Licenza Shoya Ishida

Licenza Permanente - Utente: the saxofonist

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    Mancava poco meno di una settimana alla fine di febbraio. La vita scorreva più o meno tranquilla tra le strade e i vicoli di Tokyo, la normalità che provava in qualche modo a riconquistare il suo ruolo nella vita dei giapponesi. Molti studiosi paragonavano le città e la società in generale ad un organismo vivente che poteva svilupparsi o decadere, in base al momento storico e ai fattori esterni ed interni che ne potevano influenzare la crescita. Se la capitale giapponese era un grande corpo in cui tutti i suoi abitanti prosperavano, forse l'attacco del Culto era paragonabile a quello di un agente esterno che tentava di rubare risorse e che aveva causato ferite in tutto l'organismo. Questo paragone reggeva fino a quando si pensava al gruppo capitanato da Hanzo Takashi come una macchina di distruzione senza coscienza: chi aveva attaccato Tokyo era un essere umano e aveva le sue ragioni, qualunque esse fossero. L'amministrazione pubblica stava cercando di fare del suo meglio per risanare queste ferite create in tutto il corpo, ma tra i costi esorbitanti e la mancanza di personale specializzato per rimuovere l'insidioso farmaco, i lavori procedevano a rilento. A quella polvere nera però se ne aggiungeva un'ulteriore, anche se in quel caso si trattava di semplice cenere e non di composti chimici particolari.
    Il parco di Ueno era bruciato quasi completamente, annientando quello che si poteva considerare uno dei polmoni di Tokyo. Quel disastro avvenuto proprio all'inizio dei giorni in cui la città era rimasta bloccata aveva distrutto il morale dei cittadini, tra preziosi monumenti andati perduti così come l'intera vita del parco. Era difficile pensare che quel luogo fosse sostituibile o risanabile così facilmente. Si poteva restituire il valore di tutti quegli alberi, quelle piante ed animali al cuore dei giapponesi? Era una domanda molto romanzata e che faceva tanto scalpore sui giornali di quei mesi. Dopo aver ammansito le fiamme molte delle risorse per la ricostruzione di Tokyo erano state gettate in ricerca di un piano efficiente per la rivalutazione del parco. Una superficie enorme da dover riparare, allestire, risanare. Moltissime aziende e gruppi, nazionali o meno, avevano donato grandi cifre per provare ad aiutare Tokyo a riprendersi quello spazio verde. Ma, a distanza di mesi, il parco era ancora una distesa grigiastra e solo poca erba cresceva con regolarità. Gli alberi erano quasi tutti morti e senza possibilità di salvezza, anche se qualche specie più robusta aveva a malapena resistito alle fiamme. I corsi d'acqua però erano stati danneggiati sia dal fuoco stesso che da tutti gli smottamenti del terreno, tra lavori ed alberi caduti.
    Quella mattina di febbraio non aveva nulla di particolare. Un altro semplice giorno freddo e poco luminoso, soprattutto alle otto. Qualche fortunato iniziava la giornata a quell'ora, ma tutti gli operai che dovevano occuparsi della città ormai sudavano da ore. Il traffico mattutino era come al solito consistente ed ora che si era tornati più o meno alla normalità la metro era di nuovo piena come un uovo, così come le strade. Una settimana prima a Shoya Ishida era stato comunicato di raggiungere Quiet Perfume al parco di Ueno proprio quel giorno, perché sarebbe stata lei il suo supervisore per la licenza permanente. Il giovane corvino ne aveva viste di cotte e di crude nel corso della sua carriera, tra lotte tra gang criminali e parchi in fiamme. Se fosse stato in grado di superare quell'ultima prova avrebbe fatto parte a tutti gli effetti del mondo degli eroi "adulti", in grado di badare e gestire le proprie azioni. Qualcuno aveva dato la "colpa" a lui per quell'incidente, ma almeno all'apparenza i rapporti con la Pro Hero non erano cambiati di molto. Forse la Vice, Bookworm, sembrava guardare con più sospetto i suoi movimenti, ma era stato in grado di continuare il suo percorso lì senza particolari problemi. Era stato il professor Minamoto a dirgli che l'esame per acquisire la licenza permanente sarebbe stato seguito da Quiet Perfume. Anche se probabilmente il ragazzo non aveva molta ansia, lo aveva rassicurato dicendo che con la licenza provvisoria in tasca l'esame sarebbe stato più che altro una formalità, soprattutto di quei tempi in cui servivano molti eroi. Gli aveva raccomandato di portarsi dietro il suo costume e possibilmente anche l'equipaggiamento fornito dalla scuola, oltre che i suoi documenti per sicurezza.
    Il 23 febbraio lo studente avrebbe trovato i cancelli del parco di Ueno aperti, con l'odore di fumo che quasi aleggiava ancora per l'aria fredda. L'intero parco sembrava un cantiere enorme, con impalcature dove un tempo c'erano edifici e voluminosi macchinari usati per provare a risanare delicatamente le zone più ampie. Il cielo era coperto di nuvole che rendevano anche gli specchi d'acqua lontani quasi completamente bianchi come un lenzuolo. C'era un viavai di uomini e donne che correvano da una parte all'altra come tante formiche, creando confusione tra le loro parole ed il rumore delle macchine. Quiet Perfume non sembrava essere ancora arrivata e per ora, i protagonisti della scena erano gli operai che stavano cercando di rimuovere numerosi alberi secchi usando delle motoseghe.
    LICENZA SHOYA ISHIDA


    CITAZIONE
    Ciao Saxo, benvenuto all'esame per la licenza da Pro-Hero :zizi:. Come scritto nel post Shoya ha ricevuto una settimana prima l'avviso da Toki, comunicandogli di farsi trovare all'entrata del parco alle otto di mattina del 23. Come ben saprai descrivi come meglio preferisci le emozioni di Shoya e cosa fa, l'importante naturalmente è arrivare lì in orario e al luogo indicato.
    Per qualsiasi dubbio e domanda mandami pure un messaggio privato :zizi: (e piango un pochino perché è la prima licenza permanente non di uno staffer).
    Buona scrittura! :**:
     
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    Il 23 Febbraio era segnato con un esagerato cerchio rosso sul calendario posto nella sua stanza all’interno del dormitorio, probabilmente una delle ultime notti che avrebbe passato all’interno di quelle quattro mura. Non c’era spazio per la nostalgia dentro il cuore di Shoya, era pronto ad accogliere nuove emozioni, crescere e prendersi le sue responsabilità nel mondo dei “grandi”, quello stesso mondo in cui più volte ci finì dentro e si fece male, ma alla fine si era sempre rialzato, non aveva mai gettato la spugna.
    Quando gli fu riferito che l’esaminatore per la licenza permanente sarebbe stata Quiet Perfume deglutì un boccone particolarmente amaro, avrebbe preferito essere valutato da un eroe sconosciuto, qualcuno che non conoscesse la sua storia, le sue vicissitudini; invece avrebbe dovuto affrontare la numero uno di Lifeline, l’agenzia che nel bene o nel male lo aveva fatto crescere come futuro eroe e che gli aveva dato parecchie lezioni di vita.
    Ossessionato dalla precisione e dall’essere pronto ad ogni evenienza aveva controllato tutto ciò che gli serviva più volte. Sì, si era portato tutto l’equipaggiamento necessario e lo teneva in uno zaino non troppo grande appoggiato sulla schiena. Aveva deciso di vestirsi sportivo e soprattutto di indossare la tuta dell’accademia ancora una volta, era comoda e gli aveva portato fortuna in tutti gli altri esami. Non che fosse un ragazzo che credeva alla fortuna, però dopotutto si sentiva in dovere di omaggiare un’ultima volta quell’istituzione che tanto lo aveva fatto soffrire, ma tanto lo aveva fatto crescere.
    Sotto la tuta aveva già indossato la sua divisa da eroe, quella suit perfettamente costruita dal team di laboratorio e che gli aveva permesso di portare a conclusione con esito positivo l’ultima missione dell’agenzia, quella al parco di Ueno.
    Ebbene sì, Shoya era fermamente convinto di aver ottenuto una grande vittoria, aveva fatto la cosa sbagliata per un motivo giusto. Il parco, ecco, era andato distrutto, carbonizzato, incenerito completamente, non ne restava più nulla se non il ricordo in qualche fotografia appesa nella camera dei più romantici. Tuttavia la tizia dai capelli rosa era stata messa in fuga, l’energumeno tutto ossa era morto e Mary di Aogiri aveva subito una lezione così dura che probabilmente se la sarebbe ricordata per molto molto tempo, e il nome Shoya Ishida le sarebbe rimasto impresso nella mente, anzi un po' sperava di apparirle in qualche incubo nella notte.
    Sorrise con estremo gusto a quel pensiero mentre attraversava la strada che portava in direzione del parco. L’esame guarda caso si sarebbe tenuto proprio al cimitero della sua missione.
    Sono pronto, sono pronto, sono pronto
    mentalmente continuava a motivarsi da solo, forse poteva sembrare triste, ma a Shoya piaceva così. Non era uno che condivideva con gli altri i suoi pensieri, men che meno chiedere aiuto o conforto. Fino ad ora aveva solo provato tanta delusione negli altri compagni di corso, troppi lo giudicavano senza nemmeno conoscerlo, altri non ne erano proprio all’altezza. Per l’ennesima volta avrebbe fatto da solo. Lion era sparito, l’unico su cui ancora forse avrebbe potuto contare era andato, svanito nel nulla.
    L’orologio segnava le otto meno dieci, era in anticipo, come sempre, ma non era assolutamente un problema, anzi preferiva arrivare prima per dedicare un po' di tempo a se stesso, ai suoi pensieri.
    Il parco aveva il cancello aperto, rimettere piede in quel posto gli faceva provare sensazioni contrastanti, lo ricordava diversamente, l’aveva visto bruciare e non aveva fatto nulla. Adesso tutto era grigio, di verde era rimasto poco, quei segni erano la prova del suo successo, del suo traguardo che non aveva potuto festeggiare e non avrebbe potuto mai festeggiare. Il segreto del parco sarebbe morto con lui, non poteva rivelare la verità e nessuno.
    Capelli rosa e Mary non avrebbero alcun guadagno nel raccontare la vera storia del nostro combattimento… pertanto la realtà è manipolata dalle mie informazioni… non mi potranno mai scoprire...
    doveva smettere di pensarci, eppure ogni passo era un flash di ricordi: il tempio, gli alberi, le lucciole, le farfalle, le fiamme sprigionate dalla sua tuta. Ogni cosa gli ricordava quel giorno.
    Si fece forza, chiuse gli occhi e prese profondi respiri concentrandosi sul movimento del suo diaframma e sul battito del cuore. Shoya doveva aspettare l’arrivo di Quiet Perfume, quindì perché non farlo nel migliore dei modi? Appoggiò lo zaino a terra, si mise in ginocchio e si sedette su i suoi talloni, poi avrebbe appoggiato entrambe le mani sulle rispettive cosce e con gli occhi ancora chiusi sarebbe entrato in uno stato meditativo.
    L’eroina l’avrebbe trovato così, inginocchiato, concentrato e perso nei suoi pensieri.
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    Quiet Perfume
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    Nell'aria rigida di quel mattino, Shoya rimase per quei restanti dieci minuti in meditazione. Qualcuno lo vide fermarsi in quella posizione e, tra chi lavorava o meno, c'era l'idea di andare a controllare chi fosse quel ragazzo in tuta ma dopo aver capito che si trattava di uno studente della Yuuei decisero di lasciarlo lì per un po'. Passato quel tempo a navigare tra i suoi pensieri il ragazzo avrebbe sentito una presenza di fronte a lui e poco dopo una voce che ben conosceva.
    Buongiorno, Ishida-kun. Ti stavo per portare con le varie statue messo così. - In piedi c'era Quiet Perfume, la Pro-Hero a capo di Lifeline che lo guardava accennando un sorriso. Kaori Shizune poteva godere di un'ottima popolarità in quei giorni, pur avendo sulle sue spalle la colpa dell'incendio di Ueno. I capelli dell'eroina erano più voluminosi del solito, anche se del loro usuale colore verde acceso. Non indossava il suo costume ufficiale quel giorno, che di solito consisteva in un lungo abito verdognolo, questa volta preferendo una suit non troppo lontana dai modelli che si indossavano alla Yuuei. Senza quegli abiti gonfi, si poteva notare che fosse piuttosto magra in realtà. Come stai? Spero che gli ultimi giorni di scuola stiano andando bene. - Quiet Perfume avrebbe messo le mani dietro la schiena mentre poneva quelle domande a Shoya, facendo qualche passo verso la direzione del cantiere.
    Bene, bene. Mi è stato concesso di poterti fare da esaminatrice e sono molto contenta. Poter valutare in maniera ufficiale se qualcuno è pronto a lavorare è un grande onore per qualsiasi Hero che si rispetti. - La donna si sarebbe messa con le braccia conserte guardandolo negli occhi, mettendosi più impettita. Ho seguito il tuo percorso negli ultimi mesi e devo dire che non ho molto da dire rispetto alle tue capacità e sul tuo utilizzo del Quirk. Quindi oggi ci occuperemo delle macerie nella parte sud-ovest del parco. Anzi, ti occuperai delle macerie. - Avrebbe spiegato la Pro Hero finendo con un sguardo che sembrava quasi di sfida, prima di indicare la zona alle sue spalle con la mano. Dietro di loro si potevano osservare da lontano sia edifici rovinati che enormi montagne di materiale bruciato. Dietro ancora si potevano ammirare i grattacieli che guardavano il parco di Ueno ancora più distanti. Quei cumuli indicavano che per quanto l'amministrazione si stesse impegnando, smaltire tonnellate di legna trasformata in carbonella e di macerie non era lavoro facile od economico, anche con l'aiuto della tecnologia.
    Ci aspettano e c'è un po' di strada quindi possiamo già incamminarci. A volte ci tocca arrestare criminali, ma a volte dobbiamo aiutare i civili in questo modo. Ah, hai portato il costume giusto? E' una parte importante dell'immagine dopotutto. - Iniziando a parlare, Kaori avrebbe cominciato ad incamminarsi con Shoya dopo aver ascoltato la risposta all'ultima domanda che aveva posto. Avrebbero cominciato quindi quel breve viaggio verso la zona indicata dall'eroina, a piedi. Camminare sull'erba secca in quell'enorme spazio vuoto forse avrebbe fatto scattare le fobie di qualcuno e, effettivamente, era strano per chiunque passeggiare in un parco dove la novità si trovava nei vari tipi di cumuli che erano disseminati per la superficie del parco come tante tombe. Gli edifici, soprattutto musei ormai abbandonati, erano per fortuna ancora più o meno integri anche se erano posti dappertutto divieti di entrare. Dopo circa cinque minuti di strada, il corvino avrebbe sentito un ronzio alle loro spalle, la cui origine era una piccola auto di servizio che trasportava una decina di operai vestiti con abiti sporchi di ceneri. Avrebbero tirato tutti qualche occhiata alla coppia che camminava sola in mezzo a quello che era in pratica un deserto esclusi gli insetti e qualcuno avrebbe anche salutato la Pro-Hero. Lei avrebbe corrisposto quel saluto con un gesto della mano, buttando uno sguardo verso Shoya per vedere se anche lui avesse deciso di salutare i dipendenti. Dopo quell'avvenimento, probabilmente la cosa più emozionante accaduta in quel poco tempo, improvvisamente Kaori avrebbe iniziato nuovamente a parlare con il suo accompagnatore senza smettere di camminare.
    Ishida, quale pensi sia il valore più importante per un eroe professionista? - La donna avrebbe piegato leggermente la testa di lato con un'espressione interrogativa sul suo volto.
    Non prenderlo come un malaugurio, ma quello che è successo a Ueno ha macchiato per sempre la tua reputazione. Sei consapevole che potresti non riuscire a trovare lavoro in futuro, vero? - Non c'era rabbia o disappunto nelle sue parole e sul suo viso, ma se il corvino avesse voluto trovare un nome a quell'emozione probabilmente sarebbe stata malinconia. C'erano tante cose che la donna slime avrebbe voluto spiegare al giovane Ishida, molte cose che gli avrebbe voluto insegnare in quel poco tempo che avevano durante la sua istruzione. Era un modo per buttarlo giù? Era parte dell'esame? Quel tempo che avevano assieme da soli era stato programmato? Forse lo studente avrebbe avuto delle risposte, se ne avesse data una alla donna.
    ❖ What's the world's true meaning? ❖
     
