A Few Dead, More Gone, The Rest Well On Their Way

Role -- Farnia (Amachi Jabar) x Stan (Miyasato Oshima)

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    Era dannatamente bello tornare a suonare. Diamine, da quanto era che non lo faceva realmente con una convinzione simile? Eppure solo lo sfiorare le corde, che emettevano quei magici suoni melodiosi, già le scaturivano dei brividi positivi fino al profondo del suo cuore. La sua reale strada forse era quella artistica, non eroistica.. Ma se non era mai riuscita a sfondare sul web, come poteva farlo fuori da un mondo dove era ancor più difficile sfondare?
    Amachi era nel suo mondo, avvolta dal suono della chitarra e dalla voce che le usciva fuori dalla bocca. Una creatura mutante così bizzarra, nascondeva qualcosa di così bello. Perché non lo stava più coltivando come prima? Forse quella negatività, quel senso di “sono fallita e così rimarrò in eterno” sono alcuni dei fattori che l’avevano scoraggiata e fatta smettere di creare cover che postava ogni settimana sui social? Da quanto non si connetteva a Babel… Troppo, troppo tempo!
    In quel piccolo angolo del giardino della scuola, Amachi si stava esibendo, anche se inizialmente era titubante perché si era proposta di fare una cosa che l’avrebbe portata a mettersi al centro della scena, cosa che non voleva fare… E invece… Lei se ne stava per lo più ad occhi chiusi, con quelle lenti colorate degli occhiali rotondi che mostravano quegli occhi celati dalle palpebre. Quella canzone stava avendo un’effetto però, uno di quelli che ti faceva male al cuore, all’anima. Diamine, era adatta a lei, eppure stava rigettando via quella frase del “rimboccati le maniche, rialzati e continua a lottare”. No, non ne poteva più lei, era arrivata sul fondo e quella bastonata della missione contro le farfalle l’aveva del tutto resa un verme.
    Le piccole sopracciglia si abbassarono e la lemure aveva assunto un’espressione più concentrata, ma allo stesso tempo sembrava quasi dispiaciuta. Non cambiava il tono della voce, né la melodia. Lui, lo studentello sulla stessa panchina della mutant, aveva acconsentito di ascoltarla, quindi non poteva fare una figura barbina…anzi, l’ennesima…Doveva darsi un contegno e non rovinare quel momento così magico.
    Ah, che meraviglia però… Perdersi in quei suoni e quelle note.
    Anche solo la sensazione di percepire le corde sotto i polpastrelli, Amachi aveva un senso di piacere e benessere. Abilmente muoveva le mani e dita su quello strumento musicale, mentre la testa si inclinò appena di lato e la coda ebbe un leggero sussulto che la fece muovere nell’aria, proprio oltre lo schienale della panchina.
    In quel momento tutto sembrava essersi fermato: la lieve brezza fresca, il cinguettio degli uccelli, lo stesso respiro di Miyasato.. Non c’era alcun rumore, solo la sua voce e la sua melodia. Era chiusa in quella bolla, dove lei spesso si rifugiava i primi tempi in cui era arrivata qui. Potesse tornarsene indietro, Amachi si sarebbe fatta una bella dose di coraggio e quel provino per diventare cantante, lì a Tokyo, lo avrebbe fatto… Invece no, si era cagata sotto anche per fare quella stupidissima prova. Ora cosa le era rimasto in mano per una carriera futura? Quasi nulla, forse era Shinjiro l’unica speranza per darle quelle ore di lavoro, uno stipendio e poter vivere decentemente in quella metropoli insieme al suo compagno.
    Diamine, anche quella situazione di avere Darius come eroe al suo fianco, un po’ la stava martoriando. Lui diceva che non aveva problemi se lei avesse scelto altro nella vita, invece che fare l’eroe “Ma se non fosse quella la verità?” scappò un pensiero nella sua testa “Se me lo dicesse solo per farmi stare calma? Perché la gente non mi dice le cose come stanno.. Perché nascondono le loro reali intenzioni e pensieri. Faccio paura? Sono… Sono così intimidatoria come persona? Oppure…Che cosa? E se invece dicesse il vero? Se realmente volesse solo la mia felicità e si adattasse alle mie scelte con tranquillità? Ancora Darius è un enigma in alcuni suoi atteggiamenti… Oppure sono io che sono malfidata e non riesco a vedere la verità, ma solo quello che il mio io negativo vuole farmi vedere…Una realtà distorta, malata, marcia.” Spesso se lo chiedeva, si faceva queste paranoie mentali, ma non riceveva mai una risposta. Perché? Perché non aveva il coraggio di parlarne? Alle sedute con lo psichiatra non aveva ancora tirato fuori tutto, perché ancora aveva timore di quella figura così estranea alla sua vita… Eppure, in quel momento in cui stava suonando, Miyasato era riuscito in qualche modo ad accompagnare Amachi in quella sorta di sentiero per farla stare bene, accompagnandola in quella via così piacevole dove c’era solo musica e passione.
    Forse avere amici non era così male.. Quanti ne aveva effettivamente lei? Poco o nulla. I pochi che aveva conosciuto li aveva persi un po’ di vista, anche se potevano studiare nella stessa classe o istituto, non avevano allacciato rapporti di sorta e non si erano mai trovati a studiare insieme o fare qualche uscita.. Forse una, per natale di due anni fa, ma nulla di più, morì lì la loro “amicizia”. Anzi, non nacque neanche.
    La musica terminò e così anche il canto che sfumò con qualche ultima nota suonata con lentezza.
    Per alcuni attimi la lemure rimase immobile, per poi drizzare la testa e voltò questa per puntare i suoi occhi neri e gialli verso il volto roseo del ragazzo. Si strinse nelle spalle per una manciata di secondi, poi con imbarazzo mormorò:
    «Grazie.»
    Sospirò al suo complimento ed andò a sollevare di qualche grado le orecchie pellicciose. Sfarfallò le ciglia e cercò di andare a guardare verso la propria chitarra, un chiaro segno che era imbarazzata:
    «Avevo la passione di fare le cover, di registrarmi e mandarle sui social.. Ma ho preso una pausa, se proprio devo essere sincera, una lunga pausa.»
    Confessò all’altro, per poi andare a sollevare gli occhi su di lui e lo fissò. Era timida, anche se sulle labbra cercava di mantenere un leggero sorriso:
    «Grazie per avermi dato l’opportunità di suonare. Mi mancava.»
    E la mano sinistra, che era sulla cassa della chitarra, andò ad accarezzare la curva alta di essa. Rimase in silenzio, non sapeva che dire, né come comportarsi. Adesso che cosa doveva fare? Chiedere qualcosa a lui? Ma che cosa?
    «Ti piace suonar-..ehm..Avevi detto che non lo facevi di suonare.. o mi sbaglio?»
    Si era corretta subito, aveva fatto una figura barbina e se ne era resa conto a metà frase, anzi, quasi detta del tutto se dobbiamo essere pignoli. Ridacchiò con imbarazzo, per poi dire:
    «Ti piacerebbe imparare a suonare?»
    E si zittì, attese una sua risposta e reazione. Che cosa aveva in mente la lemure?
     
