmeno a sé stesso.
    Yosh! Direi che è tempo di coricarmi.
    Prese il libro, il suo "manoscritto", e lo ripose nella libreria. Era stanco ma pago del suo operato, si distese nel suo futon con movimenti così lenti che sorprese se stesso; si sdraiò e, senza che se ne accorgesse, gli occhi si chiusero e si addormentò.

    Energia: 175 | Forza: 60| Quirk: 60 | Agilità: 30
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    Beh, siamo all'inizio-inizio quindi non c'è ancora molto da dire. Attendo il seguito, suppongo :zizi:

    Yoshito: 25 exp

    Chiudo~
     
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1 replies since 7/12/2020, 21:40   84 views
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