A Few Dead, More Gone, The Rest Well On Their Way

Role -- Farnia (Amachi Jabar) x Stan (Miyasato Oshima)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima
    Ho finalmente toccato il fondo. Stavolta davvero. Pensavo il punto più basso l'avessi raggiunto quando provai a su–... Insomma, quel giorno lì. Invece no, manco lontanamente. Adesso sono partito del tutto. Un anno di ansie e stress alla fine è riuscito a spezzarmi, se devo essere onesto c'è anche voluto più di quanto m'aspettassi.

    Allucinazioni. Forse sono saltato direttamente ai Disturbi di Personalità Multipla?

    Non ho più visto Kaworu dalla notte della rivelazione. Come se poi me ne ricorderei anche fosse. Le ultime settimane le ho passate immerso in un cocktail di attacchi di panico, dissociazioni, e un terrore esistenziale indefinibile. A volte penso di scorgerlo, sorridente nascosto appena dietro un angolo, mischiato al mio riflesso, indistinguibile tra facce note.

    Anche dopo la fine della quarantena non ho fatto un passo fuori l'Heights Alliance... Non so bene per quanto. Una settimana? Di più?

    Ma non poteva andare avanti per sempre, non può continuare così. Ok ho avuto il mio piccolo grande episodio, mi son dovuto piangere tutto fuori dal sistema e avere il breakdown nervoso di pulizia. Adesso si va avanti. Nell'ultimo anno non ho fatto altro che prendermi a calci da solo e i risultati sono questi, una mente che manco riesce a tenersi integra e si frammenta. La soluzione non è frustarsi ulteriormente.

    Ogni volta che le cose vanno male incolpo me stesso, mi flagello, e di conseguenza le cose continuano ad andare anche peggio. Sono stanco, cazzo. Non sarò mai veramente felice... MA POSSO ALMENO NON VEDERE PERSONE INESISTENTI?? Un minimo di comfort mentre vortico sempre più in profondità.

    Non dev'essere una coincidenza che il miraggio di Kaworu avesse come obiettivo migliorare le mie condizioni penose. Il mio cervello disperato per una briciola di serotonina ha dovuto convincersi esistesse qualcuno che credesse in me.

    ...Dovrei dirlo ai miei.

    Prima o poi.

    Non sono ancora pronto. Manco minimamente. Ho appena riacquistato la forza di volontà d'interfacciarmi con il mondo, rivangare quegli eventi potrebbe spezzare il precarissimo equilibrio la cui esistenza già è un miracolo. Non potrebbero manco prescrivermi alcunché, ogni tipo di psicofarmaco manda in overdrive la mia produzione d'Adelinium. Le poche volte che provarono a somministrarmi antidepressivi passai da dovermi svuotare ogni due o tre giorni ad anche quattro volte nel corso di ventiquattr'ore.

    ...PERÒ.

    L'ultimo periodo – tra Farfalle e Visioni – è stato parecchio duro. E quando il gioco si fa duro, il mio organo straborda e mi allaga il corpo mettendomi K.O... Ma non a questo giro. Mi son dovuto ricordare di scartare il materiale più spesso del solito, sì, però prima di entrare alla UA anche lo stess di un Esame difficile poteva prendermi male e mandarmi in tilt.

    Mi sarei aspettato degli eventi così importanti mi distriggessero.

    Ma sono integro.

    Circa.

    La mia tolleranza s'è alzata, il mio controllo sull'Adelinium è migliorato, e ora a tratti sono in grado di percepire quanta capienza ho rimasta con molta più precisione. Woah. È così che ci si sente ad aver padronanza sul proprio Quirk? "Padronanza" così per dire, è ancora tutto un Jolly tra le mie intestina... Ma non avrei mai crediuto l'addestramento all'Accademia potesse aiutarmi su questo lato.

    Forse un giorno sarò anche in grado di medicarmi senza diventare una fabbrica di sostanze.

    Forse.

    Ma quel giorno non è oggi, per il momento se voglio evitare d'impazzire non posso ancora affidarmi ai farmaci. E non posso manco andare avanti come ho fatto fin ora... Qualcosa deve cambiare. Ma cosa? Se l'allucinazione era davvero la manifestazione della mia psiche che implora aiuto... Ricordo m'accusò di "passare tutto il giorno a farmi problemi". E non posso dargli torto. Se mi degno di andare a lezione mi sento perso e inadeguato, e se non sono in classe sto in appartamento a... Far poco. Anzi, proprio a far nulla.

    Se non pensare.

    E magari penso davvero troppo.

    Quante volte ho sentito la classica frase "dovresti trovarti un hobby", sia pronunciata sinceramente che in scherzo. Ma non ho proprio le energie per un hobby, o per altro in generale se non il minimo indispensabile. Oltre a non saper fare nulla. La cosa più vicina ad un passatempo per me è ascoltare musica, ho sempre le cuffie nelle orecchie a meno che non mi serva ascoltare qualcosa, o non siano vietate (ad esempio in classe).

    ...Meglio di niente, almeno. È qualcosa da cui iniziare.

    Non c'avrei pensato se non mi fosse arrivata da poco una mail dall'Accademia, stile "È un periodo difficile, ma possiamo ripartire, eccetera". Offrivano contatti di consulenza, oltre che a consigli generali per il ritorno alle lezioni... E una lista di Attività Scolastiche che cercano membri. Tra cui il Club di Musica che proprio oggi tiene una sorta di mini Open Day dopo l'orario scolastico, con tanto di rinfreschi, intrattenimenti, e organizzatori che cercano in tutti i modi di farti firmare.

    Sai che la situazione è disperata quando sono io di mia spontanea volontà a recarmi ad un ritrovo sociale.

    ❈ for My Hero Academia GDR



    Edited by Ryuko - 14/2/2021, 19:56
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Outlaws
    Posts
    704
    Location
    Toscana - Italy

    Status
    Offline

    Hero | ID Card | LVL 5 | E: 425 F:125 A:136 Q:139
    Narrato | Parlato | Pensato

    C’era da dire che quella quarantena non aveva aiutato Amachi nel passare bene quell’avventura catastrofica che aveva fatto all’aeroporto di Tokyo. Era già difficile potersi guardare allo specchio senza che ella potesse tirare un’offesa o uno sguardo di disgusto, ma c’era anche da dire che aveva toccato il fondo con tutta quella storia così complicata. Ormai da quasi un anno era una maggiorenne in quello stato, quindi poteva decidere di fare altre scelte nella vita e non di basarsi solo su quello che volevano i suoi genitori. Stava cercando un modo per staccarsi totalmente da loro, di poter prendere in mano la propria vita e di farla ribaltare interamente… Ma come?
    Innanzitutto doveva riprendere a studiare…Ma era un’idea sbagliata, soprattutto per chi, come Amachi, non aveva più interesse a stare tra quelle mura dell’istituto per eroi.
    Sentiva un senso di nausea, proprio da quando aveva varcato il cancello d’ingresso della scuola, mentre gli occhi pestati di occhiaie e stanchezza rimanevano celati dietro le lenti rotonde dei suoi occhiali da sole colorati con una lente verde acqua ed una fuxia. Era dimagrita, il volto leggermente incavato e sciupato, con quell’espressione che era priva di emozioni. Sulla testa aveva una parrucca che le copriva i suoi reali capelli ispidi e corti, infatti aveva optato per un taglio sbarazzino, corto, ma il colore di tali capelli era un biondo acceso che tendeva all’arancio. Sembrava una mossa per non farsi riconoscere, come il fatto che le orecchie da lemure erano tenute basse e cercavano di nascondersi dietro quelle ciocche dei capelli artificiali. La sua lunga coda ad anelli ondeggiava, bassa a sfiorarne il terreno, con quell’oscillazione che era dettata dai suoi passi poco sicuri e soprattutto lenti. Si, sembrava fosse presa da un peso alle gambe che le impediva di avere un normale moto, ma in realtà era quel senso di fastidio e disagio che le aleggiava in corpo, che quasi le voleva fermare le gambe, oppure muoverle più celermente ma per riportarla a casa.
    Era una giornata di festa per molti, ma non per lei.
    Si sentiva con gli occhi puntati addosso, con quel senso di accuse che si conficcavano come frecce sulla sua schiena. Forse qualche studente bisbigliava fatti suoi e lei li prendeva come dei possibili insulti verso la propria figura. “Non preoccuparti, nessuno ti giudicherà e dove si sbaglia o fallisce si può imparare molto, rialzandoci più forti di prima…” Così le dissero in più di una persona, tra cui Yoshito -il compagno della disgraziata avventura vissuta con le farfalle e nebbia- ma anche Darius, il suo compagno con cui aveva incominciato a convivere grazie alla quarantena. Il cuore batteva forte, alle volte sentiva come se le uscisse dal petto, mentre il respiro era poco regolare e spesso aveva dei momenti in cui faceva fatica a prendere aria. Quando incominciò la prima ora di lezione, lei si sentì a disagio, troppo, con quella classe colma di alunni che erano felici di rivedersi…Ma non lei. Cercò di evitare il più possibile la gente, contatti fisici, ma anche poche chiacchiere. Spesso si isolava da sola, oppure cercava di fuggire dalle calche di studenti, proprio come a mensa che aveva deciso di digiunare… Lei… Lei digiunare. Si, eppure quella sensazione di ansia e pesantezza che sentiva sulle spalle le aveva fatto chiudere lo stomaco. Si era posta ad un tavolo in un angolino, sola, con quel porta pranzo davanti che aveva custodito fino a quell’ora un po' di riso al vapore, carne stufata in salsa di soia ed altre spezie, insieme a delle verdure di stagione. Più volte si girò le bacchette tra le dita della mano destra, mentre il labbro inferiore veniva martoriato e ferito dai denti che, ormai da un mese, tagliavano la pelle delle labbra nere, screpolandole.
    Doveva mangiare…Lo aveva promesso a Darius. La mano destra certe volte tentò di prendere qualche chicco di riso, un pezzettino di verdura o carne, ma quando lo portava alla bocca era come non sentire sapori, né odori. Masticava, ma ci metteva una vita per prendere coraggio e inghiottire. Aveva forse buttato giù tre o quattro bocconcini, ma poi chiuse tutto e cercò di riporlo nella propria borsa.
    Quella giornata però non era normale.. Infatti Amachi dovette rimanere a scuola, perché fu spinta da quella mail dell’open day di musica “Forse posso trovare un momento per me.” Pensò tra sé e sé, mentre si stava cambiando negli spogliatoi per mettersi meno in divisa e più in abiti civili. L’odore dello spogliatoio non le dava mai noia, ma oggi sentiva come quel senso di rigetto, di dover andarsene da quella stanza. Non era il fatto che c’era sudicio o odore di piedi e sudore, anche perché era un istituto eccellente e la pulizia ed ordine era al Top! Sentiva quel senso di schifezza e disgusto solo perché era lì a scuola. Quando chiuse l’armadietto, l’anta sbatacchiò con forza, segno che l’altra non c’era andata leggera con il suo tocco. Sembrava innervosita, piena d’ansia “A breve andrò a casa…A breve andò a casa…” Si ripeteva in testa come un mantra, con quel tono sofferente, mentre sospirava più volte per calmare quel lieve tremore che la cominciò a pervadere. Stava male, era palese, anche se da fuori poteva apparire come una disagiata ragazza che se ne stava sola… Cosa che non era così troppo accentuata come cosa, almeno non sembrava una ragazza sciupata. Decise di indossare dei semplici anfibi neri con le stringhe bianche, in parte allacciate ma tenute larghe, mentre sulle gambe snelle aveva un paio di leggins neri che le nascondevano la pelliccia grigiastra, abbinati ad una minigonna bianca con due grossi bottoni sui lati del medesimo colore e sopra una maglina rosa magenta con sopra dei simil asterischi stampati di bianco. Sopra a tutto aveva messo una semplice felpa nera aperta sul davanti e col cappuccio calato sulle spalle esili.
    Prese la borsa e la custodia contenente la chitarra acustica e cominciò ad avviarsi verso l’auletta che avevano deciso di usare per quel piccolo ed accogliente open day di musica. Dopotutto in una scuola c’erano spesso e volentieri club per hobby post studio, anche se erano futuri eroi potevano svagarsi con la testa nelle ore di pausa o extra scolastiche. La mano sinistra sorreggeva le bretelle della custodia e della sua borsa, mentre l’altra si alzò e cercò con le dita ruvide e tozze di sistemare la parrucca sulla nuca. Non si levò gli occhiali, infatti entrò nell’aula dell’open day e dette un’occhiata fugace al suo interno.
    Si limitò a fare un accenno di inchino e mormorò:
    «Buonasera. Sono ancora in tempo per l’open day del club di musica?»
    E lo chiese forse alla persona che le pareva più “adatta” a stare lì…Cioè uno studentello armato anche lui di una custodia di uno strumento musicale, forse un flauto a giudicare dalla forma. Gli occhi stanchi, con le iridi gialle e le sclera nere, si puntarono sul ragazzo poco più alto della mutant, mentre lo squadrò distrattamente sul viso giovane e roseo. Le orecchie si erano alzate appena di qualche grado, mentre il volto era ancora neutro e privo di espressione. Annuì a quella risposta breve in cui diceva che era ancora presto, infatti non sembrava la gente che fosse già seduta e pronta alla presentazione, bensì sembravano attendere che arrivassero altri studenti.
    La coda oscillò appena alle sue spalle, ma sfiorò il pavimento e rimase con la punta leggermente arricciolata su se stessa per evitare di spazzare a terra. Abbassò le palpebre -tinte di ombretto lilla- a mezz’asta e cercò ancora da lui qualche informazione, ma rimase sulla soglia d’entrata, con quel nasino nero che si arricciò un paio di volte, solo perché le venne istintivamente di annusare l’aria e poter percepire cosa c’era lì dentro. Qualche studente era presente, ma non c’era chissà quanta gente, da una parte era posta la cattedra come punto dove c’erano i capi Club e i moduli da firmare, se si voleva far parte del gruppo musicale, mentre in un punto poco lontano da lei era posto un tavolino con sopra apparecchiato qualche stuzzichino classico e dei termos con tea caldo, acqua e un succo.
    Non conosceva nessuno, infatti si limitò a guardare verso la zona della scrivania, poi le varie sedie disposte come in un teatro da quattro soldi, con i banchi che erano stati accantonati sul fondo dell’aula.
    Cercò di andare a fare qualche passo verso i posti più lontani, infatti decise di prendere posto nelle ultime file, ma per il momento si limitò a levarsi le borse dalla spalla e posare la chitarra alla sedia vicina e sul sedile stesso provò a poggiarci la borsa. Si limitò a sistemarsi al meglio, come levarsi la felpa -dato che l’ambiente era caldo- ma anche mettere il telefono in silenzioso e dare una sbirciata agli ultimi messaggi o notifiche sulle varie app, anche se le mani le tremavano. Aveva sempre quella tensione ed ansia addosso che non la lasciavano libera, forse le serviva un po' di tempo da quel trauma che aveva vissuto e ritrovare un briciolo di autostima che ormai non aveva più. Non si levò gli occhiali, sembrava non avesse intenzione di levarli.