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    Miyasato Oshima
    Lei ringrazia me? Dovrebbe essere il contrario, è stata un'esibizione privata, ho avuto il privilegio di assaporare un lembo della sua anima. Mi ha dato più di quanto potrei ripagare... L'ho approcciata con la vana speranza d'aiutarla e invece finisco sempre a far la sanguisuga prendendo fin troppo dagli altri.

    « ...Dici sarebbe troppo chiederti dove posso trovarle, queste cover? Se sono belle come questa finisci dritta in Playlist! »

    È il minimo che posso fare, darle un follower e qualche stream. Purtroppo non ho gli amici o la presenza online per raccomandarla con successo. Al massimo ne faccio sentire ad Asuka.

    « Spendo tutto il tempo ad ascoltare musica, quindi sarò il primo a sentire la prossima che posterai probabilmente, haha! »

    Le sorrido, nascondendo poco velatamente quell'incoraggiamento a comporre qualcosa di nuovo. C'è qualcuno che l'apprezza e aspetta eccitato le sue canzoni, magari può darle la spinta giusta per tornare a registrare.

    Però se sperava in una collaborazione musicale, aveva di fronte la persona sbagliata. È una domanda comune quella della Lemure. Ogni volta che faccio presente il mio interesse, si è rapidi a saltare al "ah bello! quindi suoni?" e io devo deluderli facendo presente che sono troppo pigro, incapace, e poco creativo per fare mai il musicista.

    « Nah, mi manca il talento per suonare o cantare. Lascio il mestiere a chi se ne intende. »

    Rispondo una po' imbarazzato sotto gli occhi della ragazza. La maggior parte della gente non fa musica... Ma ammetterlo davanti a chi di talento ne dispone a pacchi mette in soggezione.

