The Secret for a Delicious Hero is in the Sauce

Social Role| Yumeru Shinso - Noriko Nakajima

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    Yumeru Shinso

    Narrato - «Parlato»






    I passi di Yumeru riecheggiavano nei corridoi ormai relativamente vuoti nell’ala della palestra della scuola. Si era attardato un po’ più tardi del solito per allenarsi usufruendo degli stabilimenti sportivi offerti dalla scuola.
    Si soffermò brevemente davanti al proprio armadietto negli spogliatoi per recuperare la propria borsa e per un momento si perse a spaziare con la mente fissando l’interno grigio e freddo dello stipetto.
    Erano passati ormai più di due mesi. Due mesi dalla sua efferata lotta con il terrorista Papillon. Due mesi dalla fine della tragica catastrofe che si era abbattuta sulla città. Una catastrofe non naturale – causata dalla mano dell’uomo. Di un uomo. Un folle megalomane noto con il nome di Hanzo Takashi.

    Ma naturale o meno gli effetti di quell’attacco terroristico rimanevano pari, se non peggiori, a quelli di un terremoto, un uragano o uno tsunami che si era abbattuto sulla città. Strade ancora inutilizzabili per il disordine, servizi pubblici vari resi inutilizzabili, linee telefoniche d’emergenza intasate… ma non ero solo nell’aspetto pratico e materiale.

    Lo si percepiva anche in un modo più astratto. Camminando per le strade si poteva percepire come un distinto alone di scombussolamento, frustrazione, disperazione aleggiare in tutta la città.
    Era come l’intera metropoli fosse il lutto per se stessa.

    E ad buon merito. Il numero delle vittime era esorbitante. Hanzo aveva pronosticato un tasso di vittime pari al 50% della popolazione. Fortunatamente gli sforzi delle forze dell’ordine avevano intralciato il suo piano genocida impedendo che si raggiungesse tale quota. Ma il conteggio era stato comunque tragicamente alto. Gli ospedali erano ormai al limite di capacità per trattare le innumerevoli vittime finite in coma ed erano stati allestiti diversi ospedali da campo nei punti nevralgici della città per compensare.
    Erano poche le famiglie che non erano state toccate dalla tragedia. Praticamente quasi ogni abitante di Tokyo aveva almeno un caro o un conoscente finito in coma.
    La città era sopravvissuta all’attacco – ma le cicatrici che aveva riportato erano numerose, profonde e lente a guarire.

    Yumeru stesso aveva potuto riscontrare in prima persona tutto ciò – osservandolo sui i volti dei suoi colleghi sul lavoro in prima linea, nei suoi compagni di scuola con la ripresa delle lezioni al termine del lock-down e anche nella sua più stretta cerchia di amici.
    Tobi, Sumire, Hamuko – tutti loro si erano trovati in prima linea come lui a confrontare gli orrori di quell’emergenza rimanendo visibilmente segnati dall’esperienza come soldati di trincea di ritorno dalla guerra. La città aveva bisogno di loro. Aveva bisogno degli eroi per salvarla dal baratro in cui si trovava… ma chi avrebbe salvato loro?
    Perfino Fuyuko, la sua amata Fuyuko, che in genere era sempre il centro di positività e allegria del gruppo era stata crudelmente colpita dalla tragedia – era stata colpita in ciò che le stava più a cuore: la sua famiglia.
    Dopo un lungo tempo a cercare il fratello maggiore l’aveva finalmente ritrovato… ma l’aveva ritrovato privo di conoscenza su un lettino di ospedale. In coma. Una crudele beffa del destino.

    Dal canto suo Yumeru aveva quindi cercato di dare ogni tipo di supporto morale possibile – sia ai suoi amici, ai suoi compagni, alla sua città. Sentiva che era un suo dovere porsi come pilastro d’appoggio e di conforto per chi al momento faticava a reggersi in piedi. Si sforzava di mostrarsi positivo e ottimista. Cercava di invocare con i suoi gesti e le sue parole un senso di fiducia e speranza nella ripresa.

    Ma dentro di se poteva sentire un vuoto – una pesantezza… una stanchezza. In quel periodo aveva avuto un sogno ricorrente di trovarsi su un campo di girasoli – come quello dove sua madre lo portava quando era piccolo – il campo era vivido, colorato e magnifico.

    Ma poi il sogno repentinamente si trasformava in un incubo. Uno sciame di farfalle nere ricopriva il cielo e si abbatteva sui girasoli. Gli insetti sembravano prosciugare la linfa vitale dei girasoli facendoli appassire e raggrinzire nel giro di pochi secondi lasciando il fiore grigio e avvizzito.

    Yumeru nel sogno cercava sempre di scacciare lo sciame urlando e agitando le braccia – ma gradualmente le farfalle iniziavano ad incollarsi al suo corpo – e i suoi movimenti si facevano sempre più stanchi e pesanti. E alla fine sognava di cadere a terra mentre le farfalle si avvinghiavano su tutto il suo corpo seppellendolo e immobilizzandolo. Alla fine le farfalle arrivano a ricoprire il suo volto immergendolo nell’oscurità e soffocando il suo ultimo grido impotente.

    In genere era a quel punto che si svegliava di scatto sudato e ansimante.

    Yumeru chiuse di scatto lo sportello dell’armadietto con più enfasi del dovuto come a voler cercare di sigillare al suo interno quelle immagini angoscianti, manifestazioni del suo turbamento interiore.
    Sospirò brevemente. Si mise la sua tracolla in spalla e si avviò quindi verso l’uscita della scuola.

    Non aveva programmi per quella giornata – Fuyuko sarebbe stata a visitare suo fratello in ospedale insieme ai suoi genitori e poi sarebbe tornata a casa con loro. Non aveva impegni di volontariato o di tirocinio quindi aveva tecnicamente tutta la serata per se.
    Normalmente non gli sarebbe dispiaciuto avere un po’ di tempo libero da dedicare allo svago personale – ma in quel periodo rifuggiva il dolce far nulla perché se non teneva la mente e le mani occupate si ritrovava dai solo con i propri pensieri e le proprie insicurezze e l’idea al momento lo angosciava notevolmente.

    Prospettando quindi di occupare la propria serata con una maratona di videogiochi o di serie tv, il ragazzo indossò guanti, sciarpa e cappotto invernale e si avventurò sotto il grigio e freddo cielo di fine Gennaio, per avviarsi lungo viale d’ingresso principale della scuola dirigendosi verso l’uscita…



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    Edited by Leonarch - 27/1/2021, 13:09
     
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    La giovane Noriko sedeva comodamente nei sedili posteriori della sua spaziosa autovettura nero lucente, parcheggiata esattamente di fronte all'entrata della prestigiosissima accademia per eroi, le sue gambe accavallate comodamente l'una sull'altra mentre la mano destra, coperta da uno soffice guanto di lana bianca che aderiva perfettamente alla sua pelle, teneva il cellulare delicatamente contro l'orecchio. Non una posizione insolita, quella della rossa, che veniva spesso e volentieri importunata da inaspettate chiamate di lavoro che cercavano di occupare ogni piccolo spazio in mezzo al suo tempo libero. Altre volte era lei stessa a dover comporre i numeri che la interessavano, al fine di dare direttive, coordinare più appuntamenti, mettere in contatto terzi e quarti e tanti altri doveri che una persona al picco della sua carriera non può non aver mai vissuto.

    Seduto sul sedile del guidatore, il suo fidato Koetsu-san: autista, segretario e guardia del corpo in seconda della ragazza. Quattro braccia e un'abilità nel multitasking che l'aveva immediatamente stregata durante il suo periodo di prova, permettendole di passare sopra la sua personalità a tratti fin troppo frizzante. Le sue venti dita tamburellavano impazienti sul volante, con un ritmo sostenuto, accompagnati dagli occhi, coperti dagli occhi che andavano su e giù, scrutando dallo specchietto retrovisore la sua datrice di lavoro, aspettando da un momento all'altro il comando per mettere in moto l'automobile e partire.

    Alla destra della rossa, seduto immobile a fianco a lei dal lato del marciapiede, stava invece un colossale uomo dall'aspetto taurino: Benkei-san, la personalissima guardia del corpo della Nakajima. Vestito di una divisa nera fatta necessariamente su misura, teneva invece gli occhi fissi fuori dal finestrino, in agguato nel caso qualcuno cercasse di avvicinare l'autovettura. Se Koetsu era un uomo fidato, Benkei era fidatissimo: qualche cicatrice sul suo volto richiamava le volte in cui aveva messo in gioco se stesso per difendere l'ormai anima defunta del padre, a conferma della sua incorruttibile realtà nei confronti della famiglia.

    Sulle cosce della rossa giaceva una busta di carta delle dimensioni di un foglio A4, contenente un fascicolo con allegata una foto piccola e quadrata, raffigurante uno studente del terzo anno. Dal primo giorno in cui aveva messo piede in accademia, infatti, Noriko non aveva perso neanche un secondo nel raccogliere nomi e cognomi di tutti i suoi compagni di classe e, tramite semplice passaparola, quelli degli altri aspiranti eroi che frequentavano uno dei tre anni di corso necessari a diventare Pro Heroes. Molti non avevano troppo da raccontarle, ma un'attenta ricerca le aveva fatto saltare all'occhio pochi nomi di interesse, uno dei questi Yumeru Shinso, le cui informazioni erano ordinatamente raccolte nella piccola raccolta di fogli di fronte a lei. Rispetto al primo e secondo anno, gli studenti del terzo erano una fonte di informazioni decisamente migliore, al di là del fatto che avessero studiato già per tre cicli di stagioni. Chi studiava al terzo anno aveva probabilmente già messo le mani "in pasta", erano già in contatto con qualche organizzazione al fine di completare il loro tirocinio formativo e, non meno importante, avevano già avuto modo di farsi un idea riguardo alla realtà dell'essere eroe. Tuttavia, essendo comunque alle prime armi rispetto a dei veri professionisti, erano facilmente corruttibili, nell'"adolescenza" dell'eroismo: una parola, un discorso fatto con le dovute maniere, un'esperienza particolare erano in grado di rovinare il perfetto equilibrio delle loro ideologie, portandoli a fare la scelta sbagliata. Ora, non pensava di certo di tramutare il povero Yumeru in un villain, sarebbe stato sciocco anche solo pensarci di riuscirci, ma era curiosa di cercare qualche piccola crepa nella sua figura, una curiosità, per ora, completamente fine a se stessa.

    Noriko-sama. Credo stia arrivando.