     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima
    Ecco, se c'è qualcosa a cui non sono portato è FARE musica, nonostante le quantità malsane che ascolto. Spero quindi sia comprensibile il disagio nell'entrare in aula e vedere una fetta così grande di persone che portano in mano o a tracolla strumenti. Forse sono veramente scemo io, pensavo che "Club di Musica" fosse più generale, non effettivamente di Musicisti. È passato appena un minuto e già sono super fuori posto.

    "Ah bella questa Stratocaster. Suoni semi-professionalmente da 10 anni? Bello! Io? Nono, io ascolto le OST dei videogiochi."

    Non posso manco esser parte degli snob musicali che venerano album "classici" o generi di ultra-nicchia, disdegnando il mainstream, perché sono un casualone enorme e ascolto praticamente qualsiasi cosa (eccetto la musica Country, una fattoria non l'ho mai nemmeno visitata).

    Di fatti buttando un orecchio qua e là – senza ovviamente il coraggio di prender parte a una vera conversazione – o si sta parlando di dettagli da musicista, o di qualche album o artista dai nomi a stento pronunciabili. Che cos'è un Daughters? Devo aver un po' sopravvalutato quanto questa potesse essere "la mia scena".

    Vabbeh, almeno c'è del cibo gratis. E poi ho fatto effettivamente qualcosa! Anche senza concludere un bel niente, è un passo avanti rispetto a restare in camera, eh?

    Raggiungo il tavolino dei rinfreschi tenendo lo sguardo basso, onde evitare d'essere intrappolato in una discussione come uno Scontro tra Allenatori in Pokémon. Son fortunato che mi sia relativamente facile svanire tra la gente, aiuta un sacco la mia ansia sociale poter "sparire" per un po' e non mancare a nessuno.

    Patatine, pretzel, bastoncini dolci di qualche tipo, e vari altri snack ognuno nella sua ciotola. A completare il tavolo piattini e bevande, e bicchieri usa-e-getta per le suddette. Non riuscirei ad andarmene senza sentirmi gli occhi di tutti addosso e udire i giudizi silenziosi di "guarda te sto sfigato"... Quindi rimarrò un po' per sgranocchiare qualcosa, e quando l'aula si pienerà un attimo di più spero di riuscire a strisciare fuori come un'anguilla.

    Guardando la stanza sta effettivamente entrando più gente. Molti, troppi, con i loro strumenti appresso ovviamente. Se qualcuno mi chiedesse che suono cosa dovrei dire? Ammettere di essere incapace o farfugliare qualcosa e sperare non mi facciano altre domande, giusto per salvare la faccia?

    ...E quella ragazza?

    L'unica seduta, ma ha comunque scelto le sedie più addietro. Mi ci sono soffermato mentre davo un'occhiata alla stanza e... Sono rimasto lì, con lo sguardo.

    Perché è così triste?

    Prova a nasconderlo, e ci riesce abbastanza bene soprattutto dietro gli occhiali da sole. Forse a tutti gli altri sembra solo un po' stanca, o al massimo di personalità generalmente poco vivace, ma... Non so. Non saprei spiegarlo. Forse è perché così tante volte mi sono trovato nella stessa situazione. Irrimediabilmente affranto, ma costretto a mostrarsi tutto sommato ok, perché rivelare i propri turbamenti farebbe sentire solo peggio.

    Appunto per questo, forse dovrei smettere di guardarla, lasciarla a se. Avrà i suoi problemi, se vuole restare in disparte chi sono io per "smascherarla"? Come mi sentirei ad essere nei suoi panni?

    ...Nei suoi panni ci sono quasi ogni giorno. È per questo che... La capisco. Dalla postura, da come si siede, da come maneggia il telefono e dal poco d'espressione che riesco a leggerle. Non mi sono mai visto in terza persona, eppure... È come stessi guardando in uno specchio.

    « ...Hey. »

    Cavolo.

    L'ho fatto davvero.

    Prima mi lamento delle ansie di stare attorno alla gente, poi faccio robe come queste. Mi voglio davvero male.

    "Nooo, smettila, che dai solo fastidio" mi dicevo mentre assortivo un secondo piattino oltre il mio.

    "Non intrometterti nei fatti altrui che crei solo danni" avvertiva la mia vocina interiore mentre portavo entrambi verso l'ultima fila di sedie, e mi annunciavo rubando l'attenzione della compagna dal telefono.

    « N–Non... Huuuh... Non sapevo bene cosa ti piacesse però ti ho vista senza nulla... Ho preso un po' di tutto. »

    MA SCEMO, ALMENO PRESENTARTI?? E poi se semplicemente ha già mangiato? Non c'ho manco pensato, ho fatto tutto sovrappensiero perché sembrava "la cosa giusta". Come sempre parto col piede sbagliatissimo.

    Le porgo gli sfizi, che li voglia accettare o gettare a terra sta lei, mi vanno benissimo entrambe le cose. Spero solo si decida al più presto perché mi tremano le mani e ho paura cadano entrambi i piatti. Mi trema tutto a dire il vero. Le buone intenzioni ci sono, ma io rimango io, sono capace di andare in panico per molto meno.

    « Io sono Miya! Ciao!– Cioè, piacere, non ciao! Argh... »

    Chi me l'ha fatto fare.

    ...Non sarebbe stato giusto nemmeno ignorarla, tuttavia. Non so, forse sto facendo una stupidata. Magari preferirebbe davvero rimanere sola e mi sfanculizzerà... Ma non la prenderò sul personale in quel caso. Se, però, potrei aiutare in qualsiasi modo... Allora il rischio vale la candela.

    Sono un Eroe scadente, ma non ho problemi a farmi male o farmi odiare se c'è una minuscola possibilità di migliorare la situazione. Che sia la mancanza di rispetto per me stesso, o il poco riguardo della mia incolumità fisica, questa è un po' la mia "Filosofia d'Eroismo".

    Lascia che sia io a soffrire quelle pene.