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    Wow!
    Realmente lui aveva chiesto ad Amachi dove potesse trovare i video delle sue cover? La mutant rimase inizialmente piacevolmente sorpresa, con gli occhi che si erano di poco sgranati da dietro quelle lenti colorate die suoi occhiali rotondi. Per un momento sembrava restasse imbambolata lì, ma poi un sorriso nacque sulle sue labbra nere ed andò ad annuire con imbarazzo:
    «Certamente. Il canale è @AmachiJ su YT… Lo trovi facilmente… Almeno credo.»
    Dopotutto non ne era certa che venisse fuori con semplicità il suo canale, non aveva milioni di iscritti e forse non lo cercava mai nessuno, quindi sicuramente avrebbe avuto un po’ da fare per cercarla. Aveva pubblicato diverse cover, di generi ed artisti diversi musicali. Le mani della lemure rimasero attualmente sulla chitarra, con quest’ultima che era posata sulle sue gambe che rimanevano unite tra di loro.
    Notò quel suo sorriso, sembrava sincero ed Amachi da una parte si sentì apprezzata da qualcuno che non conoscesse davvero bene. Che possa nascere una possibile amicizia tra loro? Forse, ma quanto sarebbe durata? Lei dopotutto non avrebbe continuato a studiare qui, quindi quanto e quando lo avrebbe incontrato? Sfarfallò le ciglia ed andò a sollevare la mano destra, la mise dietro il proprio collo e lo massaggiò morbidamente. Mostrò un sorriso più visibile di quel semplice gesto con le labbra, infatti mostrò leggermente la candida dentatura:
    «Sono contenta che potrai seguire i miei lavori. Quindi devo rimettermi a postare cover.. E’ questo che mi stai dicendo?»
    Forse poteva essere una bella tattica per farla ricominciare a suonare e catare, anche se lei era un po’ titubante al momento. Ma solo al pensare a quel suono, lo sfiorare le corde della sua chitarra, le nacque un sospiro profondo e nostalgico, segno che le mancava. Parecchio!
    Quando lui declinò l’offerta di suonare, oppure imparare a farlo, lei drizzò di qualche grado le orecchie pellicciose, mentre la mano da dietro il collo scivolò via e cercò di metterla vicino alla gemella, sempre sulla curva della chitarra che poggiata sulle sue gambe allenate e toniche. Il sopracciglietto destro si alzò e mostrò così un’espressione dubbiosa:
    «Che ne sai. Hai mai provato davvero? Hai avuto un insegnante svogliato o che avesse la passione per la musica?»
    Chiese, mentre si strinse nelle spalle per un istante ed andò a volgere la sua attenzione verso il giardino, proprio la parte che si apriva davanti a lei. Seguì distrattamente il volo di un uccellino, per poi tornare nuovamente verso di lui e poterlo fissare in viso. Notò quell’imbarazzo e lei, di conseguenza, calò lo sguardo. Accennò un leggero risolino, anche se non era uno di quelli divertiti, ma quasi di rassegnazione “Che stupida, pensare di insegnare a fare musica ad una persona normale… Io sono la stramba… Chi vorrebbe avere un’insegnante che sembra un incrocio tra una scimmia ed una ragazza?!” Scosse la testa per scacciare via i pensieri maligni, mentre cercò di tornare a guardare in direzione del giovane studente e cercò di smuovere il discorso per evitare di cadere in silenzi imbarazzanti o pesanti:
    «Che cosa ti piacerebbe suonare se tu avessi l’opportunità di farlo?»
    E lo fissò, mentre per un momento andò a cercare di guardare in direzione del telefono di lui che era ancora tra le mani umidicce dello studente. Fece un cenno con la testa verso il dispositivo elettronico ed andò a mormorare:
    «Prova a cercare AmachiJ Hero too. Senti se ti piace, l’ho scritta io.»
    E si zittì. Eppure aveva lanciato quella proposta per fargli sentire un’altra sua canzone. Strano, mettersi così in mostra davanti ad un estraneo?! Che cosa le era preso? Forse parlare di musica le faceva bene in quel momento così delicato della sua vita.
     
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    Miyasato Oshima
    @AmachiJ. Mi chino un attimo sul telefono appena ho in testa il nome e lo trovo subito, giusto il tempo di cambiare app e cercare il canale. Non avrà milioni di iscritti però lo username è originale, quindi lei è l'unica di rilievo che viene fuori, lei e le sue cover. Tante. Le ha davvero fatte lei tutte queste canzoni? Woah...

    Le rivolgo un sorriso e alzo lo schermo del cellulare in sua direzione, mostrandole l'icona che ora legge "ISCRITTO".

    « Mi raccomando, non farci aspettare troppo per la nuova hit! »

    Forse proprio la cover di Hekireki poteva essere un candidato valido. Oppure perderebbe un po' del suo lustro senza il background su Amachi e la sua situazione, associata al testo? Magari non è manco il genere di traccia che vorrebbe condividere col mondo. Ah! A proposito–

    « Alla fine comunque... Ti è piaciuta la canzone? Ho provato a farti sentire qualcosa di giapponese che potesse sposarsi ai tuoi gusti. Anche se a questo punto non so quale mi piaccia di più tra l'originale e la tua cover, hahaha. »

    L'esibizione privata l'aiuta un sacco nella competizione, devo ammettere. Vederla giostrarsi sulle corde e svanire avvolta dalle note mette in enfasi quanto l'arte di quell'impronta sia fuori dalla mia orbita. Pensare di poterla imitare – io – sarebbe un peccato di enorme presunzione.

