The Secret for a Delicious Hero is in the Sauce

Social Role| Yumeru Shinso - Noriko Nakajima

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    Yumeru sembrava davvero essere quel tipo di persona le cui emozioni erano difficili da smuovere in una semplice chiacchierata. La sua espressione non era apatica come quella di Noriko, ma nonostante tutto era lungi dal ballare tra gli estremi di serietà e giovialità, lasciandole intendere che non stesse prendendo le frasi equivoche della rossa troppo sul serio, o che magari non lo volesse fare. Rimase impassibile alla sghignazzata dello studente.

    Evidentemente non sono come la maggior parte delle persone.

    Secca, seppur non apparentemente dura o seria, a sottolineare che la sua non era una maniera buffamente inusuale di trattare l'argomento, piuttosto che fosse la maniera giusta di farlo, dal suo punto di vista. Progetti futuri? Quali progetti futuri potevano prescindere dalla fatidica morte improvvisa di uno dei due? Perchè è palese che un eroe corra un pericolo di morte drasticamente maggiore di un cittadino comune. Non considerare questo fattore o sottovalutarlo sarebbe risultato subito in enormi problemi nel "futuro" che il ragazzo dipingeva. Avrebbero avuto un figlio, sapendo che questo si sarebbe potuto trovare inevitabilmente orfano per un errore commesso da loro, da qualcun altro o per semplice destino di fronte a un avversario troppo forte? Con la crisi che la città viveva al momento, anche in termini di eroismo, e dopo gli ultimi eventi, quell'ultimo scenario non era neanche troppo lontano.

    Continuò ad ascoltare la lunga risposta del corvino e, anche se la sua espressione sarebbe rimasta immutata, totalmente opaca al trasmettere qualunque emozione che non fosse la neutra attenzione a quel discorso, Noriko doveva ammettere di essere rimasta piuttosto delusa. Il volto del corvino era diventato più serio, il che le aveva fatto pensare che anche il seguito sarebbe stato colmo di sentimenti importanti, forti, che lo definivano come persona, ma soprattutto come eroe. Certo, non che la rossa fosse diventata improvvisamente la sua più cara confidente, però non si aspettava di certo una risposta del genere. "È un rischio con cui convivere" e "tutto ciò che possiamo è avere fiducia", ma "piuttosto che morire nobilmente per una giusta causa preferiremmo continuare a vivere per una giusta causa". Che risposta oltremodo generica e patetica. Ora capiva perchè Yumeru non era troppo preoccupato per la sua morte sul lavoro: perchè avrebbe fatto lo stretto necessario per sentirsi in pace con se stesso. Se la causa avesse richiesto la sua morte, Sunflower avrebbe valutato in maniera egoistica le sue opzioni e, se si fosse reso conto di poter uscirne vivo senza ripercussioni morali troppo forti, si sarebbe tirato indietro.

    Un discorso simile Noriko l'aveva sentito fin troppe volte, da spettatrice e da protagonista: siamo pronti a fare questo e dedicarci a quest'altro, ma le priorità saranno a nostra discrezione. Affermare di poter fare qualcosa e poi stilare varie clausole, quelle dannate clausole, per poter avere una via di fuga nelle situazioni più scomode. Nonostante ciò, la rossa non era affatto arrabbiata con il ragazzo, tutt'altro, si aspettava solo una motivazione unica e personale, non un lungo luogo comune. Eppure, qualcosa di utile l'aveva dedotta, o piuttosto era stata una conferma di ciò che già immaginava: gli eroi erano semplici esseri umani. Non erano creature mistiche dalla moralità incorruttibile. Erano altruisti, quello sì, magnanimi, difficile negarlo, ma soffrivano di tutti i vizi dell'essere umano. Come in ogni mansione, solo alcuni avevano venduto il cuore al loro lavoro, solo alcuni appartenevano alla scacchiera. Per altri era al pari del volontariato. E se il suo #1 tra gli studenti la pensava in questa maniera, aveva ragione di credere che, tolta qualche probabile eccezione, la maggior parte degli altri aspiranti eroi seguisse quella linea di pensiero.

    Non ho mai detto di voler diventare un'eroina, senpai.

    Il sorriso si era addolcito leggermente, guardandolo come per rimproverarlo di essere stato così innocente nel fare quell'assunzione, spostando poi lo sguardo verso il muro davanti a lei, dove stavano intanto il ristoratore si dava da fare.

    Ho deciso di intraprendere questo percorso di studi perchè sono interessata a un argomento, l'eroismo e le sue sfaccettature, che fino a poco tempo fa mi era totalmente ignoto.

    Abbassò lo sguardo, giocando un po' con le dita mentre le fissava, continuando il suo discorso.

    Avrei potuto semplicemente farmi una cultura dai libri, hai ragione. Tuttavia, leggere un libro sugli animali e addentrarsi nella giungla non sono la stessa cosa.

    Quindi mise leggermente le mani avanti, solo figurativamente parlando, voltando soltanto gli occhi verso Yumeru.

    Ho passato il test e mi sono potuta permettere di studiare questi argomenti "dal vivo", se così si può dire. Se continuerà a interessarmi, andrò avanti nel percorso disegnato dall'accademia.

    Voleva anticipare, non troppo dichiaratamente, una risposta prevedibile del corvino che l'accusava di aver "rubato un posto". Inutile dare lunghe spiegazioni: lei aveva passato il test e se qualcuno a cui aveva preso il posto era davvero così dedito all'intraprendere la carriera da eroe, forse si sarebbe dovuto impegnare un po' di più per non farsi superare.

    Per quanto riguarda la mia famiglia, mi appoggiano al 100% nella mia decisione. Ho già dato loro prova di fare le mie scelte con criterio, perciò non hanno motivo di preoccuparsi: sanno che se intraprendo un percorso è perchè ho già visto qualche passo avanti.

    Accompagnò quell'ultima frase con un sorriso un po' più cordiale di quello neutro precedente.

    Fast forward di qualche minuto e finalmente il corvino sembrava voler giustificare quel suo tenere gli occhi agganciati a lei mentre mangiava. Alla prima parola, la Nakajima non potè che lasciarsi andare a un sibilo a denti stretti, appena udibile, ma tradito dalla chiara espressione contrariata della ragazza.

    -san.

    Cosa è tutta questa confidenza.

    Evitò di dare voce a quella seconda frase. Noriko, era risaputo, teneva molto all'uso corretto dei suffissi, perchè erano una delle pietre miliari della buona educazione giapponese. Ecco perchè, fin dal primo momento, si era rivolta al coetaneo come "Shinso-senpai" o semplicemente come "senpai", senza osare neanche un più scorrevole -san, o magari anche -kun, visto che erano entrambi studenti e della stessa età, seppur di anni diversi. A molti non importava troppo questo genere di formalità, ma per lei era una cosa su cui non poteva transigere. Se gli avesse concesso di chiamarla semplicemente per cognome, il suo interlocutore ne avrebbe approfittato per muoversi verso terreni sempre più confidenziali. Pochissimi, in numero non superiore alle dita di una mano, potevano vantarsi di rivolgersi a lei come "Noriko-chan".

    Tuttavia, dovette ricomporsi velocemente dopo la spiegazione data da Yumeru, se così si poteva chiamare. Gli aveva chiesto qualcosa? Fece un attimo mente locale, portando una mano alla tempia e picchiettando con l'indice ritmicamente, prima di sgranare gli occhi al raggiungimento dell'obiettivo.

    Oh cavolo. Per favore Shinso-senpai, ti chiedo di scusarmi, il ramen ha completamente rapito la mia attenzione.

    Giunse le mani, mettendole di fronte al volto, aspettando che il ragazzo accettasse le sue scuse.

    In ogni caso, direi che a questo punto sarebbe meglio mettersi a mangiare, cosa ne pensi?

    Avrebbe aspettato che l'altro iniziasse a mangiare, prima di procedere nuovamente anche lei.


    Edited by .Milk~ - 12/4/2021, 00:48
     
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    Fama. Denaro. Potere.

    Questi in genere erano i punti principali che in genere motivavano le persone ad intraprendere la carriera degli Eroi. Ben lungi dalle mire idealistiche e altruistiche che qualcuno si sarebbe potuto aspettare da chi ricopriva essenzialmente il ruolo di paladini della giustizia.
    Ma in fondo si potevano davvero biasimare? Fare l’Eroe era un compito tanto impegnativo quanto pericoloso. Come avevano appena discusso Yumeru e Nakajima il tasso di mortalità era altissimo quindi sarebbe stato piuttosto irrealistico, per non dire ingenuo, aspettarsi che qualcuno potesse essere disposto a correre simili rischi solo per la propria bontà d’animo.

    Onore. Valore. Giustizia.


    In un mondo ideale gli Eroi sarebbero cavalieri senza macchia e senza paura disposti a battersi e sacrificarsi semplicemente per senso di altruismo e giustizia. O almeno idealmente questa era l’immagine che si cercava di trasmettere ai cittadini Ma nei suoi anni passati alla Yueei, confrontandosi con i propri compagni, Yumeru aveva presto imparato che non era altro che una facciata. Nessuno sano di mente sarebbe stato disposto a rischiare cosi tanto senza un adeguato tornaconto.
    Oh, sicuramente c’erano delle eccezioni. Ma nella maggior parte dei casi questi individui erano fanatici con uno scarso senso della realtà, megalomani convinti di essere sempre nel giusto sempre ad un passo di sprofondare in un pericoloso delirio di onnipotenza.

    Erano individui che confondevano l’idea di rappresentare la giustizia con l’incarnare la giustizia.

    Era la differenza fra un prestigiatore e un esaltato convinto dalla sua stessa farsa di poter fare vera magia – relativamente innocuo finché una poveraccia non finiva segata accidentalmente in due.


    Yumeru stesso in fondo era consapevole che le ragioni per cui aveva deciso di intraprendere la strada dell’Eroe non erano particolarmente nobili o altruistici.

    L’aveva fatto per semplice ripicca.

