How many legs does a spider have? Two arms!

Role - Urusai Bane & Lars Aracne

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    Urusai Bane
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    Non era passato molto tempo da quando aveva ricevuto la lettera di ammissione alla Yuuei: quando la aprì le sue pupille, incredule, rimbalzarono più e più volte per tutto il testo per assicurarsi di non star leggendo male. Almeno cinque volte rilesse le stesse parole e l’iniziale confusione non poté che cedere il posto a un’irrefrenabile contentezza. I dubbi che lo assillavano durante quei giorni di attesa si sciolsero immediatamente come ghiaccio al sole. Non c’era tempo per ripensamenti o incertezze, adesso era parte dell’Accademia e avrebbe potuto respirare quell’aria privilegiata di chi stava cercando di raggiungere la vetta!
    Il suo stato di euforia non si esaurì nelle settimane successive e lo portò a pensare di meritarsi un premio, qualcosa con cui viziarsi. Insomma, era pur riuscito a fare l’impensabile! Chi l’avrebbe mai detto che proprio lui, un pischello dei bassi fondi, sarebbe giunto a quel risultato? Sfregandosi le mani raggiunse il comodino di camera sua, in cui teneva i suoi esigui risparmi che erano… Appunto, esigui. Sospirò guardando la moria di pecunia che aleggiava nel cassetto ma la cosa non spense il suo entusiasmo: “Tanto recupererò tutto quanto una volta diventato un eroe…” rifletté arraffando quello che riusciva a trovare nei meandri del mobiletto.
    La domanda successiva sarebbe stata “cosa farci con questi spiccioli?”
    In realtà conosceva molto poco la città in cui viveva da sempre. Tokyo era grande, grande in modo abnorme, e non aveva mai avuto la possibilità di esplorarla in lungo e in largo. Poteva dirsi un perfetto straniero della sua città natale. Il lavoro del padre e la disagiata situazione economica impedivano viaggi o visite di qualsiasi tipo. In effetti, le uniche gite che aveva mai fatto erano quelle con la scuola, le meno costose naturalmente.
    Ripensando alla breve teoria di gite scolastiche gli tornò alla memoria un’andata all’acquario di Shinagawa fatta durante le scuole elementari. Aveva i ricordi decisamente confusi ma era sicuro di aver visto un’intera sala fluorescente, con vasche contenenti meduse multicolori gigantesche. Da piccolo doveva averlo incantato particolarmente per ricordarla in modo così nitido rispetto a tutte le altre aree.
    “Volendo potrei rifarci un salto, era così figo…” via via iniziò a convincersi che un viaggetto all’acquario di Shinagawa sarebbe stato il modo più appropriato per spendere i propri risparmi, avrebbe viziato gli occhi e rivisto quelle meduse luminose!
    Quando uscì di casa era mattina, una tranquilla mattinata di inizio settembre, l’estate stava volgendo al termine ma l’afa non si decideva a risparmiare i cittadini della capitale nipponica. Non avendo alcun mezzo di trasporto personale avrebbe usato tram e metropolitane: ci avrebbe impiegato poco più di un’ora ma almeno si sarebbe goduto la bella giornata soleggiata, con solo poche nuvole pennellate sul cielo azzurro.
    L’acquario si trovava nel quartiere Shinagawa, da cui prendeva il nome, zona costellata da importanti edifici che con la loro altezza ostruivano la vista dell’infinita volta celeste. Giunto a destinazione a Urusai non rimase che entrare all’acquario, pagare il biglietto e farsi un giretto tra pesci e mammiferi acquatici.

    “Checcosa?!” rispose all’uomo della biglietteria. “Eddai, sono solo 200 Yen, domani passo e te li porto!” Sfortunatamente, aveva fatto male i calcoli col prezzo del biglietto d’ingresso. Gli mancavano giusto giusto 200 Yen e il cassiere era inamovibile. Urusai cercò disperatamente nelle tasche qualche spicciolo sfuggito alla transazione ma nulla, niente di niente. Morale della favola, non avrebbe visto proprio nulla e non gli rimase che riprendersi i soldi, girare i tacchi e uscire da dove era entrato.
    “Stronzi avari…” pronunciò a denti stretti mentre si lasciò cadere sulla panchina di una piazzetta poco distante dall’acquario.
    Aveva sprecato più di un’ora di viaggio per nulla. Ormai, per, era lì e per quanto fosse assolutamente adirato per quanto successo non era disposto a farsi un’altra ora di mezzi senza aver avuto la sua ricompensa!
    “Da queste parti faranno pure quel tè da ricconi con le palline di quella roba… Anzi, c’era un tipo che vendeva takoyaki più avanti. Se non posso vedere i polipi almeno li mangio!”
    Che fosse il rinomato Bubble Tea la ricompensa più adatta? O avrebbe ceduto al richiamo delle polpette di polpo stappato crudelmente al suo giardino?


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    Edited by Ryuko - 14/2/2021, 19:56
     
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    "Scacco"
    Disse l'uomo davanti a lei mentre sul suo volto si palesava un sorriso beffardo. Sapeva di star per vincere la partita, era solo questione di tempo.
    Lei invece sudava freddo, avevano scommesso una ingente quantità di denaro e sicuramente avrebbe fatto di tutto pur di non perdere.
    Pensò di aver trovato un modo per poter almeno pareggiare. Allungò la mano verso la sua torre, ma poco prima di toccarla, si accorse di una strategia avversaria che l'avrebbe fregata alla grande.
    "... Sono fottuta ... Perchè l'ho sfidato? Lo scacchi non è il mio sport e ho deciso di sfidare questo tizio solo perchè l'ho visto perdere poco fa ...
    Cazzo ... "

    Lars si trovava in un ufficio che era stato affittato per l'intera giornata da un organizzazione che si occupava di fare tornei di scacchi. Questo, si era concluso circa due oretta prima.
    La ladra era lì per rubare il montepremi ma con scarso successo. Il premio era stato tenuto sott'occhio in modo impeccabile, quindi ne approfittò per assistere alle partite in essere.
    Tra quelle che seguì, vide un ragazzo venire battuto atrocemente da quello che poi risultò essere il campione del torneo. Osservando la partita pensò di essere al suo stesso livello e quindi, una volta che il torneo giunse a compimento, lo approcciò chiedendogli una partita.
    "Che ne dici di una partita? In palio 50 yen, ok?"
    Non voleva andare a casa a mani vuote ed era abbastanza sicura di poterlo battere. Anche se con una piccola resistenza, lo sconosciuto accettò.
    Dopo un ora e mezza di partita, si accorse di quanto avesse sottovalutato chi aveva di fronte. Ora si ritrovava in netto svantaggio e non sapeva come uscirne.
    L'avversario la guardava divertita.
    Sapendo che ogni suo movimento l'avrebbe semplicemente portata alla sua inevitabile fine, lei decise di optare per la sua strategia preferita: la fuga.
    "Ci aggiorniamo? Torno tra 10 minuti. Devo fare una chiamata."
    L'avversario acconsentì.
    Lars tirò fuor il cellulare ed iniziò a digitare una sequenza di numeri, mentre usciva dalla stanza con nonchalance. Una volta fuori dall'edificio se ne andò via lasciando la partita aperta.
    "Figurati se perdo 50 yen in questo modo ... Mai accettare scommesse senza prima depositare l'acconto. Soprattutto se hai intenzione di giocare pulito contro una sconosciuta."
    Rincasò riflettendo su come poter barare a scacchi senza farsi scoprire, ma un avversario attento ricorda tutte le posizioni delle pedine e anche il numero di quelle perse. Non era il gioco migliore per poter tirare su dei soldi con la furbizia.
    Quel giorno era in vena di scommesse, voleva vincere dei soldi tramite un qualche tipo di gioco. Così, una volta a casa iniziò a frugare tra gli oggetti lasciati nella sua cantina. Trovò molti articoli tramite i quali avrebbe potuto fare qualcosa di interessante. Un dado a 10 facce, un mazzo di carte, dei fogli, pennarelli, un quaderno di indovinelli e così via.
    "Bingo! Con questi potrei tirare su qualche soldo, ammesso che riesca a vincere."
    Li raccolse tutti e li inserì nello zaino uno ad uno.
    Uscì di casa per dirigersi verso una zona abbastanza ricca e in cui vi poteva trovare persone dal portafoglio gonfio : Shinagawa.
    Durante il tragitto pensò a un giochetto divertente da fare con i dadi e con le carte e diede una sfogliata al quaderno di indovinelli che aveva preso.
    Girò per un quarto d'ora in cerca di un luogo adatto in cui stazionare. Trovò una piazzetta non molto lontano dall'acquario e si sedette sulla prima panchina.
    Tirò fuori il dado a dieci facce con la mano sinistra ed iniziò a giocherellarci tra le dita, mentre pensava al modo più adatto per poter approcciare uno sconosciuto e convincerlo a fare una scommessa con lei.
    " 'Salve signore?Che ne dice di fare una scommessa?' ... no, sembro chiaramente una truffatrice ... 'Salve! Si sente fortunato ? Che ne dice di fare un gioco?' mhh..."
    Ogni sorta di approccio che provava la faceva sembrare una persona poco raccomandabile.
    "Salve! Sono .."
    Mentre rifletteva sulle parole migliori da adoperare, sentì una ragazzo, che si stava sedendo nella panchina affianco dire:
    “Stronzi avari…”
    Gli occhi scarlatti della ladra si diressero subito verso la persona che pronunciò quelle parole. Dinnanzi ad una frase simile, non ve ne erano altre più azzeccate di quella che Lars avrebbe detto.
    "Hai per caso bisogno di soldi?"
    Sul volto un sorriso innocente, lo sguardo non ispirava molta fiducia ma sperava di riuscire a convincerlo con le parole.
    Si alzò da dove era seduta e fece quattro passi verso il ragazzo arrivandogli di fronte.
    Allungò la mano verso di lui, in attesa di una stretta.
    "Piacere, mi chiamo Annie. Se ti servono dei soldi posso fornirti un modo veloce per guadagnarli."