    « Un sacco di gente mi ha consigliato di cominciare a prendere lezioni. Primi tra tutti i miei genitori che pensano potrebbe aiutarmi aver un hobby su cui far pratica... Ma mi manca proprio la costanza per qualcosa del genere. Non ho talento, sono pigro, fatico a concentrarmi o tener fede a una routine. »

    Già soltanto con il programma della UA sono sempre un po' indietro rispetto agli altri, sia nello studio che nei voti. E se riesco ad utilizzare il mio Adelinium sufficientemente è perché avevo un sacco di tempo libero prima d'iniziare i corsi, e anche in quel periodo ero poco produttivo.

    Adesso dovrei pure aggiungerci un altro muro insormontabile?

    « Però... Eeeh... A questo punto se dovessi scegliere uno strumento sarebbe la chitarra? Mi piace anche il basso, o la batteria, ma non sono esattamente facili da portarsi in giro per far pratica, o altrettanto versatili quando non sono parte di una strumentalizzazione. Ha senso? Ahaha... »

    Ipoteticamente, ovviamente.

    « A–Ah! Sì! Certo, mi farebbe un sacco piacere ascoltarla! »

    Rispondo sorridente alla sua proposta, e già che ho il canale sottomano è semplice individuarla tra le uscite recenti... Perché mi fermo, allora? Guardo l'icona e so che basterebbe premerla per sentire un altro po' della musica di Amachi, che poco prima mi ha scosso l'animo (in maniera pienamente positiva).

    Però... Non mi sembra giusto. Qualcosa non va.

    « Anzi... Ehm... Scusami, ma ti dispiacerebbe se... »

    Come mi spiego? Manco io so cosa sto dicendo, o perché precisamente senta questo blocco. Ho amato la canzone appena suonata, no? Allora perché esito? Se non mi spiego in fretta ad Amachi verrà l'ideaccia che sia un cantaballe e l'abbia solo perculata di complimenti fin ora.

    « Cioè. Non so, penso che sentirti semplicemente registrata non sarebbe la stessa cosa? Forse? Anche con le cuffie penso sentirei una barriera tra me, la musica, e il tuo animo. »

    Ecco, adesso pensa che sono un hippie o un altro pseudo-intellettuale-illuminato di qualche tipo. Giuro che aveva più senso nella mia testa prima che mi uscisse. Amachi mi ha dato qualcosa, che mai avevo provato prima seppur consumi ore ed ore di canzoni ogni singolo giorno. Ho paura di rovinarlo facendo il downgrade.

    « ...Magari potresti suonarmela di persona, prima o poi? Non mi dispiacerebbe. »

    Non mi dispiacerebbe nemmeno rivederla, dopo oggi.

    « S–Sempre se vorresti! Se non è un disturbo, insomma! »