    Ripicca verso il nonno – dimostrargli che malgrado il suo disprezzo e la sua disapprovazione lui avrebbe potuto diventare ricco e famoso… ma soprattutto che avrebbe potuto diventare un pilastro essenziale della comunità.
    Durante il suo percorso questo sentimento originario era gradualmente sfumato lasciando spazio invece a qualcosa di diverso. Yumeru quasi senza rendersene conto iniziato a credere nel suo ruolo. Aveva iniziato ad intravedere le sfumature della vera natura della figura dell’Eroe e aveva iniziato ad sviluppare un senso di responsabilità verso le persone che dipendevano da essa.

    Voleva ancora diventare un punto di riferimento per la comunità, per la città. Ma non più per ripicca nei confronti del vecchio patriarca, ne per desiderio di fama e ricchezze. Aveva iniziato a provare un senso di appagamento, un senso di orgoglio, nell’essere qualcuno a cui la gente potesse affidarsi nel momento del bisogno.
    Ovviamente c’erano delle ragioni intrinseche e subconscie che l’avevano portato a questo sviluppo – forse un disperato desiderio di soddisfare il proprio bisogno di appartenenza. Ma questo non era esattamente il momento migliore per una simile contemplazione introspettiva.



    Tutta questa premessa era la ragione per cui Yumeru non si mostrò particolarmente sorpreso quando Nakajima rivelò la sua ragione poco “virtuosa” per essersi iscritta alla più rinomata scuola di formazione per Eroi del Giappone. «Quindi ti sei iscritta perché sei interessata all’Eroismo come… soggetto di studio?” – chiese con tono più perplesso e curioso piuttosto che indignato. Il ragazzo seguì a fare un alzata di spalle e fare una mezza smorfia vagamente incurante «Beh – questa mi è nuova. In genere la maggior parte dei compagni che conosco è più interessata a mire più… venali – meditò ad alta voce il ragazzo corvino grattandosi distrattamente il mento con la mano.

    Era una motivazione piuttosto curiosa. Perché prendersi tanta briga per studiare una cosa del genere? Era un semplice capriccio personale o la ragazza era mossa da una mira più elaborata?
    Piuttosto che interrogare se stesso Yumeru decise che il modo migliore di trovare quelle risposte era chiederle alla diretta interessata. Cosi con il suo solito approccio schietto e frontale seguì a chiedere «Quindi come mai tutto questo interesse per Eroi se non sei davvero interessata ad essere una di loro?»



    (…) Yumeru inclinò la testa leggermente di lato socchiudendo gli occhi con sguardo critico quando Nakajima lo riprese in maniera piuttosto sintetica e concisa per aver mancato di aggiungere l’onorifico appropriato rivolgendosi a lei.

    Istintivamente Yumeru dovette reprimere l’impulso di contravvenire intenzionalmente al rimprovero, magari perfino rincarando la dose utilizzando l’onorifico “-chan” o magari chiamandola direttamente per nome. Era qualcosa che Yumeru aveva fatto spesso in passato – era una tattica per entrare forzamento in confidenza con la ragazza con cui voleva provarci. Tattica che ovviamente spesso aveva ottenuto effetti piuttosto contro produttivi.

    Ad ogni modo il corvino non era intenzionato a provarci con lei, ne tanto meno provocarla per proprio diletto. Quindi frenò i suoi impulsi irriverenti ed evitò di aggravare il suo errore… ma allo stesso tempo non si corresse neanche, limitandosi a rivolgere alla rossa un sorriso sornione.
    In fondo pur non volendo provocarla… era anche vero che quello era stata una delle poche reazioni genuine e umane che gli aveva mostrato quindi istintivamente era un po’ curioso di vedere come avrebbe potuto reagire in risposta a questa mancanza d’etichetta.

    A seguire la ragazza sembrò mostrare un'altra sfumatura della sua persona. Una sfumatura piuttosto da svampita – perdendo il filo del discorso perché troppo assorta nell’esaminare la propria ciotola di ramen. Nakajima si scusò per la sbadataggine e esortò Yumeru ad ignorare per il momento la misteriosa domanda che lei aveva tirato in ballo in primo luogo.
    Il corvino le rivolse un occhiata perplessa e un po’ incuriosita per poi sbottare in uno sbuffò divertito «Sai Nakajima sei più strana di quello che pensavo quando mi hai invitato…» – commentò con semplice schiettezza volgendosi a riportare finalmente la sua attenzione al proprio ramen prima che questo si freddasse e che i noodles si gonfiassero troppo.





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    È comunque un indirizzo scolastico, no?

    Aveva il volto e gli occhi rivolti verso lo studente, dopo la domanda che le aveva posto.

    E la Yuuei è vista come la migliore del Giappone sono questo di vista, giusto?

    Fece spallucce, tornando a girarsi verso il ramen.

    Non vedo dunque perchè privarmi di un'opportunità che è proprio qui a Tokyo.

    Parlava dell'accademia come una qualsiasi scuola superiore, piuttosto che una vera e propria accademia per la formazione di coloro che avrebbero dovuto difendere la città. Ma di cosa stupirsi, essendo le persone stesse un oggetto di studio per lei? Poteva studiare letteratura senza necessariamente diventare una scrittrice, psicologia senza diventare psicologa e poteva studiare tutti gli intricati sistemi e modi di operare dell'eroismo professionistico senza dover necessariamente rischiare la vita in prima fila. Una qualità di chi rimane costantemente in cima è sapersi mettere in gioco, sì, ma soprattutto agire dove altri non penserebbero mai di metter piede.

    Aveva ormai preso a mangiare il suo rame, anche dopo l'ennesima noncuranza di Yumeru, palesemente voluta, nel tralasciare il corretto onorifico. Non era una bambina, era capace di non abboccare a una provocazione del genere con smorfie infastidite o parole pesanti, per quanto l'argomento le stesse a cuore. Al contrario, Noriko gli avrebbe rivolto un dolce sorriso, almeno in apparenza più sincero degli altri, socchiudendo anche gli occhi, ma senza dire una parola. Il suo errore era stato perdonato, così sembrava, e per lei l'importante era questo. Non era neanche colpa sua, dopotutto, se ogni tanto il suo cervello tendeva a tagliar fuori parti utili del contesto, in un tentativo di efficientare i processi cognitivi, un po' come un computer, o almeno così lo vedeva lei. Sollevò dei noodles con le bacchette, infilandoli delicatamente in bocca, facendo bene attenzione a non sporcarsi e soprattutto a non tenere i vermicelli a penzoloni dalle labbra, masticando e poi ingoiando il boccone.

    La differenza tra un eroe e un poliziotto.

    Continuò a mangiare, dicendo quella frase come se fosse un pensiero a voce alta, riprendendo in realtà il discorso precedente. Lasciò una lunga pausa in mezzo, necessaria per tirar su, masticare e ingoiare un'altra fetta di carne, prima di parlare di nuovo, sguardo ancora distante da lui.

    Un eroe non dovrebbe differire troppo dalle altre forze dell'ordine. Hanno un'autorizzazione all'uso del loro Quirk e possono agire in caso di criminali che sfruttino la loro unicità per compiere le loro malefatte.

    Qualche altro boccone, prima di riprendere.

    Eppure l'interesse mediatico nei loro confronti non ha fatto altro che crescere. I migliori sono al pari di attori o star televisive, in quanto a notorietà, acquisendo dunque, tra i loro altri doveri, quello morale di essere d'esempio per la comunità.

    Avendo ormai soltanto da bere il brodo rimasto, posò le bacchette di fianco alla ciotola, andando ad abbracciare quest'ultima con le dita.

    Il loro impatto è tale che molti vorrebbero smantellarli completamente, per altri sono praticamente divinità... devo davvero esprimermi sulla ragione del mio interesse?

    Sollevò la ciotola alla bocca, bevendo lentamente con gli occhi socchiusi. Alla fine era rimasta soddisfatta da ciò che aveva ordinato, nonostante l'atmosfera del posto le facesse comunque venire un prurito fastidioso addosso, una sensazione di povero e sporco che veniva camuffata solo dal buon odore e dalla conversazione che stava avendo. Finito, avrebbe posato sul bancone la scodella, prendendosi il tempo necessario a pulirsi la bocca con un fazzoletto, assicurandosi poi di non essersi sporcata i guanti. Ovviamente no, era stata ben attenta.

    Shinso-senpai, gli onorifici sono una parte integrante, oltre che della buona educazione, della tradizione giapponese.

    Aveva tagliato un argomento e cominciato con un altro con una totale nonchalance, mentre sistemava, per concludere, le bacchette dentro la ciotola vuota. In particolare, aveva marcato quel "-senpai". No, Yumeru non si sarebbe preso nessuna confidenza non concessa, a prescindere da quanto ci avesse provato.

    Sono una forma di rispetto, soprattutto. Riferirmi a te come "senpai" è rendere onore e riconoscere la tua anzianità in quanto studente. Che tu gli attribuisca un altrettanto importante significato o meno, ti chiederei, cortesemente, di non calpestare ciò che ritengo significativo.

    Parlava con tono estremamente calmo e pacato, non sembrava neanche una vera e propria ramanzina. La voce le usciva placidamente dalle labbra, come se stesse leggendo dalla pagina di un libro. Non un segno di ira nei suoi occhi, non una traccia di autorità nel suo volto. Yumeru non avrebbe ottenuto nient'altro dopo il sibilo precedente, alla prima mancanza. Noriko, al contrario, continuava a compilare le carte mentali di Sunflower.
     
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    Yumeru Shinso

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    «Davvero un ottima argomentazione…» – commentò Yumeru annuendo mentre si grattava distrattamente il mento con espressione concordante quasi come se stesse completando la compagna dalla chioma rossa per un arringa – «…indubbiamente la Yuuei è una scuola prestigiosa anche per chi non è strettamente interessato a seguire il percorso da Eroe.» – seguì a concordare.

    Il giovane si reclinò leggermente all’indietro con espressione assorta mentre sembrava ragionare sulla risposta di Nakajima seguendo ad esporre i suoi pensieri ad alta voce. Era abbastanza nella norma che il ragazzo seguisse a dire tutto quello che pensava – ad eccezione di quando si asteneva dal primo passaggio e procedeva direttamente a parlare.