    Oggi ti senti fortunato?
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    Urusai Bane
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    “Fortuna c’ho già preso il biglietto di ritorno, almeno non devo fare altri conti. Quindi takoyaki o tè? Se prendo i takoyaki sicuro come la morte che poi mi viene sete. Oppure posso andare da quel tipo che fa gli hamburger, sicuro che mi sazio così. Dannazione, carne o pesce? Da bere al massimo prendo l’acqua. No dai, una cola. No, forse riesco a prendere pure il tè.”
    Con i gomiti poggiati sulle gambe divaricate, reclamanti la panchina come fosse un trono tutto per sé, la schiena curva e le mani intersecate tra loro portate all’altezza della bocca, si riuscivano a scorgere soltanto gli occhi azzurri come l’acqua dei pesci che non stava vedendo, bloccati e fissi su un punto indefinito davanti a lui. Urusai era troppo concentrato sul da farsi per accorgersi della figura che l’aveva puntato e che stava per interrompere il suo flusso di coscienza.
    “No okay, cambio idea e prendo il ramen. Così mi sazio, mangio carne e bevo pure il brodo. Però qua sto a Shinagawa, mi lasciano in mutande quest-”
    “Hai per caso bisogno di soldi?” Ed ecco che una voce interruppe il complesso stallo intellettuale.
    Urusai si voltò verso la panchina accanto alla sua, sciogliendo le mani e facendo penzolare le braccia, che rimanevano ancorate alle gambe attraverso i gomiti. Il suono che aveva attirato la sua attenzione proveniva da una ragazza dall’aspetto simile a quello di un felino: orecchie da gatto sul capo, una coda sinuosa che faceva capolino da dietro la schiena, un sorriso furbo e sornione, due occhi grandi e simili a granati incastonati nella pelle eburnea.
    Il ragazzo prestò attenzione alle presentazioni di quella che a primo impatto aveva scambiato per un’anziana a causa dei capelli grigiastri. Stette in silenzio ad ascoltare la succosa proposta dell’altra, scrutandola dritta negli occhi che, per il colore così acceso, avevano attirato le pupille di chissà quanti interlocutori prima di lui.
    “Sentimi bene” rispose il biondo “Chi cazzo sei? Serio, non conosco nessuna Annie, t’è chiaro? Non so se noti ma m’hai interrotto, stavo pensando a roba importante non a cazzate! E poi, come scusa?” Pronunciò portando teatralmente una mano all’orecchio come per sentirla meglio.
    “Non m’è chiaro! Chi t’ha chiamata in causa? Stavi in fila all’acquario e hai sentito che c’ho bisogno di soldi? Fatti gli affari tuoi la prossima volta!”
    Si alzò di scatto puntando il dito contro questa Annie, continuando a saettare sentenze e accuse: “Guarda che so come lavorate voi altri! Prendete a caso gente promettendo soldi facili, date un sacco di roba da vendere tipo creme, roba per palestre o cose così e poi vi intascate tutto quanto lasciando le briciole a quelli che si rompono la schiena! Guarda che siamo nel 2022, cambiate tattica, ‘sta roba è da azienda fallita eh!”
    Questo il giudizio del giovane, rosso in volto e con una mappa geografica di vene sulla fronte nascosta dal copricapo, che accompagnò le sue parole con gesti e movenze drammatiche.
    Per farla breve, Urusai pensava che si trattasse di uno di quei famosi “schemi piramidali”. Non ne sapeva molto se non che il profitto, per lui, sarebbe stato inesistente. E poi in ogni caso non era bravo con le parole, quindi difficilmente sarebbe riuscito a vendere qualcosa.
    Tendeva a guardare tutto e tutti con sospetto e diffidenza, la ragazza dai capelli d’argento non sarebbe stata un’eccezione. La sua reazione poteva apparire esagerata e fuori luogo a chiunque, cosa che in effetti era, ma per quella testa calda col berretto era più che giusta: cosa voleva questa tizia? Lo stava forse prendendo per fesso? Non era incline a farsi ridicolizzare in quel modo! Inoltre, si sentiva decisamente a disagio a causa del fatto che qualcuno sapesse della sua scomoda situazione economica e glielo stesse facendo notare. La cosa lo riempì di vergogna, così tanto da giustificare una rapida fuga tattica.
    “Sai che ti dico? Un consiglio! ‘Sto tipo di vendita è illegale! Quindi sai cosa? Dato che stai parlando con un futuro eroe ecco la mia prima azione eroica: ora vado al koban e ti faccio passare i guai. M’hai pure detto il nome, che c’hai in testa?"
    Proseguì sbeffeggiandola. In realtà il giovane non poteva vantare tutto questo spirito eroico: non aveva intenzione di passare la giornata in una stazione di polizia a denunciare una tizia qualunque, macchiatasi di qualcosa che non sapeva nemmeno se fosse effettivamente un crimine. Poco gli importava se a causa di Annie qualche altro malcapitato sarebbe caduto nella trappola del marketing fraudolento, non era mica un suo problema. L’unica cosa che desiderava era mettere qualcosa sotto ai denti, di conseguenza, mise le mani in tasca e si voltò pronto per allontanarsi ma con le idee ancora poco chiare sul dove andare a viziarsi.
    Certo era che la ragazza ci aveva visto benissimo: a Urusai serviva poco, solo 200 Yen, e sarebbe riuscito a entrare all’acquario, non dovendo dunque stravolgere alcun piano. Probabilmente, spiegare in modo più chiaro come ottenere questi soldi facili sarebbe stato sufficiente per arrestare la sua ritirata e fargli cambiare idea.

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    Il ragazzo si mostrò molto irascibile e partì in quinta accusandola di far parte della piramide di uno dei tanti network marketing.
    Durante tutto il monologo del ragazzo Lars non ritirò la mano che aveva teso poco prima e rimase a guardarlo con la sua solita espressione da gatta.
    Che fosse per mancanza d'interesse o un meccanismo di difesa per far finire quell'agonia il prima possibile, le orecchie della gatta iniziarono a fondere la voce del biondino con i rumori circostanti, concentrandosi solo sulla sua faccia e la sua espressione.
    In quel momento vide solo un volto costellato di vene molto tese che arrossiva gradualmente e una bocca che si apriva e chiudeva di continuo pronunciando parole che si disperdevano nel nulla.
    Poco dopo un dito puntato contro e molti altri micro-movimenti che facevano presagire che la persona in questione fosse molto arrabbiata e innervosita.
    Le parole iniziarono a distinguersi da tutto il resto non appena ottennero caratteristiche minacciose.
    La mano aperta in attesa di una stretta si rilassò in un pugno semiaperto e si andò a nascondere in tasca.
    Quando il ragazzo finì di parlare, lei ignorando tutte le domande che le vennero poste siccome le sembravano abbastanza retoriche prese la parola.
    Si trovava di fronte a una persona facilmente alterabile, quindi era importante non usare parole minacciose e di essere molto pacata, magari ispirando fiducia.
    Scusami
    Non voglio vendere proprio niente.
    Io ho dei soldi e vorrei aumentarli. L'unico modo per farlo è giocarmeli !

    Disse alzando il braccio e mostrando il dado a dieci facce che teneva tra i polpastrelli del pollice e dell'indice.
    Decise di proporre direttamente il tipo di gioco che aveva intenzione di fare con il ragazzo, quasi lasciandolo senza alternative di scelta e arrivando subito al dunque
    L'oggetto era piccolo, bianco e con dei numeri che andavano dallo zero al nove incavati sulla superficie, non aveva alcun lato più pesante di un altro. Era un dado vero e pulito, privo di modifiche e trucchi.
    Questo è un dado a dieci facce. Quindi cinque numeri dispari e cinque numeri pari. Quello che voglio fare con te dopo che darò il via è lanciarlo in aria e lasciarlo cadere a terra come sto facendo ora. Se il numero nella faccia in superficie del dato, quindi quella più in alto, è un numero dispari, tu mi darai 5 yen. Se è pari, te li darò io ovviamente.

    Mentre spiegava le regole del gioco aveva lanciato il dado in aria facendolo cadere per ben tre volte, mostrando così che il dado non fosse truccato.
    Il risultato dei tre lanci fu: sei, due e sei
    Certo la casualità volle che tutti e tre i numeri fossero pari, ma lei aveva scelto di vincere tramite i numeri dispari quindi se fosse stato truccato sarebbe tutto stato a suo sfavore.
    Spero tu abbia afferrato il concetto.
    Sono pronta, parto subito!