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    Amachi annuì alle parole di Miyasato, ma sul faccino -anche se non si notava l’imbarazzo sulle guance- lo si poteva notare dall’espressione e il suo sguardo che si era abbassato. Ridacchiò e cercò con l’indice della mano destra di andare a grattare appena la pelliccina sulla guancia del medesimo lato:
    «Ehehe, vedrò cosa inventarmi…»
    Beh, doveva scegliere che canzone cantare, ma soprattutto doveva anche avere lo stimolo di farli!! Forse quell’evento poteva essere un trampolino di lancio per riprendere a fare ciò che le piaceva tanto fare? Alla fine sollevò gli occhi dalle sclera nere e le iridi gialle ed andò a guardare in direzione del ragazzo. Manteneva quel sorrisino timido stampato sulle fini labbra nere, poi andò a dire:
    «Devo dire che è una canzone carina… Cioè non offenderti, sono io un po’ sceglina e difficile in ambito musicale. Me lo dicono spesso… Però non è una di quelle canzoni che canterei di continuo, ecco. E si.. Il testo in inglese mi piace di più, ahaha..»
    poi esitò, si irrigidì ed alla fine andò a dire con tensione nel tono della voce:
    «Sai, per un periodo suonavo nei bar dove fanno musica dal vivo. Lo facevo per svagare la testa dagli studi. Certe volte mi allungavano qualche soldo per l’esibizione, altre volte andavo in veste gratuita tipo come talento emergente…o cose così. Mi piaceva farlo.»
    E proprio in una di quelle sere conobbe Castiel, un cacciatore di talenti che poteva essere una bella opportunità per spiccare tra la gente, per diventare una dei rari mutant cantanti e famosi… Ma non colse la mela al tempo giusto, infatti tutto sfumò nel tempo ed Amachi restò a bocca asciutta.
    Alla fine si andò a parlare di costanza nel fare le cose, di hobbyes da trovare e fare nella vita..E lo studente era uno di quei casi in cui l’incertezza e la mancata costanza non gli aveva fatto avere nulla di tutto questo. Le orecchie della donna-lemure si alzarono di qualche grado, come per le piccole sopracciglia che si erano dipinte come due perfette arcate. Sfarfallò le ciglia ed un momento rimase interdetta e curiosa:
    «Ti conosco poco, Miya. Ma… Se posso permettermi, perché non tentare? Tu parti già con l’idea che non hai costanza o comunque non hai talento. Magari non hai trovato qualcuno che ti stimolasse.»
    La coda per un momento si mosse dietro di se, per poi adagiarsi sullo schienale della panchina e ciondolava dietro di essa come un panno steso. Socchiuse le palpebre tinte di ombretto colorato, mentre si umettò le labbra, un chiaro segno di leggera tensione che ancora aleggiava in lei. Si sentiva strana, le formicolavano le mani e le braccia. Gli occhi per un momento si abbassarono, proprio quando sentì dal cuore una sensazione come di eruttare. Con velocità quella sensazione salì al petto, gola, fin quando non uscì dalla bocca sottoforma di parole:
    «Ti piacerebbe che fossi io la tua insegnante?»
    DIAMINE!!! Che cosa aveva detto Amachi?? Lei insegnare a lui?? Ma neanche sapeva controllare le sue emozioni negative, come poteva insegnare a lui? E poi, lei è bizarra, stramba, una mutant, per Dio!
    Trasalì quando si ascoltò, con la propria voce che rimbombò pesantemente nella testa. Si sentì per un momento sgretolare dentro, come se fosse un pezzo di vetro che veniva frantumato da una martellata. Inghiottì un nocciolo di saliva e sbarrò gli occhi, mentre cercò di stringere nella mano sinistra la cassa della chitarra al proprio corpicino e le spalle si strinsero tra loro:
    «C-C-Cioè io…Io vedo in te quella scintilla che vuole accendere una fiamma…la fiamma legata alla musica. Che tu sappia cantare o no, non importa…E se sei duro di comprendonio nell’apprendimento, beh, non c’è problema. Ogni individuo ha i suoi tempi. Ma se non ti interessa posso capirti e non c’è alcun problema, Miya. Anzi, forse sono stata troppo precipitosa ed ora avrai un disegno di me come della ragazza che si crede super brava a suonare..Ehehe…Perdonami.»
    Subito si scusò, si sentì in difetto con lui e non poteva rovinare quella giornata con il suo caratterino strambo e deformato dalle medicine. Sospirò, sentì il cuore in gola e la preoccupazione che le faceva contorcere lo stomaco. Cercò di mantenere un’espressione tranquilla in viso, ma i suoi occhi si erano abbassati e sembravano spaventati da quella sua azione così avventata nei confronti dell’altro.
    Però da una parte, se l’altro volesse davvero apprendere la chitarra, lei sarebbe già avvantaggiata, perché avrebbe già metodi di insegnare che aveva usato lei stessa per apprendere l’uso di quello strumento. Sorrise divertita quando sentì il suo ragionamento sul portare dietro una batteria o basso. In effetti erano scomodi da portarsi in giro, anche se il basso era simile ad una chitarra, ma aveva più accessori che altro da scarrozzare qua e là. Annuì debolmente con la testa, poi cercò di ascoltare il resto del suo commento.
    Sembrava indeciso più che pigro, forse “codardo” nell’affrontare una nuova cosa… Magari poteva essere lei un aiuto? No, che scemenza, lei non era una persona da dare aiuti, faceva solo danni e guai, almeno secondo la sua visione.
    Sospirò e cercò di andare a proseguire il discorso. Sembrava che l’altro avesse voglia di sentire la canzone Hero too, ma non registrata, non la cover che era stata caricata sul suo canale qualche mese fa, bensì la voleva sentire dal vivo. Trasalì la mutant e fissò l’altro con stupore “Vuole davvero ascoltarla dal vivo…Mi ha spiazzato.” Sembrava che davvero a qualcuno piacesse molto la sua voce e la sua performance, una persona estranea, neutrale, che non sapeva niente di niente di lei. Sfarfallò le ciglia e per una manciata di secondi restò pietrificata, per poi sfoggiare un timido sorriso ed incassò appena la testa tra le spalle. Annuì e cercò di dire con tono imbarazzato:
    «Vedremo un giorno di organizzarci e la canterò live…Ma non adesso, non è il caso. È una canzone parecchio forte con toni parecchio alti. Quindi evitiamo che si affaccino dalle finestre gli altri alunni della scuola. Però, lo farò… Te però penserai alla mia proposta per incominciare a suonare?»
    Chiese e lo sguardò si alzò per poterlo fissare in volto e studiarne le sue espressioni facciali e reazioni.
     
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    È bello vederla sorridere. Per davvero, piuttosto che una smorfia di cortesia. Non m'importa che la canzone le sia piaciuta o meno... Se sono riuscito a scacciarle certi pensieri dalla testa e darle una pausa, basta quello. L'Amachi di adesso è irriconoscibile dalla ragazza cupa e avvilita che ho intravisto per caso tra delle sedie vuote.

