It's a long way to the top

Niente?
Nemmeno l'ombra di un sing along?
Un improvvisato accordo di accompagnamento?
Un battito di mani a tempo?

Midori aveva fatto una faccia strana. Oddio.
Era delusione, quella che vedeva?

« No, forse è stata un'idea stupida, da parte mia. »

O d d i o d d i o.
Cioè sapeva che la robot non era esattamente il suo cavallo di battaglia ecco, però non si aspettava certo quella reazione.

« Oh. Va bene. » Non era molto brava a nascondere le sue emozioni, ma fece del suo meglio per ignorare la scottante consapevolezza di aver fatto fiasco: serrò la bocca in un sorriso neutro e fece spallucce, come se non le importasse granché.

...In realtà le importava moltissimo.
Non sopportava di essere mediocre: o era bravissima in qualcosa, o lasciava perdere del tutto. Tipo quando si era fissata col voler diventare una mangaka: aveva scoperto che era tutto sommato facile diventare "mediamente bravi", e molto, molto più difficile diventare uno dei the very best.
E aveva lasciato perdere.

La danza però era una cosa che non poteva e non voleva mollare, e quindi ecco farsi prepotente l'appunto mentale di esercitarsi nella robot non appena avesse rimesso piede in palestra.
Aveva uno stupido orgoglio da difendere.

« Sì, direi che funziona. » Commentò la proposta di Midori annuendo, e cercando di concentrarsi sul presente.

« Iniziamo con qualcosa di forte e abbastanza mainstream da poter catturare l'attenzione di più spettatori possibili, poi, quando li abbiamo in pugno, facciamo quello che ci pare e infine concludiamo con il tuo pezzo. »

Sì, le sembrava un perfetto piano malvagio per il successo.

« Cooomunque... » Si fece avanti con un saltello malizioso, piegando la testa di lato mentre sorrideva sorniona. « Non stai dimenticando qualcosa..? »

Le avrebbe concesso tre secondi.

« Avevi promesso di raccontarmi della Yuuei! » Gli occhi si assottigliarono in due virgole feline.
« Se non ricordo male, "cose imbarazzanti", della Yuuei. » Sottolineò.

Impossibile dimenticarsi una promessa del genere.

Ok, forse la loro idea di "imbarazzante" era leggermente diversa.

Non che essere "sconfitte" da un insetto non fosse di per sè motivo di imbarazzo, era solo che si aspettava qualcosa di più... come dire?
Piccante.
Quello che invece Midori aveva raccontato poteva tranquillamente essere il placido pomeriggio in campagna di due bambini delle elementari.

Fece una faccia che non aveva bisogno di essere accompagnata da parole: "Tutto qui?"

« Wow. » Commentò enfatizzando apposta l'esclamazione, per prenderla affettuosamente in giro.
A meno che lo "scarafaggio" non fosse stato il risultato di un esperimento genetico alto tre metri, Midori si meritava un po' di scherno.

« Dev'essere stato terribile. Io una volta mi sono chiusa in camera e non sono uscita per tutto il giorno perché c'era una vespa in cucina. »

Sguardo serissimo, aria affranta come di chi ricorda un evento traumatico dal quale non si è mai veramente ripreso.

Poi scoppiò a ridere.

Midori non avrebbe mai saputo se la storia della vespa era vera. Quel che era certo era che Hana era una simpaticona che non perdeva mai occasione di farsi due sane risate a discapito degli altri, che fossero nuovi o vecchi amici.

« Aspetterò altre storie allora. "La rivincita contro Scarafaggio-san" » Disse in tono epico come fosse il narratore di un anime battle shonen.

Forse potevano fare anche il duo comico oltre che il duo cantante e ballerina, ma quella era un'idea per un altro giorno.

Stiracchiandosi verso l'alto, lo sguardo le cadde su un vecchio orologio da parete appeso in un angolo della stanza.

« Oh, se quel coso è giusto non manca molto al nostro momento. »

Il proprietario del locale avrebbe potuto chiamarle di lì a breve. Tornò a guardare la compagna, questa volta sorridendo senza malizia.

« Siamo pronte? Hai detto che hai fame, vuoi una barretta? Ho sempre le barrette. Cioccolato o frutti rossi? »

Non le diede il tempo di rispondere che già stava frugando nella tasca laterale del suo borsone. Afferrò due barrette ai cereali, identiche in tutto tranne che per il flavour che aveva detto, e gliele porse tenendone una su ogni mano -- come quella scena di quel film famoso.

Lei non aveva particolari preferenze, le piacevano entrambe.
Insomma, zuccheri.
Buoni.

A lei rimase la barretta al cioccolato, che scartò gustandosela con piacere.