    Cercò in tutti i modi di non dare la parola al ragazzo parlando senza interpellarlo e spiegando tutto il necessario, non era ancora arrivato il momento giusto.
    La mano con la quale doveva lanciare il dato era chiusa in un pugno, con la punta del pollice che si nascondeva tra le piegature dell'indice.
    Il dado era appoggiato tra il lato dell'indice esposto e la giuntura del pollice.
    Via
    Il dito corto scattò verso l'alto scaraventando l'oggetto della scommessa a svariati metri d'altezza fino a giungere il punto più alto permesso da un lancio con quella forza, rimanendo come sospeso per mezzo secondo prima d'iniziare a cambiare traiettoria e ad andare in picchiata verso il terreno.
    Il dado picchiò forte sul terreno, rimbalzando due volte e rotolando su se stesso a un alta velocità.

    Allora? Sei interessato?
    Numero dispari, vinco cinque yen. Pari, li vinci tu. Se vuoi vincere tu con i dispari dillo pure. Per me è indifferente.

    Nel mentre il dado perdeva velocità, era solo questione di pochi secondi prima che si sdraiasse rivelando l'esito dell'azzardo.
    La somma vinta non era molto elevata, ma era necessario iniziare così per far entrare l'aspirante eroe nel mood adatto.

    Devi decidere prima che il dado si fermi.

    Continuava a girare.
    Teso eh?
    Uno così emotivo potrebbe accettare subito oppure mandarmi a fanculo in pochi secondi. Non posso far altro che sperare esca un numero pari, così che vinca lui e accetti in seguito di scommettere somme più alte nelle prossime partite.

    Quello era il momento perfetto per lasciar parlare l'avversario. Ora poteva dire tutto quello che desiderava senza problemi.
    Davanti a un piccolo oggetto imparziale che si stava per fermare, con la possibilità di vincere i cinque yen più veloci della sua vita, con la possibilità di scegliere se vincere con i pari o con i dispari e soprattutto con pochissimo tempo per decidere a disposizione, cosa avrebbe scelto Urusai?

    Puoi aumentare la posta in paio e qualsiasi sia l'ammontare che dirai, l'accetterò.
    Quest'ultima frase aveva il chiaro intento di gettare ancora di più nella confusione il povero ragazzo, aumentando la tensione e per dargli ancora un altra variabile su cui aveva potere di decidere, sperando che questo lo facesse sentire in una posizione di potere e che non rifiutasse l'offerta.
    Pochi secondi dopo aver sentito la sua risposta (?), il dado si fermò, mostrando a entrambi il numero ???

    Per il numero del dado, possiamo prendere come riferimento qualcosa di non controllabile da noi, in modo che sia davvero casuale.
    Ho pensato di usare l'ultimo numero della #entry del link del tuo post (quello che devi postare dopo di questo) in questo modo il risultato lo scopriremo solo dopo che avrai postato e c'è un sacco di suspance XD

    Per esempio, se clicco sulla data del tuo primo post, l'url diventa
    CODICE
    https://myheroacademia.forumfree.it/?t=78119679#entry645839396

    In questo caso il numero da prendere in considerazione sarebbe stato 6.
    Per il mio primo post :
    CODICE
    https://myheroacademia.forumfree.it/?t=78119679#entry645928412

    Il numero è 2
    Per il tuo secondo post
    CODICE
    https://myheroacademia.forumfree.it/?t=78119679#entry646012656

    Il numero è : 6
    Ho usato questi 3 numeri per fare il lancio dei 3 dadi del turno.
    Ti piace l'idea? Se ne hai una migliore possiamo provare con quella e rilanciare i dadi se necessario.






    Oggi è il mio giorno fortunato

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    Ignorando il fatto di essere stato ignoranto senza riguardo alcuno, era già prossimo a muovere il primo passo verso la meta sconsciuta. Fu però interrotto dal medesimo rumore che attimi prima aveva troncato i suoi profondi pensieri. Era sempre quella ragazza.
    Si aspettava che questa rappresentante del marketing fallito cercasse tenancemente di convicerlo a far parte del fraudolento sistema o che magari, temendo le ripercussioni legali a cui Urusai aveva fatto accenno, iniziasse a tempestarlo con scuse e suppliche. In effetti le scuse arrivarono ma non per le motivazioni che il ragazzo aveva previsto.
    Le prime parole di Annie furono accolte dalla mente dell’altro con un seccato “bla bla bla”, ciò che lo riportò all’attenzione fu una singola parola: “giocarmeli”. Fu questo a interromere la ritirata del biondo, che adesso era tutt’orecchi per le offerte clandestine.
    Ora, non ne sapeva proprio nulla di leggi e diritto, ma era sicuro del fatto che quello che gli si stava proponendo fosse gioco d’azzardo. E il gioco d’azzardo era senza dubbio illegale. Ecco, questa sarebbe stata la perfetta motivazione per raggiungere la stazione di polizia più vicina e denunciare l’accaduto! Peccato però che, anche questa volta, non aveva proprio intenzione di passare la giornata con quattro piedipiatti. Certo, tutto questo era illegale e sarebbe potuto finire nei guai se fosse stato scoperto, ma in fin dei conti era solo una piccola puntatina, era come una bugia bianca e adorava giocare a carte o roba così. In più, ehi, si parlava di far soldi per davvero!
    La ragazza tirò fuori un dado a dieci facce e spiegò le regole del gioco.
    Attirato dall’effettiva possibilità di uscirne con le tasche più pesanti, Urusai si voltò per guardare con più attenzione le manovre dell’altra. Non si fidava di certo di una sconosciuta che “magicamente” portava con sé un dado! Averebbe chiesto più lanci per dimostrare la validità dell’oggetto ma in questo fu presto preceduto. Sì, quel dado gli sembrava decisamente a posto ma non era disposto ad accettare i numeri pari senza rifletterci.
    “Sen-”
    “Sono pronta, parto subito!
    Via!”

    “Eh?! NO NO! CHECCAZZO FAI?!”
    Troppo tardi, il dado era stato lanciato in aria.
    Voleva proporre alla ragazza di andare in un luogo più appartato per questo genere di attività, non era un’idea intelligente farlo alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti. In passato aveva avuto certi contatti con gente esperta nel gioco d’azzardo, lui stesso aveva una certa capacità con le carte da gioco, quindi sapeva come muoversi in circostanze simili.
    “Sei un’imbecille! Qual è il tuo problema?! Non è il posto adatto!” le urlò con rabbia per poi guardarsi attorno. No, non c’era alcun poliziotto. Almeno, non gli sembrava ci fossero.
    Il cubo intanto cadde ai suoi piedi, iniziando a ruotare su sé stesso, e la ragazza gli ricordò di dover scegliere prima della fine delle piroette dell’oggettino.
    “Oh sta’ zitta! So come si fa!” ribatté portando una mano alla fronte. Le dita scomparverò sotto al copricapo fuoristagione mentre si sforzava di pensare a cosa scegliere.
    “Dai dai! Pari o dispari?! Prima sono usciti i pari, quella voleva offrirmi i pari… Scelgo dispari! No! Magari voleva fregarmi, magari immaginava che non mi sarei fidato e voleva fregarmi... Okay okay!”
    Dopo una breve e ansiosa riflessione, annunciò a gran voce la sua decisione.
    “Sc-Scelgo pari! Dannazione vai! VAI!” disse come per incitare il dado. Un’idea più intelligente sarebbe stata dichiarare il tiro nullo, in quanto non concordato da entrambe le parti, ma Urusai non era certo il pastello più brillante della scatola e comunque, a causa della tensione, non ci aveva nemmeno pensato. Ad ogni modo, erano soltanto 5 Yen, la posta in gioco non era alta, sarebbe stato un modo per testare le acque.
    Il dado intanto, come un ubriaco barcollante, stava terminando le sue giravolte. Ecco, si era fermato!
    Una faccia, quella vincitrice, guardava al cielo. Il numero che avrebbe consegnato la corona di alloro al giocatore ancora ignoto era…
    1. Dispari. La vincitrice era Annie.
    Il ragazzo si lascò sfuggire un lamento che, per quanto soffocato, lasciava percepire tutta la sua frustrazione. Frugò quindi nelle tasche tirando fuori una monetina da 5 Yen , porgendola in modo brusco all’altra.
    “Toh, prendi ‘sta roba. Ma che ti sia chiaro: se ho perso è perché m’hai messo fretta, m’hai capito?” in effetti, era ovvio che avrebbe dovuto scegliere dispari. Sarebbe stato assurdo se fosse venuto fuori per quattro volte di fila un numero pari. Beh, ormai era andata ma non aveva intenzione di fermarsi lì: “Ehi, prima m’hai detto che sceglievo io, no? Bene!” disse afferrando il dado da terra “Primo. Alzo la posta in gioco, ne punto 10! Secondo. Voglio i dispari adesso, chiaro? Ah, e non pensare che ti lasci il tempo per pensarci!” così ammonendo, lanciò in aria il cubetto. La cocente sconfitta gli aveva fatto dimenticare che sarebbe stato meglio cambiare luogo. L’unica cosa a cui riusciva a pensare erano i SUOI soldi.


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    Bell'idea, non ci avevo pensato! Però ho notato che posso vedere il numero del post solo dopo averlo inviato. O magari sono rimasto troppo in attesa ed è cambiato per conto suo, non saprei.
     