    Una voce profonda, cupa e calma, come il fondo di un pozzo, fece voltare la rossa in direzione dell'entrata, la sua telefonata ormai conclusa e il cellulare riposto nella sua borsa. La sua mano di lana fece cenno al gigante di farle strada, proprio quando il giovane aspirante eroe aveva varcato la soglia dell'accademia. Questo sarebbe uscito dalla macchina proprio di fronte a lui, non con poca difficoltà vista la stazza, ergendosi finalmente in tutti i suoi due metri e venti d'altezza, due corna a coronargli il capo. Il suo sguardo, duro e impassibile, avrebbe cercato quello del ragazzo.

    Yumeru Shinso? La signorina Nakajima vorrebbe porgerle i suoi saluti.

    Benkei si fece quindi da parte, scoprendo l'esile figura della rossa: l'uniforme scolastica era quasi completamente coperta da un pesante cappotto invernale, morbido al tatto, che lasciava visibile soltanto parte delle sue lunghe calze, come da divisa, mentre sul capo cremisi giaceva una comoda cuffia in lana bianca, come i suoi guanti. I suoi occhi ambrati poterono finalmente incontrare quelli del corvino, un sorriso cordiale stampato sul suo volto mentre univa le mani poco sotto il suo ventre, chinando leggermente il capo e il torso.

    Buon pomeriggio, Shinso-senpai. Ti sei trattenuto, le lezioni sono finite da un po'.

    Parlò con un tono assolutamente pacato, tornando in posizione eretta a incontrare gli occhi di lui.
     
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    Yumeru Shinso

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    Yumeru aveva appena varcato l’arco che sormontava la soglia dell’uscita, tenendo distrattamente lo sguardo sollevato verso il grigio e freddo cielo invernale che ormai aveva già iniziato ad imbrunirsi, quando improvvisamente mentre assorto dai suoi pensieri si ritrovò di fronte un muro.
    Il ragazzo preso alla sprovvista riuscì giusto grazie ad una fortuita prontezza di riflessi che riuscì a fermarsi prima di andarci a sbattere contro la faccia, arrestandosi per tempo con fare perplesso e leggermente sorpreso. Da quando c’era un muro piazzato di fronte all’uscita?

    La domanda trovò rapidamente risposta quando il ragazzo si prese la briga di osservare che non si trovava di fronte ad un muro ma una persona di tale stazza e fattezze che probabilmente era a sua volta costruito con blocchi di pietra.

    Yumeru era tutt’altro che minuto, vantando una generosa stazza di oltre un metro e novanta, ma persino lui si sentì leggermente intimidito dal dover alzare lo sguardo per fissare in faccia il colosso in giacca e cravatta che gli aveva appena bloccato la strada.
    L’uomo, o almeno quello che sospettava fosse un uomo, gli stava rivolgendo uno sguardo truce e amichevole… se intende il tipo di amichevole che ti da la sensazione di sentire le parole “Hey, amico” alle tue spalle mentre sei in un vicolo buio e deserto e senti qualcosa di affilato premuto contro la schiena. Ma Yumeru non si lasciò mettere in soggezione, il ragazzo era sempre piuttosto audace e sfrontato e le sue recenti intense esperienze sul campo avevano rafforzato la sua spavalderia – non accennò a distogliere lo sguardo neppur per un istante.

    Chi diamine era questo tizio? Un giornalista?
    Ne aveva incontrati parecchi dopo che le sue gesta all’ospedale e il suo ruolo nella cattura del terrorista Papillon erano diventate di dominio pubblico. Ma quest’uomo non sembrava davvero un giornalista – a meno che la sua redazione non avesse deciso di prendere alla lettera il termine “giornalista d’assalto”.

    Prima che potesse avanzare altre ipotesi mentali o prendere altre iniziative l’uomo introdusse una certa Nakajima e si fece da parte, rivelando, come un sipario che si apre, una figura drasticamente più minuta.

    Gli occhi ambrati di Shinso si posarono cosi sulla presunta “signorina Nakajima” – una ragazza di media altezza con capelli di un tenue rosso legati in una treccia che le ricadeva su una spalla. Ma il tratto più distintivo che attirò l’attenzione dell’aspirante eroe erano gli occhi. Di un caldo color ambra – quasi identico ai suoi occhi.
    Occhi che seguirono immancabilmente a scendere verso il secondo tratto più distintivo della ragazza, almeno per i parametri di Yumeru, che era il petto discretamente
    formoso per quella che sembrava essere la giovane età della ragazza.

    Gli occhi colpevoli guizzarono rapidamente di nuovo verso l’alto mentre il ragazzo si rimproverava mentalmente. Questa era una sua abitudine. Una sua cattiva abitudine.

    Uno strascico delle sue tendenze da Don Giovanni quando passava il tempo a correre dietro le donne. Era un gioco a cui aveva dedicato buona parte della sua adolescenza e questo gli rendeva difficile lasciarsi alle spalle certe pratiche… come squadrare una ragazza per controllare i suoi “assetti”.
    Ma adesso era felicemente fidanzato e aveva deciso di lasciarsi alle spalle quelle abitudini poco appropriate cercando al meglio di sopprimerle – specialmente quando era in compagnia di Fuyuko – ma alcune erano ingranate in profondità nei suoi modi di fare e agivano quasi come un riflesso condizionato.
    Ad ogni modo, si, questa Nakajima sembrava una ragazza di bell’aspetto e un tempo questo avrebbe portato a farle della avances ma adesso il pensiero neanche passò per la mente del ragazzo.

    Anzi – notò che la ragazza indossava, sotto un pesante giaccone nero che le copriva le spalle, l’uniforme scolastica. Questo significava che si trattava di una sua kohai – il ragazzo si stranì a pensare che una volta si teneva aggiornato su tutte le ragazze più che carine che frequentavano la scuola… ma adesso non aveva la minima idea di chi lei fosse. Aveva ormai perso interesse a tenere d’occhio altre ragazze e prefeveriva dedicare tutta la sua attenzione a Fuyuko.

    La ragazza prese l’iniziativa e porse i suoi saluti, con modo composto e formale, osservando però ad alta voce che Yumeru si era piuttosto attardato.
    Quel commentò stranì un po’ il ragazzo – era stata lì ad aspettarlo tutto il tempo? Il ragazzò assottigliò lo sguardo con fare critico e inclinò leggermente la testa di lato. Alle spalle della ragazza c’era una lussuosa vettura nera parcheggiata in sosta vicino al marciapiede. Apparteneva a lei? Si trattava di un'altra ricca “ojou-sama“ come Sumire? Cosa mai poteva volere da lui?

    Il ragazzo non indugiò molto a contemplare questi interrogativi e come suo solito rispose in maniera spontanea e diretta «Oh, perdonami – non sapevo che ci fosse qualcuno ad aspettarmi fuori. A saperlo mi sarei fatto bello e sarei uscito prima… a giudicare dall’espressione indisposta del tuo maggiordomo sembra che stiate aspettando da un bel po’.» – puntualizzò con una punta di umorismo. Il ragazzo seguì quindi ad aggiungere con espressione cordiale ma vagamente guardinga «Allora… a cosa devo questo onore…? Nakajima-san? Spero che tu non ti sia scomodata tanto per chiedermi degli appunti scolastici, perché temo che ne rimarresti drasticamente delusa.» – scherzò con la consapevolezza che chiunque lo conoscesse sapesse bene che usare i suoi appunti sarebbe stato utile come utilizzare una tavoletta di geroglifici come istruzioni per montare una sedia dell’Ikea. Con l’unica eccezione che i geroglifici erano probabilmente più comprensibili da leggere.



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    Perchè proprio Yumeru?
    Perchè nulla di quello che la rossa decideva di fare era per caso. Prima di fare la sua scelta, la ragazza aveva consultato attentamente tutte le informazioni che era riuscita a raccogliere sugli studenti del terzo anno, da quelle apparentemente più insignificanti a quelle che riteneva più rilevanti. Per quanto riguardava i riconoscimenti, lo studente era stato da poco protagonista dell'arresto di uno dei criminali appartenenti al "culto della farfalla morente" che avevano attentato alle vite dell'intera città di Tokyo proprio quell'autunno, lasciando profonde cicatrici che solo ora, in parte, iniziavano a rimarginarsi. Era anche stato presente come addetto alla sicurezza durante la manifestazione Anti-Mutant ed era già in tirocinio. Dunque Yumeru era, stando a quel che diceva la carta, uno studente più che promettente, rispetto ad altri suoi compagni e compagne di classe che non si erano particolarmente distinti, non in quel modo almeno, nella pratica dell'eroismo.

    A questo punto però, un'altra domanda sorge spontanea: perchè non Lion, allora, che poteva sfoggiare altrettanta esperienza? Molto semplice: perchè il leoncino era troppo conosciuto ormai e lo era al di fuori della sua carriera da eroe. Non voleva avere a che fare con una celebrità, voleva qualcuno di più... approcciabile, se come termine rende l'idea. Nella scaletta di parametri che Noriko aveva stilato, ordinando tutti i vari studenti del terzo anno della sezione A e dando un punteggio a ciascuno, l'eroe Sunflower, o aspirante tale, stava in testa a tutti e, come primo premio, aveva vinto la sua attenzione.

    Ascoltò in silenzio la risposta dello studente alla sua osservazione, senza togliergli gli occhi di dosso.

    Ti assicuro che hai un aspetto decisamente gradevole, Shinso-senpai, e il tempo speso per i giusti fini non è mai sprecato.

    Quelle parole uscirono con una totale disinvoltura dalla bocca della ragazza, accompagnate da un tono talmente gentile che avrebbe fatto invidia a una racconta-favole. Nel complimento che gli aveva appena fatto, il suo interlocutore non avrebbe trovato alcuna traccia di malizia o di secondi fini. La rossa riconosceva semplicemente la sua piacevole presenza, allo stesso modo di come avrebbe definito rosso un fiore o alto un albero, in risposta alla ovvia battuta sul doversi "fare bello". Avrebbe quindi sollevato una mano aperta, col palmo rivolto verso l'alto, in direzione del gigante in nero.

    Inoltre, volevo puntualizzare che Benkei-san è in realtà la mia guardia del corpo personale, non il mio maggiordomo. Il suo lavoro è molto più importante di quello di un mero servitore.