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    Socchiuse leggermente gli occhi e lasciò che la luce inondasse il buio, poi alzò le pupille verso l’alto e osservò da quella prospettiva la persona che gli si era posizionata davanti, era Kaori Shizune, il leader di Lifeline, una degli eroi più famosi e rispettati della città, nonché il capo di Shoya.
    Il giovane provò un misto di sensazioni: in prima battuta nutriva del profondo rispetto per il suo superiore, era nella sua indole portare riverenza verso chi aveva un ruolo più alto, contemporaneamente però percepiva dell’amarezza e della delusione, aveva immaginato il suo tirocinio come un periodo molto più istruttivo, aveva sognato tra i banchi di scuola il momento di poter finalmente lavorare fianco a fianco con un vero eroe, ma alla fine il sogno era rimasto un sogno e la realtà dei fatti era che Quiet Perfume aveva troppe cose da fare per potersi occupare della formazione di un tirocinante.
    Gli occhi di Shizune incontrarono quelli di Shoya, il quale chinò leggermente il capo in segno di rispetto e poi si alzò lentamente dalla posizione meditativa mettendosi dritto in piedi di fronte al leader di Lifeline.
    Buongiorno Shizune-sama la trovo sempre in gran forma
    la donna indossava quasi sempre il suo costume da eroe che non rendeva per niente giustizia al suo fisico magro e definito, oggi aveva deciso di vestirsi con una tuta molto simile a quella dei professori della Yuuei per gli allenamenti. Forse non voleva farsi riconoscere dai civili? No beh era impossibile, quei capelli, quegli occhi e quel viso erano stampati su tutti i cartelloni e su tutte le riviste più importanti di Tokyo. Allora perché aveva deciso di mettersi in tuta? Voleva sembrare più informale? Voleva evitare di mettere in soggezione Shoya? Questi pensieri iniziarono ad inondare la testa del ragazzo mentre con assertivo silenzio ascoltava le parole del suo superiore annuendo ogni due secondi per mostrare che stava capendo tutto.
    Io sto bene, mi sento in gran forma e pronto per l’esame di oggi… e l’onore è mio, poter avere un’esaminatrice come lei renderà il mio ingresso nel mondo degli eroi ancora più importante!
    parlò con forte energia e convinzione cercando di trasmettere tutta la sua volontà alla sua interlocutrice. In verità Shoya era diviso, considerava essere un’ottima occasione quella di esser valutati da Shizune visto che ormai si conoscevano, però non avrebbe fatto molta differenza sulla sua reputazione, quella purtroppo era macchiata e difficilmente si sarebbe ripulita in poco tempo.
    Quiet perfume indicò la destinazione e il giovane seguì con lo sguardo il dito di lei che indicava una zona colma di materiale bruciato e macerie in netto contrasto con lo sfondo dei grattacieli della città. Il parco era in rovina e nonostante fosse passato del tempo ancora gli operai non riuscivano a ripulire tutto il materiale in eccesso, c’era bisogno di dargli una mano, oltre che fisicamente anche moralmente.
    Shoya annuì quando fu fatta menzione del costume e con un gesto lento portò entrambe la mani alla zip metallica e fredda della tuta abbassandola lentamente per mostrare il nero della sua sui suit.
    Ho il costume già addosso sotto la tuta, devo mostrarlo subito?
    avrebbe atteso ed eventualmente si sarebbe tolto la tuta.
    Poi rispose al discorso dell’aiutare i civili con tono tranquillo, quasi indifferente. Forse l’eroina pensava che fare un lavoro così avrebbe in qualche modo fatto scattare la scintilla in Shoya, invece no, si era preparato da tempo a questo giorno, al momento dell’esame e sapeva che avrebbe dovuto fare di tutto, assecondare ogni gesto, ogni parola di qualunque esaminatore, non doveva dare di matto e soprattutto non doveva mostrare il vero se stesso.
    Arrestare i criminali e aiutare i civili sono due facce della stessa medaglia, andiamo pure non vorrei farli aspettare troppo
    accennò un sorriso, un po' fasullo, ma comunque cordiale.
    Ogni passo era uno scricchiolio molesto, un crepitio di foglie secche e rami bruciati. Shoya ripensò a quando aveva combattuto contro le farfalle, contro le lucciole e contro il tizio ricoperto di ossa, il suo obbiettivo era stato quello di stanare il nemico ad ogni costo, non quello di preservare il parco. Cosa aveva ottenuto? Una vittoria schiacciante, eppure ciò che fisicamente restava di quel combattimento era il verde Ueno tutto bruciato e incenerito. Cosa pensava di questo? Niente, nella sua testa era convinto di aver fatto la cosa giusta.
    Ad un tratto fu riportato alla realtà da un rumore ronzante, un veicolo si stava avvicinando lentamente alla posizione dei due eroi; dal quattro ruote scesero degli operai vestiti di abiti sporchi di cenere e con uno sguardo parecchio avvilito e rancoroso stavano tutti fissando lui, sì erano parecchio arrabbiati e lo si poteva capire, solo alcuni si mostrarono cordiali salutando con un cenno della mano Shizune, la quale ricambiò.
    Shoya fu titubante e rimase sinceramente spiazzato, era la prima volta che dei civili qualunque lo fissavano in quella maniera, come se sapessero benissimo chi fosse e cosa aveva fatto, in breve lo stavano giudicando per quel poco che pensavano di sapere o che magari gli era stato riferito. Questa è la sensazione che provano le persone famose? Essere conosciuti solo per l’apparenza, per ciò che viene detto sul proprio conto e non su ciò che si è veramente?
    Lentamente alzò la mano destra a mezz’aria e abbozzò un saluto fugace, quasi impercettibile, poi riprese a camminare con Quiet perfume.
    L’esame era ufficialmente iniziato e la prima domanda non tardò ad arrivare, il valore più importante per un eroe professionista?
    Shoya alzò lo sguardo al cielo, organizzò i suoi pensieri e cercò al suo interno una risposta più vera possibile ma non troppo sincera. Ci avrebbe messo qualche secondo.
    Non è facile dire quale sia il valore più importante, posso dire quello che per me è il valore più importante… il rispetto… sono convinto che se tutti ci trattassimo con rispetto sarebbe un mondo diverso
    parlò con tono sincero e anche un po' preoccupato, non sapeva se questa fosse la risposta giusta da dare, sperava di sì. Poi ascoltò le ultime parole di Shizune e furono come sentire un pugno nello stomaco. Ciò che era un suo pensiero era diventato anche realtà, la leader di Lifeline aveva confermato che ormai la sua reputazione era stata macchiata dall’incidente del parco, anche se nessuno poteva testimoniare fosse stato lui a dare fuoco a tutto. Ormai la voce si era sparsa e come un virus aveva infettato la mente dei civili, il suo nome era stato associato a quell’evento.
    Il giovane questa volta abbassò lo sguardo, fece un profondo sospiro e alzò gli occhi incrociando quelli di Quiet perfume, era la seconda volta che lo faceva, la prima era stata solo quando si erano salutati.
    Posso sopportarli... Sì, intendo quegli sguardi, quelle occhiatacce che d’ora in poi mi daranno quando camminerò per strada, posso farcela… non ho paura, non sono preoccupato, anzi mi danno la forza di continuare sulla mia strada...
    forse un po' spavaldo, forse un po' avventato, però la convinzione nelle sue parole e nel suono della sua voce era inconfondibili. Era consapevole di essere l’eroe che quella città meritava.
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    Quiet Perfume
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    Poco prima di incamminarsi verso la loro destinazione, la Pro-Hero rispose al complimento di Shoya con un sorriso nella sua direzione, continuando con la sua aria seria ma serena. Anche se cercava di dare un tono di serietà a quella situazione, per sua fortuna la pelle di Kaori un po' più simile alla gelatina non faceva trasparire le emozioni che provava. Se si doveva essere sinceri si poteva dire che sia lei che Shoya avessero quasi la stessa identica esperienza con quell'esame. Da una parte lo studente doveva superarlo senza sapere minimamente cosa sarebbe successo, dall'altra Quiet Perfume non aveva mai coperto quel ruolo, ma aveva semplicemente superato il suo anni prima. Sarebbe stato molto divertente vedere i due parlare delle proprie insicurezze riguardo quella giornata, oltre che rivangare numerosi ricordi di una giovane ragazza verde, ma la donna doveva mostrarsi quanto più sicura e professionale possibile. Per quello, dopo aver sentito le parole del corvino avrebbe semplicemente continuato a guardare lontano.
    Non ti darà punti bonus ma ti ringrazio. Hai il giusto entusiasmo per la giornata. - Avrebbe aggiunto una risata per cambiare discorso, prima di spiegare i compiti che avrebbe dovuto svolgere quel giorno. Se ti viene più comodo, fai pure qui. Appena sei pronto andiamo! - Come per rispondere al suo sorriso, Quiet Perfume lo avrebbe semplicemente aspettato a qualche metro di distanza mentre il giovane si preparava, prima di incamminarsi con lui verso la loro destinazione. Gli avvenimenti sul percorso come detto non furono particolarmente entusiasmanti, ma dopo quella risposta la Slime Hero aprì leggermente la bocca sorpresa dalle sue parole. C'era stato un piccolo fraintendimento tra di loro e intendeva risolverlo perché, almeno nei suoi pensieri, se non lo avesse fatto lei non ci avrebbe pensato nessuno. Lifeline era sempre stata un'agenzia dedita al cercare di restare vicini ai propri dipendenti, di far capire loro che si potevano affidare a lei. Per un attimo si sentì un po' troppo materna nei confronti del ragazzo, ma in quel momento lo stava trattando più come un sottoposto confuso che un ragazzino con problemi. Non voleva far trasparire quelle intenzioni come se sminuissero il suo percorso.
    Non ti devi preoccupare di un eventuale voto, è una domanda che ti pongo io come persona. Lo so che è difficile rispondere a mente chiara così improvvisamente... - Mosse le mani come per assicurargli che non lo stava accusando. La donna aveva interrotto la sua frase per lasciare spazio a Shoya di esprimere la sua opinione e, doveva ammettere con sé stessa, non aveva ben chiara la visione di Shoya in quel momento. Il rispetto era per lui importante, ma sarebbe stato in grado di tenerlo per sé? Di resistere alle proprie debolezze quando tutte le strade nella severa società giapponese erano ardue da percorrere? La donna portò una mano ai capelli come per aggiustarli, prima di continuare con il suo discorso. Purtroppo la preparazione psicologica non è curata molto alla Yuuei o in generale. Tu potresti dirmi che ti senti pronto e potrei mandarti a casa dopo questa giornata. Come dire... - Parlare a persone di quell'età era molto più difficile di quanto ricordasse. Mi preoccupo delle nuove reclute e soprattutto delle mie reclute. Dopo questa situazione il governo vorrà tagliare ancora di più il vostro percorso per avere più eroi in giro. Non c'è più il tempo di formare con cura il singolo ed il fatto che molte vittime dell'attacco fossero Pro-Hero lo dimostra. - Il tono di Quiet Perfume e la sua espressione tradivano una certa preoccupazione verso il ragazzo, quello di una persona che cercava di essere comprensiva.
    Farsi carico di quella responsabilità è una cosa giusta, ma il rispetto non si può ottenere solo con l'azione. Ma mi piacerebbe sentire ciò che pensi di quel che è successo quel giorno. - Fece un pausa, guardando il parco. Pensi che il prezzo per fermare quei criminali sia stato giusto? Non ti giudicherò, qualsiasi sia la risposta. Se vuoi mentire o meno, è affar tuo. - Un'ulteriore domanda, fatta mentre ancora camminavano. La donna non insinuò niente, ma guardò il ragazzo con i suoi occhi giallastri nel silenzio del parco.
    ❖ What's the world's true meaning? ❖