    «Tu sembri il tipo che si troverebbe totalmente a casa nel corso di management della scuola… ma ho l’impressione che non sia quello che ti davvero interessa.» – speculò per mera intuizione – «Hai detto di essere interessata al mondo dell’eroismo e che per te questa è un occasione per studiare la cosa… in prima linea, no? Com’è che hai detto…?» – il ragazzo dondolò leggermente sullo sgabello schioccando le dita nel tentativo di aiutare la memoria – «Ah, si – “addentrarsi nella giungla” – citò testualmente le parole della ragazza – «…dalle parole che hai usato sembra che tu sia più interessata a studiare gli Eroi più che l’eroismo in generale.»




    Dopo quello scambio finalmente i due poterono gustarsi il loro ramen… o almeno cosi sperava Yumeru temendo che Nakajima decidesse d’interrompere nuovamente tirando fuori qualche domanda a tradimento.
    Yumeru si concentrò su quell’importante rituale di degustazione. Prima inspirò profondamente un'altra volta il fragrante aroma che saliva dalla ciotola. Poi seguì ad armarsi di cucchiaio per assaggiare il brodo per verificare il livello di sale – era importante per l’etichetta compiere questo passaggio prima di fare aggiunte o modifiche al ramen. Fare altrimenti sarebbe stato considerato una mancanza di rispetto e fiducia nei confronti dello chef e delle sue capacità.

    Il brodo era ben saporito ma Yumeru sentì il bisogno di rincarare la dose aggiungendo dell’aglio – normalmente era una cosa che evitava durante gli appuntamenti con Fuyuko, ma quella sera non aveva in programma di baciare nessuno quindi si servì generosamente.

    Seguì a verificare la fermezza dei noodles sollevandone un paio dalla ciotola con le bacchette e gustandoli lentamente in bocca. Valutando la texture dei noodles soddisfacente il giovane appassionato di ramen poté finalmente consumare di buona lena il tanto atteso pasto. Yumeru iniziò a mangiare il suo ramen con un ritmo spedito seguendo una specifica sequenza: cominciare risucchiando rumorosamente i noodles, poi prendere un boccone di carne e concludere bevendo un sorso di brodo – ripetendo ad oltranza la sequenza fino a che non fosse rimasto solo il brodo da bere.

    Mentre impegnato nel suo godurioso rituale gastronomico però Nakajima prese nuovamente parola, al che Yumeru rimase momentaneamente interdetto fermandosi momentaneamente per volgere lo sguardo su di lei mentre era chinato sulla sua ciotola con dei noodles ancora che penzolavano dalla bocca. Nakajima iniziò ad esporre ad alta voce la differenza fra la figura dell’Eroe e quella di un ordinario poliziotto – intervallandosi fra un boccone di ramen e l’altro.
    Constatando che la ragazza al meno sul momento stesse intrattenendo una conversazione che non richiedesse la sua risposta immediata il ragazzo riprese a consumare il proprio pasto risucchiando con non-chalance i noodles mentre ascoltava la compagna al suo fianco.

    Il giovane si soffermò di nuovo solo quando la ragazza sembrò aver concluso il suo discorso sollevando un vago quesito. Yumeru non le rispose subito, prendendosi qualche secondo per ponderare la questione mentre sembrava apparentemente assorto dal suo pasto. Il ragazzo sollevò dei noodles con le bacchette, facendo ben attenzione di sollevarli cosi che fossero completamente distaccati dal brodo e non si impigliassero con il resto. Prima di portarli alla bocca lì intinse nuovamente nel brodo per fargli assorbire più sapore, seguendo poi a “slurparli” rapidamente.



    Si pulì distrattamente la bocca con una salvietta e prese un sorso d’acqua per sciacquare la bocca e resettare il palato. Solo allora rispose «No, non credo proprio che tu debba farlo. La mia era solo una domanda di curiosità. Ho giusto pensato che… come hai detto tu stessa non sembri “come la maggior parte delle persone".» – commentò il ragazzo citandola con un sorriso mellifluo – «…e sai, non mi dai l’impressione di qualcuno che di punto in bianco decide di fare qualcosa per capriccio – rivelò schiettamente per poi aggiungere con un alzata di spalle «Ovviamente potrei sbagliarmi, ma…» - Il ragazzo si portò incrociò le mani dietro alla testa in una posizione rilassata e sospirando rivolse un occhiata traversa alla ragazza «...credo che tu non sia il tipo di persona che fa nulla per caso. Non è in fondo questa la ragione per cui mi hai invitato qui? Poter esaminare da vicino un esemplare di Eroe allo stato brado – chiese a bruciapelo con un sorriso bonario sulle labbra ma con una sfumatura tagliente nella voce che rivelava che nonostante il tono gioviale si trattava di una domanda seria.



    In maniera un po’ inaspettata però la ragazza seguì a rimproverare a scoppio ritardato Yumeru per la sua mancanza di etichetta nell’uso degli onorifici appropriati. La ragazza sembrava avere una propensione per saltare da un argomento all’altro senza un ordine logico apparente e vagamente sconclusionato che lasciava un po’ perplesso il giovane Shinso, incapace di comprendere se fosse intenzionale o meno.

    Il giovane corvino fissò per qualche secondo la ragazza con espressione impassibile… per poi esplodere in una fragorosa risata «Gomen, gomen, Nakajima-san, non volevo offenderti.» – chiese con tono bonario e decisamente non imbarazzato per il richiamo della compagna – «…sembri cosi roboticamente impassibile che non ho resistito a cercare di provocarti una reazione più genuina.» – confessò in maniera schietta e sfacciata facendo un alzata di spalle senza sembrare mostrare alcun segno di rimorso.

    «Sai però ad essere cosi rigida e tirata ti sarà dura farti degli amici. Dovresti provare a rilassarti e scioglierti un po’!» – la esortò con entusiasmo dandole bonariamente un paio di energiche pacche sulle spalle.






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    Noriko dovette portarsi una mano a coprirsi la bocca, per nascondere un leggero risolino nel sentire il ragazzo fare quell'affermazione sul corso di management. Durò davvero un attimo, prima di rimettere la mano al suo posto e rispondere.

    No, direi che il corso di management non mi tornerebbe troppo utile.

    Non c'era nulla, o poco nulla per non essere troppo presuntuosa, che un corso a livello di liceo potesse insegnare alla rossa che lei non sapesse già, riguardo alla gestione di imprese, aziende o di qualunque altra entità che andasse gestita con efficienza e giudizio. I genitori erano già su un altro livello e le avevano insegnato, in maniera teorica e pratica, tutto quello che lei ora metteva in azione, anche facendo le sue personali esperienze e ricostruendo nuovi percorsi sulla traccia delle sue basi. Per quanto Yumeru avesse azzeccato nell'associare la sua personalità a quel genere di studi, no: il corso di management non l'avrebbe aiutata in alcun modo. Alla proposizione finale di quel primo tema, Noriko voltò gli occhi verso il corvino, neutramente sorridente come al solito.

    Non è quello che fa ogni aspirante eroe, senpai? Studiare chi è già del mestiere, o quasi, per trarne beneficio e aiutare nella comprensione del tema generale. Gli eroi sono i protagonisti dell'eroismo, dopotutto. Sarebbe come studiare la storia di una popolazione basandosi solo sulla loro politica e tralasciando invece le comuni abitudini del popolo.

    Si sforzò il più possibile di ignorare il disgustoso rumore che Yumeru provocava mentre mangiava i suoi noodles, cercando di guardare altrove, facendo finta di essere interessata al locale, in realtà cercando di ignorare quanto fosse di cattivo gusto quel modo di mangiare. Tuttavia, non si sentiva di fargli una lezione di etichetta; aveva fatto una eccezione per quanto riguardava gli onorifici giapponesi perchè la riguardavano direttamente, ma se lui avesse voluto mangiare il ramen con le mani non l'avrebbe fermato. L'avrebbe comunque giudicato, assolutamente.

    Quando poi lui decise di partire con la sua piccola analisi della personalità della ragazza, questa non potè che rivolgergli un sorriso accondiscentente, poggiando la testa sulla mano e guardandolo in volto mentre esponeva le sue teorie. Concluso il suo discorso, Noriko avrebbe aspettato un po' in silenzio, senza distogliere lo sguardo, prima di rispondere.

    Sicuramente non ti manca la fantasia, Shinso-senpai, ma paragonarti a una cavia da laboratorio mi sembra più adatto a un giallo di fantascienza, che alla vita reale.

    Parò senza lasciar trapelare assolutamente alcuna seconda intenzione, come stesse commentando il tenero racconto di un bambino. Chiaro che l'idea dietro a quell'incontro fosse tutt'altro che nobile, ma perchè dargli una conferma? Intanto il profilo del suo #1 continuava a riempirsi, ormai vicino a completamento. Quell'incontro, fino a quel momento, le era stato davvero utile. Aveva solo dovuto sopportare un mangiare rumoroso, qualche modo un po' rozzo del ragazzo e... pacche sulle spalle? La mossa aveva colto completamente alla sprovvista la Nakajima, che era visibilmente sorpresa in viso, visto che la buona educazione giapponese non vedeva di buon occhio tutto quel libero contatto fisico. Dopo la prima, la rossa avrebbe provato ad afferrare il polso di Yumeru mentre questo cercava di dargliene una seconda, guardandolo in volto. Non arrabbiata, più cercando di tenere un sorriso cordiale, ma lasciando trapelare un filo di disagio.

    C-credo che me ne farò una ragione, senpai. Non preoccuparti.

    Non osare mai più toccarmi senza permesso.

    Sentiva un irrefrenabile fastidio ora, come se si volesse strappare la pelle di dosso ora che il ragazzo l'aveva colpita con quella pacca. Se fosse stata qualunque altra persona, la rossa avrebbe immediatamente fatto entrare la sua guardia del corpo dalla porta d'ingresso e l'avrebbe allontanato di peso sbattendolo contro un muro. Ma, trattandosi di un suo compagno di scuola avrebbe lasciato correre per questa volta.

    Hai qualche altro interesse, che non riguardi la Yuuei?
     