    Si sarebbe quindi voltata verso l'armadio con le corna, concedendogli lo stesso sorriso che Yumeru aveva visto fino a quel momento, girandosi nuovamente quando quest'ultimo aveva ripreso a parlare. Era chiaro fosse decisamente confuso da quella situazione, non doveva essere cosa di tutti i giorni essere fermati in quel modo fuori da scuola. Non si era esplicitamente presentata, non perchè se ne fosse dimenticata, e, chiariamo, era impossibile che si dimenticasse qualcosa visto che ogni suo incontro era prima pianificato a tavolino, ma perchè era curiosa di sapere se il ragazzo sapesse già chi fosse, anche solo per sentito dire. Chiaro, quante persone conoscono le famiglie ricche della propria città per la sola fama di essere ricche? Ma magari "la tizia con la treccia che arriva con l'autista a scuola" poteva aver girato tra le bocche di qualcuno. Detto ciò, non si sarebbe comunque presentata: dopotutto il ragazzo conosceva già il suo cognome e "Nakajima-san" era già abbastanza confidenziale, secondo la sua opinione, visto che erano obiettivamente due sconosciuti, per quanto lei sapesse fin troppo di lui.

    Pensi che abbia problemi a studiare, Shinso-senpai?

    Rispose, dopo quella frase banalmente scherzosa. Quella di Noriko, di solito, sarebbe dovuta essere seguita da una risatina, per rendere esplicita la comicità di quella specie di accusa. Invece, silenzio. Quelle parole scandite tra le sue labbra cordialmente sorridenti non avevano dato nessun senso di retoricità a quella domanda. "Pensi che non sappia prendere appunti? Ho l'aspetto di una cattiva studentessa?" Che idea si era fatto Yumeru Shinso di quella ragazza dalla treccia rossa in quei pochissimi minuti che avevano appena scambiato insieme? Senza mutare la sua espressione serena, avrebbe aspettato una risposta, una risata imbarazzata o anche alcuni secondi di assoluto silenzio, prima di dare al ragazzo le spiegazioni che cercava.

    Gli ultimi avvenimenti che hanno colpito Tokyo sono stati a dir poco...

    Si prese una brevissima pausa drammatica, inspirando leggermente.

    ...tragici, per quanto sia un eufemismo. Nonostante ciò, grazie al nostro corpo di polizia, di volontari e soprattutto agli Eroi di questa città, siamo riusciti ad evitare un finale ben più terribile di quel che ci troviamo davanti ora.

    Si portò una mano aperta al petto, abbassando leggermente il capo, ancora sorridente.

    Mi piacerebbe poterli ringraziare personalmente uno per uno, per il loro inestimabile aiuto, ma è chiaro che questo sarebbe davvero inverosimile. Tuttavia...

    Tornò ad alzare lo sguardo verso di lui.

    ...ho saputo che alcuni degli stessi studenti con cui condivido le lezioni in questa accademia hanno dato un contributo importante alla causa.

    Avrebbe unito di nuovo le mani davanti al ventre, con un piccolo inchino del torso identico a quello con cui l'aveva salutato.

    A questo proposito, volevo chiederti di accettare un mio invito a cena per questa sera, Senpai, come piccolo segno della mia gratitudine.

    Avrebbe atteso una risposta dal corvino in quella posizione, in silenzio.
     
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    Yumeru inclinò leggermente la testa di lato e rivolse un occhiata perplessa alla ragazza. C’era qualcosa di strano nel modo in cui la ragazza gli aveva riconosciuto un “aspetto gradevole”. Chiaramente si poteva definire un complimento e non sembrava che la ragazza l’avesse detto con falsità… Ma aveva usato un tono relativamente freddo e impersonale.

    In base alla propria esperienza Yumeru sapeva che in genere le persone si rivolgevano complimento con l’intento di compiacere la persona oggetto di quel complimento… o perché si era sinceramente impressionati da quella persona. Lui stesso in passato, nei suoi vari tentativi di abbordaggio, aveva fatto complimenti per entrambe le ragioni.

    …ma non sembrava questo il caso. Nakajima sembrava avergli rivolto il complimento più come l’osservazione di un mero dato di fatto, con la stessa panache con cui avrebbe osservato che il cielo era blu. C’era anche una leggera sfumatura di accondiscendenza come un insegnante che complimenta un alunno per essere riuscito ad allacciarsi le scarpe da solo.

    Il ragazzo non percepì la cosa come spiacevole o sgarbata, solo piuttosto inusuale.

    Piuttosto il ragazzo si concentro sulla seconda parte di quell’affermazione. Giusti fini? E quali potevano mai essere i giusti fini per quella ragazza? Pensò con neutra curiosità.
    Nakajima si prese la briga di voler correggere il fatto che Yumeru si fosse rivolto all’energumeno che l’aveva introdotta come “maggiordomo” puntualizzando che si trattava in realtà della sua guardia del corpo. Di nuovo il giovane aspirante eroe trovò curioso questa puntualizzazione.


    Perché prendersi il disturbo di correggere un simile dettaglio? Era una semplice questione di pignoleria? Oppure Nakajima aveva ritenuto importante fargli prendere atto che aveva una scorta con se? Un sorta di avvertimento velato?

    Il fatto che poi una studentessa che aspirava a diventare un Hero sentisse il bisogno di girare con una scorta era un dettaglio piuttosto interessante già di suo. Per quanto non fosse esattamente una cosa mai vista prima – Nakajima non era l’unica ojou-sama che frequentava la scuola. Diverse famiglie benestanti e influenti mandavano i loro rampolli a studiare alla scuola con ambizioni di popolarità e prestigio.

    Il ragazzo rispose con umoristica leggerezza «Oh, capisco – beh, porgi le mie scuse al buon Benkei-san. Non vorrei che i rapporti fra me e lui si rovinino per questo fraintendimento. Mi pare di aver visto un certo sbrilluccichìo nei suoi occhi mentre mi guardava…» – rivolgendo un sorriso furbesco alla kohai... e poi chinandosi leggermente di lato rivolse il medesimo sorriso alla suddetta guardia del corpo facendogli un umoristico cenno di saluto con la mano per poi rivolgersi nuovamente verso la ragazza ed aggiungere – «...penso di piacergli.»o forse ha solo fame. Aggiunse mentalmente il ragazzo.




    (…) "Pensi che abbia problemi a studiare, Shinso-senpai?"
    Chiese la ragazza in risposta all’affermazione chiaramente scherzosa del ragazzo lasciandolo momentaneamente interdetto. Era chiaro che non c’era modo che lui potesse dare una risposta concreta ad una domanda del genere – non poteva di certo stabilire le capacità didattiche di una persona basandosi meramente sul suo aspetto fisico. Era quindi forse una sorta di burla?

    Difficile dirlo dall’espressione marmorea di Nakajima – che sorrideva con la stessa flemma emotiva di una statua di Buddha. Yumeru ebbe più l’impressione che la ragazza in qualche modo lo stesse testando… su che base e a che scopo però non avrebbe saputo dirlo.
    Il ragazzo quindi rispose con espressione perplessa «Non saprei Nakajima-san. Ma suppongo che in caso puoi sempre farti dare una mano dal buon Benkei-san. Ha l’aria di uno molto pratico nel risolvere problemi.» – specie quelli che si possono risolvere con una spranga o a colpi di mazza.


    Fu dopo questo scambio che finalmente la giovane studentessa si decise a rivelare la ragione di quell’”agguato”. Si dilungò in un breve monologo sui tragici eventi di cui la città di Tokyo era stata purtroppo teatro e su come l’intervento degli Heroes e del resto delle forze dell’ordine fosse stato vitale per mantenere l’ordine e la sicurezza della città. Si trattava di parole e concetti che Yumeru ormai aveva sentito in altre diverse circostanze, forme e contesti ma il modo in cui la ragazza ne parlava risultava poco genuino agli occhi del giovane Shinso. Le parole e i gesti sembravano tutti esprimere cordoglio e gratitudine ma erano tutti troppo… perfetti e meccanici. Come se fosse una parte che la ragazza stesse recitando senza però alcun particolare sentimento. Solo quel perenne sorriso marmoreo e vagamente ambiguo. Yumeru aveva parlato con fin troppe persone che avevano vissuto gli orrori di quegli avvenimenti – si poteva facilmente percepire il dramma e la tragedia che avevano vissuto semplicemente guardandoli negli occhi. Non c’era alcun traccia di questi negli occhi di Nakajima.

    …eppure lei era qui a voler professare gratitudine. Specificatamente gratitudine a Yumeru. A quanto pareva voleva offrirgli una cena come segno di apprezzamento. La cosa suscitava in lui diverse domande e perplessità. Perché specificatamente lui? E perché offrirgli una cena?

    Il ragazzo però non indugiò a contemplare mentalmente queste perplessità preferendo invece manifestarle a voce senza mascherare una certa titubanza «Apprezzo molto il pensiero, Nakajima-san… ma penso che un semplice ‘grazie’ sia più che sufficiente a mostrare la tua gratitudine. Ho fatto solo il mio dovere come tanti altri, non ritengo sia necessario invitarmi a cena.» – spiegò con tono cordiale. Aveva l’impressione che la storia del “ringraziamento” fosse solo un pretesto per parlare con lui… ma a che scopo?

    Poi improvvisamente un sospetto si fece strada nella sua mente. Forse la ragazza lo stava approcciando più per interesse per la sua reputazione di Don Giovanni che per quella di eroe. Forse la ragazza stava solo cercando un po’ di compagnia o forse era una di quelle ragazze con “daddy issues” che volevano punire i propri genitori frequentando cosiddetti “ragazzacci”. Non era la prima volta che gli capitava e un tempo avrebbe accolto più che volentieri la richiesta della ragazza a prescindere da quali fossero le motivazioni.

    Ma adesso era diverso. Adesso aveva Fuyuko e non aveva più bisogno di quel genere di rapporti. Aveva ormai deciso di mettersi alle spalle la sua squallida vita di avventure frivole e superficiali.


    …ma era davvero questo l’intento della rossa? Nakajima non sembrava mostrare per lui quel genere d’interesse. D’altro canto Yumeru non era esattamente uno che andava per sottigliezze quindi schiettamente aggiunse «…ehr, e penso sia giusto farti presente che sono felicemente fidanzato. E uscire a cena con un'altra ragazza temo sia un ottimo modo per farmi trasformare in un parafulmine.»




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    Yumeru sembrava piacevolmente confuso dai modi di fare della rossa, ma come poteva biasimarlo? Dopotutto lei adorava lasciare leggermente interdetti e disorientati i suoi interlocutori, ogni frase e ogni domanda era un piccolo test della loro personalità: le loro risposte, le loro reazioni, tutti elementi che venivano meticolosamente catalogati all'interno dei suoi archivi mentali sotto la voce della persona corrispondente. L'unico motivo per il quale si era sentita di puntualizzare il ruolo dell'omone era invece semplice pignoleria, nient'altro. Una banale correzione che, per una volta, non faceva parte di alcun bene architettato disegno psicologico. Alla frase scherzosa del corvino sul farsi aiutare dal suo bodyguard negli studi, Noriko con rise, limitandosi solo ad allargare leggermente il suo sorriso, segno che aveva gradito quella sua uscita comica.