    Perdonami per i tempi prolungati e spero che per ora questa parte più riflessiva sia di tuo gusto :neko:
     
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    Ogni passo era un crepitio di foglie secche e rami spezzati, l’odore era sempre più acre, ma fortunatamente un venticello leggero soffiava su i loro volti ad intermittenza portando aria fresca e pulita per qualche secondo. Shoya camminava lentamente a passo sicuro e teneva gli occhi fissi davanti a sé mentre ascoltava con attenzione ogni singola parola della sua esaminatrice, percepiva il cuore battere più velocemente del normale e una certa agitazione iniziava a permeare nei suoi tessuti provocando dei piccoli brividi temporanei, pensava di avere la situazione sotto controllo, ma purtroppo le reazioni del suo corpo dimostravano il contrario. Il costume da eroe gli copriva perfettamente ogni strato di pelle per cui ciò che stava succedendo sotto quel manto nero lo sapeva solo lui e evitando di incrociare lo sguardo con Shizune si difendeva dal poter mostrare un’espressione preoccupata.
    Quiet Perfume si comportava in maniera strana, non dava l’idea di essere in un ruolo a lei confortevole, forse era la prima volta che faceva l’esaminatrice per un esame così importante e per cui si stava mantenendo in un ruolo quasi materno. Ogni parola era pronunciata con dolcezza e accompagnata da gesti che cercavano in tutti i modi di rassicurare il giovane studente. Questa situazione invece stavano generando l’effetto opposto in Shoya, il quale necessitava di severità e rigore in un momento così significativo, aveva pensato tanto a come sarebbe stato il suo esame, quanto avrebbe dovuto combattere e quanto avrebbe dovuto faticare per mostrare le sue tecniche, invece stava andando tutto in maniera totalmente diversa.
    La mente e la psicologia erano i suoi punti deboli, non aveva avuto modo di confrontarsi con tante persone per cui era sempre combattuto tra ciò che credeva fosse giusto e la realtà che lo circondava; essere arrivato da solo, l’unico di tutto il suo corso a quell’esame aveva reso tutto così maledettamente complicato.
    Alla fine del suo discorso particolarmente preoccupata Shizune pose una semplice domanda a Shoya, sottolineando ancora una volta che non l’avrebbe giudicato e che non gli avrebbe dato un voto. Lo studente assimilò ogni parola e rimase comunque all’erta, non si sentiva così confidente da poter credere al cento per cento che non sarebbe stato giudicato, forse faceva parte tutto dell’esame per testare la sua motivazione e la sua mente. Comunque non ci impiegò molto a rispondere dando prova che in quel periodo aveva ragionato molto ai fatti accaduti durante l’attentato di Hanzo. Le sue parole uscirono fluide, con un tono moderato, ma che non lasciava trasparire incertezza, come se fosse un discorso che già aveva fatto mille volte.
    Mi rammarico solo di non essere riuscito a fermare i due nemici più pericolosi. Il terzo come sappiamo è morto tradito dai suoi stessi compagni...
    portò una mano al viso con fare drammatico per enfatizzare sulla morte dell’energumeno tutto ossa, in verità non è che gli importasse poi più di tanto, ma voleva fingere che la morte di una persona fosse una cosa grave a prescindere che si tratti di un cattivo o di un buono. Dentro di sé Shoya non provava davvero nulla, non era felice per la morte del tizio, ne tanto meno dispiaciuto, era indifferente a quella situazione e lo era stato fin dall’inizio. Poi continuò.
    Tuttavia il prezzo pagato è direttamente proporzionale al beneficio che ne è derivato… questo è il mio punto di vista, io ero lì, ho combattuto e ho rischiato la mia vita per il bene di tutte queste persone.
    allargò le braccia con un gesto plateale indicando i vari uomini che lavoravano all’interno del parco. Non si aspettava gratitudine certo, ma almeno che non gli fossero poste più domande su quello che era successo quel maledetto giorno.
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    Tra i due la distanza fisica era minima ed anche volendo, l'età tra i due non differiva di molto. Una passeggiata in un parco non era qualcosa che spesso portava a grandi discorsi sulla filosofia degli eroi, almeno non nella vita di tutti i giorni. Ad accompagnarli non c'erano grandi scontri contro criminali incalliti, non ora in quel momento di pace che si era andato a creare dopo l'attacco del Culto. La donna dai capelli verdi non voleva far trasparire insicurezza dalle sue parole, solo una ricerca di empatia tra le due parti. Almeno dalle reazioni superficiali dello studente corvino, Quiet Perfume non era sicura di stare facendo il suo lavoro da esaminatrice al meglio. Ogni tanto cercava di incrociare lo sguardo del ragazzo che però veniva accuratamente evitato da quest'ultimo, dandole la sensazione di esercitare fin troppa pressione su di lui. La situazione si sbloccò dopo le sue rassicurazioni e fu piacevolmente sorpresa dal sentirlo parlare così senza preavviso, dopo aver vacillato con gli occhi nel paesaggio desolato.
    Non metto in dubbio che tu abbia fermato una buona parte del loro piano. Senza quei nidi il numero di farfalle si è ridotto e ha aiutato molte delle operazioni. - Avrebbe cominciato mentre si avvicinavano sempre di più alla loro meta, che ora si faceva ben visibile. Da lontano le persone sembravano tante bambole che lavoravano senza sosta per spostare detriti con grossi macchinari, come un'enorme casa delle bambole ben organizzata. La quiete completa del parco, prima interrotta solo dai loro passi e da qualche solitario volatile, cessava per essere sostituita dal rumore dei mezzi pesanti che trasportavano il materiale che ormai non serviva più a nulla lì. Ma i Pro-Hero non devono pensare solo ai criminali. Provocare danni è una mancanza, qualunque sia il risultato. Da un punto di vista personale non ti posso dire molto, visto che nemmeno io sarei stata in grado di fermare un eventuale Unicità di fuoco sul momento. Ma chiunque ti assumerà in futuro ed il governo si aspettano che tu salvaguardi la città. - Si sarebbe fermata, ora che cantiere dove avrebbero lavorato quel giorno non era poi così lontano. Il suo tono di voce era serio ma allo stesso tempo voleva trasmettere un'aria di fermezza, di far capire al giovane che se doveva sputare fuori l'osso era il momento giusto, prima di soffocarsi con i propri problemi e scheletri nell'armadio. Non so quale sia il motivo per cui vuoi diventare un eroe, Ishida, anche se non nego che mi piacerebbe conoscerlo. Lifeline è nata per poter difendere il Giappone ed il pianeta dai Quirk ed il suo più grande valore è pensare più in grande di un semplice arresto. - Essere severa non era qualcosa che era solita fare, considerato che solitamente era Bookworm ad occuparsi di eventuali problemi. In quel caso era stata lei a chiedere di poter essere la sua esaminatrice, perché dopo quell'incidente era ancora collegato a Lifeline e c'era ancora possibilità di chiarire le idee al suo tirocinante che di assicurarsi che tutto andava bene. Ma le parole del corvino avevano un po' fatto arrabbiare la donna che si metteva in gioco da tutta la sua carriera per salvare quel poco che rimaneva dei valori dei giapponesi rispetto alla loro terra. Potevano ora vedere il cantiere che accoglieva una grande parte dei lavoratori del parco, brulicando di gente che lavorava come in un formicaio per la sua sopravvivenza. Donne e uomini erano divisi in varie squadre e sembravano gestire le varie zone di quell'area estesa. Se Shoya avesse provato a ricordare ciò che era successo quella mattina difficilmente avrebbe trovato un luogo a lui familiare, considerata la nube di farfalle che copriva la zona quella mattina ed il paesaggio completamente cambiato nel presente.
    Oggi è il tuo momento per rimetterti in gioco, per rimediare a questo errore. Non ti ho portato a sistemare delle semplici macerie per caso. Anche solo dare una mano può dare un enorme aiuto alla tua reputazione. Quando arriviamo presentati e segui le loro indicazioni. - Dopo quelle istruzioni, Quiet Perfume avrebbe ascoltato attentamente la risposta di Shoya e forse, dopo aver chiarito le loro idee, si sarebbe diretta finalmente verso il centro del loro lavoro.
    ❖ What's the world's true meaning? ❖
     