    ❈ for My Hero Academia GDR

     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Outlaws
    Posts
    704
    Location
    Toscana - Italy

    Status
    Offline

    Hero | ID Card | LVL 5 | E: 425 F:125 A:136 Q:139
    Narrato | Parlato | Pensato

    Ora non stava neanche rispondendo a dei messaggi, ma semplicemente stava scorrendo il pollice nero su quello schermo, così da spostare la schermata del social più famoso del momento. Guardava le Home di gente che si spacciava per “amica” solamente perché si era premuto su Accetta ad una richiesta di diventare amici…Ma effettivamente non c’erano persone che conosceva nella realtà, si, forse un paio o tre, ma nulla di più.
    Effettivamente era da parecchio che lei non ci pubblicava nulla, i suoi video li metteva direttamente sulla piattaforma dove si caricavano video e la gente poteva andare a vedere le sue cover.. Per il resto glie ne fregava poco e nulla, adesso ancora meno.
    Si mise seduta e cercò di incurvare appena le spalle in avanti, mentre le gambe si erano poste accavallate l’una sull’altra e la coda si adagiò sulle cosce, ciondolando poi pigramente lungo la leva inferiore sinistra.
    Era nel suo mondo, non stava calcolando effettivamente nessuno lì intorno, anche perché nessuno le stava chiedendo qualcosa, oppure le aveva chiesto di presentarsi, ma anzi, sembrava lasciata in disparte.. Forse era poco interessante, oppure avevano intuito che non era una giornata serena per lei, quindi succedeva spesso che la gente prima di infilarsi in una storia travagliata e intrigata, si tirasse semplicemente indietro ed andava avanti per la sua strada.
    Ma non fu per tutti così, infatti una voce sembrava richiamarla, proprio vicino a lei. Era talmente distratta che non si era accorta dell’avvicinamento del ragazzo dalla faccia ed abbigliamento anonima, una di quelle che Amachi stessa neanche ci avrebbe fatto caso per i corridoi. Trasalì e sollevò la testa verso l’alto, seguita dalle orecchie che si alzarono di qualche grado per ascoltare quel richiamo semplice di lui. Istintivamente spense lo schermo del telefono usando i tasti laterali, mentre lo portò in direzione della borsa che era lì al suo fianco su una seggiola che l’affiancava. Sfarfallò le ciglia un paio di volte e guardò verso quei due piattini tremolanti e subito la lemure ne sentì un odore inconfondibile di stuzzichini. Rimase spiazzata e cercò di allungare con incertezza le mani scure verso quel contenitore usa e getta, infatti provò a prendere quello che l’altro gli porgeva:
    «Ciao.»
    disse inizialmente, fin quando non lo tornò a fissare e si distrasse dagli stuzzichini che aveva appena adocchiato:
    «Mh…Grazie, non era necessario.»
    La voce era neutra, priva di entusiasmo o imbarazzi vari. Per un momento rimase in silenzio, incerta su cosa dire, ma poi cercò di puntare l’attenzione su di lui ed utilizzò la mano destra per andare agli occhiali, dove finalmente li tirò su, sopra la testa, dove li adagiò sulle ciocche biondo-arancio della parrucca:
    «Ma…Ci conosciamo?»
    Domandò spontanea, mentre sollevava il sopracciglietto destro in segno di curiosità.
    Fece un leggero cenno col mento di indicargli la sedia libera posta vicino a lei, mentre cercò di adagiare la parte dorsale del busto sullo schienale della seggiola, con il piattino che veniva tenuto sulla mano sinistra e coda. Puntò per un momento quegli stuzzichini, ma sentì un senso di nodo alla bocca dello stomaco che ne descriveva il suo essere priva di voglia di mangiare quella roba. Sospirò “Alla fine lo ha fatto per me, sarebbe scortese non mangiare. Uno o due salatini…Nulla di più.” Pensò lei, ma non ci fu una risposta per il momento da quell’essere negativo che spesso la martoriava dall’interno.. La sua coscienza corrotta dall’ansia ed i malesseri della lemure stessa. In realtà erano diversi giorni che non la sentiva, forse due settimane al massimo, che siano i prodotti che stava prendendo per annientare l’ansia e le sue crisi di panico?
    Sta di fatto che una cosa l’aveva fatta incuriosire: il tremore di lui.
    Perché stava tremando?
    Aveva paura della mutant stessa? Ah già, ci sono quegli individui che la bullizzano, la ignorano, ma anche la temono.. SI, perché nel mondo c’erano anche quelli che temevano i mutant, come se fossero degli esemplari feroci di animale, oppure delle deformi creature simili a mostri che si vedevano nei film. Sospirò un’altra volta, con le esili spalle che si chinavano appena in avanti, rendendo la sua posizione un pochino ingobbita. Scrollò la testa e cercò di tornare a liberare la mente, così che potesse volgere la sua attenzione verso il ragazzino che le si era affiancato:
    «Sono Amachi Jabar, piacere mio. Ma basta semplicemente Amachi.»
    Si limitò a rispondere, mentre inclinò appena la testa verso destra e lo fissò. Nel frattempo prese una nocciolina salata e sgusciata ed andò a portarselo alla bocca, anche se quando andò per masticare, lo fece con calma. Si stava sforzando di mangiare, ma cercò di non farlo capire all’altro che nel frattempo incominciò a parlarci. Non voleva sembrare così tetra o triste, doveva comunque nascondersi dietro una maschera e si limitò ad esporne una neutra e senza troppe sfaccettature. I suoi occhi, con le sclera nere e le iridi gialle, si fiondavano su quelli di lui, mentre cercava di incominciare una conversazione e non sembrare una che rifiutava la compagnia dell’altro -anche se avrebbe fatto volentieri a meno di avere gente intorno, ma son dettagli.
    «Di che anno sei qui a scuola?»
    Si informava sulla base, alla fine neanche sapeva da dove arrivava quel tizio…
    «Io al secondo.. E non sapevo che c’era un club di musica. Sembra una barzelletta, vero?»
    Accennò a sollevare l’angolo destro della bocca dalle labbra nere, così da mostrare un accenno di sorriso divertito, anche se quegli occhi raccontavano tutt’altro.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima
    Almeno ci ho visto giusto, sta male... La vera domanda è se abbia fatto la scelta giusta ad approcciarla così. Il "ci conosciamo?" sa molto di "ma tu cos'è che vuoi esattamente?" E quello anche io vorrei saperlo. Più che sollevare il morale sono solito portare ulteriori disagi... Dovevo ignorarla? Come tutti gli altri, che non realizzavano o si voltavano dall'altra parte.

    « No, non ci conosciamo... »

    ...E? Niente? Niente.

    Sarebbe orribile dirle che sembrava angosciata e mi sono avvicinato d'istinto, quanto lo sarebbe prenderla in giro con una scusa. Siedo accanto a lei, piattino sulle ginocchia, respiro pesante che cerco disperatamente di controllare. E adesso?? Sicuro m'ha invitato a sedermi per educazione, anche se prova a incalzare un tono amichevole i suoi occhi raccontano tutto. Non c'è solo tristezza o malinconia, sembra... Stanchezza? Esasperazione.

    Mi sento in colpa a "leggerla" in questo modo. Le sto strappando emozioni e sentimenti senza chiedere il permesso, faccio miei i problemi che lei invece vorrebbe tenere a se. Che diritto ho di far leva su tali segreti? Magari le serviva proprio un momento di relax, che per lei poteva essere starsene in disparte.

    ...Non riesco a pentirmi della mia scelta, per quanto ci provi. Anche io spesso voglio rimanere solo, o almeno così credo, eppure se qualcuno irrompe nei miei spazi non mi sento mai peggio di prima. Ripenso a quella giornata in mensa dove Eru mi si è seduta accanto. Ero in disparte, silenzioso, immischiato nelle mie ansie.

    Se la ragazza della 1A avesse pranzato altrove?

    « Amachi... È un bel nome! »

    Forzo un sorriso, che distolga l'attenzione dalla voce tremolante. Che accoppiata. Un rivolo di nervi in forma bipede e la compagna stremata dalla vita. Era strano essere dall'altra parte, la sponda di chi aveva a che fare con tutta quell'energia cupa.

    « Sono in Prima, classe B, frequento la UA da poco. »

    E di quel poco avrò speso il 75% tra le mura degli alloggi studenteschi, a malapena nella UA ho imparato ad orientarmi, figurarsi sapere di Club e altro.

    « Nemmeno io, oltretutto è diverso da quel che immaginavo, ahah... Penso che se dicessi ad alta voce i miei Artisti preferiti mi butterebbero fuori a calci! »

    Accenno un'occhiata alla custodia posata vicino ad Amachi, dalla forma inconfondibile.

    « Tu da musicista dovresti trovarti più a tuo agio, no? Io perdo il tempo anche solo battendo col piede, e non canto sotto la doccia per il terrore qualcuno mi senta. »

    Concludo con un'impacciata risata.

    Alla fine al raggruppo del Club di Musica c'è venuta... Forse parlare dell'argomento riuscirà un po' a distrarla da cosa la opprime, anche solo per un paio di minuti, voglio sperarci.

    ❈ for My Hero Academia GDR

     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Outlaws
    Posts
    704
    Location
    Toscana - Italy

    Status
    Offline

    Hero | ID Card | LVL 5 | E: 425 F:125 A:136 Q:139
    Narrato | Parlato | Pensato

    Alla fine era stata proprio Amachi ad iniziare una conversazione con lui, anche se era stato il ragazzo a fare la prima mossa.
    Forse era un segno che non era così contraria ad avere qualcuno con cui parlare? Ma spesso, era anche palese dal suo comportamento che stava tenendo, sembrava incerta o comunque non si sbilanciava più di tanto. Sembrava frenarsi, temere di fare un passo più lungo della gamba. Ma di che cosa aveva paura? Di certo la figura di quello studente non era così pericolosa, almeno dall’aspetto sembrava così fragile e gracilino, un po' come poteva sembrare la stessa mutant ad una prima occhiata. C’era qualcosa di più che la faceva distanziare, avere paura di quel contatto di una semplice conversazione… Forse era stata la batosta avuta da parte dell’ex collega di lavoro, Hayato?
    Sta di fatto che sembrava frenarsi parecchio, infatti rimase sul neutro e faceva domande semplici, giusto per non essere così gelida. Finalmente mandò giù quella nocciolina e distrattamente andò a raccogliere un altro salatino, uno di quelli a forma di bottone, salati, fatti forse con quell’impasto simile ad un crekers. Lo portò alla bocca e mentre guardò lui, sgranocchiava forzatamente quello stuzzichino. Era uno della prima, sezione B, ma lei non lo aveva mai notato :
    «Io sono della seconda.. Sezione A.»
    Si limitò a dire, mentre le orecchie si inclinarono appena verso il basso, come se stessero in una posizione di riposo.
    Al complimento sul nome, si limitò a fare spallucce e guardò per un momento verso il piattino, fingendo di sistemarlo al meglio sulla coda soffice che aveva sotto di esso:
    «Grazie, è un nome particolare. Credo sia poco conosciuto.»
    Dopotutto quante probabilità c’erano nel trovare un’altra tizia che avesse avuto origini del Madagascar? Poco e nulla, soprattutto in un paese come il Giappone. Il discorso si spostò sul fatto che non sapevano entrambi di un club di musica, o meglio, entrambi erano a digiuno della storia dei club nella scuola… Ma a quanto pare era anche la prima volta che il ragazzo realmente si stesse interessando alla musica, forse era un buon metodo per approcciare ad essa. Inarcò appena il sopracciglio destro e gli occhi si spostarono su di lui, mentre si rivelò sulla faccia quel leggero velo di curiosità:
    «Ah non sai suonare nulla, né cantare?» Accennò un sorrisetto sulle labbra, per poi socchiudere gli occhi «Non ti preoccupare, forse hai fatto la scelta migliore a venire qui. E non dovresti metterti questo tarlo in testa sulla preoccupazione di cosa pensano questi tizi su cosa ascolti.. Non fare le mie stesse ca**ate, alla fine rinunceresti a tante cose belle per… cosa? Perché hai seguito il giudizio di un individuo che magari ha dei gusti musicali peggio dei tuoi? Mpfh…»
    Sbuffò appena un accenno di risata, per poi volgere l’attenzione verso la propria chitarra, ancora era racchiusa nella sua custodia e non l’aveva nemmeno fatta vedere a nessuno. Parlava senza troppi peli sulla lingua, infatti si accorse poco dopo di aver detto una parolaccia:
    «Mh, scusa.. Non sono una ragazza da fiori di ciliegio, kawaii e guanciotte rosse.»
    Descrisse una delle tipiche ragazze Giapponesi che giravano anche a scuola: tutte dolcine, patatose, cosa che Amachi non riusciva ad essere… Forse si, ma non con gente sconosciuta.
    Aveva già parlato troppo dicendo cose che neanche lei doveva consigliare all’altro, anche perché la ragazza era una delle prime a farsi le paranoie su cosa la gente pensava di lei. La mano che raccoglieva i salatini si adagiò sul bordo del sedile della seggiola, proprio poco sotto la propria esile coscia.
    Le parole dello studente, quelle sul trovarsi a suo agio o meno in quel Club, fecero scuotere la testa alla lemure, infatti cercò di dare una risposta chiara e dal tono calmo, ma privo di una emozione:
    «Agio? Qui? No, sono una che non ama molto suonare con altri o una banda. Io sono molto sulle mie.»
    Rivelò all’altro, mentre cercò di aggiungere poco dopo:
    «Ma… Che cosa ascolti? Io un po’ di tutto, anche se prediligo canzoni che posso risuonare con la chitarra e cantare per fare le cover.»
    Magari trovava un qualcosa in comune, un gusto musicale che potesse legare in quel discorso i due.
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima
    Parla con me, ma le parole sembrano rivolte ad uno specchio. Sono così personali, colorate di un tono diverso da come si darebbe consiglio ad uno sconosciuto normalmente, mi sento l'Amachi del passato costretta a far fronte al suo futuro. È lì la radice del suo malessere? Rimpianti, opportunità perse, il giudizio degli altri che rinforza il proprio e ci costringe a imboccare strade non desiderate... La capisco. Fin troppo.