    ...Peccato che i miei buoni propositi mi si ritorcano contro.

    Mi ha messo in scacco.

    MALEDETTA.

    Resto ebete alla sua proposta, bocca aperta, la fisso valutando tra me e me le opzioni a mia disposizione. Sono incastrato. È questo il potere di uno studente al secondo anno? Il potenziale tattico per intrappolarti in una ragnatela che tu stesso hai tessuto.

    Se le dico di no: Penserà che in realtà la considero una schiappa, che non ho fiducia nelle sue abilità e preferirei non spenderci troppo tempo assieme. Si sentirà scema ad aver chiesto, prenderà il mio rifiuto come la conferma che non riesce a farne una buona, ripenserà all'imbarazzo di oggi per diverse notti negli anni a seguire.

    Se le dico di sì: Scoprirà che dicevo il vero, sono davvero negato per la musica. Proverà e proverà senza riuscire a tirarmi fuori una nota giusta. Sprecherà tempo e dovrà mettere in dubbio le sue stesse abilità, quando in realtà il problema sono io!

    Sono tra la padella e la brace. È una scelta impossibile.

    « A–Amachi! Ti sbagli... Tu sei super brava a suonare... »

    Dico per guadagnare un po' di tempo (nonostante sia vero).

    Posso svignarmela con un "forse"? "Ci penserò". "Le faremo sapere". Se la lemure è simile a me quanto penso lo interpreterebbe come "non vuole, ma dare un no secco sarebbe troppo brutale, quindi rifiuta indirettamente"... E non potrei manco dirle che si sbaglia.

    Amachi. Perché. Vuoi davvero soffrire e snervarti senza motivo? Associarsi a me è sempre un errore madornale.

    Però... Se devo scegliere... Un'opzione le darebbe delusione istantanea, l'altra la rimanderebbe a più avanti. Dopo tutto l'impegno che c'è voluto a riportarle il buon umore non voglio la giornata si chiuda su una nota disagiante. Almeno per oggi, voglio possa ricordarsi del nostro incontro come qualcosa di tranquillo.

    « ...Okay, ci sto. »

    Sussurro senza manco guardarla. Magari una parte di me spera non mi riesca a sentire e possa rimangiarmelo. Ma con quelle orecchione, dubito.

    Ormai è fatta.

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    Anche se stava male per altri fattori, quel momento era così magico che l’aveva tirata su di morale. Era come il giorno e la notte, forse grazie al ragazzo si era “trasformata” caratterialmente diventando più socievole e amichevole. Non era più la Amachi da tre parole a stento e muso lungo come un cavallo, bensì sembrava essere leggermente più radiosa e con gli occhi che le brillavano dolcemente al sol pensiero della musica. Parlare di quell’argomento, affrontare questo tema e soprattutto suonare quelle note, l’avevano fatta stare bene, come una medicina portentosa.
    Rimase ferma a fissare il ragazzino, mentre questo sembrava imbambolatosi un momento a quella offerta di potergli insegnare qualche pezzo di musica. Sentì una sensazione di strizza allo stomaco, mentre un brivido gelato l’aveva attraversata sulla schiena.
    “Avrò fatto bene?” pensò lei, mentre lo guardava e manteneva quella maschera sul volto che la faceva apparire serena e rilassata, con quegli occhi meno tristi e quelle occhiaie sembravano meno evidenti sulla sua faccina.
    “Forse sei stata precipitosa. Non sei un essere normale. Lo sai. Non a tutti vai a genio per il tuo modo bizzarro di essere…Mutant.” Rispose quella vocina, quel tarlo maledetto che si insinuava nel suo cervello con tanta foga, anche se adesso , grazie ai farmaci, questa veniva meno a romperle le uova nel paniere.
    “Ho solo proposto di suonare e di fare da insegnante… Non pensavo di essere così pericolosa, bizzarra, chiamami come vuoi. Ma forse… Sono stata precipitosa? Dopotutto da quanto lo conosco, neanche mezza giornata?” questo fu quello che le si piazzò in testa.. Forse davvero lo aveva spaventato con quella proposta. Ma doveva rimediare ora, ma come? Tirandosi indietro? Si, forse era una buona idea. Le orecchie pellicciose si abbassarono di qualche grado, mentre le sopraccigliette seguirono quell’espressione che si fece dispiaciuta ed imbarazzata allo stesso tempo. Calò lo sguardo e quando stava per dire la sua, cioè ritirare l’offerta, lui accettò. Restò a mezze labbra schiuse e sorpresa sollevò gli occhi sulla faccia di Miyasato. Lo mormorò. Forse lui non era convinto della cosa?
    Amachi rimase per un momento in silenzio, con quel volto sorpreso ed imbarazzato. Sentì in sé quella sensazione di essere Utile per qualcuno, essere una “eroina” nel campo della musica, cioè il suo mondo. Le labbra mostrarono un sorriso piccolo ma dolce, mentre gli occhi si socchiusero ed annuì con un leggero cenno della testa:
    «Grazie per aver accettato. Devo confessarti che grazie a te ed aver affrontato il discorso della musica mi ha risollevata in questo periodo grigio e merd**o. Ops!! Parolaccia.»
    Confessò all’altro, mentre calò lo sguardo sulla custodia della chitarra e così, con calma, andò a rimetterla a posto. Sfilò la tracolla dal proprio corpicino e mise con cura lo strumento nel suo morbido sacco che riprende la forma dello strumento stesso.
    Per un momento solo il rumore della zip riempì quel silenzio che era calato tra di loro, con Miyasato che si era ammutolito e che Amachi non sapeva effettivamente come incominciare un nuovo discorso. Forse era arrivato il momento di…Andare? Non lo sapeva, non ci stava capendo più niente. Quella risposta “ci sto” l’aveva mandata in brodo di giuggiole, stava bene dentro e sentì quel formicolio di stimolo nel voler suonare ancora ed ancora. La coda oscillò nell’aria, dietro di lei, mentre le orecchie si erano poste nuovamente in natural posizione.
    Con calma si voltò verso di lui e lo andò a fissare con i suoi occhi gialli e neri, mentre pensò per un istante cosa poteva dirgli. C’era un attimo di imbarazzo, di quel pesante silenzio che spesso poteva essere un fastidio:
    «Ehm…Forse…C’è qualcosa che non va?»
    Le venne spontaneo dire così, mentre lo fissò con sguardo attento e cercò di far parlare lui a questo giro.