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    Ormai erano arrivati, il suono dei macchinari pesanti aveva completamente coperto quello dei loro passi, un forte vociare faceva da sottofondo; tantissime persone stavano lavorando per ripulire il parco: uomini e donne indistintamente. Shoya non riconosceva più quel posto, l’aveva visto poche volte con gli alberi, poi ricoperto di farfalle e adesso così tutto incenerito. Non aveva alcun sentimento legato a quel punto geografico all’interno di Tokyo, però rimase davvero stupito dalla quantità di persone e dalla mole di lavoro che stava venendo eseguita. Con gli occhi sbarrati seguì i movimenti degli operai, mentre con la testa si distaccò per qualche secondo dal pensiero dell’esame, la voce di Quiet Perfume sembrava come un’eco all’interno del suo cranio, dovette sforzarsi per restare attento e non perdere ogni singola parola. Continuava comunque a guardare davanti a sé, lungo la strada, senza mai voltarsi verso il capo dell’agenzia.
    Unicità di fuoco…
    disse a bassa voce ripetendo le ultime parole che aveva sentito. Poi rispose velocemente riprendendo il controllo di se stesso.
    Sono consapevole che provocare danni è una mancanza, non ho mai deliberatamente provocato distruzione nell’ambiente e questo penso di averlo dimostrato in tutte le missioni che mi hai affidato. Questa è stato solo un’eccezione che spero non ricapiterà...
    si limitò a rispondere, ma avrebbe voluto aggiungere “Non posso assicurarti niente”, frase che avrebbe fatto meglio a tenere per sé.
    Shoya era molto pragmatico, enigmatico e poche persone potevano dire di averlo conosciuto davvero e infatti anche Quiet Perfume espresse la sua curiosità nel voler conoscere il vero motivo per cui voleva lui diventare un eroe. Il ragazzo sorrise compiaciuto e annuì facendo segno di aver capito e aver imparato la lezione. La donna dai capelli verdi sembrava essersi un po' alterata, aveva cambiato il tono di voce e si poteva percepire della severità nelle sue parole.
    Era arrivato il momento di continuare a rassicurarla che stesse capendo e che erano sulla stessa lunghezza d’onda. Con tranquillità e pacatezza il ragazzo prese un paio di respiri e continuò a parlare non variando minimamente il tono della sua voce.
    Pensare più in là rispetto ad un semplice arresto è proprio la mia specialità. Penso sarà uno dei principi su cui fonderò il mio ideale eroistico. Non resterai delusa.
    non si percepiva alcuna emozione da quelle sue parole, solo determinazione e sicurezza. Cosa volesse intendere con andare “oltre il semplice arresto” beh quello era a libera interpretazione, i più maliziosi avrebbero potuto pensare a qualcosa di oscuro, altri a qualcosa di benefico. C’è da dire che il capo dell’agenzia Lifeline non conosceva per niente i suoi tirocinanti, altrimenti qualche idea se la sarebbe potuta fare. D’altronde questa è la vita dello studente alla scuola per eroi più prestigiosa del Giappone, essere considerati poco.
    Le istruzioni su ciò che doveva fare erano semplici, presentarsi e aiutare gli operai, nulla di troppo complicato, doveva solo restare calmo, abbassare la cresta e tenere un basso profilo, l’esame sarebbe filato liscio come l’olio.
    Questa volta Shoya voltò lo sguardo verso Shizune, incrociò gli occhi di lei per farle capire che aveva davvero compreso ciò che doveva fare e che era pronto ad iniziare.
    sono pronto ad ascoltare e lavorare, oggi più che mai.
    era davvero sincero. Se fosse stato necessario avrebbe parlato pochissimo e avrebbe solo eseguito gli ordini.
    Testa bassa e umiltà per Shoya. Oggi. Non domani.
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    Quiet Perfume
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    Anche se c'erano ancora dei problemi di fondo e Kaori non era completamente convinta, sospirò e riprese la sua espressione decisa che mostrava a tutti ed in pubblico. Un sorriso carismatico, per rassicurare chi trema e spaventare chi sta compiendo un crimine. Potevano sembrare concetti sciocchi ed erano stati definiti così anche dalla Pro-Hero fino a quando non aveva imparato che mostrarsi in quel modo era un modo per essere un piccolo faro di speranza nel buio. Soprattutto da quando il simbolo della giustizia del Giappone si era ormai ritirato, toccava ad ogni singolo eroe professionista farsi carico di quel compito come se fossero tutte piccole lucciole nella notte. E quando si trattava di combattere uno sciame di farfalle, fare luce tutte assieme era fondamentale per salvare chi era rimasto immerso nell'oscurità.
    Sono contenta di vedere che hai capito. Anche se fino a quando non ti diplomi, è ancora Kaori san. - Cercò lo sguardo del corvino, ammonendolo scherzosamente anche per risollevare un po' l'atmosfera. Non le piaceva esplorare gli ambiti più cupi di quel mestiere, anche se era ormai una realtà con cui dovevano fare conto. Trascorsi quei pochi minuti rimasti nel percorso, sarebbero arrivati al centro delle attività di ristrutturazione del parco. Molte persone sembravano non fermarsi mai, portando attrezzi e controllando i macchinari in maniera costante per assicurarsi che il lavoro procedesse liscio. Anche se erano mezzi di lavoro pesante, non erano particolarmente voluminosi, almeno rispetto a quelli di un altro cantiere. C'erano cumuli di terra enormi da smuovere, buche da riempire nuovamente, sistemi idraulici da rimuovere e risistemare. Alberi neri come l'ebano a causa del fuoco erano messi in fila come delle rozze bare, anche se venivano presto raccolti in piramidi di tronchi e legate con spesse e solide corde, non prima di essere privati dei tristi rami rimasti. Camminare lì in mezzo era abbastanza complicato, un po' perché veniva smossa in continuazione una quantità di terra che poteva essere vista ad occhio nudo grazie alla luce, un po' perché il suolo andava completamente risistemato. In mezzo a quelle persone che lavoravano faticando, c'era un gruppo poco nutrito che osservava i lavori e davano continue indicazioni agli operai, indossando un elegante completo ed un polveroso caschetto color giallo. Avanzando verso il gruppo uno di loro si sarebbe staccato per dare alla coppia il benvenuto.
    Buongiorno, Miss Quiet. E buongiorno anche a lei. - La barbetta brizzolata dell'uomo attorno alle sue labbra si muoveva con le sue parole, sistemata in modo molto preciso e adatta alla voce profonda che possedeva. Un po' di calvizie era già notabile sulla sua capigliatura ma sembrava non avere più di cinquant'anni. Si era rivolto prima alla Pro-Hero e successivamente al giovane Shoya con tono educato, un veloce inchino per accoglierli.
    Buongiorno. Ci potrebbe indicare cosa dovremmo fare oggi? - La donna avrebbe restituito l'inchino con uno di uguale misura, facendo una breve pausa dopo quel saluto per permettere a Shoya di presentarsi all'uomo che lei sembrava già conoscere. Quest'ultimo si sarebbe sistemato il casco prendendolo per la breve visiera, prima di girarsi completamente nella direzione opposta. Avrebbe indicato una zona dove era possibile vedere già dei resti di un edificio mischiarsi con quella che sembrava terra, alberi ed altro materiale vegetale.
    Quello era un piccolo museo di entomologia. Non possiamo portare macchinari troppo pesanti da questa parte del parco e dovremmo raccogliere tutti i resti su quei teloni per portarli in un altro luogo. Mi pare di aver capito che il ragazzo possiede un'Unicità utile per renderle più facili da trasportare... Per ora va bene così. - Quella breve spiegazione finì così, gli occhi stanchi dell'uomo che guardavano Shoya appena. Quiet Perfume avrebbe annuito ed in caso salutato il dirigente, lasciando i due liberi al lavoro. In quella zona gli operai sembravano passare di meno e poco dopo le persone si sarebbero tenute a debita distanza dai due per evitare di essere coinvolti nell'azione di qualsiasi Quirk.
    Va bene, direi che possiamo cominciare subito. Shoya, come vuoi procedere? - Di fronte a loro diversi blocchi di cemento e mattoni si mischiavano orribilmente con numerosi alberi che sembravano far parte di quell'intricato sistema alto quasi cinque metri. Sembrava che collassando sull'edificio, gli alberi avessero minato la già instabile struttura facendola collassare su sé stessa. Non si trattava della tipica costruzione giapponese, ma di qualcosa di più moderno e posizionato lì negli ultimi anni per accogliere turisti e moderne tecnologie. Il museo lì in precedenza ospitava moltissime specie di insetti conservate con cura, oltre che alcune stanza che proiettavano gli animaletti lungo il muro per far immergere i visitatori nel mondo dell'entomologia. O almeno così era scritto nell'insegna semi-bruciata che era sopravvissuta in maniera inquietante di fronte alla distruzione. Quiet Perfume avrebbe lasciato mano libera al ragazzo per capire come trattare le inutili macerie, se usare la propria Unicità per distruggerle o altro. Avrebbe solo assicurato che in caso si sarebbe occupata lei di spostarle, visto che con la propria Unicità gelatinosa poteva portare ampi pesi senza fatica.

    Qualunque fosse la soluzione proposta da Shoya ed indipendentemente da come avrebbero lavorato, dopo circa un'ora e mezza di attività il corvino avrebbe potuto sentire un cellulare squillare vicino a lui. Da una tasca difficilmente individuabile con un'osservazione superficiale Quiet Perfume avrebbe tirato fuori un telefono dall'aria semplice e poco costosa (anche se non era chiaro se il telefono fosse uscito direttamente dal suo corpo), scusandosi un attimo con il corvino e cominciando a parlare poco lontano da lui. Stranamente, dopo aver visto chi chiamava, la donna avrebbe fatto una faccia preoccupata.
    Pronto, Kamiyo-chan? - Si trattava del nome di Bookworm, la vice di Lifeline. La donna avrebbe passato quasi un minuto ferma ad ascoltare, prima di fare una faccia stupita e rispondendo ad alta voce. Sul serio? Sei sicura? Ma... Sono occupata con l'esame di Ishida, non puoi mandare Kihara e Nitrous? Neanche affidarlo a Saltwater? - C'era un po' più di preoccupazione nella sua voce e sembrava avere un'espressione alquanto corrucciata. Capisco. Mh-mh. Sì grazie, l'entrata sud-ovest. - Avrebbe chiuso il telefono, prima di girarsi verso Ishida pensierosa. Passati una decina di secondi, avrebbe parlato.
    Bene. A quanto pare faremo qualcosa di più pericoloso oggi. - Anche se le sue parole sembravano esprimere spericolatezza e tranquillità, la sua espressione rimaneva scura. Qualche mese fa, mentre eravamo su quella nave... abbiamo arrestato un gruppo di delinquenti che sembrava dare fuoco alle foreste del Monte Fuji per divertimento. Gli incendi sono continuati e non siamo riusciti a trovare tracce di questo gruppo, ma a quanto pare la guardia forestale ha finalmente trovato qualcosa di concreto. - Spiegò cautamente, come se anche solo l'immagine del fuoco potesse minare alla sensibilità di chi stava lì.
    Avrei preferito fare qualcosa di tranquillo però siamo gli unici liberi a Lifeline per fare un sopralluogo... Ed eventualmente fermarli. Bookworm ci ha già chiamato un taxi per andare il più in fretta possibile sul Monte Fuji. Oppure beh, puoi restare qui. - Queit Perfume fece quell'offerta al ragazzo, guardandolo a braccia conserte. Se avesse accettato, la Pro Hero avrebbe fornito spiegazioni al dirigente di prima e scusandosi per il lavoro non completo. L'uomo avrebbe in caso ringraziato entrambi per l'aiuto al cantiere, prima di augurare entrambi buona fortuna. Uscendo dal parco da un'uscita lì vicino, avrebbero aspettato appena qualche minuto per trovarsi di fronte un taxi che li avrebbe portati in una zona più periferica della città in poco tempo. Sarebbero entrati in un edificio imponente e dall'aria seria, che si sarebbe rivelato appartenere alla polizia di Tokyo poco dopo essere entrati. Un agente li avrebbe scortati sul tetto, guardando entrambi con un certo nervosismo, accompagnandoli fino ad un elicottero che li stava già aspettando in funzione producendo un rumore assordante.
    ❖ What's the world's true meaning? ❖


    CITAZIONE
    Il tuo post può essere diviso in due parti: nella prima descrivi il metodo che usi per liberarti delle macerie, per renderle più facili da trasportare o per trasportarle direttamente. Puoi sbizzarrirti con la tua Unicità e ti chiedo in caso di indicarmi le tecniche che usi per sintetizzare le applicazioni, ma non dovrai scalare l'energia per questo passaggio. Naturalmente anche questa parte farà parte del tuo voto, good luck :zizi:.
    La seconda parte del post è più narrativa e dovrai decidere se rifiutare la proposta di Quiet Perfume anche se immagino già cosa risponderà Shoya e lo spero. Sali sull'elicottero e già dal prossimo turno arriveremo nel bel mezzo dell'azione!
     