    Lo prenderò in considerazione.

    Mentre invece era leggermente inchinata, in seguito alla sua gentile richiesta, sentì il ragazzo cercare di tirarsi fuori dal suo invito, senza nascondere una chiara incertezza nella sua voce. Trovava assolutamente adorabile quanto fosse semplice mettere in soggezione le altre persone con quei metodi così innocenti, se visti dall'esterno. Alcuni studi avevano addirittura stilato delle manovre molto simili e utili durante i colloqui di lavoro o in meeting d'affari, con lo scopo di avere un vantaggio nel far valere le proprie decisioni e dare maggior peso alle proposte portate avanti, semplicemente rendendo più "scomodo" opporsi. E il giovane Yumeru, che probabilmente era stato ben istruito su come rivolgersi ai media e al pubblico in generale, aveva provato a divincolarsi abilmente con una frase sentita più volte sullo star svolgendo solo il suo dovere, sul non aver bisogno di particolari riconoscimenti, eccetera eccetera. La seconda parte del discorso, dove lo studente faceva presente di essere già impegnato in una relazione, la prese invece abbastanza impreparata, costringendola a sollevare di nuovo il busto e la testa in una delicata e genuina risata, dopo la quale l'avrebbe guardato con un sorriso divertito.

    Sono lusigata dal fatto che mi consideri una "minaccia", senpai. Spero non ti offenda, ma non era mio intento strapparti un appuntamento.

    Se ti avessi voluto, saresti stato già mio.

    Tenette quell'ultima frase nascosta nella sua mente, non era il caso che lui la sentisse, avrebbe solo complicato inutilmente la loro interazione. Si sarebbe quindi nuovamente chinata in avanti, proprio come prima, forse un po' di più.

    Tuttavia, spero perdonerai la mia insistenza, gradirei davvero se accettassi il mio invito. Non posso accontentarmi di averti concesso solo un semplice "grazie".

    Sarebbe stato normalissimo per lo studente domandarsi come mai tale trattamento fosse stato riservato solo a lui, ma dopotutto non poteva neanche essere certo di questo. E comunque, non avrebbe portato a cena ogni singola persona coinvolta in quegli eventi, sarebbe stato impensabile. Aveva semplicemente approfittato del fatto che qualcuno fosse anche un suo compagno di studi, per quanto le vere motivazioni siano già state fatte presenti. Una fredda brezza si sollevò per un attimo, agitando dolcemente le ciocche di capelli della rossa, la quale strinse leggermente le spalle.

    Inizio anche a sentire un po' di freddo...
     
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    Yumeru rimase piuttosto sorpreso nel vedere la rompere la sua rigida compostezza per scoppiare in quella che sembrava una risata genuina a tutti gli effetti. Probabilmente avrebbe Yumeru dovuto sentirsi un po’ offeso che l’idea che di essere interessata a lui le suscitasse tanta ilarità – ma in verità era troppo sorpreso da quella… inaspettata manifestazione di umanità, da quella ragazza che fino a quel momento avrebbe potuto spacciarsi per un androide.

    Nakajima ritrovando la sua placida espressione neutrale senza indugiare rassicurò il ragazzo che non lo stava avvicinando con quel tipo di intento o interesse. Ma Yumeru non si sentì particolarmente rassicurato – qualcosa nei modi fare della ragazza sembrava suscitargli una sorta di senso di pericolo. Era come osservare la superficie piatta del mare e avere l’impressione che qualcosa si stesse celando sott’acqua.
    Il ragazzo però considerò che intrattenere simili pensieri su qualcuno appena conosciuto potesse considerarsi piuttosto scortese da parte sua – specialmente considerando che si trattata di una sua kohai e potenzialmente una futura collega. Essere sospettosi di un compagno eroe cosi a primo impatto non era esattamente il tipo di esempio che lui voleva dare.

    Forse i suoi sospetti erano causati dallo stato mentale piuttosto cinico e negativo in cui si trovava in quel momento e… magari stava proiettando un interpretazione ingiustamente cinica sulle intenzioni della ragazza che magari voleva davvero solo mostrare i suoi ringraziamenti per un senpai, o magari stava solo cercando un pretesto per potergli chiedere consigli sul percorso da eroe.

    Yumeru si grattò distrattamente il retro della nuca con la mano rivolgendo alla ragazza un espressione perplessa e piuttosto incerta. Alla fine se lei non aveva intenzioni moleste non c’era nulla male in mangiare un boccone in sua compagnia, no? Lui era sempre stato un tipo piuttosto estroverso e socievole con i suoi compagni in fondo…



    Il ragazzo ponderò brevemente le sue opzioni tenendo a mente quelle considerazioni. Il suo sguardo vagò brevemente, spostandosi da Nakajima, alla sua guardia del corpo, poi spostandosi verso l’auto in attesa… e poi ritornare infine su Nakajima. Il giovane aspirante sospirò e con espressione non del tutto convinta rispose «Va bene, Nakajima-san… non posso dire di avere altri impegni per la serata, quindi visto che sembri cosi determinata ti farò contenta…»
    Il ragazzo attese giusto un secondo per osservare per curiosità la reazione della rossa alla sua risposta per poi aggiungere «Ma…» – esordì con una certa enfasi – «…a condizione che sia io a scegliere il posto. Non ti dispiacerà concedermi questo capriccio spero?» – disse rivolgendole un piccolo sorrisetto sornione.

    Yumeru non vantava una mente particolarmente acuta o ignegnosa, ma aveva una certa predisposizione per il trattare con le persone. Un predisposizione che si basava principalmente sul suo istinto.

    …e il suo istinto gli suggeriva che Nakajima sembrava essere una persona che amava tenere il controllo. Lo percepiva vagamente dai suoi movimenti, dal suo modo di parlare e di porsi con lui. Era solamente una supposizione ovviamente, ma Yumeru in fondo aveva abitualmente a che fare con Sumire Murakami che era una maniaca del controllo a sua volta… Seppur sicuramente Nakajima sembrava trasmettere un impressione ben diversa rispetto alla famosa “Regina di Ghiaccio”.


    Il ragazzo aveva voluto porre quella condizione per diversi motivi – ma principalmente voleva un po’ testare quanto fosse determinata la ragazza a insistere con quell’invito. Se lei avesse rifiutato quella condizione lui avrebbe avuto semplicemente una scusa per non tirarsi indietro dall’invito.
    «C’è un fantastico ramen bar ad una decina di minuti da qui… Mi sentirò pienamente ringraziato se mi offrirai da mangiare lì.» – elaborò il ragazzo puntando con disinvoltura in una direzione con il pollice – «Ovviamente, Benkei-san è libero di unirsi se gli va… anche se probabilmente avrà bisogno di un paio di sgabelli extra per riuscire a sedersi.» – aggiunse con tono scherzoso e un espressione furbesca.






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    Aspettava in completo silenzio la risposta del corvino, ferma immobile in quella posizione, dando l'aria di poter mantenere quel mezzo inchino per sempre se fosse stato necessario. Fortunatamente per lei, il suo destino non prevedeva l'affondare le sue radici su quel marciapiede per l'eternità, dato che Yumeru aveva appena accettato la sua proposta, subito dopo la quale il suo corpo era tornato immediatamente in piedi, congiungendo le mani di fronte al suo petto, soddisfatta.

    Splendido!-

    "Ma". Una condizione. Una clausola nel contratto. Di quelle fastidiose, scritte con un carattere più piccolo del resto del testo e apparentemente insignificanti, ma comunque irritanti, perchè presupponevano un'improvviso cambio di regole. Una congiunzione che sopportava a mala pena, che indicava che le trattative non erano ancora finite e che, soprattutto, non si sarebbero chiuse esattamente com'era previsto. Al sentire quella parola di due lettere, gli occhi di Noriko si aprirono leggermente e il suo sorriso, prima più compiaciuto, tornò neutro com'era fino a prima mentre fissava Yumeru con un'espressione che, per quanto il suo volto risultasse sempre perlopiù impassibile, aveva comunque un'aria interrogatoria. Rivelate le condizioni per averlo a cena, la rossa tornò a sorridere un po' di più.

    Ah, ma questo era già previsto, Shinso-senpai. Non rischierei mai di costringerti a mangiare qualcosa che non sia di tuo gradimento.

    Il suo atteggiamento non lasciava trasparire alcuna anomalia, mantenendo quel tono cordiale che la contraddistingueva. Il suo alter ego mentale, tuttavia, stava in piedi davanti a un'enorme lavagna nera che continuava a prendere incessantemente appunti sulla loro conversazione. Perchè se le sue emozioni riuscivano a mala pena a fuggire verso l'esterno, quelle dello studente sembravano sempre più chiare, come il fatto che questo non si sentisse perfettamente a suo agio in quel duetto di sorrisi e buona educazione. La seconda del ragazzo che, probabilmente, si era presa un momento di pausa nel momento in cui questo aveva deciso di imporre le sue condizioni in un semplice invito a una cena che, pensava fosse ovvio, sarebbe stata offerta dalla rossa. Un tono che, nello scherzo, lasciava intendere il voler prendere le redini della situazione, redini che forse il corvino si stava sentendo sfuggire di mano.

    Un ramen bar?

    Un accenno di risata, quello di chi ha appena visto un'immagine divertente.

    Non vuoi proprio che sembri un appuntamento, eh senpai?

    Una frase detta con un dolce sorriso, senza alcun accenno di rimprovero o di accusa. E forse proprio per questo suonava così crudele, a sottolineare una scelta di location così rustica. Non si sarebbe mai offerta di portare qualcuno in un banalissimo ramen bar e ancora meno l'avrebbe fatto se si fosse trattato di un appuntamento romantico. Evidentemente, il corvino aveva davvero paura di quale sarebbe potuta essere la reazione dell'apex predator del partner se lo fosse venuta a sapere. Tuttavia, quelle erano le condizioni imposte dal "festeggiato".

    Bene, allora credo che ci incontreremo lì fra circa... un'ora? E saresti così gentile da inviarmi la posizione esatta su Qmail? Ti ringrazio.

