White Noise

Poco dopo aver affrontato le scomode peculiarità che l'unicità del mutante aveva, i due si erano spostati su un argomento di discussione un po' più allegro, nonostante alla base fosse comunque parecchio serio.
Un futuro cordiale allenamento, un'opportunità che non arriva tutti i giorni, non con un compagno di terza perlomeno, tra tirocinio, lezioni pratiche ed impegni personali erano molto difficili da avvicinare, o almeno più del resto degli studenti. Non era difficile trovare compagni di allenamento alla UA, le persone c'erano, e molto spesso c'era anche la motivazione. Il problema principale di Masami era il tempo.
Viveva con una routine ferrea, ed era difficile comprendere quanto un allenamento con qualcuno potesse ripagare il tempo perso. Non esisteva una variabile facilmente accessibile purtroppo, quindi poteva solo andare a naso, e sperare che quell'ora e mezza usata per allenarsi in coppia con qualcuno non andasse sprecata, e che anzi potesse risultare formativa per il suo futuro da professionista.
Il tempo è denaro alla fine, e nel peggiore dei casi lo può sempre diventare. Aveva senso investire una risorsa limitata in qualcosa di fondamentalmente inutile? No, per quanto fosse una visione della vita fin troppo triste e pragmatica.
In ogni caso, era abbastanza convinto su una futura esperienza con Robert. Non aveva mai avuto molte opportunità con avversari completamente mutati. C'era Kairi sì, ma non aveva potuto sperimentare poi troppo, e poi non era nemmeno così tanto mutata. Il senpai invece, per quanto non torreggiante in altezza, aveva delle caratteristiche che lo rendevano decisamente più adatto all'idea dell'atleta.
"Preferirei usare il quirk ovviamente. E poi, scusa la domanda, ma con la tua unicità non sarebbe un po' scomodo? Alla fine è sempre attiva, che tu sia volente o nolente." - lo aveva ammesso lui stesso alla fine, se sentiva l'odore del sangue entrava in un'isteria quasi animale, quindi non era un qualcosa che poteva disattivare temporaneamente, era una "maledizione" continua, od in base al punto di vista una benedizione.
Pochi secondi dopo, l'uomo-lupino gli fornì il suo nickname di Babel, un nome particolare, in una lingua celtica, non era ben sicuro di quale zona però. Poteva essere Irlandese, Gaelico, Gallese o persino Bretone per quanto ne sapeva. Le lingue europee lo affascinavano, ma non aveva mai trovato il tempo di approfondire quella curiosità. Non sapeva nemmeno il Danese, e fino a prova contraria era una delle sue lingue madri.
In ogni caso, il nome non gli diceva nulla. Ma non era un grandissimo esperto di mitologia celtica, sapeva qualche mito sì, ed aveva qualche conoscenza precisa, ma non aveva mai approfondito troppo, preferendo altre sfere mitologiche.
"Oh, come mai hai scelto questo nome? Da cosa deriva? - stranamente, quella che aveva dimostrato era onesta curiosità, la mitologia e la lettura erano due dei pochi argomenti che potevano trarre davvero il suo interesse, indipendentemente da chi fosse il suo interlocutore.
Avrebbe dovuto iniziare a pensare anche lui al suo nome da eroe. Era un futuro ancora lontano sì, però la preparazione non era mai troppa. Alla fine era un qualcosa di importantissimo.
Il nome di un eroe non è solo l'appellativo con il quale si fa chiamare, ma un modo per mandare un messaggio, sia ai nemici che agli alleati. E' anche fondamentale dal punto di vista marketing, quindi avrebbe fatto bene a trovare un bel nome, che fosse facile da ricordare e allo stesso tempo bello da pronunciare e sentire. Qualcosa che desse un'idea chiara di chi fosse, ma allo stesso tempo non lo rendesse stucchevole.
"Hai qualche consiglio per la scelta di un nome comunque? Prima o poi dovrò pensarci tanto." - non era sicuro di quanto il ragazzo potesse aiutarlo, d'altronde il suo nome da eroe non rientrava perfettamente tra i canoni che Masami si era prefissato, però un consiglio in più non avrebbe fatto male a nessuno.