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    Arrivati in prossimità del cantiere la visibilità si era nettamente ridotta, la polvere sollevata da quei grossi macchinari e dal continuo movimento degli operai rendeva anche complicato il semplice gesto di respirare e battere le ciglia. Comunque dovevano fare attenzione ad ogni passo perché vi erano enormi buche, pozzetti idraulici e cumuli di terra ogni metro; la sicurezza sul posto di lavoro non era poi così tanto tenuta in considerazione, la maggior parte delle persone indossava un semplice caschetto, altri delle vere e proprio divise da operai e infine alcuni ben vestiti che agitavano le braccia e urlavano le operazioni da eseguire. Ecco che uno di questi con una visibile barba brizzolata sporca di terra si avvicinò ai due eroi presentandosi con un leggero inchino e con delle parole formali.
    Shoya ripetè a pappagallo i gesti del suo capo, fece anche lui un inchino e salutò formalmente dando del lei a quell’uomo di mezza età che con ogni probabilità era il capo cantiere.
    Il ragazzo rimase in silenzio, composto e in ascolto di tutte le istruzioni di cui aveva bisogno per mettersi all’opera. Aveva affermato che oggi sarebbe stato d’aiuto, si sarebbe fatto un bel bagno di umiltà e si sarebbe messo al servizio degli altri, quindi non aveva motivo di intromettersi in una discussione tra due superiori, lasciò che Quiet Perfume se la sbrigasse con l’uomo.
    Nel frattempo mentre con le orecchie ascoltava la conversazione con gli occhi continuava ad osservare l’incessante lavoro degli operai, lentamente il giovane stava realizzando quanto fosse grave la devastazione che aveva scatenato all’interno del parco, forse da lontano non si rendeva conto, o forse il suo cervello cercava di minimizzare per giustificarsi, però adesso che stava a pochi centimetri dal fulcro del disastro iniziava a sentire un sentimento di colpa. Deglutì un boccone amaro, strinse i denti e cercò di non fare troppo caso al fatto che stava iniziando a sudare. Cercò di mantenere il controllo il più possibile, anche se in volto gli si poteva leggere che qualcosa era cambiato, i suoi occhi non erano più così profondamente sicuri come lo erano dieci minuti prima.
    Chiuse gli occhi per qualche secondo e cercò di concentrarsi sul suo respiro e sulle parole che stava sentendo. I due eroi si sarebbero dovuti occupare di un museo, o meglio quello che ne restava di un prestigioso museo di entomologia.
    Al sentire la parola “entomologia” in Shoya si sbloccarono i ricordi delle farfalle, delle lucciole e di tutti quei stramaledetti insetti che avevano infestato quella giornata terribile. Perché proprio un museo di entomologia? Che fosse tutto organizzato per metterlo alla prova e vedere se avesse ceduto? No, non avrebbe ceduto a quelle provocazioni.
    Il ragazzo alzò lo sguardo verso l’edificio e intravide la donna con i capelli rosa che correva tra le macerie. Il cuore sussultò, trattenne il respiro e chiuse gli occhi riaprendoli immediatamente. Non poteva essere la realtà e infatti quando cercò di nuovo la donna non la vide. La sua mente gli stava giocando brutti scherzi, doveva rimanere lucido e sicuro di sé, altrimenti l’esame non l’avrebbe mai passato.
    Non salutò l’uomo brizzolato mentre andava via, Shoya aveva gli occhi fissi e sbarrati verso il museo, era perso nei suoi pensieri e fu richiamato al presente solo dalla voce di Quiet Perfume che gli chiedeva come volesse procedere.
    Il ragazzo sussultò e scuotendo velocemente la testa si voltò a guardare l’eroina con sguardo interrogativo. Aveva decisamente perso parte della sua sicurezza iniziale e glielo si poteva leggere negli occhi.
    Ah sì… dunque… come vogliamo procedere… mi scusi tutta questa polvere negli occhi e nei polmoni mi ha fatto un attimo mancare il fiato… coff coff
    fece finta di tossire sforzandosi di spingere con il diaframma. Shizune non era stupida, però Shoya voleva cercare di salvare l’apparenza, la missione non era nemmeno iniziata e già era alle prese con i suoi fantasmi del passato, doveva dissimulare la sua instabilità psicofisica.
    Infine dopo aver preso a respirare regolarmente distese le mani in avanti con i palmi verso l’alto e spiegò la sua idea facendo completamente finta che non fosse successo niente, riacquistando un po' della sua sicurezza e spavalderia iniziale.
    Solitamente utilizzo questa tecnica per ionizzare l’aria, scindere i legami degli atomi e creare delle reazioni elettrochimiche a cascata che generano combustione… posso sfruttare lo stesso principio per ionizzare qualsiasi materia, mi basterà toccare il cemento, il legno e le altre macerie per infondere dell’energia che scinda i legami atomici… in questo modo si frantumerà tutto senza che esploda.
    concentrò il suo quirk nei palmi delle mani e si potè notare come delle scintille e piccolissime esplosioni di polvere, questo per rendere concreto il suo discorso.
    Inoltre tramite la tuta potenzierò il mio corpo per essere ancora più veloce nei movimenti così che possa partire dalla cima dell’edificio e non dalla base, altrimenti rischieremo di far collassare tutto ulteriormente provocando danni agli operai nei dintorni. Mi ci vorrà del tempo, ma penso sia la soluzione più sicura per tutti. Non crede?
    pose una domanda quasi retorica enfatizzando sul fatto che la soluzione che aveva adottato era decisamente la più sicura. Con la tecnica Ion Drug avrebbe potenziato la sua muscolatura, mentre con la tecnica Ion Burst applicata alla materia avrebbe iniziato a scomporre il cemento partendo dalla cima dell’edificio. Avrebbe atteso l’ok da parte di Shizune, poi avrebbe iniziato avvicinandosi lentamente alla struttura.
    Si tenga pronta a raccogliere le macerie che potrebbero cadere dall’alto, farò in modo che la scomposizione avvenga verso l’interno dell’edificio e non verso l’esterno.
    disse mentre ormai vicino al punto di interesse contraette i muscoli e portò la massima concentrazione all’energia circostante. Non fu difficile reperire il surplus energetico da tutto quel movimento e dall’energia del sole, la tuta si illuminò di un viola intenso e il suo corpo subì uno shock di potenza. Si sentì rinato, ecco la sensazione di forza e potere che lo faceva stare bene. Aveva appena attiva l’Ion Drug.
    Con grande agilità iniziò ad arrampicarsi lungo le macerie per raggiungere la cima dell’edificio. Era parecchio in alto, da lì si poteva notare quanto tutto il parco fosse nero e non più verde.
    No, doveva concentrarsi sulla missione. Allungò le mani poggiando il palmo destro sul cemento mentre il sinistro su un tronco di un albero. Poi raccolse tutta l’energia che possedeva e fece scattare quella scintilla che gli permetteva di spezzare i legami atomici ionizzando la materia. In un istante una discreta porzione di materiale andò in polvere. Non ci fu esplosione, ne alcun suono particolare, la solidità della materia fu scomposta in ogni suo angolo.
    Non fu facile, dovette stare attento ad ogni movimento, dovette evitare di poggiarsi in punti pericolanti ed evitare di far cadere macerie troppo grosse che avrebbero potuto ferire gli operai. Stava sudando, questo compito lo stava mettendo a dura prova, ma non mollava, respirava a fatica e la visibilità era sempre più ridotta, però non voleva cedere.
    Ogni volta che toccava un blocco di cemento ne percepiva la solidità, la struttura perfetta della materia che lo rendeva solido, stabile, immutabile nel tempo. Ecco tramite il suo Quirk Shoya si insediava all’interno di quel reticolo così uniforme innescando dell’energia che faceva schizzare gli elettroni a diversi livelli energetici arrivando a farli saltare fuori dai loro nuclei pronti a collidere uno contro l’altro generando un pericolosissimo effetto a cascata che se non sapientemente controllato avrebbe potuto creare una catastrofe. L’aspirante eroe aveva imparato a controllarsi, negli anni aveva sviluppato le tecniche giuste e il quantitativo di energia corretto per creare ionizzazioni specifiche, settoriali, come quelle che utilizzava per creare combustione nell’aria.


