SQ - Colpo di scena.

Casa di mamma | Single Quest | Masao Suzuki

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    And if I show you my dark side
    will you still hold me tonight?

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    E quindi, la mamma di Masao si trasferiva in Hokkaido.

    "Cosa?"

    Perché si stava per risposare.

    "Cosa."

    L'attacco terroristico di Hanzo Takahashi non aveva colpito il villaggio fuori Tokyo in cui viveva la donna, ma aveva avuto un grosso impatto sulla sua vita sociale. Separata dal figlio e dalle amiche, la donna aveva iniziato a passare sempre più tempo col cellulare in mano, scoprendo il meraviglioso mondo dei social network. Si era fatta un account su Babel per unirsi al gruppo del suo circolo di lettura, solo che poi aveva iniziato a seguire nuove pagine, a scoprire altri gruppi... E in un gruppo di supporto per vedovi aveva incontrato Takahashi Shigeru, 63 anni, imprenditore di successo prossimo alla pensione in cerca di una dolce metà con cui trascorrere una vita tranquilla fatta di pesca, buddhismo e passeggiate in montagna.

    "Cos-"

    Takahashi Shigeru che aveva accolto il quasi-figliastro sull'uscio di casa della sua futura moglie, in abiti tradizionali, fissando il ragazzo dal basso in alto con le braccia incrociate e lo sguardo carico di disappunto. Aveva trattato quel primo pranzo di famiglia come un colloquio di lavoro, ansioso di sapere se il ragazzo avesse una fidanzata, se guadagnava bene, se stava facendo carriera e se sperava di sistemarsi presto, perché lui la sua prima azienda di ceramica l'aveva fondata già a 23 anni e adesso ne controllava cinque.

    "C-Cosa?"

    Era stato chiamato lì per aiutare a sistemare casa in vista dell'imminente trasloco, Masao. Per sapere se volesse recuperare qualcosa dalla sua cameretta, ancora piena di vecchi manga e action figures di pro-Hero ad ingombrare gli scaffali. Ed era rimasto lì sulla soglia di camera, senza sapere bene cosa fare, ma poi aveva visto sua madre e quell'uomo dirigersi verso la stanza in fondo al corridoio e li aveva raggiunti in tutta fretta, buttandosi davanti alla porta con le braccia spalancate, e dichiarando con voce glaciale che a svuotare lo studio di suo padre ci avrebbe pensato lui.


    E quindi eccolo qui, Masao, steso sul pavimento impolverato di una stanza che nessuno osava aprire da vent'anni. Si era appallottolato con la schiena contro la scrivania, come quando giocava da piccolo, ed era così strano alzare lo sguardo e non vedere suo padre seduto lì accanto, con quel volto così serio eppure così simile a quello dell'uomo che era diventato.

    Avrebbe voluto prendere quella stanza tra le braccia e portarsela via tutta intera, coi dossier impolverati e le foto sulla scrivania e i ricordi e l'odore di caffè, e il lieve sorriso di suo padre che gli porgeva una tazzina con un goccio di macchiato, giusto un goccio, per fargli fare pratica col suo Quirk e condividere un segreto che era come una magia.
    Ma in quella stanza ora c'era solo odore di polvere, e quello spazio era vuoto eppure così vasto, immenso, impossibile da contenere nelle tre scatole di cartone che mamma gli aveva dato.

    "...Cosa..."

    Non aveva ancora inziato. Non sapeva da dove iniziare. Era rimasto lì steso per ore, una gamba che batteva - no, vibrava - ritmicamente contro il tatami.
    Si sentiva più tranquillo quando si muoveva. Però anche se era lì ad agitare i piedi non stava facendo niente, niente, e presto il sole sarebbe tramontato e la stanza sarebbe diventata troppo buia per poter fare ordine perché le lampadine non funzionavano più. Il cielo oltre la finestra si stava già tingendo di arancione.
    Muoversi. Fece un lungo respiro, si diede una spinta di reni per tirarsi su in piedi e-

    sentì il pavimento sotto di lui scricchiolare in maniera strana.