    « Nah, non c'è bisogno che ti scusi. Dovresti vedere come parla mia sorella! Gli iscritti al suo canale non ci crederebbero se sentissero certe discussioni a telecamere spente! »

    Amachi non ha da preoccuparsi di filtri alla propria natura. Probabilmente anche lei rabbrividirebbe al vocabolario di Asuka... Oppure diverrebbero immediatamente migliori amiche. Una delle due. Basta che non dica nulla ai nostri genitori o Misato perché la decapiterebbero, sono io l'unico con cui si lascia andare.

    « ...Comunque, so cosa intendi. Anche se non ho mai subito particolari aspettative o giudizi dagli altri, principalmente faccio tutto da solo, haha... Mi sono lasciato sfuggire tante occasioni nella vita. E il poco che mi rimane lo sento perennemente sull'orlo d'infrangersi. »

    Per colpa mia, ovviamente. Ero vicino a gettare via tutto, abbandonare amicizie, famiglia, futuro in un gesto avventato. Vorrei pensare se tornassi indietro sceglierei diversamente... Ma non lo so. Anche alla UA continuo a sabotarmi nonostante chiunque cerchi di farmi cambiare idea. Sarei ancora uno studente qui se non avessi incontrato Eru e Kaworu? O... Allucinato Kaworu, suppongo.

    « Ancora non sono convinto di meritarmi le poche cose buone che ho, o di essere abbastanza capace. Forse non lo sarò mai. Però c'è un gente che rispetto e considero ben più abile di me... E mi dicono che qualche speranza la ho. Voglio provare a fidarmi. »

    Oddio, ora sembra voglia farle la ramanzina, o un discorso motivazionale. Detesto metodi del genere. Ciò che funziona per una persona non da alcuna garanzia ad un'altra. L'ultima cosa che vorrei è dirle "per me ha funzionato, provaci anche tu". Però... Chissà. Magari vedere della positività in qualcun altro – ricordarsi che esiste – aiuta.

    Peccato che da me ne viene erogata pochissima.

    « Ah– Scusa! Non volevo la discussione si facesse così seria! »

    O meglio non su di me. Se trovassi uno spiraglio in cui subentrare per scoprire cosa l'affligge, riuscirei a capire meglio se c'è qualcosa che posso fare... E se è mio diritto provarci.

    « Hmm, anch'io ascolto un po' di tutto. Le mie playlist mancano di qualsiasi organizzazione hahaha. »

    Negli anni spesi tra varie piattaforme a seguire i raccomandati come la falena attornia il lampione ho bagnato i piedi un po' ovunque. Un po' mi dispiace non essere "fedele" ad un genere o una band, far parte di una fandom specifica sembra divertente. Ma sono troppo eterogeneo e distaccato da ciò che ascolto. Va bene tutto, finché mi fa sentire tranquillo.

    « Se dovessi dire qualcosa in particolare... Eh, dubito si consideri un genere questo, ma adoro le canzoni tristi che non lo sembrano. Hai mai sentito "Itte" di Yorushika? Tratta di... Uuh, "temi forti". Ma la melodia è carica d'energia, non ha un suono malinconico. »

    Un po' m'imbarazza parlare di musica, perché accentua quanto sia spento in qualsiasi altra discussione. Rispetto a qualche momento prima parlo a voce più alta, c'è una maggiore sicurezza in quel che dico. Certi compagni che mi vedono solo in classe non mi riconoscerebbero se entrassero in aula adesso.

    « Apprezzo il contrasto. La sofferenza espressa in quel modo... Sembra quasi dare un po' di speranza, capisci? Non so, forse sono solo io che penso troppo, hahaha... Scusa, ho divagato. »

    Ecco anche il motivo per cui pochissimi vedono questo lato di me. Se posso evito di tirarlo in ballo. Perché inizio a sproloquiare e a nessuno interessa di cosa va avanti tra le mie orecchie tutto il giorno. Ma la musica è anche bella perché è personale, no? Se sto dicendo tutto questo ad Amachi, è perché mi fido di lei, in un certo senso.

    « Tu invece? Hai preferenze su cosa scegli di suonare? Come decidi? »

    ❈ for My Hero Academia GDR

     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Outlaws
    Posts
    704
    Location
    Toscana - Italy

    Status
    Offline

    Hero | ID Card | LVL 5 | E: 425 F:125 A:136 Q:139
    Narrato | Parlato | Pensato

    Diamine, la vita nel web… Grazie a quel commento del ragazzo, le era balenata nella mente la sua paginetta storica in cui pubblicava le sue cover. Ormai, da quando era successo tutto il casino con le farfalle e il “medicinale” anti quirk, la sua paginetta era lì a prendere polvere. Da quanto non aveva più registrato qualcosa? E da quanto tempo non sentiva il gruppo dove andava a suonare il tamburo tradizionale Giapponese? Per un momento Amachi si irrigidì, colta di sorpresa a quel pensiero che era come un fulmine a ciel sereno. Sfarfallò le ciglia e con voce leggermente tremante ridacchiò:
    «Ah! Ha un canale su cui fare degli streaming? Ma se uno usa un linguaggio colorito, non dovrebbe ricevere lo shadow ban?»
    Così si chiamava la “prigionia” per punirti, veniva oscurata la pagina per un tot di tempo e ti mandavano un messaggio dove ti invitavano ad essere una persona più corretta ed educata, dato che sul web -purtroppo- c’erano anche dei minorenni che potevano essere “urtati” sensibilmente. Tutte stron*ate per lei, ma di certo non poteva controbattere e ribellarsi contro un potente organo come quello della rete mondiale.
    Forse anche Amachi era stata bannata qualche volta, ma più legato al fatto die copyright e stupidaggini simili. Andiamo…Che male c’era a fare una cover di un cantante famoso? Se fossi stato quella persona ne sarei rimasta piacevolmente colpita. E invece, questa legge del copyright era una palla. Succedeva spesso che la mutant perdesse tempo dietro alle canzoni, anche per cercare se erano protette da questa legge o simile. Era una rottuta registrare, montare il video e poi vederselo shadow bannato… Eh!
    Ma poi, ripensò al discorso e subito mostrò un sorrisetto quasi disagiato:
    «Ehm…Forse ho capito male io. Intendi dire che tua sorella a telecamere spente da il meglio di se con un linguaggio simile al mio? Scusami, forse sono un po’ stanca e il cervello mi connette poco.»
    Disse verso di lui, mentre sospirò. Guardò verso il piattino di stuzzichini, ma per il momento non ne prese altri. Si limitò poi a tornare su di lui e mentre lo guardava in viso, lo ascoltava nella sua piccola “ramanzina” che stava facendo alla lemure, anche se era tra le righe. La testa venne scossa un momento ed i capelli color biondo/arancio si mossero appena. Negò a quelle parole e cercò di fare spallucce:
    «Non devi. Se già pensi che sarà un fallimento, tu fallirai…E… E penso che non dovresti essere così negativo. Magari hai avuto delle delusioni dalla vita, delle costrizioni.. Ma non fare la mia stessa ca**ata. Guardala da un’altra parte, da quella positiva. »
    Lei ormai si era rassegnata, rovinata la sua vita per quella negatività che se l’è mangiata e risputata più volte per il puro godimento. Ormai Amachi era come divisa in due, con quella parte massacrata ogni giorno, sottomessa alla coscienza, mentre l’altra dominava e godeva nel punzecchiarla ed infliggerle cattiverie per farla stare male. Proprio per quella debolezza mentale ed emotiva lei si è fatta sfuggire tante cose, come il coraggio di diventare un’eroe, era partita subito con l’idea del “non lo voglio fare, non è il mio sogno, non sono portata per questo” ed il risultato si era visto, col fallimento della missione…Almeno per lei lo era stato.
    Sospirò alle successive parole ed annuì:
    «Bravo, dai una speranza a quelle persone che dicono che hai qualcosa in te di buono, che spaccherai quel muro di negatività e fallimenti. Alla fine sei alle prime armi, sei giovane.. Vedrai che stando qui dentro alla scuola crescerai parecchio.»
    Perché lei era vecchia, certo…
    Faceva dei discorsi che doveva ascoltarli pure lei…
    Ma invece si sentiva ormai arrivata al capolinea. Ci aveva provato.
    Aveva tentato questa strada tortuosa, spinta dai genitori perché doveva portare ottimi risultati in famiglia.
    Insomma, lei era una macchina sforna fama e soldi, almeno secondo la loro visione.
    Diamine, se solo fin dall’inizio avesse avuto le palle per levarsi da lì, per fuggire da quella famiglia che non l’avevano mai tenuta tra di loro come una “figlia”, bensì come un investimento per il futuro. Forse a quest’ora non era in quelle condizioni e situazione.
    Fece no con la testa e sorrise sulle labbra, così rispose a quella sua esclamazione sul discorso che andò a farsi più serio. Non le importava se era una cosa stupida o cosa, bastava parlare, sentiva che aveva bisogno di dire due chiacchiere con qualcuno di diverso dal normale standard quotidiano.
    Alla fine tornarono entrambi a parlare di musica e lei annuì alla sua spiegazione che le venne posta. Una playlist diversa dal solito, non aveva mai calcolato che potessero esserci individui che apprezzassero canzoni tristi ma con melodie opposte. Inarcò le sopracciglia piccole in due perfette arcate, per poi battere un paio di volte le palpebre. Era sorpresa, ma cercò di stringersi nelle spalle brevemente e confessò:
    «Ecco, la musica Giapponese l’ho sempre evitata. Purtroppo sia nelle melodie, nei testi e nella pronuncia, mi sembra così poco melodica. Per esempio mi buttai per un periodo a sentire le canzoncine delle Idol, oppure le sigle degli anime..Mi sembrano tutte uguali, con quel ritmo frettoloso, pieno di computer e poco o nulla strumentale normale. Sembra una musica speed…E poi, è un po' come il cinese o il russo, sono lingue che per me non sono melodiche per nulla. Troppo dure e certe volte..Meh, insomma… A me non piacciono. Quindi mi tocca rivelarti questa spiacevole verità, ma non conosco la canzone e il cantante che tu stai dicendo.»
    E fece spallucce, mentre cercò di calare un momento lo sguardo sul piattino di salatini. Sospirò, sentì l’aria che incominciava a farsi viziata in quell’aula che si stava affollando. La punta della coda, prima ciondolante, ora si stava muovendo e batteva lentamente, ma continuamente, sulla gamba della sedia, come se volesse scaricare il nervosismo che si stava accumulando. Non era colpa di lui, bensì di quella stanza che le sembrava farsi più piccola. L’orecchio destro si mosse come a scacciarne un insetto fastidioso, ma era palesemente un piccolo tic scaturito dall’ansia. Si umettò le labbra e ne privò del sale che era stato lasciato dai salatini, per poi continuare a spiegare:
    «Capisco però il contrasto che dici. Ci sono diversi artisti anche in America ed Inghilterra che fanno questa cosa, ma sicuramente anche in altri paesi usano questo contrasto tra melodia e testo. » fece una piccola pausa «Io? Mi piace rock, ma anche melodie tranquille…Non mi dispiace il metal, basta non sia brutal o speed. Mi piace molto cantare, ma anche suonare.»
    Incominciò a sentire il cuore che batteva più celere, con quella sensazione di nodo alla gola che la stava facendo sentire priva d’aria. Con voce quasi frettolosa, ma cercava di stare “serena” andò a chiedere a lui, mentre lo fissò con i suoi occhi particolari:
    «S-Senti ti dispiace se usciamo dall’aula? Tanto manca ancora un po’ prima che inizino. Vorrei prendere una boccata d’aria. Basta stare anche alla finestra nel corridoio, se non è un problema per te.»
    Chiese ed attese una sua risposta. Se avesse declinato, Amachi sarebbe rimasta lì ma con quella tensione e ansia che le premevano sul petto, se invece avesse accettato l’offerta, lei avrebbe preso la chitarra e borsa, mollando il piattino sulla sedia dove era accomodata e si sarebbe ridetta fuori dall’aula, nel corridoio, proprio ad una delle ampie finestre.
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima
    « Sìsì, ha un canale di Vlog e Makeup, sta quasi per toccare i tre milioni d'iscritti. Mezzo milione guadagnato nel periodo di quarantena. »