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    Uno!
    Il numero era dispari quindi vinse questo match.
    Sperava di perderla quella prima puntata, non voleva far scappare una preda simile .
    Ma purtroppo al caso non si comanda.
    Diamine, speriamo che non decida di filarsela...
    Con grande sorpresa, forse preso un po' dall'euforia e un po' dalla rabbia, fu lui stesso a proporre nuovamente la sfida, scommettendo ben 10 yen ma fiancheggiando per i dispari.
    La gatta prese felicemente la moneta e se la infilò in tasca.
    In volto, uno dei più irritanti sorrisi di soddisfazione mai fatti in vita sua.
    Essendo un gioco d'azzardo a Lars non importava granché che cosa venisse scelto, non poteva prevedere in alcun modo il numero che sarebbe venuto fuori quindi avrebbe accettato qualsiasi proposta.
    L'unica cosa che non le andava molto a genio era che non aveva la possibilità di barare.
    Prossima volta compro un dado truccato
    Non le piaceva l'idea di perdere dei soldi. Se si fosse arrivati al punto di scommettere una somma molto alta e avesse perso, avrebbe tentato di fuggire proprio come quella mattina.
    Ok, quindi io sono i pari!
    Pensò di essere fortunata ad aver trovato un ragazzino come questo, impulsivo e irruento. La preda perfetta per questo genere di giochi. Indipendentemente da quanto potesse vincere o perdere, sarebbe bastato provocarlo sempre di più per convincerlo a puntare una somma sempre più alta. O almeno questo è ciò che la ladra pensò.
    Il ragazzo in fretta e furia raccolse il dado dal terreno e lo lanciò in aria.
    Ci fu un attimo di silenzio, che decise di spezzare ponendogli una prima domanda.
    Quindi sei un aspirante eroe.
    Come ti chiami?

    Mentre il dieci facce rimbalzava, l'infame decise di smorzare ancora l'attesa proponendogli la prossima sfida.
    Senti, nel mio zaino ho anche dei fogli di carta e dei pennarelli.
    Ti propongo un altro gioco dopo di questo. Però stavolta la scommessa sarà più alta!
    Un indovinello.

    Il dado smise di rimbalzare e iniziò a roteare su se stesso.
    Io ti faccio un indovinello di logica e avrai tutto il tempo per pensarci.
    Se riuscirai a indovinarlo ti darò 30 yen, ma se ti arrendi me ne dai 20!

    Dato che lei non avrebbe dovuto partecipare come parte attiva, dovendosi limitare a spiegare l'indovinello e attendere una sua risposta, decise di abbassare l'eventuale ricompensa che avrebbe ricevuto.
    La velocità iniziò a diminuire sempre più.
    Tutto ciò poteva dirglielo anche dopo, ma le piaceva mettere sempre più a disagio e in agitazione la persona che aveva davanti.
    La forza di rotazione era ormai agli sgoccioli, roteava a fatica e se si strizzavano gli occhi si potevano intravedere i numeretti sulle facce.
    Lo sguardo della ladra non era diretto verso il dado, ma bensì in direzione del viso avversario.
    Quasi per svago, decise di dedurre il risultato del lancio dall'espressione di Urusai.
    Cosa avrebbe visto?
    Sperava vivamente di vincere questa partita, due sconfitte di fila solitamente fanno male allo spirito, motivo per cui la sua faccia sarebbe stata fantastica.
    L'emozione nel vedere lo sguardo pieno di speranza dell'aspirante eroe tramutarsi in delusione e rimpianto deve essere impagabile! Voglio vederlo perdere!
    Il dado smise di roteare e il risultato del lancio fu ???

    Sì, per quel che ne so il numero del post lo si vede solo dopo averlo inviato.





    Datemi una P - Datemi una A - Datemi una R - Datemi una I-
    PARI !

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    Il dado, sfiorato dalla luce del sole, sembrò quasi rispledere prima di cadere verso il basso come un frutto dall’albero, rimbalzando più volte sul pavé della piazza e tenendo col fiato sospeso i due giocatori.
    Nella fase di silenzio successivo al lancio, la ragazza chiese a Urusai come si chiamasse. Una domanda semplice, innocente, promotrice di momenti di convivialità. Un quesito che ha permesso a infinite genti di conoscersi, allacciare rapporti, aprire nuovi orizzonti. Mosso dunque da questo candido interrogativo, Urusai non poté che rispondere con: “Ecchett’importa?”
    L’idea che questa sconosciuta volesse conoscere il suo nome lo insospettì: avrebbe potuto utilizzare l’informazione a suo vantaggio! Se fosse riuscito a vincere un’alta somma di denaro cosa gli garantiva che quella tizia non sarebbe corsa da uno sbirro a denunciarlo per gioco d’azzardo piuttosto che sganciare?
    “Ora ti do un consiglio. Quindi sta’ ad ascoltare e togliti quel sorriso dalla faccia che m’infastidisci! Ti ricordo che qua stiamo facendo roba illegale, chiaro? Quindi non andare a sparare il tuo nome in giro, Annie.” sentenziò mettendo molta enfasi sull’ultima parola.
    La ragazza propose inoltre un’attività alternativa al lancio del dado ma Urusai liquidò il tutto nervosamente: “E lascia finire il dado prima!”
    Per tutto il suo discorrere non degnò l’altra neanche di uno sguardo, era troppo concentrato sul dado barcollante. Guardava con grande intensità il piccolo poliedro danzare, come se sperasse di alterare il risultato a suo favore con la sola forza della vista.
    Sarebbe stato un bel quirk, peccato non fosse il suo.
    Anche questa volta il risultato gli fu sfavorevole: 0.
    “OH ANDIAMO!” sbottò portando una mano alla testa e stringendo il suo berretto. Persino il ricamo del teschio sul copricapo sembrò deluso dal risultato, distorto com’era dalla stretta del ragazzo biondo. Urusai si chiese se il dado non fosse effettivamente truccato ma l’aveva tenuto d’occhio tutto il tempo e i lanci ottenuti fino a quel momento avevano dato risultati troppo diversi e casuali per essere frutto di un inganno. No, stava perdendo onestamente.
    Il suo primo impulso fu quello di alzarsi, far finta di nulla e levare le tende. Tanto non avrebbe potuto far nulla per fermarlo! Il suo secondo impulso fu quello di fingersi ignorante sull’effettivo valore dello 0, insistendo che fosse un numero dispari e buttando tutto in caciara. Tuttavia, non era questo il suo modo di agire. Era un uomo di parola lui, una scommessa rimaneva una scommessa.
    Si frugò dunque in tasca fino a beccare una moneta da 10 Yen, che venne allungata all’altra con lo stesso fare scortese di prima “E finiscila di sorridere!”
    In tutto aveva perso la bellezza di 15 Yen, le sue finanze erano compomesse! Pensò che sarebbe stato meglio cambiare attività e dato che la ragazza gli aveva proposto una nuova sfida con in palio il doppio della cifra persa sperò di poter ribaltare la situazione con un singolo colpo. Sì, aveva bisogno solo di una vittoria, solo una, poi se ne sarebbe anche potuto andare!
    Riassunta una parvenza di compostezza, prese quindi la parola: “Senti te, che dicevi sui fogli di carta e sugli indovinelli? Mi pare di aver sentito parlare di 30 Yen. Fammi indovinare, te fai un disegno e io devo capire che rappresenti? Però che intendi con “logica”? Sarebbe roba tipo matematica? Detto chiaro e tondo, non è il mio forte. Quindi se vuoi continuare a giocare la matematica la evito. E poi, che mi assicura che se anche dovessi indovinare non ti inventerai qualche scusa per cambiare risposta?”
    Il nuovo gioco non era vincolante e oggettivo come il lancio del dado, era una buona idea cercare di darsi delle regole e dei limiti per renderlo più controllabile possibile.

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    Quel ragazzo non voleva rilasciare informazioni non rilevanti. Lars non sarebbe mai riuscita a capire come si chiamasse o ad estorcergli qualsiasi altra cosa che potesse farle capire chi avesse di fronte.
    Ancora una volta la fortuna fu dalla sua, il dado mostrò lo zero come risultato e Lars intascò i soldi del ragazzo, sta volta senza fare sorrisi irritanti dato che Urusai pareva star perdendo le staffe.
    Subito dopo il ragazzo riprese l'argomento dell'indovinello a cui prima lei aveva accennato.

    No, niente roba matematica complessa. Non richiede capacità di calcolo particolari.
    Per logica intendo che per giungere alla soluzione, devi solamente pensare a come meglio disporre e usare gli strumenti che ti vengono dati!


    Non era la persona più abile a spiegare concetti così astratti, ma poteva fare un tentativo con un esempio.

    Un indovinello di logica è per esempio quello delle nove biglie di ferro.
    Se ti ponessi davanti una bilancia a due braccia e nove biglie di ferro tutte uguali per forma e dimensione, di cui una pesa qualche grammo in più delle altre, riusciresti a trovare la biglia più pesante in due sole pesate? Sai che hai la possibilità di mettere più biglie per braccio e la differenza di peso è davvero misera, impercettibile a mano ma rilevabile con quella bilancia.
    L'indovinello che voglio farti sfrutta lo stesso principio di logica! Usare ciò che hai per trovare la combinazione e la procedura adatta per arrivare alla soluzione!


    In risposta al perchè del pennarello e dei fogli disse

    L'indovinello lo si dovrebbe fare con dei dischi, ma non avendone con me posso crearne di fittizzi con della carta, disegnandoci sopra.