    "...Cosa."
    Qualche mese fa, nemmeno ci avrebbe fatto caso.
    Ma i telefilm polizieschi che si era sorbito per amor di Desmond l'avevano forse un po' influenzato.

    Ginocchia contro il pavimento, poggiò le mani ai lati opposti del tappeto, premendo prima a destra e poi a sinistra. Sì, la superficie sotto il tatami traballava un po'.

    Spostò la scrivania del padre e rimosse il tatami, esponendo il pavimento di legno sottostante. C'era un'asse dall'aria un po' smossa, come sospettava, bordi smussati e una rozzo buco intagliato ad un'estremità per facilitarne il sollevamento. Un modo per accedere facilmente alle fondamenta, probabilmente - per interventi di manutenzione, o per scacciare i tanuki che ogni tanto cercavano di fare il nido tra le travi. Non inusuale, in una casa tradizionale come quella.
    Rimosse la trave e guardò giù, illuminando il buco con la torcia del cellulare.

    Terra. Ghiaino. Piloni portanti in legno poggiati su basi di pietra. Nulla di strano.
    Ma una botola di manutenzione deve essere facilmente accessibile. Non avrebbe senso nasconderla sotto una scrivania.

    Si stese con la pancia a terra, infilando il braccio nell'apertura fino alla spalla, contorcendosi per cercare di tastare il legno intorno alla botola. Ah, Desmond e Shinji avrebbero riso di lui così tanto quando gliel'avrebbe raccontat-
    Trattenne il respiro.
    Le sue dita avevano appena sfiorato qualcosa di freddo.

    "...Cosa."

    Metallo: un materiale così fuori luogo nelle fondamenta di una tradizionale casa giapponese. Esplorò la superficie con dita leggere, cercando di farsi un'idea di cosa stesse toccando. Una... Scatola? Sì, una scatola. Fissata al sotto-pavimento grazie a una rete.
    Le dita gli vibravano troppo per tirarla fuori senza farla cadere.


    Aveva dovuto googlare "esercizi di respirazione" e fare molti giri su e giù per la stanza per calmarsi, ma era riuscito - miracolosamente - a tirare fuori la scatola che si stava ora rigirando tra le mani; gambe incrociate sul pavimento, asse sotto di lui nuovamente al suo posto. Era un contenitore grande quanto una scatola da scarpe, ma metallico, con una serratura a combinazione che si aprì appena inserì, istintivamente, la data del suo compleanno - sentendosi quasi orgoglioso che fosse il suo, e non quello di mamma, a sbloccare la combinazione.

    Nella scatola c'erano dei documenti.
    E più soldi di quanti ne avesse mai visti in vita sua.

    "COSA."

    Duecentocinquantaseimila Yen, tutti in contanti. Li aveva contati. E poi li aveva contati ancora, ancora e ancora, finché il sole non era svanito dall'orizzonte lasciandolo nel buio. A esaminare i documenti (ricevute? contratti?) aveva rinunciato quasi subito, sconfitto da pagine e pagine di kanji sbiaditi dai significati poco familiari.
    Sapeva solo che suo padre non aveva mai guadagnato così tanto.
    Che qualcuno l'aveva ammazzato.
    E che Shiisa Tsubasa, figlia del collega di suo padre, gli aveva detto di non immischiarsi troppo nel passato dei suoi genitori.

    Gli girava la testa. Gli tremavano le mani. Iniziava a scordarsi come si facesse a respirare.
    Aveva così tante domande, dubbi e orrori nella mente, eppure il primo pensierò che riuscì a vocalizzare, occhi lucidi e una banconota stropicciata tra le dita, fu:

    "Mi posso licenziare."

    Poi si alzò in piedi, poggiò la scatola sul fondo di uno scatolone di cartone, e uscì di casa per andare a comprarsi un pacchetto di sigarette.
    Perché se non si metteva subito qualcosa in bocca avrebbe iniziato a urlare.

    Masao Suzuki | Livello 5 | Vigilantes | Scheda


    Edited by Whatnot - 28/5/2021, 18:13
     
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    Hello-
    Nulla di particolare da segnalare, tutto corretto.

    Masao: +25exp

    Chiudo!
     
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