    Chi non è stato in trauma per tutto l'ultimo periodo ha avuto bisogno di distrazioni e svaghi. Mentre Tokyo soffriva, le personalità del web sono sbocciate. Tra cui Asuka... Che ancora adesso non sa bene come sentirsi a riguardo, mi dice. Dovrebbe essere felice, eppure è facile sentirsi una sanguisuga quando profitti da una tragedia tale.

    Forse in famiglia non sono l'unico rapido a incolparsi e farsi problemi.

    D'altronde io e Asuka siamo sempre andanti più d'accordo tra noi che con Misato, per quanto le vogliamo bene. Lei è una persona estroversa, capace, carismatica, geniale, bella, ha tutto. Al contrario di come ci sentiamo noi due... Ignoriamo poi il fatto che io rinfacci sempre ad Asuka che lei qualcosa ha fatto, dato il suo canale. Poi lei rinfaccia a me che sono entrato alla UA. E nulla si risolve.

    « Ma è totalmente diversa da come sembra nei video. Non inganna nessuno, ma certe cose non è educato mostrarle! Anche perché nostra madre la segue, e se conoscesse il suo vocabolario... Oddio, non oso pensarci. »

    La conversazione va avanti... Eppure, Amachi non sembra convinta. Se dalla situazione, o dalle mie parole, o da se stessa, non saprei dirlo. Quel che dice sul provarci è giusto e saggio... Ma perché sento un tono così sconfitto? Se pensa che io possa farcela, allora veramente chiunque può. Specialmente lei.

    Vorrei dire qualcosa, ma so che non devo. Servirebbe a poco. Quale essere umano nella storia dell'universo è stato convinto da un semplice "no, secondo me ti sbagli"? A quel punto diventano parole inutili, montate ad arte per far sentire utile chi le pronuncia, che però cadono nel vuoto.

    ...E allora che faccio?

    « Oh, capisco. Non saprei, io sono nato e cresciuto qui quindi per me la musica Giapponese è semplicemente normale. E ormai sono abituato anche a quella in Inglese perché è ovunque, ma non ho mai fatto caso alle differenze... Le canzoni sono canzoni. »

    Se ci penso, però, magari quel che dice è vero. Se i suoi generi preferiti sono rock e simili, certi artisti contemporanei del paese potrebbero farle storcere il naso per la loro "artificialità". A me piace, riescono a creare suoni altrimenti impossibili. Ma sono gusti.

    Prendo fiato... Solo per zittirmi immediatamente. Amachi sta male. Non come prima, proprio fisicamente. Assomiglia a me quando mi feci assalire da un breve attacco di panico il primissimo giorno di scuola e cercai di nasconderlo a Masami. È colpa mia?? Le sto dando altre noie oltre le sue personali? Vuole "uscire dall'aula" giusto come primo step nel scaricarmi?

    ...Posso capire.

    Accetto, emulando il sorriso migliore che posso. Quindi non particolarmente buono. Ma ci si prova.

    — ❈ —

    Parto con buone intenzioni e mi perdo a metà strada, sempre. Volevo tirarle su il morale e invece sento di starla soffocando. Cosa pensavo di fare? Non sono il Cavaliere Azzurro e nemmeno ho il carisma di tendere a qualcuno la mano amica. Ho cominciato a parlare di mia sorella, a fare il maestrino di vita, sproloquiare sui miei gusti. Alla fine non ho parlato d'altro che me stesso.

    « Amachi... Uhm... »

    Dille qualcosa, scemo. D'interessante stavolta. O che possa farla sorridere. Non so, magari è anche egoista pretendere d'essere io a salvare la situazione. Come la sua felicità fosse un trofeo da conquistare o un grattacapo da risolvere.

    È questo che fanno gli Hero, tutto il giorno?

    Sto al suo fianco, sporto appena oltre la finestra per respirare di quell'aria fresca ma non gelida. Il sole manca, senza però gettare l'intera accademia nel grigio. Anzi da qui c'è un bel panorama. Siamo appena sopra la zona dei giardini, sotto a noi ci accoglie un lago di verde, colorato soltanto da alcuni fiori invernali tra i cespugli.

    « Ah! Il parco! »

    ...Questa parte dovevo solo pensarla, non esclamarla ad alta voce.

    « C-Cioè! Uhm, non preferiresti scendere? Magari potremmo andare alle panchine. Almeno ci sarebbe più spazio vitale. »

    Faccio un cenno agli studenti che si stanno congregando nell'auletta dalla quale siamo scappati.

    « Io alla fine non credo questo sia il posto per me... Però se vuoi rimanere non è un problema! Ti lascio in pace, haha... »

    Se davvero vuole liberarsi di me, questa è l'occasione. Gliel'ho offerta su un piatto d'argento così che non si senta "colpevole" in qualche modo. Sono io quello che vuole scappare, e per togliermi dai piedi le basta lasciarmi andare. Se invece per miracolo ancora non l'ho stancata... Beh, sta a lei farsi avanti.

    « Sennò potrei farti sentire qualche canzone Giapponese, magari ne troviamo almeno una che fa per te! »

    ❈ for My Hero Academia GDR

     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Outlaws
    Posts
    704
    Location
    Toscana - Italy

    Status
    Offline

    Hero | ID Card | LVL 5 | E: 425 F:125 A:136 Q:139
    Narrato | Parlato | Pensato

    Forse era stata un po’ maleducata, avrà dato un’impressione sbagliata della sua intenzione di uscire da quel buco d’aula che puzzava di chiuso, sudore e cibo. Si sa, a scuola non c’era questo profumo di agrumi e perfezione, come in ogni scuola che si rispetti.
    Amachi chiese di uscire in corridoio e lì lo stesso ragazzo la seguì senza fare eccezioni. Lei sospirò e cercò di posare le mani sul bordo della finestra, precedentemente aperta, mentre manteneva sulle spalle la chitarra nella custodia e la borsa. Inspirava ed espirava profondamente, l’aria che c’era fuori era fredda, ma non le dava fastidio, anzi, le procurava u frizzicorino leggero nei polmoni che la faceva stare bene e calmare la sua ansia. La coda inizialmente cercava di muoversi come a scacciare qualche cosa di fastidioso alle sue spalle, ma poi si fermò e lentamente andò a sfiorare il terreno, mantenendo la punta leggermente arricciata per evitare di spazzare a terra. Cercò di riprendere a parlare con lui, ma il discorso della sorella l’aveva incuriosita:
    «Quindi durante la quarantena ha fatto successo, è stata astuta.»
    Amachi aveva da tenere a bada le sue ansie e attacchi di panico, con annesse allucinazioni che la portarono a dover assumere qualche ansiolitico per tranquillizzarla. Sorrise di circostanza, mentre cercò di dire ancora:
    «Sono contenta per lei, almeno ha spiccato in qualcosa che le piace fare.»
    E concluse quella discussioni sulla sorella dello studente, anche perché non era di certo il fulcro della loro conversazione.
    Al suo invito ad andare nel parco, lei inizialmente guardò verso il basso, proprio fuori dalla finestra e buttò un’occhiata su quelle piante verdi che rendevano il giardino della scuola un posto assai tranquillo e decisamente migliore rispetto alle aule della scuola. Sfarfallò le ciglia e nel sentire che si propone per andare via, in caso lei non lo volesse lì tra i piedi, la mutant trasalì e mossa da un gesto avventato, tentò di aggrapparsi con la mano destra al suo braccio sinistro. Una reazione di chi aveva il terrore di restare solo. Eppure era arrivata lì proprio nella completa desolazione, come mai adesso aveva bisogno di avere lo studente lì con lei? Cosa la spaventava ncora? Aveva un volto leggermente spaventato, almeno nei suoi occhi si leggeva preoccupazione e paura:
    «No, non te ne andare!»
    Esclamò inizialmente, mentre tentò di fissarlo in volto. Quando si accorse che lo stava stringendo per il braccio -se lui glie lo avesse concesso- lei si sarebbe staccata quasi di colpo ed avrebbe voltato lo sguardo verso fuori, anche se era con la faccia rivolta verso di lui. Arricciò il nasino nero e si ritrovò a sfoggiare un’espressione imbarazzata, ma anche impaurita:
    «Resta! Anzi, mi fa piacere che tu abbia proposto il parco. Accetto volentieri.»
    E così dicendo, cercò di far intendere che avrebbe gradito andare con lui giù seduti su una panchina.
    Non era male dopotutto, anzi, potevano stare all’aria fresca.