    Sperava di essere stata chiara. Ovviamente l'indovinello sarebbe stato molto più difficile di quello delle biglie. Non avrebbe mai scommesso dei soldi se la soluzione fosse stata semplice.
    Tuttavia Urusai la accusò di poter imbrogliare, dicendo che la infame sarebbe stata capace di cambiare risposta a convenienza.
    Fece bene a farlo notare, perchè sarebbe stato esattamente quello che la ladra aveva intenzione di fare.
    Per lei ogni metodo è lecito pur di aggiudicarsi la vittoria. Ma purtroppo aveva dinnanzi un osso duro, non era il primo sprovveduto, sapeva il fatto suo ed era consapevole che al mondo vi erano persone come Lars.

    Tsk... é proprio prudente. Mi sarà impossibile barare con lui.
    Non mi resta che giocare corretto.


    Hai ragione. Facciamo che scrivo la soluzione in un foglio e terremo fede solo a quello? Così non potrò imbrogliare!


    Ora Lars aveva le mani legate. Il suo asso nella manica consisteva di invalidargli la soluzione corretta e liquidarlo con un'alternativa banale, benchè fosse conscia del fatto che avrebbe potuto farlo arrabbiare.
    Ma con questo vincolo, non poteva fare nulla se non scrivere la soluzione e sperare che l'avversario non ci arrivasse.

    Affare fatto?




    Indovina indovinello
    Chi perde i soldi sul più bello?

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    Urusai ascoltò con un certo nervosismo le parole dell’altra mentre tornò a sedersi sulla panchina in cui, all’inzio della deludente giornata, era andato a sfogare le sue frustrazioni e le sue ponderazioni mentali culinarie. Le braccia erano incrociate, la schiena aderente allo schienale, la gamba destra si agitava su e giù a ritmo crescente, la testa leggermente inclinata a sinistra e la fronte corrugata, cercando di capire bene le istruzioni della ragazza. Mentre questa spiegava l’enigma delle biglie era possibile sentirlo farfugliare roba come “biglie…” o “Mmm… bilancia…”.
    No, non stava capendo e comunque gli pareva che la matematica ci fosse eccome in questi indovinelli di logica. Espresse dunque i suoi dubbi: “Che? Biglie, pesi, due mosse! Questa è roba da strizzacervelli! Guarda, non so che sia la matematica per te ma se devo pesare roba e capire il peso allora devo calcolare! Eddai! Ci sei andata a scuola o no?” Ovviamente senza nascondere la sua acidità.
    Mentre Annie procedeva spiegando il metodo con cui non avrebbe barato, il ragazzo iniziò a chiedersi se fosse una buona idea imbarcarsi in una simile sfida.
    Quel rompicapo gli stava facendo venire il mal di testa, sarebbe stato un suicidio accettare! Eppure, l’idea di riuscire a vincere non solo la somma persa ma ulteriore denaro gli faceva palpitare il cuore per l’emozione. Magari sarebbe riuscito a fregarla bluffando, un po’ di astuzia sarebbe stato il sale su quell’arrosto di scommessa! Voleva ulteriori garanzie e forse gli era venuta un’idea…
    “Affare fatto?” i suoi pensieri furono interrotti da quella strana tipa con la coda. Ancora.
    “Annie.” pronunciò “Se sto pensando. Devi. Lasciarmi. FI-NI-RE. T’è chiara l’idea?
    Ora, stammi a sentire. No, queste regole non mi piacciono. Devi credere che io sia un cretino! Che ti sei? Montata la testa perché hai vinto due volte ai dadi? Vuoi l’applauso? Vuoi gli indovinelli? Bene! Ma non voglio calcoli, numeri o porcherie simili, chiaro? Ah! E quella roba dei biglietti? Se fossi brava la metà di me con le carte potresti già avere delle risposte in tasca e scambiarle come preferisci mentre sono distratto a pensare! Non sono nato ieri! Te scrivi la risposta e io me la metto in tasca.”

    Gli sembrava un’alternativa onesta, non avrebbe avuto modo di guardare il contenuto del fogliettino e di certo non aveva nulla di già pronto in tasca. Ma il fiume di parole era lungi dal terminare così facilmente. Era il momento del suo bluff.
    “E ti dico una cosa. Non so se ci sei andata o no a scuola ma spesso venivano degli psicologi o quello che è a farci test con domande tipo la tua! Quindi spera per te che non sappia la risposta! Sono una persona onesta però, quindi tranquilla che in caso ti avvertirò. Ora se devi fare ‘sto indovinello muoviti, che mica ho tutto il giorno!”
    In fin dei conti era un mezza verità: effettivamente alcune volte venivano degli psicologi a scuola per fare degli esami alle classi ma non divulgavano certo le soluzioni degli enigmi. Di conseguenza Urusai non avrebbe mai potuto conoscere in anticipo alcuna risposta. Perché mentire dunque? Magari così facendo sarebbe riuscito a convincere Annie a cambiare quesito, affermando di conoscerne già la risposta. Prima o poi avrebbe beccato un indovinello fattibile!
    “Ah, e hai detto che ho tutto il tempo che voglio, ricordatelo!” la ammonì scrutandola negli occhi felini come per intimorirla.

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    Lars Aracne
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    La gente era indaffarata in quella giornata. Dato lo sguardo scontroso accompagnato dalle quasi urla di Urusai, ogni tanto qualcuno rallentava il passo per cercare di capire se quella in corso fosse una lite o semplicemente due ragazzi che discutevano più o meno amichevolmente, per poi ritornare sui propri passi immergendosi nuovamente nella propria routine.
    Per quanto continuasse a mostrarsi irritato dalla situazione, il ragazzo continuava ad accettare le sfide. Che in verità gli piacesse scommettere?
    La infame provò a trattenere il sorriso, pregustando già il prossimo malloppo di soldi che avrebbe intascato.
    Ogni tanto si guardava in giro per assicurarsi che non ci fosse qualcuno che rimanesse a guardare troppo a lungo. L'idea dell'aspirante eroe di spostarsi altrove era di certo buona, ma per un motivo o per l'altro non si erano mossi da lì ancora. Pensò però che la presenza delle persone potesse essere utilizzata anche a proprio vantaggio! In caso di perdita, Lars avrebbe potuto andarsene senza pagare l'importo dovuto, semplicemente camminando e facendo finta di non conoscerlo. Se quel Urusai avesse provato anche solo a torcerle un capello, i passanti avrebbero preso probabilmente le parti della ladra, aiutandola a liberarsi dell'esattore. Dall'altra parte, a lei quel ragazzo sembrava una persona abbastanza corretta, quindi era molto probabile che avrebbe ricevuto i soldi che le spettavano in caso di vittoria.
    Ok, mi va benissimo come dici tu.
    Tiro fuori il necessario dallo zaino e nel mentre ti spiego le regole.
    Non richiede alcun calcolo questo indovinello!

    Poggiò lo zaino a terra e lo aprì, tirando fuori un quaderno, delle forbici e un pennarello.

    Quaranta dischi!


    Disse aprendo il quaderno e raccogliendo quaranta fogli tra l'indice e il pollice. Il quaderno era completamente vuoto, non vi erano pagine scarabocchiate tra le quaranta selezionate.
    Con le forbici iniziò a ritagliare, a partire dal bordo, una forma circolare per tutti e quaranta gli strati in una volta sola, che poco dopo si staccarono dal foglio liberandosi.

    Ognuno di questi ha un lato disegnato con una grande X e l'altro è completamente vuoto

    Con il pennarello iniziò a disegnare una grossa X nella facciata superiore di ogni singolo "disco", lasciando l'altra facciata intonsa.
    Dieci di questi dischi, hanno la facciata con la X rivolta verso il basso, ma non sai in quale posizione!
    Tra i quaranta dischi di carta, ne selezionò dieci e li capovolse, inserendoli in modo casuale all'interno della pila.
    Io ti dovrò bendare e tu, senza poter vedere e potendo eseguire solamente le azioni che a breve ti descriverò, dovrai trovare un modo di avere due pile con lo stesso numero di dischi con la X nella facciata inferiore.
    Le uniche azioni permesse sono:
    - Dividere e unire pile di dischi. A tua discrezione sia la quantità di pile sia il numero di dischi per ogni pila.
    - Capovolgere quanti e quali dischi vuoi tra quelli presenti.
    Non sono permesse altre azioni come usare l'olfatto, il tatto e qualsiasi altra cosa che non rientri nelle due azioni appena descritte.