Apprezzava entrambi i gusti, certo, ma sotto sotto era contenta che Midori avesse scelto i frutti rossi: il cioccolato era sempre il cioccolato.

« Buona vero? Mia mamma ne compra a pacchi perché io ne metto sempre cinque-sei nel borsone all'inizio della settimana, così non rimango mai senza. »

Hana organizzatissima quando si trattava dei pasti.

Finì lo snack in quattro morsi esatti, non mancando di raccogliere quelle preziosissime gocce di cioccolato che si erano staccate finendo sul fondo del pacchetto.

« Certo! » Rispose alla richiesta di Midori di scambiarsi i numeri, mentre finiva di leccarsi le dita. « Se un giorno vuoi anche fare un salto alla mia scuola di danza, sei la benvenuta! » L'idea di avere la musica dal vivo per fare una Coreografia con la C maiuscola la entusiasmava non poco.
Sicuro sarebbe venuto un video fighissimo per il canale YouTube.

Accartocciò l'imballaggio della barretta e lo lanciò nel bidoncino - lo stesso dove poco prima aveva cestinato la lattina dell'energy drink - centrandolo in pieno. No, non era una giocatrice di pallacanestro mancata: era solo che aveva sempre trovato molto più divertente gettare la spazzatura in quel modo, e di conseguenza era diventata discretamente brava in quella bizzarra attività (che sua madre disapprovava con tutto il cuore).

« Sono pronta, sì! Credo che rimarrò vestita così. Magari a una certa mi tolgo la giacca, ma intanto la tengo. Sai, per l'effetto swoosh. »
Nome tecnico scientifico attribuito a quella parte di coreografia che vedeva coinvolti i movimenti dei vestiti, appositamente larghi e scivolosi, per enfatizzare quelli dello stesso ballerino.

« Ma nella borsa ho un sacco di altri vestiti, se vuoi. Tanto abbiamo più o meno la stessa taglia. Ho anche una maglietta di Endeavor... con un sacco di fiamme! »
Uno dei pochi capi a tema Eroi che possedeva, ed anche uno dei più zarri.

Non era sicura che fosse esattamente lo stile di Midori... ma a parer suo ce la vedeva benissimo su di lei.

Aspetta aspetta - la Yuuei faceva fare degli esercizi ricreativi con l'uso dei propri quirk?

Che domanda idiota, Hana: certo che sì. Era una scuola fatta apposta per imparare a sfruttare perfettamente le unicità, no?

Lasciò vagare lo sguardo sognante, immaginando il furore che avrebbero fatto lei e il suo quirk in una partita di calcio.

Il suo problema era che aveva sempre bruciato dalla voglia di usare le sue capacità liberamente, sì, ma senza la sbatta di dover intraprendere la carriera eroistica con tutte le responsabilità che ne conseguivano.

Troppo pigra per dedicare la sua vita alla tutela dei cittadini, troppo quirk-enthusiast per rinunciare alla possibilità di compiere le sue acrobazie spettacolari nei contesti di tutti i giorni.

Era un bel dilemma, che in terza media aveva deciso di risolvere rincorrendo il sogno di diventare una ballerina con licenza lavorativa per l'uso del quirk.
Una strada lunga, lunghissima, che partiva da piccole cose, come quella di esibirsi aggratis in un localino di Shibuya.

« Aye! Rocker e rapper dei poveri: pronte! » Battè le mani con un sonoro schiocco, ridacchiando insieme a Midori.
E sì, di sicuro non si sarebbe separata dalla sua nuova amica prima di averle fatto vedere la zarrissima maglietta di Endeavor - e probabilmente un altro paio di capi sulla stessa lunghezza d'onda.

Era arrivato il momento dell'ultimo check prima di salire sul palco: controllò che le scarpe fossero ben aderenti e allacciate correttamente, che le tasche dei pantaloni fossero libere da qualsiasi cianfrusaglia (il cellulare fu messo al sicuro in una tasca interna del borsone), e che il codino sbarazzino di capelli arancioni fosse ben stretto nell'elastico dello stesso colore.

Quindi raggiunse Midori accettando la mano offerta, segretamente pensando che quel gesto aveva assolutamente bisogno di diventare una stretta di mano personalizzata con pugnetti e batticinque dritti e rovesci sopra e sotto e colpo di spalla eccetera.

Ci avrebbero lavorato.

« Buttiamo giù tutto! » Rispose infervoratissima, come se al di là della porta ci fossero state duemila persone a gridare il loro nome, invece di quattro passanti incuriositi dal cartello esposto fuori dal locale.

Bisognava sempre puntare al massimo, no?