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    Yumeru si grattò distrattamente sotto il mentre ascoltava le parole di Nakajima. La ragazza perseverava a mantenere una facciata ermetica e composta mostrando appena qualche scorcio criptico di quelle che le passava effettivamente nella testa. I suoi modi studiati e plastici le ricordavano un po’ Sumire quando l’aveva conosciuta – ma perfino Sumire lasciava trapelare tracce della sua natura più emotiva e genuina nascosta dietro il muro che si era costruita… mentre Nakajima dava l’impressione che dietro il suo muro tenesse nascosto un altro muro e dietro quel muro ci fosse una sfinge che sottoponeva tutti gli sventurati che l'avvicinavano qualche enigmatico indovinello prima di mangiarseli.

    Se Sumire Murakami giocava la sua parte tenendosi le carte ben strette al petto, Noriko Nakajima sembrava giocare tenendo le sue carte chiuse in una cassaforte in una stanza differente.

    In parte questo stuzzicava la curiosità del giovane aspirante eroe – era una sensazione simile a quella di vedere una scatola che qualcuno si era preso parecchie briga per tenerla chiusa con catene e lucchetti… inevitabilmente ti sorgeva il desiderio di scoprire cosa mai ci fosse dentro che la persona volesse cosi disperatamente nascondere.
    Ma ora come ora aveva ben altre preoccupazioni e pensieri per la testa. Non aveva il tempo e l’interesse per scervellarsi su cosa o meno potesse avere in mente la sua inusuale compagna di ramen. Questa volta avrebbe lasciato stare quel prurito senza grattarsi.

    «Hai ragione…» – seguì a rispondere – «…però sai… com’è che si dice?» – ponderò con espressione perplessa cercando di rammentare qualcosa «…c’è differenza fra il voler diventare un astrologo e il voler diventare un astronauta.» – recitò infine rammentando la citazione senza però ricordarsi dove e da chi l’avesse sentita.

    Quando poi la ragazza sbolognò la sua ipotesi sulle sue intenzioni come “fantascienza” il ragazzo seguì a ridacchiare divertito «Ah, beh… non penso di essere stato uno con molta fantasia. Ma visti gli eventi recenti e quello che ho sperimentato nel mio percorso da aspirante eroe ti posso dire che non è poi un idea tanto assurda. Anzi ormai non mi sorprenderei nemmeno se tu confessassi di essere un alieno venuto dallo spazio per studiare la razza umana…» – suggerì portandosi le mani alla testa con gli indici alzati simulando quelle che avrebbero dovuto essere delle antenne aliene.

    Il ragazzo riportò la sua attenzione sulla sua ciotola di ramen ormai quasi vuota con giusto qualche noodle e rimasugli di condimento che galleggiavano placidamente dentro il brodo scuro. Il ragazzo destreggiò le bacchette fra le dita con una certa manualità recuperando con calma i superstiti e portandoli alla bocca masticandoli con più cura ora che erano praticamente finiti per prolungare il più possibile proprio piacere nell’assaporare il pasto come se fosse il suo ultimo.

    Seppur probabilmente avrebbe mangiato nuovamente lì anche il giorno dopo.

    Prima che ultimasse il suo pasto Nakajima gli rivolse un'altra domanda… Una domanda sui suoi interessi. Per un certo verso Yumeru fu un po’ sorpreso dalla mondanità di un quesito cosi… normale. E non celò la sua sorpresa mostrandola sul viso inarcando in alto le sopracciglia «…i miei interessi?» – chiese con fare perplesso volgendosi verso la compagna.

    Nakajima non sembrava davvero il tipo da interessarsi agli hobby altrui – seppur ovviamente il ragazzo non aveva molte basi su cui basare la propria impressione avendola appena conosciuta. Magari era sinceramente interessata ai passatempi altrui – magari era in realtà una gran timidona che cercava goffamente di interagire con i suoi coetanei usando come punto d’appoggio il comune interesse per le collezioni di francobolli e le lezioni di ceramica. Affidarsi alle apparenze per bollare la ragazza come una subdola macchinatrice dalle mire enigmatiche sarebbe stato piuttosto ingiusto e superficiale da parte sua… Si chiese se fossero state le esperienze recenti a renderlo più cinico e guardingo. Quando dovevi avere a che fare con malvagità e sofferenza era difficile mantenere un cuore privo di macchia e sospetto.

    Il ragazzo sbuffò e fece un alzata di spalla «Uhm, fammi pensare un momento… interessi che non hanno a che fare con la Yuuei…» – ponderò brevemente cercando di fare mente locale – «…beh ci sarebbe il volontariato e il kendo… ma per un certo verso le considerò due attività integranti al mio percorso da Eroe…» – considerò ad alta voce – «…ci sarebbe la mia passione per il giardinaggio. È un passatempo che mi aiuta a rilassarmi e schiarire la mente…» – spiegò infine quella che sembrava essere la sua risposta finale.

    Ovviamente il ragazzo colse la palla al balzo per rivolgere la stessa domanda alla compagna «…e tu, Nakajima-san? Hai qualche interesse oltre allo studio dell’eroismo?» – chiese con sincero interesse.







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    Yumeru continuava a premere sulla sua velata accusa, se si poteva definire tale, riguardo al suo voler studiare gli eroi più che l'eroismo. Che queste fossero fondate o meno, non era di certo interesse del corvino, il quale, dietro le sue risate apparentemente sincere, nascondeva ancora una chiara diffidenza nei confronti della rossa. Ma ci era abituata: nessuno si fida mai troppo di uno sconosciuto che dimostrava tanta sicurezza come lei. Si aveva sempre paura della fregatura, del rovescio della medaglia nascosto dalle parole gentili che ella rivolgeva agli altri. Lo studente si confermava un tipo abbastanza sveglio, aldilà delle apparenze che lo disegnavano più come un sempliciotto alla mano dal comportamento a volte anche esageratamente amichevole. Lo stesso le fornì una docile scappatoia da quel discorso che non voleva ulteriormente approfondire. Sorrise leggermente divertita, non troppo, alla possibilità di essere un alieno venuto dallo spazio.

    Oh no. Hai scoperto proprio tutti i miei piani. Sai cosa vuol dire, vero?

    Disse, col tono di una madre che asseconda le fantasie del figlio, alzando la mano destra e puntando due dita verso di lui, mimando una pistola. E "bang", il povero studente sarebbe morto lì sul posto, davanti agli occhi di tutti, per aver ficcato il naso dove non avrebbe dovuto... oh beh, magari non con tutti questi testimoni attorno e non per mano direttamente sua.

    Riportò al suo posto la pistola, ascoltando Yumeru che parlava dei suoi interessi. Ovviamente no, non le importava assolutamente nulla dei suoi hobby, o meglio non dal punto di vista di semplice conversazione. Insomma, vi sarete ormai già fatti un'idea di quello a cui sta puntando la giovane Nakajima, sarebbe superfluo specificare che non si trattava di altro se non di continuare a costruire il profilo psicologico dello studente e cercare qualche "sorpresa".

    Ah, volontariato? Per conto di quale agenzia, se posso chiedere? Mi occupo spesso di beneficienza, perciò magari abbiamo inconsapevolmente collaborato, senpai.

    Regalare soldi? Noriko? Per favore, non facciamoci prendere a certi deliri insensati. I soldi in beneficienza non sono soldi regalati. La rossa aveva, anzi, tutto da guadagnare dalle sue sostanziose donazioni, da una semplice riduzione sulle tasse a suo carico a, più importante, un forte splendore d'immagine davanti all'occhio vigile della società. Il suo cognome era diventato noto anche per quello, assicurandosi di farsi trovare anche di persona presso le organizzazioni che sosteneva, così che anche i poveracci a cui erano dedicate potessero vedere il volto della Nakajima, la ragazza dal cuore d'oro che tanto aveva dato per il loro benestare. Che generosa.

    Prendo lezioni di pianoforte. Il resto è soltanto lavoro, ovvero seguire le attività di famiglia e altre cose noiose di cui non vorrei parlare nel tempo libero.

    Le sue gambe cadevano dritte e rigide lungo l'altezza del sedile su cui stava. Non si trattava di niente di noioso, semplicemente non voleva parlarne davanti al pubblico di estranei che la circondava. Noriko si prendeva fortemente cura della sua persona, nel senso che stava ben attenta alle persone che la circondavano. Sapeva che lei aveva un valore eccezionale, legato al suo patrimonio e alla sua posizione sociale, perciò sbandierare ai quattro venti tutti i suoi vari investimenti e possedimenti veniva visto da lei come qualcosa di fin troppo pericoloso. Però, forse, poteva concedere a Yumeru un piccolo assaggino.

    Hai presente l'Hotel Ito, quello a sei stelle qui a Tokyo?

    Si guardò intorno, accertandosi che nessuno stesse ascoltando, usando già un tono molto basso. Avrebbe potuto chiamare Benkei in qualsiasi momento, ma era comunque meglio non sollevare nessun polverone inutile. Fece cenno al corvino di avvicinarsi, mentre anche lei si sbilanciava in avanti, ponendo una mano aperta a proteggere il labiale, mentre l'indice dell'altra mano puntava a se stessa, sorridente come al solito. Sussurrò.

    È mio.
     
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    Yumeru osservò con vago interesse la “giocosa” reazione che Nakajima gli riservò in risposta alla sua assurda quanto infondata accusa di essere un alieno. La reazione lo sorprese leggermente perché Nakajima non sembrava esattamente il tipo da prestarsi a quel tipo di scherzo e reggergli il gioco. Sembrava di più il tipo che avrebbe sorriso educatamente e fatto finta di niente come a volergli fare il favore di fingere che la cosa non fosse mai successa.

    Nakajima invece si era invece prestata a quello scenario puntandogli una pericolosa pistola a dita contro e minacciandolo.