    Iniziò a mischiare l'ordine dei dischi, così che i dieci dischi con la faccia rivolta verso il basso cambiassero posizione in caso Urusai avesse avuto un occhio molto attento.
    Non ti preoccupare, dopo che sarai bendato, li mischierò di nuovo. Ma comunque è irrilevante l'ordine dei dischi, ciò che dovrai fare dovrebbe funzionare indipendentemente dalla posizione dei dischi rivolti verso il basso. Sia che siano i primi dieci, gli ultimi dieci o anche se fossero sparsi per tutta la pila. Quindi è inutile anche curarsi di cosa potrei fare una volta che sarai bendato. L'importante è che tu trovi una metodologia infallibile!
    Si avvicinò al ragazzo, guardandolo dritto negli occhi cercando di scorgere se dentro di lui vi era preoccupazione o fiducia.
    Porse la pila di quaranta dischi al ragazzo e una volta che questo le avesse prese in mano, avrebbe fatto qualche passo indietro raggiungendo nuovamente il quaderno.
    Prese il pennarello e sfogliando tutte le pagine tagliuzzate, si fermò alla prima completamente vuota e iniziò a scrivere una frase curandosi di non far capire all'aspirante eroe che cosa stesse scrivendo.
    Sto scrivendo la soluzione dell'indovinello.
    La paranoia della gatta la portò a coprire con la mano libera la zona di scrittura e di far eseguire alla penna dei movimenti fasulli tra una lettera e l'altra così che nel remoto caso l'avversario fosse stato in grado di leggere le parole attraverso esse, avrebbe tradotto una frase incomprensibile.
    Strappò il foglio e lo piegò in più e più parti, fino a farlo diventare un quadratino di pochi centimetri.
    Scusami, ma sono una persona molto prudente. Proprio come te. Soprattutto se in paio ci sono i miei soldi.
    Diede il foglio con all'interno la soluzione al ragazzo e poi disse
    Ti bendo io? O fai da solo? Purtroppo non ho qualcosa per farlo, potresti usare la tua felpa. Oppure basterebbe che tu guardassi verso l'alto. L'importante è che non guardi le carte.
    Prometto che rimarrò ferma a guardarti e non farò nulla di strano.

    Per la prima volta da quando incontrò quel tale, Lars disse la pura verità. Quando si trattava di indovinelli e situazioni particolari come questa, in cui una persona è messa alle strette da una circostanza complicata ma risolvibile tramite l'intelletto, la sua curiosità superava l'avidità, impedendole di fare nient'altro che osservare.
    Per lei quello era alla stregua di un film, l'unica differenza era che lei si trovasse dall'altra parte dello schermo e il protagonista era una persona che potenzialmente avrebbe potuto privarle di soldi.


    Riassumendo:
    Hai 40 dischi, 30 con la faccia disegnata rivolta verso l'alto e 10 verso il basso in ordine sparso.
    Devi trovare il modo di avere 2 pile con lo stesso numero di dischi con la faccia rivolta verso il basso


    Siccome sono un matto e mi piacciono le cose complicate, scriverò davvero la risposta qua sotto, però criptata.
    Per essere il più coerente possibile con i personaggi XD
    Per decriptarlo basta incollare il messaggio sullo spazio sotto "Encrypt your text online" nel sito https://encipher.it/ ma serve la password / chiave che renderò disponibile al turno in cui mostrerò la soluzione, se non la trovi.

    Risposta criptata:

    EnCt221c082b82efbfa0a903c04f0c9f4d1f95f4e5bb221c082b82efbfa0a903c04f0B6pg2uGaUQI
    kFHOb81/ZkSPrwSla/6L9QKV/Lnuy7sIJvynqAbKIdbKSqIUnObfMfuqcxz8FaPKGXyFkzPoDJA==IwE
    mS







    Indovina indovinello

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    Urusai Bane
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    Incrociò le braccia e osservò con genuino interesse la ragazza iniziare a ritagliare quaranta fogli di carta, traendone quaranta dischi differenti. Tutti e quaranta vennero marchiati con una X su un lato e dieci di questi furono capovolti. Scopo dell’indovinello sarebbe stato dividere in due pile con lo stesso numero di dischi rovesciati i vari ritagli.
    Mentre la ragazza illustrava le regole del gioco a Urusai si alzò gradualmente un sopracciglio. Ascoltò con attenzione ogni parola della ragazza, sperando di poter trarre indizi per la soluzione dell’enigma. Quando Annie inziò a parlare di bende venne investita dal tipico dissenso del biondo: “Sì, sì. Capito. Posso unire, dividere e capovolgere i dischi, chiaro. Ma ch’hai detto? La benda non la metto. Già ti ci vedo a levarti da qua non appena perdi! Al massimo tengo i dischi fuori dalla visuale, così non guardo niente e stai contenta.” Non avrebbe accettato compromessi di alcun tipo e così dicendo allungò le mani in attesa di ricevere la pila di dischi di carta.
    Se la ragazza avesse accettato la sua imposizione, il tutto sarebbe proseguito come programmato.
    Il ragazzo avrebbe ricambiato lo sguardo dell’altra, dicendole “Che c’hai da guardare? Fa una foto, che dura di più.” avrebbe poi atteso il foglietto con la soluzione dell’enigma e l’avrebbe riposta in tasca come promesso, senza sbirciare.
    “Sì appunto” rispose all’ultima affermazione di quella strana tizia dotata di coda “come t’ho detto prima non guarderò ‘sta roba. Sai com’è, sono un tipo prudente come te.” imitò l’altra a mo’ di scherno.
    Alzò temporaneamente lo sguardo verso il cielo per lasciare ad Annie il tempo di rimescolare le circonferenze e poi attese che gli fossero restituite. Dato che era seduto su una panchina con le gambe divaricate, le avrebbe tenute in mezzo agli arti inferiori. Se avesse guardato in avanti, sarebbero state fuori dal suo campo visivo.
    Era il momento di ragionare. Ad alta voce. “Okay okay. Posso unire e capovolgere. Non posso mescolare eh? Uh… Quindi devo lavorare solo con quello che m’hai dato, chiaro chiaro. Allora… Potrei dividere in due gruppi da venti fogli ma in questo modo che mi dice che ci siano gli stessi dischi capovolti? Non c’è matematica poi, così m’ha detto… Aspetta! No no, nulla, non ha senso.
    Quindi che stavo a dire? Mazzi. Devo divere in più mazzi... EHI! Giuro che se la soluzione è roba tipo “non puoi è impossibile” ti pianto a terra attipo chiodo, t’è chiaro?
    Ohbbé… Posso dividere ma anche capovolgere. Forse devo girare qualcosa? Se no perché mi lascia girare? La soluzione ha detto che funziona qualunque sia la posizione. Checcazzo…

    Quanto tempo era passato?
    Non ne aveva idea. Due minuti? Cinque? Dieci? Improvvisamente quella giornata di inizio Settembre, calda ma sopportabile, divenne sempre più torrida. Il berretto iniziò a pesargli sulla testa, lacrime di sudore gli rigarono i lati del volto. Anche i polpastrelli delle mani presero a sudare, ungendo la superficie dei dischi più esterni. Non stava arrivando a una soluzione, ogni passaggio gli sembrava sbagliato e fuorviante.
    “Merda! Ecco lo sapevo che sarebbe finita male. Non m’aspettavo che conoscesse roba così eccheccazzo! Devo buttarla in caciara, ora le dico che conosco già la soluzione… Col cazzo che le do altri soldi! Dovevo proporre il poker, così col cazzo che ride ancora con le carte!
    … … …!”
    Il disperato flusso di coscienza gli diede un’idea. I dischi erano troppo vuoti e anonimi, troppo simili per distinguerli. Aveva bisogno di un modo per riconoscerli, un modo per immaginare meglio come fare a risolvere quell’indovinello. Poteva immaginarli come delle carte da gioco, il numero era lo stesso in fondo!
    Chiuse per un po’ gli occhi, doveva cercare di concentrarsi e immaginare le carte muoversi e ruotare. Passarono altri minuti, chissà quanti, infine, i suoi occhi si riaprirono e così parlò:
    “Ora stammi a sentire, perché c’ho pensato troppo, ho mal di testa e non voglio perdere il filo del discorso. Ho capito. Fa finta che questi dischi siano carte da gioco francesi, okay? I tuoi dieci dischi con la X capovolta sono il Re, la Regina, il Fante, il 3 e l’Asso dei semi neri, cioè fiori e picche! Tutte le altre carte sono i dischi con la X verso l’alto.
    Ho capito che è importante ruotare a un certo punto uno dei mazzi creati, se no perché m’avresti permesso di farlo? E sai perché è importante? Perché se giro le carte con la X verso l’alto diventano con la X verso il basso! M’hai seguito?”
    un sorriso iniziò a comparire sul suo volto, era sicuro di essere riuscito ad arrivare a una soluzione plausibile.
    “Ora, te potrai dirmi “complimenti, ora separa le carte” ma è qua il bello! Quanti mazzi devo creare e di quante carte? Bastano due mazzi! In mente, c’ho provato a creare due mazzi di venti carte ma niente, non funziona. Poi un mazzo da ventuno e l’altro da diciannove, manco così. Sono arrivato a un mazzo da trenta e l’altro da dieci.
    Facciamo finta che in quello da trenta io abbia tre carte verso il basso e in quello da dieci ho sette carte verso il basso. Nel mazzo più piccolo mi rimangono tre carte verso l’alto. Giro il mazzo più piccolo e il gioco è fatto. Tre basse e sette alte. Questa roba funziona con tutte gli altri numeri.
    Fanculo la matematica! Che mi dici?”