    Un ringraziamento sincero e condito con una buona quantità di miele dal suo tono di voce, mentre i suoi occhi finalmente si distoglievano da quelli di Yumeru, voltandosi di nuovo verso la sua auto e accomodandosi nuovamente sui sedili posteriori, seguita da Benkei che non riuscì a trattenere uno sguardo un po' confuso dopo che, ancora una volta, lo studente aveva deciso di tirarlo in ballo in quella conversazione, senza tuttavia dire nulla. Lei avrebbe fatto quindi un cenno al suo autista, aspettando che la macchina partisse prima di fare una telefonata.

    Pronto? Buonasera. Mi dispiace, ma sono costretta a disdire una prenotazione per stasera...
     
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    La contro-proposta di Yumeru venne accolta con apparente approvazione da parte della finora piuttosto ermetica ed enigmatica Nakajima, ma anche con un inaspettato sfoggiò di ilarità. La ragazza dai capelli rossi infatti sembrò trovare piuttosto divertente la scelta di locale del giovane aspirante eroe commentando apertamente sul supposto intento del ragazzo di cercare di evitare un ambiente che fosse troppo da “appuntamento romantico”.

    Yumeru fu un po’ spiazzato da quella reazione – in parte perché quella risata spontanea era stata la prima espressione della ragazza che gli era apparsa come realmente genuina e sincera in contrasto a quei sorrisi plastici e ambigui che la ragazza aveva mostrato fino a quel momento. Ma fu anche spiazzato da quell’”accusa” di star tentando di “sabotare” e ridurre al minimo necessario eventuali tracce di romanticismo in quell’incontro.

    Il ragazzo sorrise in risposta con fare perplesso e poco convinto «Uhm… già, mi hai colto in fragrante.» – rispose distogliendo nervosamente lo sguardo con espressione vagamente colpevole.

    Era vero che sicuramente intendeva tutelarsi da eventuali fraintendimenti e complicazioni che avrebbero potuto creare attriti con Fuyuko accertandosi che quell’incontro si svolgesse su toni innocui e appropriati.
    Ma era anche vero che non poteva negare che quel tipo di locale sarebbe stato comunque lo stesso tipo di locale a cui avrebbe portato a mangiare la stessa Fuyuko per un appuntamento. E a conti fatti molti appuntamenti della coppia avevano fatto tappa proprio a quello specifico locale.

    Yumeru non era esattamente un ragazzo dai gusti raffinati e pomposi – gli piacevano le cose semplici senza troppe pretese. Ovviamente in diverse occasioni si era sforzato di far bella impressione su Fuyuko portandola in locali più alla mano, specialmente per le occasioni speciali. Ma di norma non era uno che si trovava a suo agio in locali sciccosi e preferiva optare per posti più casual e meno pretenziosi.

    Il ragazzo fu però ulteriormente interdetto quando la ragazza pur accettando di apparente buon grado la sua scelta senza indugiare decise che si sarebbero visti lì al locale designato fra un ora.
    «Un… ora? Non ci andiamo adesso…?» – commentò con espressione confusa il ragazzo. Perché dover aspettare un ora invece di andarci subito sul momento? Ma mentre il ragazzo condivideva questa perplessità Nakajima si era già voltata implicitamente congedandosi e ritornando alla sua vettura seguita a ruota dal buon Benkei.

    Yumeru rimase spiazzato a fissare l’auto allontanarsi allargando le braccia con fare rassegnato. «…e io che dovrei fare per un ora…?» – borbottò fra se e se. Ma ormai era troppo tardi – la rossa se l’era svignata senza dargli opportunità di contestare. Il ragazzo si grattò il retro del capo contemplando brevemente sul da farsi «…e come dovrei mandarti il messaggio se non mi hai neanche dato il tuo contatto…?» – aggiunse nuovamente in un mormorio di protesta che poté sentire solo lui. Il ragazzo sospirò alzando gli occhi al cielo cominciando già ad avere il presentimento che avrebbe finito per rimpiangere l’aver accettato quell’invito.


    Eventualmente trovò modo per ingannare il tempo in quell’attesa passando parte di quel tempo cercando di recuperare il contatto della compagna cercando il suo profilo su Babel. Inserendo il nome della ragazza riuscì a risalire a quello che sembrava essere il suo profilo – il giovane istintivamente si soffermò un po’ a scrollare i post del profilo per curiosità per cercare un po’ di capire che tipo fosse quella Nakajima. Inutile dire che non riuscì ad imparare granché oltre al fatto che la ragazza doveva essere piuttosto attaccata ai suoi genitori visto che sembrava usare una foto di quelli che presumeva fossero loro come icona del profilo e che la ragazza sembrava avere una certa passione per gli scacchi, cosa che non lo sorprese, e… per pupazzi e peluche, cosa che invece lo sorprese abbastanza – non sembrava un tipo da avere un lato cosi “tenero” e “carino”.

    Ad ogni modo il ragazzo non indugiò più del dovuto e inviò alla ragazza il messaggio con l’indirizzo del locale sperando non si trattasse del profilo di un'altra Nakajima che per coincidenza era identica a lei. Fortunatamente e prevedibilmente non fu quello il caso e la ragazza rispose piuttosto prontamente per dare conferma.
    A quel punto Yumeru passò il rimanente del tempo a passeggiare un po’ in giro per sgombrarsi un po’ la mente. Considerò brevemente se mandare un messaggio a Fuyuko per comunicarle quel suo inaspettato cambio di programma – ma non riuscì a pensare ad un modo per farlo che non sembrasse in qualche modo fraintendibile. A quanto pareva non c’era modo di comunicare per messaggio alla propria ragazza che stava uscendo a cena con un'altra ragazza che non suonasse sospetto o problematico.
    Fuyuko era già abbastanza tesa e turbata in quel periodo e Yumeru non voleva darle preoccupazioni aggiuntive.
    Il ragazzo decise quindi che si sarebbe trattenuto dal farlo per il momento e che le avrebbe spiegato la cosa per bene di persona quando si sarebbero visti l’indomani. Aveva in programma di passare ad accompagnarla a casa dall’ospedale dove visitava il fratello e sicuramente dicendoglielo di persona avrebbe evitato fraintendimenti e discussioni.



    Yumeru finì per presentarsi sul posto con circa una decina di minuti di anticipo – non tanto ansioso per quell’”appuntamento” ma perché non aveva altro modo per passarsi il tempo nell’attesa. Seppur sicuramente l’idea del ramen aveva cominciato a fargli salire un certo appetito e il distinto buon profumo che si poteva già sentire nei pressi dell’entrata al locale contribuiva ad aprirgli lo stomaco già piuttosto ricettivo. Il “Yukikage Ramen Bar” era un locale dall’aspetto piuttosto anonimo e comune – l’entrata era contrassegnata giusto dalla tenda di stoffa rossa posta sull’entrata su cui era segnato il nome del locale. Sopra l’entrata era posta una tettoia usurata di bambù rischiarata dalla flebile luce di un paio di tipiche lanterne di carta rosse appese vicino all’entrata. Dalla vetrata della porta era già possibile farsi un idea dell’interno del locale piuttosto stretto e ridotto, con solo una manciata di posti a sedere direttamente davanti al bancone.

    Yumeru rimase quindi lì davanti all’entrata del locale aspettando che Nakajima si presentasse, sperando che la ragazza fosse puntuale come sembrava. Ormai si era fatto buio e con la sera il freddo invernale si era intensificato. Il respiro del ragazzo si trasformava in piccole nuvolette di condensa che si disperdevano nell’aria mentre lui cercava di combattere il freddo battendo i piedi e sfregandosi le mani…






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    SPOILER (click to view)
    Anche se avevo avvisato e mi sono già scusato in privato rinnovo le mie scuse per il ritardo - soprattuto perché si è rivelato più ampio del previsto. Chiedo venie e ti ringrazio per la comprensione e la pazienza. Gomen . w ."
     
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    Aveva mentito quando, poco prima, affermava che lasciare la scelta allo studente fosse nei suoi piani fin dall'inizio? Stando a quella telefonata, si direbbe proprio di sì. Noriko aveva anticipatamente prenotato in un piccolo, ma elegante, ristorante italiano della zona in cui era solita andare, vedendo invece il suo piano originale andare in fumo per il capriccio del ragazzo. Tuttavia, era lungi dall'esserne preoccupata: avrebbe gustato la deliziosa lasagna cucinata da Giuseppe-san un altro giorno, anche domani stesso, perchè no? Dopo che lo aveva aiutato tirare su la sua attività dalla situazione in cui si trovava, era certa che il baffuto signore l'avrebbe perdonata per quella sua cancellazione con così poco preavviso.

    La infastidiva un po' di più il fatto di non conoscere il proprietario del posto proposto da Yumeru, dato che la rossa si preoccupava sempre di far visita ai suoi conoscenti proprietari di negozi, locali e similari. Era importante, dopotutto, farsi vedere, mantenere i contatti, mostrarsi disponibile e ancora interessata, per evitare di perdere il suo status di cliente "privilegiato". Se mi si concede la similitudine, è come dare un delicato bacio sulla guancia: totalmente innocente, ma lascia sulla pelle una dolce sensazione che fa sperare di riceverne un altro, come premio per il buon lavoro svolto.

    Per quanto riguardava, invece, il contatto di Babel, era stato volutamente omesso dalla Nakajima mentre saliva in macchina. Si poteva trattare di una banalissima scusa che il corvino avrebbe potuto usare per non presentarsi a quella cena con lei. Oppure... una scusa per dare un'occhiata veloce alla vita di colei che l'aveva invitato. Non avrebbe trovato niente di eclatante o di scandaloso, nonostante la figura della rossa fosse assai enigmatica. Solo un completo idiota lascerebbe qualsiasi tipo di prova compromettente in bella vista sul social più usato al momento, dunque, detective del presente o del futuro, le vostre ricerche dovrebbero svolgersi altrove. Ammesso che ci fosse, effettivamente, qualcosa da scovare.

    Arrivò puntualissima, forse due minuti in anticipo, con Koetsu-san che parcheggiava la lucida vettura nera proprio di fronte al povero Yumeru che sembrava iniziare a sentire veramente il freddo. La ragazza uscì con tutta calma dall'auto, preceduta da Benkei, proprio come al loro primo incontro di un'ora prima. Lei indossava dei lunghi pantaloni neri a vita alta, delle eleganti scarpe anch'esse nere e una camicia cremisi, dello stesso colore dei suoi capelli, opportunamente coperta dalla sua giacca invernale. I suoi guanti di lana bianca sostituiti da un paio neri e più sottili, nascondevano le sue mani agli occhi del corvino, mentre la giovane e la sua lunga treccia si avvicinavano a distanza di un passo da lui. Non riuscì a nascondere uno sguardo stupito, nel vedere che indossava gli stessi vestiti di poco prima.