    …nel suo tono però Yumeru poté percepire che qualcosa mancava. Il tono della ragazza aveva toni morbidi e accondiscendenti che emulavano un fare materno. Ma non c’era alcun brio o effettiva allegria nella voce della ragazza. Le parole dalle forme giocose le scivolavano dalla lingua dure e fredde senza alcuna genuina emozione. La sensazione era simile a quella di sentire un bambolotto giocattolo che imitava pianti e risate – suoni plastici e preconfezionati volti solo ad emulare una reazione umana.
    Era una sensazione un po’ perturbante – difficile da interpretare.

    Yumeru però non si soffermò più del dovuto sulla cosa, con tutta l’esperienza che aveva accumulato nell’abbordare ragazze aveva bene o male imparato a tenere in movimento una conversazione senza perdere il ritmo dello scambio. Ridacchiò istintivamente e, rimanendo allo scenario fittizio improvvisato, alzò le mani in segno di resa «Puoi anche farmi fuori se vuoi… ma ti avverto che la mia ragazza la prenderebbe male e credimi non è una persona che vorresti fare arrabbiare.»
    Si trattava ovviamente di una battuta scherzosa. Fuyuko era la persona più adorabile e gentile che avesse mai incontrato e decisamente non era qualcuno che avrebbe inspirato terrore e paura.

    Ma c’era un nocciolo di verità in quella burla. Chiunque avesse visto la ragazza dai capelli turchesi all’opera con il suo Quirk avrebbe sicuramente preso atto del suo temibile potenziale. Non poche volte il corvino aveva contemplato quanto sarebbe stato effettivamente terrificante se un Quirk del genere fosse capitato ad una persona di natura ben più maligna e nefasta di quella di Fuyuko.

    Ad ogni modo nel suo specifico caso, Quirk o non Quirk, l’eventualità di farla arrabbiare incuteva comunque una certa paura.



    Il pasto di Yumeru era ormai quasi terminato. Dopo aver mandato l’ultimo boccone il giovane esaminò la ciotola di fronte a lui che ormai conteneva solamente il brodo che la riempiva quasi per metà. Mentre era occupato a fare ciò Nakajima mostrò interesse per le sue attività di volontariato e gli chiese presso quali agenzie avesse prestato servizio.

    Yumeru esitò un istante – era sempre un po’ reticente nel parlare del suo volontariato perché temeva di dar l’impressione di usarlo come vanto personale per fare bella figura, cosa che per lui contraddiceva lo spirito del volontariato. Ma era anche vero che raramente qualcuno mostrasse genuino interesse per l’argomento quindi rispose senza indugiare ulteriormente «Hm… beh, ho lavorato in realtà con diverse agenzie. Ho cominciato con il JVC, poi ho cominciato a collaborare anche con agenzie come Hands on Tokyo e Second Harvest...» – spiegò senza scendere troppo nei dettagli sul tipo di lavoro che aveva svolto con le agenzie – «…una volta accumulata un po’ di esperienza e aver stretto contatti con altri volontari ho deciso di fondare io stesso un organizzazione mirata a coinvolgere principalmente gli studenti… Dovrei avere un biglietto con me se non ricordo male…” – il ragazzo si soffermò momentaneamente a frugarsi addosso controllandosi le tasche posteriori del jeans per riuscire finalmente a recuperare un piccolo porta biglietti da visita in plastica. Il ragazzo sfilò un biglietto bianco in carta piuttosto economica. Con non-chalance lo poggiò sul bancone e lo porse a Nakajima facendo scivolare verso di lei. Sul fronte del biglietto c’era il logo della sua “organizzazione” di volontariato SEED, sul retro era invece scritti i vari metodi di contatto.


    Yumeru poi andò ad ultimare finalmente il suo pasto. Ripose le bacchette sul lato della ciotola e l’afferrò con entrambe le mani portandola alla bocca e mandò già in una sola tirata tutto il brodo all’interno mentre intanto ascoltava Nakajima parlare dei suoi interessi . Seppur il parlare consistette unicamente in una vaga menzione a delle lezioni di pianoforte. Yumeru non aveva mai praticato alcun strumento quindi non aveva molto da commentare al riguardo.
    Il ragazzo vuotò la ciotola e la poggiò con energica enfasi sul bancone sbuffando soddisfatto e si diede un paio di catartiche pacche sullo stomaco adesso pieno e sazio «Uff – ci voleva proprio…» – commentò brevemente servendosi di una salvietta per pulirsi distrattamente la bocca.

    Fu dopo quella breve manifestazione di felice sazietà che Nakajima menzionò l’Hotel Ito – un lussuoso stabilimento a sei stelle – e con fare inusualmente guardingo lo intimò cautamente ad avvicinarsi con l’apparente intento di condividere un qualche segreto con lui. Incuriosito dai modi cospiratori della ragazza Yumeru assecondò la richiesta e si chinò verso di lei prestandole orecchio.


    La compagna quindi gli confidò in maniera decisamente sintetica che vantava la proprietà di quell’hotel sfarzoso per ricconi. Yumeru rimase momentaneamente immobile con espressione marmorea. Non immobilizzato per lo stupore ma per la semplice perplessità. «Oh…» – commentò semplicemente infine in maniera piuttosto anti-climatico – «…davvero notevole.» – aggiunse con giusto un pelo d’incertezza, annuendo con il capo e assumendo un espressione vagamente impressionata non particolarmente genuina. Lo stesso tipo di espressione genitore che ammirava il disegno incomprensibile del proprio pargolo per poi appenderlo sul frigo senza capire se fosse il ritratto di un canguro, un orso o una giraffa. O magari un aereoplano.

    Ovviamente Yumeru era consapevole che si trattava tecnicamente di qualcosa di piuttosto significativo. Essere il proprietario di qualcosa di cosi imponente e di cosi smisurato valore era qualcosa da considerare stupefacente sotto diversi punti di vista.

    …ma non era il genere di cosa che impressionava il corvino. Yumeru non era esattamente il tipo di persona che dava molto peso a questioni materialistiche e affini. Aveva una concezione di “valori” e “ricchezza” piuttosto differente. Sarebbe stato più genuinamente impressionato se la ragazza gli avesse detto di aver progettato lei il palazzo.

    In fondo Yumeru era cresciuto in una famiglia piuttosto ricca e influente prima di distaccarsene e anche lì alla scuola Yuuei frequentava quotidianamente rampolli e figli di papà di famiglie ricche e benestanti come Sumire Murakami , la cui madre era una rinomata artista di fama mondiale e il padre era un magnate del campo tecnologico – tutto ciò aveva ulteriormente desensibilizzato Yumeru nei confronti di quel genere di cose.

    Il ragazzo si ritrasse indietro raddrizzandosi nuovamente sullo sgabello «Non ci sono mai stato ovviamente ma sembra un gran bell’hotel… » – commentò cercando di voler manifestare il giusto apprezzamento per non apparire scortese – «…i tuoi genitori saranno fieri di te immagino.» – considerò ad alta voce. Poi corrugò la fronte in un espressione genuinamente perplessa «…ma perché tutta questa segretezza – chiese con più interesse.







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    Noriko teneva gli occhi su di lui durante quella docile scenetta, non alterando in alcun modo la sua espressione anche quando il corvino alzò le mani, arrendendosi davanti all'arma fittizia della rossa.

    Starò attenta a fare un lavoro pulito, allora.

    Se non si fosse trattato di uno scenario palesemente finto, il tono della ragazza avrebbe potuto far pensare al suo interlocutore che si stesse davvero preparando a ucciderlo di lì a breve, attirato in quel locale come un topolino che annusa formaggio, prima di finire in una crudele trappola atta a spezzargli il collo. Ma no, fortunatamente per lui e per l'eventuale vedova Tanaka non sarebbe successo nulla di tutto ciò. Si sarebbe volentieri dilungata nella lunga spiegazione del perchè questo non le fosse conveniente, tuttavia si sarebbe trattato di concetti inutili e superflui.

    Lo ascoltò in silenzio mentre descriveva la sua carriera di volontariato. Non una singola smorfia, di dissenso o di approvazione che fosse, abbandonò il volto della Nakajima, neanche nel momento in cui Yumeru le porse il suo biglietto da visita. Allungò la mano guantata verso il rettangolino di carta, tenendo delicatamente fra le dita e rivolgendo prima il fronte e poi il retro verso di lei. Rimase diversi secondi a fissare il biglietto, in silenzio, nonostante da leggere ci fosse davvero poco. concluse afferrandolo con entrambe le mani, piegandolo poco e fregando le dita su di esso, a esaminare la visibile economicità del materiale utilizzato. Alzò finalmente lo sguardo, mettendo il bigliettino nella tasca della giacca.

    Interessante.

    Diretta, senza spreco di parole. Non aveva altro da dire: aveva posto una domanda e aveva ricevuto una risposta soddisfacente. Avrebbe lasciato a qualcun altro le chiacchiere di circostanza. Non ebbe nessuna particolare reazione neanche quando Yumeru parve impassibile davanti alla, per così dire, rivelazione riguardo agli affari della rossa. Una persona davvero ricca non ha alcun bisogno di vantarsi dei suoi possedimenti o delle sue attività: per Noriko quella comunicazione aveva lo stesso carico emotivo del dire di essere un semplice impiegato statale. Impressionare il corvino non era sua intenzione, nonostante molti avessero comunque una certa reazione dovuta al fatto che fosse decisamente giovane per tutto ciò che aveva tra le mani. Inoltre, dal corvino non si sarebbe comunque aspettata nessuna reazione. I suoi modi di fare erano una montagna russa tra il troppo amichevole e il perplesso, tra il cauto e il rilassato. Yumeru stava palesemente cercando di "leggere" la situazione. Sincero in quel che diceva, ma non sempre genuino nel modo in cui si esponeva.

    Ti ringrazio, senpai. Lo sono sicuramente.

    Una frase detta con un sorriso leggermente più largo. In fondo, rendere fieri di lei i suoi genitori, la sua famiglia, era tra le cose che lei reputava più importanti e sapere che che qualcuno la vedesse come l'orgoglio della madre e del padre la rendeva sempre compiaciuta. Non esageratamente, dopotutto sapeva già che entrambi la vedevano come la loro prescelta e sapevano che il futuro dei Nakajima sarebbe stato sicuro nelle sue competenti mani. Lo guardò confusa quando le chiese il perchè di quel sussurrare, prima di rispondergli con lo stesso tono normale che aveva usato poco prima.

