Another wonderful night in Tsukiji

Sweetongue embrava genuinamente non avere inteso quelle parole senza nessuna malizia o intenzione di insultare, ma Norio non poteva comunque fare a meno di prenderla un pó come tale. Sua figlia gli aveva preparato quell'outfit che indossava spesso quando suonava in qualche locale. Faceva anche un pó parte dell'immagine che si era costruito come musicista... quella del pianista ben vestito e distinto era forse un pó cliché, ma se qualcosa era un cliché era perché evidentemente funzionava. E poi non poteva certo presentarsi in un locale di un certo livello per suonare in abiti non adatti. In ogni caso, un insulto a quei vestiti era per lui un pó come un insulto al giudizio estetico di sua figlia, di cui si fidava ciecamente. (Vi giuro che i giochi di parole non li faccio apposta.) La sua si serró sul braccio del ragazzo prima che potesse ritirarlo, e intui che le frecce erano andate a segno quando udí il tonfo di Haru che cadeva a terra. Aveva... onestamente non era sicurissimo di cosa aveva fatto con quell'ultimo attacco. Il suo unico pensiero era stato quello di voler fermare l'avversario, ma non sapeva bene che effetto avevano avuto le frecce- della forma era sicuro, quando si sforzava per materializzarle le forme erano ben chiare nella sua mente-; avrebbe potuto controllare, ma sentiva di non avere piú la forza di materializzare nemmeno il piú piccolo ago. Quel breve combattimento che non sarebbe potuto durare piú di una manciata di minuti lo aveva sfinito. Rispose con una risatina genuinamente divertita al commento dell'altro sul bastone.
<< Lo strumento per aiutare un povero non vedente ti ha dato cosí tanti problemi?>> chiese. Era davvero divertito dalla cosa, peró quell'allenamento gli aveva fatto realizzare che, bastone da non vedente o meno, restava in effetti comunque una possibile arma improvvisata che aveva sempre con sé in ogni momento, quasi quanto poteva esserlo il quirk. Almeno finché qualcuno non glielo sottraeva con la forza...
<< Sí... l'ho sentito.>> commentó con una smorfia, andando a toccare inconsciamente con la mano libera la sua spalla che corrispondeva a quella che aveva colpito di Haru, come a volersi assicurare di non sentir colare sangue. Sapeva che non c'era, ma era difficile razionalizzare la cosa.
<< Le mie "lucine"... sono impulsi nervosi. Posso inviarli fuori dal mio corpo e far assumere loro svariate forme. Possono sia inviare dei miei impulsi che carpirne da chi toccano... in parole povere, posso percepire le sensazioni fisiche di qualcuno come fossero mie... e indurre particolari sensazioni in chi colpiscono.>> aggiunse, a mó di spiegazione.
<< Renderli solidi abbastanza da "bucare la faccia ad uno di Eden" é l'applicazione piú... cruda, ma a quanto pare si é rivelato efficace. >>
Sbuffó leggermente alla successiva richiesta dell'altro di offrirgli da bere. Non gli sembrava fosse stato menzionato nulla a riguardo.
<< Sicuramente non conciati in questo modo, nel caso lo faró un´altra sera, conosco un locale qui vicino... anche se non so nemmeno se sei maggiorenne. >> voltó appena il capo nella sua direzione, o perlomeno davanti a sé, riprendendo infine abbastanza fiato da rimettersi in piedi. Tornó a tenere il bastone davanti a sé, appoggiandovisi con entrambe le mani. La camicia a brandelli e sporca di sangue in due punti rovinava un pó l'immagine da gentiluomo distinto, avrebbe dovuto coprirla bene con la giacca chiudendola piuttosto stretta.
<< Non voglio certo rischiare di offrire alcol ad un minorenne... anche se hanno abbassato i requisiti per la maggiore etá, l'etá per bere resta sempre 21 anni. >> commentó con l'ombra di un sorrisetto divertito - lo sapeva perché sua figlia aveva compiuto diciotto anni proprio un anno prima che entrasse in vigore la legge, ed era rimasta molto seccata dall'essere considerata legalmente adulta ma il non poter comunque nemmeno ordinare una birra.