E finalmente, dopo non troppi minuti, quel forte acquazzone stava iniziando a disperdersi, facendo tornare la luce del sole nel campus scolastico. Fortunatamente era durato poco, ma da quel momento si sarebbe portato un ombrello.
Avrebbero comunque potuto finire quella discussione però, Masami non era così maleducato da andarsene subito, e sperava che nemmeno Robert lo fosse.

Masami era fortunato, d'altronde Robert si era appena dimostrato molto accondiscendente.
Altre persone si sarebbero impuntate, chiedendogli di rispettare le loro idee ed avendo la faccia tosta di interpellarlo in un allenamento senza nemmeno chiedergli la sua opinione. Per il momento non ne aveva ancora incontrate, ma era sicuro che ci fossero, da qualche parte nascoste per la scuola.
La persona dalla quale meno si aspettava tale cortesia era Yorumaru, visto il carattere molto puntiglioso che mostrava normalmente. Ma invece, gli aveva persino chiesto se potesse usare specifici elementi scomodi, un'offerta che non si aspettava potesse arrivare.
In questo momento però, era Robert quello che gli aveva fornito due opzioni ben distinte, anche se in questo caso a perderci era più Masami.
Quello che intendeva il diciassettenne infatti, oltre che a quella frenesia sanguinea, era la corporatura del mutante. Aveva zanne e artigli, che da sole potevano fare invidia a delle armi da taglio. E la sua muscolatura stessa era probabilmente diversa, non glielo aveva chiesto sia chiaro, ma lo immaginava.
Il suo stesso corpo, su un piano di partenza paritario, era un vantaggio quasi eccessivo. Era un po' come avere due braccia in più in una partita di Baseball. Si avevano ben il doppio delle possibilità di afferrare delle palle volanti, e sebbene questo non volesse dire successo immediato, poneva la linea di partenza leggermente più avanti.
Fenrir. Un nome altisonante nella mitologia norrena, tanto famoso e pericoloso quanto negativo e pietoso. Era ironico pensare che quello potesse essere il nome del mutante che aveva davanti ai suoi occhi, visto che una delle tecniche di Masami era Gleipnir, la catena magica usata per incatenarlo fino alla fine dei tempi.
La storia di Fenrir, come detto dal senpai, era descritta in stampo negativo, però il ragazzo l'aveva sempre vista con una certa vena sentimentale.
Una bestia dotata di enorme intelletto e forza, in grado quindi di comprendere la realtà, ma che viene comunque imprigionata perché nata e cresciuta al di fuori della bolla divina. Chi poteva dar torto alla sua ferocia? Era stato privato della sua casa, nonostante non avesse fatto ancora nulla di male.
"Beh, non sono troppo d'accordo. Credo che l'immagine del nome non debba essere speculare all'immagine di chi lo utilizza. Alla fine qualsiasi figura storica o mitologica positiva diventa negativa da altri punti di vista, dipende sempre da come la si vuole intendere. E la reputazione di un nome si può sempre cambiare. Mettiamo caso che tu avessi scelto Fenrir, se arrivavi nei primi posti nella classifica eroi, probabilmente la gente non avrebbe nemmeno collegato il lupo norreno alla tua persona." - l'obbiettivo doveva essere quello di raggiungere una fama tale da poter fare ombra alla "fama" dell'originale. L'obbiettivo doveva essere diventare il primo pensiero quando si pensa ad una determinata parola, e non solo uno dei tanti numerosi pensieri. Ma forse le ideologie dei due aspiranti eroi erano diverse.
"Grazie per il consiglio comunque, ne terrò conto! Ora che ha smesso di piovere però corro che altrimenti perdo il treno. Ci si vede!" - dopo un rapido inchino, come di cortesia in Giappone, il ragazzo dai capelli verdi iniziò a camminare velocemente verso il cancello d'uscita.
Non era nemmeno una scusa, il secondo treno - e anche l'ultimo per arrivare a casa ad un'orario decente - sarebbe partito da lì a poco, e perderlo non era un'opzione.
Un po' gli spiaceva aver tagliato così bruscamente la conversazione, però avrebbero avuto un'altra occasione in futuro, magari proprio in quel allenamento che Robert gli aveva proposto, perché no. Parlare un po' prima di allenarsi non faceva certamente male.