    Le persone sono pericolose, conosciute e sconosciute.

    Inclinò la testa, poggiandola contro il palmo della mano, solo l'indice alzato, adagiato lungo la tempia, l'occhio leggermente socchiuso mentre ragionava.

    O magari intendi che non dovrei temere, essendo in tua compagnia?

    Rimase un po' in silenzio, battendo lentamente il polpastrello contro la tempia.

    Penso che una terza guardia del corpo sarebbe un po' esagerata, Shinso-senpai.

    Finalmente arrivata alla soluzione, tornò dritta, unendo le mani aperte e guardandolo in volto.

    Ma se vuoi intraprendere questa carriera, posso fare qualche telefonata se vuoi. È impegnativa, ma redditizia.
     
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    Yumeru Shinso

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    Yumeru fece un piccolo sbuffo divertito in risposta alla ferma sicurezza di Noriko di “fare un lavoro pulito” nel ipotetico scenario in cui dovesse farlo fuori. Il ragazzo si reclinò leggermente all’indietro sospirando e commentando «Kowai, kowai…» – usando un tono però piuttosto rilassato che sembrava tutt’altro che spaventato da quell’eventualità, difficile dire se fosse perché non stava considerando l’improbabile scenario come una effettiva potenziale minaccia o se semplicemente non temesse a prescindere la compagna.

    Il ragazzo si soffermò comunque a contemplare l’idea e constatò ad alta voce – «…temo che la lista di donne che vogliono farmi fuori sia già abbastanza lunga. Ti toccherà fare una lunga fila.» – concluse in tono scherzoso ridacchiando.
    Per non parlare che sicuramente Sumire probabilmente aveva già aver programmato di essere lei la prima a farlo fuori e non si sarebbe lasciata sottrarre quella soddisfazione da qualcun altro – pensò in aggiunta fra sé e sé.


    (…) Parlando del più e del meno i due finirono a condividere un po’ di più di se l’uno con l’altro e la stessa Nakajima decise di esporsi rivelando in confidenza con fare decisamente circospetto di essere la proprietà di uno degli hotel più lussuosi, se non il più lussuoso, nel centro di Tokyo.

    Yumeru si dimostrò più incuriosito dalla, a suo dire, eccessiva cautela e segretezza con cui la compagna gli aveva rivelato quell’informazione. Interrogandola al riguardo però Nakajima sembrò più che convinta che il suo modo di agire fosse più che corretto mostrando di posseder una genuina vena di sospetto e diffidenza.

    “Le persone sono pericolose, conosciute e sconosciute.”


    Yumeru si chiese cosa potesse mai temere effettivamente la rossa. Aveva per caso paura che qualcuno in quel piccolo modesto ristorante fosse una sorta di spia o sicario in agguato pronto ad attentare la sua vita?

    Era per questo che andava in giro con una scorta? Pensandoci il ragazzo fece caso in quel momento che nonostante la sfilza di ereditiere e rampolli di illustri famiglie che frequentavano la scuola era abbastanza inusuale che questi andassero in giro con una scorta. Questo perché era piuttosto strano immaginare che un Hero ne dovesse aver alcun bisogno.

    Yumeru poteva dar per scontato che la rossa avesse necessariamente superato le prove pratiche d’esame per iscriversi alla prestigiosa scuola di eroi e quindi sicuramente era quasi sicuramente più che in grado di difendersi da sola.
    Temeva per caso una minaccia tale da non poterla affrontare da sola? Si trattava di scrupolo fondato o di pura paranoia?

    Un altro interrogativo senza risposta. La rossa gliene stava procurando parecchi da quando si era imbattuto in lei, nonostante questa fosse piuttosto reticente e restia a rivelare più dello stretto necessario che riguardava la propria persona.

    Di nuovo il ragazzo sentì un distinto prurito di curiosità destato dalla piuttosto enigmatica persona di Nakajima.

    Ma ancora una volta si sforzò di ignorarlo e sbuffò con aplomb «Ah – certo che farei del mio meglio per proteggere la mia preziosa kohai. Sarebbe un mio dovere…» – dichiarò assumendo in maniera intenzionale un tono eccessivamente altisonante – «…in più ho il distinto timore che se ti succedesse qualcosa il buon Benkei se la prenderebbe con me. E non vorrei di certo mettere a rischio la mia amicizia con lui.» – concluse in tono chiaramente scherzoso. Per quanto sicuramente il sentimento di non voler irritare il grosso energumeno era tutto sommato genuino. Il ragazzo credeva nella sana politica che era meglio evitare di fare arrabbiare i gorilla muscolosi cosi tanto grossi di stazza che avevano bisogno di porte fatte su misura.

    «Ad ogni modo ti ringrazio dell’offerta ma se ci pensi tecnicamente per un certo verso sono già la tua guardia del corpo. O meglio tecnicamente in qualità di Hero sono una guardia del corpo per tutti gli abitanti di Tokyo – spiegò con baldanza giovale.

    «E poi sono abbastanza sicuro che con il buon Benkei a proteggerti non ci sia nulla di cui tu dovresti aver paura…» – suggerì infine il ragazzo. Riconsiderando però quasi subito – «…beh ad eccezione della possibilità che lui possa sedersi sopra di te senza accorgersene.» – aggiunse con espressione solenne e seriamente preoccupata per l’immaginaria quanto ridicola tragedia che aveva appena suggerito.





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    Era incredibile come quell'incontro, tutto sommato, stesse procedendo in maniera normalissima. I quesiti e le puntualizzazioni della Nakajima erano particolari, certo, ma grazie anche al carattere di Yumeru tutto sfumava in un'innocua ironia che portava avanti la conversazione di due persone che imparavano a conoscersi solo da quella sera. Avrebbe potuto aggiungere alle caratteristiche positive dello studente anche la capacità di adattamento che aveva dimostrato, nonostante la sottile esitazione che dimostrava, non troppo esplicitamente, di tanto in tanto. Qualche altra occasione per punzecchiarlo rimase incolta, oramai la rossa l'aveva tenuto abbastanza sull'attenti fino a quel momento, cercare di estrapolare altro da semplici espressioni da lui utilizzate sarebbe stato un power through eccessivo.

    Non riuscì tuttavia a resistere a quell'affermazione sull'essere il "bodyguard di tutti". La rossa accennò un più sincero sorriso, guardandolo dritto in faccia con fare rilassato.

    Credo sia una delle cose peggiori di cui tu possa convincerti, senpai.

    Si girò verso il bancone, assicurandosi che tutto fosse in ordine, prima di alzarsi lentamente dal sedile su cui stava, tirando fuori il cellulare per vedersi in faccia, nel caso le fosse rimasto del cibo sulle labbra o agli angoli della bocca. Guardava il suo stesso riflesso mentre parlava.

    Prima che tu possa accorgertene, ti ritroverai schiacciato dalla responsabilità che tu stesso ti sei messo addosso, incolpandoti di mali che non sei conscio fossero al di fuori della tua portata e diventando un pericolo per gli altri nella tua missione di redenzione.

    Rimise il telefono al suo posto, appurato che il suo viso fosse in perfetto ordine, alzando nuovamente lo sguardo e solo ora incrociando quello di Yumeru. Quella riflessione era uscita dalla sua bocca come stesse descrivendo la cena del giorno prima. Solo dopo qualche secondo, capendo che nonostante tutto il contesto non fosse quello adatto (se n'era mai preoccupata?), sminuì muovendo la mano e sorridendo forzatamente per addolcire la situazione.

    Perdonami. Pensieri ad alta voce.

    Si diresse alla cassa per pagare, offrendo come promesso la cena allo studente, per poi tornare da lui.

    Direi che possiamo uscire, sì?

    Aspettandosi una risposta affermativa, la rossa si sarebbe incamminata verso l'uscio, accompagnata, sperava, dal corvino, a passo lento e rilassato.

    Quel giorno, con te, c'era un'altra persona Shinso-senpai.

    Parlava a voce più bassa, guardando davanti a sè. Stavano varcando la porta.

    I giornali parlano di un vigilante che si fa chiamare Ichór.

    Messa la giacca sulle spalle, uscirono finalmente dal locale. Di fronte a loro la macchina della Nakajima, le guardie del corpo che, al vederla, scesero dalla macchina, posizionandosi entrambi di fronte a quest'ultima, in attesa che la ragazza decidesse di entrarvi. Questa, ora, si era invece totalmente girata, con la testa e col corpo, in direzione di Yumeru. Il vento freddo che tirava un po' più forte rispetto a prima.

    L'hai lasciato fuggire?

    No, niente sguardo neutro. Gli occhi ambrati di Noriko scavavano l'anima del ragazzo davanti a lei, affamati di una risposta.
     
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    Yumeru inarcò il sopracciglio accentuando un espressione di perplessità che si tracciò sul suo volto. Il ragazzo ascoltò senza interrompere la argomentare il perché definirsi una “guardia del corpo di tutta la città” potesse essere una scelta azzardata e troppo ambiziosa.

    Quando Nakajima terminò la bocca del ragazzo si crepò leggermente agli angoli per infine spaccarsi del tutto con l’esplosione di una risata. La suono gioviale e fragoroso della risata risuonò con disinibizione nel piccolo locale al punto di attirare l’attenzione degli altri commensali. La cosa non sembrò preoccupare o in alcun modo interessare l’esuberante Yumeru che fare divertito agitò la mano davanti a se come se stesse cercando di scacciare un cattivo odore in segno di enfatica negazione «Suvvia, Nakajima-san – stavo ovviamente scherzando. Neanche io sarei tanto megalomane da pensare davvero di poter proteggere l’intera città. Non dovresti prendere troppo sul serio le sbruffonate che dico.” – sghignazzò cercando di condividere la sua giovialità assestando un paio con disinvoltura un paio di giocose gomitate da compagnone sul fianco della ragazza.