    ---


    Scesi nel cortile, finalmente potevano rilassarsi sulla panchina ed Amachi, liberatasi della sua chitarra che aveva posato lì vicino a lei con la borsa, cercò di stiracchiare la schiena, proprio prima di gettare questa sullo schienale della panchina. Sospirò ed andò a guardare inizialmente tra le fronde degli alberi, mentre le orecchie si sollevarono di qualche grado e la coda si era poggiata dolcemente sulle gambe unite.
    «Continuando il discorso che stavamo facendo..»
    Provò proprio lei a lanciare un argomento, anzi, ripescare quello precedentemente tirato fuori dai due inerenti alla musica.
    «Mi dispiace che ti ho fatto perdere la presentazione della classe di musica. Spero potrai perdonarmi.» fece una piccola pausa «Beh, sul fatto della musica forse proprio perché sei nato e cresciuto qui non senti una gran differenza… O meglio, non senti se è disturbante la lingua sulle canzoni. Forse io sono un po’ pignola perché conoscendo più lingue ne sento la musicalità.. Diciamo così..»
    E così andò a calare lo sguardo su di lui, volgendo la testa per osservarlo. Si era rimessa gli occhiali da sole, anche se erano per lo più una cosa decorativa con le lenti colorate, dato che i suoi strani occhi animaleschi erano visibili dietro quei vetrini.
    «Ma comunque, per i miei gusti preferisco lingua inglese.. Neanche la musica Cinese l’apprezzo! E comunque le canzoni sono una poesia dell’anima. C’è chi dipinge per dire ciò che sente, ciò che vive.. Chi canta, chi suona, chi scrive. Le canzoni non sono come paia di scarpe che cambi ogni poco solo perché la moda lo dice.. Le canzoni resteranno per sempre nella tua testa, volente o nolente. Quante volte magari ti passa per la testa qualche melodia che magari hai sentito anni ed anni fa? A me un sacco di volte…»
    Sospirò e mostrò un leggero sorriso su quelle fini labbra nere, mentre cercò di volgere la sua attenzione in avanti. Le mani si misero congiunte e poggiate sulla coda, mentre cercava di respirare con calma, godendosi quell’uscita per far calmare l’ansia della lemure stessa. Che disastro questa ragazza, chissà che impressioni negative che stava dando all’altro.
    «Basta parlare di queste cose, sono noiosa. »
    E lui lanciò quella piccola proposta: ascoltare musica giapponese con lui. Inarcò il piccolo sopracciglio destro e il volto si fece curioso. Lo guardò in viso nuovamente, per poi annuire con serenità:
    «Facciamo una cosa più cool! Tu fammi sentire una canzone giapponese che… Che ti ispira, si. Io proverò a rifarla, in versione chitarra, ma cantando in inglese. Vorrei farti sentire una cosa che ti piace in un’altra maniera.. Magari la versione live ti farà strano, oppure ti piacerà!»
    Si buttò così, mentre cercò di guardare verso la propria custodia della chitarra. Quando allungò le mani verso di essa, la lemure trasalì ed andò quasi a bloccarsi quando le dita tozze si aggrapparono alla cerniera. Un brivido gelido l’attraversò sulla schiena e quella lieve vocina, quella negativa che albergava in lei, fece un piccolo saluto alla mutant stessa “Sei sicura che lui possa apprezzare? Sembrerai la solita testa di pigna che vuole mettersi in mostra…” E la studentessa rimase bloccata, mentre si strinse nelle spalle e le orecchie si abbassarono di qualche grado, tristemente. Mandò giù un nocciolo di saliva, mentre vi voltò lentamente e con titubanza verso Miyasato e lo guardò, questa volta con preoccupazione:
    «Scusa… Magari non ti interessa e mi sono fatta prendere dall’entusiasmo. Solo se vuoi posso fare questa cosa…Altrimenti possiamo semplicemente ascoltarla dal tuo telefono.»
    Disse così, perché alla fine in quell’epoca tutto si teneva sul cellulare, anche la musica da ascoltare. Non servivano più walkman, lettori cd portatili o semplici lettori mp3..
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima
    "Spiccare in qualcosa che piace fare"... Ancora quella tinta malinconica impregna ogni sua parola, una corrente che scorre sotto l'intera conversazione sin dall'inizio. Sono le acque del rimpianto. Cosa le frulla per la testa? Dopo la faccenda delle Farfalle un po' tutti ci siamo fatti domande, specialmente alla UA. Nessuno aveva idea il disastro potesse raggiungere questi livelli, assieme alla realizzazione che fossimo noi la principale linea di difesa... L'idea determina alcuni, caccia altri nella disperazione.

    Io stesso non so ancora da che parte sto. Magari la mia influenza le confonderà soltanto le idee. Che idiota che sono, parlare del "successo" di mia sorella mentre Amachi forse si sente uno straccio o un fallimento. Dovrei sul serio smettere d'importunarla.

    POI ARRIVA L'INFARTO.

    Teniamo ben a mente ch'ero in procinto di implodere quando Eru prese la mia mano nella sua. Ora ci si mette Amachi ad imitare una vera Lemure e aggrapparmisi come fossi un albero. Perché tutti i maschi che incrocio alla UA mi guardano dall'alto al basso e le ragazze invece sentono il bisogno di palparmi?? NON SO GESTIRE IL CONTATTO UMANO, PER FAVORE.

    « Ah– Ahh––! »

    Cortocircuito totale. Le sembrerà di aver tra le dita un tronco per davvero da quanto sono rigido. La guardo, sconvolto. Mi getto qualche sguardo anche a destra e sinistra cercando qualcuno pronto a salvarmi... Ormai nei corridoi rimane poca gente, si stanno tutti concentrando nell'aula.

    « O–Okay! Scusa! Non me ne vado, g–giuro! »

    Fuori contesto sembrano le suppliche di un ostaggio al mirino di un'arma da fuoco: "Ti prego, risparmiami! Andiamo al parco, okay?!" Effettivamente non escluderei che un revolver alla fronte m'impanicherebbe meno che una ragazza al braccio. O come minimo, arrossirei di meno.

    — ❈ —

    Spendo metà della discesa ai giardini cercando di tranquillizzare la tachicardia. L'altra metà chiedendomi perché Amachi mi volesse attorno così tanto. O perché chiunque dovrebbe volerlo...

    Scegliamo un posticino ben appartato, una panchina protetta dal vento grazie a un albero alle nostre spalle, con piena visuale su una schiera di cespuglietti fiorati che ci fa da panorama. Ormai è inverno, ci si aspetterebbero alberi spogli e un generale senso di desolazione e quiete... Non alla UA. Tra piante sempreverdi e altre piazzate lì appositamente per la stagione invernale, anche in questi mesi freddi c'è vita.

    Magari proprio a dimostrazione della volontà indomabile della Hero Association. Anche davanti alle avversità inevitabili del tempo e le stagioni, trova un modo per sbocciare... Di questi tempi è un sentimento utile a molti. Tra cui – forse – anche Amachi e me.

    « Non preoccuparti, avessi voluto rimanere lì ci sarei rimasto, ahah... »

    Prendo posto sulla panchina, il più distante possibile da lei. Se mi toccasse due volte in un giorno non potrei garantire la mia incolumità. Poi lei chiederebbe scusa per l'attacco di cuore, io chiederei scusa per averla fatta preoccupare, e così via non ne usciremmo più. Meglio evitare.

    Incalziamo nuovamente sull'argomento musica... Ora che ci penso, mi sa di non averne mai discusso in questo modo. I compagni alla vecchia scuola non erano particolarmente assidui, in famiglia nemmeno, al club di musica forse troppo. Con Amachi sembra di parlare a qualcuno sul mio livello... Strano.

    « ...Wow. »

    Non so bene come altro rispondere al discorso sulla poesia dell'anima. Perché è proprio ciò che penso io, da sempre, seppur ovviamente abbiamo prospettive opposte su certi tipi di musica. È surreale parlare con qualcun altro e sentire dalle loro labbra pensieri che hai tenuto per te una vita intera.

    « No! Non sei affatto noiosa! Anzi, hai fatto un bellissimo ragionamento! »

    ...Quando li fa lei sono bellissimi, quando li faccio io mi sento in imbarazzo per i mille viaggi stupidi da cui mi lascio trasportare. Suppongo sia tutto contesto. Amachi è effettivamente una musicista, quand'è lei a parlare dell'espressione musicale di un'anima ha ben più peso di un ragazzino che si tappa le orecchie con canzoni per sfocare il mondo che gli sta attorno.

    « E... Uh... »

    Tiro fuori le parole con tanta fatica, volgendo gli occhi ai cespugli piuttosto che il suo musetto, e prendendo nuovamente rossore.

    « Mi sentirei onorato ad ascoltarti suonare, Amachi. »

    Se la musica è un'espressione dello spirito, la Lemure sta aprendo a me la propria anima... E sarà stupido, ma non riesco a vederla come una cosa da poco. Nessuno mi ha mai suonato niente... Inoltre, è bello vedere il primo barlume di gioia nei suoi occhi, rispetto a com'era quando l'ho approcciata.

    Forse qualcosa di giusto lo sto facendo, oggi.

    « Hmm. Cosa ti propongo, però? »

    Mormoro tirando fuori il telefono e perlustrando le mie varie playlist. Già so che le mie canzoni preferite le detesterebbe, considerando i suoi gusti e l'ottica in cui vede la musica del paese. È forse la scelta di condivisione musicale più importante che abbia mai fatto. Sarà tutta colpa mia se da qui in poi penserà che il Giappone non ha nulla da offrire!

    Rimuoviamo il J-Pop. Anche il J-Rock, dal nome fuorviante ma so per certo non è di suo gusto, ha poco a che vedere con il "rock" tipico. Serve proprio qualcosa di classico e ispirato all'Occidente. È un po' barare siccome le darei un esempio della musica Giapponese meno Nipponica immaginabile... Ma spero sarà un inizio e la invogli a scoprire di più.

    « Proviamo questa, Hekireki! »

    Annuncio fiero una volta identificato un valido candidato. Chitarre, batteria, basso, privo dell'"artificialità" con cui lei non vuole avere a che fare.