    Senpai, non mi avrai davvero aspettato qui al freddo per un'ora intera?

    Si portò una mano alla bocca, allo stesso modo di chi ha appena visto un crimine dal vivo.

    Avresti dovuto mettermi al corrente del fatto che saresti rimasto, Shinso-senpai, ti avrei almeno accompagnato a casa per metterti dei vestiti più pesanti addosso.

    Non avrebbe avuto alcun problema a farlo, sarebbe stata una gentilezza obbligata, se solo gliel'avesse chiesto. Ma era comprensibile non l'avesse fatto, vista la totale mancanza di confidenza tra lui e la rossa. Questa avrebbe quindi allargato un braccio verso l'entrata del ramen bar.

    Presto, sono sicura che all'interno faccia ben più caldo.

    Avrebbe aspettato che lo studente le facesse strada, prima di seguirlo, mentre le due guardie del corpo avrebbero aspettato in macchina, a controllare che nessun losco individuo entrasse nel locale. Arrivati al bancone, Noriko si levò la giacca, scoprendo la sua camicia cremisi, sedendosi comodamente, si fa per dire, sul sedile e posando entrambe le mani sulle sue gambe, in attesa che Yumeru facesse lo stesso nel posto a fianco a lei. Neanche dei tavoli con delle vere sedie. Pessimo. Ma l'odore che usciva dalla cucina era tutto sommato gradevole. Avrebbe dunque messo i gomiti sul bancone, unendo le mani sotto il mento che poggiava sul dorso di queste e voltandosi verso il ragazzo.

    Ordina pure ciò che preferisci, senpai. Io sceglierò di conseguenza.

    Sorrise cordialmente, guardandolo in volto e parlando con tono calmo.

    Quanto tempo state insieme, dunque, tu e Tanaka-senpai?


    Come avvertito in privato, non ho avuto modo di postare prima di oggi.
     
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    Fortunatamente Yumeru non dovette aspettare molto in balia delle fredde intemperie invernali. Con praticamente perfetta puntualità Nakajima si presentò arrivando a bordo della vettura nera. L’auto parcheggiò proprio di fronte al ragazzo infreddolito mentre questo si stava strofinando le braccia per riscaldarsi con tanta energia che forse a breve avrebbero preso fuoco per frizione.

    Il ragazzo poté brevemente ammirare il proprio riflesso sulla superficie scura e lucida del finestrino dell’auto fin quando il portello dell’auto non si aprì e ne emerse la massiccia figura di Benkei – e Yumeru si chiese brevemente come facessero le sospensioni dell’auto a sopportare il peso dell’energumeno senza esplodere – che venne seguita dalla bene più minuta Nakajima. La ragazza aveva cambiato indumenti e adesso indossava un completo con pantaloni e giacca neri, con una cravatta del medesimo colore su camicia rosso cremisi. Perfino le mani erano guantate di nero e nel complesso la ragazza aveva un aspetto piuttosto elegante e formale – Yumeru ebbe l’impressione che la ragazza avesse sostituito l’uniforme scolastica con un altro tipo di uniforme.

    Scendendo dall’auto la ragazza rivolse a Yumeru uno sguardo piuttosto stupito e sembrò piuttosto sorpresa che il ragazzo avesse deciso di attendere lì l’ora dell’appuntamento e soprattutto che non avesse deciso di fare un cambio di vestiario come lei. Per un certo verso sicuramente il giovane avrebbe sicuramente apprezzato indossare indumenti più pesanti per resistere al freddo – ma decisamente non avrebbe mai considerato tu tornare a casa per cambiarsi per mangiare una semplice ciotola di ramen.
    Il ragazzo assunse un espressione perplessa di fronte al visibile sgomento della ragazza e sventolando la mano in segno di negazione “Suvvia, Nakajima-san, perché prendersi tutto quel disturbo per mangiare del ramen fra compagni di scuola? E poi si dice che il freddo tempra lo spirito, no?” – concluse con tono scherzoso per liquidare la questione con disinvoltura.

    Ciò nonostante il ragazzo non si fece di certo pregare quando la ragazza dai capelli rossi non si affrettò ad invitarlo ad entrare per trovare riparo nel locale. Il ragazzo fece strada precedendo la ragazza nel locale. Il ragazzo dovette chinare leggermente la testa per non sbatterla sullo stipite dell’ingresso poco ampio e subito venne investito da una piacevole onda di tepore che scaldò subito la sua pelle infreddolita e riportò colore sul suo viso.

    All’interno del locale il naso del ragazzo poté sentire con ancora più intensità gli invitanti e succulenti aromi che aleggiavano nel piccolo spazio incrementando ulteriormente il suo appetito.

    C’erano giusto un paio di clienti accomodati al bancone e sembravano troppo concentrati sul proprio pasto per badare ai nuovi arrivati. Dietro il bancone però c’era lo chef che, seppur indaffarato fra pentole e fornelli, accolse prontamente i nuovi clienti con un sorriso cordiale ed esclamando “Irasshaimase!” ed indicando loro due posti liberi su cui sedersi.

    Yumeru fece un rispettoso cenno di saluto chinando il capo e poi si accomodò sullo sgabello di fronte al bancone. Davanti a se trovò già disposte ad uso un paio di bacchette di legno usa e getta e a portata di mano una selezione di vari condimenti per saporire eventualmente il proprio ramen a suo piacimento. L’uomo dietro il bancone, che indossava l’abbigliamento tradizionale da ramen chef con una maglia nera scura e un una bandana bianca alla testa, servì prontamente un bicchiere di acqua fresca e un panno bagnato ad entrambi per poi ritornare a concentrarsi sulla propria cucina mentre i due decidevano il loro ordine.


    Yumeru con disinvoltura utilizzò il panno bagnato per pulirsi le mani e poi riporlo ben piegato di fronte a se. Nakajima dopo essersi accomodata accanto a lui lo invitò a ordinare – il ragazzo fu un po’ perplesso dalla scelta di parole della ragazza. Che intendeva per “sceglierò di conseguenza”?

    Il ragazzo però era troppo affamato per stare lì a ponderare più del dovuto su simili sottigliezze e sospirando fece un alzata di spalle “Sai… normalmente sono sempre stato io ad offrire alle ragazze in mia compagnia, fa un po’ strano essere nella situazione inversa. Ma suppongo che a questo punto non avrebbe senso contestare…” – e dopo questa osservazione il ragazzo sollevò leggermente la mano per attirare l’attenzione dello chef – “…sumimasen, una ciotola grande di 'Hakata Garlic Tonkotsu' per me. Con extra noodles, grazie.”

    Yumeru era ormai piuttosto familiare con il locale quindi non aveva avuto bisogno di consultare il menù riportato su delle locandine dietro il bancone.

    Una volta che entrambi avevano fatto il loro ordine la ragazza non perse tempo ad attaccare bottone interrogando Yumeru sulla sua relazione con Fuyuko. Il ragazzo le rivolse un occhiata obliqua “Sai per non essere intenzionata a farmi delle avances sembri piuttosto curiosa e interessata riguardo alla mia relazione con la mia ragazza.” – osservò il ragazzo senza particolare critica o malizia per poi rispondere – “Ma non è esattamente un segreto che io e Fuyuko Tanaka ci frequentiamo quasi da un anno – abbiamo iniziato ad uscire come coppia dallo scorso Aprile.” – spiegò nonostante tutto con mezzo sorriso. Ripensare ai primi momenti con Fuyuko era sempre piacevole per lui.
    Il ragazzo fu però lesto nel rinviare la domanda al mittente “E tu, Nakajima-san? Qualche pretendente? O Benkei li ha mangiati spaventati tutti?” – chiese con tono scherzoso e gioviale.







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    La retorica è davvero un'arma elegantissima, basta scegliere in maniera opportuna un paio di parole, sostituirle con qualche sinonimo e improvvisamente ottenevi tutta l'attenzione della persona che avevi davanti. "Prenderò quel che prenderai tu" era una proposizione così banale e insipida, l'avrebbe fatta sembrare una persona noiosa e senza personalità. "Sceglierò di conseguenza" implica un pensiero, un ragionamento che l'avrebbe portata alla scelta finale. Avrebbe preso lo stesso? Il contrario? Un sapore più forte o più debole? Il fatto che Yumeru non fosse al corrente del suo parametro di scelta portava i riflettori su di lei al momento del suo ordine, alzava il livello di curiosità. Che poi il risultato fosse più o meno soddisfacente comparato alle aspettative, questo contava poco.

    Desidero lo stesso piatto, ma in una ciotola più piccola.

    Aveva mimato il rimpicciolimento della ciotola con le mani, prima di farle tornare sotto il mento. Il panno bagnato offerto dallo chef sarebbe rimasto comodo sopra il bancone, inutilizzato: i suoi guanti erano pulitissimi, appena stirati, non avevano bisogno di essere unti dall'acqua di rubinetto del bar. Parlando invece della sua immediata domanda allo studente, si trattava di purissima curiosità che andava inevitabilmente a riempire anche il fascicolo della dolce Fuyuko, già preparato a tempo debito in quanto anch'ella studentessa del terzo anno.

    Suvvia, senpai, una donna non può concedersi del sano gossip?

    Ascoltò la risposta del corvino, osservandolo con quel suo cordiale sorriso seguito dal suo sguardo che non lasciava scampo al minimo indizio che avesse potuto trovare sul volto del ragazzo.

    Un anno, che tenerezza. Immagino vi riteniate entrambi fortunati ad esservi trovati.

    Riferita al fatto che non fosse tanto, ma nemmeno pochissimo, proprio come un vero amore adolescenziale. Trovava la cosa sinceramente adorabile, cercando di capire allo stesso tempo, con tono totalmente innocente, se i due fossero effettivamente felici insieme o se stessero iniziando a nascere tra loro le prime crepe. La domanda le tornò indietro come un boomerang. La Nakajima alzò il volto verso l'alto, lasciando immutato il resto nella sua posizione.

    Pretendenti, dici?

    Era buffo che avesse usato proprio quel termine. Pretendenti interessati al suo cuore, ai suoi soldi o al suo corpo? Rimase in totale silenzio per una decina di secondi, picchiettando l'indice contro la sua guancia. Ogni tanto sollevava qualche altro dito, come se li stesse effettivamente contando uno a uno nella sua mente. Dovevano essersi apertamente dichiarati, come quelli che le mandavano fiori a San Valentino, o bastava avere l'impressione che fossero interessati? La domanda non era chiara e, da manuale, l'avrebbe aggirata.

    È davvero difficile ricordarsi di persone così irrilevanti.