    Sopprimendo eventualmente quella manifestazione euforica forse un po’ troppo disinvolta e incurante il ragazzo si ricompose e con una sfumatura un po’ più seria nel tono della voce «Se mi conoscessi sapresti già che non sono un tipo che pensa troppo approfonditamente questo genere di cose. Io sono un tipo più d’azione, se capisci che intendo.” – spiegò. Si soffermò per un attimo come a cercare di elaborare le parole giuste e poi distese enfaticamente il braccio davanti a se «…la portata del mio braccio. Posso salvare e proteggere solo quelli che sono alla mia portata. Questo è tutto ciò che sono in grado di fare. Non è molto ma è il meglio che uno come me può fare. Ambire a fare di più sarebbe piuttosto arrogante” – disse con un lieve pizzico di mestizia nella voce abbassando il braccio.

    Il ragazzo rivolse a quel punto uno sguardo di complicità alla compagna e aggiunse «…ma questo non dovrebbe essere un problema, no? Perché fortunatamente non sono l’unico Hero in città. Non sono l’unica “guardia del corpo” della città. Nessuno di noi può difendere singolarmente l’intera città ma tutti insieme gli Hero possono riuscirci. In fondo è questa la base del sistema, no? Io proteggo te…” - le sorrise con fare ammiccante – “…e tu proteggi me.

    Il ragazzo seguì a ridacchiare di nuovo affrettandosi ad aggiungere «Ma come ho già detto… non prendere troppo sul serio quello che dico. Non sono abbastanza intelligente o arguto per comprendere tutte le effettive diramazioni e i risvolti di questo sistema. Sono solo un tipo in costume a cui piace aiutare la gente.” – dichiarò infine in tono allegro e disinvolto screditando il baldanzoso e al quanto idealistico discorso che aveva appena fatto.

    Ma malgrado il suo modo di fare scherzoso e poco serio, guardandolo negli occhi era possibile scorgere un bagliore risoluto negli occhi che attestava il contrario. Che attestava che in una piccola parte di se, in un piccolo ma intenso tizzone ardente al centro dell’animo del ragazzo malgrado tutto lui ci credeva.
    Pur essendo consapevole che razionalmente una persona non poteva davvero proteggere una città da solo… questo non significava che non ci avrebbe comunque provato se fosse stato necessario.


    Dopo questo scambio, avendo ormai entrambi concluso il loro pasto, Nakajima si apprestò a pagare il conto come programmato. Yumeru non poté fare a meno di mostrare giusto una punta di disagio «Fa davvero un po’ strano farmi offrire la cena da una kohai… in genere dovrebbe essere il contrario, no?” – il ragazzo sospirò – “…ma suppongo che non avrebbe senso offrire di pagare almeno la mia parte a questo punto.” – considerò ad alta voce il ragazzo. In più temeva che insistendo avrebbe potuto offendere Nakajima come ad implicare che non le spettasse di pagare in base a qualche obsoleta etiquette patriarcale. Facendo un alzata di spalle con fare vagamente rassegnato il ragazzo portò le mani davanti a se unendo i palmi come in preghiera ed esclamò con tono pacato«Gochisosama – grazie per il pasto.” – mostrando gratitudine agli dei per il pasto appena consumato e in maniera indiretta ringraziando anche Nakajima per averglielo offerto.

    Mentre Nakajima completava la transazione Yumeru si preoccupò di rassettare come d’abitudine la ciotola e la parte del banco che aveva occupato sistemando le bacchette sopra la ciotola vuota e passando sbrigativamente la salvietta bagnata sul bancone per pulirlo. Dopo di ciò senza aggiungere altro seguì la compagna fuori dal locale soffermandosi sulla soglia per congedarsi accennando un inchino con la testa e facendo un meno informale segno di saluto con la mano prima di varcarla assicurandosi di chiudere la porta dietro di se.

    Uscendo fuori poté subito percepire la drastica differenza di temperatura. Il gelo esterno non perse tempo ad aggredirlo su mani e faccia soffocando rapidamente qualsiasi traccia di calura persistesse nel suo corpo. La sensazione iniziale non era necessariamente spiacevole – l’aria fredda aveva un che di fresco e frizzante dopo essere stati chiusi nel piccolo locale. Yumeru si soffermò ad apprezzare per un breve secondo la sensazione di pizzicore sul volto soffiando una piccola nuvola di condensa dalla bocca.
    Fu a quel punto che Nakajima cosi di punto in bianco gli pose l’ennesima domanda – interrogandolo sulle sue gesta all’ospedale – la ragione per cui in fondo lo aveva invitato in primo luogo. Specificamente chiedendogli come la figura del misterioso vigilante Ichor fosse riuscita a sfuggirgli.
    Yumeru questa volta mantenne un espressione piuttosto impassibile, una piuttosto discreta poker face. Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo limitandosi a fissare la compagna adesso di nuovo circondata dal suo entourage di guardie del corpo. Gli occhi ambrati del ragazzo brillavano pacatamente come braci incrociando lo sguardo con fare risoluto con quelli penetranti di Nakajima, senza tradire però alcuna emozione o pensiero.


    Eventualmente le labbra del ragazzo si curvarono in un piccolo sorriso – ben diverso da quelli chiassosi e genuini che le aveva rivolto fino a quel momento. Questo sorriso appariva plastico e privo di calore.Ara ara~, Nakakima-san… avrei dovuto aspettarmelo che avresti tenuto forte il pezzo forte per la fine.” – commentò con pacata ironia. Il ragazzo sbuffò liberando un'altra piccola nuvoletta in aria. “Dalla tua domanda suppongo che dovrei sentirmi lusingato. Sembra che tu sia convinta che sia possibile che io l’abbia lasciato andare via per scelta… ma come avrai potuto leggere già nelle mie dichiarazioni su quegli articoli di giornale impedire la fuga di quel criminale era purtroppo fuori dalle mie capacità. Sono solo un semplice Eroe tirocinante che aveva già le mani occupate con un pericoloso terrorista e un ospedale pieno di civili da proteggere.” – argomentò con tono distaccato il ragazzo.

    Era tutto sommato praticamente tutto vero… ma non era tutta la verità.

    Yumeru ne era ovviamente consapevole. Quella era la versione dei fatti ufficiali che aveva raccontato alle autorità e ai giornali. Aveva confidato la verità solo a Fuyuko e ai suoi pochi amici fidati che sapeva avrebbero potuto comprendere la sua scelta.
    Il ragazzo piuttosto che limitarsi a darle quella risposta seguì invece a chiederle perché “Perché pensi che io lo abbia lasciato andare?”





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    Ho straforato un pò, gomen ò - ò"


    Edited by Leonarch - 3/6/2021, 10:36
     
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    Era scoppiato a ridere. E la cosa non le piaceva affatto. Yumeru già in precedenza aveva sminuito in maniera simile i commenti della ragazza, ma questa volta, per nessuna ragione particolare, ne era rimasta infastidita. La sua bocca era tornata neutra, la bocca priva di angoli verso l'alto o verso il basso, gli occhi puntati su di lui, il suo viso totalmente impassibile davanti a quella fragorosa risata, letteralmente in silenziosa attesa che tutto questo finisse. Odiava non essere presa sul serio. Sarebbe stata lei a dichiarare le sue parole ironiche o poco degne di reale analisi e attenzione. In mancanza di questo, nessuno aveva il diritto di ridere di lei. Continuava a fissarlo a quel modo, ascoltando sì le sue parole, ma distratta piuttosto dai vari pensieri che le consigliavano come avrebbe potuto punire una tale mancanza di rispetto. Nessuno poteva permettersi di ridere in faccia alla Nakajima senza alcuna conseguenza. Tuttavia, forse procedere con ciò che aveva in mente le avrebbe procurato più problemi che altro.

    Interessante.

    Fredda. Secca. Non un accenno di emozione in quella singola parola. Nonostante tutto, non era mai stata una condizione necessaria il fatto che Yumeru le andasse a genio. Tornata dal pagamento, il suo semplice sorriso sarebbe stato nuovamente presente sul suo volto.

    No, direi che non avrebbe alcun senso insistere, senpai.

    Disse, in risposta alla questione del pagamento. Si sforzò di non allargare il sorriso quando lui le fece notare di aver lasciato la domanda più pesante alla fine della loro serata. La ragione era assolutamente semplice: a questo punto aveva "testato" molte delle reazioni dello studente eroe al suo modo scomodo di porre le domande. Se l'avesse chiesto fin dall'inizio, non sarebbe riuscita a distinguere una risposta sincera da una fasulla o anche semplicemente un cambio di comportamento nella persona che aveva davanti. E quest'ultimo fu più che evidente. Un sorriso plastico, un po' come quello che la Nakajima era solita offrire ai suoi interlocutori, accompagnato da un tono distaccato che fecero intuire alla rossa che aveva colpito qualcosa. Non era convinta che le parole di lui fossero quelle di un bugiardo, ma c'era un'omissione, una semplificazione o anche una piccola bugia nascosta tra le altre verosimilità. Qualcosa non rendeva completamente vera quella risposta.

    "Non avrei mai potuto."

    "Assolutamente, come puoi anche solo pensare una cosa del genere?"

    "Neanche per sogno, ho fatto di tutto per catturare anche lui."

    "Come hai potuto leggere dai giornali, avevo già le mani occupate."


    Yumeru non aveva negato la possibilità esposta dalla ragazza. Aveva spiegato perchè la sua domanda fosse ingenua, in quanto lui era lì da solo con altri affari tra le mani, e quanto fosse inverosimile che questo potesse essere accaduto. Ma nell'intero suo discorso, non aveva mai negato esplicitamente quella possibilità. Perchè pensava che il ragazzo mentisse?

    Non è un segreto che molte persone simpatizzino per i Vigilantes, specialmente tra i giovani.

    Non mosse un muscolo di un centimetro, robotica come suo solito.

    Io non penso tu l'abbia lasciato fuggire. Io lo spero.

    Si mise le mani nelle tasche della giacca, stavolta parlava in maniera decisamente seria, la sua figura più professionale che si mostrava nel tono della sua voce e nel suo sguardo. Sembrava stesse parlando con qualcuno per valutare la sua assunzione, una specie di colloquio di lavoro.