    La prima pausa la fece solo quando sentì in lontananza Quiet Perfume rispondere al telefono. Non poteva continuare senza la supervisione del suo superiore, così si lasciò cadere sul primo appoggiò che riuscì a trovare. Aveva smaterializzato gran parte di quei cinque metri di edificio, ma ancora non aveva finito. Portò il braccio destro alla fronte per asciugare il sudore mentre respirava affannosamente e teneva gli occhi chiusi, aveva le lacrime per la polvere.
    Dopotutto si sentiva soddisfatto, stava veramente aiutando a risolvere un problema che aveva creato lui e non era nemmeno così complicato.
    Poi Quiet Perfume finita la telefonata si avvicinò più possibile allo studente spiegandogli la situazione. C’era un problema in un altra foresta ai piedi del monte Fuji, nessuno di Lifeline poteva dirigersi lì, toccava a loro oppure sarebbe potuto rimanere lì a finire. Che fosse anche quello un esame? Ormai non ci stava più capendo molto. Con il fiato ancora spezzato e seduto a terra Shoya rispose di getto.
    Non permetterò che un’altra foresta venga distrutta… qui posso continuare anche dopo… andiamo hanno bisogno di noi.
    se prima non gli importava nulla del parco di Ueno adesso che ci aveva lavorato provava un sentimento diverso, un desiderio di riscatto di protezione. Aveva imparato la lezione, la missione dell’agenzia adesso la sentiva anche sua. Non seppe bene cosa gli fece scattare quell’idea eppure adesso si sentiva davvero pronto a lottare per quell’ideale.
    Shoya si mise in piedi e si diresse verso l’uscita del parco. Salutò il capo cantiere con una promessa.
    Signore tornerò a dare una mano, ci può giurare
    era sincero e lo si poteva percepire dal tono di voce. Fece un leggero inchino e raggiunse il taxi con Quiet Perfume.
    Per la maggior parte del viaggio Shoya stette in silenzio, aveva mille domande da porre al suo superiore però preferì dedicarsi a se stesso, recuperare le energie, il fiato e la concentrazione. Allontanarsi dal parco fu un bene, aveva troppi ricordi spiacevoli legati a quel posto, non si sentiva a suo agio e soprattutto continuava ad intravedere quella donna con i capelli rosa ovunque. Adesso avrebbero raggiunto un luogo diverso, un posto diverso e una missione più impegnativa. Doveva tornare concentrato e dimostrare il suo valore altrimenti non avrebbe mai potuto ottenere la licenza per diventare un vero eroe.
    Raggiunto il corpo di polizia in periferia furono scortati verso il soffitto dell’edificio, lì vi era un elicottero ad aspettarli.
    In tutto questo il giovane stette in silenzio, sempre un passo indietro rispetto a Quiet Perfume e pronto ad emulare inchini e saluti formali.
    Lavorare all’interno del parco gli aveva dato un grande shock emotivo, non se lo sarebbe mai aspettato e forse nemmeno Shizune un cambiamento così repentino. Adesso il ragazzo sembrava molto più docile e mansueto, nei suoi occhi non brillava più quell’arroganza, ma una profonda consapevolezza di se stesso e del suo ruolo.
    Kaori-san, mi dica la verità, tutto questo era già stato preparato e fa tutto parte dell’esame?
    Shoya alzò lo sguardo prima di salire sull’elicottero, aveva bisogno di risposte sincere adesso.
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    Le presentazioni si dilungarono per poco, facendo rimanere leggermente perplesso l'uomo più anziano nel vedere quel giovane così mansueto, lasciandolo però libero nel suo silenzio. Lasciando i due gestire la situazione pericolosa dell'immenso parco, Kaori avrebbe semplicemente osservato in silenzio il corvino riprendersi da quello stato di confusione. Non ci sarebbe stato alcun cambio nella sua espressione, semplicemente rassicurandolo che non c'era niente di cui vergognarsi.
    Non ti preoccupare. Vediamo... - Shoya avrebbe avuto l'attenzione del suo superiore, che rimaneva ferma ad ascoltarlo ed ogni tanto annuiva quando spiegava i passaggi più cruciali. La donna verde avrebbe di risposta alla richiesta dello studente avrebbe allungato leggermente le braccia trasformandole in gelatina, dimostrando che il suo costume poteva adattarsi ad ogni cambio fisico della donna. Mi sembra un buon approccio, potremmo risparmiare del tempo in seguito nello spostamento dei detriti. Fai attenzione quando sei vicino alle macerie! - Rimuovere in quella maniera una tale quantità di materiale usando un'Unicità possedeva certi vantaggi, ma esponeva chi ci lavorava alle possibili reazioni a catena causate dallo spostamento di alberi e cemento. Fu quindi quello l'unico avvertimento di Kaori, che vide il ragazzo lavorare per tutto il tempo rimanendo al suo fianco pronta ad entrare in azione.
    Osservare Shoya eliminare quei blocchi o disintegrarli in tanti pezzi era come osservare una complessa torre Jenga i cui blocchi venivano rimossi all'istante. Per i materiali più fragili lo studente non ebbe molti problemi a ridurli in polvere o a scomporli, lasciando a Kaori il tempo di raccogliere tramite le proprie braccia gelatinose i materiali sopra il telone. Per i blocchi di cemento la situazione era più complessa ed erano quelle che fecero sforzare di più il corpo e lo spirito di Shoya nel mantenere il controllo della propria Unicità. Era come una bilancia in cui i due piatti dovevano rimanere sullo stesso piano per poter funzionare al meglio. Da una parte c'era la potenza pura del Quirk, dall'altra la capacità di usarlo in maniera tale da non provocare più danni di quanti necessari. Era in quei momenti che più Kaori temeva accadesse qualcosa di storto ma, tralasciando qualche improvviso smottamento delle macerie verso il basso, filò tutto liscio. Quando arrivò la chiamata da parte di Bookworm il ragazzo era appunto arrivato a smaltire metà di quella collinetta artificiale, lasciando il lavoro incompleto ma con il compito di fare altro per quella città.
    Mi piace la tua determinazione. Andiamo allora. - Kaori sembrò leggermente meno preoccupata da quel momento e, salutando il capocantiere, questo ringraziò gentilmente Shoya dicendogli di non preoccuparsi. Il viaggio in macchina proseguì sì nel silenzio di entrambi ma perlomeno Quiet Perfume sembrava non badare molto alla situazione che si era presentata, semplicemente guardando il cielo in maniera pensierosa. Arrivati sul tetto il pilota sull'elicottero fece loro un gesto con la mano per salutarli.
    Oh, no. Credi che il governo darebbe così tanto budget per gli esami? - Anche se sembrava una battuta, la donna era estremamente seria. Fece un solo passo all'interno del mezzo, rimanendo con metà del corpo fuori. Il cantiere era pianificato e sapevo già cosa avremmo fatto oggi e devo dire, stava andando molto bene... Questo è un imprevisto, ma fa sempre parte della vita di un Pro-Hero non sapere quando si entra in azione. Stai sicuro che se andrà tutto bene nessuno dubiterà del fatto che sei un Pro-Hero fatto e finito. - Lo avrebbe poi aiutato a salire sopra il mezzo di aviazione, sistemandosi con lui all'interno e venendo salutati a voce dal pilota. Era un uomo che portava una pesante divisa delle forze dell'ordine di Tokyo ed un pesante paio di occhiali da sole dall'aria costosa e professionale.
    Comunicò che il viaggio sarebbe durato poco meno di un'ora considerato il vento di quel giorno e che li avrebbe portati all'area di atterraggio più vicina. Partirono in men che non si dica e videro la città da una prospettiva diversa, più ampia. Passando da lì si potevano vedere le attrazioni sia naturali che artificiali più imponenti di Tokyo, ma si poteva anche godere di una macabra ma unica vista: molti quartieri erano ancora colorati di nero a causa della polvere tossica generata dai diffusori del culto, creando uno strano contrasto con i chiari grattacieli che si ergevano a poca distanza.
    Bene. Chi abbiamo contro potrebbe essere un criminale disposto a tutto pur di non farsi catturare, è importante la cautela. Le uniche informazioni certe è che agiscono in gruppo in determinate zone, seguendo una specie di schema che li porta a tagliare la foresta con gli incendi in linea retta, e che uno di loro possiede una potente Unicità in grado di generare fiamme. La cosa più strana è che non siamo mai riusciti a prenderli nonostante agiscano solo di giorno... Devono conoscere bene la zona. - Kaori avrebbe spiegato ciò che sapevano del loro avversario lungo il tragitto, sperando di non toccare tasti troppo dolenti per Shoya. Abbiamo il permesso di arrestarli e dobbiamo capire se si tratta solo di un gruppo di piromani o qualcuno che vorrebbe approfittare degli spazi liberi lasciati dagli alberi. Cerchiamo di non perderci di vista, smarrirsi sul Monte Fuji è molto facile. - Raccomandò al ragazzo, lasciando aperte degli eventuali quesiti mentre il paesaggio sotto di loro cambiava. Dalla città alla pianura, fino ad alzarsi sempre di più di quota per arrivare ad una zona leggermente più fredda dove si trovava il Lago Shojiko. Era lì che Bookworm aveva combattuto quelli che credeva essere i responsabili dei fuochi e, appena il tempo di dare alla foresta la possibilità di riprendersi, erano di nuovo apparse le fiamme. Dall'alto sembrava quasi che la zona bruciata tagliasse la foresta con una croce, potendo notare già da lontano del fumo venire da quella zona. Non c'era un vero proprio incendio generale dell'area per fortuna, ma qualcuno sembrava essere tornato per rinnovare il lavoro.
    Cerchiamo di essere il più silenziosi possibili e seguiamo la zona bruciata. Sei pronto, Ishida? - Avrebbe chiesto un'ultima conferma dopo essere scesi dall'elicottero, mentre osservava la situazione attorno a loro. Il lago non era tra i più grandi del Giappone ma l'intero specchio d'acqua rifletteva il grigio del cielo facendo sembrare la superficie ben più estesa. Poco prima di essere congedato il pilota aveva consegnato a Kaori un walkie-talkie che avrebbe facilitato le comunicazioni in quell'area con la stazione più vicina. C'era un odore di bruciato abbastanza persistente che fece arricciare il naso anche alla Pro-Hero, ma avrebbe aspettato una risposta positiva prima di addentrarsi con lui nella foresta, il suono familiare dell'erba bruciata che riempiva quel silenzio. Infiniti alberi anneriti erano più o meno in buone condizioni, risparmiati dai segni che li stavano conducendo verso il loro obiettivo: sembrava che raggi di calore avessero colpito le cortecce e i rami in maniera talmente precisa da far prendere fuoco solo a quelli desiderati. Sembrava quasi di camminare per una strada ben delineata, facile da percorrere, che sarebbe stato il loro tragitto per quasi cinque minuti.
    Guarda lì. - La Pro-Hero si sarebbe rivolta a bassa voce verso di lui, indicandogli con un dito una figura che sembrava uscita da un qualche tipo di racconto horror sulle sette. Indossava un completo bianco che copriva l'intero corpo tranne il capo ed il suo viso sembrava nascosto da un velo bianco tenuto da una coroncina color oro. Era lì in piedi a trascrivere qualcosa su un grande foglio di carta spessa, al centro di un crocevia che dava su quattro direzioni compresa quella da cui erano venuti. Quello si accorse di loro poco dopo, anche se sembrò trasalire dopo essere rimasto tutto concentrato sul loro lavoro. Si girò verso Shoya e Quiet Perfume, prima di tentare di scappare nel lungo viale di alberi bruciati che si diramava nella direzione opposta.
    Prendiamolo! - La Pro-Hero si sarebbe lanciata al suo inseguimento, aspettandosi che Shoya facesse lo stesso.
    ❖ What's the world's true meaning? ❖
     
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    L’atteggiamento di Quiet Perfume era visibilmente cambiato, molto più seria, preoccupata e meno tranquilla rispetto a prima; rispose alla domanda dell’aspirante eroe con fare giocoso, ma il suo viso lanciava un altro messaggio. I piani erano cambiati, in cantiere l’esame sarebbe stato più semplice, era tutto pianificato, adesso invece bisognava tuffarsi nell’azione, ancora una volta dei criminali minacciavano l’ambiente e l’agenzia Lifeline doveva rispondere.
    Shoya si lasciò aiutare per salire sull’elicottero, non aveva bisogno di una mano, ma era parecchio scortese da parte sua rifiutare il gesto del suo capo. Il rumore delle eliche era assordante, l’aria smossa dal velivolo gli aveva scompigliato tutti i capelli e seccato le iridi, non era mai stato così vicino ad un elicottero, era davvero impressionante quanto fosse rumoroso e gigante. Si sedette al posto indicato, si sistemò copiano passo passo quello che faceva Quiet Perfume, la quale era molto più esperta di movimenti in elicottero e sembrava completamente a suo agio. Il ragazzo dovette sforzarsi di far sembrare tutto come se fosse naturale, come se quella fosse la centesima volta che si muoveva su un velivolo simile. Invece tutt’altro, non aveva mai volato prima d’ora, nemmeno un aereo.
    Mise le cuffie e ascoltò la voce del pilota, mentre con gli occhi puntava osservava dall’ampia vetrata la città rimpicciolirsi sempre più. Entrambe le mani erano ben salde sull’imbragatura, senza accorgersene stava stringendo con parecchia forza le fasce, sentiva dolore ai palmi della mano, ma non aveva la minima intenzione di mollare la presa. Serrò la mascella e osservò con stupore il mix di colori e gli effetti dell’attentato sulla città di Tokyo. I grattacieli erano circondati da chiazze scure, nerastre, probabilmente quei maledetti diffusori che lui stesso aveva distrutto avevano macchiato indelebilmente tutta la città. Sentì una stretta allo stomaco e anche al cuore, poteva dire che gliene importava poco, ma comunque era la sua città.
    Volare in elicottero era meno impegnativo di quanto avesse immaginato, sentiva degli sbalzi di altitudine, ma neanche così bruschi e poi si poteva godere di una visuale stupenda. Quel breve intermezzo gli sembrò infinito, una sorta di limbo, di quiete prima della tempesta. Decise che avrebbe sfruttato quell’ora per concentrarsi, dedicarsi al focus della missione.
    Quiet Perfume non lesinò i dettagli: un gruppo di persone stava incendiando il Monte Fuji, fino ad ora nessuno era riuscito a incastrarli nemmeno in pieno giorno, doveva trattarsi di gente esperta del posto e soprattutto con un quirk legato alle fiamme.
    Shoya deglutì un boccone amaro, ma rimase impassibile, sentiva il suo corpo iniziare a scaldarsi e la sudorazione fredda. Ancora una volta doveva combattere in un bosco e soprattutto contro dei piromani, che scherzo del destino. Però non era detto che avrebbe dovuto combattere, alla fine l’obbiettivo era catturare i nemici, non annientarli. Si sforzò di focalizzarsi sull’autocontrollo. Rispose velocemente, con un tono tranquillo e leggermente vibrante.
    Shizune-san cosa le fa credere che oggi riusciremo a catturarli? La vedo molto fiduciosa eppure mi ha appena detto che nessuno di voi ci è riuscito nemmeno in pieno giorno… lei sa che il mio Quirk non si presta molto alla cattura dei criminali...
    fece un riferimento velato all’ultima missione, appunto quella di catturare la tizia dai capelli rosa membro del culto. L’esito ormai lo sapevano tutti, era scappata proprio perché lui non era riuscito a catturarla in nessun modo.
    Prese fiato, poi alzò lo sguardo e lo incrociò con quelli di lei mostrando profondo rispetto e dedizione.
    Comunque vada ce la metterò tutta, glielo prometto.
    abbozzò un leggero sorriso, un po' ci credeva davvero che le cose sarebbero andate diversamente. Almeno questa volta. Doveva solo stare attento a limitare il suo Quirk onde evitare di generare l’ennesimo incendio ai piedi del monte Fuji.
    Scesi dall’elicottero Shoya sentì un fortissimo odore di bruciato, molto familiare, ma non si lasciò prendere dall’emotività dei ricordi, rimase saldo sul presente. Attorno a loro la zona era fittamente boschiva, ci si sarebbe potuti perdere facilmente. Poco distante era visibile il lago Shojiko, un grande specchio d’acqua in mezzo agli alberi, sempre uno spettacolo da vedere, quasi come in foto.
    Shoya allungò il pugno destro e alzò il pollice verso l’alto in risposta alla domanda di Quiet Perfume.
    Sono pronto!
    Disse a bassa voce e chinandosi leggermente in avanti. Gli era stato chiesto di essere silenzio e così avrebbe fatto. Rimanendo alle spalle di Shizune seguì i suoi passi attraverso quello che sembrava quasi un percorso perfettamente delineato dalla bruciatura e dall’incendio appena avvenuto. Parecchi alberi erano anneriti, l’erba ormai era un ammasso di cenere e polvere, l’aria quasi irrespirabile.
    Il giovane teneva ben alta la guardia e gli occhi socchiusi per essere sicuro di non finire accecato dalla palvore. Fu richiamata la sua attenzione, c’era qualcuno poco distante da loro.
    Un tizio o una tizia vestita di bianco era perfettamente visibile in quel contesto così scuro e tetro, aveva il volto coperto da un velo e una coroncina di colore oro. L’effetto sorpresa durò davvero poco, lo sconosciuto stava scappando.
    Shoya sentì subito Quiet Perfume urlare di seguire il fuggitivo, lui non se lo fece ripetere due volte. L’adrenalina e il battito cardiaco partirono subito al massimo della velocità, il ragazzo piegò leggermente le ginocchia e si sbilanciò in avanti, dopo pochissimi istanti stava già correndo. Ogni passo una fitta coltre di cenere si alzava, ma era veloce. Shoya correva in linea retta fianco a fianco al suo capo agenzia, gli occhi fissi verso l’obbiettivo e pronto ad evitare i vari rami e tronchi caduti per terra. Mai come oggi si sentiva in piena forma. A mente lucida studiava i movimenti del nemico, era pronto a scattare e a difendersi ce ne fosse stato bisogno, ma probabilmente lo avrebbero raggiunto velocemente.
    Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050 |