    L'espressione quasi imbarazzata per non essere riuscita a dare una risposta concreta contrastava fortemente con una frase che, a libera interpretazione, poteva sembrare decisamente cattiva, ma che rispecchiava, senza ombra di dubbio, i pensieri della rossa. Regola #1: se qualcuno viene a proporti qualcosa, è sempre lui a guadagnarci più di tutti. Oltretutto, era difficile capire chi fosse davvero innamorato di lei e chi del pensiero di vedersi dentro la splendida villa in cui abitava. Nel dubbio, avrebbe scelto lei i suoi pretendenti e la sua lista era, al momento, completamente vuota.

    Posso farti una domanda, Shinso-senpai?

    Teneva su un'espressione amichevole, come una donna di ghiaccio che finalmente si scioglie in chiacchiera, per quanto questo non potesse essere più lontano dalla verità. Finalmente, intanto, arrivarono le ciotole di ramen.
     
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    Yumeru Shinso

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    Yumeru era un ragazzo dall’animo piuttosto vivace e dalle molte passioni.

    La natura, la musica, l’esercizio fisico, il giardinaggio… queste erano solo alcune delle cose che inebriavano e entusiasmavano lo spirito del ragazzo.

    In passato questa lista aveva anche compreso il suo promiscuo apprezzamento per il genere femminile – ma ovviamente adesso che Fuyuko era entrata nella sua vita ciò era cambiato. Il suo superficiale brio nel correre dietro alle ragazze era mutato, convertito nel desiderio più complesso e profondamente più appagante di non più correre dietro ad una moltitudine di fanciulle ma camminare fianco a fianco, mano nella mano, di una singola ragazza. E quella ragazza era Fuyuko Tanaka.


    Ma c’era una cosa che invece non era cambiata e probabilmente non sarebbe mai cambiata e questa era il suo amore per il cibo.

    Yumeru forse non era una di quelle persone dal palato raffinato e sofisticato, ma era una di quelle persone che mangiavano con il cuore.
    Il giovane aspirante vantava un più che sano e abbondante appetito ed era noto per essere una buona forchetta… ma anche un buon coltello, un buon cucchiaio e in nelle occasioni speciali anche un buon mestolo.

    In parte ciò era derivato indirettamente dal suo Quirk che accelerava drasticamente il suo metabolismo risultando in parte in una benedizione – permettendogli di bruciare con una discreta facilità le calorie delle ingenti quantità di cibo che consumava – ma anche un po’ una croce in quanto allo stesso tempo era costretto a consumare quelle ingenti quantità di cibo per mantenerlo.

    Yumeru però viveva bene questa condizione seguendo una più che soddisfacente alimentazione, senza mai risparmiarsi sfizi e capricci gastronomici.


    Questo suo aspetto lo portava ad apprezzare le compagnie di simile appetito. Gli piaceva consumare i propri pasti in compagnia di qualcuno che mangiava con altrettanto gusto senza fare troppi complimenti. Come Fuyuko, la sua fidanzata, che pur non avendo il suo stomaco senza fondo sapeva il fatto suo quando si parlava di mangiare con gusto, specialmente quando si trattava di dolci. Senza dubbio questo era uno dei tanti aspetti che portavano Yumeru ad apprezzarla.


    Ed era anche il motivo per cui Yumeru riteneva di poter intuire un po’ il carattere di una persona in base a cosa e come mangiava. Non era ovviamente una scienza esatta ma più spesso che no gli dava una buona impressione di con chi aveva a che fare.



    Era quindi un po’ curioso di vedere quale sarebbe stato l’approccio di Nakajima. A prima impressione gli dava l’impressione di una persona da gusti un po’ snob e frugali. Una di quelle persone che mangiano solo piatti di “nouvelle cuisine” – con porzioni misere impiattate in maniera sofisticata che saziavano più gli occhi che lo stomaco.
    La ragazza però non si sbilanciò granché nel mostrare i propri gusti – limitandosi ad imitare la scelta di Yumeru con l’unica differenza nella sua richiesta di porzione più ridotta. Non c’era molto da cui trarre conclusioni in quel tipo di scelta…

    La cosa più inusuale che il ragazzo poté notare era il fatto che Nakajima stesse ancora indossando i guanti. Aveva intenzione di consumare il proprio pasto senza toglierli? Il ragazzo non poté fare a meno di lanciare un occhiata di curiosità con la coda dell’occhio verso le mani guantate della ragazza, ma decise di tenere per se, almeno per il momento, la propria perplessità.

    "Suvvia, senpai, una donna non può concedersi del sano gossip?"



    Il ragazza sbuffò dal naso con fare vagamente divertito ma anche con una nota di scetticismo e rispose «Dipende dal tipo di gossip che stai cercando, Nakajima-san. Se stai cercando dettagli sordidi o drammi succulenti su cui spettegolare temo rimarrai delusa. Io e Fuyuko siamo una coppia piuttosto tranquilla e serena – senza molto da offrire al pettegolezzo.» – sentenziò con una certa finalità volta a suggerire la chiusura dell’argomento. Yumeru non aveva alcun particolare motivo per voler tenere un aria di segretezza riguardo al suo rapporto con Fuyuko, ne allo stesso tempo aveva alcun particolare motivo per sospettare che Nakajima avesse intenzioni inopportune al riguardo. Ma vista la sua poco lusinghiera reputazione di donnaiolo era sempre un po’ protettivo nei riguardi della fidanzata per quello che riguardava il mondo dei pettegolezzi.

    Lo preoccupava l’idea che le parole di qualche lingua maligna potessero arrivare alle orecchie di Fuyuko causandole disagio, dispiacere o preoccupazione. Perciò all’infuori della sua stretta cerchia di amici fidati cercava di evitare di rivelare più dettagli del necessario sulla sua relazione con lei.

    «…ma si, suppongo che ci possiamo considerare fortunati. O almeno sicuramente io posso considerarmi tale.» – finì comunque per aggiungere, rivolgendo alla ragazza un sorriso genuino.




    "È davvero difficile ricordarsi di persone così irrilevanti."



    Il ragazzo inarcò le sopracciglia in un espressione piuttosto sorpresa da quella scelta di parole piuttosto maligna. Questa forse era la prima volta che la ragazza aveva mostrato un cenno di carattere che non fosse cautamente neutrale o ambiguo. Era un segno di arroganza o solo una semplice fredda constatazione obbiettiva?

    E cosa sarebbe stato peggio in caso?

    Di fronte quella relativamente sfacciata sincerità il ragazzo sentì un impulso di ilarità e finì per sghignazzare con fare un po’ divertito «Woah, Nakajima-san. Che freddezza… nessuno di quei poveretti è riuscito a fare almeno una piccola breccia nel tuo cuore? Nessuna cottarella o infatuazione? Sembra un po’ triste, sai?» – aggiunse in fine con gioviale seppur un po’ sfacciata sincerità.


    Nel mentre finalmente gli vennero servite le loro ciotole di ramen. Yumeru si ritrovò a guardare con anticipazione l’invitante contenuto del suo “Hakata Garlic Tonkotsu Ramen” – si trattava di un tipo di specialità della regione di Hakata ben lontana da Tokyo, con un brodo di maiale ricco, denso e saporito, condito con un taglio di carne di pancia di maiale, cipolline verdi, semi di sesamo e funghi “woodear” – anche noti come “orecchie di Giuda” in alcuni paesi di cultura europea.

    Yumeru si prese un momento, con solennità quasi religiosa, per chiudere gli occhi e respirare a pieno la miscela di aromi del suo ramen.
    Il momento però venne prolungato quando Nakajima tastò il terreno per fargli un'altra domanda – il ragazzo distolse la sua attenzione dalla propria ciotola per rivolgere alla rossa un espressione un po’ per perplessa inarcando un sopracciglio «Finora non mi sembra che tu ti sia fatta troppi problemi a chiedermi quello che volevi, Nakajima-san. Quindi significa che tu sia diventata improvvisamente piuttosto timida oppure che la domanda che hai in mente possa essere piuttosto inopportuna…» – osservò il giovane per poi fare un incurante alzata di spalle ed aggiungere – «…ma si, chiedi pure. A questo punto sono anche un po’ curioso…» – concluse con semplice sincerità.





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    Alla risposta del ragazzo, la rossa avrebbe agitato in maniera pigra una mano davanti al volto, al fine di smentire le "accuse" appena portate avanti contro di lei.

    Spettegolare? Oh, assolutamente: a quale scopo? Non credo potrei trarre alcun vantaggio dal dire in giro che siete una dolce coppietta felice.

    Ma dal sapere che qualcosa in quell'anno trascorso insieme si era annidato tra le insicurezze dei due singoli individui, invece, sì. Ovvio, non per pura cattiveria, che senso avrebbe? Le informazioni hanno un prezzo, dopotutto. Il pettegolezzo fine a se stesso era assolutamente inutile, a suo parere.

    Era pura curiosità, mi chiedevo come gestiste la situazione, essendo entrambi aspiranti eroi. Voglio dire, non deve essere piacevole sapere che ogni scontro con un villain potrebbe essere l'ultima occasione per vedervi.

    Non pensava di dover essere esplicita, le pareva abbastanza superfluo spiegare ulteriormente che si stava riferendo alla morte di uno dei due. Yumeru sarebbe potuto morire nel suo scontro con quel criminale del culto delle farfalle, oppure finire in coma in seguito alla perdita della maschera anti-gas durante in qualche altro spiacevole incontro e la dolce Fuyuko si sarebbe trovata senza il suo "fortunato" fidanzato. Sminuì con un gesto della mano.

    Ah, ma non prendermi troppo seriamente, sto solo facendo la parte dell'apocalittica.

    Naturalmente, quel suo gentile sorriso l'avrebbe accompagnata durante l'intera conversazione, anche mentre trattava quei temi delicati, guardandolo in volto senza lasciar trasparire particolari emozioni. Chissà se avrebbero risvegliato qualcosa nel così spensierato studente. Intanto, questo, aveva risposto alla sua gelida frase riferita ai suoi ammiratori e pretendenti.

    Freddezza, dici?

    Si girò altrove, portandosi un indice poco sotto le labbra pensierosa, prima che queste tornassero a curvarsi verso l'alto mentre la testa voltava nuovamente verso di lui.

    In realtà, sono solo sincera. Non trovo utilità nel dare peso a una persona che vuole ottenere qualcosa da me, facendo offerte a cui non sono interessata.

    Teneva una mano poggiata sulla guancia, come a reggersi la testa.