     
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    Miyasato Oshima
    "Qualcosa che non va."

    La mia vita in una frase.

    A stenti riuscirei ad iniziare per far un resoconto di quel che mi turba quotidianamente. Per un breve periodo – anni fa – i miei mi convinsero a prendere sessioni con uno psicoterapeuta. Le prime tre mi trovai a parlare e parlare e parlare solo per darci un punto di partenza. Alla fine non se ne concluse nulla, andare in terapia è utile quando sei disposto ad aprirti ed aiutarti un po' tu stesso... Entrambe cose che non sono mai stato capace di fare, se non ai momenti più inopportuni.

    « No. Va tutto bene. Specialmente ora che ci siamo conosciuti, Amachi-chan. »

    Le dico, sforzando un mezzo sorriso.

    E imbianchendo mezzo secondo dopo quando realizzo che può essere interpretata malissimo come uscita. Sembra o non sembra qualcosa che direbbe un innamorato?? AAAAHHH.

    « Eeh–! Per la musica, dico! Bella! La musica! E sei anche simpatica– Ma non in quel– Cioè. Sembri una bella persona! Ecco tutto! »

    PER FAVORE QUALCUNO MI PORTI VIA DA QUI PRIMA CHE ROVINI TUTTO PERCHÉ NON POSSO MAI AVERE UN INCONTRO NORMALE E LIBERO D'EQUIVOCI.

    Almeno non ho fatto come con Eru. Era una giornata grigia e mi son fatto tirare dalle emozioni, ho detto troppo ad una persona che voleva soltanto gustarsi il pranzo in pace, non farmi da spalla su cui piangere.

    Oggi non è per me, è per la Lemure. Ne ha molto più bisogno. Il suo talento e la sua passione non possono essere smorzati da un nuvolone nero simile al mio... Ho provato a soffiarlo via, nel mio piccolo. O a mostrarle che è possibile.

    « Quindi... Ci sentiremo, no? »

    Le dico, avviando l'incontro ad una conclusione, siccome sto captando quei segnali dal suo comportamento. Fini sensi aguzzati per capire quando qualcuno preferirebbe andarsene da me... Anche se non ci becco sempre.

    « Sulla tua pagina ho visto anche i contatti social. Ti dispiacerebbe parlarci lì? Sennò va bene lo stesso, eh! »

    Ancora mi fa strano essere invitato nella vita di una persona in questo modo. Diventarne il "discepolo" così rapidamente, eppure sentirmi come se mi stessi imponendo. Povera Amachi. Non ha idea delle ansie in cui si sta addentrando.

    Mi alzo per primo così che non debba farlo lei, potendosi sentire scortese o altro. Mi volto, dopo un attimo di incertezza le pongo la mano, in un invito a stringerla.

    « ...Ah, spero al tuo paese si faccia?? Qui non è usanza ma pensavo... Chiedo scusa se ho presunto male! »

    Non si poteva finire il pomeriggio senza la ciliegina d'imbarazzo sulla torta.