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    La domanda di Shoya non perturbò l'espressione di Quiet Perfume, che non aspettò molto per rispondere con la sua solita sicurezza.
    Questa volta hanno deciso di uscire dal loro solito schema mordi e fuggi. Pensandoci, non si sono mai impegnati a nascondere le proprie tracce, ma cercavano di non colpire aree troppo vaste. La forma di quell'incendio e il metodo mi sembrano quasi una sfida lanciata agli eroi. - La donna alzò leggermente la mano dalla gamba per stringere il pugno. Non so se vorranno affrontarci, ma mi fido della tua capacità di gestire la situazione. Mi sento sempre più sicura quando c'è qualcuno con un'Unicità più adatta al combattimento, considerata la mia. - Finì così quella breve spiegazione ma anche Quiet Perfume doveva ammettere di non avere molte informazioni su di loro. L'atmosfera e l'aria che la donna emanava era di tranquillità e gentilezza soprattutto dopo aver visto l'espressione di Shoya, ma era preoccupata. Un gruppo di persone che appare all'improvviso e sparisce allo stesso modo, strani simboli lasciati nel cuore delle foreste giapponesi. La metodologia preoccupava molto le autorità da quando il Culto aveva attaccato Tokyo. Non c'era solo la possibilità che il gruppo tentasse un'altra volta un piano simile, ma anche che piccoli gruppi nati da quello cominciassero ad imitarli in maniera maldestra. Come tutte le ideologie, c'era una possibilità che imitatori potessero essere ancora più feroci e terribili, senza alcuna guida dall'alto.

    La figura eterea aveva indosso vestiti eleganti e leggeri, ma non era così tanto aggraziata mentre scappava a gambe levate. Nonostante la via fosse poco occupata dalla maggior parte degli ostacoli naturali che solitamente si trovavano in un bosco, l'area bruciata non forniva un pavimento stabile per muoversi con tali abiti. Sia Shoya che Kaori furono decisamente più abili di quel fantasmi nel muoversi all'interno della radura artificiale, finendo per catturarla dopo una decina di metri. Il paesaggio che scorreva attorno a loro non era cambiato più di tanto ed ora quella figura si trovava imprigionata sia dal corvino, che l'aveva raggiunta per primo, sia dall'Unicità di Quiet Perfume che ora inglobava la maggior parte del suo corpo per impedirle di scappare. Il completo bianco stava già diventando sporco di grigio e verde a causa della cenere e della gelatina, rovinando i ricami dall'aspetto prezioso che attraversavano le maniche e la gonna lunga. Il dimenarsi della persona che indossava la tunica non aiutava di certo la sua conservazione, ma probabilmente non era la sua priorità.
    Non le voglio fare del male, si calmi. La descrizione combacia con le testimonianze raccolte Ishida, quindi lo tratterremo fino a quando non chiameremo la polizia. Potresti vedere cos'è quel quaderno? - La donna indico con lo sguardo il grande foglio di carta che era caduto ad un paio di metri alla sinistra della figura velata. Era svolazzato fino a lì e raccogliendolo Shoya avrebbe potuto notare come fosse più un foglio di pergamena dall'aspetto prezioso ed antico, molto più artigianale e rustico di qualsiasi foglio di carta contemporanea. C'erano evidenti segni di matita su quella che era una mappa dell'area circostante, che sembravano unire vari punti segnati su di essa. Una croce latina univa i vari luoghi segnati e l'ultimo tratto seppur interrotto dai due rappresentati della legge indicava proprio il centro della figura. Shoya avrebbe sentito un campanellino risuonare lontano, prima che il campo visivo alla sua destra venisse totalmente coperto da un raggio color blu che lo mancò di poco.
    Aw, c'ero quasi! - Una voce nasale ed allegra, che proveniva da una decina di metri di fronte a loro da un gruppo di figure spuntate dal nulla, come se fossero uscite dagli alberi. Un gruppo di persone con la stessa corona e velo bianco si univano in una formazione simmetrica e perfetta che circondava il capo di quello stormo di esseri provenienti da qualche esercito fatato. Un cappuccio color viola mostrava in parte un viso giovane, senza rivelare la sua identità ma mostrando a tutti che lui era particolare da quel gruppo. Teneva tra le mani uno strano oggetto, il quale sembrava una specie di bacchetta color viola da cui pendeva una preziosa ametista. Il vestito dell'uomo viola scuro sembrava emanare luce azzurra da numerosi punti, le larghe maniche che lasciavano intravedere appena delle ossute braccia. Numerose dichiarazioni dorate tempestavano con ghirigori il suo abito cerimoniale, donandogli una certa pomposità data anche dai suoi movimenti.
    Un saluto alla nostra cara Quiet Perfume, è un onore averla qui! - Un inchino veloce e vistoso fece svolazzare il tessuto, prima di allargare le mani come per abbracciare la coppia appena arrivata. La donna osservava ogni mossa di quel gruppo misterioso, che per ora rimaneva lontano da loro. Noi siamo Crux! Potete chiamarmi Crescent, come la luna che illumina il cielo. Mh. - Un'altra prostrazione veloce avrebbe fatto rimbalzare lo sguardo del biondo dalla terra al cielo ma il suo sguardo felice si sarebbe spento improvvisamente vedendo lo studente accanto al suo superiore. Mostrò un'espressione confusa, con un sopracciglio alzato come se avesse appena visto un qualche evento paranormale.
    E chi mai potresti essere tu...? Non eri scritto nella mia rivelazione. - Il rumoroso Crescent non si fece problemi a rivolgersi direttamente a Shoya in quel caso, ma subito dopo quell'osservazione sarebbe entrata in scena la Pro-Hero presente.
    Non mi interessa come si chiama questo gruppo di mitomani. Siete- - La voce calma e composta di Quiet Perfume sarebbe stata presto soverchiata da quella di Crescent.
    Stati voi a provocare gli incendi in questa zona? Ovviamente e sapevo già che lei sarebbe arrivata. Era tutto scritto nelle stelle. - Il criminale avrebbe scrollato le spalle come se stesse parlando di una cosa ovvia, provocando nella donna solo un'espressione di fastidio.
    Ti ringrazio per la confessione Crescent. Che ne dici di seguirmi per rispondere alle numerose accuse sul tuo conto? - Rispose così la donna, prima di sussurrare qualcosa a Shoya. Se fanno movimenti strani, scappiamo via con il loro compagno. Dovrebbe essere facile ottenere informazioni su questi idioti. - Finì così, prima di ascoltare le parole tristi dell'uomo incappucciato.
    Ma no! Anzi, sono molto contento che lei sia qui. Sono sicuro che troverà ciò che le mostrerò... Affascinante. Ma prima di tutto, devo verificare una cosa. - L'uomo avrebbe agitato la bacchetta che aveva tra le mani, facendo risuonare di nuovo il suono del campanellino che il corvino aveva sentito prima.
    Ebrietas! Il cosmo è dentro di me. - La foresta attorno a Shoya avrebbe cominciato ad aumentare di altezza, ma dopo un istante si sarebbe accorto che il terreno sotto di lui era letteralmente sparito. A sostituirlo c'era una vista stupenda quanto terrorizzante: un portale di oscurità illuminato da infinite stelle inghiottiva metà del suo corpo, mentre una fila di denti perlacei circondava il perimetro circolare del passaggio. In un secondo lo studente sarebbe caduto all'interno di quel buco nero spuntato dal nulla, anche se una debole speranza tento di salvarlo.
    La mano gelatinosa di Quiet Perfume si aggrappò attorno al suo avambraccio, ma le terribili fauci di quel Quirk si chiusero in un istante, facendolo cadere sul lato destro del corpo in un altro punto imprecisato del bosco. Era come se la chiusura dell'altro lato del portale avesse sancito il fatto che si era spostato in un altro luogo. Non c'erano molti punti di riferimento, considerato che l'unica cosa degna di nota era parte della gelatina del braccio della Pro Hero che si agitava debolmente accanto a lui, staccandosi dal suo arto. La zona era ben illuminata nonostante il mattino iniziato con un tempo poco piacevole, facendo intravedere da lontano la strada che avevano percorso poco prima. La solitudine dello studente però durò poco, perché dalle sue spalle sentì nuovamente una voce che aveva appena lasciato.
    Hey! Qual è il tuo nome, giovane? - Crescent, colui che si era dichiarato un criminale, apparì da uno dei portali con tanta leggiadria da sembrare una specie di fata. Rimase a due metri di distanza da Shoya, ma si appoggiò all'ombra di un albero piegando la testa di lato. Perdonami per la scortesia, ma la tua presenza qui non era prevista. Innanzitutto, mi faresti il favore di restituirmi quel foglio? - La sua voce era quella di una persona gentile, ogni parola veniva soppesata come se stesse parlando con una persona che si era appena risvegliata da un sogno. Tendeva una mano verso lo studente, facendo intravedere da sotto il cappuccio un sorriso.
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    L’aria fendeva i capelli neri del giovane aspirante eroe mentre correva a tutta velocità verso la sua preda. L’obbiettivo era un individuo vestito di bianco in netto contrasto con il paesaggio bruciato e polveroso che lo circondava. Ci mise pochi secondi a raggiungerlo, il nemico aveva scelto dei vestiti inadeguati per muoversi in un sentiero impervio come quello di un bosco e finì per inciampare maldestramente; immobilizzarlo fu un gioco da ragazzi per Shoya, il quale applicò una tecnica di sottomissione per costringere l’avversario a terra in attesa che arrivasse anche Quiet Perfume e si decidesse il da farsi.
    è stato più facile di quanto immaginassi...
    Disse a bassa voce voltandosi verso il suo capo e mostrando un sorriso convincente. Si sentiva in ottima forma nonostante la fatica dovuta ai lavori sulle macerie del parco di Ueno, il viaggio in elicottero gli aveva permesso di riprendere fiato; inoltre essersi trovato in una situazione di così grande urgenza e importanza gli aveva riacceso il vigore e l’ardore che lo contraddistinguevano, il sangue freddo e l’adrenalina erano la sua droga, quando entravano in circolo Shoya riusciva a dare il meglio di sé.
    Shizune si occupò immediatamente di usare il suo Quirk per bloccare definitivamente l’avversario e per avvisarlo di stare fermo, ormai era in arresto. Il giovane aspirante eroe si rimise in piedi e seguì le indicazioni del suo capo andando a recuperare un foglio che era volato via dal nemico poco prima di cadere. Shoya afferrò quel pezzo di carta e al primo contatto capì subito che si trattava di un qualche tipo di pergamena diversa da quelle normali, diversissima da un foglio comune, su di essa vi era stampata una mappa e dei segni a matita generavano una croce latina. Non aveva minimamente idea di cosa volesse dire, ma aveva tutta l’aria di essere parecchio importante visto come si era agitato l’individuo vestito di bianco ormai inglobato dalla gelatina. Poi un suono diverso da quello delle fronde degli alberi si poté udire poco distante e una luce blu intensissima illuminò per pochissimi istanti la zona alla destra di Shoya, il quale strinse subito il foglio con la mano sinistra come per paura che qualcuno potesse strapparglielo via e alzò la mano destra serrando il pugno in segno di guardia vicino al viso. Il cuore fece un sussulto e il respiro si interruppe, ebbe la netta sensazione che era vivo per miracolo, quella luce blu improvvisa avrebbe potuto colpirlo se solo si fosse spostato di qualche centimetro, invece fortunatamente era tutto intero.
    Non fece in tempo a tornare vicino a Quiet Perfume che una nuova voce ruppe il silenzio. Un tono nasale e inspiegabilmente allegro in netto contrasto con la gravità della situazione si presentò uscendo fuori dal nulla proprio a una decina di metri dalla loro posizione. Il giovane dai capelli neri strizzò gli occhi e si assicurò di non avere le allucinazioni, pochi istanti fa non c’era davvero nessuno e invece adesso vi era un gruppo di individui vestiti di bianco e un singolare personaggio vestito di viola con una bacchetta pacchiana tra le mani. Il personaggio che parlava era visibilmente giovane, ma anche parecchio magro e ossuto per quel poco che si poteva intravedere: infatti era totalmente coperto da questa tunica viola scuro che emanava della luce blu per nessun apparante motivo. La sua presentazione fu strana quasi quanto il suo abbigliamento, diceva di chiamarsi Crescent e che il suo gruppo di mitomani si facesse chiamare i Crux.
    Quiet Perfume prese in mano la situazione rispondendo subito a tono e con decisione, ma fu interrotta da Crescent il quale non solo completò la frase della donna, ma anche sottolineò come avesse previsto tutto, tranne la presenza di Shoya.
    L’aspirante eroe sorrise divertito, come era possibile che questo improbabile stregone avesse previsto proprio tutto per poi affermare che non si sarebbe aspettato un’altra persona oltre la Pro-Hero. In altre circostanze sarebbe scoppiato a ridergli in faccia, però c’era qualcosa di questo Crescent che non lo faceva stare tranquillo, non era il caso di sottovalutarlo.
    Se la situazione fosse diventata pericolosa il piano era di scappare con l’ostaggio e interrogarlo, ecco cosa aveva bisbigliato Quiet Perfume a bassissima voce, non che il ragazzo dai capelli neri amasse scappare, però ammise che era la soluzione più logica, avevano appena catturato uno della banda nemica, non aveva senso affrontare degli avversari così a viso aperto e soprattutto in una differenza numerica così sovrastante. Dovevano fuggire, interrogare il catturato e poi ritornare alla ricerca di questi fantomatici Crux.
    Shoya fece cenno con la testa di aver capito e si mise in posizione piegando leggermente le ginocchia tenendo le braccia ben alzate e la pergamena stretta con la mano sinistra; non aveva paura, anzi tutti quei colpi di scena gli avevano fatto salire l’adrenalina a mille, si sentiva sveglio, anzi sveglissimo, pronto a scattare dove sarebbe stato necessario. Purtroppo, Crescent non stette lì a guardare e con due parole capovolse letteralmente la situazione. Sì, l’incappucciato urlò una formula, una frase e tutto attorno a Shoya cambiò. La foresta sembrò muoversi, gli alberi divennero altissimi e quando abbassò lo sguardo vide sotto di lui una voragine scura abbastanza ampia da avvolgerlo quasi completamente.
    Ok, avevano decisamente sottovalutato il nemico, adesso sì che sentiva le gambe tremare e diversi brividi percorrergli la spina dorsale. Era in pericolo e non poteva fare molto, non esisteva situazione peggiore. Il ragazzo allungò la mano destra per afferrare la gelatina di Quiet Perfume, la quale aveva reagito molto velocemente e si era prodigata per salvare il tirocinante. Purtroppo non fu sufficiente, Shoya cadde all’interno di questo buco nero e fece solo in tempo a sentire il freddo della gelatina a contatto con la pelle, poi si trovò catapultato in un altro punto della foresta e cadde sul terreno con il fianco destro del corpo. Non sentì nulla, nè forza di gravità, ne forza centrifuga, fu proprio come essere smaterializzato e teletrasportato in un altro posto, il tutto in meno di pochissimi millesimi di secondo. Un’esperienza mai vissuta prima. Straordinariamente terrorizzante.
    Shoya si rimise in piedi velocemente e iniziò a guardarsi attorno per orientarsi, cercò di rimanere tranquillo, focalizzato e concentrato. Doveva trovare il modo per ricongiungersi con il suo capo, altrimenti la missione sarebbe potuta finire molto male e addio licenza.
    Trasalì quando risentì nuovamente la voce di quel giovane individuo incappucciato, l’aveva seguito attraverso quel portale ultra dimensionale? No, non poteva essere stato così rapido, eppure non avrebbe potuto essere lì nemmeno correndo. Come diavolo aveva fatto a muoversi così improvvisamente? Ma soprattutto, Quiet Perfume adesso cosa avrebbe fatto?
    Shoya era sbigottito, stupito e anche leggermente preoccupato, la situazione era totalmente fuori controllo eppure Crescent parlava in tono amichevole, tranquillo e pacifico. Gli aveva chiesto il nome e di restituirgli gentilmente la pergamena. Per essere un piromane mitomane era fin troppo gentile.
    Il giovane dai capelli neri prese coraggio, fece un profondo respiro e si convinse che poteva affrontare quella situazione da solo, doveva sfoggiare il suo lato diplomatico, il suo carisma e il suo sapersela cavare anche facendo il doppio gioco, la sua specialità.
    Mi chiamo Shoya, e penso che tu non abbia bisogno di sapere altro da me, puoi recuperare le informazioni che ti servono utilizzando i tuoi poteri, no?
    Nel cercare di mantenere la calma decise che avrebbe posto delle domande esplorative dalle cui risposte avrebbe potuto cogliere informazioni importanti e soprattutto avrebbe giocato il suo stesso gioco: usare un tono pacato e amichevole, potevano anche collaborare dopotutto.
    Parli di questo pezzo di carta? Ha proprio l’aria di essere prezioso... beh non è uno scambio equo se non ci guadagno anche io qualcosa… adesso sono anche parecchio curioso.
    Statuario Shoya si fece forza della sua posizione di apparente vantaggio: infatti aveva qualcosa che il nemico desiderava, aveva un oggetto importante da tenere come ostaggio e da poter scambiare per eventuali preziose informazioni; nel frattempo avrebbe continuato a buttare delle occhiate a destra e sinistra per cercare di orientarsi. Non voleva scappare, però se fosse stato necessario l’avrebbe fatto per ricongiungersi a Quiet Perfume.
    Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050 |

