How many legs does a spider have? Two arms!

“Beh? Era questo l’indovinello?” chiese lei, decisamente delusa dalla semplicità dell’enigma proposto.
“Beh? Era questo l’indovinello?” scimmiottò lui, urtato per il commento indesiderato “Che dovevo fare? Prenderti un cubo di Rudrik? Piuttosto pensa a risolverlo già che sei così brava!”
Sì, in effetti era un indovinello facile e immaginare come arrivare alla soluzione sarebbe stato sufficiente per risolverlo senza problemi. Urusai non era certo il più abile con questo genere di giochi e tutti quelli che conosceva erano più o meno dello stesso livello.
Livello che avrebbe definito almeno intermedio.
Intanto non poteva che compiacersi nel vedere la ragazza crucciarsi e arrovellarsi nel cercare di sbrogliare una matassa che effettivamente non esisteva. Un sorriso soddisfatto gli andava da un orecchio all’altro e non riuscì a trattenere i soliti commenti da stadio conditi da qualche risatina di derisione.
“Che c’è? C’hai problemi?” seguito da “Guarda che il tempo stringe, dovresti darti un mossa! Non eri te quella brava con ‘sta roba?” e “Per me sai solo parlare!” con l’aggiunta di “Prepara a sganciare!”
Era sicurissimo di stare riuscendo a vincere i 15 Yen più facili della storia, ormai mancavano due minuti circa. La soluzione, il foglietto accartocciato nella sua mano, iniziò a venir torturato dalle dita del ragazzo, che ansiosamente aspettava lo scadere del tempo.
“Dai, dai, DAI!” solo una manciata di secondi.
Poi Annie parlò.
Le labbra del felino iniziarono a muoversi, spiegando per filo e per segno la banale soluzione dell’enigma. Ci aveva azzeccato e Urusai lo sapeva bene.
“...Cazzo era difficilissimo! Come ha fatto a capirlo in dieci minuti?” si chiese con gli occhi sgranati per lo stupore. Forse conosceva già l'indovinello? Davvero deludente.
Inizialmente rimase in silenzio, non riusciva a credere di essere stato fregato per una manciata di secondi! Solo dopo qualche attimo la sua lingua schioccò tre volte. Non voleva ammetterlo ma era stato sconfitto e doveva farsene una ragione. Sarebbe rimasto a bocca asciutta ma se non altro non avrebbe perso nulla.
La pallina di carta con la soluzione, umida per il sudore generato dalla tensione, fu lanciata ai piedi della ragazza.
“Tzé. Beh brava, che vuoi la medaglia? Hai ragione, la risposta è 4. Che vuoi che ti dica? Anzi so che dirti. Sei un genio.” disse onestamente “Sì, penso che sei un genio. Sono serio eh! Magari è la prima volta che qualcuno te lo dice! Infatti devi essere molto intelligente per riuscire a far perdere tempo a due persone senza manco provaci.”
In effetti erano giunti a una sorta di status quo: entrambi erano tornati alle somme di denaro originarie, nessuno aveva vinto qualcosa e non avevano perso un centesimo.
“Non so che fai per vivere ma se questo è quello che fai, cambia mestiere.” aggiunse infine.
Quanto tempo era passato? Che ore erano? Aveva totalmente perso la cognizione del tempo!
Almeno tre cose erano certe però: si era rotto di giocare al festival dei punti interrogativi, aveva fame e probabilmente non sarebbe riuscito a strappare nemmeno una monetina a quella tipa. Si era dimostrata un’infida traditrice e comunque, per quanto gli pesasse ammetterlo, era probabilmente più furba di lui. Era pericolosa, da evitare.
“Ora basta. Va’ a fregare qualche altro idiota. Mi sono stancato delle tue cazzate. Ora ho fame, sparisci e non farti più vedere.” le intimò. In realtà fu lui a girare i tacchi e ad allontanarsi, questa volta determinato a non abboccare ad altre scommesse o provocazioni.
Con lo stomaco brontolante decise di dirigersi nel punto di ristoro più vicino, con un po’ di fortuna non l’avrebbero spennato e sarebbe riuscito a viziarsi come aveva progettato al principio di quella giornata. In un vicoletto trovò il locale giusto: street food giapponese unto e bisunto a buon prezzo!
Mentre terminava la transazione economica, 500 Yen per uno spiedino di calamaro, non poté che riflettere un’ultima volta sulle sue puntate clandestine, sul lancio dei dadi e sugli indovinelli scambiati.
In fin dei conti, ripensandoci in quel momento, era stato divertente: non provava quell’adrenalina dovuta al gioco da un sacco di tempo e ora che si avviava verso la strada dell’eroismo chissà se l’avrebbe mai più sperimentata. Pensò anche ad Annie.
Magari cercava di spillargli del denaro per potersi permettere un pasto?
Ci rifletté un attimo ma arrivò alla conclusione che non fosse un suo problema.
Finalmente addentò l’ikayaki ma finì per scottarsi la lingua.