    Non te lo nascondo, Shinso-senpai: per quelle che sono le mie conoscenze, ti reputo un ragazzo molto promettente e con un brillante futuro da professionista davanti.

    Un attimo di silenzio, per lasciare che il messaggio venisse correttamente elaborato.

    Gli errori sono comuni a tutte le professioni, non te ne farei una colpa anche se l'avessi fatto.

    Nessun cambio nella sua espressione, ma era una grossa bugia. Ogni errore era da colpevolizzare duramente. Sempre.

    Detto ciò, ammetto che un semplice "no" mi avrebbe di gran lunga tranquillizzato più di una giustificazione.

    Nuovamente in silenzio, in attesa di cosa avrebbe risposto il corvino. Non lo aveva messo con le spalle al muro, aveva solo reso abbastanza chiara la sua posizione. Chi fa il doppio gioco è pericoloso.
     
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    Yumeru Shinso

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    Un soffio di vento gelido si alzò sul tratto di strada di fronte al locale pizzicando la pelle scoperta dell’inusuale gruppetto che adesso stava sostando lì davanti. Si erano decisamente lasciati alle spalle la più piacevole e calorosa atmosfera all’interno del locale e adesso che erano lì esposti alle intemperie la temperatura sembrava calata sotto più punti di vista.
    Seppur non si potesse dire che Nakajima si fosse mostrata più calorosa e amichevole dentro il locale. La ragazza sembrava mantenere la propria “temperatura” a prescindere del contesto in cui si trovava – rinforzando l’idea che Yumeru si era fatto inizialmente di lei.

    Mentre Yumeru si considerava un tipo reattivo in grado di improvvisare e adattarsi alla maggior parte delle situazioni e delle conversazioni, Nakajima sembrava invece il tipo di persona che era intenzionata a seguire un unico ritmo. Il suo.

    E piuttosto che adattarsi era più incline ad imporre il proprio il ritmo al resto del mondo.

    Yumeru ascoltò in silenzio la replica di Nakajima alla sua spiegazione – anche se più che un replica aveva praticamente il tono di una critica. Quasi come quella di un insegnante che giudica con disapprovazione la presentazione di un alunno alla lavagna e fa suggerimenti per migliorarne il contenuto e la forma di esposizione.
    Il ragazzo piego un angolo della bocca in un mezzo sorriso, divertito tutto sommato da quell’immagine mentale che però si sciolse di rapidamente appiattendo di nuovo le labbra in un espressione più austera più confacente al tono di quella conversazione.

    I brillanti occhi ambrati del ragazzo si assottigliarono con disapprovazione e il ragazzo espirò pazientemente aria dalle narici in maniera lenta e protratta. Con espressione assorta il ragazzo seguì con lo sguardo l’evanescente sbuffo di condensa si sollevò come una nuvoletta per poi dissiparsi nell’aria. Per la prima volta in quella serata il ragazzo si stava soffermando a pensare prima di rispondere per selezionare con più cura le sue parole.
    Distrattamente infilò le mani in tasca per ripararle dal freddo «Sono lusingato che tu abbia tutte queste alte aspettative per me ma…» – si soffermò inclinando leggermente la testa con espressione dubbiosa – «…simpatizzare con i vigilanti? Capisco che non do sicuramente l’impressione di qualcuno molto intelligente ma arrivare a pensare che io sia cosi… stupido. Potrei ritenermi un po’ offeso, Nakajima-san.» – dichiarò scandendo con attenzione ritmica le sillabe del nome quasi con un ché di musicale.

    Il ragazzo drizzò la testa e continuò «“…e non c’è bisogno che tu ti affidi ad una speranza. Ti assicuro che non ho mancato ad adempiere al mio dovere: ho semplicemente scelto di dare priorità alla custodia del terrorista in stato di arresto e tenere fuori pericolo i civili innocenti – come previsto dal manuale. Questo è tutto.”»

    A questo punto il giovane aspirante eroe avanzò verso la ragazza cancellando la distanza che li separava fino a trovarsi a dritto in faccia alla ragazza con giusto neanche mezzo passo di distanza a dividerli. Ogni traccia dell’espressione amichevole e gioviale che il ragazzo aveva mantenuto per tutta la serata era ormai svanita lasciando un espressione dura e vagamente minacciosa. Il fatto che a fianco di Nakajima ci fossero le sue sicuramente ben addestrate guardie del corpo non sembrava preoccuparlo – non che comunque avesse la minima intenzione di fare nulla che richiedesse il loro intervento. Il ragazzo infatti si limitò a fissare la compagna negli occhi sovrastandola dall’alto per via della netta differenza di statura. I suoi occhi ambrati troneggiavano sul suo volto come due lune in fiamme. «Se vuoi una dichiarazione che ti tranquillizzi spero che ti vada bene questa: semmai la mia strada si dovesse mai di nuovo incrociare con quel vigilante o qualunque altro criminale della stessa risma, ti assicuro che non me lo farò sfuggire una seconda volta. Non è mia intenzione simpatizzare o condonare le azioni di nessun criminale – non importa quanto possano essere buone e nobili le sue intenzioni.» – concluse con tono lapidario. Il ragazzo pronunciò queste parole con convinzione assoluta, senza dubbi e incertezza. Ciò che aveva detto era la verità.

    La sua verità.

    La sua Giustizia.


    Dopo aver fatto questa risoluta proclamazione però l’espressione dei suoi tratti si ammorbidì ritrovando una leggera sfumatura bonaria. Il ragazzo arretrò di circa un passo ridando spazio a Nakajima e con tono più gioviale seguì ad aggiungere «…detto questo è curioso che tu abbia usato il termine “tranquillizzare”, Nakajima-san. Non sembra proprio che tu sia il tipo che ha bisogno di essere tranquillizzato… Mi chiedo in che modo la mia condotta sul campo possa in alcun modo influire sulla tua serenità?» – domandò con interesse mirato. Nonostante tutto il ragazzo non aveva avuto risposta alla sua curiosità: perché Nakajima si stava prendendo il disturbo di quell’incontro? Perché si stava interessando a lui?





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    Ancora una volta anche se ti ho già avvisato in privato, scusa per il ritardo ò - ò

    EDIT: Avviso che, a seguito di un chiarimento avvenuto in privato con Milk, ho dovuto apportare una modifica al dialogo originariamente postato in quanto basato su un errata interpretazione. Chiedo venia per l'inconveniente.


    Edited by Leonarch - 22/6/2021, 11:42
     
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    Lui stava in silenzio, pensando prima di rispondere all'ennesima, forse l'ultima, provocazione della Nakajima, così come era stato per l'intera serata. Anche se in realtà, stavolta, quella della rossa non era una vera e propria provocazione, più una sincera constatazione di come aveva percepito la risposta dello studente, il cui sguardo si era assottigliato prima di procedere con una nuova risposta, ben più carica emotivamente. E non perchè avesse sollevato la voce, ma piuttosto per il tono di voce serio che usava e per il modo con cui scandiva le sue parole.

    Lo vide avvicinarsi. Pericolosamente, aggiungerei. Era davvero un'occasione rara che una persona si trovasse a tale irrisoria distanza dalla ragazza, normalmente i due bodyguard avrebbero agito molto prima, sopprimendo la minaccia. Tuttavia, in questo caso, le condizioni erano ovviamente diverse. I due stavano immediatamente alle spalle di lei, le mani unite davanti al corpo, braccia rilassate, testa alta rivolta verso Yumeru, mentre la rossa invece osservava l'aspirante eroe dal basso della sua statura, resa ben più evidente dalla vicinanza tra i due. Per quanto la posizione del ragazzo fosse decisamente minacciosa, Noriko non aveva alcun tipo di paura, non perchè si fidasse del fatto che lui, animo buono, non le avrebbe fatto del male, ma perchè sapeva che non si sarebbe mai preso un rischio del genere. Non le sarebbe arrivata neanche una spinta dal corvino, ne era assolutamente certa.

    Al termine del suo discorso, la rossa rimase in silenzio, il mento sollevato per via dello sguardo che puntava in alto, verso gli occhi di lui. Il suo sorriso si allargò.

    Evidentemente è stata una vana preoccupazione. Ti chiedo di perdonarmi se ti ho offeso, Shinso-senpai.

    Chinò il busto in avanti, abbassando lo sguardo, movimento che l'avrebbe costretta a poggiare la cima della testa contro il torso del compagno di scuola. Non che volesse farlo, ma l'inchino era ben più importante. Le scuse erano per la maggior parte sincere, dopotutto il corvino sembrava molto più deciso nell'esprimere la sua posizione. Sarebbe tornata eretta di lì a poco, pronta a rispondere al nuovo quesito che lui aveva deciso di porle.

    Non sembra io sia ancora al corrente di tutte le direttive descritte dal "manuale".

    Disse, il suoi occhi di poco più sorridenti mentre citava il termine usato dallo stesso Yumeru.

    Se quello che reputo essere uno dei migliori futuri eroi fosse incline a chiudere un occhio verso certi elementi della criminalità, avrei difficoltà ad aver fiducia nel resto delle truppe, senpai.

    Le mani infilate nelle tasche della pesante giacca, al caldo.

    Ma a quanto pare non ho di che preoccuparmi.

    La testa ruotò di pochi gradi, verso il bodyguard dalle quattro braccia.

    Koetsu-san, mi porgeresti due voucher, per favore?

    Immediatamente la guardia del corpo si avvicinò all'automobile e, da un vano sotto il sedile, tirò fuori uno borsone costituito da varie tasche. Da una di queste tirò fuori due cartellini rettangolari, ricevuti subito dopo dalla mano aperta della Nakajima che li porse, a sua volta, allo studente.

    Quando tu e Tanaka-senpai volete passare una notte all'Ito, sarete i benvenuti.

    Aspettava che lui accettasse, ma prima si sentì di aggiungere.

    Ah, non vorrei farlo sembrare come l'ennesimo regalo, senpai. Sono solita concedere una notte, uhm, "di prova" a chi ritengo opportuno. Più che un regalo, credo sia meglio definibile come pubblicità.

    Il braccio teso, in attesa di una sua risposta in merito.
     
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