L'uomo rispose al commento fatto con noncuranza di Sweetongue con qualche secondo di ritardo. Si stava tamponando cautamente le ferite al fianco e allo stomaco con un fazzoletto tirato fuori dalla tasca della giacca, cercando di carpire l'entità dei danni. Almeno il fatto che il fazzoletto non si era ancora completamente inzuppato di sangue doveva essere qualcosa... ma avrebbe dovuto comunque coprire il tutto stringendosi bene addosso la giacca. Quello era qualcosa a cui avrebbe dovuto pensare meglio, in futuro, come trattare eventuali ferite... Dopotutto non poteva esattamente chiedere ad un passante qualsiasi se era sporco di sangue.
Vestirsi a strati, magari. Con parti che si potevano facilmente togliere e nascondere... e colori scuri, per far notare eventuali macchie il meno possibile ad una occhiata distratta di qualcuno che incrociava per strada.
E qualcosa di ampio che poteva camuffare la sua figura. Un mantello o qualcosa di simile sarebbe stato l'ideale... ma forse era troppo scomodo.
« Mirero' più in alto d'ora in poi.» commentò laconico alle parole del ragazzo, prima di lasciarsi sfuggire un sorrisetto divertito, il sorriso paziente di un padre che ha sentito il proprio pargolo dire qualcosa di un po' sciocco.
« Una katana nascosta nel bastone... farebbe sicuramente fa un certo effetto, ma che aiuto può darmi se non la so usare? C'è una bella differenza tra l'agitare un bastone a casaccio e il maneggiare una spada. Voglio solo sapermi difendere, non fare a pezzi qualcuno.» rispose, pur soppesando contemporaneamente l'idea nonostante tutto.
Gli uomini in nero di Blank erano tutti armati di katana... giusto?
Poteva chiedere una sorta di allenamento a qualcuno di loro?
Cercò di immaginarsi la voce sprezzante di Destro (o uno qualsiasi di loro) che gli abbaiava ordini mentre teneva in mano una spada cercando di insegnargli a usarla e fece una smorfia.
Ridicolo. Non avrebbe mai potuto funzionare. Per non parlare del fucile nell'ombrello... finché lo tirava fuori e capiva dove mirare usando gli hari, il suo avversario si sarebbe già spostato.
D'altro canto... pur non essendo strettamente uno dei cloni di Blank, se proprio doveva essere un membro di Deep Void, tanto valeva rimanere in tema... male che andava, poteva usarla solo come deterrente psicologico.
Inutile preoccuparsene ora, comunque.
Haru parve trovare le sue successive parole piuttosto divertenti, e da un lato non poteva biasimarlo. Sapeva benissimo che preoccuparsi dell'offrire alcol ad un minorenne era quantomeno ridicolo paragonato a tutto ciò che faceva Deep Void... o anche solo ciò che avevano fatto quella sera, se per questo.
« "Il chiodo che sporge viene colpito" » citò semplicemente.
"Deru kui ha utareru", era probabilmente tra i proverbi giapponesi più conosciuti, perché riassumeva alla perfezione i principi alla base della cultura giapponese. Conformità, agire per la comunità prima che per se stessi, non "sporgere troppo" attirando l'attenzione, che fosse in positivo o in negativo.
« Solo perché hai fatto qualcosa di ben più grave non vuol dire che tanto vale infrangere tutte le regole sia accettabile. Ho una certa immagine da mantenere.» aggiunse, con una punta di asprezza a quelle ultime parole.
Forse ad Haru poteva non importare molto, ma lui preferiva mantenere il più possibile la sua immagine di persona onesta e inoffensiva che seguiva la legge e non aveva nulla da nascondere. Doveva farlo.
Senti prima la voce e poi i passi di Haru allontanarsi, e sarebbe rimasto in quel magazzino ancora una decina di minuti, a prepararsi per il viaggio di ritorno e il cosa fare esattamente appena arrivato a casa.
... si era di nuovo dimenticato di chiedere delle luci. Non ricordava se Haru ne avesse accese, ma nel dubbio optò per l'uscire semplicemente dal magazzino. Anche fossero rimaste accese, non era sospetto che le luci di un magazzino al porto restassero sempre accese. Con un sospiro, finì di allacciarsi con calma la giacca ben stretta a coprire la camicia stracciata e uscì a sua volta dal magazzino. Avrebbe seguito il consiglio del ragazzo; meglio allontanarsi da lì ed evitare guai.