    Avresti preferito delle parole più compassionevoli, Shinso-senpai? Forse avrei potuto concedere a quei "poveretti" almeno un primo appuntamento, dargli un minimo di speranza, una possibilità, prima di scartarli. Vederli dare il meglio di loro stessi per un fine irraggiungibile.

    Il suo sorriso si allargò leggermente mentre gli occhi si assottigliavano un poco.

    Ma, a quel punto, chi è che è davvero "triste"?

    Infallibile com'era, sarebbe stata lei stessa a capire il momento esatto in cui qualcuno le sarebbe interessato in quella maniera. Fino a quel momento, non avrebbe perso attorno a qualche cagnolino che le correva dietro per il solo gusto di poter ricevere qualche complimento o gesto d'affetto. Non aveva bisogno di certe frivolezze, le bastava l'affetto delle persone che già aveva intorno, coloro che l'avevano vista crescere e diventare la donna che era, non l'ultimo arrivato che aveva deciso di immedesimarsi nel suo principe azzurro. Che cosa stupida. Le cotte erano davvero qualcosa di sciocco. INCREDIBLE FORESHADOWING

    Il ramen era intanto arrivato, poco dopo la sua ultima domanda. La Nakajima sistemò bene la ciotola di fronte a lei, piegandosi di poco in avanti per gustare l'odore del contenuto. Era una di quelle pietanze che avrebbe gradito soltanto se preparata alla perfezione: i sapori dovevano sposarsi in maniera eccellente l'uno con l'altro, non doveva esserci troppa carne rispetto agli altri ingredienti, non troppo brodo rispetto alla carne e il sapore di questo non doveva essere nè troppo forte da annullare gli altri sapori nè troppo blando da farle sembrare di avere davanti una grossa zuppa d'acqua. Prese le bacchette, ancora indossando i guanti, e tirò su bocconcino di carne, osservandolo con occhio critico, accertandosi della cottura. Era maiale, dopotutto, e un baretto semplice come quello poteva tranquillamente averlo cucinato alla bell'e meglio, lasciando delle zone crude. Non sembrava questo il caso. Lo portò alla bocca, schiudendo delicatamente le labbra e addentandolo, iniziando a masticarlo.

    C'era qualcosa che non andava, però: un sesto senso, qualcosa che le stava creando un po' di disagio per il suo non essere appropriata al contesto. Ancora masticando, spedì gli occhi prima a destra e poi a sinistra, alla ricerca della causa, e capì subito il problema. Yumeru la stava osservando. Aveva qualcosa tra i capelli? Forse, portandosi il cibo alla bocca, si era sporcata da qualche parte? La rossa ricambiava quello sguardo, in attesa di qualche osservazione, finchè, fatto il boccone abbastanza piccolo da poter parlare in maniera sufficientemente normale, Noriko decise che era il caso di dire qualcosa. Alzò la mano libera dalle bacchette poco davanti alla bocca, per educazione, visto che ancora aveva da masticare, guardando il corvino negli occhi.

    Senpai, ti chiederei cortesemente di non fissarmi mentre mangio. È poco educato e mi mette a disagio.

    L'avrebbe guardato, aspettando delle scuse o come minimo una spiegazione per quel comportamento.
     
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    Yumeru si prese giusto un paio di secondi per squadrare con fare leggermente scettico Nakajima negare il suo interesse nello spargere voci su lui e Fuyuko. Il sospetto del ragazzo non era tanto dettato perché pensava che temeva che la ragazza potesse avere intenzioni maligne… ma perché la ragazza sembrava avere intenzioni ignote. Man mano che parlava con lei più si convinceva che la faccenda di “ringraziarlo” per il servizio che aveva reso alla comunità in veste da Eroe era solo un pretesto. La rossa sembrava il tipo che avrebbe deciso di manifestare quel tipo di gratitudine solo se fosse stata direttamente beneficiaria delle gesta di Yumeru.

    Ovviamente queste erano solo supposizioni mentali che giravano nella mente del giovane e al momento al quanto perplesso aspirante eroe. Piccoli dubbi e incertezze che giravano come uno sciame confuso attorno alla domanda cruciale che si stava ponendo da un po’.

    Cosa vuole da me davvero?

    Il ragazzo non era però tipo da intrattenere più del dovuto una simile cinica diffidenza – specialmente nei confronti di una compagna. Perciò represse questi pensieri mantenendo la sua naturale giovialità e sghignazzando quando Nakajima condivise la sua “apocalittica” curiosità, contemplando il tragico scenario in cui uno dei due potesse perdere la vita prestando servizio. «Decisamente un modo piuttosto gramo per rompere il ghiaccio, Nakajima-san. La maggior parte delle persone mi chiederebbe se abbiamo progetti futuri non se abbiamo contemplato la nostra reciproca dipartita.» – commentò schiettamente ma con un tono più divertito che offeso.

    Si trattava in fondo di un idea piuttosto plausibile. Lavorare – no, essere un Eroe inevitabilmente comportava un altissima quantità di rischi. La possibilità di rimanere uccisi o gravemente feriti durante il servizio era rischio costante con cui tutti gli eroi, aspiranti o professionali, dovevano venire a patti prima o dopo. Anche in circostanze normali la media annuale di mortalità degli Eroi raggiungeva le decine ma quel numero era sicuramente schizzato alle stelle durante la brutale emergenza di Ottobre.

    Però sicuramente il rischio che fosse una persona cara a correre quel rischio era una sensazione ben differente. La paura di poter morire poteva essere domata e sfruttata – quando ci si trovava a rischio di morte subentrava l’istinto di sopravvivenza per tenersi in vita.
    Ma la paura che la persona in procinto di morire fosse qualcuno a cui tieni era un tipo di paura diversa, era una paura che poteva congelarti sul posto o portarti a fare gesti irrazionali.

    Era una paura che un anno fa Yumeru non avrebbe preso in considerazione. Perché non aveva nessuno da perdere.

    Il ragazzo seguì a sospirare assumendo in maniera repentina un espressione più seria e più confacente all’argomento «Non posso dirti come la pensa Fuyuko al riguardo. Per come la penso io si tratta di un rischio con cui tutti noi Eroi dobbiamo imparare a convivere. Ma è anche un rischio per cui siamo preparati. Studiamo e ci addestriamo ogni giorno per poter affrontare nel modo più efficiente e sicuro le situazioni in cui possiamo trovare… Non c’è modo di arginare la paura per i pericoli che siamo costretti a correre, tutto ciò che possiamo è avere fiducia. Fiducia che entrambi faremo del nostro meglio per ritornare sani e salvi.» – spiegò il ragazzo.
    Considerando che forse la sua risposta non era particolarmente profonda o esaustiva il ragazzo seguì a fare un alzata di spalle e aggiungere «…con questo però non vorrei che tu pensassi che siamo una coppia di “coraggiosi” invasati pronti a morire in nome della giustizia. Penso che possibilmente entrambi piuttosto che morire nobilmente per una giusta causa preferiremmo continuare a vivere per una giusta causa.» – decretò con tono vagamente solenne e un sorriso placido.
    Il ragazzo poi squadrò per un secondo la ragazza «Che mi dici di te invece, Nakajima-san? Hai deciso di diventare un Eroina in quello che si potrebbe considerare uno dei periodi peggiori per farlo. Non hai paura dei rischi? E la tua famiglia non è preoccupata per te?»

    (…)


    "Non trovo utilità nel dare peso a una persona che vuole ottenere qualcosa da me, facendo offerte a cui non sono interessata."




    Yumeru mostrò un attimo di perplessità di fronte a questa dichiarazione. Non tanto perché la ragazza non volesse dare alcuna chance a questi fantomatici dipendenti, ma più per il modo in cui lei parlava della cosa. Dava l’impressione che ne parlasse come se fosse una sorta di transazione commerciale piuttosto che un interazione romantica o almeno con un interesse affine.

    Di certo non era sua intenzione giudicarla al riguardo – in fondo lui stesso fino a prima di conoscere Fuyuko approcciava quel tipo di questioni come se fosse un “gioco”. Ma questo però gli dava sicuramente un altro indizio per capire con chi avesse a che fare.
    Il ragazzo alzò quindi le spalle con una certa indifferenza «Non fraintendermi – non ho la presunzione di assumere che fra quei pretendenti ci potesse essere il tuo “principe azzurro” e di certo non ho intenzione di esprimermi in loro difesa. Semmai al massimo potrei azzardare a dire per esperienza personale che più che dare una speranza a loro forse si sarebbe trattato di dare una speranza a te stessa? Parli di un "fine irraggiungibile" – è un modo per dire che non ritieni possibile di poterti innamorare di qualcuno senza una base logica?» – la interrogò il ragazzo.

    «Per quanto riguarda chi sia triste o meno – non saprei sinceramente. Non sono un tipo che si sofferma ad esplorare troppo questi pensieri filocosici. E non sono il tipo che pensa che l’“amore” faccia girare il mondo… ma penso che in alcuni casi sia ciò per cui vale la pena fare il giro di giostra. Se poi sia il tuo caso o meno lascio che sia tu a stabilirlo.» – concluse il ragazzo con un sorrisetto furbesco.

    I due misero momentaneamente da parte discorsi sentimentali e affini, apprestandosi finalmente a consumare il pasto ordinato. O almeno questo sarebbe stato il piano di Yumeru, se non fosse che Nakajima sentì il bisogno di porgli una domanda proprio in quel momento e poi… nulla.

    Yumeru rimase per qualche secondo a fissare la ragazza in attesa della fatidica domanda ma la sua attesa fu vana. La ragazza sembrò per un momento totalmente assorbita dall’esaminare la ciotola di ramen, che aveva ordinato praticamente alla cieca emulando l’ordine di Yumeru, e quando rialzò lo sguardo verso di lui gli rivolse un espressione di disapprovazione rimproverandolo perché la stava fissando.

    La cosa lasciò momentaneamente interdetto il giovane la cui prima reazione fu quella di guardarsi con attorno con fare un po’ confuso come a volersi accertare che non fosse lui quello a cui stava sfuggendo qualcosa. Lo sguardo confuso del ragazzo si assottigliò con una punta di sospetto, giusto nel caso si trattasse di una sorta di burla da parte di Nakajima, ma almeno a giudicare dall’espressione la ragazza sembrava sinceramente offesa e ignara della propria gaffe «…Nakajima? Tutto ok? Hai dimenticato cosa volevi chiedermi per caso?» – chiese portandosi distrattamente con fare preoccupato il bicchiere d’acqua vicino al naso per annusarlo, nel dubbio che magari gli fosse stato servito inavvertitamente dell’alcool – anche se sarebbe stato strano visto che nessuno dei due aveva bevuto.




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