    Estraggo anche le cuffiette e–

    ...Oh no.

    Quindi adesso dovremmo ascoltare assieme?

    Metterci con le teste vicine vicine e dividerci i due auricolari?

    Dannazione a me che sono sempre rimasto con i fili invece che andare wireless. Per quanto le uso dovrebbero essere spesso in carica ed è scomodissimo! Argh–...

    Tengo i due auricolari in mano e volgo un'occhiata titubante a lei. Magari mi salverà in calcio d'angolo, andando a prenderle entrambe senza pensare a me, e risparmiandoci il momento intimo. Non posso proporlo io stesso, sembrerebbe che voglia tenerla lontana perché m'infastidisce o chessò.

    ...Speriamo bene.

    ❈ for My Hero Academia GDR

     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Outlaws
    Posts
    704
    Location
    Toscana - Italy

    Status
    Offline

    Hero | ID Card | LVL 5 | E: 425 F:125 A:136 Q:139
    Narrato | Parlato | Pensato

    Come al solito era lei nel torto: non era abituata agli usi del Giappone, dove il toccare qualcuno non era proprio ben visto..E quindi molta gente non era abituata a quella spontaneità della lemure umanoide che si aggrappava come se nulla fosse al braccio del ragazzino. Lui sembrava a disagio, ma lei in quel momento era talmente presa nel cercare di stare concentrata sul respiro, che non se ne accorse. Si, una delle tecniche per evitare un attacco di panico era proprio quello di ascoltare il proprio battito cardiaco, oppure respirare profondamente e concentrarsi su di esso. Proprio in quel momento, sulla finestra, lei si era messa a cercare di non spanicare, ma rischiò di far fare la botta di tensione e panico al povero studente. Meno male andò tutto liscio e scesero nel parco dove avevano preso posto su una panchina. Si misero a parlare, a tirare fuori le loro idee su cosa fosse o meno la musica, o meglio, lei disse la sua, per il ragazzo la musica era… Musica?
    Scusatasi per averlo portato via dall’open day del corso musicale, incominciarono a cercare di entrare nel vivo della conversazione riguardante i generi musicali che adoravano. Amachi non disdegnava quasi nulla, a parte le canzoni cantate in determinate lingue che le trovava terrificanti. L’altro, invece, non disdegnava la lingua giapponese nelle canzoni, anzi, cercò da subito di trasportare Amachi in uno dei pezzi che a quanto pare ascoltava. Gli occhi della lemure si abbassarono sulle mani di lui, dove lo vedeva titubante con quei piccoli auricolari in mano. Nel frattempo stava prendendo la chitarra e le orecchie pellicciose e puntute si abbassarono di qualche grado. Sospirò ed andò a porre la cinghia a tracolla per sorreggere la chitarra, mentre quest’ultima la poggiò sulle gambe e vicino al ventre. Impugnò nella mano destra il manico, chiamata anche tastiera, mentre guardò la posizione delle dita se era giusta, per poi voltare la sua attenzione verso il ragazzo:
    «Purtroppo quel genere di cuffie non posso indossarle. Ho le orecchie che non mi permettono di incastrarle come nelle vostre…Ma se metterai l’autoparlante al telefono, magari non a tutto volume per non disturbare chi gira nel parchetto, potrebbe funzionare. Che cosa ne pensi?»
    Lo diceva con quella leggera nota di imbarazzo, con gli occhi che spesso sfuggivano da quella faccia rosea e giovane. Non aveva capito che lui aveva il terrore di dare a lei la cuffietta, non c’era arrivata sul fatto che lui non dovesse avere il proprio spazio Invaso da qualcun’altra. In tal caso Amachi. Per lei quelle barriere non le percepiva, o meglio, quando se ne accorgeva ormai era troppo tardi.
    Ovviamente ogni tanto qualche pensiero le vagava nella mente, la assillava, anche se grazie alle medicine riuscivano a tenere quel suo “malessere” dormiente. Per smorzare l’imbarazzo e quella tenzione dovuta alle paranoie in corso, si limitò a concentrarsi sulla chitarra dove stava sistemando con le apposite chiavine meccaniche il tiraggio delle corde “Ecco, adesso pensa che sono una deforme…” pensò inizialmente “Ma lo sei. Che cosa ti preoccupi a fare?” subito arrivò quella coscienza a dire quella cattiveria alla mutant “Ca**o, puoi tornartene nell’ombra? Almeno per oggi? Mh?” e dopo quella piccola richiesta, ci fu l’ultima risposta.. Almeno per il momento “Beh, quando dico la verità te la prendi sempre. Hai già iniziato col piede sbagliato con questo povero bimbo.. Ora ti mostri con altri problemi dovuti alla tua…Mutazione… E’ un bene che te ne vai dalla scuola, così non sarai più un caso umano in mezzo a validi e futuri eroi.” Le palpebre si abbassarono e così anche le piccole sopracciglia. Quelle coltellate che si inflggeva per colpa della vocina bastarda in lei, la facevano soffrire. Nel frattempo cercava di provare qualche nota, mentre la coda della mutant si muoveva e ciondolava con leggera veemenza alla propria destra.
    Passarono almeno due minuti da quando si zittì e mise a provare le varie note della chitarra, mentre nascondeva il reale problema che la stavano assillando e martoriando dentro. Riaprì gli occhi neri e gialli e li piantò sul ragazzo che ormai si era sacrificato per lei, rinunciando al corso di musica per tenere a bada la ragazza problematica. Si diede una sbirciata intorno, poi tornò a fissarne il suo volto roseo:
    «Siamo soli, non dovremmo rompere le scatole a nessuno. Puoi mandare la melodia, così posso sentirla e rifarla. »
    Da quanto non suonava davanti ad uno sconosciuto? L’ultima volta fu con Castiel, quell’uomo affascinante che doveva ricontattare per poter tentare con un provino a diventare qualcuno nel mondo della musica… Ma ci rinunciò, un po' per la scuola, un po' per i genitori contrari. Ma adesso?
    Adesso poteva fare quello che le pareva.
    Stava incominciando la vita da “adulta”, dove aveva bisogno di lavorare per sopravvivere nella enorme Tokyo, incominciare a condividere la propria vita con una persona al suo fianco, quindi perché non avrebbe potuto tentare questa volta una simile occasione? Magari poteva diventare una musicista “normale” e non quelle Idol che sembrano marionette a cantare canzoni senza senso o colme di miele e zucchero da far diventare diabetici i suoi ascoltatori…E poi, di certo lei non avrebbe gradito fare la sessione di “strette di mano” sudaticce dei propri fans, quei quarantenni e simile che andavano a saltare e cantare ai concerti delle Idol, per poi pagare Yen per poter avere quei pochi secondi di stretta di mano con le loro eroine…Bbrr.. No, non faceva per lei. Era per un altro genere, una cosa più comune e tranquilla… Anche perché non aveva più quattordici anni per fare la Idol..

     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima
    SONO LA PERSONA PIÙ STUPIDA SULLA FACCIA DELLA TERRA.

    SE QUALCUNO SI RICORDERÀ DI ME SARÀ COME UN MONUMENTO VIVENTE AI FONDI DELL'IDIOZIA UMANA.

    È ovvio che non può indossare le mie stesse cuffie! Cosa sono, imbecile???

    SÌ.

    AHHH quanto vorrei sparire da questo universo e smettere di essere così imbarazzante ovunque vado e dovunque mi affaccio adesso sicuro penserà che sono 1) scemo 2) insensibile 3) pregiudicato e avrebbe anche ragione su ogni fronte senza contare poi quanto devo averla fatta sentire fuori posto e inadeguata AAAAHHH

    « S–S–Sì! Hai ragione! Scusa! Che sciocco che sono ahahahahahah... Hah... »

    Perché mi lasciano ancora il diritto di libera circolazione? Dove mi giro faccio un danno.

    Ripongo le cuffiette in tasca con una vergogna indicibile pregando in silenzio di non aver mandato in frantumi qualsivoglia briciolo di sollievo che possa aver offerto ad Amachi fino ad ora. Per l'amor del cielo. E NO STAVOLTA NON SONO IO A STAR ESAGERANDO.

    Ho letteralmente le mani bagnate di sudore per la botta improvvisa di stress e cringe. Cerco di strofinarmele sui pantaloni il più discreto possibile perché sicuro altrimenti il touch-screen non funzionerebbe.

    « Quando vuoi, a–allora! »

    Spero anche la qualità degli speaker non intacchi troppo la sua opinione della canzone, ogni appassionato di musica sa che l'unico modo per immergersi davvero in una traccia è isolando il mondo esterno. La qualità delle casse telefoniche non catturerà mai i dettagli più sottili ma essenziali.

    Attendo che sia pronta, la guardo prepararsi, ed è... Quasi magico. Forse sono strano io, ma c'è un non-so-che di ipnotico nei suoi gesti. Appena impugna la sua chitarra diventa un'altra persona, ogni movimento è preciso ed elegante, è evidente che lo strumento per lei è seconda natura. Mostra la sicurezza di chi ha indossato quella tracolla innumerevoli volte.

    Dopodiché tocca le corde.

    Oltre a quelle della chitarre, anche le corde del mio cuore.

    Sono soltanto gli accordi, qualche nota distratta di prova, ma aprono le porte all'anima della Lemure. C'è del vero amore in ogni pressione delle dita e movimento del polso. La ragazza al club di musica era grigia e vuota, ma sulla panchina, con lo strumento di scelta sulle gambe, non ho mai visto qualcuno brillare così splendidamente di vita.

    Sarei quasi geloso se non fossi troppo occupato ad ammirarla.

    Perché una come lei deve sentirsi così insoddisfatta? Colora le proprie parole di delusione, nonostante s'illumini di un potenziale tale appena mette l'animo in qualcosa. È ingiusto. È struggente. Vorrei solo... Che persone come Amachi si vedessero come le vedo io.

    Mi volge uno sguardo e devo uscire dall'incantesimo a cui m'ha sottoposto senza volerlo. Abbasso gli occhi al telefono e per un millimetro il pollice non preme PLAY... Ma si ferma, e lo sguardo si rialza giusto un momento.

    « Io... Cioè... So che non ci conosciamo, e forse è una cosa un po' stupida da dire. Però... Sono convinto che sei in grado di fare qualsiasi cosa, finché è ciò che davvero vuoi. »

    E faccio partire la canzone, senza darle opportunità di rispondere o reagire. Perché so che – se siamo davvero simili – il suo primo istinto sarebbe contraddirmi. Invece la musica sovrasterà ogni tentativo di negare quella verità. Voglio quelle parole superino il muro dell'auto-denigrazione e le rimangano dentro.

    Ciò che le ho detto non è un'opinione, ma la realtà dei fatti. È stata proprio lei a mostrarmelo.