    Il suo sermone finiva così. In breve, bastava avere due pile: una da trenta dischi e l’altra da dieci. Sarebbe poi stato sufficiente capovolgere le carte del mazzo più piccolo per avere lo stesso quantitativo di X rovesciate.
    Urusai non affrettò la mano verso la tasca per controllare la soluzione scritta dall’altra e non dimostrò empiricamente il suo ragionamento. Sapeva di avere ragione ed era abbastanza fiero di essere arrivato alla soluzione corretta senza ricorrere a ritirate, imbrogli o truffe. La foga e l’adrenalina della sua delucidazione l’aveva portato ad alzarsi dalla panchina e ad agitare le braccia con veemenza, accompagnando le sue conclusioni con gesti teatrali ed energici. Tese infine la mano verso la ragazza, il palmo era rivolto verso l’alto, aspettava il suo bottino.
    “Sgancia. Anzi, te la metto in rima:
    T’ho fregata, c’hai provato
    Tutta la mano t’ho bruciato
    Non ho mica abboccato
    Il sorriso t’ho levato!”


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    Allora, dopo aver passato quattro giorni a rifletterci, con tanto di fogli ritagliati e famiglia dubitante della mia lucidità, penso di esserci riuscito. Penso.
     
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    Lars Aracne
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    L'indovinello aveva avuto inizio.
    Lars era certa che non sarebbe mai riuscito a risolverlo, neanche lei c'era riuscita quando lo lesse per la prima volta. Ci aveva pensato giorni interi, facendo varie prove, disponendo le pile nelle più disparate combinazioni, dividendole in cinque, otto, dieci, quaranta pile e provando a combinare le carte senza seguire una logica precisa, forse sperando di arrivare alla soluzione involontariamente, ma senza successo.
    Avrebbe giurato che dopo tutte le provocazioni e la tensione di perdere altri soldi non sarebbe stato in grado di pensare lucidamente, ma si sbagliava. Aveva sottovalutato chi aveva dinnanzi. Lui era completamente lucido, conscio di ciò che stava facendo e ben più intelligente di quanto avesse quantificato la ladra a prima vista.
    “Ora stammi a sentire, perché c’ho pensato troppo, ho mal di testa e non voglio perdere il filo del discorso. Ho capito."
    Quando disse di aver trovato la soluzione la infame si mise a ridere, singhiozzando in faccia al suo avversario.
    Ahahaha Sentiamo un po', ti dico già che la soluzione che mi dirai è sbagliata. Uno come te non potrà mai arrivarci.

    Mai fu più in torto che in quel momento.
    Urusai spiegò per filo e per segno la soluzione, quella corretta, azzittendo la ladra e rendendola ora debitrice di ben trenta yen.
    Lo sguardo della ragazza rimase impassibile. Di primo acchito si direbbe stesse guardando il ragazzo in volto, ma la verità era che il suo sguardo era perso nel vuoto, in cerca di una risposta.
    In volto ancora stampato un sorriso, ma era più un impronta lasciata sulla sabbia che uno autentico. Dentro di lei non vi era più divertimento né curiosità, ma irritazione e agitazione.
    ...

    Questa roba funziona con tutte gli altri numeri.
    Fanculo la matematica! Che mi dici?”

    Il sorriso di Urusai, il palmo della mano che così come una persona attende l'autobus alla fermata, facevano lo stesso per i soldi. I suoi soldi. I soldi che aveva vinto più quelli che aveva nel portafoglio. Una sua proprietà.
    Nessuno avrà mai i miei soldi!
    Il piano B doveva entrare in azione. Fuga.
    Corretto. Sei stato bravo!!

    Si abbassò per chiudere lo zaino e se lo mise in spalla con nonchalance.
    Eccoti i tuoi soldi.

    Iniziò a camminare verso di lui, con un espressione calma in volto. Arrivata a pochi centimetri, invece che aprire il portafogli e porgergli i suoi meritati soldi, lo superò alla sua sinistra e proseguì l'avanzata come se non lo conoscesse affatto.
    Si sarebbe comportata come un civile qualsiasi, completamente indaffarata nei suoi affari, intenzionata a raggiungere una precisa destinazione senza guardarsi attorno.
    Sarebbe stato inevitabile una reazione da Urusai, infatti, Lars era già pronta a urlare al maniaco.
    Non era una persona di parola.
    Non era una persona corretta.
    Non era una brava persona.
    Qualsiasi fosse la situazione, avrebbe fatto di tutto per non perdere i suoi amati soldi.
    Forza, prova ad avvicinarti. Ti faccio sbattere in prigione per stalking.




    Io non ti conosco.

    SCHEDA | VILLAIN| CRONOLOGIA | #LIVELLO 2

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    Waw ... Complimenti che sei riuscito ad indovinarlo!!!
    Lo considero uno degli indovinelli più difficili che conosco ahahaa

    chiave: 963123
    Frase decriptata: "Dividere in 10 e 30. Poi capovolgere la pila da 10"
    Ci hai preso in pieno!
     
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    Urusai, evidentemente gongolante e tronfio per una vittoria da lui giudicata spettacolare e senza precedente alcuno, aspettava ingenuamente il denaro vinto. Credeva che la ragazza si stesse avvicinando per porgergli le monete ma le sue aspettative vennero presto deluse. Venne infatti superato alla sua sinistra e tra le mani non si trovò un bel niente.
    “Eccoti i tuoi soldi” disse Annie.
    “Eh? Dove?” emise confuso mentre si voltava per tenerla sott’occhio. Lanciò qualche sguardo ai suoi lati, che qualcuno li stesse osservando? No, nessun passante li stava fissando. I suoi occhi si posarono nuovamente sulla ragazza e solo a quel punto capì: gli occhi felini emanavano presunzione e arroganza, o almeno così gli sembrò. Urusai poteva leggerli come se fossero pagine di un libro. Aveva intuito che non avrebbe ricevuto nulla da una traditrice.
    “Senti te, guarda che c’ho una pazienza limitata.” esclamò a mo’ di monito. Poteva sentire il suo viso farsi sempre più rosso per la rabbia, odiava sentirsi pugnalato alle spalle, specialmente dopo essersi sforzato di comportarsi correttamente.
    Aveva voglia di usare la sua unicità, proprio come ai vecchi tempi! Avrebbe fatto scattare le molle sui polsi e le avrebbe strappato quanto gli spettava. Dovette far ricorso a tutta quanta la sua forza interiore per evitare un simile scenario: non solo era meglio evitare simili comportamenti in piazza, in pieno giorno, ma si sarebbe bruciato la carriera ancor prima di iniziare.
    Non potendo sfogarsi fisicamente, liberò la lingua dal guinzaglio:
    “Maledetta stronza! Prima m’hai detto “uno come te”? Te guarda! Non sono io il cretino che lascia tempo infinito per risolvere un indovinello!”
    Insaccò le mani nelle tasche e con un movimento del mento verso l’alto indicò le orecchie che figuravano sulla testa della ladra: “Quella roba. Che è? Orecchie da gatto? Non so se l’hai ereditate da qualcuno ma fa uno squillo e digli che avrebbe fatto bene a darti la cresta d’una gallina, codarda del cazzo! Volevo fartelo io l’indovinello ma di te non ci si può fidare!”
    In effetti, in mente aveva un vecchio enigma che aveva sentito una volta e se la ragazza non si fosse tirata indietro in quel modo disonesto avrebbe proposto una seconda manche, naturalmente con la speranza di incrementare il proprio profitto.
    Stando le cose in modo diverso, pensò che le minacce sarebbero potute essere utili per convincerla a sborsare il dovuto: “Checcredi? Che scherzavo quando dicevo che sarei andato al koban? L’ho visto mentre venivo qua! Hai capito dove stiamo? È Shinagawa, hai capito quante telecamere ci stanno qua? Credi che se vado alla polizia e dico di essere stato derubato ci metteranno molto a trovare una che va in giro con orecchie e coda?”
    Aveva già usato il bluff della polizia ma adesso, ora che aveva davvero perso del denaro, stava iniziando ad accarezzare l’idea di andare in una stazione e se lo avessero accusato di aver preso parte al gioco illegale si sarebbe inventato una scusa: avrebbe potuto dire di aver tentato di temporeggiare con un criminale in attesa di un eroe o di un poliziotto. Forse in questo modo sarebbe persino riuscito a fare bella figura! Sarebbe stato un buon inizio per un aspirante eroe!
    “Ora stammi a sentire, prendi quello che mi devi, che ti passo accanto. Se non mi dai quanto mi spetta ti vado a denunciare. Inutile che dici cazzate del tipo “aiuto, mi derubano”! Prima stavo andando all’acquario e non m’hanno fatto entrare per 200 Yen. Ti piacciono le scommesse? Io scommetto che se prendo il bigliettaio dell’acquario dirà alla polizia quanto mi mancava! Così poi farò vedere quanto ho in tasca e guarda caso mi mancano proprio i soldi che hai te.”
    Dicendo queste parole, mosse i suoi passi verso l’altra figura, senza aspettare risposta.
    “Il gioco d’azzardo è illegale ma ehi: c’ho perso io, m’hai derubato tu, Annie.