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    La situazione di Shoya era cambiata di nuovo. Prima era stato rimproverato, guidato e perduto da Quiet Perfume. Una donna in grado di farsi garante della giustizia e della legge, di proteggere ciò che faceva parte di quel mondo. Una missione lodevole, ma che dal punto di vista bellico lasciava molto a desiderare. Era ciò che pensava il biondo che ora era la nuova compagnia del corvino, rigirandosi la bacchetta rituale tra le dita. I gesti di Crescent sembravano voler quasi mostrare in maniera esagerata le sue emozioni, dalla sua calma voce al suo esuberante modo di camminare e parlare. Guardandolo meglio, sembrava che anche lo stesso mantello ricreasse un cielo stellato e le luminose decorazioni se osservate con un po' di fantasia o abitudine rimandavano ad una croce. Attorno a loro sembrava regnare il silenzio, ma concentrando l'udito si poteva sentire da lontano il suono di grossi rami spezzati e di passi.
    Shoya, Shoya... Aspetta, non mi dire... - La bocca dell'uomo si spalancò da dietro il velo, mentre univa le mani tra di loro come per trattenere l'entusiasmo che andava a crearsi. Shoya Ishida, colui che ha appiccato il grande incendio di Ueno?! - Un grido che straripava gioia si fece strada nei timpani dello studente, carico di accuse e di presupposizioni. L'uomo fece un altro passo nella sua direzione, facendo un altro profondo inchino.
    Non sai quanto ti ammiriamo per il tuo lavoro. Anche se non era scritto, il destino è proprio gentile con chi ne segue il filo. - La voce dell'uomo tremò, come se fosse sul punto di far sgorgare dai suoi occhi lacrime di commozione. Rialzò lo sguardo nascosto e allargò le braccia come per accogliere quello che era un grande amico o un fidato compagno.
    I miei poteri non mi permettono di scrutare il futuro o di leggere nel tessuto del fato. Ma mi è stato rivelato ciò che hai fatto in quel parco. - Precisò il biondo, prima di ascoltare ciò che aveva da dire l'aspirante eroe che si trovava davanti. Ogni parola era pronunciata con sicurezza e senza fare pause, non c'era una punta di incertezza nella voce nasale. Era difficile capire se fosse serio o meno però, se stesse provocando o meno lo studente. Era una figura senza volto, senza una bocca che si increspava o faceva gesti impercettibili.
    Quello non è un pezzo di carta, in realtà. E' una mappa stellare. Potresti venderla per una mela al mercato ma vale più di cento stelle, se si potessero comprare. - L'uomo fece una pausa dopo quel drammatico discorso, rimanendo in silenzio. Fece un ulteriore passo verso Shoya, ormai a poca distanza da lui se lo studente non si fosse mosso dalla posizione iniziale. L'uomo però resto sempre coperto dall'ombra del bosco, evitando di restare nella luce che colpiva il capo di Shoya. Cominciò a sussurrare qualcosa con la foga di qualcuno che offre uno splendido ma losco affare in un vicolo, aprendo leggermente il mantello che aveva indosso con un gesto delle spalle. L'interno del capo sembrava brillare con la stessa intensità del tessuto esterno, circondando il corpo di stelle. Posso offrirti la verità, se vuoi. Non ti piacerebbe sapere come mai tutte queste catastrofi si sono abbattute su questa città? O perché sempre più persone si danno al crimine, quando avrebbero alternative? Noi di Crux sappiamo molte cose, ne abbiamo viste altrettante sbirciando nei luoghi giusti. Ho trovato qualcosa, tempo fa. Qualcosa di molto interessante. - Così da vicino, Shoya vide un paio di grandi occhi verdi scrutarlo con interesse. Chissà cosa passava per la testa del criminale in quel momento, se era un folle o se semplicemente conosceva veramente qualcosa che agli altri era sfuggito.
    Quello che hai fatto ad Ueno ha già aiutato ad illuminare i punti giusti del cielo di Tokyo. Di persone come te ne abbiamo bisogno, sono sicuro che andresti molto d'accordo con gli altri. - Finì di parlare seriamente, prima di rialzare la testa e piegare la testa di lato come un bambino soddisfatto. La sua voce squillante echeggiò nuovamente nella foresta silenziosa. Ma non ti biasimerò se dici di no! Non tutti possono reggere il peso di un destino schiacciante. Noi vogliamo solo il bene della città, non mi sembra un cattivo scambio. - Finì così, cominciando a girare attorno a lui saltellando qua e là tra le ombre come un bambino.
    THE STARS TOLD ME TO LOVE, SO THAT'S WHAT I DID
     
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