    ❈ for My Hero Academia GDR



    Edited by Stan - 23/2/2021, 00:48
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Outlaws
    Posts
    704
    Location
    Toscana - Italy

    Status
    Offline

    Hero | ID Card | LVL 5 | E: 425 F:125 A:136 Q:139
    Narrato | Parlato | Pensato

    Diamine, aveva fatto una figura barbina lui a proporre una cuffietta per “umani normali” a lei, ma anche Amachi aveva dato una risposta che aveva di certo lasciato il ragazzo spiazzato. Lei socchiuse gli occhi e calò lo sguardo sulla chitarra. Stava continuando a muovere le dita per pizzicarne le corde, produrre le note e sistemare con le apposite chiavi la tensione di esse…Ma per un momento lo fece solo per perdere tempo “Ca**o… Adesso l’ho fatto sentire una merd*. Non riesco a regolarmi e dare delle giuste risposte.. Adesso come si sentirà? E se invece fossi stata scortese e l’avessi offeso? Mh…I giapponesi sono strani, molto legati alle regole dell’educazione, ma spero che con questa cosa non lo abbia infastidito.” Sospirò e cercò di guardare verso di lui, proprio quando l’altro aveva dato quella risposta accompagnata da una risata poco veritiera. Cercò di mostrare un leggero sorriso sulle labbra nere, mentre si strinse nelle spalle e disse con tono lievemente imbarazzato:
    «Ma stai tranquillo, non si trova tutti giorni una tizia con delle orecchie stupidamente grandi. Il rimedio per sentire il brano c’è, non è successo nulla di grave, Miya.»
    Lo chiamò per nome, mentre restò ferma al suo posto su quella panchina, senza invaderne lo spazio che c’era tra loro, quella sorta di muro invisibile che lasciava il duo nella loro confort zone momentanea. Per un momento ne guardò i suoi gesti, sembrava agitato, nervoso, tant’è che quello strofinare delle mani sui suoi pantaloni la fecero per un momento perdere tra i pensieri che le giravano nella testa. Anche se la vocina stronz* non c’era, o meglio appariva meno frequentemente grazie ai farmaci che la facevano stare calma, comunque sia non aveva perso il vizio di farsi le paranoie nel suo piccolo angolino immaginario “Mh…Vedo che è nervoso. Forse sono io a rendergli la situazione abbastanza stressante. Devo fare qualcosa di tranquillo, gli ho solo creato problemi…E ci conosciamo neanche da mezza giornata.” Sfarfallò le ciglia quando l’altro andò a svegliarsi da quell’incantesimo che lei stessa aveva lanciato con solo l’uso delle sue capacità musicali. Lo vide trasalire, mentre lei ne rimase per un momento ferma a fissarlo. Che cosa aveva fatto di così strano per averla fissata così a lungo? Si, se ne era accorta in parte, anche se lo aveva scoperto da ultimo che l’altro si era imbambolato.
    Ma quello che fece per un momento trasalire la lemure, facendole sollevare le orecchie di qualche grado e sobbalzare anche la coda nell’aria, furono le parole ultime che l’altro si era permesso di dire con educazione. Aveva detto una verità, una di quelle che Amachi sentiva sempre dire da molti, ma che lei non credeva.. No, non credeva di riuscire ad essere una di quelle persone che se voleva qualcosa poteva raggiungerla e prendersela, oppure come diceva lui [Sono convinto che sei in grado di fare qualsiasi cosa, finché è ciò che davvero vuoi].. Diamine, quelle parole erano sempre un cazzotto nello stomaco. Lei sospirò ed andò a guardare per un momento verso il basso, il telefono di lui, proprio quando iniziò a riprodurre la musica. Lei era distratta per i primi secondi, perché proprio quello che aveva sentito la facevano di nuovo far stare in quel limbo di ansia e paura. Cosa voleva fare lei…Davvero, cosa? Cosa voleva fare della sua vita? Cantare? Forse, ma se invece non era quello il suo futuro? Cosa avrebbe davvero fatto? La mano sinistra si alzò dalle corde ed andò a prendere gli occhiali tondi da sole e li calò sulla faccia. Anche se li aveva indossati, comunque sia si vedevano i suoi occhi. Furono le parole della canzone che la fecero concentrare sul pezzo, anche perché aveva proposto proprio lei di fare quella Traduzione del testo in inglese e di provare a cantarla in una modalità più classica e tranquilla, accompagnata appunto dalle note della chitarra acustica. Sospirò e cercò di capirne il testo, anche se sicuramente lo avrebbe storpiato, perché non se lo sarebbe ricordato così da un minuto all’altro, ma più o meno avrebbe creato un testo simile.
    Prese fiato quando la musica terminò e non dette neanche troppi secondi di tempo all’altro di poter dire qualcosa… Le note della chitarra incominciarono a venire fuori, tra le dita di lei che pizzicavano le corde con dolcezza, andando a premere con attenzione e precisione i polpastrelli della mano destra sulla “tastiera” della chitarra. Gli occhi si chiusero, mentre le orecchie si erano poste con i padiglioni auricolari rivolti in avanti per catturare maggiormente quel suono e poterne sentire le note. Prese fiato e premette i muscoli dell’addome sul diaframma, mentre la sua voce venne fuori ed incominciò a cantare. SI era persa nel suo mondo, venendo racchiusa in quella bolla di magia e pace. Una passione che aveva fin da piccola, la musica era qualcosa di speciale ed unico per la mutant..
    Cercava di usare un tono di voce dolce, ma allo stesso momento carico di emozioni che la canzone stessa cercava di trasportare con la melodia e il testo. Alle volte inclinava appena la testa di lato, dondolandola lievemente per seguirne il ritmo. Si, lui aveva visto bene in quei primi attimi in cui Amachi aveva impugnato la chitarra in mano e la stava accordando. Lei ci metteva tutta se stessa in quella passione, un hobby così bello e speciale che lei stessa aveva coltivato – spesso di nascosto dai suoi genitori- per alimentare la sua anima e continuare a sperare che un giorno quella passione diventasse la sua professione. Minuti intensi, lei cercava di trasportare il ragazzo in quella esperienza musicale, dove uno dei suoi pezzi cantati in giapponese, veniva tradotta in inglese ed accompagnata da una melodia più calma, priva di roba elettrica o nuovi “strumenti” musicali.
    Lei si cullava tra quelle note e canto, sperava di fare lo stesso con il giovane studente.
    Quando finì di suonare, la testa si sollevò e la mano sinistra andò con il palmo a posarlo delicatamente sulle corde. Si voltò verso l’altro e con gli occhi gialli e neri tentò di catturarne la sua espressione ed il suo sguardo. Lei con un cenno di sorriso andò a stringersi nelle spalle, mentre imbarazzata disse, distogliendone lo sguardo da lui:
    «Non è il testo proprio come quello della canzone, ho cercato di fare una cosa che si avvicinasse al suo significato. Spero di non aver rovinato il tuo brano…Ma in inglese secondo me è più orecchiabile.»
    Confessò a lui il fatto che preferiva di gran lunga il testo che aveva proposto lei, piuttosto che quello originale. Ma sono gusti, ovviamente.
     
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Villain
    Posts
    13,826

    Status
    Anonymous
    Miyasato Oshima

    As I ran, I saw that I'd been going for a while,
    speeding faster than an rocket with a reckless smile.
    Feel the raging winds of glory swirl around my wrists.
    I will battle on to victory and grasp it in my fist.


    Il canto della Lemure ha nulla a che vedere con la sua parlata. Così come non ci si sarebbe aspettati la ragazza giù d'umore e letargica potesse emanare tutta quell'energia una volta alla chitarra, ero totalmente impreparato alla forza nelle sue parole con una melodia sotto. Si trasforma in un leone e dimostra la verità nelle mie precedenti parole. Amachi non può sprecarsi sentendosi incapace.

    Through the shroud of rolling clouds that blotted out the sky,
    I could hear the roaring cheers that kept my dream alive.
    Soaring through the endless blue, I'll spread my wings and fly,
    and I'll finally hold the thunderbolt that always passed me by.


    La musica è una gentile fiammella che scalda chiunque abbia le orecchie per ascoltare. Il fresco della stagione svanisce, quelle note magistralmente composte e la voce controllata ma spontanea fanno da coperta e mi avvolgono, per un momento anch'io posso scordarmi di... Beh, tutto.

    La città è disastrata, il mondo sottosopra, le persone si sentono perse e svilite. Io stesso sono finito ad avere le allucinazioni, diamine. Ovunque si guarda ci sono soltanto problemi e crisi e motivi per nascondersi in camera e non uscire... Ma non qui, con Amachi, in questo preciso istante.

    Gli ultimi mesi non sono stanti gentili con nessuno. Anzi, per me è un po' tutta la vita ad essere una grossa serie di errori e rimpianti. La melodia della lemure mi accoglie lo stesso. E in questo preciso momento penso che "andrà tutto bene". Sono fortunato ad essere qui.

    Will you guide me, stand beside me, or get in my way?
    I'll just run into the sun no matter what you say.
    As I chase away the lonely pain inside my heart,
    I'll throw my fists into the abyss until this pain becomes a scar.


    D'inglese ne mastico poco, specialmente parlato, e per di più con l'accento fluido e naturale della senpai. Seguo il testo tenendo a mente l'originale. Però è appropriato. Amachi ha preso la canzone e l'ha resa sua, questo include anche la lirica, e l'espressione del suo animo si manifesta in un'altra lingua. Poco importa se gente come me non è in grado di comprendere appieno... Siamo mai in grado di capire davvero un'altra persona? Forse capire non è necessario, basta accettare, e apprezzare.

    Hekireki parla di sogni, determinazione, carica, e traduce il messaggio con un'energia elettrica e contagiosa. Il tipo di musica che vuoi ascoltare prima di un evento importante per pomparti. Il filtro della Lemure ne cambia profondamente il contesto. Il testo è quello, ma interpretato con una malinconia che si riflette nelle corde più soffici e lente. C'è tanta incertezza nel desiderio.

    Si dice l'arte surclassi sempre l'artista. Amachi ha sentito, ha cantato... È riuscita però a cogliere quanto il brano la rassomigli?

    The wind may blow and the thunder roll,
    but, today I know that the storm will not take control.
    I'll raise my hands and I'll stand to face what may unfold
    as I walk down this road.


    Fa sempre strano quando una canzone finisce. L'aria è così poco familiare una volta che smette di ospitare suoni, manca qualcosa. Seppur il suo stato naturale sia la vuotezza, le mie orecchie non riescono a evitare il pensiero che il silenzio esista solo per essere riempito, è un vero peccato lasciare il mondo così quieto.

    « È... »

    Colmarlo di parole non è la stessa cosa. Sembra di rovinare la memoria di quei suoni, rimpiazzarli prima d'aver avuto il tempo per processarli a dovere.... Quindi rimango in silenzio, per un po'. E guardo colei che quello stato d'animo l'ha creato. Con gli stessi occhi di quando di quando suonava, e ancora la sento infatti, lascio la canzone prenda posto nel mio cuore prima che diventi un ricordo.

    « ...Vorrei aver parole, haha... Sei bravissima. »

    ❈ for My Hero Academia GDR

     
    .
24 replies since 2/2/2021, 16:04   603 views
  Share  
.
Top
Top