    | Heroes | #Livello 2 | 18 | © |
    Energia: 100 | Forza: 29 | Quirk: 17 | Agilità: 29
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    Lars Aracne
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    Naturalmente il ragazzo si arrabbiò. Subito dopo che la infame lo superò senza dargli ciò che gli era dovuto, nei suoi occhi si poteva leggere confusione e stupore, divenne subito color sangue in volto.
    Lars era pronta a urlare in caso l'avesse afferrata per la spalla, ma per fortuna Urusai si limitò a insultarla e a imprecare su di lei.
    La gatta fermò la sua avanzata e si voltò per guardarlo, trattenne a fatica un sorriso che cercava di scappare, ma con un dovuto sforzo, riuscì a placarlo prima che fosse troppo tardi.
    Quando accennò al fatto che aveva un indovinello da proporgli, le orecchie da gatto che tanto erano odiate da Urusai si mossero.
    Come? Hai un indovinello per me?
    Esclamò la ladra incredula. Ora non poteva più andarsene. Urusai l'aveva incastrata. Che fosse un bluff?
    Quando si trattava d'indovinelli interessanti, lei faceva fatica a trattenersi.
    Se ora me ne vado, potrei non sentire mai più quell'indovinello ... nha, probabilmente lo conosco già
    Così cercò di convincersi.
    Lars aveva passato molte ore su internet a leggere e risolvere indovinelli durante l'arco della sua vita. Lo faceva principalmente per svago, le piacevano i giochi di logica e tutte quegli sfizi come indovinelli, quiz e giochi che implicavano un ragionamento mentale. Lo scontro tra menti la faceva impazzire ed eccitare allo stesso tempo.Quindi era molto probabile che qualsiasi fosse l'indovinello che Urusai volesse dirle, lei lo conoscesse già.
    ... Sicuro che sia un indovinello interessante?
    Ma non poteva esserne sicura. C'era la remota possibilità che fosse completamente nuovo, un indovinello mai sentito nè letto prima, che le sarebbe piaciuto risolvere con le sue forze mentali.
    (Scappa Lars! Vattene a casa con i soldi!)
    Le diceva una voce dentro di se.
    (Se te ne vai ora, perderai l'occasione di poter risolvere uno degli indovinelli più interessanti della tua vita.)
    Diceva l'altra.
    Combattuta tra le due scelte, restò ad ascoltare che avesse da dire quel ragazzo riguardo alle telecamere e alla polizia, tutte questioni che lei sapeva benissimo non sarebbero serviti a nulla.
    Ahahahah vuoi davvero andare dalla polizia per 15 yen? Ti prenderanno per il solito furbo di turno.
    Il tuo ragionamento non fa una piega. Nel mio portafoglio non ho solo 15 yen. Se prima ne avevo 30 e ora ne ho 45, cosa assicura alle autorità che io non sia uscita di casa con già quei 45?

    Abbassò un attimo lo sguardo a terra, ragionando sull'eventualità effettiva della presenza di telecamere.
    Cosa avrebbero visto guardando le video-registrazioni? Provò a immaginarsi rapidamente la scena e constatò quanto sarebbe stato effettivamente imbarazzante per Urusai, un aspirante eroe, andare dalla polizia per aver perso 15 yen in gioco d'azzardo con una sconosciuta. E se avessero proseguito veramente per vie legali, sarebbe risultato comunque che entrambi avevano partecipato al gioco d'azzardo.
    Rialzando lo sguardo verso il suo avversario disse:
    Tu non andrai dalla polizia, sei quello che ha più da perdere tra i due. Tu un aspirante eroe, io invece sono solo una poveraccia in cerca di soldi. Si metterebbero a ridere i poliziotti.
    (Vattene a casa con i soldi!)
    Continuava a dire la sua voce interna, ma non riuscì ad ascoltarla.
    Si mise la mano in faccia, sapendo che si sarebbe pentita di quello che stava per fare.
    Cazzo
    La mano scivolò dalla fronte al mento, mostrando il volto di una persona molto combattuta tra due scelte, ma che non vorrebbe fare nessuna delle due.
    Ok!
    Ok ok
    Tieni i tuoi soldi, ma fammi l'indovinello!

    Tirò fuori quindici yen e glieli porse, avvicinandosi lentamente, quasi impaurita che una volta arrivata a poco meno di un metro di distanza avrebbe ricevuto un pugno in faccia, quindi rimanette molto in allerta .
    I restanti quindici te li darò dopo. Devo essere sicura che non sia un bluff quello che mi hai appena detto. Non cercare di convincermi di darti il resto subito, non ci sarà scusa che tenga che me lo farà fare.
    Aveva fatto uno sforzo davvero gigantesco per lasciar andare quei quindici yen, il suo guadagno della giornata.
    Sentì una parte dentro di sé morire nell'esatto momento in cui le sue dita si staccarono dai suoi soldi. Non era abituata a cedere dei soldi a meno che non avesse la certezza di farne di più.
    Se vinco l'indovinello mi tengo i restanti yen, se non riesco allora te ne dovrò dare trenta: Che sarebbero i quindici yen che ti devo più quindici per non essere riuscita a indovinare. Ok?
    Non era facile fidarsi di Lars dopo quello che aveva fatto poco fa avendo trasgredito la parola data.
    Ma attualmente Urusai si trovava con lo stesso ammontare di soldi di quando si erano incontrati. Certo, se Lars fosse stata onesta avrebbe in tasca quindici yen in più, ma a conti fatti, non aveva più nulla da perdere.
    Sul volto di Lars non vi era più alcun sorriso malevolo. L'espressione era seria e provata, aveva paura di aver fatto la scelta sbagliata, se l'indovinello fosse stato scadente o già conosciuto, avrebbe maledetto quella sua curiosità.





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    Urusai Bane
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    Nel pronunciare quelle minacciose parole si sentiva un vero stratega, maestro di eloquenza e logica. Era sicuro che non sarebbe riuscita a sfuggire alla sua morsa, era sicuro di averla messa con le spalle al muro. Non sarebbe scappata con i suoi soldi!
    Peccato però che il ragionamento di Urusai fu rivoltato come un calzino. La sua decisa avanzata iniziò a rallentare vistosamente, fino ad arrestarsi. Annie non aveva torto: se fosse realmente andato dalla polizia l’avrebbero ricoperto di risate dalla testa ai piedi. Per Urusai risparmiare anche solo 15 Yen era questione di principio ma per la maggior parte della gente sono semplici monetine che appesantiscono il portafogli. La polizia divenne un miraggio, una battuta goliardica pronunciata a bruciapelo senza riflettere.
    Urusai fu colto da un attacco di bruxismo mentre pensava a come farsi restituire il denaro senza arrivare a una colluttazione. Era così intento lanciare anatemi e pesanti insulti all’avversaria che quasi non riuscì ad afferrare quanto gli venne detto.
    “C’hai detto?” gli scivolò dalle labbra. Gli parve di aver sentito che avrebbe ricevuto i soldi in cambio dell’indovinello citato poco prima. La sua fronte si aggrottò, il capo si inclinò di qualche grado verso sinistra. Era sensibilmente confuso. Che la ragazza fosse segretamente spaventata all’idea di ritrovarsi la polizia alle calcagna? Che prima stesse bleffando?
    “...Sei particolare te. È la cosa più gentile c’ho pensato di te oggi.” ammise Urusai.
    La ragazza si avvicinò con cautela e allungò 15 Yen, accettati dall’altro con eguale timore. Temeva infatti che quell’infame stesse tramando qualcosa, cedere del denaro per un indovinello gli sembrava una ragione troppo bizzarra per essere vera. Eppure, eccola lì, a cospargersi il capo di cenere per reclamare qualcosa che a Urusai non importava: un misero indovinello.
    Comunque fosse, tra le mani non si trovò la corretta somma. Stava già per contestare la quantità di denaro ricevuto ma la coda-munita lo precedette, spiegando le condizioni del nuovo agone. In ultimo, se fosse riuscito a vincere si sarebbe trovato in tasca 15 Yen in più. Bella somma, ma ne valeva la pena? Annie si era dimostrata del tutto inaffidabile! Non poteva certo fidarsi di una smidollata di quel tipo!
    Stringendo le monete restituite ponderò il cosa fare. Pensò che in effetti non avrebbe perso nulla: i soldi sottratti erano stati restituiti al legittimo proprietario e se l’indovinello si fosse dimostrato non all’altezza il tutto sarebbe tornato come al principio di quella giornata. Aveva deciso. Mise le monetine in tasca per avere le mani libere e iniziò a parlare.
    “Okay okay. Allora passa un foglio e una penna o pennarello o quello che c’hai.” se Annie avesse adempiuto alla richiesta, l’enigma di Urusai avrebbe avuto inizio. Il ragazzo si sarebbe messo a disegnare cinque strane figure, dei trapezi senza base o sommità posti uno accanto all’altro in diverse formazioni, miste a… qualcosa di artistico. Una volta terminato avrebbe strappato uno degli angoli del foglio e lì avrebbe scritto la risposta. Il lembo di carta sarebbe poi stato appallottolato e tenuto saldamente nel pugno del ragazzo, bene in vista. Una volta passato all’altra il foglio scarabocchiato si sarebbe messo a spiegare.
    “Stammi bene a sentire, che non ripeto due volte. Vedi tutte 'ste forme? Sono bicchieri. Un cameriere fa vedere al suo capo dei modi per sistemare dei bicchieri nello sportello. Sono bicchieri normali, tipo quelli dell’acqua, della birra o del vino, chiaro? Il capo guarda questi schemi e s’arrabbia perché uno schema non ha senso! Dimmi quale e perché!”
    Questa la questione in questione da questionare.
    Ma Urusai non avrebbe terminato in tal modo le condizioni: “Ah, due cose. Uno: ti conviene sederti, mica te la dai a gambe tipo poco fa, no? Due: c’hai dieci minuti. Checcredevi? Chett’avrei dato tutto il tempo del mondo? Non sono mica un cretino, io.”

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