Robin Allard

A salvarmi la vita fu la mia pessima pronuncia.
Ero un'orfanella sfigata come tante, dodicenne raccolta per le strade di Lion, Francia, e spedita in oriente per alimentare il sempreverde mercato del turismo sessuale. Solo che mentre la Madame esaminava il carico, in cerca di persone interessanti, notò che l'inglese stentato con lui la stavo implorando di aiutarmi era marcato da un pesante accento francese.
Così decise di adottarmi. Il mio Quirk non è esattamente bello, dal punto di vista estetico, ma avere una persona in grado di far sparire parti del proprio corpo a piacimento torna molto comodo per gli spettacoli di magia. Osservate come il prestigiatore taglia questa donna in due! Nessun trucco e nessun inganno, signore e signori, si è solo piegata in una maniera che la vostra mente non è in grado di comprendere!

La Madame mi ha trattato bene, a modo suo. Non che fosse molto difficile prendersi cura di baby-Robin: ero una figlia silenziosa, diffidente e schiva, abituata ad arrangiarsi senza mai chiedere aiuto. Con gli altri figli di Eden non ho mai legato molto, e un po' quasi me ne dispiaccio perché alcuni erano stramboidi interessanti, è solo che... Banalmente, non parlavo la loro lingua. Ci ho messo anni affinché il mio giapponese diventasse accettabile, e in quegli anni la mia unica compagnia è stata Catherine, un'altra figlia di Eden di origini francesi e della mia stessa età. Una persona poco interessante, onestamente. Quirk banale. Carattere normale. L'unica sua particolarità è la sua anormale capacità di sopportarmi.

Nonostante fossi una figlia al limite del mutismo, col passare degli anni ho trovato la mia voce - e l'ho usata per chiedere di venir coinvolta sempre più negli affari di famiglia. Poco m'importava che fossero affari sporchi: di coscienza non ne ho mai avuta una. Tutto quello che volevo era incontrare nuovi Mutant dai poteri sempre più strani, cercando qualcuno che fosse anche solo vagamente al mio livello.
Ero passata da assistente al ruolo di vera e propria prestigiatrice, ma il palco non mi bastava più. Quel che mi interessava era il mondo dietro le quinte.
Solo che al primo conflitto armato nel corso di una missione, cosa succede alla neo-diciottenne Robin? Che qualcuno decide di spararle.

Sono riuscita a schivare il colpo, almeno in parte. È quello il problema.
Mi sono piegata nella quarta dimensione nel momento in cui il proiettile mi entrava nel petto, e... Onestamente non so dove sia finito. Devo averlo spostato nella quarta dimensione, ma non lo trovo più.
I medici hanno rattoppato una ferita senza proiettile e senza foro d'uscita. Eppure so che quel proiettile è ancora dentro di me, in un certo senso, perché usare il mio Quirk ora fa male. Sono passata dall'essere in grado di trasferire interamente il mio corpo nella quarta dimensione, al poter a stento far scomparire un arto. E ho questo terrore costante che piegandomi nella maniera sbagliata, finirò per trovarmi con un proiettile nel cuore.

Inutile dire che non presi bene questo handicap - che è un modo carino per dire che ho passato quasi un anno in stato catatonico finché mamma non decise di spedirmi a studiare a Parigi.
Voleva tenermi lontana dai guai?
Mi considerava ormai inutile?
Stava cercando di risollevarmi il morale, o voleva solo qualcuno che acquistasse opere d'arte per lei in Francia?
Onestamente non ne ho idea. Accettai di buon grado, però, decidendo di concentrare i miei studi nel ramo della psicologia. Il mio obiettivo era quello di specializzarmi nelle neuroscienze, per studiare meglio il modo in cui i Quirk possono modificare la percezione della realtà.
Capire se la realtà che certe persone vedono è più reale della realtà stessa.
Capire se esiste qualcuno che vede il mondo come lo vedo io.
In realtà mi sarebbe piaciuto di più studiare fisica, ma temevo che la mia carriera nel campo della ricerca sarebbe stata breve, poco capita e mal giudicata. Meglio una scienza con meno regole e meno limitazioni, dunque. Nel peggiore dei casi avrei incontrato altre creature interessanti.
Così presi la mia decisione, e passai gli anni successivi studiando all'università e acquistando beni di lusso da spedire in Giappone - almeno fino al 2018.
L'anno in cui mamma è morta.

Non sono nemmeno andata al funerale.
La nomina di Billie era scontata, quindi tanto valeva prepararsi per il mio ritorno. Me la sono presa comoda, rimanendo in Francia per completare i miei studi e riascoltando ossessivamente ogni messaggio che mi mandava Catherine. Osservando da lontano che forma avrebbe preso Eden.
Catherine si è unita a Karen e ad altri dissidenti, approfittando della morte di mamma per allontanarsi da Eden. Billie ha preso il comando di quel che rimasto - ma a mio parere, non ha fatto un gran lavoro fin'ora. Mai avuto un grande rispetto per lui, anche se devo ammettere che perlomeno è stato abbastanza sveglio da evacuare Eden appena ha capito che aria stava tirando. Io ci ho messo mesi a capire come tornare a Tokyo dopo quel dannato attacco terroristico.

Ho grandi ambizioni, ora che sono di nuovo in città, ma non ho fretta. Sono una creatura paziente, e se c'è qualcosa che gli ultimi anni mi hanno insegnato, è la cautela.
Sono già quasi morta una volta. Non intendo ripetere due volte la stessa esperienza; sarebbe noioso.