    ❈ for My Hero Academia GDR

     
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    Sembrava tutto così magico e tranquillo, entrambi erano chiusi in quel piccolo mondo musicale dove tutti i problemi erano stati lasciati all’esterno. Ma come ogni cosa bella, c’è un tempo ben specifico, infatti era arrivato il tempo dei saluti.
    Alla fine si era trovata bene la lemure con quel ragazzo, finalmente aveva avuto un momento di tranquillità in compagnia di qualcuno che condividesse, anche se a modo suo, la musica.
    Certo, con il proprio compagno si trovava bene, ma alle volte l’anima della persona richiedeva anche compagnie extra, amici, altre persone con altri caratteri con cui scontrarsi e confrontarsi. Miyasato ed Amachi erano così simili, se non vogliamo dire che erano praticamente due gocce d’acqua -caratterialmente parlando.
    La lemure rimase a fissare il ragazzetto posto sull’altro lato della panchina e ne sentì il suo discorso così impacciato, imbarazzato, come se si stesse incartando nei discorsi che potevano risultare equivoci. Lei, però, aveva la sua convinzione: Sei bizzarra e non piaci, è raro che succeda.
    Arricciò il nasino nero ed andò ad annuire, mentre con voce lievemente imbarazzata rispose:
    «Anche per me è stata una piacevole giornata da quando ti ho conosciuto.»
    Cercò di smorzare il discorso così, in modo da poter rendere meno imbarazzato l’altro…Ma avrebbe suscitato l’effetto contrario? Forse si, ma lei non lo voleva fare di proposito, anzi!!
    «Mhmh! Mi fai divertire. Sei così buffo da impacciato.»
    Confessò, mentre annuì al suo dire. Sapeva che lui si era espresso male, che poteva essere tutto frainteso, ma lei aveva ben capito che non era proprio così la faccenda, bensì si erano trovati bene a condividere quel piccolo Hobby. Sospirò ed andò per un momento a calare lo sguardo. Gli occhi si erano socchiusi e un sorriso lieve si formò sulle labbra nere e fini della mutant:
    «è grazie a te se sono tornata a sorridere oggi. Ero partita con l’intento di venire qua solo per cambiare aria, per non vedere le solite quattro mura di casa.. Invece ho conosciuto te. Sei simpatico, gentile e ti sei accollato una persona bizzarra e problematica come me perdendoti l’open day del club di musica. Ti ringrazio, davvero.»
    "Ca**o, forse sono ripetitiva e patetica così...potevo starmene zitta!!" pensò subito dopo aver parlato.
    Era sincera, anche se non lo guardava in faccia si poteva capire dalla voce che lei era stata bene con lui, che le aveva dato una nota di colore in quel periodo così nero.
    Si alzò poco dopo, insieme a lui e lo andò a guardare di nuovo, proprio mentre l’altro parlava dei contatti e dei social. Annuì con convinzione, mentre si prese la borsa e chitarra che mise tutto a tracolla sulle esili spalle:
    «Certo, contattami pure lì. In tal caso, posso darti il numero di telefono poi per accordarsi con le lezioni musicali.»
    Già, perché i loro incontri saranno più che altro perché saranno presi dal suonare insieme, o meglio, Amachi insegnerà allo studente a suonare la chitarra.
    La coda oscillò alle sue spalle con movenze sinuose, mentre abbassò lo sguardo al gesto della mano di lui e ne rimase sorpresa. Finalmente qualcuno le aveva dato la mano, un gesto che in Giappone era quasi del tutto non apprezzato, ma ci si doveva salutare con degli inchini accennati e così “militareschi”. Inizialmente rimase interdetta, ma poi allungò la mano destra verso la sua e la prese. Il contatto della pelle di lui era decisamente più soffice, morbida, in confronto alla propria che era ruvida, tozza, un po’ come quella di un lemure proprio. Si strinse nelle spalle e mormorò:
    «S-scusa se è un po’ ruvida e brutta la mia pelle, ma mi piace salutare con una stretta di mano! È molto più carino, meno freddo e distaccato, non trovi?»
    Chiese un parere all’altro, mentre cercò di stampare un sorriso dolce e delicato, mostrò infatti la dentatura candida e quei canini leggermente più pronunciati di quelli di un comune umano.
    Ritirò la mano lungo il fianco dopo averlo salutato e cercò di fare verbalmente anche quella conclusione di quel loro incontro:
    «Allora aspetto un tuo messaggio. A presto Miya, spero di rivederti presto! Ciao!»
    E così cercò di voltarsi e di andare a dirigere i suoi passi verso l’ingresso delle mura dell’istituto stesso. Voleva andare via da lì, che cosa ci stava facendo ancora a scuola!? Alla fine l’open day era saltato, ma aveva trovato qualcosa di meglio…Forse un buon Amico.
    End.
     
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    Hellooo
    Niente di particolare da segnalare, tutto corretto. Avete fatto più di 22 post quindi prendete il bonus!

    Miyasato: +50exp +25exp
    Amachi: +50exp +25exp

    Vado a vedere qualche video di cagnolini per tirarmi su ora.
     
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24 replies since 2/2/2021, 16:04   603 views
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